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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di don Franco LOCCI

 

OTTOBRE 2003

MERCOLEDI’ 1 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’, TI SEGUIRO’ OVUNQUE TU VADA. (Lc. 9,57)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

TERESA DI GESU’ BAMBINO, Santa Monaca

Teresa Martin (1873—1 897) aveva 24 anni quando morì, monaca di clausura nel Carmelo di Lisieux. Ma pur essendo piccola e sconosciuta ha lasciato una grande testimonianza di santità. Teresa propone a tutti i cristiani, ed in particolare ai più "piccoli" di seguire la "piccola via": si tratta di riconoscere la propria piccolezza e di abbandonarsi con fiducia all’infinita bontà di Dio, come un bambino tra le braccia di sua madre.

Parola di Dio: Ne. 2,1-8; Sal. 136; Lc. 9,57-62

 

"TI SEGUIRO’ DOVUNQUE TU VADA". (Lc 9,57)

Certamente Gesù aveva grande carisma, se tante persone, solo per averlo visto, per aver ascoltato le sue parole, decidono di lasciare tutto e mettersi alla sua sequela. Anche al giorno d’oggi, e posso testimoniarlo per tante esperienze constatate personalmente, l’incontro con Gesù può sconvolgere una vita. Quando si incontra il Dio fatto uomo, la risposta ai propri problemi, quando si trova la gioia vera e profonda si vorrebbe giustamente essere sempre là dov’è l’amato e nasce l’entusiasmo. Ma tra questo e fare scelte avventate, spesso il passo è breve ed è per questo motivo che Gesù sembra in questo brano di vangelo smorzare i troppo facili entusiasmi di chi voleva diventare suo discepolo. Seguire Gesù non è andare dietro ad un gloriosa processione, è giocare la propria vita per Lui e per i suoi valori, è accettare in partenza di essere sconfitti, di "dare la vita" per qualcosa che umanamente non sembra avere riscontri, significa, se ci credi davvero, avere la gioia profonda. non certo la contentezza esteriore, significa dare uno strappo deciso al passato, ai legami terreni, significa fare certi tagli decisi nella propria carne, significa fare scelte impopolari, significa essere fedeli sempre, fino alla fine, senza voltarsi indietro. E’ per quello che anche oggi sono così pochi i discepoli e gli apostoli veri di Gesù ed anche tra quelli che hanno deciso di donargli la propria vita è abbastanza raro trovare discepoli veri. Non ha senso infatti vedere un Vescovo attaccato al proprio potere terreno, una suora che maltratta gli ammalati, un prete che è stufo di celebrare l’Eucarestia, un consacrato laico che non sorride mai, un parroco attaccato ai soldi e al benessere, un volontario che però fa solo quello che vuole, un predicatore che non si prepara e non ci mette un po’ di entusiasmo in quello che dice. Ci si lamenta giustamente che gli operai sono pochi nella vigna del Signore ma, in certi casi, ce ne fosse qualcuno in meno, forse la vigna non subirebbe troppi danni. Invece poi, incontri dei personaggi che hanno capito davvero Gesù e lo hanno seguito in pienezza che ti riempiono il cuore di Lui solo a vederli a stare con loro, Per non parlare di viventi, che ci sono, vi accenno soltanto alla Santa che ricordiamo oggi: si considerava una pallina nelle mani di Gesù e si è lasciata giocare da Lui come voleva. Se ne avete l’occasione, lasciando da parte per una volta i ragionamenti terreni, la mentalità mondana, provate a leggere qualche pagina della sua Autobiografia e scoprirete una persona totalmente realizzata anche se muore a ventiquattro anni, una innamorata in pieno di Gesù anche se ha sofferto molto, una missionaria vera anche se è stata in un convento di clausura stretta, una che addirittura ha accolto gioiosamente la croce di Cristo per essere simile al suo sposo.

 

 

GIOVEDI’ 2 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

MANDA, SIGNORE, OPERAI NELLA TUA MESSE. (Lc. 10,2)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

ANGELI CUSTODI

Secondo la Bibbia, Dio fa intervenire nella storia degli uomini i suoi angeli, per guidare e proteggere il suo popolo. Richiamando questa dottrina, la chiesa ci invita a rallegrarci per la presenza degli angeli, a prendere parte alla lode che essi rendono a Dio e ad affidarci a loro nell’ora del pericolo o della tentazione.

Parola di Dio: Es. 23,20-23; Sal. 90; Mt. 18,1-5.10

 

"I LORO ANGELI NEL CIELO VEDONO SEMPRE LA FACCIA DEL PADRE". (Mt. 18,10)

Quando io ero piccolo (sembra di parlare di cose di secoli fa) non era ancora l’epoca degli audiovisivi: qualche rara volta la sera si prendeva lo sgabello per andare al bar della via a vedere ad una delle poche televisioni del quartiere "Lascia e raddoppia". Non c’era neppure la possibilità di avere libri personali e alla biblioteca scolastica per poter leggere le avventure di Sandokan e Tremal Naik, dovevi subirti anche "Le grandi scoperte della tecnica"…Anche le immagini erano poche. Forse proprio per questo motivi vi sono alcune immagini e disegni della mia infanzia che mi sono rimasti impressi come l’immaginetta di Gesù che bussa a una porta o il buon pastore con la pecorella sulle spalle. Del mio catechismo, però ricordo volentieri due semplici disegni, uno quello dell’angelo custode che si protende verso un bambino, prendendolo per mano per salvarlo da un pericolo e l’altro quello dell’angelo custode che, rammaricato, quasi sembra velarsi gli occhi davanti al bambino che ha dato mano al diavoletto. Immagini che oggi farebbero storcere il naso a catechisti ed educatori ma immagini che invece a me hanno dato una estrema serenità non solo nell’infanzia ma anche nella mia vita di adulto. Per me il mio angelo custode ha un nome, non so bene quale, ma certamente non è o fantasia di bambino o ente spirituale lontano, no è l’amico vero che Dio ha messo vicino a me, è la presenza stessa di Dio e, se da piccolo era il compagno delle ore del buio, quando non riuscivo a prendere sonno ed avevo bisogno di qualcuno con cui parlare, oggi è ancora il compagno delle ore del buio del cuore, è colui che chissà quante volte mi ha salvato dai pericoli fisici e morali, è colui che in mezzo a tanti pensieri neri che nascono nella mia mente suggerisce qualche pensiero di grazia e di amore ed è anche l’angelo ‘rammaricato’ perché troppe volte gli ho girato le spalle, non ho ascoltato i suggerimenti che mi offriva a nome di Dio, ho preferito prendere a braccetto il male, l’egoismo, la cattiveria. E’ anche l’angelo che, come dice la lettura di oggi "vede il volto di Dio". E’ colui che gli porta le mie preghiere, è colui che prega per me quando il mio cuore è lontano. Qualche volta fantastico su come sarà bello, al termine della vita incontrarlo e dirgli il mio grazie, ma poi mi sembra che lui in un soffio mi dica: "Cominciamo ad incontrarci già adesso perché io ti voglio bene come Dio ti vuol bene già fin da oggi, e per sempre".

 

 

VENERDI’ 3 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SALVACI E PERDONA I NOSTRI PECCATI PER AMORE DEL TUO NOME. (Sal. 79,9)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GERARDO, Santo, Monaco

Geraldo, di nobile famiglia francese, ancora giovane abbracciò la vita monastica e fondò, vicino a Parigi, un monastero benedettino. Apostolo infaticabile, fu chiamato a riformare e dare vitalità a molti monasteri spiritualmente spenti. Morì nel 959 dopo una vita spesa a edificare chiese, non solo materialmente, ma soprattutto spiritualmente.

Parola di Dio: Bar. 1,15-22; Sal. 78; Lc. 10,13-16

 

"E TU CAFARNAO SARAI INNALZATA FINO AL CIELO? FINO AGLI INFERI SARAI PRECIPITATA". (Lc.10,15)

Leggendo il Vangelo, a prima vista restiamo stupiti dal fatto che Gesù non sia stato compreso, apprezzato, da parte di tutti, e ancora più sorpresi dal fatto che coloro che avrebbero dovuto conoscerlo maggiormente come gli abitanti di Nazaret di Cafarnao, siano stati proprio quelli che lo hanno disprezzato. E che dire poi dei Sommi sacerdoti, dei dottori della legge, degli scribi e dei farisei, insomma dei rappresentanti della religione che non solo non lo hanno riconosciuto ma che lo hanno condannato alla morte in croce? Ma c’è poco da stupirci perché oggi succede la stessa cosa. Provatevi a mettervi a parlare di Gesù ad esempio ad una assemblea di condomino, il minimo che possiate prendervi è dello stupido; parlate di Cristo ad una riunione di intellettuali, ne faranno o una bella discussione per fare emergere le proprie idee o ne faranno un ‘salotto’ per parlare di tutt’altro. Provate a parlare di Gesù con semplicità a certe conferenze episcopali o a certi consigli pastorali o lo confineranno subito nella teologia o nell’intervento dell’esperto o vi diranno: "Queste cose le sappiamo, adesso dobbiamo dire la nostra e dobbiamo organizzare". Provatevi a parlare di Cristo a chi cerca lo sballo delle discoteche, a chi è in colonna sull’autostrada e Cristo lo nomina ma in un altro modo… Anche oggi Gesù è disprezzato o per lo meno non apprezzato, non accolto. Perché? I motivi possono essere tanti, dalla paura di ritornare schiavi di una religione che troppe volte invece che essere liberazione è stata imposizione e oppressione, alla paura del mistero che si preferisce rimandare… Io penso che Gesù ci faccia paura perché dice il vero, scopre il male che è in noi, perché ci porta gioia vera e non felicità, perché chiede impegni decisi mentre noi preferiamo lasciarci vivere "senza gloria e senza onore" dal nostro tempo e dal nostro mondo. Ma se noi non apprezziamo l’incontro con Gesù, Lui dispiaciuto non ci obbliga. Ma è davvero un peccato perché l’occasione ce la siamo persa noi, e per sempre.

 

 

SABATO 4 OTTOBRE: SAN FRANCESCO D’ASSISI, PATRONO D’ITALIA

Una scheggia di preghiera:

 

VENIAMO A TE, NOI AFFATICATI E OPPRESSI: RISTORACI, SIGNORE. (Mt. 11,28)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

PETRONIO, Santo, Vescovo

E’ l’ottavo Vescovo di Bologna. Di famiglia agiata, dopo aver coperto anche cariche civili, abbracciò la vita religiosa. Nel 431-32 fu fatto Vescovo di Bologna. Resse con giustizia e misericordia la sua diocesi fino alla morte avvenuta nel 450 circa.

Parola di Dio nella festa di San Francesco: Gal.6,14-18; Sal. 15; Mt. 11,25-30

 

"IO BENEDICO, PADRE, SIGNORE DEL CIELO E DELLA TERRA, PERCHE’ HAI NASCOSTO QUESTE COSE AI DOTTI E AI SAPIENTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI. (Mt. 11,25)

Proviamo anche noi con umiltà a fare la preghiera di Gesù:

Ti ringraziamo o Padre perché anche oggi ti sveli ai semplici e agli umili e ti nascondi ai superbi e a quelli che pensano di sapere tutto.

Ti ringraziamo o Padre perché tu, amando ogni uomo, a tutti dai una possibilità di conoscerti e di incontrarti, ma non ti fai chiudere nella logica dei filosofi e dei teologi e sei sempre nuovo e creativo.

Ti ringraziamo perché continui a parlare attraverso le creature a tutti coloro che le sanno vedere e amare.

Ti ringraziamo perché nel mondo non ci sono solo personaggi illustri, potenti sempre indaffarati, ricchi possessivi, ma ci sono ancora bambini dagli occhi limpidi, ragazze belle dentro, giovani innamorati sul serio, adulti impegnati nel servizio, famiglie sane, vecchi sorridenti.

Ti ringraziamo perché in mezzo a preti sussiegosi, a ritualisti ineccepibili ci sono ancora preti che mentre parlano lasciano sorridere il loro cuore, preti innamorati di te e del tuo popolo, monache luminose, testimoni del tuo vangelo gioiosi.

Ti ringraziamo o Padre per la semplicità di Maria, per le pazzie dei santi, per i richiami al bello al vero alla santità che hai seminato nel nostro cuore e che riescono ancora ogni tanto a farci sussultare nell’ordinarietà quotidiana.

