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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

http://spazioinwind.libero.it/schegge

a cura di don Franco LOCCI

 

SETTEMBRE 2003

 

 

LUNEDI’ 1 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

FA’, O SIGNORE, CHE IL GERME DEL BENE SI SVILUPPI IN NOI FINO ALLA SUA PIENEZZA. (Dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

EMERICO DI QUART, Beato, Vescovo di Aosta

Nato a Quart verso la metà del XIII secolo, nel periodo in cui fu Vescovo di Aosta ebbe uno spirito forte e brillante, inflessibile davanti la male ma anche di modi garbati. Aveva studiato e conseguito il grado di Dottore all’Università, però presto sentendo la vacuità delle cose aveva preferito ritirarsi a vita solitaria. Sembra che dopo questo primo periodo abbracciasse la vita monastica tra i canonici regolari di Sant’Orso. Alla morte del Vescovo Nicola I fu da lui stesso scelto come suo successore. Generoso con i poveri, attento al suo clero e agli interessi spirituali dei suoi fedeli fece costruire numerose chiese. Morì il 1 Settembre 1313 e fu sepolto nel coro della cattedrale.

Parola di Dio: 1Tes. 4,13-18; Sal. 95; Lc. 4,16-30

 

“MI HA MANDATO AD ANNUNCIARE AI POVERI UN LIETO MESSAGGIO, PER PROCLAMARE AI PRIGIONIERI LA LIBERAZIONE E AI CIECHI LA VISTA…(Lc. 4,18)

Un giorno chiedevo ai ragazzi del catechismo come si immaginavano, secondo loro,  il regno definitivo di Gesù. “Un luogo dove tutti sono amici”, “Dove si vive in pace e non ci sono guerre”, Dove non ci si ammala e, se capita, si guarisce subito e senza punture”, Non si muore più e si vive per sempre”, “C’è da mangiare per tutti e nessuno muore di fame”… E se li avessi lasciati andare avanti con la loro fantasia e con i loro desideri ne avrebbero avuto da dire per tutta l’ora. Mi fu dunque abbastanza facile spiegare che tutte le cose che loro avevano detto erano anche le aspirazioni e i desideri di coloro che attendevano il Messia. Quando Gesù è venuto ha realizzato questi segni messianici, infatti ci ha portato l’amicizia e la pace di Dio, i poveri e gli ultimi sono stati chiamati beati davanti a Dio, i ciechi  e i malati hanno riacquistato la vista e la salute… dunque Gesù è il vero Messia… E qui una bambinotta di sette o otto anni alza la mano: “Io credo che Gesù è il Messia e che ha fatto tutti questi miracoli ma perché poi lo hanno messo in croce? E perché oggi ci sono ancora le malattie, e perché muoiono dei bambini?” Vai a cercare di rispondere a delle domande dirette come queste !

I segni messianici hanno comprovato che Gesù era il Messia atteso, ma il male non solo non è stato eliminato, anzi si è scagliato con tutte le sue forze contro di Lui e, ancora oggi, sotto varie forme: tentazioni, peccati, egoismi, malattie, si manifesta nel mondo. Se noi però crediamo a Gesù sappiamo che il male, la malattia e la morte non sono le ultime parole della vita: le tentazioni con la Sua forza possono essere vinte, l’egoismo può trasformarsi in amore e anche la nostra sofferenza e morte, se unite a Lui, alla sua sofferenza e morte per noi, ci danno la certezza della risurrezione e ci aiutano ad entrare in quel regno definitivo dove questa volta non ci saranno più né lacrime né lutto, ma solo comunione continua con il nostro amato Dio.

 

 

MARTEDI’ 2 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

GRAZIE, O DIO, PERCHE’ NON CI HAI DESTINATI ALLA TUA COLLERA, MA ALLA SALVEZZA PER MEZZO DI GESU’. (1Tess. 5,9)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

LICINIO, Santo, Martire

Nel IX secolo la Francia subì l’invasione dei Normanni. Licinio era soldato dell’esercito francese e, animato da una fede profonda, sopportò il martirio inflittogli dal nemico.

Parola di Dio: 1Tes. 5,1-6. 9-11; Sal. 26; Lc. 4,31-37

 

“CHE ABBIAMO A CHE FARE CON TE, GESU’ NAZARENO? SEI VENUTO A ROVINARCI? SO BENE CHI SEI: IL SANTO DI DIO!”. (Lc. 4,34)

Se, leggendo il Vangelo di ieri, ci siamo accorti che Gesù non è riconosciuto come Messia e come Figlio di Dio dai suoi concittadini, nel Vangelo di oggi troviamo un personaggio che subito riconosce in Gesù il “Santo di Dio”. Il demonio che è un puro spirito riconosce Gesù, ne sente la forza e la potenza e si lamenta e sbraita perché sa benissimo, in partenza, di essere uno sconfitto nei suoi confronti.

Ecco una serie di “schegge” che questo fatto mi suggerisce.

- Per il semplice fatto di riconoscere in Gesù il figlio di Dio non vuol dire essere automaticamente dalla parte dei buoni. Dio lo si può riconoscere per amarlo, oppure per combatterlo.

- Quando arriva il bene non stupiamoci di trovare anche il male: dove c’è il male spesso tutto va bene perché il male non ha più nulla da fare per vincere. Dove c’è l’indifferenza, il disimpegno, spesso il male si nasconde perché sa che questa strada porta prima o poi da lui. Dove c’è il bene, il male ce la mette tutta per riuscire a inficiarlo e a trasformare le cose buone in cattive

-  Gesù è più forte del male. Basta la sua presenza, la sua parola per allontanare il male. Chi ha Gesù con sé non ha la certezza che il male non lo tenti o che le conseguenze del male non lo feriscano, ma ha la certezza che il male sarà vinto.

-  Il credente ha il compito di continuare l’opera di Gesù cioè di  combattere ogni forma di male. Gesù, come in più di una occasione inviterà i suoi discepoli, dice anche a noi: “Non li temete”, “Continua solo ad avere fede”, “Coraggio, io ho vinto il mondo”:

 

 

MERCOLEDI’ 3 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

TU, GESU’, SEI IL FIGLIO DI DIO! (Lc. 4,41)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GREGORIO MAGNO, Santo, Papa

Già prefetto di Roma, Gregorio (540 - 604) si ritirò in uno dei monasteri che egli stesso aveva fondato. In se­guito dovette abbandonare la sua solitudine per recarsi a Costantinopoli come legato pontificio. Eletto papa nel 590, mise a servizio della Chiesa le proprie doti di organizzatore e di scrittore.

Parola di Dio: Col. 1, 1-8; Sal. 51; Lc. 4, 38-44

 

“GESU’ SUL FAR DEL GIORNO USCI’ E SI RECO’ IN UN LUOGO DESERTO”. (Lc. 4,42)

Il vangelo di Luca che abbiamo cominciato a leggere in questo periodo dell’anno è il vangelo missionario per eccellenza. Gesù ci è presentato sempre in movimento: già la sua nascita è raccontata come movimento dal cielo verso la terra che si comunica gli uomini che vanno verso Gesù. Anche il brano che abbiamo letto oggi e che sintetizza una giornata-tipo della vita di Gesù, è un movimento continuo: Gesù va alla sinagoga lì predica, poi va alla casa di Pietro, ne guarisce la suocera, attorno alla porta di quella casa si addensano e fanno ressa i malati i poveri e i bisognoso e per tutti c’è una parola e un segno da parte di Gesù. Il giorno seguente è Gesù stesso che dice: “Bisogna che annunzi il Regno di Dio alle altre città”. In mezzo però a tutto questo movimento, a questa missionarietà, c’è un momento dove Gesù si ferma:  è il momento, al mattino presto, quando Gesù si reca in luogo deserto per pregare. La buona notizia del Vangelo dovrebbe averci fatto mettere le ali ai piedi, dovremmo tutti sentire il desiderio di andare a dire ad altri che il nostro Dio è il Padre buono di tutti, che Gesù ha dato la sua vita per noi, che lo Spirito Santo è amore e che è proprio nell’amore che possiamo realizzare il suo Regno. Molti cristiani questo lo hanno capito e si danno da fare in questo senso. Ma, attenzione, tutto questo nostro correre per il Vangelo è un bene solo se noi sappiamo fermarci ad incontrare Dio nell’intimità della preghiera, infatti noi non siamo chiamati per essere testimoni di noi stessi, delle nostre organizzazioni, siamo chiamati per essere testimoni di Gesù, ma se Gesù non lo incontri quotidianamente, se non lo senti vivo e operante in te, se non cerchi di vivere con Lui le gioie e i dolori del quotidiano, di chi sei annunciatore? Il tempo della preghiera non è tempo rubato alla missionarietà, è il tempo che dà senso alla tua testimonianza. Se amiamo una persona, per noi è una gioia il poter stare con lei, il poter parlare, il poter ascoltare. Se Gesù è davvero il centro della nostra vita, il poter stare con lui è il momento più bello che poi informa l’agire di tutta la nostra giornata

 

 

GIOVEDI’ 4 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TI RINGRAZIAMO CON GIOIA, O PADRE, PERCHE’ CI HAI MESSO IN GRADO DI PARTECIPARE ALLA SORTE DEI SANTI NELLA LUCE. (Col. 1,12)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

CATERINA DA RACCONIGI, Beata

Nasce nel 1486 da Giorgio Mattei, fabbro, e da Billia Ferrari a Racconigi.  Fin da ragazzina fu messa a lavorare al telaio. Continuerà questo lavoro per tutta la vita. I familiari non capirono le sue aspirazioni mistiche e le fecero provare molte difficoltà. Essa respinse parecchie offerte matrimoniali e dopo il 1506 divenne terziaria domenicana. Man mano però che essa manifestava le sue capacità di premonizioni di discernimento, di stigmate, contro di lei si accanirono un po’ tutti e ulteriori dicerie la portarono ad essere inquisita a Torino, Casale, Vercelli. Dovette ritirarsi con alcune compagne a Caramagna dove morì il 4 settembre 1547. La Beata è onorata a Racconigi, Caramagna e Garessio dove si trovano le sue spoglie.

Parola di Dio: Col 1, 9-14; Sal.97; Lc. 5,1-11

 

“SULLA TUA PAROLA GETTERO’ LE RETI”. (Lc.5,5)

Quante volte la delusione, la stanchezza, sono entrate prepotentemente nella nostra vita e ci hanno fatto vedere tutto nero. In campo umano hai puntato tutto su quell’amicizia, pensavi potesse dare senso alla tua vita, ti sembrava di aver trovato la persona giusta che ti comprendesse, pensavi a tua volta di poter dare qualcosa e poi tutto si è rivelato un fallimento…: “Non credo più all’amicizia.. ognuno faccia la sua strada…” Addirittura in campo spirituale può coglierti la delusione, la  voglia di far più niente: ce l’hai messa tutta per Gesù e per il suo regno e Dio sembra essere muto, lontano, e i fratelli a cui hai cercato di dare la tua testimonianza hanno approfittato di te non solo non hanno colto il messaggio che tu portavi, ma ti hanno pure tradito e svenduto per interessi umani; le persone della comunità per cui tu hai combattuto ti hanno giudicato e hanno volto il loro sguardo altrove. “Signore vale la pena continuare ancora, infilare insuccessi uno dopo l’altro, amareggiarsi e non vedere neanche una piccola luce?”

Pietro e i suoi amici pescatori ce l’hanno messa tutta. Conoscono quel lago, sono andati nel posto giusto, all’ora giusta, hanno faticato, gettato e tirato reti più volte. Sono stanchi, hanno ancora parecchio lavoro per lavare e riassettare le reti e nella barca neanche un pesciolino, e quel Gesù che non è neppure un pescatore dice di prendere il largo e calare le reti! La stanchezza, la delusione, il mestiere dicono che non ne vale la pena… ma quel Gesù non è un personaggio comune, ha guarito la suocera di Pietro, ha cacciato demoni, ha un modo di parlare che affascina e convince… “Sulla tua parola getterò le reti”.

