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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di don Franco LOCCI

 

GENNAIO  2004

 

GIOVEDI’  1  GENNAIO: FESTA DI MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, MADRE DI DIO, PREGA PER NOI IN QUESTO NUOVO ANNO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FRANCA, Santa nel Piceno  

Se non abbiamo dubbi sull’esistenza di questa santa, la sua storia è però storicamente non troppo sicura. Era una ragazza bellissima ma non volle sposarsi e si ritirò a vita solitaria. Fu però più volte costretta a cambiare eremi perché la sua bellezza attirava uomini e anche sacerdoti che la volevano per le proprie mire. Morì in solitudine intorno all’anno 1050 assistita da una pia donna che le procurava il necessario.

Parola di Dio: Num. 6,22-27; Sal. 66; Gal. 4,4-7; Lc 2,16-21

 

“GLI FU MESSO NOME GESU’, COME ERA STATO CHIAMATO DALL’ANGELO PRIMA DI ESSERE CONCEPITO NEL GREMBO DELLA MADRE. (Lc. 2,21)

Sembra proprio che Maria, per le sue festività, “non abbia fortuna”:  la festa dell’Immacolata cade nell’Avvento ed è giorno in cui negozi e supermercati tengono aperto per permettere gli acquisti Natalizi; non parliamo poi della festa dell’Assunta, avviene in pieno ferragosto e più che guardare al cielo, a Maria regina degli angeli e dei santi si guarda alle ferie, alla tintarella, alle mangiate e bevute per festeggiare la nostra materialità. E la festa di oggi? E’ una festa importante, ci viene presentata Maria nel suo compito principale: dichiarandosi serva di Dio disposta ad accettare i suoi doni e la sua volontà essa diventa la Madre di Gesù, il figlio di Dio fatto uomo ed anche la madre nostra perché siamo tutti figli di Dio e fratelli salvati proprio da Gesù. Eppure anche la festa di oggi rischia di essere quasi dimenticata, sia dalla Chiesa che oggi celebra la giornata mondiale della pace, ma soprattutto dai credenti che ieri sera hanno “buttato via un anno vecchio” tra petardi e brindisi e che oggi hanno occhi assonnati e si preparano a festeggiare l’anno nuovo tra pranzi, vacanze invernali, cinematografo e chi più ne ha più ne metta. Ma credo che la Madonna non sia offesa da queste cose. Maria è sempre stata una donna concreta, legata al suo popolo, alle sue feste religiose e civili, Maria sa il valore della nostra concretezza materiale, del nostro corpo, di  un sorriso rasserenante, di un’accoglienza gioiosa, di un pranzetto ben preparato. Maria non ci rimprovera se il nostro desiderio di vita ci fa festeggiare una data per indicare un periodo nuovo di tempo, ci chiede soltanto di accorgerci nella gioia della festa che c’è un festeggiato, che nel tempo viene il Figlio di Dio, che è Lui che pacifica il cielo e la terra e che quindi Lui fonda la nostra faticosa conquista quotidiana della pace. No, né Maria né Gesù non vogliono togliere nulla né alla nostra gioia né al nostro festeggiare, ci insegnano solo a festeggiare bene, senza dimenticarci di chi ha poco da festeggiare perché oppresso da mali pesanti, ci ricordano che la fratellanza, protetta da una così cara Madre di tutti, è un impegno, a volte faticoso, ma necessario per poter vivere nella serenità senza continuamente farci la guerra. Maria mostrandoci oggi suo Figlio, il Figlio di Dio fatto uomo, sembra ripeterci quella antica benedizione che abbiamo sentito nella prima lettura: “Ti benedica il Signore e ti protegga, faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su te il suo volto e ti conceda la pace”. Sia questo il vero augurio per l’anno nuovo che la misericordia di Dio ci ha concesso di iniziare.

 

 

VENERDI’ 2 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CHE HAI POSTO LA TUA TENDA IN MEZZO A NOI, NON ABBANDONARCI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GERARDO DI VALENZA, Beato

Era nato a Valenza, in provincia di Alessandria. Rimasto orfano a 14 anni distribuì i suoi beni e divenne pellegrino in Italia fino a scegliere vita eremitica in Sicilia. Divenne poi francescano e morì lasciando esempi di vita cristiana a Palermo nel 1342.

Parola di Dio: 1Gv. 2,22-28; Sal. 97; Gv. 1,19-29

 

“DISSE GIOVANNI IL BATTISTA: UNO VIENE DOPO DI ME ED IO NON SONO DEGNO DI SCIOGLIERGLI IL LEGACCIO DEL SANDALO”. (Gv. 1,27)

Quanto mi piace questo Giovanni il battista che sa stare al suo posto. Ha ricevuto da Dio l’incarico di precorrere Gesù. di preparare la strada, di gridare con autorità affinché la gente si converta e lui queste cose ha fatto vivendo prima di tutto nella sua vita la conversione che chiedeva agli altri. Ora, visto il suo ‘successo’, la solita ‘commissione di inchiesta’ mandata dai benpensanti timorosi che qualcosa del religioso sfugga dalle loro mani, cerca di adularlo: “Sei tu il Messia?”. Giovanni è categorico, non si arroga compiti non suoi, dice che non è degno  di essere neanche lo schiavo del Messia: “Io devo diminuire affinché Lui cresca”.  Giovanni , “il più grande tra i nati di donna”, come lo definirà Gesù stesso, fa spazio al suo Signore e lo farà fino al punto di anticipare, con il suo martirio, la croce di Gesù. Quanto è diverso l’atteggiamento di certi cristiani e di certa Chiesa quando, invece di proporci Gesù o addirittura con la scusa di Gesù, impongono se stessi. “Solo nel nostro gruppo si prega nella maniera giusta”, “Se la pensi diverso da noi sei molto vicino all’eresia”. Sapessimo tutti stare al nostro posto, dare con gioia ma con umiltà la nostra testimonianza e lasciare che Cristo operi nel modo migliore, lui che conosce i cuori.  Qualche tempo fa ho lasciato tra l’esterrefatto e lo scandalizzato (ma lo rifarei di nuovo) una signora che mi raccontava di non aver quasi più tempo per la sua famiglia tante erano le “opere buone” che compiva nel nome di Gesù e che si meravigliava che di certe sue amiche che “perdevano tempo” in cose molto meno importanti o pregando. Le dissi: “Guarda che il mondo lo ha già salvato Gesù e quando pretendiamo di salvarlo noi siamo come un discepolo che vuole andare oltre al maestro e qui Pietro insegna: quando succede questo il minimo con cui può chiamarci Gesù e col nome Satana”.

 

 

SABATO 3 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI L’AGNELLO DI DIO CHE TOGLI IL PECCATO DEL MONDO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:  ANTERO PAPA Santo

Ricordiamo oggi il Papa Antero che è il patrono della città di Giaveno. Egli forse era oriundo della Magna Greca e venne eletto papa mentre era ancora vivo il suo predecessore che si era allontanato da Roma. Il suo Papato fu brevissimo dal Novembre del 235 al 3 Gennaio del 236. Morì prima del suo predecessore, ma non sappiamo se sia morto martire. Fu sepolto nel cimitero di San Callisto.

Parola di Dio: 1Gv. 2,29-3,6; Sal 97; Gv. 1,29-34

 

“ECCO L’AGNELLO DI DIO”. (Gv, 1,29)

Giovanni Battista ci presenta Gesù come l’Agnello di Dio. Noi nella Messa ripetiamo le stesse parole chiedendo a questo Agnello immolato di aver misericordia e pietà di noi. Proviamo a capire attraverso la Bibbia alcuni significati profondi di questo titolo che noi rivolgiamo a Gesù. Innanzitutto l’agnello è la ricchezza del pastore. Un popolo come Israele che in gran parte si dedicava alla pastorizia era un popolo legato ai suoi greggi. Gesù quindi è il dono di Dio, l’agnello che rivitalizza il gregge, che dà nuova speranza ai pastori e al popolo. L’agnello poi è un animale pacifico non è carnivoro, non ha artigli, non si impone e Gesù viene nel mondo proprio con queste caratteristiche, viene a proporre amore e non violenza per il potere, non si impone ma chiede di essere accolto per portarci i suoi doni. L’agnello poi nella Bibbia era stato figura del servo di Dio che si lascia condurre come un agnello innocente al supplizio. E Gesù per dirci il suo amore accetterà  di essere ucciso come quegli agnelli che venivano offerti in sacrificio a Dio. Ancora, l’agnello pasquale è quello che con il suo sangue apposto sugli stipiti delle case ha salvato i primogeniti di Israele dall’angelo della morte ed è servito come pasto di sostentamento prima del lungo viaggio della liberazione dalla prigionia egiziana e Gesù ha offerto il suo sangue per noi e si fa cibo nell’Eucarestia per il nostro cammino verso il Regno definitivo. E nel libro dell’Apocalisse, Giovanni ci presenta l’agnello seduto a fianco di Dio, con tutta la potenza che viene da Lui, che a sua volta si fa ancora pastore per condurci verso la gloria eterna. Ecco in breve come con una parola la Bibbia riesce a tratteggiarci chi sia Gesù, Colui che è venuto e viene per la nostra salvezza.

 

 

DOMENICA 4 GENNAIO: 2^ DOMENICA DOPO NATALE

Una scheggia di preghiera:

 

GLORIA A TE CRISTO, ANNUNZIATO A TUTTE LE GENTI, GLORIA A TE CRISTO, CREDUTO NEL MONDO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BEATA ANGELA DA FOLIGNO

E’ una delle principali mistiche del secolo XIII. Dopo una gioventù dispersiva e mondana si era sposata con un marito altero e signorile dal quale ebbe parecchi figli, ma in poco tempo gli morirono tutti i suoi cari. Poco per volta e con fatica si convertì e, liberatasi dei suoi beni terreni, scelse di consacrarsi nel Terz’Ordine Francescano. Nel 1292, durante un pellegrinaggio ad Assisi attraversò una crisi spirituale fortissima. Il suo confessore, un certo frate Arnaldo, le impose di dettargli tutto quanto stava vivendo ed anche le esperienze mistiche e doni che le venivano fatti. Nacque così un testo nel quale Angela racconta i diciotto passi attraverso i quali completò la sua conversione e dove misticamente racconta l’opera di Gesù in lei. Morì nel 1309.

