SCHEGGE
E SCINTILLE
PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
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a cura di don Franco LOCCI
GIUGNO
2003
DOMENICA 1 GIUGNO: ASCENSIONE DEL SIGNORE "B"
Una
scheggia di preghiera:
FA
CHE VIVIAMO NELLA SPERANZA DI RAGGIUNGERE CRISTO NELLA GLORIA.
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
GIUSTINO, Santo, Filosofo e Martire
Appassionato ricercatore della verità, studiò tutte le filosofie del suo tempo. Dedicatosi alla meditazione della Bibbia, riconobbe nel cristianesimo la vera sapienza. Dopo la conversione si mise ad insegnare questa dottrina a Roma. Processato e condannato a morte nel 165, al giudice che lo incitava a rinnegare Cristo rispose: “Nessuno che abbia buon senso abbandona la verità per l’errore”.
Parola
di Dio:
Atti 1,1-11; Sal. 46; Ef. 4,1-13; Mc. 16,15-20
“IL
SIGNORE GESU’, DOPO AVER PARLATO CON LORO, FU ASSUNTO IN CIELO E SEDETTE ALLA
DESTRA DI DIO”. (Mc.
16, 19)
La
festa dell’Ascensione di Gesù al cielo a prima vista può sembrare un momento
pieno di nostalgia, infatti il Signore ci lascia, se ne torna al suo cielo
mentre a noi, specialmente a noi lontani nel tempo da questi eventi storici,
piacerebbe che Gesù continuasse a restare “a parlare con noi”. Ma, se ci
pensiamo bene, invece, essa è una festa di gioia per parecchi motivi. Quando
abbiamo un amico caro che ha attraversato momenti di incomprensione, di dolore,
di prova e poi finalmente viene riconosciuto per quello che è e riceve
finalmente un premio per le sue fatiche, noi ne siamo contenti, la sua
gioia è anche la nostra. Gesù è venuto, è stato fedele a Dio suo Padre, ha
scelto la sua volontà, è stato fedele a noi uomini, ci ha amati fino a darci
la sua vita, ha sofferto, è morto ed ora risorto continua la sua comunione con
il Padre e con noi per tutta l’eternità. Noi non dobbiamo essere felici di
questo?
LUNEDI’ 2 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
VENGA
SU DI NOI LA FORZA DELLO SPIRITO SANTO. (Dalla Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
TERESA
E GIUSEPPINA COMOGLIO, Serve di Dio
Teresa nacque a Tetti Cavallone, borgata di Piobesi Torinese il 27 giugno 1843 mentre Giuseppina nacque a San Vito il 17 marzo 1847. Presto rimasero orfane di padre ma non mancò loro una fede profonda tant’è che, ancora giovani, poterono iscriversi alla Pia Unione delle Figlie di Maria nella parrocchia della Gran Madre di Torino. Teresa faceva la modista e Giuseppina la fiorista lavorando in casa. Vivendo con semplicità con il frutto del loro lavoro si dedicavano ad opere di carità. Erano entrambe consacrate al terz’ordine francescano. Il loro più gran merito è quello di aver dato il via fin dal 1870 all’opera della Adorazione quotidiana. L’associazione trovò una sua prima sede nella chiesa di San Tommaso in Torino con circa 2000 associati. Presto quest’opera prese un respiro mondiale. Teresa morì il 2 Giugno 1891, Giuseppina il 2 maggio 1899.
Parola
di Dio:
Atti 19,1-8; Sal. 67; Gv. 16, 29-33
“VOI
AVRETE TRIBOLAZIONE NEL MONDO, MA ABBIATE FIDUCIA; IO HO VINTO IL MONDO!”.
