SCHEGGE E SCINTILLE
PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
http://spazioinwind.libero.it/schegge
a cura di don Franco LOCCI
LUGLIO 2003
MARTEDI’ 1 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
SEI TU, SIGNORE, IL MIO CUSTODE, STAI ALLA MIA DESTRA, NON LASCERAI VACILLARE IL MIO PIEDE. (Sal. 120,5.8)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
ESTER, Santa, Regina
Oggi si ricorda la regina Ester, immagine di bellezza, di bontà e di grazia. Il suo nome significa "stella" e come stella luminosa si fece mediatrice presso il re Assuero per salvare il suo popolo dallo sterminio.
Parola di Dio: Gen. 19,15-29; Sal. 25; Mt.8,23-27
"ESSENDO GESU’ SALITO SULLA BARCA DEI DISCEPOLI, ECCO SCATENARSI NEL MARE UNA TEMPESTA VIOLENTA". (Mt. 8,23-24)
"Beati voi cristiani che avete la fede…" mi diceva un amico subito dopo aver fatto la sua professione di ateismo. E questa beatitudine è certamente valida per dei credenti in Cristo, ma forse non esattamente nel modo con cui la intendeva il mio amico e la intendono alcuni credenti. Gesù è salito sulla barca dei discepoli, ma questo non ha evitato la tempesta, la paura il buio, il disappunto di vederlo dormire e non intervenire nel momento del bisogno.
Aver fede ci dà la certezza di aver Dio nella nostra vita ma non per questo tutti i problemi sono automaticamente risolti. Il credente come il non credente sono entrambi inseriti nella storia della nostra bellissima ma povera umanità inficiata dal male e dal maligno ed entrambi incappano nel male, nelle ingiustizie, nel buio degli interrogativi e se il non credente, avendo eliminato Dio, prova l’amarezza della sua inadeguatezza nella lotta contro ogni male, anche il cristiano trova spesso la presunta assenza di Dio o almeno il suo apparente dormire davanti alle prove dei suoi figli. Quante volte nella Bibbia, libro di fede, abbiamo trovato invocazioni di questo tipo: "Signore perché dormi, perché non sei con noi nelle nostre battaglie? Ti sei dimenticato della tua alleanza?" fino alle tremende parole di Gesù sulla croce: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" Avere Gesù sulla barca, avere fede, non significa aver più facilità di altri perché il credente non ha problemi, significa però aver qualcuno a cui rivolgersi perché dia senso a tutto nella vita. Nel racconto evangelico Gesù calma la tempesta, nella storia quotidiana non sempre avviene così neanche andando con tutta la nostra fede e paura a "svegliare il Signore". La fede in Cristo, nel suo amore per noi, nella sua passione, nella sua risurrezione, ci dà però la capacità di ‘vedere lontano’ e di ‘vedere dentro’. Con Gesù noi non ci fermiamo a ciò che succede nel momento, alla sofferenza presente, all’immediato non intervento del Signore, alle apparenti ingiustizie e vittorie del male, noi sappiamo che la vittoria finale è di Dio, che il bene di Dio alla fine, magari non nel modo con cui ce lo aspetteremmo noi, vincerà. E con Gesù noi guardiamo dentro ai fatti, non visti solo più come succedersi fatale di eventi, ma come segni difficili ma provvidenziali. Con Gesù il cristiano continua a gioire, a soffrire, ad aver paura come tutti, ma anche a fidarsi, a vivere in prima persona ogni evento della propria vita, a rinnovare ogni giorno la sua fede in un Dio che essendo Padre non può che volere il bene finale del proprio figlio.
MERCOLEDI’ 2 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
SALGA AL TUO VOLTO IL GRIDO DEL POVERO. (Dalla Liturgia)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
OTTONE, Santo, Vescovo
Fu vescovo di Bamberga in Baviera nel Xl secolo. La sua carica gli permise di compiere l’opera di pacificazione della Chiesa con l’impero che pose fine alla lunga guerra delle investiture. Passò gli ultimi anni della sua vita ad operare la conversione dei pagani e proprio da alcuni di questi fu ucciso in una imboscata nel 1139.
Parola di Dio: Gen. 21,5.8-20; Sal. 33; Mt, 8,28-34
" E I DEMONI PRESERO A SCONGIURARLO: SE CI SCACCI, MANDACI IN QUELLA MANDRIA". (Mt. 8,31)
Se volessimo usare il forse poco riverente linguaggio del calcio potremo dire che questo scontro tra Gesù e il demonio finisce in apparente parità, ma questo racconto ci svela molto sull’agire sia di Gesù che del diavolo.
Intanto, il diavolo si accorge subito della presenza di Gesù. Ricordiamocelo sempre, il diavolo è un puro spirito, un angelo, non fidiamoci di chi ci descrive i diavoli come animaletti cornuti e caudati, ma stupidi e sempre perdenti. Il diavolo conosce Gesù, conosce la sua potenza, ma appena ne sente la presenza ingaggia subito battaglia con Lui. Questo continua a succedere anche nella nostra vita: dove si cerca di operare il bene in nome di Dio e di suo figlio Gesù, ecco che il diavolo è presente, ecco che scatena le sue forze, gioca tutte le sue carte. Ricordate tutti il triste episodio di Caino e Abele: entrambi i fratelli avevano fatto una cosa buona, quella di offrire a Dio le loro primizie, ma Caino diventa geloso e allora Dio gli dice: "guarda che il peccato (leggi pure: il male, il diavolo) è accucciato alla tua porta, verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo". Ricordiamocelo: il male non è stupido, non combatte contro se stesso, viene soprattutto fuori là dove si cerca la comunione con Dio, e dove si vuole operare nel suo nome. Gesù però è colui che può scacciare il male, Dio è più forte di ogni male. Sembra una affermazione banale, ma spesso è facile lasciarci spaventare dalle apparenze: il male fa molto rumore, incute paura, vive delle gelosie e delle negatività, fa vedere la realtà distorta, è bugiardo e noi spesso ci caschiamo: crediamo alla forza di Dio ma ci lasciamo spaventare dal male al punto che preferiamo asservirci al male credendo sia più forte, che dia più felicità. Anche quando il male sembra vinto esso cerca sempre di ottenere qualcosa a suo favore: il racconto dei porci è significativo: il diavolo usando di una fonte di ricchezza e privando questi allevatori di parte dei loro guadagni riesce ad ottenere che questi, non vedendo più il bene che era stato fatto ai due indemoniati, avvertono in Gesù un potenziale nemico dei loro affari e allora lo allontanano dalla loro regione impedendo che il suo bene li raggiunga. Quando pensiamo di aver vinto il diavolo con la forza di Gesù è proprio il momento di fare attenzione. Anche Gesù ci ha detto con chiarezza che quando un demonio è stato cacciato, egli va a cercarne altri cento peggiori di lui e torna ed è contento di trovare una casa tutta spazzata per farne la dimora sua e degli altri demoni. La nostra lotta contro il male non è mai finita, ma una cosa è certa: se in certi momenti sembra che tutto finisca uno a uno, proprio perché la partita è ancora lunga e se noi sapremo stare dalla parte di Gesù, la vittoria finale non può che essere sicura.
GIOVEDI’ 3 LUGLIO : FESTIVITA’ DI SAN TOMMASO
Una scheggia di preghiera:
CHI CREDE NEL SIGNORE, VEDRA’ LA SUA SALVEZZA. (Dalla Liturgia)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
TOMMASO, Santo, Apostolo
Specialmente il quarto Vangelo ci fa conoscere ed amare la figura di questo apostolo dal carattere lucido e realista. Egli sa che per Gesù finirà male (Gv. 11,6) ma, almeno a parole, è disposto a condividerne la sorte; sa domandare a Gesù quando ne ha bisogno (Gv. 14,5—6). Per credere ha bisogno di un segno che gli provi che il risorto è lo stesso uomo che ha visto sulla croce. Ma, ottenuto il segno esprime la sua fede con pienezza: "Mio Signore e mio Dio".
Parola di Dio nella festa di San Tommaso: Ef. 2,19-22; Sal. 116; Gv. 20,24-29
"RISPOSE TOMMASO: MIO SIGNORE E MIO DIO!". (Gv. 20,28)
Oggi, festa di san Tommaso apostolo, ci facciamo aiutare nella nostra riflessione da alcuni pensieri di una predica di don Curtaz: Lasciatemi spezzare una lancia a favore di Tommaso, dipinto superficialmente come incredulo. Pensate davvero sia incredulo? Non sentite, al contrario, troppa fede dietro le sue amare parole? Tommaso ha creduto troppo al Rabbì, Tommaso era disposto a farsi ammazzare per lui. Tommaso sapeva che Gesù era la via e lo avrebbe seguito. Poi la delusione, lo scandalo. Tutto va storto e la gioia della sequela, l’emozione dell’accoglienza diventano paura, vigliaccheria, pianto. No: Tommaso ha investito troppo nel sogno infranto per rimettersi in pista. Lo capisco, povero amico mio. Lo capisco e mi ci ritrovo. E ritrovo le tante persone che ho conosciuto: grandi sogni, grandi ideali e poi la vita, il compromesso, le delusioni. Penso al sorriso di Sandra diventato duro quando suo marito se n’è andato svelando le sue fragili intenzioni; penso all’amarezza di Luigi ogni volta che uno dei ragazzi che cerca di tirare fuori dalla droga scappa dalla comunità; penso ai sogni infranti di Cristina che una malattia inchioda al letto, lei che voleva salvare il mondo. Tommaso è il patrono degli sconfitti, dei sognatori, dei delusi. Tommaso non crede, non ha più il coraggio di farlo. E Gesù (ancora!) il paziente, il compassionevole lo attende, insiste fino a portarlo alla fede più profonda. Tommaso, patrono degli sconfitti, prega per noi. Quando ci scandalizziamo dell’incoerenza della Chiesa, quando ci sembrano troppe grosse le sue fragilità, quando non ci sembra possibile che tanta gloria sia affidata a tanta povertà, prega per noi. Facci capire che uno dei modi per riconoscere la presenza del risorto, misterioso ospite delle nostre vite, ora, è anche la sofferenza. Facci comprendere che anche una vita sconfitta può incontrare la gloria del risorto, che il grande popolo dei perdenti ha un patrono e un Signore. Tommaso, nostro gemello, aiutaci ad osare anche quando sembra inutile, a fissare lo sguardo altrove quando la pesantezza della vita e del peccato ci schiantano a terra, a lavorare per la costruzione del Regno sapendo che il mondo è già salvo, ma non lo sa.
VENERDI’ 4 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
PADRE, CONCEDICI LO SPIRITO DI SAPIENZA PERCHE’ POSSIAMO CONOSCERE QUAL E’ LA SPERANZA DELLA NOSTRA CHIAMATA. (Ef. 1,17-18)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
ELISABETTA DEL PORTOGALLO, Santa. Regina
Sposata a Dionigi, re del Portogallo, Elisabetta (1271—1336) si dedicò al difficile compito di mettere pace all’interno della famiglia reale. Si occupò anche attivamente dei poveri. Rimasta vedova nel 1325, finì i suoi giorni come terziaria francescana a Coimbra.
Parola di Dio: Gen. 23,1-4.10.19; 24,1-8.62-67; Sal. 105; Mt. 9,9-13
"NON SONO VENUTO A CHIAMARE I GIUSTI, MA I PECCATORI". (Mt. 9,13)
Questa frase di Gesù, l’atteggiamento di Gesù nei confronti dei peccatori e tutto il Vangelo che è un annuncio di pace e di misericordia, dovrebbero averci aperto gli occhi su chi sia il "Padre buono e misericordioso, lento all’ira e pieno di grazia". Frasi come questa dovrebbe essere scritte a caratteri cubitali su certi pulpiti e in certi confessionali o anche in certe emittenti radio che fanno una specie di terrorismo religioso sulla paura di un Dio che stanco del male vuol punire gli uomini e l’umanità, di un Dio vendicativo che non vede l’ora di farla pagare agli uomini per i loro peccati "che ormai hanno fatto traboccare il vaso", di un Dio indagatore più attento ai peccati che ai figli, di un Dio costruttore di inferni dotati delle più raffinate torture che neanche un sadico riuscirebbe ad immaginarne di migliori. Dio non vuole condannare il mondo, se no perché lo avrebbe creato, perché si sarebbe dato tanto da fare per mandarci la sua Legge i suoi profeti, perché avrebbe mandato suo Figlio e perché Gesù avrebbe accettato di offrirci la sua vita? Dio vuole salvare i suoi figli. Dio non è geloso della mia gioia, è venuto a portarcela, Gesù dice che si fa più festa in cielo per un peccatore che si converte che non per mille giusti che perseverano. E’ vero che il male e che i peccati degli uomini sono grandi, li abbiamo evidenti davanti agli occhi tutti i giorni nella nostra società, nella Chiesa e in noi stessi, ma Dio non si lascia spaventare neanche da questi, il suo amore è più forte di essi. E’ tutta questione di prospettiva. Se noi partiamo dai ragionamenti del nostro mondo e vediamo le cose solo con gli occhi terreni e con le nostre piccole giustizie limitate, vedremo unicamente il male, le punizioni e un Dio piccolo, troppo a figura della nostra piccolezza umana. Se noi ci lasciamo inondare dalla luce di Dio e del suo Cristo, allora anche il nostro cuore si aprirà alla speranza, alla pazienza, al perdono, alla gioia dell’amore per il fratello.