Ecco, nel momento della stanchezza e della delusione, quando non ci si fida più di se stessi e del prossimo, c’è ancora una persona della quale fidarsi ciecamente ed è Gesù. Perché mi fido di Lui?  Perché Lui per amor mio mi ha regalato la sua vita, perché Lui è il Figlio di Dio, perché Lui vuol farmi pescatore di uomini, perché solo Lui apre la mia vita a prospettive di eternità.

Tutto sembra dirmi il contrario, ma sulla tua parola, Gesù riparto ancora una volta.

 

 

VENERDI’ 5 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

TU O CRISTO SEI IL CAPO DELLA CHIESA, IL PRINCIPIO, IL PRIMOGENITO DI COLORO CHE RISUSCITANO DAI MORTI. (Col. 1,18)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

VITTORINO, Santo, Martire

Ogni santo è una vittoria di Cristo: questa, fu conseguita ad Amiterno, odierna San Vittorino (L’Aquila) nel II secolo. Fu una vittoria schiacciante: Vittorino si conquistò la morte attraverso le sofferenze del martirio, felice di poter finalmente raggiungere vittorioso il suo Dio.

Parola di Dio: Col. 1,15-20; Sal. 99; Lc. 5, 33-39

 

I DISCEPOLI DI GIOVANNI DIGIUNANO, INVECE I TUOI MANGIANO E BEVONO”. (Lc. 5,33)

Era ormai più di un anno che, una volta ogni quindici giorni, frequentavo quel gruppo di “cristiani impegnati” che avevano l’abitudine di incontrarsi a parlar di vangelo. Con la solita scusa della mancanza di preti un signore del gruppo aveva talmente insistito e poi “mi mandava a prendere dal suo autista perché le riunioni si tenevano a casa sua, così dopo, per fraternità si poteva fare un po’ di ricevimento”. Naturalmente io non mi trovavo a mio agio e loro presto mi videro come un prete strano, non troppo ligio a tutte le norme, che faceva tutti i suoi interventi solo partendo dal vangelo e secondo alcuni anche manipolando la parola di Dio. Poi siccome qualche volta ero andato un po’ pesante con gli apprezzamenti evangelici su ricchi, benpensanti e farisei moderni, un bel giorno riconobbero che “avevo già tanto da fare in parrocchia, che la mia salute era cagionevole e che loro cercavano qualcuno che li confermasse nella loro buona religione e non un prete sessantottino fuori stagione”. Ho poi saputo che il mio successore, che forse li “confermava nella loro buona religione”, nell’arco di poco è diventato monsignore e se saprà giocare bene le sue carte forse potrà anche diventare vescovo (l’ho proprio scampata bella). Mi sono ritornati in mente questi fatti meditando la Parola di oggi perché troppo spesso si incontrano ancora dei cristiani che pensano che la loro religione debba essere quella dei digiuni, delle norme, delle paure, delle osservanze, delle esteriorità e che si paludano per manifestarla di vesti scure, di rispettabilità formale ed hanno dimenticato che la fede in Gesù è soprattutto gioia. Qualche volta penso che sia più difficile annunciare la gioia che chiedere sofferenza e sacrifici; ci si fida più di una religione che compra Dio con preghiere e buone azioni, che non l’avventura di un cristiano che proprio perché salvato si lascia portare con gioia dal suo Salvatore in qualunque situazione, anche quelle fuori delle norme ufficiali. Appostatevi all’uscita delle nostre chiese e guardate l’età media dei partecipanti, poi  guardateli anche in faccia, all’uscita della messa domenicale, e spesso avrete davanti l’esempio delle botti vecchie e sgangherate che non sanno reggere la novità e l’effervescenza del Cristo. Sia ben chiaro, non sempre è così: spesso grazie al cielo trovi delle persone sorridenti, delle persone coraggiose pronte a seguire Cristo nel quotidiano, qualche volta trovi anche dei preti che ci credono ancora e che trasmettono magari più con la loro persona che con le loro prediche. Mi chiedo però se noi ‘botti vecchie’ non siamo responsabili della perdita non solo nostra ma anche del vino nuovo che con tanta abbondanza Gesù ci ha dato

 

 

SABATO 6 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

DIO, PER IL TUO NOME SALVAMI, PER LA TUA POTENZA RENDIMI GIUSTIZIA. (Sal. 54,3)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

EVA, Santa, Martire

A Dreux (Francia settentrionale) si venera Eva. Non sappiamo quando e come visse, non sappiamo chi fu. Ma sappiamo il perché: innamorata di Gesù, sacrificò per lui la vita in una delle persecuzioni dei primi secoli.

Parola di Dio: Col. 1,21-23; Sal. 53; Lc. 6,1-5

 

“IL FIGLIO DELL’UOMO E’ SIGNORE DEL SABATO”. (Lc. 6,5)

“…E poi, chiedo anche perdono perché ho saltato qualche Messa”. Molte delle confessioni che i sacerdoti ascoltano comprendono anche questo più o meno convinto peccato. Ed è facile che il sacerdote lasci correre e se la cavi con la solita penitenza dei tre Pater, Ave e Gloria e con la blanda raccomandazione: “E cerchi di andare a Messa, la domenica”. Tutto questo piuttosto che fermarsi a ragionare con le persone.

Parafrasando il parlare di Gesù possiamo dire che la “domenica è per l’uomo e non l’uomo per la domenica”, infatti il giorno di riposo, il giorno della festa perché Gesù è risorto, il giorno della celebrazione comunitaria della Eucarestia, il giorno dei doni di Dio è un regalo che il Signore ci fa, non è un giogo, un obbligo, una tassa che il Signore ci chiede di pagare a Lui. Dio ci offre di far festa con Lui, di ricevere dei doni meravigliosi, di ricordarci il fine della nostra vita, un fine di eternità e noi “non abbiamo tempo”.

E’ troppo comodo risolverla con l’obbligatorietà e con la pena del peccato mortale (mi è capitato una volta di trovare una persone che in confessione mi diceva: Meno male che salto qualche Messa e che è peccato, perché se no non saprei che cos’altro confessare!).

Ma allora posso ancora dire che è peccato non andare a Messa la domenica? Certo che è un peccato perché Dio ti offre se stesso e tu sei un ingrato, è peccato perché ti sei perso una grande occasione di vivere con gioia insieme a Dio il suo mistero di amore per te, è peccato perché mangiare lo stesso pane alla mensa del Padre ti avrebbe aiutato a riconoscere nel prossimo dei fratelli, è peccato perché la Parola del Signore avrebbe arricchito il tuo spirito, è peccato perché hai mancato per futili motivi un appuntamento importante.

 

 

DOMENICA 7 SETTEMBRE : 23^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, RIPETI ANCORA A NOI: CORAGGIO! NON TEMETE, ECCO IL VOSTRO DIO. (Is. 35,4)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

REGINA, Santa, Martire

Ad Alise (Francia), nel luogo in cui il condottiero dei Galli Vercingetorige venne fatto prigioniero dal condottiero romano Giulio Cesare, visse per breve tempo Regina. Giovanissima ancora, affrontò i tormenti del martirio compiendo una scelta ben precisa: accettò di chiudere la sua vita terrena per aprirne sicuramente una migliore, che le avrebbe offerto un regno assai più fulgido e duraturo.

Parola di Dio: Is. 35,4-7;  Sal. 145; Giac. 2,1-5; Mc. 7,31-37

 

“APRITI!”. (Mc. 7,34)

Un racconto molto sintetico quello di Marco per presentarci la guarigione di questo sordomuto, ma direi quasi un racconto parabola pieno di indicazioni per la vita cristiana. A mo’ di schegge ve ne offro una serie:

Gesù opera questo miracolo nel territorio della decapoli, cioè in territorio pagano, quindi la salvezza che Lui è venuto a portare non è solo per i Giudei ma per tutti gli uomini. Se Gesù ci fa capire concretamente che ogni uomo è figlio di Dio perché proprio noi che dovremmo riconoscere la fratellanza universale spesso (e qualche volta a nome della stessa religione) ergiamo barriere, divisioni, mura invalicabili?

Il sordomuto, come a suo tempo il paralitico viene portato a Gesù da un gruppo di persone. Ecco il compito fondamentale della Chiesa e delle comunità: andare insieme da Cristo, portare a Cristo. Appoggiamoci a vicenda con la preghiera, con i gesti della solidarietà, ma per arrivare tutti alla meta. Chi ha accompagnato il sordomuto ha dimostrato la propria fede in Gesù e si è fatto occhi e udito per chi non ci vedeva e non ci sentiva. Quanto è bello quando la Chiesa invece di mostrare i suoi lustrini, il suo potere, la sua grandezza mostra il suo servizio a Cristo e ai poveri!

Questo sordomuto è segno per l’uomo di oggi che spesso vive in mezzo ai rumori ma è sordo alla voce di Dio e dei valori e che parla all’infinito ma stenta a trovare le parole della verità della solidarietà e della speranza.

Gesù con la sua Parola e con i suoi gesti vuole guarirci, ma noi sappiamo almeno di essere malati e vogliamo uscire da questa situazione?

Gesù porta il malato lontano dalla folla. Gesù ama le persone ma prende le distanze dalla ‘folla’ assetata di facili miracolismi. Per capire il proprio male, per accogliere colui che viene a salvarti c’è bisogno di silenzio, di raccoglimento.

Gesù compie dei gesti e dice delle parole per guarire il sordomuto. I Sacramenti che Gesù ci ha lasciato sono dei segni fatti di gesti e di parole e fondati dalla fede. Quando vado a confessarmi, quando vado a Messa so cogliere nella fede i doni che Gesù mi fa attraverso i suoi segni?

E la parola “Apriti” Gesù non la dirà anche per me ?. Non ho forse bisogno continuo di aprirmi a Dio e ai suoi valori? Non devo forse schiodarmi dal mio immobilismo quasi fatalista? Non ho bisogno di ritrovare entusiasmo e meraviglia e voglia di far partecipi altri dei doni della salvezza?

 

 

LUNEDI’ 8 SETTEMBRE 

Una scheggia di preghiera:

 

BEATA SEI TU, O VERGINE MARIA E DEGNA DI OGNI LODE: DA TE E’ NATO IL SOLE DELLA GIUSTIZIA, CRISTO, DIO NOSTRO. (Dalla Liturgia)  

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

NATIVITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA

Ogni nascita è fonte di gioia e di gratitudine verso Dio che ha donato la vita a una nuova creatura e la chiama a partecipare alla sua vita eterna. La nascita di Maria suscita nella chiesa una gioia e un’azione di grazie del tutto particolare. Piena di Spirito Santo, colei che nasce è già la figlia di Dio chiamata ad essere la madre del salvatore, l’unigenito figlio del Padre.

Parola di Dio nella liturgia della Natività di Maria: Mi. 5,1-4 opp. Rom.8,28-30; Sal. 86; Mt.1,1-16.18 -23

 

“MARIA, ESSENDO PROMESSA SPOSA DI GIUSEPPE, PRIMA CHE ANDASSERO A VIVERE INSIEME, SI TROVO’ INCINTA PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO”.

(Mt. 1,18)

Dopo la lunga genealogia che Matteo premette al suo vangelo per ricordarci la concretezza storica del figlio di Dio che si fa uomo, ecco che si delinea subito il volto e la presenza di una donna, Maria, la Madre.