Ti ringraziamo perché spesso incontriamo il tuo amore in poveri serenamente abbandonati alla tua provvidenza, in malati che sanno soffrire e offrire, in peccatori perdonati e riconoscenti.

Ti ringraziamo Signore perché nonostante tutto non ti sei ancora stancato di noi e se sappiamo diventare bambini ti fermi per prenderci per mano e giochi volentieri e con gusto con i tuoi figli.

 

 

DOMENICA 5 OTTOBRE: 27^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

CI BENEDICA IL SIGNORE, FONTE DELLA VITA. (Dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GALLO VESCOVO DI AOSTA, Santo

Gallo fu un discepolo di Sant’ Orso chiamato a diventare vescovo alla morte di Ploceno, Il suo episcopato durò 17 anni e si impegnò particolarmente a convertire gli ariani e a riordinare il clero. Dal suo epitaffio funebre che si trova nella chiesa di Sant’Orso veniamo a sapere che morì il 5 ottobre del 546. Una tradizione attribuisce a lui la diffusione del culto di San Giovanni Battista,

Parola di Dio: Gen. 2,18-24; Sal. 127; Eb. 2, 9-11; Mc. 10,2-16

 

"E’ LECITO AD UN MARITO RIPUDIARE LA PROPRIA MOGLIE? (Mc. 10,2)

Ancora una volta, anche in questa domenica ritorna lo scontro tra il legalismo religioso e la profondità del messaggio cristiano. Ostinati nei loro metodi, i farisei cercano di compromettere Gesù facendogli una domanda imbarazzante: Mosè nella sua legislazione tollera il divorzio. E lui, che è il Cristo, lo condannerà?

La mentalità legalistica prevedeva la possibilità di dare alla donna il libello del divorzio da parte dell’uomo anche per cause minime come il pranzo bruciato, e tutta una serie di codici permettevano come al solito al più forte e al più prepotente di fare quello che voleva dimenticando completamente l’origine delle indicazioni divine sulla famiglia. Gesù non casca nel tranello di accettare o meno questa legge divorzistica, ma riporta le cose alla loro origine: perché Mosè è stato permissivo? "Per la vostra testa dura" cioè perché voi avete preferito le leggi a difesa dei vostri interessi dimenticando la serietà e la gioia del matrimonio che è scambio della totalità di se stessi, che è partecipare all’atto creativo di Dio, che è clima di sicurezza per l’accoglienza e la crescita dei figli . Si delinea, allora, in modo evidente quanto il matrimonio cristiano, proprio perché segno dell'amore infinito di Dio, non possa essere ridotto a un contratto pur impegnativo ma debba essere considerato come una vocazione decisiva. Gesù ci fa dunque vedere lo splendore del matrimonio cristiano nella sua pienezza. Coloro che sono uniti da questo legame santo ritrovino la freschezza della donazione, forse appannata dal tempo e dall'abitudine. In coloro che si preparano a quella scelta decisiva sia viva la consapevolezza di entrare in un mondo meraviglioso da costruire con impegno ogni giorno. E su coloro che hanno alle spalle l'amarezza di un amore infranto o in crisi scenda il dono dello Spirito che può ancora "riscaldare ciò che è gelido" ma può anche perdonare, comprendere, sostenere in un cammino oscuro e difficile.

 

 

LUNEDI’ 6 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU HAI FATTO TUTTE LE COSE, IL CIELO E LA TERRA E TUTTE LE MERAVIGLIE CHE VI SONO RACCHIUSE: 

TU SEI IL SIGNORE DI TUTTO L’UNIVERSO. (Ester 13,10-11)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GIANFRANCO CARLO BASCAPE’ Vescovo di Novara, Servo di Dio

Era nato a Milano nel 1550 da Angelo e Isabella Giussani. Laureato a Pavia in diritto civile ed ecclesiastico, fu attratto dalla personalità di San Carlo Borromeo cui affidò la propria vita. Divenne sacerdote e aiutò in prima persona Carlo Borromeo specialmente a Cremona,, a Bergamo e nella famosa peste del 1576. Decise poi di entrare nei barnabiti. Grande scrittore, esigente come superiore ma anche dolce e discreto era, da buon milanese, uno stacanovista sempre presente e zelante. Nel 1592 fu chiamato a diventare Vescovo di Novara da Papa Clemente VIII. Con lo stile del suo maestro San Carlo, cercò di formare il clero e di riformare i cristiani dai costumi rilassati. Visitò le 260 parrocchie per ben due volte, Si diede da fare a cercar di ricomporre discordie. Ebbe nemici che più volte cercarono di ucciderlo. Dopo 22 anni di episcopato, sfinito dal suo continuo donarsi morì il 6 Ottobre 1615.

Parola di Dio: Gio. 1,1-2,1. 11; Cantico da Gio. 2,3-5.8; Lc. 10,25-37

"UN UOMO SCENDEVA DA GERUSALEMME A GERICO". (Lc.10,30)

La parabola del buon Samaritano è uno dei capolavori di Luca: vediamo tutti, leggendo, il viandante aggredito, lasciato mezzo morto, vediamo lo sguardo del sacerdote e del levita che hanno paura di lasciarsi coinvolgere, vediamo il gesto delicato del samaritano (un nemico in teoria!) che se ne fa carico, che investe nel futuro, che non aspetta la medaglia e l’applauso per il suo gesto. E Gesù conclude: "chi è stato prossimo?" Cioè: "non chiederti chi è colui da amare, ma chi tu sei disposto ad amare". Cioè: mettiti tu in gioco, non stare alla finestra, la fede ti schioda, t’inquieta, ti ribalta, lasciati fare, lasciati rifare, lasciati disfare. Tu, sei disposto a fermarti? Saprai riconoscere nel nemico, nel ferito un fratello? Sì, ecco, possiamo annunciare Gesù così, mettendoci accanto, guardando negli occhi delle persone che muoiono, non nelle statistiche, cambiando stile di vita se questo serve a farci prossimi. La grande differenza tra Gesù e il dottore della legge che gli ha fatto la domanda capziosa è tutta qui: Gesù si metterà in gioco, Gesù sa amare, sa come amare. Il dottore no, o non ancora. Gesù, samaritano dell’umanità si piega su di noi e ci consola. Concludo trascrivendo una preghiera che è stata trovata scolpita sulla pietra al Caravan Serraglio tra Gerusalemme e Gerico, tuttora esistente, da un pellegrino del medioevo: "Amico che leggi, se persino sacerdoti e leviti passano oltre la tua angoscia, sappi che Cristo è il buon samaritano, che avrà sempre compassione di te e, nell’ora della tua morte, ti porterà alla locanda eterna".

 

 

MARTEDI’ 7 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DAL PROFONDO A TE GRIDO, O SIGNORE, ASCOLTA LA MIA VOCE. (Sal 130,1-2)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

ADALGISO, Santo, Vescovo di Novara

Molto probabilmente Adalgiso originava da una nobile famiglia longobarda. Fu il 32° Vescovo della diocesi di Novara tra l’ 830 e l’849. Fu generoso di donazioni alla chiesa e ai poveri, arricchì la cattedrale del mosaico che ancora oggi si può vedere. I suoi resti umani riposano nella cattedrale di San Gaudenzio.

Parola di Dio: Gio. 3,1-10; Sal. 129; Lc. 10,38-42

"GESU’ ENTRO’ IN UN VILLAGGIO E UNA DONNA DI NOME MARTA, LO ACCOLSE NELLA SUA CASA". (Lc. 10,38)

Per chi ha avuto la fortuna di andare in Terrasanta è facile immaginare Gesù, scendere la valle del Cedron mentre la notte porta un po’ di fresco nel caldo torrido di Gerusalemme, vederlo salire il monte degli ulivi, passare la collina e scendere a Betania. Un piccolo villaggio, Betania, con le case basse, addossate le une alle altre. Lo vedo affacciarsi alla porta di una casa in centro villaggio, chiedere: "Si può?" All’interno Marta e Maria sono intente a far cuocere il pane per la sera, Lazzaro si gode un po’ di riposo dopo la giornata di lavoro.
Basterebbe quest’immagine a scrivere un Vangelo a sé, basterebbe per riflettere - intensamente - sul vero volto di Dio. Gerusalemme è la culla dei profeti, la città santa; ma è così lontana dalla quotidianità di Nazareth, dalla pesca sul lago, dalla lunghe passeggiate nelle verdi colline di Galilea! Gerusalemme è caotica, dinamica, dura. Gesù sente la fatica del contrasto, le molte attese riposte su di lui, le critiche feroci sul suo modo di fare. Alla fine della giornata ha bisogno di famiglia, di calma, di essere accolto, lui, almeno una volta. Dio è così: ha bisogno della cordialità e del calore di un’amicizia sincera. Se la smettessimo di considerare Dio come una specie di potente da convincere! Di rivolgerci a lui per lamentarci e chiedere! Se vedessimo il volto di Dio – il volto di un Padre – che ha bisogno di essere ascoltato. Betania è icona, immagine della Chiesa. O vorrei che lo fosse. Chiesa luogo in cui Gesù dimora, luogo in cui non soltanto si parla e si celebra la presenza di Dio, ma lo si accoglie, gli si prepara cena, con quei gesti semplici e intensi che sanno di affetto e verità. Le nostre case potranno mai diventare Betania? Capaci di accogliere, come sa fare Abramo nell’inattesa visita degli angeli . Marta e Maria sono diventate modello, stile di vita per il cristiano. Purtroppo quasi sempre (erroneamente!) sono state contrapposte. Sì, la solita retorica dell’attivismo di Marta contro l’atteggiamento di Maria che ascolta il Maestro. Azione contro preghiera, primato della preghiera sull’azione, se volete. Sterili polemiche, incapacità di leggere nel profondo questa ed altre pagine. No: Marta e Maria, le due sorelle, sono l’emblema del doppio polmone della vita cristiana: preghiera e azione. Una preghiera non può che diventare azione, come il samaritano, e l’azione prende linfa e senso della preghiera. Non possono esistere l’una senza l’altra, non c’è discepolato autentico senza entrambi. Il discepolo cerca nella preghiera, nella preghiera silenziosa e costante, quotidiana e autentica, l’incontro con Gesù. Certo, se per noi preghiera equivale a lista della spesa, a cose da chiedere, se si esaurisce in un battere cassa, abbiamo poche possibilità di gioire della preghiera. Ma se preghiera è imparare ad ascoltare il silenzioso mormorio di Dio in noi, è tutt’altra faccenda. Di quanta preghiera manca il nostro tempo! Di quanto silenzio! E l’azione, il riconoscere il volto di Cristo nel fratello sofferente. Una fede che non esce dalle chiese, che si ferma ai tre quarti d’ora di messa domenicale, che non cambia i rapporti in ufficio o col vicino di casa, che non insegna a leggere la vita e cambiarla alla luce del Vangelo, è e resta fede sterile. Marta e Maria, quindi, come indicazione essenziale dell’essere cristiano, del diventare discepoli.

 

 

MERCOLEDI’ 8 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SO CHE TU SEI UN DIO MISERICORDIOSO E CLEMENTE, DI GRANDE AMORE E CHE TI LASCI IMPIETOSIRE. (Giona 4,2)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

UGO CANEFRI (o da Genova), Santo

Era nato ad Alessandria nel 1168. Fu rettore di san Giovanni in Genova, Uomo molto austero nel comportamento. Eroico nella dedizione ai poveri e ai malati e ai pellegrini che nei loro viaggi facevano tappa a Genova. Vari miracoli gli sono stati attribuiti compreso quello di aver fatto scaturire una fontana che per lungo tempo fu ritenuta miracolosa. Sarebbe morto nel 1233.