Parola di Dio: Sir. 24,1-4.9-12; Sal. 146; Ef 1,2-6.15-18; Gv. 1,1-18

 

“IN PRINCIPIO ERA IL VERBO…” . (Gv 1,1)

Ancora una volta, in questo tempo natalizio, ci viene proposto come vangelo domenicale il capolavoro-sintesi di San Giovanni, un prologo al suo Vangelo che può sembrare difficile ma che è come un fascio di luce che illumina tutto il cammino della storia umana.“In principio”: che cosa c’è al principio di tutte le cose? C’è chi dice esserci il caos, chi dice la materia informe, chi dice il nulla, chi afferma il caso… Il cristianesimo ci dice un’altra cosa: all’inizio di tutto c’è Dio e Dio è amore, e Dio crea per amore, per donare il tutto alla sua creatura, per partecipare il suo Verbo, cioè se stesso all’uomo. Ecco allora una prima conseguenza per noi: posso capire qualcosa di Dio, delle sue opere, della mia storia solo se mi metto nell’ottica dell’amore, nella logica dell’amore, nell’esperienza dell’amore. Altro aspetto: se tutto viene dall’amore anche ogni uomo viene dall’amore di Dio, ecco allora che anche l’oggetto del mio amore deve essere proprio l’uomo; io, ad imitazione di Dio, mio creatore, devo amare ogni uomo, in qualsiasi situazione si trovi anche se avesse deturpato con l’egoismo e il peccato il dono che Dio gli ha fatto. Ecco l’impegno anche per noi seguaci di Gesù di riportare alla luce noi stessi ed ogni uomo sulla terra. Infatti creandoci Dio ha acceso in noi una scintilla di luce. Qualche volta gli uomini usando male della libertà hanno spento questa luce, ma Lui che è amore non si è stancato di noi, anzi ci ha mandato la luce vera, quella che illumina ogni uomo, suo Figlio Gesù. Ed è proprio Lui quella luce che, se accolta con gioia, ci dà il potere di essere Figlio di Dio cioè di ricostruire in noi, nel nostro mondo, nei nostri fratelli l’immagine vera, quella che era “al principio” nel cuore di Dio. Questo ‘prologo di Giovanni’ non è dunque solo alta teologia ma è la storia di Dio, è la storia mia e tua se con Gesù ci lasciamo portare nel pensiero di Dio che è amore e che nel rispetto della nostra libertà vuole ricostruire il suo rapporto di amore totale con tutti e con ciascuno.

 

 

LUNEDI’ 5 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL FIGLIO DI DIO, TU SEI IL RE DI ISRAELE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EMILIANA Santa

Quanto bene può fare una presenza buona attorno a noi! Santa Emiliana era la zia di colui che poi fu papa san Gregorio Magno e con la sua vita e con le sue parole indirizzò nel bene il suo nipote. A Roma, nella casa di suo padre, pur avendo grandi possibilità di una vita agiata e comoda, fece dell’umiltà la sua unica compagna.

Parola di Dio: 1Gv. 3,11-21; Sal. 99; Gv. 1,43-51

 

“FILIPPO DISSE A  NATANAELE: VIENI E VEDI”. (Gv. 1,46)

Tutta la Chiesa, sempre più, riscopre la propria vocazione missionaria: se Dio con Gesù ci ha dato la sua luce, questa non è da nascondere ma da portare ad altri perché anche altri possano gioirne. Ed è anche questo, in fondo, il senso attraverso cui il nostro Vescovo in questi anni ci invita alla “missione” particolarmente in confronto dei ragazzi, dei giovani, e degli adulti. Credo che questo dovere-impegno lo abbiamo riconosciuto e accolto tutti ma spesso ci chiediamo: “Che cosa devo fare per essere missionario?” Mi sembra che il brano di vangelo odierno ci dia “le dritte” essenziali della missionarietà. Filippo è uno chiamato direttamente da Gesù, potremo paragonarlo a noi che siamo nati in ambiente cristiano e che siamo stati chiamati alla fede fin dalla nostra infanzia. Ma Filippo non è un “abituè” della fede, la sente come un qualcosa che lo agita, lo indirizza, lo porta agli altri: come Gesù ha amato lui, anche lui sente il bisogno di amare i suoi fratelli: la missione di ogni cristiano parte dunque da un incontro con Gesù, dall’esserci lasciati infiammare dal suo amore, dal provare un desiderio di benevolenza e di amore verso gli altri. Si annuncia Gesù perché si vuole bene a Lui ma anche perché si vuole bene al prossimo cui lo si annuncia. Filippo poi ha talmente fiducia in Gesù che non si lascia smontare neanche dalle critiche di Natanaele. Non si mette a discutere con lui, gli porta unicamente la propria esperienza e lo invita a sua volta a ‘fare esperienza di Gesù’. La fede non è questione di discussione religiosa, non è portare le prove a difesa di Dio, di Gesù e del Vangelo, non è spiegare per filo e per segno i misteri (se fossero spiegabili non sarebbero misteri) non è neanche far sentire peccatori per poter annunciare un liberatore, è invece dire con gioia ciò che essa ha suscitato in noi, quello che essa sta operando. Mi chiedo allora se non capita che spesso noi non siamo missionari per il semplice fatto che la fede non ci smuove più, non ci entusiasma, non ci cambia continuamente. L’unica vera prova della fede, l’unico scopo del ‘missionario’ è: “Vieni e vedi”. Il cristiano missionario sa di non essere lui a convertire, è anche estremamente conscio di offrire una proposta, mai una imposizione non rispettosa della libertà del fratello, non vuole neanche aggiungere un adepto in più alla propria religione o al proprio gruppo, è convinto che è Gesù ad operare nei cuori, il cristiano diventa allora uno che mostra Gesù e che indirizza a Gesù. Siamo davvero così?

 

 

MARTEDI’ 6 GENNAIO. EPIFANIA DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

TI ADORERANNO, SIGNORE, TUTTI I POPOLI DELLA TERRA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EPIFANIO, Santo, Vescovo 

Partendo dal nome della festa odierna possiamo ricordare Sant’ Epifanio nato nel 438 che fu Vescovo di Pavia, ammirato da tutti per la sua dolcezza. Uomo di preghiera e di azione, cercò la pace per la sua città travagliata dalle invasioni dei barbari. Morì nel 496

Parola di Dio: Is. 60,1-6; Sal. 71; Ef. 3,2-3.5-6; Mt. 2.1-12

 

“ALCUNI MAGI GIUNSERO DA ORIENTE A GERUSALEMME…”. (Mt.2,1)

Epifania = manifestazione. La festa di Dio che si manifesta a tutti i popoli, che spezza il vincolo con il popolo di Israele per allargarlo a tutte le nazioni. Una festa brutalmente paganizzata con l'intrusa vecchietta, la befana, che poco ha a che vedere con la splendida pagina che abbiamo letto. Quanti significati emergono da questa pagina! Anzitutto quello più immediato, teologico: Gesù viene riconosciuto da pagani che con tenacia cercano la verità e viene ignorato dal popolo della Promessa, immagine della realtà della comunità cristiana a cui Matteo scrive.  Poi i Magi sono l'immagine dell'uomo che cerca, che indaga, che si muove e segue la stella. Non come Erode e i sacerdoti del tempio che, pur "sapendo", restano ai loro posti. No. Per riconoscere Gesù occorre smuoversi, indagare, seguire, lasciarsi provocare, cercare. Dio si lascia trovare, certo. Ma a chi lo desidera, non da chi lo ignora. I Magi sono l'immagine di tutti quegli uomini che, spinti dentro dal desiderio e dalla sete della Verità, hanno finito con l'incontrare un "segno", la stella, della presenza di Dio: una testimonianza, un avvenimento, una parola di un cristiano. Noi, seduti alla poltrona delle nostre incrollabili supposizioni finiremo col lasciare la fede dietro di noi, col "conoscere", come i sacerdoti del tempio, il luogo dove Gesù é nato ma non piegheremo mai le ginocchia, esterrefatti, davanti al prodigio di un bambino che é Dio. E i Magi questo salto lo fanno, questo capitombolo della fede lo compiono. Offrono oro incenso e mirra. Oro, dono destinato ai re, incenso, resina profumata destinata a Dio e mirra, unguento usato per imbalsamare i cadaveri. Nel bambino riconoscono il Signore, il Dio, il Crocifisso. E noi, alla fine di questo tempo di Natale, con cosa arriviamo alla grotta? Quali doni, se pur poveri, siamo disposti a offrirgli? Che il Signore ci conceda, almeno un poco, di contemplare il suo volto di tenerezza per poter piegare anche noi le ginocchia davanti a un tale prodigio.

 

 

MERCOLEDI’ 7 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SU CHI DIMORAVA NELLE TENEBRE E NELL’OMBRA DI MORTE E’ SORTA, O SIGNORE, LA TUA LUCE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CARLO DA SEZZE, Santo, Frate laico Francescano

Nacque il 19 ottobre 1613 a Sezze, provincia di Latina, da contadini molto pii, fece il contadino e il pastore ma a 17 anni si votò alla castità e rimanendo semplice converso entrò tra i frati minori nel convento di San Francesco in Nazzano e successivamente in molti altri conventi. Pur avendo doni mistici continuò a fare il cuoco, il portinaio, l’ortolano, il questuante e il sagrestano. Nonostante la sua umiltà fu consigliere di sacerdoti, cardinali e pontefici. Morì il 6 Gennaio 1670 a San Francesco a Ripa.

Parola di Dio: 1Gv. 3,22-4,6; Sal. 2; Mt. 4,12-17.23-25

 

“GESU’ PERCORREVA TUTTA LA GALILEA, INSEGNANDO NELLE LORO SINAGOGHE E PREDICANDO LA BUONA NOVELLA E CURANDO OGNI SORTA DI MALATTIE ED INFERMITA’ NEL POPOLO”. (Mt. 4,23)

L’amore di Gesù comincia a manifestarsi. Sono passati parecchi anni dal giorno della venuta dei magi. Quel Bambino è cresciuto in età, in sapienza, in grazia. Dio ha vissuto segretamente nel mondo per circa trent’anni. Dio ha gustato le gioie della vita, della famiglia, ha sofferto le prove della vita giornaliera, Lui il Creatore si è guadagnato il pane quotidiano con il sudore della sua fronte, si è preparato nella preghiera alla sua missione. Ma quando questo suo amore comincia a manifestarsi per gli uomini lo fa in due modi: la parola e i gesti concreti di liberazione e di amore. Gesù è il “Verbo”, la Parola di Dio fatta uomo, dunque una parola forte, creatrice, sicura, veritiera; se delle parole degli uomini spesso possiamo dubitare, di quella di Gesù no, perché è la parola di Dio. Oltretutto è anche semplice, ci chiede di partire dalla conversione, cioè dal riconoscere le nostre povertà e la grandezza della misericordia di Dio che ci salva là dove da soli non possiamo nulla, per poter così entrare  nel Regno di Dio, quel regno che Gesù manifesta con gesti di liberazione: “curava ogni sorta di malattie e di infermità del popolo”. E in questi due atteggiamenti (parlare con parole di Dio e agire per il bene del prossimo) è raccolto anche il compito del cristiano. Parlare con Parole di Dio non vuol dire diventare tutti predicatori, non vuol neanche dire diventare persone che asfissiano il prossimo con lunghe discussioni religiose (che spesso lasciano le persone come le trovano al massimo più stufe di prima), non consiste neanche nel chiedere ai fratelli di partecipare a innumerevoli incontro di catechesi dove qualcuno si fa maestro e altri devono subire da allievi, consiste nel far trapelare che la nostra vita è guidata dalla Parola del Signore, che è Lui che mi sprona a cercare la strada del perdono e non della vendetta, che è la speranza in Lui che mi fa sorridere anche se in mezzo alle difficoltà, che è la fede nella risurrezione in Cristo che mi fa vivere quel lutto che tanto mi rattrista e mi lascia solo, con la sicurezza che i nostri rapporti con chi è morto non sono spezzati definitivamente ma solo mutati. Ma anche un Parola che mi spinge alla concretezza. Se io e te scopriamo di essere amati da Dio sarebbe assurdo che non ci amassimo vicendevolmente anche se siamo così diversi, anche se i nostri caratteri non sempre collimano facilmente. Se Cristo mi ha liberato dal mio egoismo devo farti vedere la mia generosità. Se Gesù ama i poveri, i malati, gli ultimi, io cristiano perdonato ed amato non devo dimostrare la stessa cosa? E facendo questo non divento forse la continuazione dell’opera e dell’annuncio di Gesù?