“Non è bene che l’uomo sia solo, aveva detto Dio contemplando la sua creatura e gli aveva dato la donna come compagna. Qui Dio sembra dire: “Non è bene che colui che è eterno e che deve venire venga da solo: ha bisogno di una donna, di una madre!”. E se a causa della prima donna e del primo uomo il male è entrato nell’umanità, a causa di questa donna Immacolata e del suo Figlio Salvatore il bene, la misericordia, l’amore possono nuovamente entrare nella creazione ferita.

Ogni nascita dovrebbe essere una festa. Ma il nostro ringraziamento oggi si fa an­cora più grande pensando alla bontà del Signore che ha plasmato, chiamato alla vita e donato a noi la Vergine Maria. Essa è già ricolma di Spirito Santo, è Colei che è chiamata ad es­sere la Madre del Salvatore, l’unigenito Figlio di Dio e in Lui a diventare Madre no­stra che ci dona suo Figlio e vuole portare noi a Lui. Tutti i grandi santi e una schiera immensa di persone umili hanno avuto devozione a Maria come a colei che, realizzando per prima la ri­sposta dell’umanità a Dio, anticipa e intercede affinché noi possiamo rispon­dere anche oggi alle chiamate di Gesù. Non abbiamo paura di essere devoti a Maria. Ogni vera devozione a Lei è per andare con Lei a Lui.

 

 

MARTEDI’ 9 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

FA’, O CRISTO, CHE CON TE SEPOLTI NEL BATTESIMO, CON TE SIAMO RISUSCITATI NELLA FEDE. (Col. 2,12)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GRATO, Vescovo di Aosta, santo

Uno dei pochi documenti che abbiamo di questo vescovo è la sua firma al concilio provinciale di Milano, dove è ancora un semplice sacerdote che ha partecipato a questa assise cristiana a nome del suo Vescovo S. Eustasio. Siamo nel 451 e Grato fu il successore di Eustasio. Sembra fosse di origine greca, sembra anche che entrambi abbiano avuto formazione presso il cenobio  di S. Eusebio a Vercelli. Durante il suo ministero pastorale ad Aosta Grato partecipò alla traslazione delle reliquie di un martire (della legione Tebea?), Sant’Innocenzo. Non si conosce l’anno della sua morte, ma il giorno di essa il 7 settembre. Nel tredicesimo secolo le sue ossa furono traslate nella cattedrale. Grato fu sempre considerato sia in diocesi che fuori come protettore dei campi e dei prodotti agricoli

Parola di Dio: Col. 2,6-15; Sal. 144; Lc. 6,12-19

 

“TUTTA LA FOLLA CERCAVA DI TOCCARLO, POICHE' DA LUI USCIVA UNA FORZA CHE SANAVA TUTTI”. (Lc. 6,19)

E’ facile scoprire, sfogliando i Vangeli, che uno dei segni principali che Gesù ha posto per farci capire chi fosse Lui e chi è il Padre che lo ha mandato, è la sua lotta contro il male e, principalmente, contro le malattie. E questo ci dà indicazioni preziose davanti al mistero della sofferenza umana.

Per prima cosa ci dice che la sofferenza non è voluta da Dio, mandata da Dio, ricercata da Dio come prezzo per il peccato. Dio non ama la sofferenza anzi proprio attraverso i miracoli di guarigione e attraverso la sua sofferenza Gesù ci dice che Dio è presente al nostro soffrire e lotta con noi perché lo trasformiamo in amore.

Ma allora, ci chiediamo, da dove arriva la sofferenza?

Essa può essere causata  dal peccato dell’uomo. Pensate ai dittatori, quanta sofferenza hanno causato, pensate ad un ubriaco che guida un automobile uccidendo persone innocenti. Il dono della libertà che ci rende umani, capaci di amare o di odiare, di aiutare o di danneggiare gli altri, quando si usa male può essere causa di guai e sofferenze indicibili

Ma la sofferenza può giungere anche attraverso l’imperfezione umana. Noi non siamo perfetti. Ci ammaliamo, invecchiamo, moriamo. Anche quando nasce un bambino deforme non è Dio che lo vuole, egli purtroppo fa parte  di una natura fragile, spesso resa ancora più fragile dall’agire sconsiderato dell’uomo.

La sofferenza può poi giungere a causa di disastri naturali. Anche la natura è stata toccata dal male dell’uomo.

Ma Dio non manda la sofferenza, Dio la permette come l’ha permessa per Gesù, ma nello stesso tempo ci dà le armi per combatterla e trasformarla. Viene al nostro fianco, ci aiuta ad accettarla, a vivere con essa e a superarla mediante la sua potenza e la nostra personale volontà.

 

 

MERCOLEDI’ 10 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

DONA, O PADRE A TUTTI I CREDENTI IN CRISTO LA VERA LIBERTA’ E L’EREDITA’ ETERNA. (Dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

AGABIO, Santo, Vescovo di Novara

Agabio è il secondo Vescovo di Novara e resse la diocesi dal 418 al 440. Agabio faceva già parte del presbiterio di San Guadenzio che si fidava molto di lui nella sua opera di fondare chiese e guidare la comunità nascente. Anzi, sembra sia stato proprio San Gaudenzio morente ad indicare in Agabio il suo successore. Come prima cosa costruì la tomba al suo predecessore e le spoglie di San Gaudenzio furono solennemente tumulate in essa il 3 Agosto 418. Agabio fu uomo di grande spiritualità specialmente Eucaristica, buon predicatore, dotato di grande pazienza. Già mentre era vivo gli furono accreditati molti miracoli, che si moltiplicarono dopo la sua morte avvenuta circa nel 440. I suoi resti si trovano nella cattedrale di Novara dove furono traslati nell’890. Attualmente un suo braccio è nella chiesa parrocchiale a lui dedicata ,sempre in Novara.

Parola di Dio: Col. 3,1-11; Sal 144; Lc. 6,20-26

 

“BEATI VOI CHE ORA AVETE FAME…MA GUAI A VOI RICCHI”. (Lc.6,21.24)

Beati i poveri e maledetti i ricchi: siamo talmente abituati a sentire leggere queste pagine di Vangelo che le ingoiamo come se fossero cose comuni, chiare a tutti e non ci accorgiamo invece che sono macigni che se non compresi diventano insormontabili per noi e addirittura rischiano di far passare Gesù o per un esaltato religioso o per un pazzoide che non conosce la realtà della vita, perché come può dirsi beato un malato terminale o una mamma che sta morendo di fame e vede i suoi figli morire per mancanza di cibo? Non è forse vero che il ricco non si fa di questi problemi, che quando è malato con i suoi soldi può procurarsi le cure migliori, che può permettersi  di andare e fare quello che vuole?

Dobbiamo allora capire la motivazione per cui uno è beato o maledetto a causa della povertà o della ricchezza. Siamo beati se la nostra povertà ci permette di capire che da soli non possiamo nulla ma che c’è Qualcuno che ci vuol bene e può tutto, se abbiamo capito che certamente dobbiamo cercare il necessario per la nostra vita, ma che la nostra realizzazione presente non dipende dalle cose che abbiamo o non abbiamo ma dai valori che mettiamo nella nostra vita, se ci rendiamo conto che le cose possono darci una serenità su questa terra, ma che la nostra vita non è confinata nei pochi anni che ci spettano.

Siamo maledetti e soprattutto stolti se pensiamo che le nostre ricchezze siano quelle che ci salvano in ogni situazione: la morte ancora nessuno è riuscito a comperarla, e se pensi di esserti salvato da una cosa puoi morire per un’altra. Maledetti o stolti se pensiamo che la nostra vita sia solo apparenza, esteriorità, risoluzione unicamente di problemi umani e contingenti e non riusciamo a vedere l’eterno che è in noi, stolti se confidiamo solo nella nostra ragione nei nostri interessi e non riusciamo a cogliere un messaggio (Gesù) che ci viene dall’eternità e ci accompagna all’eternità.

Dio non dice beata la povertà e maledetta la ricchezza in se stesse, ci dice che se so usare bene la povertà essa può portarmi a Dio e se uso male della ricchezza essa può ingannarmi sul senso stesso della vita.

 

 

GIOVEDI’ 11 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

O DIO, TU SEI L’AMORE, FA’ CHE CI AMIAMO A VICENDA, COSI’ TU POTRAI RIMANERE IN NOI. (1Gv. 4,8)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

EMILIANO, Santo, Vescovo

Emiliano fu vescovo di Vercelli nel VI secolo. Per la verità, avrebbe forse preferito nascondersi in un eremo e vivere in solitudine e contemplazione per meglio gustare il sapore del Signore, ma la chiamata di Dio lo volle al servizio attivo del prossimo ed egli seppe svolgerlo con impegno e fervore. Tra altri provvedimenti di vita pratica, fece anche costruire un acquedotto. A se stesso chiedeva il massimo e non si risparmiava; dagli altri pretendeva quello che potevano dare nel nome del Signore.

Parola di Dio: Col. 3,12-17; Sal. 150; Lc. 6,27-38

 

“A VOI CHE ASCOLTATE IO DICO: AMATE I VOSTRI NEMICI…” (Lc. 6,27)

Dio vuole bene alle sue creature. Dio vuole il nostro bene. Per questo Dio ha dato i suoi comandamenti attraverso Mosè, perché siano la strada della felicità dell’uomo. L’uomo però spesso li ha ridotti a una serie di norme, a una specie di tributo da pagare alla divinità e codificandoli ulteriormente ha trovato modo per sminuirli e per osservarli solo parzialmente. Ed ecco che l’amore di Dio si incarna e viene Gesù, la Parola concreta e definitiva di Dio che con le sue parole e il suo essere ci dice che se vogliamo avere la felicità vera dobbiamo “Amare”, perché solo l’amore vince l’odio, cancella i nemici, ci dà la giusta misura delle cose e delle persone, permette al nostro volto di figli di Dio di emergere, dà lode e onore a Dio che è “Amore”. Ecco allora che se noi scorriamo la pagina del Vangelo odierno noi troviamo altri dieci nuovi comandamenti da affiancare a quelli della vecchia alleanza e che scaturiscono dall’amore e ne costituiscono l’ossatura. Provo a enuclearli:

 1)  fare del bene a chi ci odia,

 2) benedire chi ci maledice,

 3) pregare per chi ci maltratta,

 4) porgere l’altra guancia a chi ci ha schiaffeggiato,

 5) dare a chiunque chiede,

 6) a chi prende del nostro non richiederlo,

 7) amare i nostri nemici,

 8) fare del bene senza sperare nulla,

 9) essere misericordiosi,

10) non condannare.

Questi comandamenti non sono un abbellimento di quelli antichi, sono l’unica strada perché il Regno di Dio si realizzi per la nostra felicità. Certo, sono più ardui dei comandamenti antichi ma sono il vero volto di Dio e di coloro che vogliono essere suoi figli.

 

 

VENERDI’ 12 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

SEI TU IL MIO SIGNORE, SENZA DI TE NON HO ALCUN BENE. (Sal 16,2)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

DEFENDENTE, Santo, Martire  

Quello che si festeggia oggi a Casale Monferrato che lo ha come patrono, sarebbe uno di quei santi martiri che fecero parte della leggendaria legione Tebea Questo martire onorato anche a Chivasso, Novara e Lodi, veniva  rappresentato vestito da militare  e invocato contro il pericolo dei lupi e degli incendi.