Parola di Dio: Gio. 4,1-11; Sal. 85; Lc. 11,1-4

 

"QUANDO PREGATE DITE: PADRE NOSTRO" (Lc. 11,2)

Oggi e domani la Parola di Gesù ci porta ad approfondire il tema della preghiera. La preghiera è uno dei tanti pilastri del cristianesimo messo in crisi dalla nostra contemporaneità. Il nostro mondo prega poco e male ed ha della preghiera una visione che rasenta la pura superstizione. Mi spiego: nel linguaggio corrente la parola stessa "pregare" indica l’insistere, l’elemosinare, il convincere qualcuno che può portarmi un vantaggio; devo convincere l’altro a cambiare atteggiamento, a concedere, elargire. Pregare equivale a chiedere; quindi Dio è uno molto potente che devo convincere attraverso una serie di devozioni che hanno come finalità far cambiare idea a questo Dio bislacco e lunatico che pare non accorgersi di me. Leggendo però le riflessioni che Gesù fa della preghiera ci accorgiamo di quanto la sua prospettiva sia diversa da questo ragionamento: è a un Padre che chiediamo, a un Padre buono, non a un despota capriccioso. La preghiera del Padre nostro ci suggerisce, prima che delle parole da dire, degli atteggiamenti da assumere. Io scopro in Dio un Padre che ha cura di me, so che la sua volontà è la cosa più buona per me, so che i suoi progetti mirano molto più lontano di quello che io posso vedere o desiderare, so che il suo progetto coinvolge anche altre persone, so che sono chiamato a collaborare con Gesù perché venga il suo Regno per me e per gli uomini e allora, come un bambino, fiducioso mi metto nelle sue mani. Non ho niente da dargli, al massimo devo guardare a Lui per imparare il giusto comportamento nei confronti degli altri, devo accogliere il suo perdono per diventare capace di perdono a mia volta, devo riempirmi del suo Spirito per vincere la tentazione

 

 

GIOVEDI’ 9 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

PERDONA CIO’ CHE LA COSCIENZA TEME, AGGIUNGI CIO’ CHE LA PREGHIERA NON OSA SPERARE. (Dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

DIONIGI e Compagni, Santo, Martire

Dionigi è festeggiato a Parigi come primo vescovo e apostolo della città che si chiamava, a quei tempi, Lutezia. Pare che si tratti dell‘organizzatore della prima comunità cristiana sulla Senna, costruttore della prima chiesa, martire nel III secolo.

Parola di Dio: Ml. 3,13-20; Sal. 1; Lc. 11,5-13

 

"IL PADRE VOSTRO CELESTE DARA’ LO SPIRITO SANTO A COLORO CHE GLIELO CHIEDONO" (Lc. 11,13)

Ieri dicevamo degli atteggiamenti della preghiera, il Vangelo di oggi attraverso degli esempi concretizza anche il modo della preghiera che deve essere fiducioso e insistente. Perché, dunque, ci capita di restare inascoltati?

Bisogna anzitutto dire che la prospettiva in cui ci mettiamo è quella del figlio che parla con il Padre, dell'amico che sveglia l'amico e non dell'assicuratore con l'assicurato. Mi spiego: spesse volte trovo persone che ragionano in questo modo: io mi faccio la mia vita, so cos'è la mia felicità (sicurezza, affetto, lavoro, posizione sociale, soldi ...) e mi dicono che Dio, potente e immortale, mi potrebbe dare una mano. Inizio allora a contrattare la raccomandazione, fino a giungere all'eccesso del ricatto: "Dio, se esisti fa' che io ...". Non è questo l’atteggiamento giusto da avere con Dio. Dio non è il potente amico che devo lisciare per farmi sganciare qualche privilegio! Una logica di questo tipo "usa" Dio, senza che di Lui veramente m’importi qualcosa. In questa prospettiva, sono io al centro del Regno, del Cosmo, e Dio è al mio servizio. So io dove sta la mia felicità, il mio "qui e subito", il mio desiderio appagato. Troppo spesso le nostre preghiere guardano l'immediato, senza mettersi in discussione, senza guardare veramente lo sguardo di Colui che sa in cosa consista la mia felicità. Molto spesso le nostre preghiere non vengono esaudite perché non sono il nostro bene, non vengono ascoltate perché restano nel limitato orizzonte di ciò che io considero essenziale alla mia felicità, senza ascoltare il Padre che dà cose buone a colui che gliele chiede. Diverso, certo, è il discorso di chi, con umiltà, drammaticità, travolto spesse volte dalle fatiche della vita, implora un aiuto. Così il malato terminale, l'incidentato, la famiglia scossa dalla sofferenza. Che dire? Siamo davanti al mistero ma la risposta che spesso Dio dà alla sofferenza è la sua stessa sofferenza condivisa con noi, lo stesso dolore portato insieme. Infine, e lascia un po' sbigottiti, Luca, a differenza dei suoi amici Marco e Matteo, conclude questa riflessione in maniera a dir poco originale. Dice: chiedete tutto e vi sarà dato lo Spirito Santo. Incredibile! Fosse per noi diremmo: "Tientelo pure lo Spirito, a me non serve, io ti ho chiesto ben altro". Invece lo Spirito è colui che dobbiamo continuamente invocare, chiedere, pregare, colui che ci fa vedere la realtà con gli occhi di Dio. Al figlio che chiede aiuto, Dio risponde inviando il suo Spirito che ci aiuta a vedere da dentro, sul serio, la nostra vita.

 

 

VENERDI’ 10 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

 IL SIGNORE GIUDICHERA’ IL MONDO CON GIUSTIZIA, CON RETTITUDINE DECIDERA’ LE CAUSE DEI POPOLI. (Sal. 9,9)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

BASSIANO, Santo, Vescovo

San Bassiano, vescovo di Lodi, era nato in Sicilia al tempo dell’imperatore Costantino. Il padre, pagano, l’inviò a Roma, ma in quella città il giovane, invece di dedicarsi agli studi "seri" cominciò a studiare la religione cristiana, si convertì e si fece battezzare. Infuriato da quella notizia, il padre inviò a Roma i suoi emissari per ricondurre a casa il figlio ma, avvertito prodigiosamente mentre pregava, Bassiano fuggì a Ravenna, facendo perdere le sue tracce. In quella città fu ordinato sacerdote e operò per molti anni conquistandosi fama di saggezza e di carità. in seguito fu chiamato a ricoprire la carica di vescovo di Lodi. A Lodi, San Bassiano fu vescovo per 30 anni, cioè fino alla morte, avvenuta nel 413.

Parola di Dio: Gl. 1,13-15; 2,1-2; Sal. 9; Lc. 11,15-26

 

"QUANDO LO SPIRITO IMMONDO ESCE DALL’UOMO, SI AGGIRA IN LUOGHI ARIDI IN CERCA DI RIPOSO E, NON TROVANDONE DICE: RITORNERO'’ NELLA CASA DA CUI SONO USCITO". (Lc. 11,24)

Gesù, ribattendo a coloro che lo accusavano addirittura di essere Satana, approfitta per farci capire il metodo di comportamento del male. Ecco alcune delle sue indicazioni. Mai prendere sottogamba l’operato del diavolo. Il suo ruolo è quello di dividere l’uomo dal suo Creatore e ce la mette tutta. Dove c’è il male, il diavolo sembra non operare: è già casa sua. Dove c’è la mediocrità anche la presenza del male sembra non essere evidente: il diavolo sa che le mezze misure non portano in alto ma in basso. Il diavolo si scatena soprattutto là dove c’è il bene. Il curato d’Ars, che era uno che di diavolo se ne intendeva perché ne sentiva continuamente la presenza e lottava con lui, diceva che quando arrivava il diavolo con le sue tentazioni era certo che in quei giorni "avrebbe abboccato qualche pesce grosso", cioè era in vista qualche conversione davvero importante. Ma soprattutto Gesù ci mette in guardia contro le false sicurezze: se con l’aiuto di Dio sei riuscito a vincere qualche tentazione, se con i suoi Sacramenti sei riuscito a cacciare Satana da casa tua, non abbassare la guardia perché al diavolo non piace la sconfitta, a lui brucia già il fatto di sapersi sconfitto definitivamente da Dio per non tentarle tutte. Se lo cacci dalla porta stai attento alla finestra perché certamente cercherà di ritornare e anche più agguerrito di prima. Dobbiamo dunque vivere con la paura addosso? Certamente no. Anzi il diavolo gioca molto sulle nostre paure. Dobbiamo essere vigilanti ma anche avere confidenza soprattutto nella forza di Dio. Se il male lottasse contro di noi soli certamente avrebbe il sopravvento: lui è un puro spirito e noi siamo povere creature. Ma grazie a Dio noi non siamo soli: abbiamo con noi la Grazia, Gesù, la Madonna, l’intercessione dei santi, i Sacramenti, la preghiera: sono tutte armi e scudi che il Signore ci ha dato per proteggerci e davanti a questi segni di Dio il diavolo non può nulla.

 

 

SABATO 11 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI BUONO, O SIGNORE, CON CHI SPERA IN TE, CON CHI TI CERCA. (Lam. 3,25)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

PLACIDIA, Santa

Visse e morì, nella prima metà dei VI secolo, nella bella Verona. il ricordo di ciò che fu durante la sua vita è affidato, quasi unicamente, alla commovente iscrizione sepolcrale che dice: "Qui riposa in pace Placida, fanciulla di nobile famiglia, istruita nelle lettere, che visse 18 anni e 11 mesi e fu qui sepolta".

Parola di Dio: Gl. 4,12-21; Sal. 96; Lc. 11,27-28

 

"BEATO IL GREMBO CHE TI HA PORTATO E IL SENO DA CUI HAI PRESO IL LATTE!". (Lc. 11,27)

Gesù era appena stato misconosciuto nella sua opera, i sapienti e i religiosi lo avevano addirittura accusato di operare in nome del diavolo. Una donna del popolo non si lascia impressionare da questi personaggi e con una espressione molto umana e femminile dice la sua invidia per la madre di Gesù: "Che fortuna avere un figlio come te". Gesù vuol bene a sua Madre, sa che essa è la "benedetta tra le donne" ma vuol anche farci capire che la vera grandezza di sua Madre non consiste in un legame di parentela terrena ma nell’aver creduto all’opera di Dio in lei e nell’aver accolto il dono di Dio che le è stato fatto. E, come sempre ne viene una indicazione preziosa per noi. Possiamo realmente essere anche noi "parenti" con Dio ogni volta che, come Maria, ci mettiamo nell’ascolto attento della sua Parola e nella disposizione ad accoglierla e a lasciarla fruttificare nel nostro cuore. La grandezza e la santità di Maria dunque non solo non la allontanano da noi, ma ce la rendono ancora più familiare e ci suggeriscono che la sua santità è alla nostra portata perché sia per lei che per noi essa è impastata nel quotidiano, negli impegni, nelle difficoltà, nelle fatiche, nelle gioie e nelle sofferenze. Maria ci ricorda che la santità indossa i panni di ogni giorno. Maria ci ricorda che un itinerario di fede, come il suo, non esclude il dubbio, l’oscurità e la fatica di credere. E Maria, scelta per nostra madre ai piedi della croce proprio da Gesù, ci ricorda che anche noi possiamo davvero essere beati se comprendiamo e accettiamo di essere figli di Dio, generati nella sofferenza da Gesù e già risorti con Lui alla vita nuova

 

 

DOMENICA 12 OTTOBRE: 28^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, O DIO, LA SAPIENZA DEL CUORE. (Dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

SERAFINO, Santo Monaco

Felice Rapagnano, questo il vero nome del Santo, nacque a Montegranaro (Ascoli Piceno) nel 1540. Figlio di genitori poverissimi, ma ricchi di cristiane virtù, non andò mai a scuola, dovendo condurre al pascolo il gregge di un contadino. Felice, cresciuto analfabeta, sapeva però leggere con grande maestria il libro della natura. Più tardi, con il fratello, si recò a Lato Piceno dove conobbe una fanciulla che lo avviò al monachesimo. Entrato nell’Ordine dei Cappuccini, assunse il nome di Serafino e si occupò, da semplice laico, dei lavori più umili del convento, come la portineria, l’orto, la cerca. Nonostante non riuscisse mai ad accontentare i suoi superiori, sapeva trovare le maniere più dolci per comunicare con le persone d’ogni ceto sociale, trovando per tutti le giuste parole di conforto, d’esortazione, di consiglio, unendo alla semplicità innata in lui, la saggezza, che è figlia del tempo.