 

 

GIOVEDI’ 8 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, SIGNORE, IN MEZZO A NOI E SPEZZA ANCORA IL PANE COME FACESTI UN DI’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SEVERINO Santo

Nel V secolo l’attuale Austria era una terra selvaggia e le popolazioni erano continuamente costrette a difendersi dalle incursioni barbariche. Severino, venuto probabilmente dall’Africa, giunse in quelle terre e per 30 anni predicò il messaggio di Cristo con le parole e le opere testimoniate dalla sua vita penitente.

Parola di Dio: 1Gv. 4,7-10; Sal.71; Mc. 6,34-44

 

“MA EGLI REPLICO’ LORO: QUANTI PANI AVETE?”. (Mc.6,38)

Gesù per moltiplicare i pani ha bisogno della collaborazione degli apostoli. Gesù perché nel mondo ci sia un po’ più di giustizia e di amore ha bisogno della mia e della tua miseria, del tuo e del mio piccolo contributo. Un racconto di Bruno Ferrero ci può illuminare. Sei persone, colte dal caso nel buio di una gelida nottata, su un isola deserta, si ritrovarono ciascuna con un pezzo di legno in mano. Non c’era altra legna nell’isola persa nelle brume del mare del Nord. Al centro un piccolo fuoco moriva lentamente per mancanza di combustibile. Il freddo si faceva sempre più insopportabile. La prima persona era una donna, ma il guizzo di una fiamma illuminò il volto di un immigrato dalla pelle scura. La donna se ne accorse. Strinse il pugno intorno al suo pezzo di legno. Perché consumare il suo legno per scaldare uno scansafatiche venuto a rubare pane e lavoro? L’uomo che stava al suo fianco vide uno che non era del suo partito. Mai e poi mai avrebbe sprecato il suo bel pezzo di legno per il suo avversario politico. La terza persona era vestita malamente e si avvolse ancora di più nel giaccone bisunto, nascondendo  il suo pezzo di legno. Il suo vicino era certamente ricco. Perché doveva usare il suo ramo per un ozioso riccone? Il ricco sedeva pensando ai suoi beni, alle due ville, alle quattro automobili e al sostanzioso conto in banca. Le batterie del suo telefonino erano scariche, doveva conservare il suo pezzo di legno a tutti i costi e non consumarlo per quei pigri ed inetti. Il volto scuro dell’immigrato era una smorfia di vendetta nella fievole luce del fuoco ormai spento. Stringeva forte il pugno intorno al suo pezzo di legno. Sapeva bene che tutti quei bianchi lo disprezzavano. Non avrebbe mai messo il suo pezzo di legno nelle braci del fuoco. Era arrivato il momento della vendetta. L’ultimo membro di quel mesto gruppetto era un tipo gretto e diffidente. Non faceva nulla se non per profitto. Dare soltanto a chi dà, era il suo motto preferito. Me lo devono pagare caro questo pezzo di legno, pensava. Li trovarono così, con i pezzi di legno stretti nei pugni, immobili nella morte per assideramento. Non erano morti per il freddo di fuori, erano morti per il freddo di dentro. Forse anche nella tua famiglia, nella tua comunità, davanti a te c’è un fuoco che sta morendo. Di certo stringi un pezzo di legno nelle tua mani. Che ne farai?

 

 

VENERDI’ 9 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RIMANI CON NOI E INSEGNACI AD AMARCI GLI UNI GLI ALTRI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ADRIANO, Santo Abate

Era africano di origine e divenne abate di un monastero presso Napoli. Mentre, per incarico del Papa andava in Inghilterra ad accompagnare Teodoro, nuovo Arcivescovo di Canterbury, fu arrestato con il sospetto di essere una spia. Arrivò dunque in ritardo ma Teodoro lo fece ugualmente abate dell’abbazia dei Santi Pietro e Paolo. Morì il 9 gennaio 710.

Parola di Dio: 1Gv. 4,11-18; Sal. 71; Mc. 6,45-52

 

“VEDENDOLI AFFATICATI NEL REMARE, ANDO’ VERSO DI LORO”. (Mc. 6,48)

Ci sono dei momenti della vita in cui, pur con tutto il bagaglio della nostra esperienza di fede, ci si sente soli. Magari gli amici ti hanno abbandonato, le persone più care, anche i tuoi familiari sembrano aver fatto scelte diverse dalle tue o manifestamente dicono di non capirti; qualche volta in questi momenti difficili si aggiunge pure la malattia o la paura di esaurimento… e Dio? Sembra latitante: la preghiera non ti dice nulla, anzi sei tentato di smetterla perché ti sembra ipocrisia, vai a ricevere i sacramenti e ti sembra di non aver incontrato nessuno… “Eh, il Signore se ne starà là, nel suo bel paradiso e noi invece…” Gesù ha lasciato gli apostoli, se ne è andato sulla montagna, solo, a pregare ed essi, saliti sulla barca, sono lì che remano controvento, soli a combattere contro le intemperie. Ma guardate com’è bella la preghiera di Gesù: un occhio e il cuore al Padre e un occhio e il cuore ai suoi amici, e quando vede la loro necessità decide di andare loro incontro. Così dovrebbe essere la nostra preghiera, non un’alienazione dalle nostre responsabilità terrestri, non una mistica fasulla da colli torti, ma un occhio a Dio e un occhio agli uomini.  Gesù non ci lascia soli e se anche stiamo remando apparentemente inutilmente sulla barca della nostra vita, il suo occhio ci segue e Lui è pronto a venirci incontro. C’è però ancora un rischio, quello che noi, dimentichi di Lui, perché tutti presi nelle nostre prove e sofferenza confondiamo la sua venuta con quella di un fantasma. No! Egli non è un fantasma, una fantasia nostra, un qualcosa di inconsistente di cui aver paura, Egli è il Figlio di Dio incarnato che anche oggi continua la sua presenza salvifica in mezzo a noi. Bisogna farlo salire sulla barca dei nostri dispiaceri, degli insuccessi, delle povertà umane, anche sulla barca dei nostri peccati. Egli non ci risolve d’incanto tutti i problemi, ma, volete mettere, un Dio che vive con noi tutte le nostre situazioni!

 

 

SABATO 10 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDETTO IL SIGNORE CHE REGNA NELLA PACE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIOVANNI BUONO, Santo, Vescovo

Era originario di Camogli o Recco vicino a Genova, nato verso il 649, fu il 36° arcivescovo di Milano. Partecipò al sinodo tenuto in Laterano da Martino I (649), contro i monoteliti. Secondo una tradizione che risale all’XI secolo, fece trasportare le reliquie di san Siro, vescovo di Genova, a Desio, e qui fece erigere una chiesa. Morì verso il 659

Parola di Dio: 1Gv. 4,19-5,4; Sal. 71; Lc. 4,14-22

 

“LO SPIRITO DEL SIGNORE MI HA MANDATO…PER PROCLAMARE AI PRIGIONIERI LA LIBERAZIONE”.(Lc. 4,18)

Da sempre si è letta questa frase intendendola soprattutto come liberazione  dal peccato e dalla sua schiavitù, ma Gesù era concreto, Gesù non ha fatto solo una virtuale scelta dei poveri e degli ultimi, si è schierato apertamente con loro, anzi, sono proprio queste sue scelte che hanno suscitato l’ira dei ricchi, dei benpensanti e dei religiosi tronfi del proprio potere. Questa liberazione concreta dei poveri, degli ultimi non spetta anche a noi? Vi propongo una preghiera di Michel Quoist che forse può lasciarci anche un po’ perplessi ma che certamente ci aiuta per lo meno a non addormentarci. Signore, ieri non sapevamo, ma oggi sappiamo che milioni di uomini sono schiavi, soffrono atrocemente e muoiono. I loro corpi scheletriti, i loro volti scavati appaiono a frotte sui nostri teleschermi e i loro sguardi che noi diciamo “insostenibili” si posano su di noi. Se la povertà è per noi a tal punto insostenibile da vedere, come non ammettere che essa sia per i poveri insostenibile da vivere? Come non capire e rallegrarci che, grazie al tuo Vangelo, molti sfruttati finalmente si levano in piedi e, “rialzati” si uniscono e si organizzano per liberarsi e per liberare tutti i loro fratelli. Ma noi, i privilegiati, in realtà abbiamo paura e, armati dello stesso Vangelo, ma mutilato della sue frasi “sovversive”, predichiamo la pazienza a coloro che, davanti alla morte imminente, non hanno più tempo di aspettare. Ora ho capito, Signore che non ti aspetti soltanto dei  “cirenei” che aiutino oggi a portare la croce dei nostri fratelli martoriati, tu vuoi che con loro, nella loro realtà facciamo scelte concrete di liberazione dalle strutture che li opprimono. E allora, al di là delle mie facili emozioni, al di là dei miei gesti caritatevoli, ti chiedo e ti supplico: "Fa’ di me un ‘sovversivo’ ".

 

 

DOMENICA 11 GENNAIO  BATTESIMO DI GESU’ ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDETTO IL SIGNORE CHE DONA LA VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BERNARDO SCARMACCA, Beato, Domenicano

Il Beato Bernardo della nobile famiglia catanese Scammacca, nacque a Catania nel 1430, trascorse la sua giovinezza nel lusso e nel peccato. In seguito a una grave ferita riportata durante un duello, ispirato dalla grazia, entrò nell'Ordine Domenicano nel 1452, e visse una vita di penitenza e di particolare devozione alla Passione di Cristo. Zelante di carità verso il prossimo, curò la costruzione di un ospedale, ancora esistente, e come superiore curò la restaurazione della vita religiosa regolare. Morì nel 1487.