Parola di Dio: 1Tim. 1, 1-2. 12-14; Sal. 15; Lc. 6,39-42

 

“PERCHE’ GUARDI LA PAGLIUZZA CHE E’ NELL’OCCHIO DEL TUO FRATELLO E NON TI ACCORGI DELLA TRAVE CHE E’ NEL TUO? (Lc. 6,41)

Don Pollano commentando questa frase di Gesù  ci offre un esempio facilmente comprensibile: tra correggere e correggersi corre molto spesso la differenza che c’è tra l’acqua sporca e l’acqua pulita. Infatti i sottili impulsi che ci spingono a diventare giudici e correttori dei nostri fratelli sono pieni di molte impurità: bisogno di affermazione, ricerca del capro espiatorio, desiderio del sentimento della nostra virtù, istinto di potere…; mentre nell’attitudine a correggere se stessi dovrebbe stare il desiderio puro di piacere in primo luogo a Dio.. Diceva già Santa Teresa d’Avila: “Ecco una tentazione che si presenta sotto l’apparenza di zelo e di virtù e che consiste nell’inquietarsi per i difetti e i peccati che si vedono negli altri mentre il più sicuro per l’anima è dimenticare tutti e badare a se stessa e a come far contento Dio”.

Come sarebbe più gradevole la vita attorno a noi se noi fossimo più esigenti con noi stessi piuttosto che con gli altri, se noi applicassimo a noi stessi tutti i buoni consigli che prodighiamo agli altri, se noi avessimo lo stesso desiderio di migliorare noi stessi che abbiamo nel voler migliorare gli altri. E smettiamola con l’ipocrisia di dire che la colpa è sempre degli altri, del governo, dei sindacati, dei padroni, degli extracomunitari, di mio marito, di mia moglie, del prete… Abbiamo bisogno di revisione di vita, ma prima di tutto per noi stessi, di tratta di “rivisitarci”, di “rivedere” la nostra vita, la nostra fede, i nostri impegni, si tratta di rimettere in causa noi stessi nella concretezza delle nostre scelte, si tratta di purificare la nostra vista, perché come fai dietro ad una trave a giudicare un uomo se il tuo occhio non riesce a vedere in lui neanche un fratello?

 

 

SABATO 13 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

FA’, O SIGNORE CHE SIAMO DI QUELLI CHE METTONO IN PRATICA LA PAROLA, E NON SOLTANTO ASCOLTATORI. (Gc. 1,22)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GIOVANNI CRISOSTOMO, Santo, Patriarca

Giovanni (c.349 - 407), divenuto presbitero ad Antiochia, si rivelò ben presto un grande predicatore, al punto da essere soprannominato “bocca d’oro” (Crisostomo). Patriarca di Costantinopoli dal 397 al 404, esercitò con grande fermezza il suo ministero pastorale, attirandosi l’odio dell’imperatrice Eudossia e della sua corte, di cui denunciò la corruzione.

Parola di Dio: 1Tim. 1, 15-17; Sal, 112; Lc. 6,43-49

 

“OGNI ALBERO SI RICONOSCE DAL SUO FRUTTO”. (Lc. 6,44)

Non sempre è così facile e così immediato riconoscere i frutti buoni da quelli cattivi. Spesso gli uomini sanno mascherare molto bene se stessi e le proprie azioni e ancor di più il maestro dell’inganno che è il diavolo sa imbrogliare le carte per far apparire bene ciò che è male e male ciò che è bene. Ma Gesù non solo ci dice di fare attenzione ai frutti (fin qui potremmo non avere nozioni sufficienti per capirne la bontà o meno), ma ci dice anche quale sia la caratteristica discriminante per scoprire se una persona sta portando frutti buoni o cattivi, e questa è la coerenza tra le parole e le opere, tra il dire e il fare.

Non lasciarti ingannare dalle chiacchiere, dalle apparenze dal velleitarismo nel volere fare (o nel voler far fare agli altri), non lasciarti ingannare neppure da una affermata partecipazione ad un centro di carità, di azione sociale o ad una chiesa; neanche le medaglie, gli encomi i gradi gerarchici “al merito” sono i criteri giusti, neanche il parlare a nome di Gesù è la discriminante per dire se sei davanti ad un frutto buono o ad un frutto avvelenato. La persona la riconosci dal come agisce. Quel povero diavolo della parabola di Gesù incappato nei briganti, ha avuto bisogno delle mani, dell’olio e dell’aceto, della cavalcatura e dei denari del samaritano, non se ne è fatto nulla delle preghiere del sacerdote, dei suoi solenni indumenti da parata come non se n’è fatto nulla della purità legale del levita.

Proviamo ad applicarlo questo criterio alle persone che incontriamo, faremmo innumerevoli scoperte della presenza del bene là dove non ce lo immaginavamo neppure (non per niente Gesù dice che le prostitute e i peccatori ci precederanno nel regno dei cieli) e scopriremo anche altrettanta ipocrisia dove le esteriorità sembravano darci la garanzia assoluta della giustizia, della verità e del bene. Ma poi, proprio per essere coerenti proviamo ad applicare a noi stessi questo criterio per scoprire ad esempio se per noi la fede è una maschera oppure è aver giocato la propria vita per Qualcuno, per scoprire se siamo venditori di parole e di fumo o se annunciamo e viviamo qualcosa a cui veramente crediamo, se di carità, missionarietà, ecclesialità siamo banditori o se siamo disposti a sporcarci le mani con qualcuno che non ci darà medaglie e attestati di benemerenza, ma che è un fratello, neanche troppo simpatico, ma che in questo momento ha bisogno di noi.

 

 

DOMENICA 14 SETTEMBRE : ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

Una scheggia di preghiera:

 

                        NEL NOME DI GESU’ OGNI GINOCCHIO SI PIEGHI NEI CIELI, SULLA TERRA E SOTTO TERRA

            E OGNI LINGUA PROCLAMI CHE GESU’ CRISTO E’ SIGNORE, A GLORIA DI DIO PADRE. (Fil. 2,10-11)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

CORNELIO, Santo, Papa

Era stato eletto Papa dopo la grande persecuzione di Decio. Si presentava allora il grave problema se riaccettare nella chiesa i Lapsi, cioè coloro che durante le persecuzioni avevano abiurato.

Corneilio, pur contrastato si schiererà a favore della misericordia verso essi. Arrestato venne mandato in esilio a Civitavecchia dove morì nel 253.

Parola di Dio: Num. 21, 4-9; Sal. 77; Fil. 2,6-11; Gv. 3,13-17

 

“COME MOSE’ INNALZO’ IL SERPENTE NEL DESERTO. COSI’ BISOGNA CHE SIA INNALZATO IL FIGLIO DELL’UOMO, PERCHE’ CHIUNQUE CREDE IN LUI ABBIA LA VITA ETERNA”. (Gv. 3,14-15)

Da sempre e per primo Dio ha amato gli uomini, ma il Vangelo ci dice anche la misura senza limiti di questo amore: il dono del Figlio morto e risuscitato per noi. Egli è come l’antico serpente di rame innalzato nel deserto per la guarigione di quanti erano stati morsicati da serpenti velenosi, a causa della loro infedeltà. Egli è innalzato come su un trono, è glorificato sul legno della croce. Chi guarda Lui è salvo. Al termine della passione di Gesù, Giovanni riporterà le parole di un profeta: “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”. Tutta la storia della salvezza è storia di questo amore fedele, tenace da parte di Dio.

Se vogliamo essere coinvolti in questa storia di salvezza, dobbiamo credere all’amore di Dio, affidarci a questo amore anche nei momenti più bui e difficili, guardare con più insistenza e con più passione al Cristo crocifisso: Egli non è venuto per  giudicare e per condannare, ma per salvare.

Nella festa di oggi viene dunque esaltata la croce di Gesù, non perché è stata il suo patibolo, ma perché è stata lo strumento della nostra salvezza, attraverso l’abbassamento di Gesù e la sua risurrezione e la sua glorificazione.

Chi guarda il crocifisso con amore e verità, smaschera le proprie menzogne, i propri alibi, il proprio egoismo; si fa trasparente come è trasparente lui, lì sulla croce, squarciato e aperto allo sguardo di tutti. Il crocifisso ci insegna a smascherare gli idoli di questo mondo, i potenti di questo secolo, i soprusi e le ingiustizie, per far risplendere la luce e la verità del Padre su tutte le cose.

E anche oggi Gesù da quella croce, ti ripete il suo messaggio d’amore. Dio potrebbe vendicarsi del fatto che l’uomo lo mette in croce e, invece, proprio dall’amore crocifisso nasce il perdono, l’acqua del battesimo, il pane della vita, la promessa di un’eternità con Lui.

Tutti in casa abbiamo un crocifisso. Fermiamoci ogni tanto davanti a quella croce anche senza dir niente. Quella croce che può sembrare sconfitta, scandalo è la chiave per entrare nel cuore di Dio.

 

 

LUNEDI’ 15 SETTEMBRE : BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, NON PREVALGA IN NOI IL NOSTRO SENTIMENTO MA L’AZIONE DEL TUO SPIRITO SANTO. (Dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

NICOMEDE, Santo, Martire  

Secondo alcuni documenti era un prete che conobbe e assisté nella sua morte la figlia di Pietro. Arrestato, rifiutandosi di sacrificare agli dei, venne gettato nel Tevere. Il suo corpo, ripescato da Giusto, un suo chierico, fu da lui sepolto sulla via Nomentana.

Parola di Dio nella festa dell’Addolorata: Eb. 5,7-9; Sal. 30; Gv. 19,25-27 opp. Lc. 2,33-35

 

“GESU’ VEDENDO LA MADRE E LI’ ACCANTO IL DISCEPOLO CHE EGLI AMAVA, DISSE ALLA MADRE: ECCO TUO FIGLIO”. (Gv. 19,26)

Ciascuno di noi avrà certamente osservato con meraviglia, direi quasi con senso di contemplazione, una mamma con il suo bambino in braccio. Egli è sereno, tranquillo; solo accanto a lei si sente protetto, sicuro da ogni pericolo e minaccia.

Gesù fu protetto dalle braccia e dal cuore di Maria quando era piccolo, ma ora le braccia e il cuore di Maria non lo hanno protetto dalla cattiveria mascherata di religiosità dei ‘buoni’ che lo ha condannato come bestemmiatore e lo ha messo in croce. Anzi, il cuore di Maria, pur ferito, non si sarebbe mai opposto alla volontà di Dio.

Ora le braccia di Maria sono tese verso quel corpo che lei gli ha formato e che ora è un corpo martoriato, sfigurato, sanguinante, percorso dai brividi e dalle convulsioni che ne preludono la morte. Il frutto del suo grembo è maturato, è pronto per essere spiccato dalla pianta e per essere donato a tutti. E Cristo, che come ogni uomo nell’approssimarsi della morte invoca il nome della madre, non può staccare le sue braccia da quel legno per trovare un rifugio sicuro sul cuore di Maria. Allora Gesù fa qualcosa di più per la Madre e per noi: ce la regala. Gli avevano tolto tutto, perfino i vestiti, gli rimaneva sua Madre: ci dona anche Lei.

Da quel momento Maria cominciò ad amare ciascuno di noi con lo stesso amore con cui ha amato il Figlio divino perché ha compreso e provato a quale prezzo Egli ci riscattava dal peccato, rendendoci figli del Padre e fratelli suoi.

Con una simile mamma al fianco, ora possiamo camminare sereni e sicuri, come ogni bambino vicino o tra le braccia di sua madre.

Ricordiamoci di questo nel nostro quotidiano, ci aiuterà a rimanere sereni anche in mezzo alle tempeste della vita. Ci aiuterà a ricorrere spesso a Lei sia nei momenti belli che in quelli grigi della nostra giornata. Abbiamo una Madre che sa che cosa significa gioire e soffrire, che è passata attraverso la Grazia e attraverso il buio del mistero, che non ha capito tutto ma ha conservato tutto nel suo cuore, una mamma che ha amato immensamente Gesù e che ama dello stesso amore ciascuno di noi perché redenti dal suo sangue.