Parola di Dio: Sap. 7,7-11; Sal. 89; Eb. 4,12-13. Mc. 10,17-30

 

"MAESTRO BUONO, CHE COSA DEVO FARE PER AVER LA VITA ETERNA?"(Mc. 10, 17)

Penso che tutti, leggendo la pagina di vangelo odierna, abbiate notato che il personaggio che va a fare questa domanda a Gesù non ha un nome (non sarà un caso? Anche il ricco, l’epulone della parabola del povero Lazzaro non ha un nome). Questa persona dunque può rappresentare ogni essere umano. Possiamo essere anche noi che spesso desidereremmo ricevere delle indicazioni precise circa il nostro modo di comportamento. Questo ‘tale’ ci assomiglia abbastanza in quanto forse la pensa come noi. Egli credeva bastasse essere virtuosi, osservanti della legge per potersi salvare. Egli conosceva ed osservava i comandamenti, almeno quelli riguardanti i rapporti con il prossimo, ma non aveva ancora capito che non ci salviamo da noi, con le nostre opere ma che è Dio che salva. Egli pensa, come forse noi, che la vita eterna si trovi alla fine di una esistenza virtuosa, pensa quasi di aver pagato la sua tassa a Dio e non si accorge che con Cristo finché non si dà tutto non si ha ancora dato niente. Gesù lo richiama a questo: in fondo gli dice di amare Dio rinunciando a tutti gli idoli, prima di tutto al denaro. A prima vista anche noi possiamo rimanere sbigottiti davanti a una richiesta che non riguarda solo chi vuole seguire Gesù attraverso la vita consacra perché già durante il discorso della montagna Gesù si è rivolto a tutti dicendo che dobbiamo diventare "perfetti come è perfetto il Padre nostro celeste". Ma prima che un discorso di cose da lasciare, Gesù vuole aiutarci a cambiare mentalità a passare cioè da una logica di una religiosità che punta alla ricerca di una perfezione morale o ascetica, per entrare nella logica di scegliere di vivere secondo il vangelo al seguito di Gesù, facendo le sue stesse scelte. E la povertà è la condizione primaria per essere liberi dai vincoli delle cose e poter riconoscere la grazia, la gioia e la potenza di Dio. Gesù, lo abbiamo già detto tante volte, non condanna la ricchezza ma le dà il giusto valore, la mette al suo posto: prima c’è Dio e poi la ricchezza che deve servire per riconoscere i bisogni del prossimo ed ecco che allora siamo di nuovo al centro dell’annuncio evangelico: ama Dio, ama il prossimo e allora amerai anche te stesso e non sarai schiavo di nessuno e di nessuna cosa, anzi le cose ti serviranno e ti aiuteranno ad incontrare Gesù.

 

 

LUNEDI’ 13 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE, SORRETTI DAL TUO PATERNO AIUTO, NON CI STANCHIAMO MAI DI OPERARE IL BENE.(Dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

EDOARDO, Santo, Re

Edoardo fu re d’Inghilterra dal 1043 al 1066 e lasciò dietro di sé grande rimpianto nel suo popolo. Egli infatti governò con giustizia, saggezza, e carità verso i bisognosi e l’Inghilterra progredì nel benessere e nella pietà cristiana. A lui si deve la restaurazione del monastero ad ovest di Londra, oggi Westminster. Morì il 28 dicembre 1066 e fu sepolto nella chiesa abbaziale appena restaurata.

Parola di Dio: Rom. 1,1-7; Sal. 97; Lc. 11,29-32

 

"A QUESTA GENERAZIONE NON SARA’ DATO NESSUN SEGNO SE NON QUELLO DI GIONA". (Lc. 11,29)

Pino Pellegrino, con il suo solito stile preciso ed effervescente ha scritto tre piccoli e preziosi libretti su "Gesù e il suo fisico", "Gesù e il suo carattere", "Gesù e il suo mistero", e in uno di questi dice quali siano per lui gli indizi per provarne la divinità. Il primo indizio sono le sue parole che o sono di un pazzo o sono parole divine. Il secondo sono i gesti straordinari, i segni, i miracoli. Il terzo è la sua vita perfetta, la sua testimonianza concreta e continua. Il quarto è quanto ci ha detto di Dio suo Padre, ma il segno fondamentale è proprio "quello di Giona" questo profeta che nel suo tentativo di fuggire all’incarico che Dio gli aveva affidato finisce per tre giorni nel ventre del pesce e, "morto nel mare" viene risputato vivo alla sua missione. Gesù, Il profeta, il Figlio di Dio respinto dagli uomini e messo in croce sarà inghiottito nel grembo di un sepolcro ma sarà restituito vivo per la sua missione di Salvatore: questa e la vera e definitiva firma che Dio Padre mette all’opera del suo Figlio. Non abbiamo più bisogno di altri segni per credere nella divinità di Gesù.. Ma con acutezza Pino Pellegrino dice che oggi c’è ancora un altro segno della divinità di Gesù: "E’ la prova-testimonianza di coloro che vivono per Gesù. Sono uomini che lavorano gratis, eppure sono intelligenti. Sono uomini che sgobbano forte, eppure sono sereni. Sono uomini che portano la croce, ma non la fanno portare. Sono uomini che combattono, ma non uccidono. Sono uomini miti, ma non deboli. Sono uomini beati, ma non rassegnati. Sono uomini che soffrono, ma cantano e camminano. Sono uomini semplici, eppure possiedono lo stile di Dio… Ecco la testimonianza più eloquente della divinità di Gesù. La testimonianza umile, povera, libera, buona, che incontri, ad esempio, al Cottolengo di Torino, nella favelas del Brasile, nelle case di recupero dei tossicodipendenti, nelle case-famiglia… La testimonianza tua e mia che nella vita quotidiana amiamo Gesù, crediamo in Gesù, seguiamo Gesù, perché non è solo il nostro fratello ed il nostro modello, ma è molto di più: è il nostro Dio"

 

 

MARTEDI’ 14 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GLORIA A TE, SIGNORE, PER LA POTENZA DEL TUO VANGELO. (Dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

CALLISTO I Santo, Papa

Prima schiavo, e successivamente diacono di papa Zefirino, Callisto aveva organizzato a Roma il primo cimitero cristiano ufficiale che ancora oggi porta il suo nome. Eletto papa nel 217, si trovò di fronte a difficoltà, molti infatti erano rigoristi con i lapsi (coloro che per paura nelle persecuzioni avevano abiurato alla fede), Callisto mise in atto una disciplina che permetteva la riconciliazione degli apostati Morì nel 222, vittima di una sommossa anticristiana a Trastevere. Fu seppellito nel cimitero della via Aurelia e non in quello che egli stesso aveva organizzato.

Parola di Dio: Rom. 1,16-25; Sal. 18; Lc. 11,37-41

 

"PIUTTOSTO DATE IN ELEMOSINA QUELLO CHE C’E’ DENTRO ED ECCO, PER VOI TUTTO SARA’ MONDO. (Lc. 11,41)

Inizia con il Vangelo di oggi la lettura di una serie di invettive di Gesù contro scribi e farisei e il loro atteggiamento ipocrita. L’occasione è data a Gesù dall’invito a pranzo in casa di un fariseo dove subito è osservato, squadrato, giudicato. Gesù si è seduto a tavola senza fare le abluzioni rituali: grave scandalo che non riguarda per i farisei solo una norma di galateo ma una non osservanza della legge. Vedono solo fin lì ed è come se dicessero a Gesù: "Come dici di essere tanto amico di Dio se poi non osservi le norme che Lui ha dato?". Facendo così di errori ne fanno tanti: primo quello di far passare per divine norme che sono solo umane, secondo riducono Dio ad essere un pignolo che osserva i minimi sbagli per poter condannare, terzo fanno consistere la bontà o meno di una persona in base alla osservanza delle norme. Facile puntare il dito contro i farisei, ma non siamo anche noi un po’ così almeno qualche volta quando ad esempio stabiliamo in ‘ave Maria e Padre nostri’ il prezzo da pagare per il perdono ricevuto, quando noi preti siamo rispettosi osservanti di tutte le rubriche dei messali e poi ci dimentichiamo di Cristo mentre celebriamo la sua Eucarestia, quando ci sentiamo buoni perché abbiamo detto le orazioni, o sotto sotto pensiamo che Dio sia in debito con noi perché per una volta ho donato il sangue oppure ho contribuito a Telethoon o magari ho fatto una offerta per le riparazioni dell’impianto di riscaldamento della chiesa. Gesù davanti a questo formalismo sbotta. Già una volta aveva detto che non è quello che entra dalla bocca che contamina l’uomo, ma quello che viene dal cuore, dalle intenzioni, ora invita a non pensare tanto alla pulizia del bordo del piatto quanto a quello che ci metti nel piatto o, meglio ancora, a quanto prendi dal piatto per condividere con il tuo fratello: cioè il dare per solidarietà e amore, il condividere che purifica molto di più davanti a Dio, loda di più Dio di tutte le purificazioni rituali perché è ciò che l’uomo tiene per se stesso che lo rende impuro davanti a Dio, invece quello che condivide con i fratelli bisognosi, inclusa la vita stessa, lo rende puro e pulito davanti al Signore.

 

 

MERCOLEDI’ 15 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE, O DIO E’ LA MIA SALVEZZA E LA MIA GLORIA. (Sal. 62,8)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

TERESA, Santa, Dottore della Chiesa

La prima donna che ricevette il titolo di dottore della chiesa (1970) è una mistica spagnola i cui scritti indicano una strada sicura a chi vuoi progredire nella preghiera e nella perfezione cristiana. Svelando i segreti della propria esperienza, fatta di amore ardente a cui si unisce un profondo equilibrio, Teresa (1515 - 1582) svela anche la sorgente nascosta a cui attinse la forza di riformare l’ordine Carmelitano. Era entrata a diciotto anni nel Carmelo di Avila, la sua città natale. La grazia fece di lei un’anima decisa a "soffrire o morire" per Gesù.

Parola di Dio: Rom. 2,1-11; Sal. 61; Lc. 11,42-46

 

"GUAI A VOI CHE PAGATE LA DECIMA DELLA MENTA, DELLA RUTA E DI OGNI ERBAGGIO E POI TRASGREDITE LA GIUSTIZIA E L’AMORE DI DIO". (Lc. 11,42)

Seconda bordata di invettive e accuse di Gesù a farisei e scribi: vediamone i motivi. Prima di tutto perché sono talmente pignoli che pagano la decima anche di prodotti insignificanti, non inclusi della legge, pur di sentirsi buoni ma poi passano sopra alle cose fondamentali: la giustizia e l’amore di Dio. Seconda accusa: sono degli esterioristi, amano orgogliosamente farsi vedere e ammirare per la loro presunta giustizia, preferiscono saluti e primi posti cioè preferiscono gli onori piuttosto che mettersi a servizio. Terza accusa: si mascherano talmente che il popolo tratta questi uomini "pii" senza sospettare che sono sepolcri che contengono un morto davanti a Dio, perché hanno fatto morire in loro la grazia per salvare le forme. C’è poi anche una prima accusa agli scribi, agli studiosi della legge, oltre che a essere ipocriti che non fanno quello che insegnano, impongono alla povera gente dei pesi insopportabili, sono diventati dei dittatori che non solo si arrogano il compito di controllare l’osservanza della legge del Signore, ma anche la vita e la coscienza della povera gente. Proviamo anche oggi a tradurle per noi queste accuse di Gesù: le norme, le leggi dovrebbero nascere dal desiderio dell’uomo di essere riconoscente ai doni di Dio; quando è così osservarle è un segno di gioia per noi e per Dio, quando succede il contrario non siamo contenti né noi né Dio. Un esempio per tutti: se io vado a Messa perché c’è l’obbligo della Chiesa sotto peccato mortale, lo farò se ho paura ma non ci andrò volentieri, con gusto, col desiderio dell’incontro con l’amore di Cristo e dei fratelli; se io ho capito che una gioia trovarsi insieme la domenica per celebrare con i fratelli Colui che ci ha salvato e che si fa pane per il nostro cammino, andrò a Messa certamente con un altro spirito e ne uscirò portando i frutti per cui la cena del Signore ci è stata data. Come gli scribi e i farisei il cristiano, chiuso in se stesso, diventa ossessionato dalla perfezione (formale ed esterna), pensa solo alla sua salvezza, vede solo più pericoli in tutto e in tutti. E’ vero che siamo chiamati alla perfezione ma i santi, quando erano qui sulla terra, sapevano di esserlo? Anzi, la maggioranza di essi si considerava peccatore e si recava sovente a chiedere perdono. Guardiamo ancora una volta a come si comporta Gesù: prima ci ama concretamente e ce lo dimostra, poi ci chiede, per la nostra gioia, di dargli una risposta, questa allora, non si deve mai basare sull’obbligo di una legge impersonale ma sull’amore che Dio ci ha manifestato soprattutto in suo Figlio Gesù.