Parola di Dio: Is. 40.1-5.9-11; Sal 103; Tt. 2,11-14; 3.4-7;Lc. 3,15-16.21-22

 

“MENTRE GESU’ STAVA IN PREGHIERA SCESE SU DI LUI LO SPIRITO SANTO”. (Lc. 3,22)

Nel brano evangelico di oggi si parla di due battesimi: il Battesimo che Gesù riceve e il Battesimo che Gesù promette; si parla del Battesimo di Gesù e del nostro Battesimo. Il Battesimo che Gesù riceve è ancora il Battesimo vecchio, con acqua, di Giovanni Battista; ma il fatto che “scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea come di colomba” fece di quel Battesimo un Battesimo nuovo, il primo Battesimo in Spirito Santo! Ogni Battesimo cristiano non fa che prolungare il mistero di quel giorno: lo Spirito Santo scende su una creatura umana e quella creatura diventa “figlio prediletto” del quale il Padre si compiace. Anche per noi è avvenuto cosi; ma che sappiamo noi di questo evento grandioso che ha segnato l'inizio della nostra vita cristiana? Il Battesimo è stato ed è tuttora per moltissimi cristiani come un pacco dono ricevuto tanto tempo fa, ma che non è stato ancora scartato e aperto. Abbiamo il pacco, ma non conosciamo il dono che c'è dentro. Siamo figli di Dio, ma non lo sappiamo. Ci è rimasto, del Battesimo, il “carattere indelebile” che ci permette di compiere lecitamente e validamente tutti gli atti della vita cristiana; ma il frutto del Battesimo resta “legato” e non riusciamo perciò a sentire dentro quella voce dolcissima che ci dice: “Tu sei il mio figlio diletto!”. E questo perché abbiamo sclerotizzato la fede. Crediamo davvero che ci sia Qualcuno di importante nella nostra vita? Importante almeno quanto i nostri affari, i nostri affetti? Diamo da mangiare al nostro corpo e lo curiamo perché sia sempre al meglio, ma come curiamo e alimentiamo la fede? Spesso è asfittica. C’è, ma è in coma profondo, è addormentata nelle abitudini, non è più una ricerca fatta per amore, un incontro gioioso, una fantasia di rapporto. Spesso, poi, non si traduce in vita concreta. Siamo battezzati, ricordiamocelo. Fin da allora la nostra fede è in Gesù Cristo Figlio di Dio, e questa fede l’abbiamo rinnovata nella Cresima e negli altri Sacramenti e anche solo verbalmente la professiamo ogni domenica recitando il Credo. Come posso credere in Gesù che mi rivela il Padre, come posso rivestirmi di Lui se non lo conosco, se dico di non aver tempo neanche di leggere e di meditare due righe di Vangelo al giorno? Nel nostro Battesimo, poi, abbiamo ricevuto un incarico, come Gesù; siamo stati “unti dallo Spirito Santo” per essere testimoni di Cristo sulla terra. Mi chiedo: chi mi vede in casa, in ufficio, in tram, alla partita, in macchina, in chiesa, riesce a vedere in me un cristiano? Sento la gioia e il desiderio di mostrare Cristo? Mi impegno nelle opere di amore che Gesù mi ha insegnato ed affidato?

 

 

LUNEDI’ 12 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

ACCOGLI, SIGNORE, IL SACRIFICIO DELLA NOSTRA LODE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: TAZIANA, Santa, Martire  

Siamo nel pieno delle persecuzioni del III secolo, Taziana è arrestata perché cristiana. Rifiuta di fare l’offerta agli idoli. Viene allora accusata di magia, frustata, straziata con gli uncini non cede; alla fine viene decapitata.

Parola di Dio: 1Sam. 1,1-8; Sal 115; Mc. 1,14-20

 

“GESU’ DICEVA: IL TEMPO E’ COMPIUTO E IL REGNO DI DIO E’ VICINO; CONVERTITEVI E CREDETE AL VANGELO”. (Mc.1,15)

Sono queste le prime parole che Gesù pronuncia nel Vangelo di Marco. Sono dunque parole importanti, quasi una ouvertour che raccoglie e sintetizza tutti i temi che verranno trattati. Proviamo ad accennarli: “Il tempo è compiuto”. Con Gesù il tempo dell’attesa è finito. E’ il momento presente quello stabilito da Dio per la nostra salvezza. Il tempo opportuno giunge quando si capisce che l’ora di decidere è ora. Perché questo? Perché ora c’è Gesù, perché noi oggi, adesso, possiamo incontrare Lui, ricevere i suoi doni, decidere di comportarci da Figli di Dio, rivestirci di Cristo e del suo amore. Non è il tempo di tergiversare, di dire: “Ci penserò nella vecchiaia”: E’ oggi che ci stiamo giocando il senso della nostra vita terrena e l’eternità. “Il regno di Dio è vicino”. Non c’è bisogno di andar a cercare Dio lontano, di percorrere strade di filosofia, di saggezza… con Gesù, Dio è il Dio-con-noi., parla il nostro linguaggio, vive la nostra realtà quotidiana, conosce il nostro gioire e soffrire. Il suo regno è ben diverso da quelli terreni, non è potere ma servizio, non è condanna ma misericordia, non è contrapposizione ma fratellanza. “Convertitevi e credete al Vangelo”. Tutto ti viene offerto gratuitamente oggi, sta però a te, uomo considerato degno di scegliere liberamente, rivolgerti verso Lui, lasciare le false sicurezze degli idoli o del pensare di salvarsi da solo e accogliere il Vangelo. Ma questa conversione ci costa, è difficile? La conversione è al Vangelo, ad una buona notizia, dunque non a un qualcosa di tetro, di pesante. Se qualche rinuncia c’è da fare è solo per ottenere una gioia più profonda, per incontrare il mio fratello Gesù che è Dio. Davvero la nostra fede non è tristezza, ma gioia!

 

 

MARTEDI' 13 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

ESULTO NEL SIGNORE, E’ LUI LA MIA SALVEZZA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: VERONICA DA BINASCO, Beata, mistica agostiniana

Nata in una povera famiglia a Binasco in provincia di Milano nel 1445, non poté frequentare la scuola e rimase illetterata. Anche per questo ebbe difficoltà ad entrare in convento. Fu poi accolta nel monastero di Santa Marta di Milano, dove fu esempio vivente di semplicità accettando tutti compiti, anche quello di questuante. Ebbe straordinari doni mistici e fu incaricata di portare messaggi anche a personaggi importanti come il Papa Alessandro VI. Molto provata fisicamente morì il 13 Gennaio 1497.

Parola di Dio: 1Sam. 1,9-20; Cant. da 1Sam “,1.4-8; Mc. 1, 21-28

 

ERANO STUPITI DEL SUO INSEGNAMENTO, PERCHE’ INSEGNAVA LORO COME UNO CHE HA AUTORITA’ E NON COME GLI SCRIBI. (Mc. 1,22)

Ieri annotavamo le prime parole di Gesù nel Vangelo di Marco che abbiamo cominciato a leggere quasi corsivamente in questi giorni,  oggi possiamo sottolineare altre due caratteristiche che cominciano a delinearci chi sia quest’uomo che si propone ai suoi contemporanei e a noi: Gesù è uno che ha autorità nelle parole che dice e nei fatti che compie. Gesù non è il classico ‘scriba’ che legge nella Scrittura e riferisce secondo le tradizioni, Gesù parla di suo, la Scrittura la applica a se stesso, determina tempi è luoghi, parla a nome di Dio e non secondo i venti delle teologie e dimostra questa autorità con la forza di Dio stesso che scaccia il nemico, il diavolo, e libera gli ammalati e gli oppressi.

Proviamo a tirare qualche conclusione per noi oggi. 

-   Quando noi leggiamo nei vangeli il messaggio di Gesù, tutte le parole di Gesù, siamo sicuri che esse sono vere perché non vengono dal pensiero pur saggio di un uomo che riflette su di sé e sul mondo, ma vengono da Dio stesso, è Dio non è bugiardo! Allora, ad esempio è vero che c’è la risurrezione dei morti, non perché sia una speranza degli uomini o perché la Chiesa me lo dica come un dogma, ma perché me lo ha garantito Dio.

-   Il diavolo esiste, non è una fantasia per tener buoni bambini o uomini considerati tali da religioni che vogliono imporsi. E’ anche un puro spirito (nel Vangelo è il primo che riconosce Gesù per il Santo di Dio) ma è anche uno  che pur essendo forte viene vinto da Gesù e allora, se noi con realismo dobbiamo ammettere che il male nella nostra vita e nella nostra storia sembra essere il vincitore, sappiamo che è già vinto da Gesù e sappiamo anche a chi rivolgerci in ogni evenienza contro di esso: da soli non ce la facciamo ma con Cristo il male e il Diavolo sono sconfitti.

-   Ogni volta che noi diamo sollievo a un malato, aiutiamo una persona nel suo cammino di fede, sconfiggiamo in noi la tentazione all’egoismo, condividiamo un bene con i fratelli, offriamo il perdono, noi con Gesù e come Gesù stiamo scacciando il male e stiamo aggiungendo un piccolo granello a quel Regno che Gesù ha annunziato con parole e iniziato con il dono di se stesso

 

 

MERCOLEDI’ 14 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

PARLA, SIGNORE, PERCHE’ IL TUO SERVO TI ASCOLTA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: FELICE, Santo

Nato a Nola, profondamente cristiano, fu sacerdote nel periodo delle persecuzioni di Decio. Arrestato e torturato fu prodigiosamente liberato e si rifugiò in una cisterna abbandonata dove visse alcuni mesi. Visse il seguito della sua vita in umiltà, semplicità e preghiera.

Parola di Dio: 1Sam. 3,1-10.19-20; Sal. 39; Mc. 1,29-39

 

“AL MATTINO SI ALZO’ QUANDO ERA ANCORA BUIO E, USCITO DI CASA, SI RITIRO’ IN UN LUOGO DESERTO E LA PREGAVA”. (Mc. 1,35)

Nel racconto della giornata tipica di Gesù, così come Marco ci ha presentato nel Vangelo di oggi, noi troviamo di nuovo gli elementi qualificanti la persona di Gesù che abbiamo letto nei giorni scorsi: Gesù insegna con autorità, annuncia con parole e gesti liberanti il Regno di Dio, ha una attività potremmo dire ‘a tempo pieno’ perché “il regno è prossimo”… ma si aggiunge un nuovo elemento: Gesù è uomo di preghiera. La preghiera di Gesù si esprime nel momento comunitario della sinagoga e nel rapporto profondo, silenzioso, personale con il Padre. E anche questa caratteristica non può che coinvolgerci:

-   La preghiera non è una perdita di tempo, una alienazione dal fare per rifugiarsi in intimismi appaganti, è un momento necessario e costruttivo per poter avere la direzione giusta verso cui mirare il nostro agire

-   La preghiera ha bisogno di due elementi per essere vera: Dio e l’uomo. Guai a noi se mancasse Dio, allora sì che sarebbe un inutile parlarci addosso. Nella preghiera la presenza di Dio è garantita dalla sua parola e dalla comunità. Se manca la Scrittura o il riferimento ad essa, la preghiera è zoppa, e se la preghiera non è in comunicazione, anche solo indiretta, con la comunità e con il mondo, rischia di scadere in un personalismo egocentrico.

-   La preghiera è il punto di arrivo del fare del cristiano e il punto di partenza per “fare con Dio”

-   Nella preghiera possono certamente servire le parole, lette, ascoltate, dette, ma è ancora più importante e precedente la comunione con Colui con cui si parla e per questo anche elementi esteriori come il deserto (fare vuoto dalle preoccupazioni terrene) e il silenzio possono servire.

 

 

GIOVEDI’ 15 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SE VUOI, PUOI GUARIRMI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: Cosma il Melode, Vescovo di Mayuma

Fu vescovo di Mayuma, presso Gaza. Nacque nel 706 a Gerusalemme da genitori poverissimi. Fu affidato per l'educazione a un dotto monaco italiano fatto prigioniero dagli Arabi. Quando ebbe imparato tutto ciò che il maestro poteva insegnargli andò a bussare alla porta della laura di san Saba presso Betlemme, indossando l'abito monacale. Cosma fu, dopo Andrea di Creta, il più grande innografo di rito greco. La sua produzione melodica fu molto vasta. Nel 743 fu eletto vescovo di Mayuma. Morì nel 760 e la sua festa è il 15 gennaio.