 

 

MARTEDI’ 16 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

A CHI SPERA IN TE, SIGNORE, DONA LA TUA PACE. (Sir. 36,15)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

CIPRIANO, Santo, Vescovo, Martire

Era africano, nato a Cartagine verso il 210. Ed era pagano, insegnante ed avvocato di grido. Una provvidenziale crisi spirituale lo portò alla conversione nel 246 e solo tre anni dopo divenne vescovo della sua città. Ma ecco che l’imperatore Decio scelse proprio quel periodo per scatenare una persecuzione anticristiana. Venne decapitato nel 258 e i cristiani di Cartagine posero sotto il suo capo dei panni bianchi che, una volta intrisi nel suo sangue, conservarono come reliquie.

Parola di Dio: 1Tim. 3,1-13; Sal. 100; Lc. 7,11-17

 

“GESU’ SI RECO’ IN UNA CITTA’ CHIAMATA NAIM ED ECCO CHE VENIVA PORTATO AL SEPOLCRO UN MORTO…”(Lc. 7,11-12)

Anche Gesù si è imbattuto nella morte degli altri. Nel brano di oggi è una povera donna che porta in sepoltura il suo figliolo. Gesù sente di “con-patire” la sofferenza di questa donna e le restituisce il figlio vivo. Ma questo succede poche volte e, alla fine, la morte ha poi sempre il sopravvento. Ci chiediamo allora: “C’è una vita dopo la morte?”

Noi crediamo che quando il nostro corpo muore, il nostro spirito continua a vivere perché non può mai morire né essere ucciso. Quando noi andiamo ad un funerale e vediamo la bara, solo il corpo è lì. Lo spirito della persona che conoscevamo non è lì.

Noi diciamo anche con un luogo comune che nessuno di quelli che sono passati attraverso la morte sono tornati indietro a dirci qualcosa. Non è vero: Uno è tornato ed è Gesù il Figlio di Dio che ci garantisce che dopo la morte c’è ancora la vita o di separati da Dio, se noi abbiamo scelto così (Dio non manda nessuno all’inferno, gli uomini ci vanno per propria scelta), o con Lui nel paradiso che ci viene descritto come un luogo d’amore e di felicità perfetta, di pace duratura e di completo appagamento. La vita del cristiano qui è una preparazione per quella stupenda vita futura. Vedremo Gesù a faccia a faccia. Saremo risuscitati dai morti con un nuovo corpo spirituale alla fine dei tempi. Il corpo che avremo quando risorgeremo sarà proprio come il corpo risorto di Gesù, perfettamente adatto alla vita con Lui nei cieli.

Il cristiano dovrebbe dunque essere uno che non teme la morte perché sa che quando morirà andrà a stare direttamente con Gesù. E’ estremamente liberante pensare alla morte come ad un addormentarsi per poi risvegliarsi sapendo che la prima persona che vedremo sarà Gesù che ci accoglie nella nostra casa definitiva

 

 

MERCOLEDI’ 17 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LE TUE OPERE, SIGNORE, SONO SPLENDORE E BELLEZZA, LA TUA GIUSTIZIA DURA PER SEMPRE. (Sal. 111,3)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

ROBERTO BELLARMINO, Santo

Roberto (1542 - 1621) era nato in provincia di Siena. Teologo di fama, polemista con i protestanti si preoccupò anche dei bambini per i quali compose un catechismo. Dopo essere stato per tutta la sua vita un ardente difensore della fede cattolica, morì recitando il Credo.

Parola di Dio: 1Tim. 3,14-16, Sal. 110; Lc. 7,31-35

 

“A CHI PARAGONERO’ QUESTA GENERAZIONE? SONO SIMILI A BAMBINI…”.(Lc.7,31)

A guardare i bambini c’è sempre qualche cosa da imparare perché spesso il loro giocare e il loro essere mima e anticipa situazioni che fanno parte della nostra vita. Se ne era reso conto Gesù vedendo un gruppo di bambini che ne invita un altro al gioco e che ne riceve il rifiuto sia quando la proposta è un gioco allegro e divertente  sia quando è imitare una situazione di tristezza: insomma, anche nella vita ci sono persone che non hanno voglia di niente, che in tutto vedono il negativo e che così intristiscono gli altri e non accolgono i doni che vengono loro fatti. Lungo tutta la Bibbia è successo così: Dio ha mandato Patriarchi, Profeti, Messaggeri e qualcuno non se ne accorto, e altri hanno brontolato come se avesse mandato degli esattori. E’ successo così anche per Gesù: qualcuno voleva da lui facili miracoli, altri volevano un liberatore politico, altri volevano un asceta triste e compassato, altri volevano uno che riapriva il paradiso terrestre: Lui, il Figlio di Dio è venuto e tutti hanno brontolato: non era il Messia su misura che si aspettavano e allora qualcuno ha tirato dritto per la sua strada convincendosi sempre più che ciò che conta sono le cose il resto sono fantasie religiose, qualcun altro per salvare i propri costrutti religiosi e politici lo ha mandato a morire sulla croce e il dono di Dio che voleva far salvo e contento ogni uomo è stato accolto proprio da pochi.

E oggi non vi pare che sia ancora così? Fermiamoci anche solo al mondo dei cristiani. Tra coloro che dicono di portare questo nome ci sono divisioni proprio su Cristo e i vari gruppi, spesso facendosi lotta tra loro, affermano che il vero Cristo è solo il loro; altri sono cristiani di nascita e di tradizione ma di poca sostanza, altri usano la maschera di Cristo per farsi i loro affari; altri usano il Signore solo come un pronto soccorso dove rivolgersi in caso di necessità: e che tutto funzioni subito e bene!; altri lo usano come stampella quando si accorgono di non saper camminare da soli… E, per me, per te, chi è Cristo? Lui è venuto solo perché ci ama e ci vuole salvi e contenti. Siamo anche noi tra i brontoloni mai contenti, tra quelli che non sanno vedere e gioire del bene, tra quelli che tra “ma, forse, per cui, sarà, e se fosse”, si lasciano vivere passando vicino al tesoro e, per paura di chinarsi a raccoglierlo, preferiscono tirare diritto?

 

 

GIOVEDI’ 18 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE SPERIMENTIAMO LA POTENZA DELLA TUA MISERICORDIA. (Dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

LAMBERTO, Santo, Martire

Lamberto, nobile belga, rinunciò a ricchezze e a nobiltà terrene per imboccare la strada più dura, ma più sicura, della nobiltà dell’anima: quella che conduce a Dio. Divenuto vescovo, fu costretto a fuggire per le persecuzioni scatenate dal ministro del re. Quando però si presentò il momento di dare concreta testimonianza della sua fedeltà a Cristo, si precluse ogni fuga e accettò con dignità e fierezza il martirio. Era l’anno 705.

Parola di Dio: 1Tim. 4,12-16; Sal. 110; Lc. 7,36-50

 

“POI DISSE A LEI: TI SONO PERDONATI I TUOI PECCATI” (Lc. 7,48)

Il perdono che Gesù dà a questa donna non è faciloneria, non è andare controcorrente, non è volersi accaparrare la benevolenza delle donne e degli ultimi. Gesù perdona una donna che sa di essere peccatrice, che non è contenta della propria vita, che già si è sciolta i capelli e questo era un segno pubblico di umiliazione. Il perdono viene dato a chi piange, a chi ha sentito tutto l’amaro del peccato. E’ un perdono che cade su un cuore pronto ad accoglierlo e farlo fruttificare.

Oggi spesso manca la gioia del perdono perché si è perso il senso del peccato. Intendiamoci bene con questo non rimpiango affatto l’epoca dove tutto era peccato, dove le migliaia di norme facevano immaginare Dio come uno terribilmente suscettibile, sempre a caccia di peccati e di peccatori, no! Ma da questo a dire che il peccato non esiste più, c’è una bella differenza, è come dire che nel mondo non esistono i lebbrosi solo perché sono in regioni distanti dalle nostre e perché non se ne parla. Se guardo dentro di me, pur con tutto il desiderio di voler bene al Signore, quanto egoismo c’è! Se poi prendo sul serio il vangelo dove Gesù mi dice che devo essere perfetto come è perfetto il Padre nostro che è nei cieli, non c’è forse da spaventarci per la scoperta della distanza da Lui a cui noi siamo?

Il peccato non spaventa Dio, lo offende ma non lo allontana da noi. Dio è grande, il suo “mestiere” è quello di perdonare, ma perché la gioia del perdono possa portare i suoi frutti bisogna che ci sia una cuore che sente di averne bisogno, che lo desidera, che ce la mette tutta per venire fuori dalla situazione di peccato in cui si trova. Anche il Sacramento della Penitenza o Confessione è per questo, non per chi ci va perché la Chiesa dice che bisogna confessarsi almeno una volta l’anno, “ma io peccati non ne ho”; non per chi pensa con un contributo di poche Ave Maria di chiedere perdono per certe cose che poi fanno parte della vita e certamente ritorneranno, ma per chi davvero sente di aver rotto un ponte di amicizia tra se stesso e Dio e tra se stesso e gli altri e sa che con la forza che viene dalla misericordia e dall’amore di Dio si può provare a ricostruire qualcosa di bello e duraturo.

 

 

VENERDI’ 19 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

QUANTO E’ PREZIOSA LA TUA MISERICORDIA, O DIO. (Sal. 36,8)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GENNARO, Santo, Vescovo, Martire

Il patrono di Napoli é famoso per la liquefazione del suo sangue, che si verifica il giorno della sua festa (fenomeno attestato a partire dal 1389). Secondo la tradizione, Gennaro sarebbe stato un Vescovo di Benevento, martirizzato all’inizio del IV secolo a Pozzuoli.

Parola di Dio: 1Tim. 6, 2-12; Sal. 48; Lc. 8,1-3

 

"C'ERANO CON LUI I DODICI E ALCUNE DONNE… CHE LI ASSISTEVANO CON I LORO BENI". (Lc. 8,2-3)

L’attenzione che Gesù dimostra verso le donne del suo tempo e il lasciare che esse si dedichino a Lui e ai discepoli ci aiuta ancor di più a cogliere la persona di Gesù..

Gesù quando incontra le donne, i poveri, i sofferenti, i piccoli, non passa oltre perché ha cose più importanti da fare, Il bambino, il malato, il peccatore, la madre addolorata, sconvolgono i suoi programmi, gli toccano il cuore. E Gesù non fa questo per interessi reconditi o retroscena misteriosi. Lui è semplice e trasparente nel suo agire e chi vede Lui vede il Padre. Di fronte alle nostre povertà, di fronte alla miseria dei nostri peccati, Egli non dice: “Ma guarda!”; prende tutto su di sé e così instaura la sua pace nel dono della sua vita. Anche nei confronti della donna Gesù è semplice, il suo sguardo prima di tutto non ha malizia, non la classifica come certi religiosi dell’epoca e odierni, la vede come persona, ne conosce le debolezze ma anche la grande profondità di animo, la tenerezza profonda, la dedizione totale e la inserisce a pieno titolo nel cammino della Chiesa (cosa non sempre avvenuta in seguito). Gli uomini e le donne che da allora hanno seguito Gesù hanno sperimentato una libertà, una gioia e una profondità della propria umanità che altrove non hanno trovato mai.

 

 

SABATO 20 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

I NOSTRI CUORI CUSTODISCANO LA TUA PAROLA E ATTRAVERSO LA PERSEVERANZA PORTINO FRUTTO. (Lc. 8,15)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

SUSANNA

Susanna, di madre ebrea e padre pagano, rimasta orfana, non esitò a farsi cristiana. Era il IV secolo nella terra di Gesù, la Palestina. Compiuta la sua scelta, Susanna regalò quanto possedeva ai poveri e, nonostante non esistessero monasteri femminili, tanto volle che riuscì ad abbracciare la vita monastica: semplicemente, indossò abiti maschili. Ma il sotterfugio non tardò a venire alla luce: una donna l’accusò d’aver avuto con lei dei rapporti amorosi e, per discolparsi, Susanna fu costretta a rivelare la sua vera identità. Non le restò che recarsi ad Eleuteropoli, dove venne ordinata diaconessa. Il IV secolo era però ancora secolo di persecuzioni e l’amore per Cristo condusse anche lei al martirio: la morte venne infine a liberarla dalla prigione in cui per lungo tempo dovette soffrire tormenti e torture.