Meditando questa affermazione di Gesù mi viene subito in mente quell’altra frase della Bibbia che ci ricorda quanto i nostri pensieri siano distanti dal pensiero di Dio. Noi non vorremmo mai incontrare la tribolazione e tantomeno quella dovuta alla fede e per ‘vittoria sul mondo’ intendiamo schiacciare i nemici, eliminare definitivamente il male. Gesù invece è di un realismo che spesso ci disturba: con la venuta del Cristo non sono tolte ai suoi discepoli le prove anzi: “Se hanno fatto così al legno verde quanto più faranno a voi, legno secco”, e la vittoria sul male avviene per Gesù non nella lotta gloriosa e definitiva con l’annientamento di ogni malattia e negatività e dei nemici, ma nella lotta non violenta che oppone amore a odio e che anche nella apparente sconfitta del bene sa gettare un seme di risurrezione e di speranza. Gesù il mondo non lo ha vinto cacciando nell’inferno ogni male e rendendo nuovamente la terra come un paradiso terrestre, lo ha vinto offrendo se stesso per amore e lasciando che il male si accanisse su di lui fino a farlo morire su una croce ma opponendogli un amore più forte perfino della morte. Se noi, dunque, vogliamo essere discepoli di Gesù, non siamo da lui cauterizzati contro ogni male ma siamo da Lui incoraggiati a combattere il male con la non violenza e con il bene, rischiando anche noi, per amore, di venire schiacciati dalla forza del male, ma proprio in quel momento facendolo morire nell’amore. Tutto questo non è facile, e Gesù non ce lo ha nascosto. Gesù non si spaventa neppure delle nostre povertà, dei nostri errori, del nostro peccato, ma ci chiede di aver fiducia nell’amore di Colui che morendo per noi ha vinto il mondo.
MARTEDI’ 3 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
FA’ CHE LO SPIRITO SANTO VENGA AD ABITARE IN
NOI E CI TRASFORMI TEMPIO DELLA SUA GLORIA. (Dalla Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
CARLO LWANGA E COMPAGNI, Santi, Martiri dell’Uganda
I
primi ventidue martiri dell’Africa nera, canonizzati nel 1964, furono uccisi
in date diverse. Il gruppo più numeroso perì il 3 giugno 1886 a Namugongo,
località che è diventata un luogo sacro per la chiesa Ugandese.
Vittime di un re depravato, furono sottoposti ad atroci supplizi per aver
rifiutato di rinnegare la propria fede; alcuni, come Carlo Lwanga, il capo dei
paggi del re, avevano dovuto difendere la loro purezza contro
di lui. Quelli che furono bruciati vivi furono uditi pregare e
cantare a Dio fino all'ultimo, quando già erano
trasformati in torce umane, I cristiani uccisi in quel periodo furono
circa un centinaio, fra cui alcuni anglicani.
Parola
di Dio:
Atti 20, 17-27; Sal. 67; Gv. 17,1-11
“IO
PREGO PER LORO, PER COLORO CHE MI HAI DATO, PERCHE’ SONO TUOI”. (Gv. 17, 9)
Leggendo
questa pagina del Vangelo di Giovanni, dove Gesù, al termine dei discorsi di
addio ai suoi discepoli, prega, mi si riempie il cuore di tenerezza, di
meraviglia e di gioia, e vorrei che la stessa cosa succedesse a tutti voi. E’ estremamente bello sapere che Gesù, proprio
nel momento del suo amore totale per gli uomini testimoniato dalla fedeltà a
Dio e dalla croce, mi ha portato nel suo cuore, si è ricordato di ciascuno di
noi, ha pregato il Padre per me e per te. Il
nostro Dio non è un Dio lontano, non è il Dio grande e inaccessibile, non è
il Dio che crea e poi si disinteressa, non è il Dio in cerca di lodi o peggio
ancora di sacrifici o di candele fumose, è il Dio che ama, e ama
personalmente, è il Dio che si dona e siccome noi da soli non riusciamo a
giungere a Lui si fa uno di noi in Gesù, è il Dio che “mi scruta e mi
conosce” ma non per vedere i miei peccati e condannarli, ma per mettermi al
centro del suo cuore, è il Dio che “se anche una mamma si dimenticasse di suo
figlio, Lui non si dimentica di me”, è il Dio che mi porta con sé sulla
croce e con sé nella risurrezione, è il Dio che non ci lascia soli, che resta
con noi quando si fa sera, che va a prepararci un posto per portarci con sé, è
il Dio che mi perdona perché Lui stesso si è fatto carico del mio peccato…
Con un Dio così posso ancora avere paura? Posso essere nella tristezza?