Parola di Dio: 1Sam. 4,1-11; Sal.43; Mc. 1,40-45

 

“VENNE A GESU’ UN LEBBROSO: LO SUPPLICAVA IN GINOCCHIO E GLI DICEVA: SE VUOI PUOI GUARIRMI”. (Mc. 1,40)

Gesù è venuto per liberare l’uomo dal male e dal maligno. Egli ha la potenza di Dio per farlo. Occorre però che l’uomo desideri essere salvato e attraverso la fede riconosca a Gesù la possibilità di operare su di lui. Ecco la storia di questo lebbroso del Vangelo. Egli conosce la sua infermità e le conseguenze di essa: è una malattia terribile perché ti consuma la carne ma ancora più terribile perché ti isola dal consorzio umano, perdi casa, denari, affetti, ruolo sociale, perdi tutto. Questo lebbroso però crede a Gesù, si fida della sua potenza, forse ha sentito di altri malati guariti e allora prende il coraggio a due mani  ed infrange la legge dei lebbrosi perché si avvicina e si inginocchia ai piedi Gesù. E Gesù lo tocca, cioè infrange il tabù igienico-religioso che impediva ogni rapporto sensibile con i lebbrosi e con questo gesto sta quasi a dire che il ponte interrotto si è ricostruito e che Lui si fa carico della sofferenza e della malattia dell’altro. E Gesù può allora operare la guarigione.

-   Gesù non ci salva senza il nostro consenso. Egli ha talmente rispetto della nostra libertà che senza di noi, Lui che è Dio, accetta di non poter intervenire in nostro soccorso. Come usiamo del dono meraviglioso e terribile della libertà? Per noi essere liberi consiste nel poter far quello che vogliamo o nel dirigere i nostri liberi atti secondo la vera libertà che ci viene dal fidarci e abbandonarci a Dio?

-   Siamo davvero convinti che la potenza e la misericordia di Dio possano perdonarci e liberarci da ogni male, e per questo siamo disposti a fare gesti che lo dimostrino?

-   Pensiamo davvero di essere bisognosi di liberazione e di guarigione o pensiamo di ‘non aver peccati’ e di essere autosufficienti a noi stessi?

-   E, ultima cosa, proprio guardando a questo lebbroso del Vangelo, siamo capaci di esultare per i doni ricevuti e far sì che la nostra riconoscenza si manifesti attraverso la testimonianza gioiosa?

 

 

VENERDI’ 16 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RIMETTI I MIEI PECCATI

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: JOSE’ VAZ, Beato, missionario  

E’ il primo abitante dell’India ad essere beatificato. Nacque a Benaulim (Goa) il 21 Aprile 1651, cristiano, divenne sacerdote. Costituì una comunità sacerdotale sotto la regola di Filippo Neri. Andò missionario a Ceylon. In mezzo a tante difficoltà sorse una grande comunità cristiana. Rifiutò ogni onore ed ogni carica. Tradusse il catechismo in lingua locale. Morì il 16 gennaio 1711.

Parola di Dio: 1Sam. 8,4-7.10-22; Sal. 88; Mc. 2,1-12

 

“PERCHE’ SAPPIATE CHE IL FIGLIO DELL’UOMO HA IL POTERE SULLA TERRA DI RIMETTERE I PECCATI, TI ORDINO:  ALZATI, PRENDI  IL TUO LETTUCCIO E VA A CASA TUA”. (Lc.2,10-11)

Gesù è venuto per liberare l’uomo e, certamente, guarire da una malattia è una liberazione importante, ma la precarietà del nostro vivere permette che anche un miracolato possa nuovamente ammalarsi. Allora comprendiamo che i miracoli di Gesù oltre che dare fisicamente la salute ad alcuni malati sono figura di qualcosa di molto più profondo. Abbiamo già visto negli scorsi giorni che i miracoli si basano sulla fede e generano fede, oggi, attraverso la guarigione del paralitico calato dal tetto, Gesù ci vuole dire che il suo compito, la sua gioia è soprattutto di liberarci interiormente dal peccato. Che cos’è il peccato? E’ una paralisi. E’ impedire a noi di realizzare lo scopo che Dio ha dato alla nostra vita, quello di conoscere, amare e servire Lui e i nostri fratelli. Chi si ammala di egoismo (ed ogni peccato ha questa radice), impedisce a se stesso di realizzarsi e impedisce a Dio che rispetta la nostra libertà di agire in noi. Il peccato però non è più forte di Dio e se ci blocca non impedisce però  in noi la possibilità del desiderio di redenzione. Il paralitico del Vangelo da solo non può muoversi, ma può appellarsi ad alcuni amici affinché lo portino a Gesù. Anche il peccatore da solo non può nulla ma può sempre chiedere aiuto ai santi del cielo e a quelli della terra affinché lo aiutino (la Chiesa con i suoi cristiani e con i suoi Sacramenti non è proprio il segno di uomini che aiutano altri uomini a raggiungere il Dio che libera?). Insieme poi, quando davvero si cerca Dio con fiducia in lui, non ci si lascia spaventare dagli ostacoli che il male, il mondo, mettono sul nostro cammino: se non si riesce a passare per la porta si passerà per il tetto!. E se riusciamo ad arrivare davanti a Gesù, se riconosciamo la nostra miseria (il nostro male fisico o morale non è forse conseguenza del peccato?), se abbiamo l’umiltà di chiedere, se abbiamo il desiderio di cambiare, non possiamo non trovare Gesù disposto a guarirci interiormente. Ricordiamocelo: Gesù è venuto sulla terra non per farsi una passeggiata, non per i cosiddetti buoni (quelli che pensano di non aver bisogno di Lui perché si salvano da soli attraverso le loro opere) ma per i peccatori.

 

 

SABATO 17 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’. AMICO DEI PICCOLI, DEI POVERI, DEI PECCATORI, ABBI PIETA’ DI ME

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: JENARO SANCHEZ DELGADILLO Santo Sacerdote

Nacque in Messico il 19 Settembre 1886. Era viceparroco, conosciuto da tutti per la sua rettitudine, carità e chiara predicazione. Durante la rivoluzione fu arrestato e impiccato a un albero sulla collina del paese. Anche dopo la morte i soldati infierirono ancora sul suo corpo. Era il 17 gennaio 1927.

Parola di Dio: 1Sam. 9,1-4.10. 17-19;10,1; Sal. 20; Mc. 2,13-17

 

“NEL PASSARE VIDE LEVI, SEDUTO AL BANCO DELLE IMPOSTE, E GLI DISSE: SEGUIMI. ED EGLI, ALZATOSI, LO SEGUI’ ”. (Mc. 2,14)

Ogni pagina del Vangelo conferma la precedente. Ieri dicevamo che Gesù è venuto per guarire il cuore dei peccatori, oggi vediamo che Egli sta insieme ai pubblici peccatori e che addirittura chiama Levi, esattore delle tasse, a diventare suo apostolo. Se Gesù fosse stato un fine diplomatico non avrebbe certamente scelto un pubblico peccatore inviso soprattutto ai perbenisti della religione come suo apostolo e non avrebbe scelto un esattore delle tasse, uno di quelli che sanno spremere anche un limone già spremuto, non certamente amico del popolo. Se Gesù va con i peccatori, se Gesù affida a Levi il compito dell’apostolato è perché chiaramente Egli è venuto per loro, per noi peccatori, per guarirci e darci la possibilità di conversione. Levi infatti, sentendosi amato, perdonato, cambia vita, da esattore diventa donatore di amore e di Vangelo. Lo stesso può succedere a noi! Qualcuno mi dirà: “Ma io nella mia vita ho già provato a convertirmi alcune centinaia di volte, ma sono sempre più o meno allo stesso punto”. Non sarà forse perché abbiamo pensato di fare tutto da noi? Mi spiego: la conversione vera parte non tanto da un atto di volontà quanto dal rendersi conto di essere amati. Finché io penso che devo cambiare, che devo osservare dei comandamenti, che devo vincere quel male, quella tentazione che è in me, magari per un certo periodo ce la faccio, ma poi comincio a chiedermi: “Perché tutto questo sforzo quando gli istinti mi portano da quella parte, quando il mondo va tutto da quella parte?”. Poi qualche volta si passa addirittura a dirsi: “Ma Dio che cosa se ne fa dei miei sacrifici se è Lui stesso che ci ha fatti così…?”.  E di lì a ritrovarsi come prima il passo è breve. Solo chi si sente amato, scelto mentre era peccatore, solo chi prova davvero la gioia di ricevere gratuitamente un perdono, solo chi sa di non poter promettere niente al Signore ma di potersi fidare di Lui, cambia, ha motivazioni vere per cambiare, ha la forza di Dio per convertirsi e sente questa necessità continua nella sua vita perché contemporaneamente sente di essere amato sempre di più da Dio.

 

 

DOMENICA 18 GENNAIO: 2^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

HAI FATTO NUOVE, SIGNORE, TUTTE LE COSE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CRISTINA DA L’AQUILA, Beata, monaca

Nacque a Colle di Lucoli (L'Aquila) nel 1480 e fino a 25 anni trascorse la vita in famiglia esercitandosi nella preghiera e nella penitenza. Entrata nel monastero agostiniano di Santa Lucia a L’Aquila, mutò il nome di Mattia in Cristina e coltivò fedelmente l'osservanza regolare, l'amore ai poveri e la pazienza nelle sue lunghe infermità. Contro la sua volontà fu eletta per diverse volte badessa del suo monastero. Morì il 18 gennaio 1543.

Parola di Dio: Is. 62,1-5; Sal. 95; 1Cor 12,4-11; Gv. 2,1-12

 

“MARIA DICE AI SERVI: FATE QUELLO CHE VI DIRA’ ”. (Gv. 2,5)

Bellissimo il Vangelo di oggi perché ci propone proprio l’essenza stessa del Vangelo: una festa di nozze. Giovanni pone questo ‘segno’ come apertura della vita pubblica di Gesù. Non parla di miracolo, Giovanni: ha paura che la gente corra dietro agli stregoni, ai guru, e Gesù non lo è. I suoi ‘segni’ invitano a non fermarsi all’evento straordinario ma a cercarne il senso profondo. Giovanni raffigura queste nozze come le nuove nozze tra Dio e l’umanità. La vecchia alleanza col popolo di Israele è diventata statica, pesante: le sei giare della purificazione sono di pietra, emblema della vecchia alleanza e sono sei: cioè sette (numero perfetto) meno uno, incomplete. La storia tra Dio e l’umanità si è trascinata fino a qui, stancamente, l’uomo fatica ad accettare Dio per quello che è; serve qualcosa di nuovo, arriva il Signore Gesù a svelare il volto di Dio, definitivamente. Maria è la figura di quel pezzo di Israele rimasto fedele E tutto diventa festa: l’acqua trasformata in vino è il segno messianico della presenza di Dio, del nuovo banchetto, dei tempi nuovi inaugurati da Cristo. Tutto, ora è festa anche per noi se ascoltiamo le parole indicative di Maria. Sono le uniche parole che dice Maria nel Vangelo di Giovanni: “Fate quello che vi dirà” . Occorre riscoprire il discepolato, la sequela del Maestro. Occorre togliere quella sottile sufficienza (arroganza?) che ci fa tutti sapienti teologi perché abbiamo sopportato qualche anno di catechismo nell’infanzia. No: così non si resta cristiani, così non si diventa discepoli. A chi lo desidera Dio propone un cammino, un percorso di luce in luce, che ci porta a scoprire le nuove nozze tra Dio e l’umanità. Nozze a cui posso partecipare e che posso addirittura favorire, giorno per giorno, attimo per attimo, realizzando il sogno di Dio.