Parola di Dio: 1Tim. 6,13-16; Sal. 99; Lc. 8,4-15

 

“USCI’ IL SEMINATORE A SEMINARE”. (Lc. 8,5)

Le parabole servivano a Gesù per illustrare e nello stesso tempo per sfumare la realtà dei misteri che è venuto a svelarci e che sono più grandi di noi. Esse hanno dunque un nucleo centrale di rivelazione che va accolto e rispettato e poi tutta una serie di particolari che possono assumere sfumature diverse. Per la parabola del seminatore il messaggio è che l’amore di Dio (il seminatore) viene regalato ampiamente agli uomini che nella loro libertà possono accoglierlo o meno.

Ma se Dio è il seminatore, il seme è la sua parola e i terreni siamo noi, non pensate che anche noi siamo opera di Dio? Quindi anche il terreno è opera di Dio: Dio ha fatto l’uomo come un terreno pronto per la semina. Ogni giorno Egli passa nel nostro terreno per donarci se stesso, la sua Parola che è “spirito e vita”.

Certamente la terra di Dio è buona, adatta a far crescere il seme ma qualche volta noi con le nostre ambizioni, la trasformiamo in una strada aperta al passaggio di tutti. Chiunque può passare e prendersi i nostri pensieri, la nostra anima, il nostro cuore purché ci offra una buona ricompensa alle nostre ambizioni e ci accarezzi con le sue lodi, quindi diventiamo aperti al mondo ma chiusi a Dio e alla sua Verità. Altre volte ripiegati sul pensiero di noi stessi trasformiamo la terra fertile di Dio in pietra, altre volte ancora con le nostre   preoccupazioni terrene facciamo sì che il nostro terreno sia occupato: in esso ci sono tanti rovi e non c’è più posto per il seme. Nonostante questo Dio ha fiducia nel seme ed ha fiducia anche in noi e continua a seminare nella speranza che la nostalgia del bello, del vero, del santo possa avere in noi il sopravvento e riesca ad accogliere e far germinare i suoi doni.

 

 

DOMENICA 21 SETTEMBRE : 25^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO  B

Una scheggia di preghiera:

 

DIO, PER IL TUO NOME SALVAMI, PER LA TUA POTENZA RENDIMI GIUSTIZIA. (Sal. 54,3)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

CATERINA ALIPRANDI Beata, da Asti  

Nata verso il 1466 fu maritata contro la sua volontà. Persuase però il marito a farsi francescano e a permetterle di entrare nel convento delle Clarisse di Alessandria. Nel 1526 fu destinata, con sei consorelle ad aprire un nuovo monastero ad Asti. Qui fece la portinaia e divenne famosa per i suoi miracoli, le sue profezie e il suo grande e continuo spirito di preghiera. Durante l’assedio di Asti, ad esempio le fu chiesto di pregare in continuazione fino a vittoria ottenuta: così fece, così avvenne. Quando scoppiò la peste Caterina profetizzò che tutte e sette le clarisse ne sarebbero state colpite. E così avvenne e lei fu la prima a morire cantando le lodi del Signore.

Parola di Dio: Sap. 2,12. 17-20; Sal. 53; Giac. 3, 16 – 4,3; Mc. 9,30-37

 

“PER VIA AVEVANO DISCUSSO TRA LORO CHI FOSSE IL PIU’ GRANDE”. (Mc. 9,34)

Non c’è nessuno più sordo di chi non vuol sentire. Gesù vuole premunire apostoli e discepoli circa la prova e la sofferenza che la sua passione creerà, ma essi non vogliono pensare al dolore, alla sconfitta, preferiscono pensare al successo, all’ingresso glorioso in Gerusalemme, alla possibile sconfitta dei Romani, alla presa del potere e quindi cominciano a pensare a chi di loro spetteranno i ruoli più importanti.

Gesù, con infinita pazienza (esattamente come fa con noi, teste dure!) deve nuovamente intervenire per rimettere le cose al giusto posto.

La veste che si addice a chi ha responsabilità di guida nella Chiesa, nella famiglia e nelle altre articolazioni della società civile è il grembiule di cui Gesù si è cinto nell’ultima cena. Gesù non mette in discussione l’autorità, che è legittima e necessaria, ma mette in questione i modi che sono i principali ostacoli a che il suo messaggio di amore e di servizio sia portato e testimoniato con verità.

E’ veramente bella l’immagine del bambino che Gesù propone ai discepoli mettendolo al centro del gruppo e abbracciandolo. Egli rappresenta il totale abbandono senza calcoli e interessi. Solo questo spirito “da bimbo svezzato in braccio a sua madre”, come dice il salmo 131, può veramente far entrare il discepolo nel mondo con lo spirito di “Colui che è venuto per servire e non per essere servito”.

 

 

LUNEDI’ 22 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

GRANDI COSE HAI FATTO, SIGNORE, PER NOI, CI HAI COLMATI DI GIOIA. (Sal. 126,3)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

COSTANZO Santo, Martire                   

Sembra che questo santo sia stato un ufficiale della legione Tebea martirizzato per ordine di Massimiano durante la persecuzione di Diocleziano. Il  suo martirio sarebbe avvenuto nei pressi di Dronero in Piemonte (e questo lascia alcuni dubbi). Certamente il culto di questo martire è testimoniato fin dalla antichità. Costanzo è patrono primario di Saluzzo e secondario di San Remo.

Parola di Dio: Esdra 1,1-6; Sal. 125; Lc. 8,16-18

 

“NESSUNO ACCENDE UNA LAMPADA E LA COPRE CON UN VASO O LA PONE SOTTO IL LETTO”. (Lc.8,16)

Con questa affermazione viene sfatata una lettura del cristianesimo che lo riduce ad un intimistico rapporto tra uomo e Dio. Gesù è la luce del mondo e la luce è venuta per illuminare tutti, ed ha bisogno di essere posta al centro della casa per poter giungere in ogni angolo. E anche il discepolo a sua volta illuminato non deve nascondere nulla ma diventare invece riflesso della luce di Gesù.

Sembra invece che spesso gli uomini abbiano paura della luce o preferiscano le luci artificiali a quelle del sole. Questo avviene tutte le volte che abbiamo la possibilità di incontrare Cristo, la sua parola e per paura che illuminino i nostri posti più bui, i nostri egoismi nascosti, la nostra non voglia di lasciarci bruciare da un amore che forse desideriamo ma che abbiamo paura di pagare troppo caro, preferiamo dedicarci ad  altro o cercare le false lampadine che vengono dai piccoli piaceri terreni o che ci vengono propagandate da persone che alla fine hanno come scopo o il denaro o il proprio successo personale: abbiamo Gesù Luce del mondo e andiamo dal mago perché ci illumini “se sarò felice sposando Gigetto” o “se i tre numeri che mi ha dato in sogno nonno Carmelo sono davvero buoni e su quale ruota li devo giocare”. Abbiamo il Vangelo e andiamo a cercare le centurie di Nostradamus, abbiamo il Figlio di Dio che è la sua Sapienza incarnata, che è Colui per mezzo del quale tutte le cose sono state create e preferiamo fidarci di chi parla di forme energetiche dell’universo Facendo così non siamo forse stupidi come quell’uomo che cercava la luce in una giornata di luglio e invece di guardare e gioire per tutte le cose che il sole illuminava si è lasciato guidare in una grotta oscura dove è stato abbandonato con un solo fiammifero che ha fatto una piccolissima luce, in pochi secondi si è spento ed ha solo creato ombre che adesso incutono paura?

 

 

MARTEDI’ 23 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

DONACI DI ASCOLTARE LA TUA PAROLA E DI METTERLA IN PRATICA. (Lc. 8,21)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

LINO, Santo, Papa

Lo stesso Pietro, poco prima di morire martire nella persecuzione di Nerone, giudicò Lino degno di succedergli nel governo della Chiesa nascente. Lino fu dunque il secondo papa e il suo pontificato durò 12 anni, dal 64 al 76. Fu papa in un periodo difficile e riuscì a tenere saldamente unita la Comunità cristiana romana al contrario di quella corinzia, allora travagliata dallo scisma. Morì verso il 76 e gli successe Anacleto.

Parola di Dio: Esdra 6,7-8.12.14-20: Sal.121; Lc. 8,19-21

 

“MIA MADRE E I MIEI FRATELLI SONO COLORO CHE ASCOLTANO LA PAROLA DI DIO E LA METTONO IN PRATICA”. (Lc. 8,21)

Come Gesù aveva preso le distanze dai discepoli che discutevano chi fosse il più grande tra di loro, così Gesù prende le distanze da coloro che vogliono ridurre la sua azione ad un ambito ristretto, quello del proprio clan familiare. Gesù dice che per diventare suoi parenti, per partecipare al suo potere di servizio c’è una strada sola, quella di ascoltare la parola di Dio e di metterla in pratica. Maria è grande perché ha fatto così, ha saputo accogliere e donare. Sono questi i due termini che fanno il discepolo, l’apostolo, il santo. Accogliere cioè stare, rimanere con Gesù, essere uniti a Lui, fare esperienza concreta di Lui nella nostra vita, non interrompere il flusso vitale che passa dalla vite ai tralci. E poi mettere in pratica, dimostrare sentire il desiderio che altri possano gioire dell’amore che fa gioire noi.

Spesso mi ha aiutato nel cammino della fede l’aver incontrato persone “che sanno di Gesù”, non gli esaltati di Gesù (quelli fanno sempre più danni che bene), ma persone umili che però hanno nel cuore il Signore, senti che lo cercano, senti che sono contente di averlo incontrato, senti che riflettono la sua luce e vedi che con Lui offrono se stesse con discrezione ed equilibrio.

Al Signore non bastano le parole. Ho sentito un Vescovo che si lamentava con i suoi sacerdoti di non avere il tempo sufficiente per fare tutto quello che il suo ministero avrebbe esigito da Lui e tra le tante cose adduceva il motivo che la sua casa editrice gli imponeva almeno tre libri all’anno e l’ultimo era di oltre quattrocento pagine. Preso da curiosità sono andato a comprare questo libro ed ho cominciato a leggerlo. Probabilmente sarà per la mia poca cultura ma non sono riuscito a capirne gran che e dopo una settantina di pagine mi sono arreso ad un linguaggio che per me era difficile. Però mi sono detto: “Anche il predicare, lo scrivere può essere un modo di mettere in pratica la parola di Dio, ma parla e scrivi quando hai qualcosa da  dire e nel nostro caso Qualcuno che ti urge annunziare, e poi, se vuoi che l’annuncio arrivi, scrivilo o dillo in modo che chi legge o ascolta possa almeno capirlo, è una carità anche questa”.

 

 

MERCOLEDI’ 24 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

TU NON CI HAI ABBANDONATI NELLA NOSTRA SCHIAVITU’ MA CI HAI FATTI RIVIVERE. (Esdra 9,9)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

STEFANIA, Santa, Martire

Diocleziano, vista la fede dei cittadini di Deuderach, città egiziana dell’Alto Nilo vi fece uccidere 547 credenti. Tra di essi, Stefania, appena diciottenne, immolata insieme ai genitori. Solo questo si sa di lei, ma la forza della fede che la sostenne in questa prova non ha avuto bisogno d’altro per giungere fino a noi.