MERCOLEDI’ 4 GIUGNO
Una scheggia di preghiera:
LA
TUA PAROLE, SIGNORE, E’ VERITA’: CONSACRACI NEL TUO AMORE. (Gv. 17,17)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
QUIRINO, Santo, Vescovo e Martire
Tra
le vittime della persecuzione di Diocleziano possiamo annoverare anche Quirino,
vescovo in Croazia all'inizio del IV secolo. Agli occhi di Diocleziano, Quirino
ebbe colpa grave : amò Cristo più della propria vita e per questo venne
fustigato e gettato, con una pietra al collo, nel fiume Sava. Era l'anno 309.
Parola
di Dio:
At. 20,28-38; Sal. 67; Gv. 17,11-19
“PADRE SANTO, CUSTODISCI NEL TUO NOME COLORO CHE MI HAI DATO, PERCHÈ SIANO UNA COSA SOLA, COME NOI”. (Gv. 17, 11)
Ieri
abbiamo gioito nel vedere che Gesù ha pregato per noi. Oggi proviamo a vedere
che cosa chiede Gesù al Padre per noi. Egli prega perché noi siamo una
cosa sola, cioè siamo uniti tra noi e con Lui. Gesù chiede questo perché sa
che è solo nell’unità che si realizza l’amore. Egli ci mette davanti un
esempio che a prima vista ci sembra impossibile: dobbiamo essere uniti tra di
noi come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono una cosa sola. In Dio
sono tre persone ben distinte, ma sono un Dio solo perché è l’amore che fa
uno. Noi, dopo duemila anni di
cristianesimo invece siamo ancora divisi. Ci sono chiese cristiane che
storicamente si sono divise tra loro, ci sono dei cristiani che addirittura
arrivano a farsi la guerra tra di loro attaccandosi a motivi di religione, la
storia del cristianesimo è costellata di santi ma anche di incomprensioni, di
roghi nel nome della fede, di confusioni tra fede e manifestazioni religiose. E
anche oggi, che pur abbiamo capito tutti quanto sia deleterio il fatto di questa
disunione, non troviamo ancora la strada giusta per smetterla di guardare alle
differenze che ci dividono e per vedere invece l’amore di Dio che potrebbe
unirci.
GIOVEDI’ 5 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
VENGA,
SIGNORE IL TUO SPIRITO E CI TRASFORMI CON I SUOI DONI. (Dalla Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
BONIFACIO, Santo, Vescovo e Martire
L'apostolo
della Germania era un monaco benedettino inglese di nome Vinfrido che nella
scelta religiosa prese il nome Bonifacio (673-754). Venuto nel continente per
evangelizzare i Sassoni, dapprima con san Villibrordo, poi da solo, percorse la
Germania, dove fondò alcuni monasteri, fra cui quello di Fulda. Divenuto
Arcivescovo di Magonza, continuò a dedicarsi con lo stesso impegno all'annuncio
del Vangelo. A 80 anni partì per la Frisia dove il giorno di Pentecoste fu
ucciso.
Parola di Dio:
Atti 22,30. 23,6-11; Sal. 15; Gv. 17,20-26
“VOGLIO
CHE ANCHE QUELLI CHE MI HAI DATO SIANO CON ME DOVE SONO IO” . (Gv. 17,24)
Il
primo ragionamento che facciamo davanti a questa frase di Gesù è consolante
per noi: “ Se Gesù vuole che io sia là dove è Lui, desidera che io sia in
paradiso”. Ed è vero: Gesù è venuto per donarmi la salvezza e per portarmi
con sé nella gloria dell’eternità, “là dove non ci sarà più né pianto
né lutto”. Dobbiamo però fare attenzione, infatti il vero discepolo è
sempre là dove è il suo maestro e Gesù dal giorno della sua incarnazione
continua ad essere a fianco della nostra umanità.