SABATO 5 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
APRI, SIGNORE IL NOSTRO CUORE E COMPRENDEREMO LE PAROLE DEL TUO FIGLIO. (Atti 16,14)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
ANTONIO MARIA ZACCARIA, Santo, Fondatore
Spinto dall’amore per i poveri, Antonio Maria (1502—1539) li servì dapprima come medico. Per recare loro anche un aiuto spirituale, si fece sacerdote. Fondò una congregazione di chierici regolari, che cominciarono a chiamarsi Barnabiti quando venne loro affidata la chiesa di San Barnaba, a Milano.
Parola di Dio: Gen. 27,1-5.15-29; Sal, 134; Mt. 9,14-17
"NON SI METTE VINO NUOVO IN OTRI VECCHI". (Mt. 9,17)
Se può essere facile capire il significato dei due esempi, quello degli otri e quello del panno grezzo, per quanto riguardava il tempo di Gesù, può essere a prima vista più difficile comprenderli per nostra odierna vita di cristiani; se infatti ai tempi di Gesù Egli veniva a dirci l’assoluta novità del suo messaggio rispetto alle tradizioni religiose precedenti, oggi quali saranno i vestiti e gli otri vecchi e quale il vino nuovo? Io penso che, purtroppo le cose non siano cambiate molto da allora. La religiosità ufficiale, le abitudini, le tradizioni religiose, che pure, se comprese giustamente, hanno un loro significato, spesso si sono impadronite della fede gioiosa e spumeggiante ed hanno ridotto le sue capacità prorompenti. Qualche esempio: per molti cristiani la fede è un vestito da tirar fuori in certe occasioni: battesimi, matrimoni, sepolture, per altri è un pronto-soccorso da utilizzare quando c’è qualcosa che non va (e la colpa del male è sempre di Dio e Lui dovrebbe fare degli ottimi miracoli per i buoni che, guarda caso, siamo sempre noi), Dio è di parte, sta con noi che siamo buoni e cattolici, sembra che lo si possa comprare con Messe, candele e offerte ai preti, la preghiera è diventata una serie di preghiere, la Messa non è un gioioso banchetto con Dio e con i fratelli, ma un rito, una specie di tassa settimanale che il vero credente paga a Dio per poi starsene tranquillo tutta la settimana a farsi gli affari suoi. Se la pensiamo così, anche solo in parte, ecco il vestito vecchio e le botti ormai sdogate che perdono da tutte le parti. Il vino nuovo chi è? Ancora e sempre Gesù e il suo messaggio. Lui è venuto ad annunciare un Dio vivo, non un dio con gli abiti neri delle sepolture, lui ci ha detto che è padre e non padrone che tratta con la frusta i suoi servi per poi abbandonarli o ucciderli appena questi sbagliano, Gesù stesso è lo sposo della nostra umanità e noi siamo invitati alle sue nozze e ad un matrimonio non si va con la faccia da funerale, se no è meglio non andarci… Come conciliare, dunque, il vecchio con il nuovo? Gesù è molto chiaro, non vuol che si distrugga il vecchio ma neanche che il nuovo e il vecchio vadano perduti insieme. Non si tratta di rinnovare il vino, Egli è sempre nuovo, si tratta di rinnovare noi stessi e il nostro modo di accogliere la fede. Non abbiamo paura di lasciarci inebriare dal vino nuovo di Cristo! Gesù non è da mettere in cantina, Gesù è da gustare e da vivere oggi. La sua parola non è da cercare in mezzo a libri vecchi, ma da vivere in questa giornata, la preghiera non è dire qualche preghiera in fretta, ma è dialogare tutto il giorno, in mille modi diversi con il Signore, la Messa non è un insieme di riti che riguardano più il prete che noi, è gioia, comunione, impegno, ripresa di energia, dono gradito che Dio ci offre gratuitamente, senza farci pagare nulla!
DOMENICA 6 LUGLIO : 14^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B
Una scheggia di preghiera:
GUSTATE E VEDETE QUANTO E’ BUONO IL SIGNORE, BEATO L’UOMO CHE IN LUI SI RIFUGIA. (Sal. 34,9)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
MARIA GORETTI, Santa, Vergine
A dodici anni, Maria era già una giovane donna. Era la figlia maggiore di una povera contadina delle paludi Pontine, vedova e madre di sei figli. Un vicino diciottenne minacciò di pugnalarla se non avesse ceduto alle sue richieste. Maria resistette, e pagò con la vita il suo rifiuto. Colpita più volte, mori il giorno seguente, dopo aver perdonato al giovane che l’aveva aggredita.
Parola di Dio: Ez. 2,2-5; Sal 122; 2Cor. 12,7-10; Mc. 6,1-6
"E SI SCANDALIZZAVANO DI LUI". (Mc. 6,3)
Solitudine e ostilità circondano Gesù mentre visita il suo villaggio, Nazaret. Divenuto ormai famoso per la sua parola e per i suoi atti, il Cristo si presenta ora anche a questo ambiente piccolo e gretto e subito lo spirito sciocco, borghese e invidioso esprime un giudizio banale sulle forme esteriori di quest'uomo. I nazaretani sentono le parole che egli pronunzia nella sinagoga ove tutto il villaggio è radunato per la celebrazione del sabato. Sono parole che stupiscono, sconvolgono, provocano come solo sa fare un vero profeta. Ma la reazione delle persone superficiali è sempre scontata: si fissa magari sui particolari dell'abbigliamento, sulle chiacchiere delle parentele, sulle piccinerie di paese. Anziché cogliere la straordinarietà della parola del Cristo, i nazaretani si ancorano all'ordinarietà della sua famiglia per "scandalizzarsi". Le sue modeste origini di operaio, le figure tozze del suo clan, la stessa semplicità di Maria, una donna del villaggio, non possono che suscitare ironia e favorire il tentativo di smitizzare la figura di Gesù. Di fronte a questo muro di freddezza Gesù reagisce con due atteggiamenti. Il primo è profondamente umano: "Si meravigliava della loro incredulità". E l'amara sorpresa di fronte al rifiuto preconcetto, è la delusione davanti al vuoto spirituale di chi cerca solo spettacolo, è lo sconcerto di fronte alla grettezza e alla cattiveria. Gesù denunzia ancora una volta la falsa religiosità che si rifiuta di riconoscere l'intervento di Dio all'interno di un evento o di una persona che risultano quotidiani. La seconda reazione di Gesù è espressa dal fatto che Egli non può operare miracoli. I doni che Gesù è venuto a portare non possono essere ricevuti perché non è accettato il donatore. Anche a noi può succedere la stessa cosa. Se, come dicevamo ieri, pensiamo di relegare la fede in vestiti e otri vecchi, in tradizioni, in supposte conoscenze di Cristo, noi rischiamo di non saper più comprendere la presenza di Cristo nella nostra quotidianità, rischiamo di non accogliere il suo messaggio perché pensiamo già di conoscerlo troppo bene e di avere la chiave della religiosità e del cuore di Dio. Per cogliere il mistero della persona di Gesù, bisogna aprirsi al Gesù reale e non ridurlo al ritratto che ci eravamo fatti di lui. La potenza di Gesù è legata e la sua parola è resa inefficace, quando non incontra un ascolto attento, una disponibilità alla fede. Gesù ancora oggi vuol colmarci dei suoi doni, ma noi sappiamo accogliere il Donatore?
LUNEDI’ 7 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
GESU’, TU CHE HAI VINTO LA MORTE, FA’ RISPLENDERE LA VITA ATTRAVERSO IL VANGELO. (2Tim. 1,10)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
APOLLONIO, santo, Vescovo, Martire
Fu vescovo di Brescia e conobbe il martirio nel II secolo, sotto l’imperatore Adriano. Uomo umanissimo, fece della sua missione uno stile di vita, sempre guardando al Cristo, non indietreggiando nemmeno di fronte alla morte, consapevole che il suo sacrificio serviva ad avvicinarlo a Dio e a edificare la Chiesa.
Parola di Dio: Gen. 28,10-22; Sal. 90; Mt. 9,18-26
"MIA FIGLIA E’ MORTA PROPRIO ORA, MA VIENI, IMPONI LA TUA MANO SOPRA DI LEI ED ESSA VIVRA’. ALZATOSI GESU’ LO SEGUIVA. (Mt. 9,18-19)
Quest’uomo va da Gesù con tutto il suo carico sia di disperazione che di speranza. Da una parte porta la morte della persona amata, dall’altra la speranza che la vita possa essere ancora più forte, grazie a Gesù. Mi pare che la drammaticità di questo racconto rispecchi la nostra situazione vitale. Dentro ognuno di noi morte e vita convivono continuamente. Quando un bambino viene al mondo, nel trionfo pieno della vita, milioni e milioni di sue cellule sono già morte, ogni giorno noi viviamo esperienze uniche e irripetibili, quello che mi è successo ieri non si ripeterà mai più, eppure oggi mi sono risvegliato, sto vivendo, ho possibilità di amare e di essere amato… Anche nella vita spirituale si nasce e si muore continuamente, la vita morale è una continua scelta tra vita di grazia e peccato. Attorno a noi vediamo nascere e morire in continuazione, tra i nostri amici ce ne sono molti vivi, alcuni dei quali sopravviveranno a noi, ma anche tanti già morti… Avete mai provato ad andare da Gesù portandogli, invece delle solite quattro preghiere tirate giù con più o meno devozione, la drammaticità del nostro vivere e morire? Che cosa può rispondere Gesù ad un credente che si metta davanti a Lui in questo modo? Esattamente come ha fatto con quel padre: "Alzatosi, Gesù lo seguiva". Gesù non ha delle risposte, è la risposta. Il messaggio di Gesù non è una dissertazione sulla vita o sulla morte, non è una filosofia che più o meno soddisfa o addormenta l’uomo, Lui è la Vita, la Verità, la Via, Lui entra nella nostra storia, perché è un Dio fatto uomo che conosce fino in fondo e personalmente il nostro mistero di creature, Lui entra nel nostro dolore perché è l’uomo dei dolori, Lui da senso al più piccolo particolare del nostro vivere perché è Colui che è vissuto pienamente e "risorgendo ha ridato a noi la vita". E’ vero che alla fine noi restiamo nel mistero, è vero che il più delle volte davanti ad una sofferenza o davanti alla morte noi non riceviamo come questo padre il miracolo della risurrezione, ma se davvero abbiamo portato a Gesù il nostro dramma di vita e di morte, di anima e di materia, di grazia e di peccato, se abbiamo fede nel Dio della vita, se capiamo che Gesù sta camminando con noi, certamente la speranza ha il sopravvento sulla disperazione, il coraggio sulla paura, l’amore sull’egoismo, la vita sulla morte.
MARTEDI’ 8 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
CUSTODISCIMI COME PUPILLA DEGLI OCCHI, PROTEGGIMI ALL’OMBRA DELLE TUE ALI. (Sal.17,8)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
ADRIANO, Santo, Papa
Era romano e governò la Chiesa per un anno soltanto, dal 884 al 885. I pochi dati biografici riguardano il racconto della sua morte, della sua sepoltura e dei miracoli compiuti. Anche se sedette sul trono pontificio per così poco tempo, Adriano seppe meritarsi il Cielo, conducendo una vita all’insegna dell’amore per Cristo.
Parola di Dio: Gen. 32,23-33; Sal. 16; Mt. 9,32-38
"LA MESSE E’ MOLTA, MA GLI OPERAI SONO POCHI, PREGATE DUNQUE IL PADRONE DELLA MESSE CHE MANDI OPERAI NELLA SUA MESSE!".