Parola di Dio: Esdra 9,5-9; Cantico da Tobia 13,2-8; Lc. 9,1-6

 

“ALLORA ESSI PARTIRONO E PASSAVANO DI VILLAGGIO IN VILLAGGIO, ANNUNZIANDO OVUNQUE LA BUONA NOVELLA E OPERANDO GUARIGIONI”. (Lc. 9.6)

Lungo la storia del cristianesimo spesso si è fraintesa la sua dimensione missionaria. C’è stato qualcuno che ha creduto che la missionarietà spettasse solo ad una parte della chiesa gerarchica: erano i Vescovi, i preti, le suore coloro che avevano l’incarico di andare ad annunciare il Vangelo a chi non lo conosceva. Altri poi hanno inteso, e qualche volta intendono ancora oggi, la missionarietà come incremento del numero degli adepti alla Chiesa cattolica. Nel Vangelo invece scopriamo che i dodici (e quando si parla di loro non si intende solo la gerarchia ma ogni cristiano) hanno il compito e gioia di essere testimoni. Sono persone fatte soggetto da Gesù alla sua buona notizia e che la sentono talmente viva da volerla annunciare ad altri. Lo spirito della missionarietà non è dunque quello di aumentare il numero degli appartenenti alla Chiesa, è quello di portare ad altri, che consideriamo fratelli, la gioia che abbiamo provato noi nell’aver incontrato Cristo, ecco perché la preoccupazione del missionario non è tanto quella di avere mezzi potenti, di organizzare chissà quali cose, di usufruire di chissà quali tecniche, è quella di trasmettere un messaggio che lo supera con la garanzia di Cristo di avere “potere sui demoni e di curare i malati”. Cioè ogni credente, ognuno di noi, se ci crede veramente ha da Gesù la forza non solo di dire agli altri la gioia della salvezza ricevuta, ma ha anche la capacità di testimoniare con i fatti la propria capacità di lottare contro il male nelle sue varie forme di manifestazione. Ritorniamo dunque al fatto che il Cristianesimo lo si annuncia con la parola ma soprattutto con i fatti che dimostrano la vittoria di Cristo sul male. E qui si chiude il cerchio: ognuno di noi  può dare questa testimonianza: non c’è bisogno di essere laureati in teologia per testimoniare che ci opponiamo in nome di Cristo ad ogni forma di male, che lottiamo perché ogni uomo sia rispettato nei suoi diritti, perché ogni ingiustizia sia superata, perché ognuno senta di essere amato da Dio.

Proviamo a tirare una piccola conclusione per la giornata di oggi: Gesù oggi mi dà la possibilità di essergli testimone. Mi dà anche la sua autorità e la sua forza per combattere il male in me e attorno a me. Come posso usufruire di questo dono ed essere fedele a questo incarico? Sarà manifestando la sua gioia, sarà combattendo contro una ingiustizia, sarà dimostrando la mia solidarietà a qualcuno che soffre, sarà scrivendo una lettera ad un parente dimenticato da anni, sarà cercando in nome di Gesù la strada del perdono e non quella della vendetta…per ognuno di noi c’è la possibilità di essere missionario di Cristo.

 

 

GIOVEDI’ 25 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

TU SEI LA VIA, LA VERITA’, LA VITA, NESSUNO VA AL PADRE SE NON PER MEZZO TUO. (Gv. 14,6)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

AURELIA, Santa

Aurelia nacque in Asia Minore in data imprecisata. Con la sorella Neomisia venne educata alla rinuncia, al sacrificio e alla preghiera. In questo spirito, le due sorelle partirono in pellegrinaggio verso i luoghi santi della Palestina e i più celebri santuari dell’Occidente, ma giunte a Roma, mentre percorrevano la Via Latina, furono assalite da alcuni pagani e ridotte in fin di vita a bastonate: ma proprio prima che ricevessero il colpo di grazia, un provvidenziale temporale fece allontanare gli assalitori. Aurelia e Neomisia ripartirono non appena si furono rimesse dalla brutta avventura, ma, raggiunta una borgata nei pressi di Anagni, ai piedi di un colle decisero di stabilirvisi e di dedicare alla preghiera e al ringraziamento gli anni che le separavano dalla morte.

Parola di Dio: Ag. 1,1-8; Sal. 149; Lc. 9,7-9

 

"ERODE NON SAPEVA CHE COSA PENSARE". (Lc. 9,7)

Erode ricoprendo l’incarico di Re avrebbe dovuto essere, secondo l’insegnamento della Bibbia, il segno della presenza di Dio nel suo popolo, quindi la sua sapienza avrebbe dovuto manifestare la Sapienza di Dio, così la sua giustizia. Noi ci ritroviamo invece davanti ad un re da burla che, dimentico del suo ruolo religioso, pensa solo a se stesso e al piccolo potere in cui gli invasori romani lo hanno confinato. E’ un uomo confuso, un uomo che non sa non solo nel senso del sapere umano ma nel senso della Sapienza (un uomo che "non sa di niente").

Erode agisce secondo la politica degli uomini e si trova a fare il re per conto degli invasori Romani che gli lasciano una parvenza di potere per gettare  fumo negli occhi, ma che lo comandano a bacchetta.

Erode agisce per il potere, ma scopriamo che sono in tanti a comandarlo: le sue passioni, le sue paure, le sue donne.

Erode passa vicino al profetismo espresso da Giovanni Battista, ma al massimo "lo ascoltava volentieri", però lo fa mettere in prigione e "pur essendo molto contristato" gli fa tagliare la testa.

Erode passa vicino al Figlio di Dio e non lo riconosce; anche qui, al massimo ha "desiderio di vederlo". E quando lo vedrà non solo non lo riconoscerà ma giocherà sulla sua vita per "diventare amico" di Ponzio Pilato.

Agire con la sapienza degli uomini o con la Sapienza di Dio?

Erode è la tipica figura di chi agisce solo con la sapienza degli uomini e combina disastri per se stesso e per coloro che avvicina.

Lo stesso succede a noi: quando ragioniamo solo per i nostri interessi, per 'politica', per potere, passiamo vicino alla verità e non la riconosciamo; abbiamo vicino a noi la voce di Dio che ci richiama e non riusciamo a riconoscerla; passiamo vicino al Cristo ma ci fermiamo all'esteriorità della fede e quindi non riusciamo ad incontrarlo.

E la stessa cosa succede alla Chiesa. Ogni volta che la Chiesa si lascia guidare dalla Sapienza di Dio diventa la Chiesa dei martiri, dei santi, la Chiesa dei testimoni, la madre che accoglie e porta a Cristo milioni di figli; ogni volta che sceglie la strada del ragionamento, del potere umano, perde Cristo e annuncia se stessa, scimmiotta malamente i poteri terreni, smette di dare testimonianza e perde fedeli, è preda della peggior razza di avventurieri, quelli camuffati da religiosi, compra e vende santi e cose sante, chiude agli uomini la porta che Dio ha aperto.

Davvero facciamo nostra la preghiera del giovane re Salomone che davanti alla possibilità di scegliere  per sé ricchezze e lunga vita, chiede a Dio: "Donami solo la tua Sapienza affinché con essa possa governare il tuo popolo".

 

 

VENERDI’ 26 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

MANDA, SIGNORE, LA TUA VERITA’ E LA TUA LUCE, SIANO ESSE A GUIDARMI. (Sal. 43,3)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

COSMA E DAMIANO, Santi

Messi a morte intorno all’anno 300 a Ciro, in Siria, questi due santi sono chiamati anargiri perché, secondo la tradizione, esercitarono gratuitamente la professione medica. A loro è dedica­ta una basilica romana.

Parola di Dio: Ag. 1,15-2,9; Sal. 42; Lc. 9,18-22

 

“VOI CHI DITE CHE IO SIA?”. PIETRO RISPOSE: “IL CRISTO DI DIO”. (Lc. 9,20)

Ciascuno di noi, con ogni probabilità, per tradizione o per fede, giunge come Pietro a rispondere alla domanda di Gesù: “Voi chi dite che io sia?”, “Il Cristo di Dio”. Ma che cosa significa per noi credere che Gesù sia il Cristo?

La parola Cristo significa l’unto, l’incaricato di Dio, il Messia promesso, il Figlio di Dio, il Salvato­re. Ma dietro questa parola possono celarsi diversi modi di intenderla. Gli apostoli si aspettavano prevalentemente un Messia politico, liberatore dal do­minio romano, restauratore di Israele, riformatore sociale e religioso.

Noi possiamo aspettarci un Cristo liberatore dai mali dell’uomo, fondatore  di Chiese, un Cristo legislatore, moralista, giudice, distributore di paradisi...

Gesù, invece, è il Cristo di Dio, perché ama, dà la vita, diventa il servo sofferente, sale su una croce. Instaura sì il Regno di Dio ma non basato sulla potenza, l’imposizione, gli onori. Il suo è Regno di umili, di poveri, regno di verità non imposte, regno di una morale che nasce unicamente dall’amore, regno di servizio...

E’ abbastanza facile, a parole, dire “Credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio” ma noi accettiamo Gesù com’è: perdente, crocifisso che chiede a noi di prendere parte alla sua passione e morte e poi alla sua risurrezione gloriosa?

 

 

SABATO 27 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

CAMBIA IL NOSTRO LUTTO IN GIOIA, CONSOLACI, RENDICI FELICI, SENZA AFFLIZIONI. (Ger.31,31)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

VINCENZO DE’ PAOLI, Santo, Fondatore

Il rinnovamento cristiano che si realizzò nel secolo di Luigi XIV fu dovuto in gran parte all’umile figura di Vincenzo (1581 - 1660). Semplice pastore delle Lande, dotato di un’intelligenza vivace, Vincenzo divenne sacerdote e prese coscienza delle miserie del suo tempo. Si dedicò quindi ad opere assstenziali, con l’aiuto delle Dame di carità, e fondò due congregazioni: i Preti della missione (Lazzaristi) che avevano il compito di dirigere i seminari e di dedicarsi all’evangelizzazione del popolo, e le Figlie della carità, che dovevano occuparsi dei poveri e dei bambini abbandonati. La sua azione portò frutto, perché egli seppe fecondarla con la preghiera. “Dio, diceva, non rifiuta nulla alla preghiera, neppure la diffusione del vangelo”.

Parola di Dio: Zac. 2,1-5. 10-11; Cantico da Ger. 31,10-13; Lc. 9,43-45

 

“MA ESSI NON COMPRENDEVANO QUESTA FRASE”. (Lc.9,45)

Quando qualcuno mi fa delle obiezioni sulla veridicità dei Vangeli mi è facile rispondere che se essi non fossero veri, chi li ha scritti avrebbe avuto tanti buoni motivi per far fare una più bella figura agli apostoli. Sono troppo reali questi apostoli con tutti i loro limiti, mi assomigliano troppo per essere inventati. Sono fieri di aver incontrato Gesù, sono meravigliati davanti ai suoi miracoli, pendono dalle sue labbra per quanto dice di Dio e del suo Regno, pensano di essere i primi ministri di questo nuovo regno, sono prontissimi a fare un ingresso trionfale in Gerusalemme, forse qualcuno di loro è perfino disposto a combattere per Gesù e non riescono invece a comprendere il discorso della croce, della sofferenza, del servizio. Non riescono a capirlo perché le parole sono difficili, perché è difficile coniugare vittoria e sofferenza, onore e sconfitta, gioia e paura, perché in fondo non c’è peggior sordo di chi non voglia sentire e loro non vogliono sentire parlare di croce e di morte.

Anch’io Signore sono della stessa pasta dei tuoi apostoli, anzi peggio, perché io ora non ho la scusa di dire che il tuo linguaggio mi è incomprensibile, perché io ho visto la tua morte in croce, perché io so anche della tua risurrezione, eppure pur con tutte queste cose non ho nessuna voglia di sentire parlare di sofferenza, storco il naso davanti alle minime prove della mia vita, sono brontolone e addirittura a volte mi sento quasi ingannato da te quando una cosa non è andata per il verso che io speravo.