VENERDI’
6 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
SIGNORE,
TU SAI TUTTO, SAI CHE TI AMO.(Gv. 21,17)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
GIULIA COLBERT MARCHESA DI BAROLO, Serva di Dio
Era
nata in Vandea al castello di Maulevrier il 26 giugno 1786. Sia padre che madre
erano ricchi possidenti aristocratici. Durante l’infanzia dovette subire gli
oltraggi della Rivoluzione francese che misero a ferro e fuoco la Vandea: alcuni
suoi parenti furono ghigliottinati, i beni confiscati e lei e i suoi cari furono
costretti all’esilio. La sua educazione in Olanda e in Germania fu eccellente:
conosceva diverse lingue, ebbe un’ottima educazione classica e soprattutto
un’ottima formazione religiosa. Alla corte Napoleonica conobbe Tancredi
Falletti di Barolo, figlio dell’uomo più ricco del Piemonte. Si sposarono e
fu un matrimonio felice, anche se non ebbero figli. Si stabilirono a Torino nel
palazzo di via delle Orfane che divenne centro sia di cultura che di carità. In
casa della marchesa si trovavano facilmente personaggi come Cesare Balbo, Silvio
Pellico, Camillo di Cavour, Alfieri e anche Don Bosco o il Cottolengo. I due
sposi erano molto attenti ai poveri. Giulia avviò la riforma delle carceri
cercando di renderle più vivibili e atte ad una funzione di redenzione dei
carcerati. Diede vita al Rifugio per il recupero delle prostitute, al
Rifugio per le ragazze in difficoltà, appoggiò le Sorelle Penitenti di Santa
Maria Maddalena per chi voleva consacrarsi al Signore, le Suore di Sant’Anna,
le Maddalenine, l’Ospedale di Santa Filomena per i bambini disabili,
pensionati per giovani lavoratrici, il Laboratorio di San Giuseppe per le
ragazze povere. Ebbe sempre l’appoggio del marito che nel 1825 fu anche
sindaco di Torino. Alla morte di lui, nel 1838, si dedicò totalmente ai poveri.
Fu una donna di preghiera. Fece costruire la Parrocchia di Santa Giulia e fondò
quella che ancor oggi è L’Opera Pia Barolo. Morì il 19 gennaio 1864.
Parola
di Dio:
Atti 25,13-21; Sal. 102; Gv. 21,15-19
“SIMONE
DI GIOVANNI, MI AMI?”. ( Gv. 21, 16)
C’è modo e modo anche nel dare il perdono. Qualcuno perdona perché non ne può fare a meno, qualcuno perdona purché il nemico si tolga dai piedi, qualcuno perdona ma continua a rinfacciare l’errore… Il modo di perdonare da parte di Gesù è veramente totale e superlativo. Pietro ha peccato, ha rinnegato per tre volte Gesù. Pietro è consapevole del suo tradimento, ne ha già “pianto amaramente”, ma dopo la risurrezione non se ne è più parlato. Il risorto non è apparso a Pietro con il dito puntato, è apparso tutte le volte augurando la pace. Bisogna però ancora capire: dopo quello che è successo, Pietro è ancora il leader degli apostoli, ha ancora il suo compito di guida e riferimento per gli altri, Gesù non si fiderà più di Giovanni che è stato ai piedi della croce e che addirittura è stato scelto come figlio della madre di Gesù?
Gesù
non ha dimenticato la colpa di Pietro. Per Gesù il male, il peccato non lo si
vince dimenticandolo, nascondendolo, dicendo che non c’è, anche perché Gesù
sa che il male nascosto continua ad operare nei cuori e allora ecco il modo
delicato e profondo con cui Gesù lo fa emergere e lo combatte e lo perdona. Gesù
per tre volte chiede a Pietro se lo ama, se lo ama più degli altri, e quando
prima con decisione poi sempre con più umiltà è assicurato da Pietro, per tre
volte lo conferma nella guida della sua Chiesa sicuro che questa volta Pietro ha
capito che governare significa servire, che seguire Cristo non è un trionfo
terreno ma è andare con Lui sulla croce prima di giungere alla risurrezione.