(Mt. 9,37-38)
Quando si imbatte in questa frase del vangelo, normalmente il predicatore ha già il suo discorso bello e fatto: oggi la situazione della Chiesa è precaria perché mancano le vocazioni, certi ordini rischiano di chiudere, ci sono parroci oberati da mille impegni, parrocchie di più di ventimila abitanti hanno un prete solo… e avanti con l’osservazione di dati che sono reali; poi si passa alla seconda lamentela: le famiglie si guardano bene dal proporre ai figli la chiamata religiosa, il mondo ha molte altre attrattive, manca la fede; per concludere con il solito ritornello, preghiamo dunque per le vocazioni, o quando addirittura non si bara con dei ragazzi facendo loro vedere non la realtà di una vita impegnata gioiosamente per il Signore ma solleticandoli soltanto pur di poter acchiappare qualcuno, o come certi ordini religiosi che, pur di aver qualche nuova vocazione, battono i paesi poveri offrendo a ragazzi e ragazze possibilità di vita migliore di quella che normalmente avrebbero pur di entrare nel loro ordine (e non si accorgono che facendo così spesso fanno il male di quelle persone e del loro stesso ordine). Io non credo che il discorso delle vocazioni vada condotto in questo modo. Gesù non lo ha affrontato così. Prima di tutto Gesù non ha badato troppo al numero: Lui che prega per le vocazioni ne ha stabiliti solo dodici, a qualcuno che sembra ben intenzionato a seguirlo fa delle proposte talmente difficili che lo scoraggia (vedi il giovane ricco) o a qualcun altro dice apertamente di no (vedi l’indemoniato guarito). Seconda cosa Gesù, con i suoi discepoli vuole giungere al cuore dell’uomo per portare l’annuncio che "il Regno di Dio è qui", non vuole conquistare tutti, intruppare tutti, lui bada al cuore dell’uomo, di ogni uomo e non a strutture di Chiesa (basta leggere i discorsi missionari che pure sono stati redatti quando la Chiesa era ormai sedimentata, per capire che non manda mai ad annunciare una chiesa struttura). Terza cosa, i criteri di Gesù per chiamare a seguirlo sono molto diversi dai nostri, lui non fa scelte basate sulla cultura, su esami dati o non dati, su capacità psicoattitudinali, su salute forte o non forte (se volete date una scorsa alla lista dei dodici per trovarvi personaggi tutt’altro che rassicuranti per certi vescovi o rettori di seminario odierni). E allora come affrontare oggi il problema delle vocazioni sacerdotali, religiose, laicali? Lo spazio è breve e certamente le mie indicazioni sono proprio solo schegge molto parziali e sintetiche, ma per far riflettere: Primo, essendo onesti e coerenti nell’affermare la nostra fede: se qualcuno si accorge che per noi credere è fatica ma anche gioia, è per lo meno portato ad interrogarsi sul senso di essa. Non confondiamo mai le opere di religione che hanno bisogno di vocazioni che le sostengano con l’opera di Dio. Se cerchiamo vocazioni per salvare le nostre strutture religiose, difficilmente le troveremo, se le troviamo non abbiamo fatto un buon affare perché conserviamo soltanto qualcosa di vecchio che se non passa oggi passa domani. Non corriamo il rischio di metterci al posto di Dio per chiamare noi mentre Lui corre già altre strade. Aiutiamo, se possiamo ogni uomo, ogni ragazzo o ragazza a capire che in qualunque caso Dio ha un progetto di amore su di lui o lei a cui, in ogni caso, ognuno di noi può rispondere e dovrebbe sempre rispondere con generosità, ed ogni vocazione, sia umana che religiosa, ha la stessa dignità davanti a Lui. Preghiamo sì per le vocazioni sacerdotali e religiose, preghiamo per coloro che hanno seguito questa strada, perché ne siano degni ogni giorno, preghiamo con fiducia il Signore per nuove vocazioni, ma proprio perché abbiamo fiducia che Dio non ci lascerà senza pastori, annunciatori e testimoni, lasciamo fare a Lui che le cose le sa condurre molto meglio di noi.
MERCOLEDI’ 9 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
LIBERACI DALL’OPPRESSIONE DELLA COLPA PERCHE’ POSSIAMO PARTECIPARE ALLA FELICITA’ ETERNA. (Dalla Liturgia)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
VITTORIA E ANATOLIA, Sante, Martiri
Vittoria e Anatolia erano due giovani cristiane entrambe fidanzate. Sentirono però di doversi consacrare totalmente al Signore. I due innamorati delusi, però, le rapirono credendo di ottenere con la violenza ciò che non avevano ottenuto con il loro onesto affetto. Ma non saranno loro gli accusatori e persecutori delle due giovani: anzi anch’essi si convertiranno; sarà invece la persecuzione di Decio, qualche anno dopo (siamo nel III secolo), a mettere nelle loro mani la palma del martirio.
Parola di Dio: Gen. 41,55-57; 42,5-7.17-24; Sal 32; Mt. 10,1-7
"DIEDE LORO IL POTERE DI SCACCIARE GLI SPIRITI IMMONDI E DI GUARIRE OGNI SORTA DI MALATTIE".
"E STRADA FACENDO PREDICATE CHE IL REGNO DEI CIELI E’ VICINO". (Mt. 1,1.4)
Mi sembra che il Vangelo di oggi ci offra la possibilità di continuare, su un altro piano, la riflessione di ieri. Forse l’avrete notate anche voi, ma io non posso, ogni volta che ho a che fare con un vescovo, una parrocchia, una organizzazione laicale cristiana, che notare un gran desiderio di realizzare qualcosa di bello nei confronti del Vangelo ma anche una grande preoccupazione per tutte quelle che sono le strutture per poterlo fare. Qualche esempio: si organizza il catechismo, giustamente si vorrebbe contattate le famiglie dei bambini, si fa di tutto per poter realizzare qualcuno di questi incontri e poi, quando il momento è arrivato si rischia di parlare loro di mille cose e di dimenticarsi l’annuncio cristiano, oppure si studiano sinodi, piani pastorali, si costruiscono a volte mastodontiche cose di una complessità e struttura tecnica meravigliosa e poi… passata la festa… Ce lo ricordiamo che Gesù ha dato agli apostoli e a noi il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie? Ci ricordiamo che il nostro compito è solo "strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino"? Gli uomini di oggi hanno come necessità primarie non quella di scoprire una religiosità ben organizzata, una chiesa potente, una serie di norme religiose (molti di essi queste cose le hanno già abbandonate da tempo, anzi molte volte sono proprio queste strutture ad aver allontanato), hanno bisogno di sentire che qualcuno crede che ci sia un Dio che ci vuol bene personalmente, un Dio che ama gratuitamente e non per interesse, un Dio che davvero viene a liberare l’uomo e non ad imporgli altri gioghi, un Dio che non minaccia inferni per condizionare, ma un Dio che scende nel nostro inferno di ingiustizie e cattiverie e con noi le affronta per vincerle anche per noi. Quando ti capita (e grazie al cielo capita sovente) di incontrare un cristiano che nella sua povertà umana cerca di vivere queste cose, non hai bisogno di prediche, non hai bisogno di strutture, di mass media accattivanti, di riunioni a catena, ma riesci a respirare una boccata di pulito, di speranza, di libertà e scopri che l’amore di Dio per gli uomini non è una chiacchiera di preti ma un qualcosa di vero e reale.
GIOVEDI’ 10 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
COME IL TUO NOME, O DIO, COSI’ LA TUA LODE, SI ESTENDA FINO AI CONFINI DELLA TERRA. (Sal. 47,11)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
SECONDA E RUFINA, Sante, Martiri
Seconda e Rufina, due sorelle romane, subirono il martirio, come tanti altri cristiani, nel 260; la prima, bastonata a morte, l’altra decapitata. La loro storia, simile a tante altre, sottolinea il coraggio della rinuncia e l’immenso amore per Dio, che è superiore a tutto e fa vincere le prove più dure: il dolore, la paura, il martirio.
Parola di Dio: Gen. 44,18-21.23-29; 45,1-5; Sal. 104; Mt. 10,7-15
"NON PROCURATEVI ORO NE’ ARGENTO, NE’ MONETA DI RAME NELLE VOSTRE CINTURE, NE’ BISACCIA DA VIAGGIO, NE’ DUE TUNICHE, NE’ SANDALI, NE’ BASTONE…". (Mt. 10,9-10)
Gesù davvero sa come siamo fatti! Ecco perché nel discorso missionario che fa ai suoi apostoli e a noi, mandati per essere testimoni del suo amore, dopo averci ricordato che tutto quello che abbiamo è gratuito elenca tutta una serie di cose contrarie all’essere cristiani e quindi contrarie alla missione. Naturalmente sono dei segni concreti e chiari che vanno ben oltre al loro significato naturale. Proviamo a far scorrere l’elenco delle cose contrarie alla missione cristiana. "Oro e argento". Non che i soldi e le cose non servano ma non vanno mischiate con la fede e il suo annuncio. Il regno di Dio non lo si porta in base a cose comprate e con la potenza dei soldi e il regno di Dio non deve servire per spillare soldi alla gente. Dio non se ne fa niente di basiliche ricche di arte e cose preziose se queste non sono espressione di cuori ricchi di amore e di carità. Ricordate il Curato d’Ars? Combatteva il demonio con la penitenza e con le patate bollite, era uno che aveva fatto fatica ad imparare poche righe di teologia eppure da tutta la Francia accorrevano a Lui per sentire la sua parola e vedere la sua persona. Ricordate il Cottolengo? Aveva da curare migliaia di infermi, ma la sua preoccupazione prima non erano i soldi, quelli, quando ce n’è bisogno e li si usa secondo la volontà di Dio, arrivano per il necessario. "Non portate la bisaccia per il viaggio o due tuniche". La bisaccia che molti dicono di portare per previdenza, è poi un peso che rende il viaggio ancora più difficile. Se io penso che per essere missionario devo portarmi dietro tutti i miei libri religiosi, perché hanno degli ottimi argomenti, il mio computer perché in esso ci sono un mucchio di indicazioni e poi la veste da prete tutta lucida perché dà prestigio e i paramenti dei vari colori per essere fedeli alla liturgia, alla fine non mi muoverò neppure di casa. Non è questione di non essere previdenti, preparati, fedeli alle norme della chiesa, è questione di essere disponibili, snelli nel muoversi, pronti a lasciarci portare dal Signore dove vuole. "Non prendete il bastone". Il bastone era un compagno prezioso di viaggio del pellegrino, serviva a sostenersi e anche a difendersi ma nella missione cristiana c’è il rischio che se ci sosteniamo solo con le nostre forze poi pensiamo di essere noi i principali personaggi e invece di annunciare Gesù Cristo rischiamo di annunciare noi stessi. E poi il bastone ha sempre in sé un potenziale negativo, da mezzo da usare in caso estremo e per difesa spesso diventa arma per imporre e non c’è niente di più contrario alla fede che quello di essere imposta sia con le bastonate che con le coercizioni.
VENERDI’ 11 LUGLIO : SAN BENEDETTO PATRONO DI EUROPA
Una scheggia di preghiera:
CONCEDI A NOI DI NON ANTEPORRE NULLA ALL’AMORE DI CRISTO. (Dalla Liturgia)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
BENEDETTO, Santo, Abate
Ritiratosi nella solitudine sul monte Subiaco per cercare Dio e vivere sotto il suo sguardo, non poté evitare che la fama della sua santità attirasse attorno a lui numerosi discepoli. Si spostò con essi a Montecassino dove scrisse la regola benedettina. Nel 1964, Paolo VI lo proclamava Patrono d’Europa.
Parola di Dio nella festa di san Benedetto: Prov. 2, 1-9; Sal. 11; Gv. 15,1-8
"VOI SIETE GIA’ MONDI PER LA PAROLA CHE VI HO ANNUNZIATO" (Gv. 15,3)
Oggi, festa di San Benedetto patrono di Europa, ci chiediamo se la frase che Gesù dice agli apostoli e che meditiamo, possa essere rivolta anche a noi. Che cosa significa "essere mondi" per Gesù? Per Lui è la disposizione necessaria per stare davanti a Dio, è l’assenza di ostacoli, come il peccato, che si oppongo al contatto con il Sacro, alla comunicazione con Dio. Il mezzo per avere questa disposizione ci viene dato proprio dalla parola stessa di Gesù. La Parola di Gesù, infatti non è come le parole umane. In Essa Gesù è presente, accettandola e praticandola si fa in modo che Cristo nasca e cresca nel nostro cuore. Essa ci da la capacità di tenerci lontani dal male. In questo senso la beatitudine che Gesù dice per gli apostoli, è anche per noi ogni volta che cerchiamo di mettere in pratica la parola nutrendocene giorno per giorno in modo che, poco per volta, possiamo arrivare ad avere gli stessi sentimenti e pensieri di Gesù, per riviverlo nel mondo, per mostrare ad una società spesso invischiata nel male e nel peccato, la purezza e la trasparenza che il vangelo dona. Nei giorni scorsi leggendo il capitolo di Matteo riguardante il discorso missionario, ci siamo detti più volte che il mondo non ha bisogno di cose, ha bisogno di incontrare Gesù. Se noi riusciamo a lasciare che il vangelo canti nella nostra vita, siamo i migliori missionari di questa terra.