 

 

GIOVEDI’ 16 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

IO SPERO NEL SIGNORE, L’ANIMA MIA SPERA NELLA SUA PAROLA. (Sal. 130,5)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

VINCENZO CIMATTI, Servo di Dio

Nato a Faenza il 15 luglio 1879, maturò la sua vocazione tra i salesiani della sua città e poi venne a Torino dove fu allievo a Valsalice e poi professore incaricato della formazione dei chierici. Si laureò in musica, poi in scienze naturali, poi in filosofia all’Università di Torino. Insegnò agraria, pedagogia, canto. Dal 1912 al 1919 fu direttore dell’Oratorio San Luigi, poi fu di nuovo a Valsalice come direttore fino al 1925 quando fu accolta la sua domanda per andare missionario in Giappone. Lì svolse intensa attività pastorale secondo il carisma di don Bosco. Promosse la fondazione delle suore di carità di Miyzaki, fu apostolo della buona stampa, allargò l’opera dei salesiani con scuole professionali ed oratori. Fu prefetto apostolico a Miyzaki. Versatile, lasciò anche molti scritti di pedagogia, di agraria, di agiografia oltre ad opere di musica, di teatro e 45 libretti d’opera. Morì a Tokio il 16 ottobre 1965. L’allora rettor Maggiore dei salesiani, don Zigiotti lo portò ad esempio come modello di salesianità

Parola di Dio: Rom. 3,21-30; Sal. 129; Lc. 11,47-54

 

"GUAI A VOI DOTTORI DELLA LEGGE" (Lc. 11,52)

Nel Vangelo di oggi si concludono i "guai" che Gesù ha rivolto a tutte le forme di ipocrisie religiose del suo e del nostro tempo. Qui le accuse sono specifiche proprio nei confronti di coloro che dovrebbero essere le guide del popolo: essi mantengono quello che fu l’atteggiamento di altre guide lungo la storia della salvezza che non seppero o non vollero accogliere i segni che Dio dava loro inviando i profeti, ma li uccisero. Sono coloro che hanno in mano la chiave della Bibbia e della storia della salvezza, ma questa chiave la usano solo per chiudere e non per far partecipare tutti ai doni di Dio. Sono accuse che particolarmente io, prete, e tutti i responsabili delle comunità cristiane devono tenere in conto. Ad esempio non basta lamentarsi della grande ignoranza dei cristiani nei confronti della Sacra Scrittura, bisogna anche capire che spesso siamo stati noi che per paure assurde, per aver voluto mantenere per secoli una lingua incomprensibile ai più, per aver avuto paura che qualcuno leggendo la Bibbia ascoltasse quella e non le nostre interpretazioni e le norme umane che imponevamo, abbiamo contribuito ampiamente al crescere di questa ignoranza biblica. Se noi preti vogliamo "governare" le nostre comunità secondo norme riti e tradizioni avremmo poi dei credenti legati solo a questo. Se noi per primi non siamo entusiasti del nostro ministero, se non manifestiamo la nostra gioia per il Signore come possiamo poi pretendere che la gente sia entusiasta? Se già nel nostro modo di pensare, se nella nostra formazione di religiosi non abbiamo capito la paternità di Dio, l’amore concreto di Gesù, la forza e la fantasia dello Spirito Santo che razza di Dio annunceremo? Il Dio delle norme, il Dio che fa paura, il Dio mangia-candele, il Dio esattore di tributi, il Dio compiaciuto dei suoi inferni… ma quanto c’è di cristiano in questi dei? Noi spesso esigiamo dai laici la "conversione", ma quanto siamo disposti a lasciarci convertire? Voi laici, da parte vostra abbiate misericordia nei confronti delle vostre guide, veniamo da secoli di educazioni che ci hanno ridotto a questo, ma anche aiutate i vostri preti, non subiteli passivamente, rispettateli per il loro ruolo, ma stimolateli, aiutateli a far emergere il tanto buono che hanno in essi: se hanno deciso di seguire Gesù lo hanno fatto perché hanno sentito di volergli bene, aiutateli ad estrarre dal loro cuore il bene che certamente hanno, aiutateli ad aver fiducia nel fatto che se Dio li ha chiamati ha anche promesso loro un dono particolare dello Spirito perché possano adempiere alla loro missione.

 

 

VENERDI’ 17 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE, TU SAI CIO’ DI CUI ABBIAMO BISOGNO. (Lc. 12,32)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

IGNAZIO DI ANTIOCHIA, Santo, Martire

Sant’lgnazio d’Antiochia viene ricordato per le intense espressioni di amore verso il Cristo, Ignazio deriva da "ignis" (fuoco), e come fuoco ardeva la fede nel suo cuore. Perseguitato da Traiano, venne condotto a Roma, dove finì i suoi giorni nell’arena, divorato dai leoni. L’ansia di raggiungere Dio, di ritrovare Cristo, gli fece accettare il martirio con gioia; molti cristiani cercarono di evitargli la pena capitale, ma ad essi Ignazio rispose: "Lasciatemi essere il nutrimento delle belve, dalle quali mi sarà dato di godere Dio. lo sono frumento di Dio. Bisogna che sia macinato dai denti delle belve, affinché sia trovato puro pane di Cristo".

Parola di Dio: Rom. 4,1-8; Sal. 31; Lc. 12,1-7

 

"NON TEMETE". (Lc.12,4)

Uno dei nostri peggiori nemici è la paura. Essa ci fa travisare la realtà che invece di essere amica diventa nemica, essa ci spinge a mascherarci e a diventare ipocriti, ci fa sentire soli e abbandonati a forze che sempre ci sono nemiche. Gesù nel vangelo di oggi ci dà delle motivazioni per vincere la paura. Prima di tutto è inutile e assurdo nasconderci e mascherarci. Tutto è semplice e chiaro davanti a Dio. Lui vede i segreti dei nostri cuori, il perché e le motivazioni del nostro agire, Lui ci accetta così come siamo e con Lui, con noi stessi e alla fine anche con il nostro prossimo, le maschere non servono a nulla. Seconda cosa: è vero che la persecuzione per la fede può fare paura; a nessuno fa piacere soffrire, essere presi in giro e magari morire per la propria fede, ma se sei convinto che il Dio della vita è con te non devi aver paura di qualcosa che sai essere solo temporaneo. E non aver paura neanche di Dio: lui non solo non ti è contrario ma ti è amico, ti viene incontro, ha mandato suo Figlio proprio per te. Non lasciare che la paura ti faccia vedere una brutta maschera di Dio da cui stare in guardia. Rispetta Dio perché Lui è il tuo Signore ma non aver paura di Lui; amalo: Lui cerca solo quello da te, dopo che ti ha amato fino al punto di accettare il sacrificio di Gesù offerto per te. Quando ti prende paura perché ti senti piccolo e indegno davanti a Dio, pensa alla sua grandezza e bontà: Colui che ha fatto l’immensamente grande e l’immensamente piccolo, Colui che regge l’universo e lo sostiene è il Tuo Padre buono. Se anche i tuoi peccati fossero rossi come lo scarlatto per Lui che ti ama, diventeranno bianchi come la neve. Vi faccio una confidenza: quando mi prende la paura che Dio non possa perdonarmi le tante incoerenze, gli egoismi, sovente mi ha aiutato questo pensiero: in paradiso saremo tanti, là tutto sarà lampante davanti a tutti: come faremmo allora ad andare d’accordo, magari proprio con le persone che in qualche modo abbiamo offeso? Ci riusciremo perché ciascuno di noi avrà solo da meravigliarsi e lodare Dio per la sua misericordia che ci ha perdonato. (E se cominciassimo a fare la stessa cosa fin da oggi, non riusciremmo forse ad andare più d’accordo?)

 

 

SABATO 18 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE I CRISTIANI FORMINO UN CUOR SOLO E UN’ANIMA SOLA E TUTTI I POPOLI VEDANO LA SALVEZZA. (Dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GIUSTO DI SUSA, Santo Monaco della Novalesa, Martire

Questo san Giusto è particolarmente caro agli abitanti di Susa in quanto è patrono della diocesi e a Lui è dedicata la cattedrale. Ma è difficile identificarlo. Secondo alcuni sarebbe appunto un monaco della Novalesa martirizzato dai Saraceni ad Oulx, secondo altri sarebbe San Giustino di Beauvais, le cui false reliquie sarebbe state portare in Susa da un pellegrino

Parola di Dio nella festa di San Luca: 2Tim. 4,9-17; Sal. 144; Lc. 10,1-9

Parola di Dio nel tempo ordinario: Rom 4,13.16-18; sal 104; Lc. 12, 8-12)

 

"LO SPIRITO SANTO VI INSEGNERA’ ", (Lc. 12,12)

Quando Luca scrive il suo Vangelo nelle comunità cristiane che egli frequenta imperversa la persecuzione. Luca dunque rammenta a se stesso e ai cristiani perseguitati di ogni tempo le parole di Gesù: se noi siamo disposti a rendere la nostra testimonianza a Cristo, Lui stesso si schiererà a nostro favore davanti a Dio e ai suo angeli. Certo, nella persecuzione si può anche cadere. Era successo a Pietro. Gesù non si spaventa di queste nostre debolezze ed è disposto a perdonarci anche quando l’avessimo tradito purché noi non ci mettiamo contro lo Spirito Santo. Infatti chi deliberatamente sceglie di riconoscere o che lo Spirito Santo di Gesù non può perdonare o che la sua opera non è divina, da solo si è già messo nella situazione di chi non vuole accogliere il perdono e la salvezza. E, ultima cosa che Gesù dice a tutti coloro che in tutti i tempi vogliono essere suoi testimoni: "Voi avete un compagno prezioso che vi accompagna ogni giorno di vita: la Spirito Santo". Egli non ci lascia mai. Egli è silenzioso, ma nel silenzio parla. Non si vede ma è forte. Non è ingombrante, non ci porta via niente di nostro ma amandoci ci dona tutto. E’ sapiente, intelligente, dà fortezza. E’ lo stesso Spirito che ha accompagnato Gesù che lo ha confortato nella sua passione, che lo ha fatto risorgere dai morti. Ci è stato promesso e donato. Opera in noi. Ci apre la mente. Ci ricorda quello che Gesù ha detto e fatto. Ci suggerisce come comportarci da cristiani.

Ma bisogna accorgerci di Lui, desiderarlo, invocarlo, affidarci. Lo Spirito può farci vivere in comunione con tutto il creato. Può farci sentire la presenza di Dio. Può guarirci dal male... Perché non rivolgerci a Lui fin dal mattino affinché illumini e guidi la nostra giornata?

 

 

DOMENICA 19 OTTOBRE: 29^ DOMENICA DEL TEMPO DELL’ANNO B

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, LA TUA GRAZIA: IN TE SPERIAMO. (Dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

LAURA, Santa, Monaca. Martire

Laura era monaca in un monastero vicino a Cordova (Spagna) di cui divenne, in seguito, badessa. La sua vita fu travagliata e tormentata. Proprio per il suo credo e il suo rifiuto ad abiurare la fede cristiana, venne accusata e condotta presso il giudice musulmano: calata in una vasca di pece bollente vi mori ovviamente, dopo ore di atroci dolori: era l’anno 864.

Parola di Dio : Is. 53,2-3.10-11; Sal. 32; Eb. 4,14-16; Mc. 10,35-45

 

"CONCEDICI DI SEDERE NELLA TUA GLORIA UNO ALLA TUA DESTRA E UNO ALLA TUA SINISTRA" (Mc. 10,37)

Nel Vangelo di oggi, come in tantissimi altri passi, colpisce soprattutto una cosa: Gesù parla della sua morte imminente, del suo donarsi a noi totalmente e gli apostoli non capiscono. Gesù sta camminando decisamente verso Gerusalemme dove sa che verrà condannato ed essi pensano invece ad un viaggio trionfale e discutono sui primi posti nel nuovo regno. Credo con onestà di poter dire che anche oggi spesso succede così tra noi cristiani. Siamo disposti a seguire il Dio di Gesù quando ci promette protezione, quando pensiamo che essere con Lui ci procuri gloria e paradiso, ma quando il Signore ci mette davanti alle nostre responsabilità, a scelte decisive e magari ci chiede di sacrificare il nostro denaro, le nostre cose, ci chiede di testimoniarlo in quegli ambienti dove essere cristiani non ci agevola nei nostri affari, allora nicchiamo e spesso ci tiriamo indietro. E anche nella comunità ecclesiale, che purtroppo tante volte ammicca alle società civili, spesso Gesù è incompreso e messo da parte, tutte le volte che i credenti confondono il servizio con la scalata al potere e questo sia ai massimi livelli che anche tra i cristiani comuni. E non puntiamo neanche troppo il dito contro Giacomo e Giovanni, anzi pensate che quando Marco scrive il suo Vangelo Giacomo ha già dato la sua testimonianza di fede a Gesù; infatti prima del 44 Erode Agrippa lo aveva fatto decapitare e Giovanni era stato condannato ai lavori forzati nelle cave dell’isola di Patmos proprio perché cristiano. I due e con loro Pietro e gli altri apostoli avevano finalmente capito che "sedere alla destra e alla sinistra di Gesù" significava stare accanto a Lui, ma crocifissi come lui. E noi questo lo abbiamo capito?