E’ vero, anche Tu non hai amato la sofferenza, hai sudato sangue davanti alla prospettiva della tua crudele morte, hai avuto paura e urlato davanti al dolore, ma Tu ti sei fidato del Padre anche quando ne hai provato l’apparente abbandono.

Gesù devi avere tanta pazienza con me, più ancora di quella che hai avuto con i tuoi apostoli e soprattutto devi darmi un supplemento di Spirito Santo perché riesca a capire che non ti devo seguire solo per le promesse di gloria ma che prima devo passare con te attraverso la sofferenza, che prima di sedere con te devo con te imparare a servire.

 

 

DOMENICA 28 SETTEMBRE : 26^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA E’ VERITA’: CONSACRACI NEL TUO AMORE. (Dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

VENCESLAO, Santo

Duca di Boemia, Venceslao (c. 907 - 929) unì alla sua attività di capo politico la preoccupazione di cristianizzare il proprio paese. Per far questo, si appoggiò alla chiesa di Germania. Suo fratello Boleslao, rimasto pagano, era contrario alla sua politica, e lo fece assassinare mentre si recava in chiesa. Il popolo lo onorò subito come un martire.

Parola di Dio: Num 11,25-29; Sal. 18; Giac. 5,1-6; Mc. 9,38-43.45. 47-48

 

“MAESTRO, ABBIAMO VISTO UNO CHE SCACCIAVA I DEMONI NEL TUO NOME E GLIELO ABBIAMO VIETATO, PERCHE’ NON ERA DEI NOSTRI”. (Mc.9,38)

Provate a pensare a quante volte anche in un solo giorno noi usiamo i possessivi. Diciamo: “mia moglie, mio marito, la mia casa, il mio lavoro, il mio figlio il mio tempo…” arriviamo perfino a dire: “ Il mio Dio” . Quando usiamo i possessivi per le cose e per le persone dobbiamo fare attenzione perché le persone non vivono solo per il rapporto che hanno con noi, e le cose sono poi proprio mie se da un momento all’altro possono non esserlo più? Ma con Dio dobbiamo fare ancora più attenzione. Dio ci vuole bene, si è incarnato ed è morto per noi ci è vicino e chiama alla vita eterna, ma Dio è Dio! Guai a noi se abbiamo la pretesa di inscatolarlo nei nostri schemi facendolo diventare solo un idolo fatto a nostra misura. Guai se pensiamo ad un Dio che si ferma alle divisioni che facciamo noi, alle nostre scelte, alle nostre religioni, ai nostri gruppi. Dio è estremamente libero, grazie al cielo non è il dio meschino di certi religioni o di certi personaggi che vogliono imporre più se stessi che non offrire Lui.

Io credo in Dio, credo in Gesù e in quello che mi ha detto, credo anche la Chiesa da Lui voluta ma non riduco  Dio a quello che sta dalla mia parte. Pensate agli obbrobri che siamo riusciti a fargli dire ad esempio: prima guerra mondiale, due trincee nemiche a non più di cinquanta metri di distanza, da entrambe le parti ci si prepara per l’assalto, a entrambi gli schieramenti di soldati vien data una buona dose di grappa e entrambi i cappellani confessano con assoluzione generale i soldati e poi li benedicono perché “Dio arrida ai colori della patria”. E delle “guerre di religione”, dove Dio è scusa e maschera agli interessi di parte, che cosa ne dite? Ma per non fermarci solo alle cose grosse guardiamo alle gelosie “tra campanili”, alle paure che quel prete “mi porti via i clienti”, a quei gruppi dove si è cristiani veri solo se si appartiene a quel movimento, alle tessere di partito che oltre a garantire i voti a quella corrente politica venivano contrabbandate anche come unico lasciapassare per il paradiso. Insomma a Dio abbiamo fatto dire tante che cose che Lui non ha detto, anzi proprio l’opposto di quello che Lui voleva per noi. Guardate il Vangelo di oggi: gli apostoli sono gelosi di uno che caccia i demoni nel nome di Gesù ma non fa parte del loro gruppo e subito sparano anatemi, Gesù invece dice:” Aprite gli occhi e vedete il bene e gioite per esso da qualunque parte venga”.

 

 

LUNEDI’ 29 SETTEMBRE: FESTA DEI SANTI ARCANGELI MICHELE, RAFFAELE, GABRIELE

Una scheggia di preghiera:

 

CONCEDI A NOI PELLEGRINI SULLA TERRA LA PROTEZIONE DEI TUOI ANGELI CHE STANNO DAVANTI A TE PER SERVIRTI. (Dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

MICHELE, GABRIELE, RAFFAELE, Santi Arcangeli

I tre Arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele, di cui parla esplicitamente la Sacra Scrittura, sono stati riuniti qui in una sola celebrazione.

San Michele è ora Patrono della Chiesa universale. 

San Gabriele è l’Arcangelo dell’Annunciazione. Annuncia al profeta Daniele come avverrà la restaurazione; annuncia a Zaccaria ed Elisabetta la nascita del precursore Giovanni; annuncia infine a Maria l’incarnazione del Figlio di Dio. Anche presso i Maomettani Gabriele ricopre lo stesso ruolo: rivela a Maometto la sua missione e gli detta il Corano, il Libro Sacro dei Musulmani.

San Raffaele, il cui nome significa “Dio ha guarito”, accompagnò in viaggio Tobia al quale suggerì il modo per guarire il padre da una temporanea cecità. Raffaele guarì anche Sara, futura sposa di Tobia.

Parola di Dio: Dan. 7,9-10.13-14 opp. Apoc. 12,7-12; Sal. 137; Gv. 1,47-51

 

“VEDRETE IL CIELO APERTO E GLI ANGELI DI DIO SALIRE E SCENDERE SUL FIGLIO DELL’UOMO”. (Gv. 1,51)

In sincerità vi posso dire che a me non fa difficoltà credere agli angeli. Sì, forse possiamo sfatare certe immagini troppo terrestri delle schiere degli angeli disposte come paggi e intendenti di corte, forse possiamo anche sfrondare certi angeli alati che perdono piume perché non sanno individuare i vari tipi di un certo caffè, ma io credo che Dio abbia creato dei puri spiriti che sono a suo e nostro servizio. I tre Arcangeli che ricordiamo oggi hanno delle funzioni molto particolari a favore dell’uomo. Michele (chi come Dio?) è colui che lotta a favore del popolo ebraico, Gabriele (Forza di Dio) è colui che porta i messaggi della salvezza, (Raffaele (Dio guarisce) è colui che accompagna Tobi nel suo viaggio e guarisce Tobia dalla cecità , ma oltre a questi ci sono migliaia di altri angeli e tutti a nostro favore. Se noi sapessimo vedere quanti angeli il Signore mette sul nostro cammino per indirizzarci al Bene e a Lui! Per far questo bisogna aver fede. Diceva lo scrittore Giorgio Torelli che “per credere agli angeli ci vogliono le ali, così da tenersi alti sul frastuono del mondo e confrontarsi con il silenzio”. Scriveva Davide Turoldo: “L’angelo è un segno della Provvidenza, è un segno difficile ma c’è. Può essere un amico che incontri, può essere anche un’ispirazione, un segno particolare, chissà. L’angelo vuol dire: uno che annuncia qualche cosa. E’ una realtà misteriosa per cui tu hai il senso di non essere mai abbandonato, mai solo”.  E allora, parlaci al tuo o ai tuoi angeli, chiedi consiglio, prega con loro e falli pregare davanti a Dio che vedono, mettiti sotto la loro protezione, fai come faceva Papa Giovanni che quando doveva trattare con qualcuno “difficile” prima invocava il suo angelo custode e poi cercava di farlo mettere d’accordo con l’angelo dell’altra persona perché poi anche tra uomini fosse più facile intendersi.

 

 

MARTEDI’ 30 SETTEMBRE

Una scheggia di preghiera:

SONO IN TE, SIGNORE TUTTE LE MIE SORGENTI. (Sal. 87,7)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

FEDERICO ALBERT, Beato

Nato a Torino, figlio di un ufficiale dell’esercito sardo, si pensava che avrebbe seguito la carriera militare del padre. Egli, invece, pregando davanti alle reliquie del Beato Sebastiano Valfrè si sentì chiamato al sacerdozio. Si laureò in teologia all’Università di Torino e venne ordinato sacerdote il 10 giugno 1843. Fu nominato cappellano reale. Seppe con grazia e con amore essere sincero e senza peli sulla lingua anche davanti al re. Si rese conto, però che la sua strada non era presso la corte e ottenne di essere mandato vicario parrocchiale a Lanzo ( era il 18 aprile 1852). Qui, lavorando di persona e in seguito con la collaborazione dei parrocchiani, restaurò la chiesa parrocchiale. Fu un grande predicatore. Dedicò parecchio tempo agli esercizi spirituali per la sua popolazione e per il clero. Predicò e diresse parecchie missioni al popolo. Costruì un ospizio dedicato a Maria Immacolata per accogliere orfane e bisognosi. Costituì un gruppo di suore per questo servizio: le suore Albertine. Costruì anche un collegio per giovani e lo affidò a Don Bosco. Rifiutò la nomina a Vescovo di Pinerolo nel 1873 per continuare in umiltà la sua opera a Lanzo. Mentre aiutava un giovane a dipingere il soffitto della cappella di una erigenda colonia agricola cadde al suolo e due giorni dopo, assistito da don Bosco e da don Michele Rua moriva il 30 settembre 1876. Fu proclamato beato da Giovanni paolo II il 30 settembre 1984,

Parola di Dio: Zac. 8,20-23; Sal 86; Lc.9,51-56

 

“SIGNORE, VUOI CHE DICIAMO CHE SCENDA UN FUOCO DAL CIELO E LI CONSUMI?”. (Lc. 9,54)

Ancora una volta, anche in questo episodio del vangelo si delineano due linee nettamente opposte: quella degli apostoli che, ringalluzziti per il fatto di aver scacciato qualche demonio e guarito qualche malato, si sentono in grado di poter far piovere fuoco e zolfo sui Samaritani che non hanno voluto accogliere Gesù, e il Signore invece che è venuto per essere fuoco nel cuore degli uomini, ma non per farlo scendere su di essi. Gli uomini pensano alle vendette sdegnati, Gesù invece ama anche coloro che lo respingono, cerca scuse per i suoi aguzzini: “Padre perdonali perché non sanno quello che fanno”. Gesù che non è venuto a conquistare nulla con la potenza, ma spera di conquistare il cuore degli uomini con la carità.

Il cristiano deve rifarsi a Gesù nella sua integralità. Egli dovrebbe come Gesù combattere il male, ma solo con il bene, lottare contro la violenza ma solo con la non violenza, portare amore là dove c’è odio, cercare la pace pagando anche di persona purché le guerre finiscano… Quanto siamo ancora lontani da questo se già piccoli gesti di perdono quotidiani vengono fatti a denti stretti e con la richiesta di tutte le garanzia perché “non si ripeta!”, se all’interno delle nostre comunità riusciamo a “portarci il broncio” solo perché uno vuole avere il ruolo che ha un altro, se all’interno delle nostre famiglie, magari per un banale problema di eredità, preferiamo non vederci più tra fratelli.

Gesù tu sei il nostro modello, ma quanto siamo ancora distanti da te. Fa’ però che non ci scoraggiamo e se anche la strada del perdono è difficile, se già l’abbiamo intrapresa tante volte senza giungere mai alla conclusione vera, almeno che non manchi il desiderio e la volontà di provarci ancora e con la forza che solo da te può venirci.

     
     
 

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