SABATO 12 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
O DIO, FA’ CHE GODIAMO I BENEFICI DELLA SALVEZZA E VIVIAMO SEMPRE IN RENDIMENTO DI GRAZIE. (Dalla Liturgia)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
FORTUNATO, Santo, Sacerdote
Fortunato era prete a Torrita, presso Montefalco, sua città natale. Visse tra il IV e il V secolo e non sono molte le notizie che si hanno di lui. Per guadagnarsi la vita, Fortunato lavorava la terra e dava esempio di laboriosità, ma non di avarizia, che egli considerava il più pericoloso tra i vizi. Ecco un aneddoto che riguarda questo argomento: un giorno, zappando, raccolse tra le zolle due monete terrose e, senza neanche guardarle le depose in tasca. Tornato a casa incontrò un povero; istintivamente trasse le due monete dalla tasca, e alla luce del sole morente le vide luccicare: temendo di restare vittima dell’avarizia, distolse lo sguardo e depose rapidamente le due monete d’oro nelle mani scarne del povero. Con questo gesto ci insegna che l’avarizia si vince non tanto disprezzando la ricchezza, quanto non considerandola.
Parola di Dio: Gen. 49,29-33.50,15-24; Sal.104; Mt. 10,24-33
"SE HANNO CHIAMATO BEELZEBUL IL PADRONE DI CASA, QUANTO PIU’ I SUOI FAMILIARI !". (Mt. 10,25)
Noi, quando vogliamo magnificare o vendere una cosa, ne esaltiamo i meriti, mettiamo in evidenza tutto il bene che la cosa può rappresentare, se ci sono difficoltà cerchiamo o di nasconderle o di minimizzarle. Gesù quando propone se stesso e il suo regno è di un realismo esasperante. Dice che il Regno è la riscoperta di un Dio che è Padre e che dona la pace del cuore, dice che Lui è venuto a dare la sua vita per amore nostro, dice che abbiamo l’assistenza dello Spirito Santo, ma non nasconde le difficoltà: essere credenti significa essere come il Maestro, annunciatori di pace che diventano segno di contraddizione, persone di fede che trovano l’opposizione dei religiosi, non violenti che subiscono violenza, persone che cercano la giustizia per sé e per gli altri e che subiscono l’ingiustizia, uomini che amano il mondo e lo vorrebbero partecipe della salvezza e che sono odiati o disprezzato dal mondo, ritenuti persone o insignificanti o pericolose. Far vedere concretamente la propria fede spesso come minimo è causa di sorrisini; rinunciare a "fare come fanno tutti" per rispettare la giustizia e la verità, spesso è considerato atteggiamento stupido; se scoprono che ti sforzi sempre di perdonare e di vedere il positivo del prossimo, stai sicuro che saranno in parecchi ad approfittarne e anche quelli che consideri ‘amici’ spesso ti diranno che "sei troppo buono" per farti capire che sei un illuso. Se cercherai di essere fedele al Vangelo si arriverà all’assurdo che persone che professano la tua stessa religione, credendo anche di fare il bene, ti allontaneranno, cercheranno di farti tacere, in ogni caso ti faranno soffrire… Perché tutto questo? Perché la fede è liberazione e il mondo e tutte le sue forme di potere invece hanno bisogno di schiavi, perché Dio è Padre e il mondo invece ha bisogno di padroni, perché la libertà è un dono meraviglioso, ma fa paura a tutti coloro che preferiscono norme sicure, religioni dosate, perché il mondo ha estremamente bisogno di profeti di speranza ma preferisce rifugiarsi nelle piccole soddisfazioni delle cose, perché essere dalla parte di Dio significa scatenate tutte le forze che gli si oppongono. Davanti a questo quadro chiaro che Gesù ci ha presentato c’è però una sua parola che ci riempie di fiducia: "Non li temete! Perché chi mi riconoscerà davanti agli uomini anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli".
DOMENICA 13 LUGLIO : 15^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B
Una scheggia di preghiera:
BENEDETTO SIA DIO CHE CI HA BENEDETTO CON OGNI BENEDIZIONE IN CRISTO. (Ef. 1,3)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
ENRICO II, Santo, Imperatore
Enrico II (973—1024), insieme con la moglie, santa Cunegonda, fu sempre molto generoso nei confronti dei poveri. Divenuto imperatore di Germania nel 1022, rispettò la libertà della Chiesa, e cercò di riformarla e di darle dei vescovi degni della loro missione.
Parola di Dio: Amos 7,12-15; Sal. 84; Ef. 1,3-14; Mc. 6,7-13
"COMINCIO’ A MANDARLI A DUE A DUE". (Mc. 6.7)
Proprio in questa settimana abbiamo letto e meditato il discorso missionario di Gesù ed ora, in questa domenica ce ne viene proposta la relazione del tutto simile e sintetica del vangelo di Marco. Per schema ripercorriamo solo alcuni punti del comando di Gesù di andare verso tutti i fratelli. Il discorso missionario non è indirizzato solo ad alcune persone e non è fonte solo di vocazioni speciali nella Chiesa, ogni credente è persona che cerca la comunione con il Signore, quindi ogni credente è come Gesù un mandato per portare la buona notizia del Vangelo e il Signore, se prendiamo sul serio questo impegno, ci dà anche dei doni per poter combattere ogni male in noi e nel mondo. Ecco però alcune condizioni indispensabili per poter rettamente svolgere il nostro compito di testimoni ed evangelizzatori. Prima di tutto c’è quell’ "andare a due a due" che significa che l’evangelizzazione non è mai un fatto strettamente personale, individualistico, ma frutto di una comunione vissuta con il Signore e fra di noi. La parola che dobbiamo annunciare non è nostra, ma della Chiesa che l’ha ricevuta da Gesù e a cui nulla può aggiungere e nulla può togliere. Questa parola deve essere ascoltata, riflettuta, vissuta insieme ai fratelli e, a nome della comunità dei credenti, annunciata. Una seconda condizione su cui abbiamo già riflettuto è la povertà. Il bagaglio da portarci dietro ridotto al minimo è segno di grande libertà nei confronti delle cose. Il testimone, il missionario non deve fare affidamento sui mezzi umani, ma deve abbandonarsi alla potenza del Vangelo e dello Spirito, usando mezzi umili e poveri, perché meglio appaia la grandezza di Dio, l’unico che salva. E infine, come dicevamo ieri, per gli annunciatori del vangelo è necessaria la serenità anche nei momenti difficili, anche quando, non siamo compresi anzi siamo rifiutati e scacciati. Se ci capita questo dobbiamo rimanere nella pace e non desistere dal nostro impegno ma andare oltre sicuri che l’importante è aver seminato nel nome di Gesù; la bontà del seme e la cura del Maestro faranno germogliare al tempo opportuno.
LUNEDI’ 14 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
MIO RE MIO DIO, BEATI QUELLI CHE ABITANO LA TUA CASA, TI LODERANNO PER I SECOLI ETERNI. (Sal. 84,5)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
RUFINO E AVENANZIO, Santi, Eremiti, Venerati a Tortona
Erano due eremiti santi che sarebbero vissuti in epoca imprecisata in Sarezzano, nei pressi di Tortona. I loro corpi rimasti a lungo nascosti sono ora nella chiesa parrocchiale di Sarezzano dove ancora oggi sono pubblicamente venerati il 14 luglio, giorno in cui i corpi furono ritrovati
Parola di Dio: Es. 1,8-14.22; Sal. 123; Mt. 10,34- 11,1
"CHI AVRA’ TROVATO LA SUA VITA, LA PERDERA’: E CHI AVRA’ PERDUTO LA SUA VITA PER CAUSA MIA, LA TROVERA’. (Mt. 10,38)
Ecco ancora una delle tante parole "impossibili" di Gesù nel vangelo di oggi. Che cosa abbiamo di più importante della vita? E perché perderla allora?. Non è poi Dio stesso ad averci regalato la vita e allora il conservarla, il mantenerla, il viverla in pienezza non è nella sua volontà? Proviamo allora a chiarire il pensiero di Gesù. Qui Gesù parla di due tipi di vita per l’uomo: la vita terrena, che l’uomo ha ricevuto e si costruisce in questo mondo e la vita soprannaturale anch’essa dono ulteriore di Dio che non finisce con la morte e che nessuno può togliere. Di fronte all’esistenza si possono allora avere due atteggiamenti o attaccarci alla vita terrena considerandola l’unico bene ed essendo quindi unicamente portati a pensare a noi stessi, alle nostre cose, chiudendoci quindi nei nostri piccoli interessi, e trovando alla fine solo la morte, oppure credendo di aver ricevuto da Dio un’esistenza ben più profonda e autentica e di conseguenza avendo il coraggio di spendere ogni nostro dono purché questa vera vita trionfi ora e poi per sempre. Quando Gesù ha detto queste parole pensava certamente al martirio pur di essere fedeli al Vangelo ma nello stesso tempo egli vuole indicarci un valore fondamentale della fede. Il vero cristiano fa come Gesù: ha messo in primo piano l’amore di Dio e dei fratelli e per questo è disposto a giocarsi tutto. "Perdere la vita" non significa disprezzarla o disinteressarsene, ma impegnare la propria esistenza sulla via dell’amore. Quando riusciamo a spendere la nostra giornata per amore degli altri, quando avremo saputo trasformare il nostro lavoro quotidiano, magari monotono e duro, in un gesto di amore, quando nella preghiera avremmo portato le gioie e le difficoltà dei tanti fratelli più o meno simpatici che incontriamo, allora scopriremo il senso vero della vita e, mentre sappiamo che le cose si consumano, gli affetti terreni sono destinati a finire, sapremo anche che l’amore, essendo Dio stesso, è eterno.
MARTEDI’ 15 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
LA TUA MANO, SIGNORE, MI PONE AL SICURO. (Dalla Liturgia)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
VLADIMIRO, Santo
Principe di Kiev in Ucraina, Vladimiro era pagano e si convertì nel 987 per opera dell’imperatore di Bisanzio Basilio II. Fece allora battezzare il suo popolo, distrusse i templi pagani e si diede a propagandare la fede. Organizzò il clero del suo paese, prendendo contatto con il Papa e dando il via ad una vera vita liturgica. Negli ultimi anni soffrì molto a causa della morte della moglie e della ribellione dei figli.
Parola di Dio: Es. 2,1-15; Sal. 68; Mt. 11,20-24
"GUAI A TE, CORAZIN, GUAI A TE, BETZAIDA, PERCHE’ SE A TIRO E SIDONE FOSSERO STATI COMPIUTI I MIRACOLI CHE SONO STATI FATTI IN MEZZO A VOI, GIA’ DA TEMPO AVREBBERO FATTO PENITENZA". (Mt. 11,21)
Nel vangelo noi troviamo tante "benedizioni", sono beati i poveri, gli afflitti, quelli che credono anche senza non aver visto…, ma ci sono anche tanti "guai" e maledizioni. Non è il caso di appropriarci di questi "guai" per metterci a fare del terrorismo religioso che era la cosa più lontana dalla mentalità di Gesù, è invece il caso di fermarci per comprendere il messaggio che Gesù ci manda attraverso questi "Guai!" Nel caso di oggi Gesù rimprovera le città e soprattutto i cittadini di quei posti dove maggiormente Lui ha manifestato se stesso attraverso le sue parole, la sua presenza e i suoi miracoli e che non hanno saputo capire e accogliere il dono di Dio che veniva loro fatto. Allora capisco che il rimprovero di Gesù, il suo disappunto e la sua amarezza davanti a tanta incomprensione e ingratitudine è rivolto proprio a me, a noi che tanto da Lui abbiamo ricevuto. Fin dalla nascita il Signore mi ha ricolmato dei suoi doni, i suoi segni e suoi Sacramenti mi accompagnano con pazienza e amore lungo le tappe della mia vita, se leggo tra gli avvenimenti della mia vita passata riesco a vedere alcun interventi della sua Provvidenza nei miei confronti… ed io sono ancora a questo punto della fede? Io che spesso mi lamento perché il Signore mi sembra lontano, io che sono calcolatore nella mia preghiera, io che spesso non so neanche dire un grazie per tutto quello che ho ricevuto! Non è questione di spaventarci davanti ai "guai!" di Gesù, è questione di prenderli sul serio e di prenderLo sul serio: il suo amore è talmente grande e prezioso che vanificarlo sarebbe davvero un peccato!