 

 

LUNEDI’ 19 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

ACCOGLI, SIGNORE, IL SACRIFICIO DELLA NOSTRA LODE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ABBONDANZA, Santa, Vergine 

Le notizie certe che abbiamo di questa santa sono relativamente poche: sappiamo che era Spoletana, visse tra l’VII e il IX secolo, fu pellegrina in Terrasanta per un periodo abbastanza lungo con i suoi genitori.  Ritornata a Spoleto, alla morte del padre, spese l’eredità per i poveri e contribuì alla costruzione della chiesa di San Gregorio.

Parola di Dio: 1Sam. 15,16-23; Sal. 49; Mc. 2,18-22

 

“NESSUNO VERSA VINO NUOVO IN OTRI VECCHI, ALTRIMENTI IL VINO SPACCHERA’ GLI OTRI E SI PERDONO VINO ED OTRI”. (Mc. 2,22)

Gesù ci parla di novità del Vangelo. In questi giorni avremo tempo a capire che il suo regno è un regno dei cuori e non un regno dalle tante leggi. Il racconto di oggi però mi sembra ci aiuti a comprendere che se vogliamo costruire con Lui non servono vecchi castelli di pietra, ma atteggiamento completamente nuovo del cuore . C’era una volta un sovrano potente. Sapeva che il numero dei giorni che gli restavano da vivere diminuiva inesorabilmente ed era preoccupato. Che cosa avrebbe potuto fare il giovane principe, quel figlio troppo giovane e inesperto, avuto in età troppo avanzata, davanti ai nemici che attorniavano il suo impero? Dove poteva rifugiarsi? Chi lo avrebbe protetto? Questi pensieri tormentavano il vecchio re tanto che un giorno disse al principe: “Figlio mio io non regnerò più per lungo tempo. Ci sono molti nemici intorno a noi. Ho paura per l’impero che ho costruito ed anche per te. Morirei tranquillo se sapessi che hai un rifugio sicuro che ti protegga in caso di pericolo”. Il giovane partì, percorse tutto il paese e dove trovava un posto conveniente faceva costruire grandi fortezze solide e imponenti. Dopo un certo tempo, il giovane tornò da suo padre. Stanco, dimagrito ma soddisfatto d’aver portato a termine il compito gli disse: “Padre, in tutto il paese ho innalzato fortezze imprendibili!”. Ma il vecchio re scuoteva la testa come in preda ad un forte dispiacere: “Non è questo quello che io avevo in mente per te, figlio mio. Devi tornare indietro e ricominciare. Le fortezze che tu hai costruito non ti proteggeranno assolutamente in caso di pericolo: tu sarai solo e non per quei muri e quelle pietre potrai sfuggire alle imboscate e alle trappole dei tuoi nemici. Tu devi costruirti dei rifugi nei cuori delle persone oneste e buone. Devi cercare queste persone e guadagnarti la loro amicizia: soltanto allora saprai dove rifugiarti nei momenti difficili.” Il principe si rimise in cammino ma questa volta per andare in mezzo alla gente per costruire rifugi come si immaginava suo padre. E questo richiese molti più sforzi e fatiche che costruire castelli, ma il principe non li rimpianse mai infatti, quando dopo un certo tempo il vecchio sovrano morì. il principe non aveva più nessun nemico di cui temere.

 

 

MARTEDI’ 20 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

CRISTO, INSEGNACI LA STRADA DELLA VERA LIBERTA’

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANASTASIO Monaco, Santo

Fu monaco di San Solutore (Torino). Le sue reliquie trovate insieme a quelle di San Goslino furono traslate a Torino nel 1536 e nel 1575 deposte nella chiesa dei gesuiti. Di Lui non si hanno altre notizie.

Parola di Dio: 1Sam. 16,1-13; Sal. 88; Mc. 2,23-28

 

“IL SABATO E’ STATO FATTO PER L’UOMO E NON L’UOMO PER IL SABATO”.  (MC. 2,27)

Gesù viene a liberare l’uomo dalla schiavitù della legge. Ma, attenti! Se io vi dicessi che con la venuta di Gesù sono aboliti i dieci comandamenti, non credetemi. Gesù non ci invita all’anarchia. La legge di Dio era stata un dono per Israele e lo è tuttora per ogni uomo. Ma purtroppo la legge codificata dalla religione spesso è diventata fonte di ipocrisia e schiavitù inutile dell’uomo. Quei farisei che se la prendono con i discepoli di Gesù perché in giorno di sabato strappano qualche spiga sono l’esempio concreto di quanto una legge buona e giusta come quella del riposo festivo per la glorificazione del Signore era invece diventata sterile osservanza di un innumerevole numero di leggine che se osservate tutte inorgoglivano ipocritamente (“Quanto sono buono io!”), che rischiavano di far sentire sempre fuori posto i più scrupolosi, che toglievano il gusto e la gioia della festa, che, alla fine, non rendevano gloria al Signore ma solo a se stessi. Gesù non dice di non osservare il sabato (per noi la domenica) ma ci invita a ridare al giorno di festa il vero senso. Provo ad applicare questo principio ad alcune situazioni della nostra vita cristiana. La Messa domenicale è il culmine e la sorgente della vita cristiana, ma se ci vado solo per obbligo, per paura di un eventuale peccato, per sentirmi a posto con Dio, io ho ottemperato a una legge, ma non ho compreso il motivo per cui mi è stata data e non ho saputo gioire del dono. Se per me il riposo festivo è solo stordirmi con ogni forma di piacere “perché poi mi tocca sgobbare gli altri giorni”, non ho capito  che il riposo è ‘ricreazione’, cioè creare nuovamente se stessi, poter dedicare più tempo agli affetti, alla famiglia, poter scoprire il prossimo in modi  diversi da quanto ce lo permetta il nostro correre feriale. Gesù ci vuole liberi, ma libero non significa fare tutto quello che voglio, significa invece riappropriarsi nel profondo dei valori e delle leggi che guidano i nostri rapporti umani e anche il nostro rispetto di Dio, non come leggi che ci opprimono, ma come doni che ci liberano.

 

 

MERCOLEDI’ 21 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU HAI COMPASSIONE DI TUTTI E NULLA DISPREZZI DI QUANTO HAI CREATO, O SIGNORE, AMANTE DELLA VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CRISTIANA DI ASSISI, Beata  

Cristiana, della famiglia di Suppo di Bernardo, abitava nella stessa casa di Chiara di Assisi e la seguì nella sua scelta di povertà a San Damiano. Forse fu la fondatrice del convento di Carpello, vicino a Foligno. Morì nel 1253.

Parola di Dio: 1Sam. 17,32-33.37.40-51; Sal.143; Mc. 3,1-6

 

“NELLA SINAGOGA C’ERA UN UOMO CHE AVEVA UNA MANO INARIDITA”. (Mc.3,1)

Il Vangelo di oggi è l’esemplificazione di quanto Gesù ci aveva già suggerito con le sue parole di ieri: il Vangelo è liberazione non solo dalle malattie e dal male ma anche dalle pastoie di una legge miope. Gesù guarisce un malato e questi stupidi imbecilli religiosi non sanno che vedere un peccato e a questo ne aggiungono subito un altro, quello di cospirare contro Gesù per farlo morire. Ma al di là di questo insegnamento vorrei oggi fermarmi con voi su un piccolo particolare. Nella sinagoga si trova un uomo con la mano rattrappita: è una mano che non sa aprirsi, è una mano che non puoi stringere, è una mano che non può né ricevere ne dare, è una mano che non saluta, che non accarezza il capo di un bambino, è un qualcosa da mettere in tasca o da nascondere dietro alla schiena… Forse la mia è un’esegesi azzardata ma penso che nelle nostre comunità parrocchiali domenicali spesso ci sono parecchie persone, qualche volta persino il prete, che soffrono di ‘mano rattrappita’: siamo lì per ricevere il più bel dono settimanale e al momento qualcuno si rifiuta di riceverlo, altri invece con facilità allungano la mano per prendere… e andarsene come prima;  si parla di necessità di fratelli e spesso la mano è rattrappita nel donare con generosità, altre volte è rattrappita, direi adunghiata pur di prendere, ci si scambia una stretta di mano, ma spesso lo si fa perché non se ne può fare a meno e capita pure che prima di Messa ho già scelto le persone cui stare vicino, perché “a quello là, piuttosto morto prima di dargli la mano”. Gesù, scegliendo di guarire l’uomo dalla mano rattrappita nella sinagoga, proprio nel giorno di festa non avrà voluto anche dirci che se noi comprendiamo bene quello che celebriamo e vogliamo viverlo nel suo spirito gli diamo anche la possibilità di guarire le nostre mani rattrappite?

 

 

GIOVEDI’ 22 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TI RINGRAZIO, O SIGNORE, PERCHE’ MI HAI LIBERATO DALLA MORTE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANTONIO DA SAN GERMANO VERCELLESE, Beato

Nato nel 1394 dai marchesi Della Chiesa dei Bobbi, che contrastarono senza successo la sua vocazione, egli si fece domenicano in San Paolo di Vercelli. Fu mandato a Venezia, poi a Como dove si fece conoscere soprattutto come valente predicatore e riformatore dell’Ordine sulla scia di Santa Caterina e del Beato Giovanni Dominici. A Como divenne Priore e molto operò per l’unità della Chiesa allora divisa tra il papa Eugenio IV e l’antipapa Felice V Morì il 22 gennaio 1459 ed in questa data è ricordato. Fu sepolto a Como ma nel 1808 i suoi concittadini di San Germano lo vollero nella chiesa parrocchiale dove è esposto in un’urna.

Parola di Dio: 1Sam. 18,6-9; 19,1-7; Sal 55; Mc. 3.7-12

 

“LO SEGUI’ MOLTA FOLLA”. (Mc. 3,7)

Mi ha sempre colpito la presenza e il ruolo della folla nei racconti evangelici. La folla, il popolo si riunisce intorno a Gesù e la folla a volte è composta da poveri bisognosi, da curiosi, da gente che ha sentito parlare di Gesù, da persone che hanno bisogno di una parola di speranza. Gesù non disdegna la folla anche se qualche volta ne deve prendere la distanza per non diventare un fenomeno da baraccone. Gesù si commuove davanti alle folle che vede come gregge senza pastori, istruisce le folle ma non approfitta mai di esse e anche in mezzo alle folle riesce sempre a cogliere e ad approfondire il rapporto personale. Le folle poi sono terribilmente mutevoli. Ora si lasciano prendere dall’entusiasmo e cantano: “Osanna” mentre pochi giorni dopo sobillate da personaggi di potere urlano: “A morte! Sia crocifisso!” Io faccio parte della folla, sono uno dei circa sei miliardi uomini che oggi sono sulla terra, piccolo puntolino quasi insignificante per la vita del mondo. Sono contento di essere parte del popolo, di riconoscere negli altri dei fratelli che camminano con me, ma non voglio, non posso essere solo folla guidata dagli interessi di qualcuno, questo non per sentirmi speciale, diverso dagli altri, ma perché non voglio vendere la mia testa a nessuno. E Gesù in questo mi aiuta. Lui si è incarnato, ha fatto parte della nostra umanità, anche Lui era un piccolo puntolino in mezzo a miliardi di altri puntolini, ma aveva una sua identità precisa, una sua missione particolare. Lui, facendosi uomo mi ha detto che sono importante per Dio, unico davanti a Lui; per Lui la folla non è una massa amorfa ma un insieme di persone tutte amate individualmente e allora guai a chi approfitta delle folle per i propri interessi ma anche guai a rinunciare alle proprie capacità personali nello scegliere e nel decidere. Amo l’umanità, ne faccio parte ma non voglio e non posso essere solo un numero in essa.