 

 

LUNEDI’ 20 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNACI, SIGNORE, A NON ACCUMULARE TESORI SULLA TERRA, MA IN CIELO. (Mt. 6,19)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

IRENE, Santa

La storia di certi santi come quella di Irene, monaca del VI secolo è intessuta spesso di leggenda. Modesta e pudica, ma di eccezionale bellezza, si innamorò di lei un giovane signore che insistentemente la chiese in sposa. Irene fece di tutto per fargli capire che non era possibile, non per antipatia ma per fedeltà alla sua scelta. Il giovane patì talmente il suo rifiuto da ammalarsi in modo grave: Irene si prodigò per la sua guarigione consolandolo con parole ispirate alla gratuità dell’amore e piene di dolcezza. La storia finisce in modo tragico: un indegno religioso, colpito dalla bellezza della fanciulla, cercò di corromperla e, al suo rifiuto, si vendicò con autentica perfidia. Diede da bere a Irene una bevanda che misteriosamente fece apparire in lei i segni della gravidanza. Prima che il fatto potesse essere smentito la voce giunse alle orecchie del primo pretendente che, ovviamente, si sentì preso in giro. Senza indagare sulla veridicità del pettegolezzo, subito mandò un sicario per vendicare il suo onore: la testa di Irene fu recisa di netto con la spada e il suo corpo gettato in un fiume. Non fu difficile provare l’innocenza della Santa, martire suo malgrado e senza colpa, vittima di chi... l’amava tanto.

Parola di Dio : Rom. 4,20-25; Cant. da Lc. 1,69-75; Lc. 12,13-21

 

"GUARDATEVI E TENETEVI LONTANO DA OGNI CUPIDIGIA". (Lc. 12,15)

Nel Vangelo si parla di soldi. Anzitutto: un litigio tra fratelli per questione di eredità (cosa attualissima); viene chiesto il parere di Gesù ma lui si defila, non vuole entrare nel merito della discussione. Facendo così Gesù, ancora una volta, se ce ne fosse bisogno svela il volto di un Dio adulto che ci tratta da adulti. Mi spiego: troppe volte abbiamo una brutta idea di Dio e lo invochiamo nella preghiera per intervenire: perché Dio non ferma le guerre? Perché Dio lascia morire di fame i bambini? Semplicemente perché le guerre le dobbiamo fermare noi e i bambini muoiono di fame per tutta una serie di responsabilità, non ultima il fatto che noi mangiamo troppo. Molta gente vorrebbe un Dio preside che entra nella classe indisciplinata di adolescenti per punire i cattivi e premiare i buoni. Macché: Dio sa che possiamo benissimo da soli, da adulti affrontare questa ed altre questioni. Gesù si dissocia dall’entrare nella disputa dell’eredità per richiamare al confronto adulto questi due fratelli, per richiamarli alla loro intelligenza… Nella parabola del ricco accaparratore Gesù invita al realismo: la sua non è una minaccia: "ricorda che devi morire", quanto una considerazione: "dove stai giocando la tua vita?" Il denaro si pone a servizio dei bisogni essenziali e non può diventare la ragione della nostra vita. Facile a dirsi, difficile da vivere: il lavoro ci travolge, modelli e stili di comportamenti sempre più costosi ci vengono proposti come essenziali, ci si fa credere che la nostra felicità consiste nel possedere e nell’apparire. Gesù richiama al "dentro", al "vero" di noi, alle cose grandi, non ai piccoli progetti. Dunque l’atteggiamento del cristiano verso il denaro è funzionale, non primario, il cristiano sa che il denaro è un ottimo servo e un pessimo padrone..

 

 

MARTEDI’ 21 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI A VEGLIARE E PREGARE OGNI MOMENTO PER ESSERE DEGNI DI CRISTO. (Lc. 21,36)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

CELINA, Santa, Monaca

Celina, vergine di Meaux (Francia). Nacque da una nobile famiglia e si consacrò al Signore nella vita monastica, rinunciando al fidanzato che la voleva per sé. Nel silenzio del monastero diede senso alla sua vita adorando il Cristo e pregandolo incessantemente Mori nel 480.

Parola di Dio : Rom. 5,12-15. 17-21; Sal. 39; Lc. 12, 35-38

 

"SIATE SIMILI A COLORO CHE ASPETTANO IL PADRONE QUANDO TORNA DALLE NOZZE PER APRIRGLI SUBITO, APPENA ARRIVA E BUSSA." (Lc. 12,36)

Spero di non scuotere nessuno se affermo una cosa che tutti sappiamo, cioè che prima o poi tutti moriremo. Ma viviamo come se non dovesse mai succedere ... E' terribile ciò che dico, ma abbastanza vero: quello che non ci piace, quello che stentiamo ad accettare facciamo finta che non esista, che non debba mai succedere a noi. Di morte non si parla, o se ne parla male, nessuno che ti dia uno straccio di suggerimento per morire. Anzi, meglio non parlarne, e, sempre di più, si fa fatica anche a parlarne con i propri familiari, magari malati terminali. Eppure: il senso della morte non è forse fondamentale per vivere? Sapere cosa sono, che cosa mi accadrà, non è forse indispensabile per vivere con serenità? C'è bisogno di Vangelo per vivere, e per morire. Non come se la morte fosse una tragedia immane da temere ed evitare, non come lo scacco definitivo alle nostre tante ambizioni. No: la morte va letta nel contesto della fede, alla luce di questa pagina che ci invita alla vigilanza, ad aspettare con ansia, con perseveranza il ritorno dello sposo. Ce la faremo? Riusciremo finalmente ad ascoltare il più profondo e il più vero che c'è in noi per sentire il rumore della sorgente che ci ha creati e del mare a cui siamo destinati? Vivere alla presenza del ritorno di Gesù, dell'abbraccio finale, significa fin d'ora cambiare la nostra vita, orientarla verso il Signore, far diventare la nostra vita una veglia nella notte, rendersi conto che la nostra tenda non è piantata per sempre su questa terra, ma che altre terre ci aspettano. L’eternità, per ognuno, è già iniziata il giorno della nostra nascita ed è attraverso essa che noi possiamo spendere bene la nostra vita, per farla fiorire là dove siamo stati piantati. Credo che un po' di sano realismo e un briciolo di crudezza eviterebbe montagne di litigi, di alterchi, di antipatie. Basterebbe fare memoria che siamo di passaggio, che il nostro Destino è diverso, più grande, per evitare le trappole della presunzione di immortalità. Sì, Qualcuno ci aspetta, oltre il salto, Qualcuno ci abbraccerà. Non dobbiamo temere perché al Padre è piaciuto darci il suo regno. Vivere in questa prospettiva significa non lasciarsi consumare dal quotidiano e dall’affanno del presente, ma alzare lo sguardo (o, meglio, buttarlo dentro) per vedere la presenza del Signore.

 

 

MERCOLEDI’ 22 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

IL NOSTRO AIUTO E’ NEL NOME DEL SIGNORE CHE HA FATTO CIELO E TERRA. (Sal. 124,8)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

SALOME’,Santa

Salomè fu molto fortunata: conobbe il Cristo. Era infatti sua "zia", in quanto sorella di Maria, Madre di Gesù. Fu tra le donne che piansero Gesù sotto la croce e che si recò al Santo Sepolcro il mattino della resurrezione. Madre degli Apostoli Giacomo e Giovanni, di lei non si conosce altro.

Parola di Dio: Rom. 6,12-18; Sal 123; Lc. 12,39-48

 

"BEATO QUEL SERVO CHE IL PADRONE ARRIVANDO TROVERA’ AL SUO LAVORO". (Lc.12,43)

Anche oggi il Vangelo di Gesù ci invita alla vigilanza, ad essere preparati all’incontro definitivo con il Signore.

Tra le tante belle pagine che Don Sergio Messina ha raccolto nel suo libro: "Vivere la morte" mi è caro riportarvi oggi la descrizione della morte di quel grande scrittore russo che fu Fedor Dostoevskij così come la raccontò uno dei suoi figli: Mia madre capì che mio padre aveva le ore contate. Anche mio padre lo capì. Come sempre nei momenti più significativi della sua vita, prese il Vangelo. Pregò la moglie di aprire a caso la sua vecchia bibbia degli anni di prigione e di leggere le prime righe su cui le sarebbe caduto lo sguardo. Nascondendo le lacrime, mia madre lesse ad alta voce: "Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni a me? Ma Gesù gli disse: Non mi trattenere, perché conviene che così adempiamo ogni giustizia". Dopo che mio padre ebbe ascoltato queste parole di Gesù, restò per un attimo pensieroso, quindi disse alla moglie: "Hai sentito? Non mi trattenere! La mia ora è arrivata, devo morire!"… Si confessò e ricevette l’estrema unzione. Quando il religioso se ne fu andato, ci chiese di entrare nella sua camera, prese le nostre piccole mani fra le sue e pregò mia madre di leggere la parabola del figliol prodigo. Ascoltò la storia con gli occhi chiusi, immerso nei suoi pensieri. "Figli miei non dimenticate mai quel che avete appena sentito", ci disse con voce flebile. "Abbiate assoluta fiducia in Dio e non disperate mai del suo perdono. Io vi voglio molto bene ma il mio amore è poca cosa a confronto di quello infinito di Dio per tutti gli uomini che ha creato. E se anche un giorno nella vita vi dovesse capitare di commettere un delitto, confidate sempre in Dio. Voi siete i suoi figli: umiliatevi davanti a Lui come davanti a vostro padre, implorate il suo perdono ed egli si rallegrerà del vostro pentimento come si è rallegrato del ritorno del figliol prodigo"

 

 

GIOVEDI’ 23 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, E’ VIVA ED EFFICACE. (Eb. 4,12)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GIOVANNI DA CAPESTRANO, Santo, Sacerdote

Governatore di Perugia, Giovanni (1386 - 1456) aveva trent’anni quando entrò nell’ordine francescano. Ordinato sacerdote nel 1425, predicò attraverso l’Europa la devozione al nome di Gesù. Sostenne e animò la resistenza contro i turchi, battuti a Belgrado nel 1456. In precedenza era stato al concilio di Firenze, dove aveva condotto una rappresentanza di Armeni in vista di una riconciliazione delle chiese separate. All’unità della chiesa, compromessa dal grande scisma di occidente, lavorò per tutta la vita.

Parola di Dio: Rom. 6,19-23; Sal. 1; Lc. 12,49-53

 

"PENSATE CHE IO SIA VENUTO A PORTARE LA PACE SULLA TERRA? NO, VI DICO, MA LA DIVISIONE". (Lc. 12, 51)

Spesso le religioni, le abitudini, i ritualismi hanno ridotto la fede ad una bottega: si crede in Dio perché si ha paura di Lui, si pensa di comprarci le sue grazie con preghiere, devozioni, sacrifici e ceri. Si accettano le inevitabili sofferenze confortandoci con il fatto che saranno premiate… insomma su Dio ci si rifà a tanti luoghi comuni dovuti più all’idea di Dio, di giustizia, che abbiamo noi che non a quanto Dio ha rivelato di se stesso. Un altro esempio: la venuta di Cristo porta la pace! Perfino gli angeli sulla grotta di Betlemme cantano pace agli uomini di buona volontà, dunque chi sceglie Dio dovrebbe avere pace, sicurezza, serenità… Eppure lo stesso Gesù che risorto augura sempre la pace ai suoi dice poi di non essere venuto a portare la pace ma la divisione. Come la mettiamo? Prima di tutto direi che se vogliamo davvero incontrare il Dio di Gesù dobbiamo liberarci dai luoghi comuni su Dio. Non si va al mercato per comprare il Dio che si vuole, quello che ci piacerebbe fosse così secondo i nostri ‘sani’ ragionamenti. Seconda cosa, dobbiamo liberarci dal pensiero che se incontriamo Dio automaticamente siamo a posto, non abbiamo più difficoltà, siamo sereni e assicurati per la vita eterna.