MERCOLEDI’ 16 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
SEI GRANDE, SIGNORE: HAI SCELTO CIO’ CHE NEL MONDO E’ DEBOLE PER CONFONDERE I FORTI,
CIO’ CHE E’ NULLA PER RIDURRE AL NULLA LE COSE CHE SONO. (1Cor. 1,27-29)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
MARIA MADDALENA POSTEL, Santa, Fondatrice
Era nata in Normandia il 28 novembre 1756. Ebbe educazione dalla suore benedettine, ma non entrò in monastero con esse perché sentiva di dover fare qualcosa per le tante ragazze povere e senza una educazione. Fondò lei stessa una scuola gratuita per loro. Allo scoppio della Rivoluzione francese il Vescovo la incaricò di conservare l’Eucarestia, di portarla agli ammalati. Finito questo periodo riprese la sua idea iniziale e fondò le suore delle Scuole Cristiane della Misericordia. Nonostante molte difficoltà, l’ordine poté trovare il suo ruolo ed espandersi anche grazie alla sua infaticabile opera di donna severa con se stessa e serena con tutti, Morì il 14 luglio 1846.
Parola di Dio: Es. 3,1-6.9-12; Sal.102; Mt. 11,25-27
"TI BENEDICO, O PADRE, SIGNORE DEL CIELO E DELLA TERRA". (Mt. 11,25)
Gesù amava pregare. Spesso i vangeli ce lo presentano in luoghi ritirati per pregare il Padre o alla Sinagoga o al tempio per la preghiera comune. Matteo lo ritrae nel brano odierno in un momento di gioia e di confidenza che diventa preghiera. Gesù, quando prega, usa dei toni molto familiari con il Padre, la stessa conclusione di questa preghiera ci dice che Gesù e il Padre sono una cosa sola, ma in questo passo del Vangelo Egli utilizza anche parole solenni rivolte al Padre: "Signore del cielo e della terra". Dunque, il Dio di Gesù e il nostro Dio è prima di tutto il Padre del cielo, il creatore Onnipotente, il Signore del mondo. Non c'è altro Dio che Lui. E' Lui che dirige questo immenso universo con i suoi miliardi di esseri, dagli atomi fino alle stelle. Tutto ciò che esiste gli è sottomesso nei cieli e sulla terra. Non c'è che da rimanere stupiti, meravigliati, adoranti e il nostro balbettare davanti a questo Signore non può che diventare lode: "Ti lodo, o Signore del cielo e della terra". Ma l'obiettivo della lode e della riconoscenza va ancora oltre alle meraviglie del creato. E' ancora più grande vedere l'agire di questo Dio che ama manifestarsi, che si lascia catturare dalla sua creatura purché essa sia umile e piccola, come dire che l'Immenso può essere compreso solo dall'immensamente piccolo. E Gesù stesso è l'esempio di questo. Che cos'è un piccolo uomo, nato in un anno tra lo scorrere di migliaia di secoli, in un paesino sperduto di un Medio Oriente, che ama i poveri e finirà su una croce? Eppure l'immenso, il creatore di tutto è lì. Ogni giorno mi meraviglio davanti a quelle piccole ostie, briciole di pane, tra le mani di un uomo peccatore, nella bocca e nel corpo di piccoli uomini: eppure Dio è lì. O mi faccio piccolo e lo accolgo o se presumo troppo sulla mia intelligenza non lo capirò mai.
GIOVEDI’ 17 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
FA’ CHE IMPARIAMO DA TE CHE SEI MITE ED UMILE DI CUORE. (Mt. 11,29)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
ALESSIO, Santo
Alessio, unico figlio di patrizi, il giorno delle nozze, dopo un lungo colloquio con la sposa, concorda di vivere in assoluta povertà, e quindi parte per una meta assolutamente sconosciuta. Torna a Roma dopo 17 anni e viene accolto in casa dei genitori come un mendicante e adibito ai lavori più umili. Fin qui la leggenda che si è costruita attorno ad una devozione per questo santo che troviamo già molto viva nel V secolo.
Parola di Dio: Es. 3,13-20; sal 104; Mt. 11,28-30
"VENITE A ME VOI TUTTI CHE SIETE AFFATICATI E OPPRESSI E IO VI RISTORERO’ ". (Mt. 11,28)
Se mi fermo un momento a guardare alla mia storia e alla storia degli uomini con cui condivido la terra, scopro tante fatiche, tanta oppressione, tante paure, tanta sofferenza. Dentro di me c’è la gioia di vivere, ma ci sono dei momenti in cui la vita diventa pesante, sembra aver perso il suo significato, cade nella monotonia e nella depressione, la precarietà invece di diventare stimolo ingenera paure e anche la fede sembra non dare più conforto. E attorno a me? Quanta sofferenza nel mondo, quante ingiustizie subite, quanti uomini stanchi di dover lottare ogni giorno per trovare un po’ di pane per sé e per la propria famiglia e quanti altri stanchi e delusi dal troppo che hanno che non riempie il loro vuoto interiore, quanti malati (basta farsi un giro ogni tanto in qualche ospedale), quanto dolore apparentemente inutile e senza senso. Da chi andare per trovare conforto, coraggio, forza? Le filosofie degli uomini hanno tentato qualche risposta, ma le parole e le teorie non riempiono il vuoto e non alleviano le sofferenze; maghi, stregoni di ogni tipo e predicatori vari, annunciano se stessi e basta avere un minimo di intelligenza per capire che non hanno nessuna risposta vitale. Le cose, il piacere? Riempiono per un momento la tua solitudine, magari ti ubriacano, ma quando ti risvegli hai l’amaro in bocca e stai peggio di prima.
Tutta questa massa di dolore, dove troverà il suo senso? Solo uno può dirci: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò", ed è proprio Gesù. Il Figlio di Dio non ci promette la facile soluzione al problema della sofferenza, non la elimina come se fosse la cosa più cattiva e inutile della terra. Lui l'ha vissuta sulla sua pelle fino in fondo, Lui è nato povero, è stato esule, ha lavorato, è vissuto in un paese che era schiavo dei Romani, è stato tentato, è stato osteggiato da coloro che beneficava, è stato tradito con un bacio e venduto per un pugno di soldi, Lui ha subito ogni sorta di piaghe, Lui è stato inchiodato sul letto della croce, Lui ha gridato come ogni condannato, Lui è morto. Lui può capire ogni uomo. Lui può accogliere ogni nostra sofferenza: sono già tutte sue. Se noi lo accogliamo in Lui troviamo coraggio, senso e forza al nostro agire. Se abbiamo fede in Lui e nelle sue parole addirittura, a nostra volta possiamo diventare capaci di aiutare qualche nostro fratello a portare il suo fardello.
VENERDI’ 18 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
BENEDETTO SEI TU, SIGNORE, NOSTRA LIBERAZIONE. (Dalla Liturgia)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
FEDERICO, Santo, Testimone
Fu educato a Ultrecht, dove divenne sacerdote, ammirato per la sua virtù, austerità e saggezza. Giovanissimo venne eletto vescovo e si dedicò alla diffusione del Vangelo nella Frisia del nord. Ma oltre a convertire i pagani, dovette anche correggere coloro che si definivano cristiani ma lo erano ben poco. Il cattivo esempio veniva dall’alto da Giuditta, seconda moglie di Luigi il Buono. Contro la disdicevole condotta di questa donna Federico levò la voce, ma ciò gli attirò l’odio della principessa e fu costretto ad andarsene. I sicari della principessa lo raggiunsero e posero fine alla sua vita in chiesa, al termine della messa. Era l’anno 838.
Parola di Dio: Es. 11,10-12,14; sal 115; Mt. 12,1-8
"MISERICORDIA IO VOGLIO E NON SACRIFICIO". (Mt. 12,6)
E’ facile comprendere che cosa volesse dire Gesù con questa frase per quanto riguarda i suoi contemporanei e la storia successiva: tutte le volte che la religiosità, si è fermata al formalismo, alle norme, tutte le volte che l’uomo ha pensato di appropriarsi del Sacro attraverso riti più o meno misterici, tutte le volte che ha giudicato i suoi fratelli non in base alle persone e alle storie che aveva davanti ma in base a norme astratte, è stato fatto, in nome di Dio il più grande insulto a Dio, si è perso di vista sia Lui che l’uomo, si è mascherato il potere e l’egoismo di santità e ci si è ampiamente ingannati da soli. Ma proviamo a chiederci che cosa voglia dire per me, in questa giornata, l’invito di Gesù. Ho cominciato la giornata con le preghiere del mattino e la terminerò con quelle della sera, forse lungo il giorno ci saranno altri momenti dedicati al Signore. Ma com’è la mia preghiera? E’ il dovere da compiere, la tassa da pagare, un qualcosa da adempiere in fretta perché poi c’è il tanto da fare? Che cosa mi spinge a pregare? Il desiderio di essere in comunione con Dio? L’educazione che ho ricevuto? Il bisogno di sentirsi a posto con Dio e con me stesso? Andiamo ancora avanti: al di là dei momenti fissi di preghiera, nella mia giornata Dio è presente? E quando prego, io sono presente? Chi frequenta le mie intenzioni di preghiera: io, i miei familiari, il mondo intero, le persone che incontro nella mia giornata, i miei amici, i miei nemici? Ma attraverso alcuni esempi proviamo anche a chiederci che cosa voglia dire: "Misericordia io voglio e non sacrificio" lungo la mia giornata: Nel mio modo di parlare con gli altri, come sono i miei giudizi? La mia "morale", è un qualcosa di molto personale, è il pensiero più o meno corrente oppure fa riferimento all’amore di Gesù? Per me contano di più le persone o le cose? Quando vedo qualcuno nel bisogno, tiro dritto? Ci giro attorno? Faccio prima dei conti per vedere quanto mi costerebbe fermarmi? Sono generoso nel dare consigli o nel condividere davvero? Con queste semplici domande abbiamo scoperto che non solo Gesù ci aiuta a leggere le pagine della storia e a scoprire gli errori dei cristiani, ma Gesù e il suo Vangelo mettono in ballo proprio noi, perché è oggi che Gesù vuole da me soprattutto misericordia.
SABATO 19 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
TU, GESU’, SEI IL SERVO DI DIO, NEL TUO NOME SPERANO LE GENTI. (Dalla Liturgia)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
GERVASIO E PROTASIO, Santi, Martiri
Gervasio e Protasio, pur essendo martiri milanesi sono i patroni del comune di Domodossola. Di storico si conosce poco di questi due Santi Martiri. I loro corpi furono ritrovati da Sant’Ambrogio di Milano e deposti sotto l’altare della Basilica che ora è dedicata a Sant’Ambrogio. Oltre che di Domodossola sono anche protettori della città di Sondrio. Le varie passio leggendarie li dicono gemelli, figli dei santi Vitale e Valeria, martirizzati intorno al 270
Parola di Dio: Es. 12,37-42; Sal. 135; Mt. 12,14-21
"NON SPEGNERA’ IL LUCIGNOLO FUMIGANTE". (Lc. 12,20)
Penso che tutti voi più volte nella vostra vita vi siate fermati ad osservare il fuoco. E’ forte, impetuoso, brucia scalda, sibila, consuma, illumina, è meraviglioso e terribile allo stesso momento. Quando poi si spegne è un po’ come morire: cerca ancora qualcosa da bruciare, rimane vivo nella brace, il rosso vivido sembra coprirsi di nero ma se qualcuno vi soffia sopra e magari aggiunge un po’ stoppie o di legna ecco che il fuoco si riprende, rinasce. Mi piace e mi rincuora enormemente il pensare che Gesù stia facendo così con me. In gioventù, allegro e scoppiettante forse ho consumato molte delle mie energie, non so se per scaldare, per apparire, per cercare luce o per far fumo, man mano che gli anni passano scopro che il fuoco qualche volta si è abbassato, che non tutto quello che riluceva era fuoco vero e più che mai mi ritrovo a capire che il mio cuore si è consumato ma spesso non ha ancora imparato ad amare davvero. Gesù farebbe così in fretta, con un po’ d’acqua, un po’ di terra o anche solo lasciando che la natura faccia il suo corso, a spegnermi del tutto e ad andare altrove. Invece il Signore è lì. Non si è lasciato spaventare ne dalle irruenze giovanili, ne dai falsi crepitii, neanche dai miei continui peccati, è lì non per spegnere il fuoco, ma per ravviarlo. Ha ancora fiducia che in mezzo alla cenere ci sia un’anima di fuoco che può addirittura incendiare una foresta. Grazie Gesù della tua pazienza, grazie della misericordia, grazie perché tu che sei l’amore non ti sei ancora stancato di me e di noi che parliamo tanto di amore ma che abbiamo così difficoltà a viverlo. Grazie perché non te ne vai, sei venuto nel mondo per salvarci e con la caparbietà di un Dio che ama stai facendo di tutto per tirare fuori da noi l’anima, quella fatta ad immagine e somiglianza del Padre che può ancora, in un guizzo, ridare luce e calore, vincere le tenebre e far rinasce speranza ed entusiasmo, grazie perché tu hai fiducia che anche un cuore sclerotizzato come il mio, possa ancora pulsare per Te e per gli altri.