 

 

VENERDI’ 23 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

A TE MI AFFIDO: SALVAMI, O SIGNORE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ILDEFONSO, Santo Vescovo

Spagnolo, di Toledo, entrò giovanissimo. in monastero e divenne discepolo di Sant’lsidoro. Fatto vescovo fu pieno di attenzioni per il suo popolo. Dotato di profonda spiritualità scrisse anche un trattato sulla verginità di Maria. Morì nel 667.

Parola di Dio: 1Sam. 24,3-21; Sal. 56; Mc. 3,13-19

 

“CHIAMO’ A SE QUELLI CHE EGLI VOLEVA PERCHE’ STESSERO CON  LUI E AVESSERO IL POTERE DI SCACCIARE I DEMONI”. (Mc. 3,13.15)

Ieri parlavamo di folla e dicevamo che pur sentendocene parte non vogliamo ne possiamo dimenticare la nostra individualità e missione. E puntualmente il Vangelo di oggi ce ne dà una conferma. Gesù ama ogni uomo però “sceglie quelli che voleva” per costituirli apostoli, cioè siamo amati personalmente e ciascuno di noi ha un compito particolare. I criteri di scelta di Gesù non sono quelli del nostro mondo, i dodici non sono i più intelligenti, i più fidati, i più buoni, i più generosi, tra essi ci sono zeloti  (gente che aveva a che fare con estremismi e attentati), ci sono Giovanni e Giacomo (che chiederanno posti di potere), c’è Tommaso che dubita se non tocca, c’è Pietro che promette e poi rinnega, c’è chi si addormenta nell’orto degli ulivi, ci sono persone paurose, c’è perfino un traditore, ma sono anche undici che diventeranno testimoni capaci del dono della vita per Gesù. Se Gesù chiama è perché si fida anche delle nostre povertà. Il compito nostro è quello di stare con Lui, di guardare Lui, di imparare da Lui, di diventare poco per volta come Lui.  Vedete, la nostra fede si fonda su Gesù e su quei dodici che lungo i secoli, nonostante le povertà della Chiesa ci hanno testimoniato che il suo amore può  realizzare cose grandi. Anche noi, Chiesa di oggi, non migliori degli altri, o più furbi, o più fidati, ma chiamati dalla bontà di Gesù continuiamo ad avere i due compiti che Gesù ha dato agli apostoli: stare con Lui e annunciare con le parole con le opere che il male, qualunque male, può essere vinto perché Gesù lo ha già vinto.

 

 

SABATO 24 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

APRI, SIGNORE, IL NOSTRO CUORE E COMPRENDEREMO LE PAROLE DEL FIGLIO TUO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PAOLA GAMBARA, Beata   

Nacque a Brescia il 3 marzo 1463. Bellissima ragazza fu data sposa al conte Lodovico Costa, un dissoluto. Richiamata ai valori della fede da Angelo da Chivasso, si convertì ai valori morali del cristianesimo. Questo non piacque al marito che la vessò in molti modi, anche portandole in casa una sua amante. Rimasta vedova, si ritirò dedicandosi alla preghiera e alla penitenza, assistendo con amore i poveri e gli abbandonati. Morì a Binaco (Milano) il 24 gennaio 1515.

Parola di Dio: 2 Sam. 1,1-4.11-12.17.19.23-27; Sal. 79; Mc. 3,20-21

 

“ALLORA I SUOI, SENTITO QUESTO, USCIRONO PER ANDARE A PRENDERLO; POICHE’ DICEVANO:  E’ FUORI DI SE’”. (Mc. 3,21)

Spesso il confine che noi lasciamo tra quello che è diverso dal solito modo di pensare e la pazzia è molto labile. I parenti di Gesù non riescono a capire come, Lui, che è uomo come loro, accetti di essere riconosciuto come Figlio di Dio, non capiscono i suoi miracoli, hanno quasi paura dell’autorità che usa nei confronti della Parola di Dio, soprattutto, da uomini posati, sanno che queste cose non sono gradite né al potere religioso né a quello civile e allora dare del pazzo a Gesù diventa una giustificazione per se stessi ed anche un modo per salvare Gesù da eventuali rappresaglie: pensano di salvare Gesù facendolo star zitto. Non si accorgono però che questo loro equilibrato e anche amorevole modo di comportarsi è esattamente l’opposto della volontà di Gesù. Gesù è tutt’altro che una persona equilibrata: Gesù è sempre squilibrato in Dio e squilibrato nell’amore per gli uomini. Gesù non è uno che si accontenta dei luoghi comuni, neanche quelli della religione, è sempre novità assoluta. Gesù non è uno che si accontenta delle mezze misure: o con Lui o contro di Lui. Gesù non ama con il contagocce o solo se ne riceve contraccambio, ci ama fino alla croce “mentre eravamo peccatori” e con la chiara percezione che per molti il suo sacrificio sarà inutile. Anche i veri seguaci di Gesù, i santi, sono degli eterni squilibrati: Francesco resta nudo per ‘Madonna povertà’, Papa Giovanni dà il via ad un Concilio contro il buon senso della Curia che ne vedeva solo i rischi, Giuseppe Cottolengo si fida della Provvidenza per la sua opera. No, il cristiano non è un esaltato che rischia di diventare un intransigente ma certamente deve essere uno che ha scelto e si è buttato decisamente in Cristo, uno che “ha perso l’equilibrio” per Lui.

 

 

DOMENICA 25 GENNAIO: 3^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

LE TUE PAROLE, SIGNORE, SONO SPIRITO E VITA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIRLANI ARCANGELA Beata

Nacque nella seconda metà del XV secolo  a Trino nel Monferrato. Voleva farsi suora ed entrò nel monastero del suo paese. Ci furono però problemi con la propria famiglia si fece allora Carmelitana a Parma nel monastero della Congregazione Mantovana di cui presto divenne priora. Il 18 febbraio 1492 inaugurò a Mantova il nuovo monastero di Santa Maria del Paradiso. Morì il 25 Gennaio 1495

Parola di Dio: Ne. 8,2-6.8-10; Sal 18; 1Cor. 12,12-31; Lc. 1,1-4; 4,14-21

 

“(HO SCRITTO QUESTO VANGELO) PERCHE’ TI POSSA RENDERE CONTO DELLA SOLIDITA’ DEGLI INSEGNAMENTI CHE HAI RICEVUTO”. (Lc. 1,4)

San Luca inizia il suo Vangelo con un’introduzione dove ci viene dato lo scopo del suo scrivere. Il racconto della storia di amore di Gesù, il Figlio di Dio, di ciò che ha detto e fatto, è ciò che è alla base di ogni insegnamento cristiano. Dunque la fede parte da un incontro, quello con Gesù e matura ogni suo insegnamento e atteggiamento di vita su di Lui. Ecco allora alcune “schegge” su questo argomento. Noi dovremmo sempre ricordarci che la nostra è una fede cristiana. Noi non siamo filosofi che ammettono attraverso ragionamento l’esistenza di un Dio, noi siamo i credenti nel Dio di Gesù che ha un volto concreto, un nome concreto, una storia concreta legata alla nostra storia. Noi ci gloriamo del nome di cristiani, ma Gesù Cristo lo conosciamo? La nostra conoscenza religiosa si ferma alle quattro nozioni che abbiamo imparato al catechismo? Ciascuno, a proprio livello, in che maniera ha approfondito la fede? Quattro evangelisti hanno scritto da angolature diverse la storia di Gesù: li conosco? Li amo i Vangeli? Li interrogo ed essi interrogano le scelte della mia vita? Siamo portati spesso, per educazione e per comodità, a confondere fede con religione, Chiesa con Gesù Cristo ma chiediamoci: le scelte morali della mia vita, gli atti di religione che compio, il mio sentirmi Chiesa e partecipare alle sue iniziative da che cosa derivano? Dalla tradizione? Dalla abitudine? Dal sentirsi buoni? Dall’aver paura? O dal confronto continuo con Gesù e con il Vangelo?

 

 

LUNEDI’ 26 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, PREPARACI IL TUO REGNO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PAOLA ROMANA, Santa, Vedova, Monaca  

Nata a Roma nel 347 da una famiglia patrizia, fu sposa a 15 anni ed ebbe 5 figli. Rimasta vedova a 32 anni, trasformò la propria casa in una specie di monastero. Dopo eventi calunniosi nei suoi confronti, decise di seguire San Girolamo in Terrasanta dove, a Betlemme fondò due monasteri, uno maschile e uno femminile. Morì il 26 Gennaio 404.

Parola di Dio nella festa dei Santi TITO e TIMOTEO: 2Tim. 1,1-8; Sal. 88. Lc. 22,24-30

 

“IO PREPARO PER VOI UN REGNO, COME QUELLO CHE IL PADRE HA PREPARATO PER ME”. (Lc. 22,29)

Oggi, festa di due grandi missionari dei primi tempi del cristianesimo ci viene proposto un brano evangelico dove Gesù parla del suo servizio al Regno e dove ci indica nel servizio l’unica chiave di accesso al suo Regno. Mi permetto di citare a voi e a me una bella riflessione di un amico laico che ogni mese manda a me e a tanti altri amici via computer le sue riflessioni sulla Parola di Dio della domenica. Questo piccolo brano era inserito nella festa di Cristo Re.

Se ragioniamo in termini di affinità con i regni di questo mondo, il Regno di Gesù

-   Si gloria della bandiera del “servizio ai piccoli e ai deboli”,

-   Ha come “logo” la Croce su cui il Figlio di Dio ha siglato la sua obbedienza al Padre,

-   Porta sullo stemma i segni incarnati delle “beatitudini” evangeliche,

-   Esegue come inno nazionale il “Magnificat” degli umili,

-   Celebra come festa di stato “la Pasqua di risurrezione”,

-   Richiede come unico tributo da versare quello dell’ “amore vicendevole”,

-   Non organizza censimenti, perché la carità non guarda alle quantità ma al cuore,

-   Non ha confini se non quelli dello Spirito Santo che soffia come e dove vuole;

-   Ha un solo tribunale che è quello della misericordia,

-   Non ha bisogno di eserciti e di missili intelligenti, dato che usa l’intelligenza per fare il bene,

-   Non si pone problemi di gestione del welfare (pensioni e così via), in quanto Dio pensa Lui a tutti i suoi figli

-   Ha un sovrano davvero molto particolare, che ha dato la vita per i suoi concittadini!