Dio prima di tutto è più grande di me e di ogni creatura e quindi è soprattutto mistero nel quale immergerci con fede e non semplice idea o materia da vivisezionare con i nostri piccoli ragionamenti. Quello che io conosco di Dio è quello che Lui ha voluto rivelarmi di se stesso soprattutto attraverso Gesù. Se guardo a Lui, allora, poco per volta comincio a capire che pace per Gesù non è tranquillità, assenza di lotta, ma avere Dio nel cuore mentre si lotta per Lui o mentre altri lottano contro di noi per lottare contro di Lui. D’altra parte se Gesù è il volto di Dio basta guardare la sua vita: "Venne tra i suoi e i suoi non lo accolsero", nasce bambino e un piccolo re uccide dei bambini pur di toglierlo di mezzo, è uomo di fede e i religiosi si accaniscono contro di Lui, parla di pace e finisce su una croce… No! Per capire Dio non si deve costruirlo a nostra immagine e somiglianza, non si deve andare alla bottega delle religioni per comprare il Dio che più ci aggrada, ma bisogna con fede guardare a Gesù: solo in lui troviamo il vero volto di Dio.

 

 

VENERDI’ 24 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

ILLUMINA GLI OCCHI DEL NOSTRO CUORE PERCHE’ SAPPIAMO COMPRENDERE I SEGNI DEI TEMPI NUOVI. (Lc. 21,29-31)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

NICCOLO’ GIOVANNI BATTISTA OLIVIERI Servo di Dio

Fondatore dell’Opera per la Redenzione dei Bambini Etiopi.

Era nato a Voltaggio (Alessandria) il 21 febbraio 1792. Fu ordinato sacerdote il 18 Febbraio 1815 e si interessò particolarmente dei poveri, dei diseredati e carcerati, ma soprattutto si rese conto che con la collaborazione di tanti altri sarebbe potuto venire in aiuto a tanti bambini etiopi venduti come schiavi sui mercati egiziani. Rivolgendosi allora a ricchi e nobili di Alessandria e di Torino riuscì con l’aiuto di alcuni collaboratori a riscattarne ben 1233 che poi venivano accolti in varie istituzioni ed aiutati a costruirsi una propria vita indipendente. Morì a Marsiglia il 24 ottobre 1864

Parola di Dio: Rom. 7,18-25; Sal. 118; Lc. 12,54-59

"COME MAI QUESTO TEMPO NON SAPETE GIUDICARLO?". (LC. 12,56)

Viviamo nella società delle immagini. Ogni giorno i nostri occhi spaziano per tutto il mondo; nell’arco di un telegiornale visitiamo i cinque continenti, scendiamo nelle profondità del mare o ammiriamo stelle lontana anni luce da noi. Grazie poi alla scienza e alla tecnica possiamo addirittura fare previsioni sul futuro sia nel campo della meteorologia, dell’economia, della politica. Ma sappiamo davvero vedere? Cioè, capire il nostro presente? Riusciamo a vedere l’opera di Gesù per noi? Riusciamo ad esempio a guardare e vedere alla luce della fede l’opera del Regno di Dio che è già fra di noi? Qualche volta siamo bravi a cogliere le negatività del nostro mondo, impariamo anche a vedere i segni positivi nei gesti di liberazione, speranza e solidarietà tra gli uomini, gruppi, chiese, nazioni, in tanti uomini e donne che amano i fratelli, i poveri, i malati e consacrano ad essi la propria vita. Il Regno di Dio è presente ed opera anche negli occhi che piangono con chi soffre e che sorridono con i fratelli, in tutti coloro che lavorano per la pace e l’eliminazione della fame e del sottosviluppo. In ogni uomo e in ogni donna che cerca Dio con cuore sincero, in una parola in tutto quello che è bontà e amore. Se sappiamo guardare e vedere in questo modo ci sarà allora anche semplice vedere meglio il nostro ruolo in questo nostro mondo e scopriremo sempre più che la volontà di Dio non è un peso ma ci inserisce invece nella sua volontà di amore e di bene per ogni uomo sulla terra.

 

 

SABATO 25 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CREA IN NOI UN CUORE GENEROSO E FEDELE PERCHE’ POSSIAMO SERVIRTI CON LEALTA’ E PUREZZA DI SPIRITO. (Dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

DARIA, Santa, Martire

Visse nel III secolo. Era pagana, sacerdotessa della Dea Vesta. Convertita da Crisauto, cominciò con lui a predicare il Vangelo. Scoperti e consegnati al tribuno Claudio riuscirono a convertire anche lui. Non sfuggirono però alle torture e alla fine vennero gettati in una fossa e sepolti sotto un cumulo di terra e sassi.

Parola di Dio: Rom. 8,1-11; Sal. 23; Lc. 13, 1-9

 

"CREDETE CHE QUEI GALILEI FOSSERO PIU’ PECCATORI DI TUTTI I GALILEI PER AVER SUBITO TALE SORTE?". (Lc 13,2)

Gesù commenta due episodi di cronaca successi in quel periodo a Gerusalemme: una repressione brutale nel Tempio da parte di soldati romani e il crollo della torre di Siloe. Gesù – a sorpresa – afferma che gli uomini uccisi durante questi due fatti non erano più o meno peccatori degli altri. Una frase buttata lì con semplicità e che pure scardina molte nostre false sicurezze. Quante volte sentiamo dire: "Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?" Malgrado l’apparenza ci spinga a formulare tali pensieri, la Bibbia afferma il contrario: disgrazia e fortuna non sono legati al nostro comportamento, né ad una punizione di Dio, ma diventano l’occasione, come asserisce Gesù, di accorgerci che la vita è un soffio e che occorre davvero cogliere ogni momento per cambiare e per riscoprire la meta a cui siamo chiamati. La vita – ci ricorda il Maestro – è un’unica occasione che ci è data per scoprire la Verità in noi. La vita, fortunata o tragica che sia, non è che lo strumento con cui impariamo a scoprire la pienezza nascosta nelle cose. Se anche la nostra vita attraversa momenti di fatica, Dio non è lontano ed interviene, e chiede a noi di agire in nome suo. Dio non guarda indifferente alle tragedie del mondo, ma chiede a noi di renderlo presente accanto a chi soffre. La vita è dunque un’opportunità da cogliere per scoprire chi è Dio e chi siamo noi. Non esiste una vita più o meno semplice, ma ogni vita è un soffio breve che siamo chiamati a vivere con intensità e gioia. Gesù ci svela il volto di un Dio che pazienta, che insiste perché il fico produca frutti. La conversione, il cambiare atteggiamento, il riorientare la nostra vita è il frutto che ci è chiesto. Dobbiamo fermarci davanti agli eventi tristi della vita senza incolpare Dio, né scuotere la testa e tirare innanzi, ma guardarli come un monito che la vita stessa ci rivolge per giocare bene la nostra partita. Dio, da parte sua, è un Dio che conosce, che interviene, ma che rispetta, trattandoci da adulti, le nostre scelte, anche se catastrofiche e schiavizzanti. Sapremo riappropriarci del senso della vita e dell’opportunità del convertirci?

 

 

DOMENICA 26 OTTOBRE: 30^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU’, LUCE DEL MONDO, DONACI DI VEDERE IL BENE. (Gv. 8,12)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

FLORO, Santo, Martire

Floro fu un martire. Della sua vita si conosce pochissimo: di certo si sa che nel 250, per non rinunciare alla sua fede, diede la vita nel nome di Cristo durante la persecuzione di Decio.

Parola di Dio: Ger. 31,7-9; Sal. 125; Eb. 5,1-6; Mc. 10,46-52

 

"BARTIMEO, CIECO, SEDEVA LUNGO LA STRADA A MENDICARE". (Mc. 10,46)

Il Vangelo di oggi ci presenta un miracolo di Gesù che dona la vista ad un cieco, Bartimeo che, lasciato solo fuori della città, incapace di vedere, è il segno della povertà più assoluta in cui noi uomini, lasciati a noi stessi, siamo piombati. Il miracolo e il susseguirsi degli avvenimenti dunque non solo narrano il fatto della guarigione ma indicano anche il cammino liturgico battesimale che permette al cristiano di inserirsi nel progetto di Cristo e di ricevere da Lui la salvezza. Guardiamo prima di tutto all’atteggiamento di Gesù. Egli di fronte al grido del cieco, incurante di coloro che cercavano di far tacere questa povera persona, lo fa chiamare dagli apostoli (la Chiesa che sarà incaricata di dare il battesimo). Gli domanda che cosa si aspetti da Lui, quasi a dirgli : "Vuoi tu aprire gli occhi ed essere battezzato?", poi gli dice: "La tua fede ti ha salvato" e il cieco non soltanto ci vede ma ha ricevuto la luce interiore, è nella fede e la salvezza si è operata in Lui. Guardiamo poi a Bartimeo. Egli è cieco e solo, in tutto dipendente dagli altri, ma sente Gesù che passa e animato di fiducia grida verso di Lui invocandolo per nome e riconoscendolo Messia (è un po’ come il Kirie eleison, la richiesta di perdono, il riconoscere la propria incapacità a salvarsi da soli). Di fronte alla chiamata di Gesù non ha perplessità, si sbarazza del mantello sua unica sicurezza (con questo anticipa la certezza della grazia già ottenuta). Riavuta la vista si mette poi al seguito di Gesù, compito di ogni battezzato. Per essere discepoli fedeli di Gesù è necessaria la sua luce. Lui è venuto per illuminare ogni uomo. Noi nel Battesimo ci siamo rivestiti della sua luce, siamo passati anche noi, come Lui, dalla morte alla vita, con il suo Spirito abbiamo la forza di accogliere e mettere in pratica le richieste anche più rischiose del vangelo. Dobbiamo però, come Bartimeo avere la prontezza a sentire la sua voce, ad alzarci, a lasciare le nostre sicurezze umane, a fidarci del Signore, dei suoi progetti e incamminarci sui suoi sentieri. Allora diventeremo anche noi portatori di luce, infatti i doni ricevuti da Gesù non sono solo per noi ma per tutti

 

 

LUNEDI’ 27 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

ABBA’, PADRE. (Rom. 8,15)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

CIRIACO, Santo, Patriarca

San Ciriaco fu patriarca di Costantinopoli. Ebbe una vita travagliata a causa di alcune questioni con papa Gregorio Magno e alcuni vescovi. Visse la sua vita di cristiano con serietà e rigore, combattendo le falsità e le nefandezze del suo tempo. Morì nel 606.

Parola di Dio: Rom. 8,12-17; Sal. 67; Lc. 13,10-17

 

"CI SONO SEI GIORNI IN CUI LAVORARE IN QUELLI VENITE A FARVI CURARE E NON IN GIORNO DI SABATO". (Lc. 13,14)

"Prima Dio o prima gli uomini?" "Nelle scelte del Cristiano occorre prima la dimensione verticale o quella orizzontale?", "Il vangelo è una buona notizia perché annuncia Dio agli uomini e vuol portarli a Lui oppure perché impegna gli uomini nella propria liberazione da ogni forma di schiavitù?" In fondo queste domande non fanno altro che esprimere in altro modo il Vangelo di oggi. Siamo nella sinagoga (luogo dell’incontro tra l’uomo e Dio) si sta celebrando il sabato (il giorno di Dio reso sacro da un comandamento e contornato da molte leggi religiose e tradizione per esprimere l’assoluta superiorità di Dio su tutte le cose), c’è una donna malata (ed ogni malattia morale o materiale è sempre espressione del ‘male’ cioè di qualcosa o qualcuno che si oppone a Dio), è malata da diciotto anni (quindi la sua guarigione un giorno prima o dopo non cambierebbe di molto la sua situazione, almeno per il capo della sinagoga), eppure Gesù la guarisce (la liberazione dell’uomo non è forse la maggior gloria di Dio?), il rappresentante della religione si scandalizza (non vede una donna guarita ma una regola infranta), il popolo gioisce e loda Dio (l’istinto religioso dei semplici capisce Dio più degli esperti). Che cosa vuol dirci Gesù con tutto questo? Gesù non mette prima Dio o prima l’uomo: Dio è sempre prima perché Dio è per l’uomo. Dio non perde niente della sua gloria per questo miracolo in giorno di sabato anzi, l’onore e la grandezza di Dio si manifestano proprio nella sua misericordia e nel suo amore per l’uomo. L’osservanza del sabato e qualsiasi altra legge deve celebrare questo amore di Dio che vuole il bene dell’uomo e non ostacolarlo con formalismi ritualistici e falsi sensi di peccato che Dio non approva. Partendo da questo principio ciascuno di noi, oggi cerchi di applicarlo alla vita, ad esempio come possiamo lodare veramente Dio la domenica? Oppure fino a che punto posso impegnarmi per la liberazione dell’uomo a fianco di fratelli non credenti?