DOMENICA 20 LUGLIO : 16^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B
Una scheggia di preghiera:
A TE CON GIOIA OFFRIRO’ SACRIFICI E LODERO’ IL TUO NOME PERCHE’ SEI BUONO.(Sal. 54,8)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
AURELIO, Santo, Vescovo
Aurelio fu vescovo di Cartagine e primate della Chiesa d’Africa. Sembra che non eccellesse in cultura, ma seppe egualmente governare la sua Chiesa con saggezza, prudenza, umiltà e soprattutto abnegazione. Combatté con decisione il crescente paganesimo, cercando di far partecipare più attivamente i suoi fedeli alla vita liturgica. Aurelio morì il 20 luglio 430 durante l’invasione dell’Africa da parte dei Vandali.
Parola di Dio: Ger. 23,1-6; sal. 22; Ef. 2,13-18; Mc. 6,30-34
"SBARCANDO, VIDE MOLTA FOLLA E SI COMMOSSE PER LORO, PERCHE’ ERANO COME PECORE SENZA PASTORE, E SI MISE AD INSEGNAR LORO MOLTE COSE. (Mc. 6,34)
Marco ci ha descritto non solo l'attrattiva che Cristo esercitava sulle folle, ma anche la sua compassione per esse. La chiesa è nata da questo fuoco di amore, acceso da Cristo, e noi siamo suoi discepoli solo nella misura in cui questo fuoco arde anche nei nostri cuori. Chiediamoci oggi se anche noi condividiamo la sollecitudine di Gesù per tutte le genti. Cristo ha avuto compassione. Il suo cuore, aperto a tutte le miserie, fisiche e morali è sensibile per noi, per il mondo intero. Per tanti motivi c'è bisogno di pietà, nel mondo in cui viviamo: la pace minacciata, gli uomini divisi, la guerra, la carestia, la disoccupazione, i popoli ingannati e asserviti... E noi, come siamo sensibili a tutte queste necessità? I mezzi di comunicazione ogni giorno ci mettono davanti questa umanità senza pastori o guidata da pastori pazzi, che spesso non cercano il bene delle pecore ma il loro sfruttamento. Noi facciamo come Caino che a Dio che gli chiede di suo fratello, risponde : "Sono forse io il guardiano di mio fratello?" Cristo è venuto a servire. Non si è accontentato di piangere. La sua compassione si è fatta "servizio". "Io non sono venuto - egli ci dice - per essere servito, ma per servire". Non possiamo crederci dispensati dall'operare, dopo che abbiamo fatto qualche sospiro. La nostra compassione dev'essere "esigenza di servizio". Se davvero voglio essere seguace di Gesù devo fare come Lui. Il vangelo di oggi ci ricorda che Gesù aveva programmato per sé e per gli apostoli che tornavano dalla missione un più che giusto momento di riposo, ma poi ha visto la necessità della gente e allora ha preso il sopravvento il suo impegno a servire. Cristo ha servito fino al dono totale di sé. Egli si è spogliato di tutto, si è totalmente sacrificato, ha dato la sua vita sulla croce. La più grande prova d'amore, come l'ha chiamata egli stesso. Il nostro amore per i fratelli è di questa tempra? Fino a dove siamo disposti ad arrivare per portar loro aiuto e soccorso, consolazione e conforto? Per dar loro un po' di gioia, mettere il sorriso nel loro cuore e sulle loro labbra?
LUNEDI’ 21 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
AIUTACI A NON AVER TIMORE E VEDREMO LA SALVEZZA CHE TU OPERI PER NOI. (Es. 14,13)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
GIULIO CASTELLI, Servo di Dio
Nacque a Torino il 27 giugno 1846, quinto di sette figli di Innocenzo e Giuseppina Romano, entrò negli Oratoriani, fu sacerdote il 13 marzo 1869. Catechista, confessore, predicatore, fu maestro di personaggi come il cardinal Valfrè, il cardinal Richelmy. Il 25 aprile 1890 è a Roma dove ha come allievo il futuro Papa Pacelli. Nel 1896 fu al santuario di santa Maria dell’Olmo e poi a Carpino, (Foggia) , poi a Civitella Roveto, e ancora a Cava dei Tirreni come rettore cappellano dell’ospedale civile. Attento ai malati, predicatore indomito, fondatore di ordini, buon consigliere, morì il 21 luglio 1926.
Parola di Dio: Es. 14,5-18; Cantico da Es. 15,1-6; Mt. 12,38-42
"MAESTRO, VORREMMO CHE TU CI FACESSI VEDERE UN SEGNO" . (Mt. 12,38)
Quante volte capita di incontrare persone desiderose di segni fuori del comune, di miracoli. Forse è la sete dello straordinario, forse un bisogno inconscio di comprovare la propria fede, forse il desiderio di risolvere con facilità quelli che sono problemi che altrimenti non troverebbero umana soluzione. Questo desiderio lo conoscono bene i sedicenti maghi ed anche quei predicatori che usano mezzi da stregoni per apparire straordinari e per fare adepti e soldi. Gesù alcuni segni li ha fatti. Gesù fa dei segni straordinari per dire sempre qualcosa: comanda alla natura per farci vedere la potenza di Dio che è in Lui, guarisce perché è venuto per salvare l’uomo nella sua interezza, vince la morte per anticipare la sua e la nostra resurrezione, moltiplica i pani, cambia l’acqua in vino per dire l’abbondanza e la gioia del suo regno…, insomma ad esaminarli bene non c’è un miracolo del vangelo che non abbia senso ma Gesù si rifiuta di fare il ciarlatano. Così aveva risposto alle tentazioni del diavolo che chiedeva pane da pietre e voli angelicali da pinnacoli del tempio e così risponde a tutti coloro che vogliono facili miracoli. Il vero miracolo è un Dio che si è fatto uomo e che ci ha dato la sua vita. Per meditare meglio questo aspetto lascio la parola a quello che fu un grande poeta innamorato di Dio, padre Davide Turoldo che commentando il miracolo di Cana diceva così: "In Gesù il miracoloso non è lo straordinario, ma quanto vi è di ordinario in Lui, cioè il fatto che Egli è uomo, che cammina per queste strade, che parla e ha fame e ha sete e sorride ed è stanco e non ha neppure una pietra dove posare il capo. Miracolo è quel grande silenzio e questa discrezione e l’appartenenza completa alla condizione umana. Miracolo è che nonostante non sia venuta "la sua ora", alla preghiera della Madre si occupa della nostra quotidiana vicenda e interviene affinché sulla tavola di quei due poveri sposi non manchi l’ultimo segno della gioia."
MARTEDI’ 22 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
VIENI, SIGNORE, IN MIO AIUTO, SOSTIENI L’ANIMA MIA. (Sal. 54,6)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
MARIA MADDALENA, Santa
Nello sparuto gruppetto di donne che sono ai piedi della croce di Gesù, la prima nominata dai Vangeli è Maria Maddalena. Era stata preda del demonio, ma Gesù l’aveva liberata e l’aveva condotta a rispondere all’amore con tutta la forza del suo amore ardente. Maria è anche la prima a recarsi al sepolcro di Gesù e la prima a cui lo stesso Risorto appare. Il Cristo affida proprio a lei il compito di annunciare ai suoi discepoli che egli è vivo. Così Maria Maddalena diventa l’apostolo degli apostoli.
Parola di Dio: Ct. 3,1-4 opp. 2Cor, 5,14-17; Sal. 62; Gv. 20,1,11-18
"MARIA STAVA ALL’ESTERNO, VICINO AL SEPOLCRO, E PIANGEVA". (Gv. 20, 11)
La festa di Maria Maddalena e questo suo "essere innamorata di Gesù ", ci permette di fare un ‘scheggia di riflessione’ su un argomento che alcuni troveranno evidente ma che per altri, specialmente per quelli della mia età ed oltre, troveranno forse difficile: qual è il modo di amare Dio e il prossimo? Se guardo libri, cinema e televisione, amare significa soprattutto sentimento e sesso. Se penso agli educatori della mia generazione la parola amore era avvolta da un grande velo di pudore (che qualche volta sconfinava nell’ipocrisia). Gli educatori cristiani poi avevano paura e insegnavano a diffidare dai sentimenti per cui l’amore di Dio e dei fratelli era soprattutto qualcosa di intellettuale che si manifestava con le pratiche di pietà nei confronti di Dio e con le opere di carità verso i fratelli, l’importante era adempiere ai comandamenti, quelli di Dio e quelli della Chiesa. Come ama Maria Maddalena? Con tutta se stessa!. Sia ben chiaro, non sono di quelli che mettono malizia nel tipo di amore di questa donna. Maria ha incontrato in Gesù il senso della sua vita, è riconoscente con tutta se stessa per il perdono ricevuto, lei ai piedi della croce e alla tomba di Gesù c’è stata, ha provato lo strazio fisico nel vedere le sofferenze atroci del suo Maestro e di sua madre, ha patito per la paura degli apostoli, si è sentita ribollire il cuore davanti agli scherni e all’ipocrisia di una religione che per onorare Dio uccideva Dio, ha gridato come il suo maestro, ha portato quel corpo alla tomba sentendo che non tutto sarebbe finito così ma anche provando il vuoto del cuore nel sentire il tonfo di quella pietra, ed ama ancora con tutta se stessa in questa mattina di Pasqua quando da una parte vuole onorare il corpo di Gesù, dove le lacrime tornano a riempirle occhi e cuore perché il corpo del maestro non si trova, dove dolore speranza, paura fanno un guazzabuglio unico nel suo cuore fino a quando non si sentirà chiamata per nome da Gesù stesso e, tolto il velo delle lacrime i suoi occhi, il suo cuore, il suo corpo riconoscerà il risorto e si accollerà la gioia e il compito di andarlo a gridare in giro. Credo che non dobbiamo aver paura di amare Dio con tutto noi stessi. I santi non furono tutti degli "esagerati" nell’amare Dio? Alcuni di loro lo amavano talmente che quando ripensavano alla passione di Cristo questa veniva rivissuta nel loro corpo e altri, cominciando da Davide, non sentivano la voglia di ballare davanti a Lui? Ci sarà più fede in chi, compassato, recita il Credo la domenica (vorrei capire quanti, preti compresi, capiscono tutto di questa preghiera) o nel grido disperato di quella madre (che qualcuno considera bestemmia) alla quale hanno detto che il proprio figlio, forse, non ce la farà a sopravvivere?
MERCOLEDI’ 23 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
IL TUO AMORE, O DIO, E’ IL PANE DEL DESERTO. (Dalla Liturgia)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
BRIGIDA, Santa
Data sposa a 13 anni, Brigida (1303—1373) ebbe otto figli. Rimasta vedova a 41 anni visse nella povertà e nella preghiera. Ebbe esperienze mistiche ma si adoperò anche concretamente in opera di riconciliazione tra i re cristiani e per aiutare il papa allora in esilio ad Avignone, affinché ritornasse a Roma.
Parola di Dio: Es. 16,1-5.9-15; Sal. 77; Mt. 13,1-9
"GESU’ USCI’ DI CASA E SI SEDETTE IN RIVA AL MARE"
Luglio e agosto sono mesi in cui molti possono permettersi un po’ di vacanza. Leggendo nel vangelo di oggi che Gesù si sedette in riva al mare, mi è tornato in mente quello che facevo parecchi anni fa, quando andavo in vacanza al mare. Mi piaceva alzarmi al mattino presto, quando in giro c’erano solo i primi lavoratori e i patiti delle corse lungo le spiagge e andavo a sedermi o su qualche scoglio o vicino a qualche pescatore su un molo e poi lasciavo andare la testa magari seguendo per lunghi momenti il giochi delle onde e lasciandosi quasi cullare dal rumore della risacca. Quante cose belle mi ha suggerito il mare! Alcune le ho ritrovate in questa poesia di Armando Moore che oggi vi ripropongo:
"Il mare non ha punto di riferimento, è piatto, uguale.
Occorrono sofisticati strumenti per sapere dove siamo.
Verso quale porto stiamo navigando.
Il mare ci obbliga al cielo.
In mare tutti gli orizzonti sono identici.
Pensi di puntare verso una terra e forse stai dirigendoti al largo.
Il mare è ignoto.
Il mare ci obbliga alla speranza.
Sotto il mare pulsa una vita che non vediamo.
Le meraviglie del mare stanno sotto la superficie.
Per ammirarlo bisogna tuffarsi sotto.
Il mare ci insegna a immergersi dentro le cose.