 

 

MARTEDI’ 27 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU CI HAI CHIAMATO AMICI, SIGNORE, E CI HAI FATTO CONOSCERE LA VOLONTA’ DEL PADRE

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ANGELA MERICI Santa, Fondatrice

Angela (1470 - 1540) dopo un lungo periodo trascorso nella preghiera e nel sacrificio maturò l’idea di rimediare alla allora dilagante rilassatezza dei costumi formando donne capaci di portare nelle proprie famiglie lo spirito del Vangelo. Per questo fondò le “Orsoline”, istituto di educatrici di ragazze che come motto aveva: “Attirare le ragazze con amore”.

Parola di Dio: 2Sam. 6,12-15.17-19; Sal. 23; Mc. 3, 31-35

 

“ECCO MIA MADRE E I MIEI FRATELLI! CHI COMPIE LA VOLONTA’ DI DIO, COSTUI E’ MIO FRATELLO, SORELLA E MADRE”. (Mc. 3,35)

Dove si parla di parentela bisogna sempre andarci cauti. Infatti se la famiglia è il nucleo della società, se essa è anche il luogo privilegiato per il cammino dell’amore e della fede, spesso proprio all’interno delle famiglie si perpetrano i misfatti più grandi: ingiustizie, parzialità, forme di amore opprimenti, ossessionanti, ripicche e vendette, odi che durano per anni, incomprensioni… E’ per questo che in tutte le pagine del vangelo dove si parla di fratellanza, di rapporti genitori e figli bisogna andarci cauti e comprendere bene quello che il Signore vuole indicarci con questi termini. Ad esempio, in questo caso i parenti di Gesù e sua madre coinvolta con essi sono venuti a trovarlo per portarlo a non esagerare, per invitarlo a non farsi troppi nemici tra i potenti, per riportarlo a casa con onore. Il loro atteggiamento poteva essere dettato dal buon senso e anche dall’affetto sincero nei confronti di Gesù, ma significava anche non aver capito ed accettato la sua missione. Ecco allora che Gesù mette a posto i termini. La vera parentela non è necessariamente quella che passa attraverso i vincoli della carne, la vera parentela è la comunanza con Gesù nel cercare di fare come Lui fa, cioè nel compiere la volontà di Dio. Nulla va quindi contro la parentela terrena: anche tra parenti se ci si vuole davvero bene bisogna cercare il vero bene dell’altro che consiste nell’aiutarlo a crescere secondo il progetto di Dio, ma il concetto di famiglia si allarga di molto perché il Dio di Gesù è il Padre di tutti gli uomini.

 

 

MERCOLEDI’ 28 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, DI ACCOGLIERE IL SEME DELLA TUA PAROLA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: TOMMASO D’AQUINO, Santo, Dottore della Chiesa  

Nacque a Roccasecca dalla famiglia dei conti d’Aquino  tra il 1225-1227. A cinque anni è già a Montecassino per la sua formazione. Continuerà gli studi all’Università di Napoli. A 17 anni sceglie di entrare nell’ordine dei predicatori domenicani tra contrasti anche pesanti da parte dei famigliari. Eccolo ancora a studiare prima a Roma e poi a Colonia. Insegnerà nelle cattedre più prestigiose del suo tempo, sarà anche un mistico con numerose visioni. Facondo scrittore provò a dare un ordine a tutta la conoscenza teologica dell’epoca. Ricordiamo la sua Summa Theologica (tra l’altro, rimasta incompiuta). Muore il 7 Marzo 1274.

Parola di Dio: 2Sam. 7,4-17; Sal.88; Mc. 4,1-20

 

“ECCO, USCI’ IL SEMINATORE A SEMINARE”. (Lc. 4,3)

“I tuoi passi, Signore, io sento, passi sicuri di chi ama la terra, passi delicati di chi rispetta la sua creatura, passi amorosi di chi vuol donare a piene mani. E, infatti  Tu hai seminato, Tu continui a seminare con abbondanza. Non ti sei spaventato della mia terra grama, delle zolle diventate dure come pietre per l’arsura, per il passaggio continuo di tanti, non ti spaventano neppure i rovi, che, questi sì, hanno trovato modo di attecchire e di crescere e che con le loro spine attentano anche alle tue gambe, non ti spaventi neppure degli uccelli del cielo che vengono e vanno come i mille pensieri non sempre buoni che portano via il tuo prezioso seme… Tu ami la tua terra, la tua terra spesso ingrata che spezza la schiena per un pugno di spighe, eppure è la tua terra e tu la curi e le doni ciò che hai di più prezioso, la bagni addirittura con il sangue del tuo Figlio. Signore se tu mi ami così, ho diritto  io ad essere pessimista nei miei confronti? E’ vero che i frutti portati sono pochi, è vero che il passare del tempo più che migliorarmi spesso mette in evidenza le mie incapacità, ma ci sei Tu, i Tuoi passi amorosi, il tuo gesto largo e sicuro nel gettare seme abbondante, la tua fiducia e la tua forza: che almeno qualcuno dei tuoi semi possa portare il frutto per cui lo hai mandato!”

 

 

GIOVEDI’ 29 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

DEGNATI, SIGNORE, DI BENEDIRE LA CASA DEL TUO SERVO

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: VALERIO, Santo Vescovo

Fu vescovo di Treviri in Germania verso la fine del III secolo. Zelante nell’Apostolato percorse più volte tutta la regione per annunciare il Vangelo che testimoniò con una vita irreprensibile e una carità generosa.

Parola di Dio: 2Sam. 7,18-19.24-29; Sal 131; Mc. 4,21-25

 

“SI PORTA FORSE UNA LAMPADA PER METTERLA SOTTO IL LETTO?”. (Mc. 4, 21)

Se guardo agli interrogativi esistenziali della mia vita: morte, sofferenza, eternità… Chi è che li illumina? C’è stato un periodo della mia vita in cui pensavo che a tutto dovesse esserci una risposta logica, quella della ragione. Ho passato molto tempo sui libri cercando risposte. Spesso ho trovato ancora più buio, altre volte qualche scintilla, certamente; da parte degli onesti, ho trovato l’ammissione che il nostro sapere è così povero e minimo da non trovare risposte soddisfacenti neanche al più piccolo dei problemi. Ho cercato nelle religioni e spesso nell’ambito della fede ho trovato spazi ampi, riposanti, luci attraenti ma spesso nascoste da interessi umani, formalismi religiosi, esasperazioni, fanatismi. Ho cercato nell’uomo, nei sentimenti, negli affetti che riempiono il cuore e lì sì ho trovato qualcuno con cui dialogare, passioni, emozioni, ma anche spesso delusione e risposte solo immediate che non saziavano la mia sete. Guardavo la mia lampada quasi rinsecchita, dalla poca luce, maleodorante di petrolio e quasi disperavo. “Vai a cercare sotto il letto dove hai nascosto, dopo la tua infanzia, la luce di Gesù”. Ho trovato una lampada che credevo di conoscere. Dopo tanto tempo si accendeva ancora ed era luminosa. Alla sua luce ho riletto il volto di Gesù e vi ho trovato l’uomo, con tutti i suoi interrogativi, i suoi dubbi, le sue paure, le sue gioie, i suoi affetti, vi ho trovato il saggio che non ferma il suo ragionamento alle parole ma sale a Dio, vi ho trovato la fede di chi si abbandona totalmente a Dio… Non ho la risposta a tutti gli interrogativi, spesso dai miei occhi sgorgano ancora lacrime, ma ho deciso di non nascondere più la lampada sotto il letto ma di tenerla vicino: ho bisogno della sua luce e del suo calore.

 

 

VENERDI’ 30 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, LA TUA PAROLA CI SALVA

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GIACINTA, Santa monaca

Nata nel 1585 ebbe il nome di Clorice, principessa Marescotti Orsini. Entrata nel monastero di Viterbo assunse il nome di Giacinta ma mantenne per 15 anni l’alterigia e la vanità della principessa, in occasione di una malattia che le fece mettere in discussione seriamente il suo modo di vita, si convertì ai valori della povertà, penitenza profonda e sofferta umiltà. Terminò la sua vita a 54 anni sopportando con dolcezza e il sorriso sempre pronto gli atroci dolori della malattia che la consumò.

Parola di Dio: 2 Sam 11,1-5.10-13-17; Sal. 50; Mc. 4,26-34

 

“IL REGNO DI DIO è COME UN GRANELLINO DI SENAPA…”, (Mc.4,31)

“Non ti basta. Signore, di essere il seminatore che ad oltranza con fiducia e speranza getta il suo seme nel mio terreno. Vista la scarsità di risultato ti fai tu seme per me. “Se il chicco di frumento non cade nella terra e muore non porta frutto”, e Tu, Dio fatto uomo ti sei gettato nella terra, sei morto per portare i frutti che io non riuscivo a portare. Ti sei fatto tutto terra perché la terra potesse diventare albero grande. Ecco perché queste tue parabole mi riempiono di fiducia e di speranza: mi fido sempre di meno di me stesso e cerco sempre più di affidarmi a te, e anche per i frutti: non sono io che devo giudicarli, devo solo essere sicuro che se l’albero è buono lo saranno anche i frutti. Sei davvero grande nell’amore perché proprio là dove io ti ho deluso con la mia grettezza tu hai donato te stesso perché il Padre potesse gioire di qualche mio frutto e perché qualche fratello potesse riposare all’ombra delle tue-mie foglie”.

 

 

SABATO 31 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

MAESTRO, NON TI IMPORTA CHE MORIAMO?

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CIRO E GIOVANNI, Santi, Martiri  

Giovanni era un soldato e Ciro un medico che si era fatto monaco. Andati ad incoraggiare delle cristiane arrestate, furono a loro volta arrestati e decapitati verso il 303, durante la persecuzione di Diocleziano.

Parola di Dio: 2 Sam. 12,1-7.10-17; sal. 50; Mc. 4,35-40

 

“GESU’ SE NE STAVA A POPPA, SUL CUSCINO, E DORMIVA”. (Lc.4,38)

La questione più importante non è la traversata, non è  neanche la fatica del remare e la tempesta può spaventare ma non abbattere… L’importante è avere Lui sulla barca, anche se sembra dormire, ed essere coscienti di chi è Lui e del bene che ci vuole. Oggi, particolarmente a Torino, noi ricordiamo quel santo tanto caro che è don Bosco. Innumerevoli sono gli episodi della sua vita avventurosi e burrascosi come una traversata in mare in mezzo alla tempesta. Ma don Bosco aveva Gesù nella sua barca e don Bosco era cosciente di avere il suo Dio con sè: un piccolo esempio per tutti. Don Bosco aveva acquistato la tettoia Pinardi, che sarebbe diventata la sede del suo primo oratorio, per trentamila lire. Ovviamente non aveva i soldi per pagarla e avrebbe dovuto trovarli entro quindici giorni, pena la multa di centomila lire. Don Bosco, vedendo sua madre preoccupatissima per il debito le disse.

"Se tu avessi trentamila lire, me le daresti?"

"Certo" - ripose mamma Margherita.

"E pensi che Dio, mio Padre, sarà meno generoso di te?"

Otto giorni dopo, infatti, poté pagare la tettoia

     
     
 

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