 

 

MARTEDI’ 28 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

MANDA, SIGNORE, IL TUO SPIRITO CHE PRENDA DIMORA IN NOI. (Ef. 2,22)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

SIMONE E GIUDA, Santi Apostoli

Il soprannome di "zelota" dato a Simone sta ad indicare che Gesù non ha esitato a rivolgere la sua chiamata a un esponente del partito antiromano, che aveva scelto la via della violenza e voleva ristabilire il regno di Israele sollevando il popolo contro gli occupanti pagani. Divenuto uno dei Dodici, Simone imparerà dal suo maestro le vie dell’umiltà e dell’amore che conducono attraverso la croce al regno di Dio. La violenza dello zelota cederà il posto alla forza del testimone del Cristo crocifisso. Per quanto riguarda Giuda, detto anche Taddeo, la domanda che egli rivolge a Gesù dopo la cena riflette l’attesa di un messia vittorioso che si impone con la sua potenza a tutto il mondo. La risposta di Gesù indica a Giuda e a tutti noi il modo in cui egli si manifesta: attraverso coloro che credono nel suo amore e lo lasciano penetrare nella propria vita, in essi Gesù è presente, unitamente al Padre suo.

Parola di Dio nella festa dei Santi Simone e Giuda : Ef. 2,19-22; Sal. 18; Lc. 6,12-16

 

"NE SCELSE DODICI AI QUALI DIEDE NOME DI APOSTOLI". (Lc. 6,13)

Se oggi ci fosse un novello san Luca e dovesse scrivere la lista degli apostoli, quali nomi la comporrebbero? Chiariamo subito qualche particolare: nella lista del Vangelo gli apostoli sono dodici, di cinque di essi conosciamo i particolari della chiamata degli altri sette no. Nella chiesa primitiva poi furono chiamati apostoli anche Paolo e Barnaba, i primi missionari del Vangelo. Il termine apostolo, poi, sta ad indicare qualcuno chiamato per stare con Gesù e per andare ad annunciare e testimoniare il suo nome. Dunque nella ipotetica lista degli apostoli di oggi ci stanno bene il Papa, i cardinali, i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, ma anche ogni laico che in virtù del proprio battesimo è stato costituito apostolo e missionario di Gesù.. Dunque in quella lista c’è il nome di ogni cristiano e quindi anche il mio nome. Di questo gioiamo ma, attenzione! Dei milioni di cristiani dei nostri giorni quanti sono consapevoli o degni di questo nome e di questa vocazione? Io stesso che ho ricevuto tanto dalla fede, sto in quella lista come i due apostoli ricordati oggi o come Giuda Iscariota, "quello che lo tradì"? Dio offre a ciascuno di noi i suoi doni, Gesù "non ci chiama servi ma amici", ma non per questo abbiamo la certezza della nostra risposta. Mi piace, scorrendo la lista di quei dodici o scrivendo le poche righe dei santi quotidiani, scoprire che Dio non ci vuole tutti uguali, che ci si può fare santi in tanti modi diversi e con caratteristiche individuali e particolari, però, ce la sto mettendo tutta per rispondere all’offerta di amicizia che Dio continua ad offrirmi?

 

 

MERCOLEDI’ 29 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO SANTO, VIENI IN AIUTO ALLA NOSTRA DEBOLEZZA E PREGA PER NOI. (Rom. 8,26)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

ERMELINDA, Santa

Nata nell’attuale Belgio, ancora giovane si sentì chiamata alla preghiera e alla contemplazione; per questo rifiutò ogni proposta di matrimonio e abbandonò ogni ricchezza materiale per cercare solitudine e silenzio. Morì a 48 anni verso la fine del VI secolo.

Parola di Dio: Rom. 8,26-30; Sal. 12; Lc. 13,22-30

 

"UN TALE GLI CHIESE: SIGNORE, SONO POCHI QUELLI CHE SI SALVANO? RISPOSE: SFORZATEVI DI ENTRARE PER LA PORTA STRETTA…".

(Lc. 12,23-24)

Don Curtaz, in una delle sue omelie sempre affascinanti per lo stile e per il contenuto racconta l’ aneddoto di quel vecchietto montanaro, burbero e scontroso, che si sente chiedere da alcuni villeggianti quanto tempo ci si impiegasse per i piani dell’Entrelor. Il vecchietto, senza alzare lo sguardo da terra disse: "Cammina". Un po’ infastiditi, pensando che questi non volesse loro rispondere se ne andarono. E il vecchietto: "Un’ora e tre quarti". Incuriositi si fermarono e gli dissero: "Perché non ce l’ha detto prima?" rispose: "Dovevo vedere come camminavate". Siamo seri: se volete andare in montagna bisogna camminare; ognuno al suo passo, certo, ma bisogna faticare e salire. Poi lo sguardo comincia a spaziare, supera l’orizzonte, emergono nuovi panorami. Gesù risponde così a quei tali che chiedono quanti si salvano: "Tu, cammina". La fede non è un compito di ragioneria, una scienza esatta. La fede è cammino, fatica, coinvolgimento. All’uomo che chiede una ricetta Dio propone un cammino, all’uomo che cerca una scorciatoia per la felicità, Dio indica un lavoro forse duro ma onesto, vero, che ti cresce. Gesù ammonisce a non cadere nella visione di una fede "kit di salvataggio", al notes pieno di messe subite e di fioretti vissuti, all’andare davanti a Dio convinti della propria salvezza. Ma come: dopo tutta la mia disponibilità, le mie preghiere, le mie devozioni Gesù asserisce di non conoscermi? Sì: il Signore conosce il vizio dell’abitudine, la tensione che si molla, una fede scorciatoia e apparenza. Volete essere discepoli? Camminate. Volete seguire le orme di Gesù? Muovete il primo passo. E’ un tempo strabiliante, il nostro. Tempo duro e ricco, tempo denso e teso dove i cristiani sono chiamati a re-inventarsi, a ri-motivarsi, a ri-dirsi, a celebrare in modo nuovo la solita fede. Non bastano duemila anni di cristianesimo alle spalle, un’organizzazione capillare, schiere di religiose e oratori per vivere oggi Cristo. Gesù ce lo dobbiamo sentire bruciare dentro. Lo Spirito Santo, solo che gli diamo un po’ di ascolto suggerirà a ciascuno come portare questo fuoco nella propria e nell’altrui vita.

 

 

GIOVEDI’ 30 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

CRISTO CI HAI AMATI OFFRENDOTI A DIO IN SACRIFICIO DI SOAVE PROFUMO. (Ef. 5,2)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

CELSINO, Santo, Vescovo

Di lui sappiamo solo che fu vescovo di Toul (Francia), amato dai suoi fedeli per la grande carità che lo faceva tutto a tutti. Morì verso il 450.

Parola di Dio: Rom. 8,31-39; Sal. 108; Lc. 13,31-35

 

"GERUSALEMME, GERUSALEMME CHE UCCIDI I PROFETI E LAPIDI COLORO CHE SONO MANDATI A TE, QUANTE VOLTE HO VOLUTO RACCOGLIERE I TUOI FIGLI COME UNA GALLINA LA SUA COVATA SOTTO LE SUE ALI E NON AVETE VOLUTO!". (Lc. 13,34)

Leggendo la vita di molti santi, specialmente mistici e mistiche, non si può non essere impressionati davanti al loro desiderio di riparare davanti a Dio il peccato degli uomini e qualche volta addirittura invocare prove e sofferenze per aver modo di dimostrare a Dio il loro volergli bene anche a nome di tanti che non si ricordano di Lui, che lo disprezzano, che non sanno neppure dire un grazie sincero per i beni ricevuti. Se, nella nostra mentalità, prendiamo distanza dalle sofferenze invocate, quasi che a Dio piacesse vederci soffrire, d’altra parte non possiamo non capire questi cuori innamorati e pieni di riconoscenza che concretamente soffrivano e soffrono davanti all’incomprensione e all’ingratitudine degli uomini. Gesù stesso in questo accorato appello a Gerusalemme dice chiaramente che Dio ha fatto di tutto per il suo popolo: lo ha scelto, lo ha curato, ha cercato di radunarlo con l’affetto di una madre, ha mandato patriarchi e profeti, ha mandato suo Figlio ma purtroppo non solo non è stato compreso ma da qualcuno completamente dimenticato, da altri sfruttato per i propri interessi e i suoi doni sono stati usati malamente. Proviamo ad applicare questo pensiero a noi stessi. Noi spesso ci lamentiamo per quello che ci manca, qualche volta addirittura rimproveriamo Dio di non fare abbastanza per noi, ma ci rendiamo conto di quanto abbiamo ricevuto? Che cosa ho io in più di tanti miei fratelli che non hanno potuto conoscere Gesù? Che meriti ho di essere nato in un paese dove, bene o male, ho tutto il necessario ed anche il superfluo mentre milioni di persone oggi soffriranno la fame? E il dono della vita, della salute, delle prove per crescere nella fede? E i doni personali? Non provo meraviglia e quindi gratitudine quando penso a tutto questo e non provo dispiacere per me quando non capisco la bontà di Dio, quando vedo tutto in negativo, quando "faccio la punta a Dio" per qualcosa che mi sembra non adatto o troppo impegnativo per me? E come mi sento e reagisco davanti all’ingratitudine e al peccato di tanti uomini? Il mio cuore soffre davvero perché Dio non è accolto e non è amato?

 

 

VENERDI’ 31 OTTOBRE

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI DI OTTENERE CIO’ CHE PROMETTI E FA’ CHE AMIAMO CIO’ CHE COMANDI.  (Dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

ARNOLFO, Monaco di Novalesa. Santo, Martire

Alla abbazia di Novalesa, nella diocesi di Susa si ricorda un monaco con questo nome vissuto all’inizio del secolo X che versò il suo sangue per Cristo durante una invasione di Saraceni. Le sue reliquie si trovano nella chiesa parrocchiale di Novalesa sconsacrata all’inizio del secolo XIX e allora dedicata proprio al santo martire.

Parola di Dio: Rom. 9,1-5; Sal. 147; Lc. 14,1-6

 

"E’ LECITO O NO CURARE DI SABATO?". (Lc. 14,3)

Sovente, al mattino o alla sera, quando faccio un po’ di esame di coscienza, mi chiedo se davvero sono capace di amare Dio e mi chiedo anche che cosa devo fare, quali sue leggi applicare meglio, come essere all’altezza dei doni che Lui mi ha dato, e su queste risultanze comincio a fare i miei progetti per il giorno nuovo o per il domani. Certamente è un buon metodo anche per ricordarsi dei propri doveri, ma è sufficiente? Spesso mi accorgo che cerco di amare Dio e il prossimo, per sentirmi a posto davanti a Lui, per paura essere ‘castigato’ se non osservo tutte le sue leggi e anche il mio prossimo, che a parole dico di voler amare come me stesso, non è forse amato più per sopportazione che non per vera fratellanza e amore disinteressato? Se penso a questo ancora una volta mi accorgo che la legge di Dio è cosa buona ma se non c’è Gesù, vivo e amato, essa non riesce a darmi l’amore di Dio e del prossimo nel modo completo. Ancora una volta il Vangelo di oggi mi dice che se io sono un osservante tutto preso dagli scrupoli di non sbagliare nella legge di Dio, rischio di non vedere quel povero idropico che aspetta la guarigione, rischio addirittura di scandalizzarmi dall’operare di Gesù che non è "secondo le norme", rischio addirittura di diventare deicida nel nome della legge di Dio. Gesù questa mattina sembra dirmi: "Fai pure i progetti per questa giornata, cerca pure le cose che dovresti fare meglio e secondo la legge di Dio (e sono tante), ma se davvero vuoi amare me e i fratelli, non intristirti per la perfezione dell’osservanza, lascia il cuore aperto, gli occhi curiosi, le mani disponibili: forse proprio tra i tuoi, oggi troverai qualcuno che ha bisogno di un sorriso, di una parola, di una mano, qualcuno che magari disturberà i tuoi progetti di perfezione, ma che con la sua richiesta, se vorrai, ti insegnerà ad amare come vuole Dio"

     
     
 

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