Il mare ci obbliga alla saggezza.
Il mare simboleggia l’andare.
Il mare non lo abitiamo; lo attraversiamo per recarci altrove.
Il mare obbliga a fissare lo sguardo oltre la vita.
Il mare è uguale; eppure basta che lo sorvoli una nuvola e subito cambia colore,
quasi intenerito da quella carezza.
Il mare ci obbliga alla tenerezza.
GIOVEDI’ 24 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
BENEDETTO SEI TU, DIO DEI NOSTRI PADRI, A TE LA LODE E LA GLORIA NEI SECOLI. (Dan. 3,5)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
AGOSTINO FANGI, Beato, da Biella
Nacque nel 1430. Seguì la propria vocazione e si fece domenicano. Spesso malato subì diversi interventi chirurgici. Era un grandissimo devoto di Maria Santissima e dell’Eucarestia che spesso celebrava tra lacrime di commozione e di adorazione. Divenuto troppo famoso in Biella per la sua bontà e per i suoi miracoli dovette allontanarsi dalla città e si ritirò nel convento di Venezia dove morì il 22 Luglio 1493. I suoi resti umani si trovano divisi tra Soncino, Biella e Venezia.
Parola di Dio: Es. 19,1-2.9-11.16-20; Cant. Dan. 3,52-56; Mt. 13, 10-17
"PERCHE’ PARLI LORO IN PARABOLE?". (Mt. 13,10)
Credo che in Italia, ormai non ci sia persona che in un modo o in un altro non abbia mai sentito parlare di Gesù. Molti poi conoscono il suo messaggio, la stragrande maggioranza di noi è battezzata, è andata al catechismo. Anche tra i credenti "praticanti" non c’è quasi nessuno che non conosca Gesù e il suo messaggio. Come mai, allora, per alcuni il messaggio di Gesù è vivo e dà senso al vivere e per altri è una parola buona come ce ne sono tante al mondo, per altri è un discorso assurdo o incomprensibile ed altri ancora non vogliono neppure intenderlo? Eppure, se crediamo a Gesù siamo tutti figli di Dio, siamo amati ciascuno personalmente; Gesù parla a tutti con le stesse parole! Quello che ci siamo detti era in fondo il senso della domanda sulle parabole che i discepoli rivolgono a Gesù: perché qualcuno le capisce ed altri no? Perché la parabola per qualcuno illumina una verità e per altri la nasconde? Gesù risponde per le parabole come risponde al nostro interrogativo dicendo: Dio parla a tutti con lo stesso linguaggio e il linguaggio di Dio non è difficile, è semplice, tutti possono arrivarci, quelli che hanno studiato e gli ignoranti, ma la comprensione di Gesù, del suo mistero di amore, della buona novella del suo messaggio dipende da chi ascolta. Molti, dice Gesù, vedono senza capire ciò che vedono, cioè molti nella vita pensano di essere solo spettatori e non attori, per molti la vita scorre come scorre l’acqua su un terreno impermeabile, non riesce a penetrare, a portare il suo frutto. Altri "udendo non odono": in mezzo a tanti rumori, a tante voci, in mezzo al fracasso tutto è appiattito, tutto perde colore e vivacità, anche Gesù e la sua parola si perdono in mezzo alle altre mille voci e nei momenti di bisogno, quando si cerca la sua parola, non la si trova in mezzo alla Babele delle lingue. E, ultimo e terribile motivo che Gesù porta, è "perché hanno indurito il cuore". Dio è amore, Gesù è l’amore di Dio incarnato, lo Spirito Santo è amore, ma se al posto del cuore c’è un portafoglio o un idolo di pietra o un consumatore di piacere come può l’amore essere capito e corrisposto? Non è Dio che non parla! Siamo noi che spesso non sappiamo riconoscerlo, ascoltarlo e accogliere con riconoscenza i suoi doni perché in noi portino frutto.
VENERDI’ 25 LUGLIO : FESTIVITA’ DI SAN GIACOMO
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, NOI NON SAPPIAMO QUELLO CHE CHIEDIAMO: DONACI TU IL NECESSARIO. (Mt. 20,22)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
GIACOMO, Santo, Apostolo
Giacomo, fratello maggiore di Giovanni, fu il primo tra gli apostoli a dare il sangue per il suo Signore, fu infatti decapitato per ordine di Erode Agrippa verso il 44. Chiamato da Gesù, mentre con il fratello riassettavano le reti, fu sollecito nel seguirlo ed ebbe la fortuna di essere presente nei momenti determinanti della vita del Maestro, fin sul Tabor e sul Getzemani.
Parola di Dio nella festa di San Giacomo: 2Cor. 4,7-15; Sal. 125; Mt. 20,20-28
"TUTTE LE VOLTE CHE UNO ASCOLTA LA PAROLA DEL REGNO E NON LA COMPRENDE, VIENE IL MALIGNO E RUBA CIO’ CHE E’ STATO SEMINATO NEL SUO CUORE". (Mt. 13,18)
Nella spiegazione della parabola del seminatore che abbiamo letto oggi nel Vangelo ritroviamo proprio la meditazione che facevamo ieri. Per continuare oggi a riflettere ancora su questo vi offro invece un’altra parabola moderna di Bruno Ferrero:
Due semi si trovavano fianco a fianco nel fertile terreno autunnale. Il primo seme disse: "Voglio crescere! Voglio spingere le mie radici in profondità nel terreno sotto di me e fare spuntare i miei germogli sopra la crosta della terra sopra di me… Voglio dispiegare le mie gemme come bandiere per annunciare l’arrivo della primavera… Voglio sentire il calore del sole sul mio volto e la benedizione della rugiada mattutina sui miei petali!". E crebbe.
L’altro seme disse: "Che razza di destino il mio! Ho paura. Se spingo le mie radici nel terreno sotto di me, non so che cosa incontrerò nel buio. Se mi apro la strada attraverso il terreno duro sopra di me posso danneggiare i miei teneri germogli… E se apro le mie gemme e una lumaca cerca di mangiarsele? E se dischiudessi i miei fiori, un bambino potrebbe strapparmi dalla terra. No, è meglio che aspetti finche non ci sarà sicurezza. Una gallina che raspava il terreno d’inizio primavera in cerca di cibo, trovò il seme che aspettava e subito se lo mangiò.
SABATO 26 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
DONACI PAZIENZA NELL’ATTENDERE I FRUTTI DELLA TUA PAROLA. (Gc. 5,8)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
GIOACCHINO E ANNA, Santi
Non sappiamo nulla dei genitori della vergine Maria, neppure i loro nomi: le notizie che ci sono state tramandate derivano da alcuni scritti leggendari che sembrano ricalcati su certi testi dell’antico testamento. E’ tuttavia legittimo celebrarli nella liturgia, in segno di riconoscenza per il ruolo che hanno svolto nella storia della salvezza.
Parola di Dio: Es. 24,3-8; Sal. 49; Mt. 13,24-30
"NON SUCCEDA CHE, COGLIENDO LA ZIZZANIA, CON ESSA SRADICHIATE ANCHE IL GRANO". (Mt. 13,29)
La zizzania è una terribile erba infestante che si arrampica e soffoca la pianta buona e, dice la parabola, grano buono e erba malvagia crescono insieme, convivono, devono spartirsi il terreno. La saggezza del padrone ci stupisce: rimanda a casa propria gli zelanti servi devotamente motivati a strappare la zizzania. "Pazienza", dice il padrone, per non correre il rischio di strappare il grano buono nella foga risanatrice. E' l'esperienza che tutti i credenti prima o poi fanno: dopo duemila anni di Vangelo, talora proprio nei paesi tradizionalmente cristiani, l'erba malvagia sembra soffocare l'annuncio di salvezza. Attenti però a non cadere nella solita lamentazione di noi pii cattolici incompresi dal mondo malvagio… la salvezza è cosa seria e Gesù sa che luce e tenebra si affrontano. Ma il Padrone del campo viene a ricordarci una parola: Pazienza figli del regno, pazienza, lasciate fare a Dio il suo mestiere. Pazienza, discepoli del Maestro, viviamo tempi bui, in cui la ragione e la fede devono farsi strada con fatica in mezzo all'indifferenza e all'insignificanza. Pazienza, perché, la guerra è già vinta, il giorno è avanzato, la verità come torrente sotterraneo sta raggiungendo il mare. Io credo sul serio, che il Regno avanza. E mi stupisco nel crederlo, mi commuovo davanti al silenzioso grano che cresce nello sguardo di chi ama, nel gioco puro del bambino, nel gesto generoso di chi in nome e per conto di Gesù pone gesti di luce nelle tenebre fitte. Pazienza, discepoli di colui che è venuto a portare il fuoco, pazienza nelle nostre povere e poco credibili comunità parrocchiali, pazienza nel vedere le fragilità dei nostri compagni di viaggio, pazienza quando un connaturale istinto di superiorità ci fa giudicare, magari con piglio tutto devoto, i fratelli. E, infine, pazienza con te stesso, fratello che leggi. Sappiamo bene che la voglia di dividere il mondo in buoni (noi) e cattivi (loro) ha portato i discepoli su orribili sentieri di violenza, in passato. No: per i cristiani il nemico non è mai l'altro, è dentro ciascuno di noi. Allora, senza cadere in pericolosi autolesionismi, guardiamo dentro noi stessi la zizzania (e chiamiamola per nome!) e guardiamo al grano buono seminato dal Signore. Pazienza, amico che leggi, se ti sembra che troppe tenebre ancora rovinino la tua vita: abbiamo tutta la vita per imparare a vivere. Pazienza se pensavi di essere un prete migliore, un catechista migliore, un marito migliore: talvolta la bruciante esperienza del limite (Pietro insegna) ci spalanca la diga della misericordia. E ci rende simile a questo saggio padrone del campo.
DOMENICA 27 LUGLIO : 17^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, TU SEI IL PANE PER LA NOSTRA FAME. (Dalla Liturgia)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
MAGGIORINO SECONDO VIGOLUNGO, Servo di Dio
Nacque il 6 luglio 1904 a Benevello (Cuneo). Già fin dal tempo delle elementari, frequentate al suo paese, ebbe occasione di conoscere don Giacomo Alberione. Il 15 ottobre 1916 entrò nella "Scuola tipografica editrice" (quella che diventerà la Pia Società San Paolo), in Alba. Nella primavera del 1918 dovette rientrare in famiglia perché malato di pleurite. Fu poi colpito da una forma di meningite che lo portò a morte il 27 luglio sempre del 1918. Primo suo biografo fu lo stesso don Alberione che lo portava ad esempio per il suo impegno di "progredire un po’ ogni giorno". I suo resti sono nella chiesa di San Paolo in Alba.
Parola di Dio: 2Re 4,42-44; Sal 144; Ef. 4,1-6; Gv. 6,1-15
"C’E’ QUI UN RAGAZZO CHE HA CINQUE PANI D’ORZO E DUE PESCI…". (Gv. 6.9)
Rileggendo ancora una volta il racconto della moltiplicazione dei pani, mi sono balzate davanti agli occhi le contrapposizioni di ieri e di oggi tra il grande e il piccolo: grande è la folla che va da Gesù e piccoli sono quei cinque pani d’orzo e due pesci; grandi sono le folle sulla terra che muoiono di fame e pochi sono coloro che davvero cercano di pensare a loro; milioni di persone muoiono per mancanza di cure e per malattie che nel mondo occidentale sono debellate ma pochissime sono le risorse del mondo straricco per aiutare a vincere la morte nel mondo povero; molti sono gli uomini sulla terra che hanno fame e sete di una parola di conforto di amicizia, di un gesto di solidarietà, ma quasi tutti tirano diritto per la propria strada e si passa accanto ai tanti bisogni facendo finta di niente; anche nel campo della fede molti desiderano incontrare un segno concreto in qualcun altro che permetta al seme che è in loro di sbocciare, ma quanto pochi sono i segni nel mondo di una fede viva che trascina gli altri. Davanti a questo tanto e a questo poco viene voglia di rispondere come Filippo risponde a Gesù: "Che cosa vuoi che possiamo farci…", e vien voglia di aggiungere: "Ma non sei tu Dio, il Padre buono di ogni uomo sulla terra? A te un bel miracolo non costa proprio niente: che cosa ti costa far guarire degli ammalati, dar da mangiare agli affamati, evitare che i terremoti colpiscano gli innocenti, guidare i dubbiosi, far sorgere la fede in chi fa fatica…". Gesù ci guarda e sembra risponderci: "Io i miracoli sono disposto a farli ma questi devono poggiare su qualcosa di concreto, su qualcuno che si fidi di me, su qualcuno che sia disposto a rischiare il suo pranzo. Sei disposto a questo?" Siamo disposti a condividere il nostro poco, siamo disposti a donare senza calcolo, siamo disposti a rischiare prima ancora di avere la certezza che il nostro dono servirà a qualcosa? E non è solo questione di soldi e di pagnotte è questione di metterci nella disposizione del dono di noi stessi concretamente, per le persone che abbiamo attorno, nella giornata di oggi e non domani, senza nasconderci dietro frasi fatte o a esperienze precedenti che sembrano bruciarci o alla paura che… "Intanto non serve a niente…". Mi chiedo se Gesù fosse stato solo ai conti dell’apostolo Filippo e se quel ragazzo non avesse dato i suoi pani e i suoi pesci, l’Onnipotente avrebbe potuto fare il miracolo?
LUNEDI’ 28 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
PERDONA, SIGNORE, L’INFEDELTA’ DEL TUO POPOLO. (Dalla Liturgia)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
INNOCENZO I, Santo, Papa
Eletto papa nel 401, Innocenzo I governò la Chiesa per 16 anni, in un periodo molto difficile per le sorti del Sacro Romano Impero d’occidente e soprattutto per Roma, che infatti venne presa d’assedio dai barbari, nel 408. Con tatto umanissimo, egli sapeva confortare e lenire le sofferenze. Mori a Roma nel 417.
Parola di Dio: Es. 32,15-24.30-34; Sal 105; Mt. 13,31-35
"IL REGNO DEI CIELI SI PUO’ PARAGONARE AD UN GRANELLINO DI SENAPE…". (Mt. 13,31)
Ieri parlavamo del grande e del piccolo, oggi Gesù ci fa ritornare sull’argomento ricordandoci che il Suo Regno non è un Regno di potenza, ma di umiltà. Dio si serve delle cose piccole, si serve di piccoli uomini, di piccoli gesti. Chi vede il mondo cattivo lo vede perché non sa vedervi anche l’immensa bontà che c’è in esso, chi si lamenta in continuazione per le cose che non vanno è perché lui non sa andare d’accordo con se stesso, a volte basterebbe poco… Vagabondando qua e là un grosso cane finì in una stanza in cui le pareti erano dei grandi specchi. Così si vide improvvisamente circondato da cani. Si infuriò, cominciò a digrignare i denti e a ringhiare. Tutti i cani delle pareti, naturalmente, fecero altrettanto, scoprendo le loro minacciose zanne. Il cane cominciò a girare vorticosamente su se stesso per difendersi contro gli attaccanti, poi, abbaiando rabbiosamente si scagliò contro uno dei suoi presunti assalitori. Finì a terra tramortito e sanguinante per il tremendo urto contro lo specchio. Avesse scodinzolato in modo amichevole una sola volta, tutti i cani degli specchi lo avrebbero ricambiato. E sarebbe stato un incontro festoso.
MARTEDI’ 29 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
O DIO, NOSTRA FORZA E NOSTRA SPERANZA, SENZA DI TE NULLA ESISTE DI VALIDO E DI SANTO. (Dalla Liturgia)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
MARTA, Santa
Marta è la sorella di Maria e di Lazzaro di Betania, un villaggio vicino a Gerusalemme. Il Vangelo ce la presenta come donna di casa, sollecita e indaffarata ad accogliere il gradito ospite: Gesù. La santità di questa dolce figura di donna è indiscussa. Riappare nel Vangelo nell’episodio della risurrezione di Lazzaro, protagonista di una stupenda professione di fede nell’onnipotenza del Salvatore, nella resurrezione dei morti, nella divinità del Cristo.
Parola di Dio: Prov. 31,10-13.19-20.30-31; Sal. 14; Lc. 10, 38-42 opp. Gv. 11,19-27
"MARTA, MARTA, TU TI PREOCCUPI E TI AGITI PER MOLTE COSE". (Lc. 10,41)
Se ci fosse un comitato per la riabilitazione di Marta mi iscriverei anche perché noi con le nostre solite distinzione nette abbiamo visto il bene tutto dalla parte di Maria mentre Marta è diventata una materialista. Non è così! E il Vangelo e la Chiesa che ha fatto santa anche Marta ci dicono su di lei cose buone. Marta vuol bene a Gesù. Marta riconosce in Gesù il Maestro, il Messia e lo dimostrerà anche un momento prima della risurrezione di suo fratello quando dirà in più di sua sorella: "Io so che qualunque cosa chiederai a Dio Egli te la concederà" . Marta è solo la vera signora della casa che vuole che i propri ospiti si trovino bene da lei e fa di tutto perché questo avvenga. Gesù non rimprovera Marta dicendole: "Ti preoccupi inutilmente", non le dice che pensare al pranzo sia una cosa inutile, infatti poi mangerà, le presenta solo un pericolo che lei e noi possiamo correre, quello di essere talmente affannati, preoccupati, agitati da correre il rischio di perdere di vista il fine ultimo. Gesù dice a Marta e a noi: "Guarda che sono venuto proprio per te e non solo per la tua cucina, per la tua casa in ordine, per le tue buone azioni. Grazie di tutto quello, lo capisco che lo fai per me, ma chi conta sei tu". E’ giusto preoccuparci della casa, della famiglia, dei bambini, perfino del divertimento, ma attenzione: spesso corriamo di qui e corriamo di là (anche per la fede, per il mio gruppo, per il parroco), corriamo alla ricerca del tempo che inesorabilmente ci fa difetto. E più corriamo, più restiamo col fiato grosso e meno siamo efficaci. Fino al giorno in cui ci bloccano o l’infarto o l’esaurimento e rischiamo di non aver trovato noi stessi e neanche il Signore. Sia proprio Marta, la santa che si dà da fare a farci capire che anche noi non possiamo ridurre la fede solo a spiritualità inattiva, ma che, mentre ci diamo da fare per dimostrare la nostra fede, non ci dimentichiamo Colui per il quale corriamo e sappiamo accoglierlo non solo con le cose ma anche con tutto noi stessi.
MERCOLEDI’ 30 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
FA’ CHE USIAMO SAGGIAMENTE DEI BENI TERRENI NELLA CONTINUA RICERCA DEI BENI ETERNI. (Dalla Liturgia)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
PIETRO CRISOLOGO, Santo Vescovo
Pietro (circa 380— 451), vescovo di Ravenna, residenza dell’imperatore, si preoccupò sempre di predicare in modo breve e semplice per essere utile. al suo popolo. Venne soprannominato "Crisologo", che significa "parola d’oro". Contro l’eresia di Eutiche, difese il mistero del Cristo, vero Dio e vero uomo, così come lo predicava papa Leone Magno, nel quale "il beato Pietro insegna la verità della fede a coloro che la cercano".
Parola di Dio: Es.34,29-35; Sal. 98; Mt. 13,44-46
"IL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE AD UN TESORO NASCOSTO IN UN CAMPO; UN UOMO LO TROVA E LO NASCONDE DI NUOVO, POI VA, PIENO DI GIOIA, VENDE TUTTI I SUOI AVERI E COMPRA QUEL CAMPO." (Mt.13,44)
Stiamo leggendo le parabole del Regno dal vangelo di Matteo e direi che questo evangelista non solo scrive le parole di Gesù, ma a distanza di anni sembra confermarle con la propria biografia. Matteo aveva tutto: soldi, successo, potere; era temuto, disprezzato come pubblico peccatore ma ammirato per la strada che aveva saputo farsi con le proprie mani, era un po’ come uno dei tanti potenti che si vedono anche oggi nelle nostre città. Un giorno, però, quello sguardo dell'ospite di Pietro il pescatore, quel tale Gesù della vicina Nazareth, lì a Cafarnao, sul lago, lo aveva sconvolto. Era poi così certo di avere tutto? Il tesoro vero, il senso della vita, lo aveva davvero scoperto? Matteo lascia emergere la sua parte migliore, per una frazione di secondo intuisce che la sua vita è piena di vuoto, che tutto ciò che ha è fumo, apparenza, inutile orpello. Quello sguardo lo perfora, lo svela a se stesso, e allora lascia tutto e segue il Maestro. Da Gesù Matteo impara ad amare, a conoscere Dio, a conoscere se stesso. Da Gesù Matteo impara ad essere vero, a diventare libero, e racconta, parla come un fiume in piena, del Regno, di Dio, di Lui, del Maestro. Quando Matteo scrive il Vangelo, dopo tanti anni (forse una trentina da quell'incontro) ci dice che ne è valsa la pena, che lo rifarebbe e che, anzi, ciascuno di noi può farlo. Matteo dice di aver fatto il miglior affare della sua vita lasciando tutto e seguendo il Nazareno, ci dice che è come avere scoperto un tesoro nel campo. Sì, la nostra vita è una gigantesca caccia al tesoro. Ci vuole grinta, forza, lucidità per gareggiare; bisogna tapparsi le orecchie di fronte ai troppi che ammiccano vendendoti a peso d'oro le istruzioni per trovare il tesoro, tenere duro davanti ai troppi che ti dicono che il tesoro non c'è, che la vita è un'immensa e macchinosa fregatura. Matteo dice che lui, il tesoro, l'ha trovato. Non come la fiammata dell'innamoramento che scompare con il desiderio, ma come la lenta consapevolezza della verità, del fiume che scorre sotto il terreno, dell'evidenza del cuore. Il piano di Dio è esposto, il volto che Gesù è venuto a descriverci, ormai chiaro, la proposta del regno annunciata. Ora tocca a noi, tocca a me decidere. Starò ancora ad aspettare? Mi accontenterò dei tesori di false perline che la vita offre? O lascerò anch’io emergere, almeno per un momento la parte migliore di me stesso di modo che Gesù possa approfittare di essa per regalarmi se stesso, unico vero tesoro?
GIOVEDI’ 31 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
COME E’ DOLCE, SIGNORE, ABITARE NELLA TUA CASA E CANTARE PER SEMPRE LE TUE LODI. (Sal. 84,5)
Tra i santi di oggi ricordiamo:
IGNAZIO Dl LOYOLA, Santo, Fondatore
Ignazio (c.1491 - 1556), nato nelle province Basche, era militare quando una ferita interruppe la sua carriera, senza spegnere l’ardore del suo temperamento. In quell’occasione scopri la preghiera, e nella preghiera, il Signore Gesù. Questa esperienza spirituale lo trasformò profondamente. Gli Esercizi spirituali, che scrisse a Manresa nel 1523, sono il frutto della sua personale esperienza, e sono rivolti a trasformare gli altri per farne degli apostoli impegnati ad evangelizzare il mondo per la maggior gloria di Dio. Il gruppo dei suoi primi compagni pronunciò i voti a Montmartre (Parigi) nel 1534: fu questo il nucleo iniziale della Compagnia di Gesù, vivaio di missionari e di educatori che diffonderanno la fede in tutto il mondo.
Parola di Dio: Es. 40,16-21.34-38; Sal. 83; Mt. 13,47-53
"IL REGNO DEI CIELI E’ SIMILE AD UN PADRONE DI CASA CHE ESTRAE DAL SUO TESORO COSE NUOVE E COSE ANTICHE". (Mt. 13,52)
Anche quest’anno abbiamo sentito rileggere le parabole del regno. Avremmo dovuto sentirne la freschezza, l’invito, la gioia di essere chiamati da Gesù, e mi auguro che per molti di voi, l’invito che Gesù ci ha fatto non sia andato perduto, ma purtroppo spesso l’abitudine, l’apatia, la fatica della vita ci rendono pesanti, impermeabili agli inviti e rischiamo dopo certi inviti a trascinarci ancor più nella tristezza e nella depressione.
Proprio pensando a Gesù che, come buon padrone di casa, raccoglie tutto perché non vada perduto ed estrae dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie a seconda dell’occorrenza, vi offro una riflessione preghiera di Marie-Noel:
"Eccoti qui, mio Dio. Cerchi me? Che cosa vuoi? Non ho niente da darti.
Dopo il nostro ultimo incontro, per te non ho messo da parte niente.
Niente… Non una buona azione. Ero troppo stanca.
Non una buona parola. Ero troppo triste. Il disgusto della vita, la noia, la sterilità.
OFFRI !
L’impazienza, ogni giorno, di veder la giornata finita, inutilmente;
il desiderio di riposare libera dal dovere e dagli impegni,
l’indifferenza per il bene da fare, la stanchezza di te, mio Dio!
OFFRI !
Il torpore dell’anima, il rimorso per la mia apatia e l’apatia più forte del rimorso…
Il bisogno di essere felice, la tenerezza che sfibra,
il dolore di essere quello che sono senza scampo…
OFFRI !
Turbamenti, paure dubbi.
Signore! Proprio come uno straccivendolo te ne vai in giro a raccattare…rifiuti e immondizie.
Che ne vuoi fare, Signore?
IL REGNO DEI CIELI !