SABATO 7 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
VIENI
SPIRITO SANTO, LUCE DEI CUORI. (Dalla Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
ALDERICO, Santo, Monaco, Vescovo
Nobile francese, Sant’Alderico fu monaco e insegnante; amava la modestia e la disciplina. Fu poi arcivescovo di Sens e si occupò con zelo e intelligenza della riforma dei conventi della Francia del nord. Morì nell'841.
Parola
di Dio:
Atti 28, 16-20.30-31; Sal. 10; Gv. 21,20-25
“VI
SONO ANCORA MOLTE ALTRE COSE COMPIUTE DA GESU’, CHE, SE FOSSERO SCRITTE UNA
PER UNA, PENSO CHE IL MONDO STESSO NON BASTEREBBE A CONTENERE I LIBRI CHE SI
DOVREBBERO SCRIVERE”. (Gv. 21, 25)
Come
persona che ama scrivere mi sento molto vicino a Giovanni che conclude il suo
Vangelo dicendo che se uno dovesse dire tutto di Gesù, non basterebbero tutti i
libri della terra, infatti a chi di noi non piacerebbe sapere per filo e per
segno tante cose della vita di Gesù? O a chi di noi non piacerebbe sentire se
Gesù ha detto parole specifiche circa quell’argomento, quel dubbio che
sovente ritorna nella nostra vita? Giovanni,
scrivendo queste parole a conclusione del suo scritto su Gesù voleva dire
un’altra cosa: Gesù è talmente grande, talmente Dio, che le nostre menti, i
nostri libri non possono comprendere tutto di Lui, ma Gesù non lo si incontra
solo nei libri, fossero anche i Vangeli, lo si può incontrare ogni giorno
nella vita, perché siccome è un Dio che ama gli uomini, Egli continua la sua
Incarnazione fino alla fine dei tempi. Ecco
dunque la riflessione per noi: se sentiamo la sete di Dio, noi possiamo
incontrarlo ma, attenzione, Gesù non è solo a disposizione dei letterati,
degli esegeti, degli storiografi, Gesù, come altri personaggi della storia non
lo trovi solo nei libri o in codici di religioni, Gesù è vivo ed è Dio, non
pensare dunque di arrivare a Lui solo con la scienza e l’intelligenza (anche
queste con i loro limiti possono servire), devi arrivarci con tutto te stesso e
quando lo hai incontrato devi continuare per tutta la vita a cercarlo per
incontrarlo ancora e sempre nuovo in situazioni di vita che ti coinvolgono, che
ti spronano, che, se sai leggerle, ti portano a scoprire sempre più quanto sia
grande il suo amore per te e per gli uomini.
San Giovanni è come se ci dicesse: “Devi imparare due modi per leggere il Vangelo, quello degli occhi e del cuore per leggere le pagine scritte della storia e degli insegnamenti di Gesù e quello degli occhi e del cuore per leggere gli avvenimenti della storia tua e del mondo in cui vivi per vederne la presenza negli avvenimenti. Tutte e due le letture possono sembrare a prima vista ardue e difficili, e puoi anche andare incontro ad errori di interpretazione, ma se con costanza ed amore continuerai a cercarlo Egli stesso ti verrà incontro, perché è anche suo desiderio incontrarti e farti riposare sul suo cuore”.
DOMENICA 8 GIUGNO: PENTECOSTE B
Una
scheggia di preghiera:
DEL
TUO SPIRITO, SIGNORE, E’ PIENA LA TERRA. (Dalla Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
AMELIA, Santa, Martire
Nacque
a Gerona (Spagna) e visse tutti i tormenti della persecuzione di
Diocleziano, nel IV secolo: la paura, forse la
fuga, la cattura, l'attimo sublime e redentore
dell'accettazione, infine la fierezza del martirio. Di
lei non sappiamo altro, se non che aveva il cuore pieno di Cristo.
Parola
di Dio:
Atti 2,1-11; Sal. 103; Gal. 5,16-25; Gv. 15,26-27; 16,12-15
“RICEVETE
LO SPIRITO SANTO” . (Gv. 20, 22)
Meditiamo
oggi con una pagina effervescente che prendo da un omelia di don Curtaz:
Colomba
... fiammelle di fuoco ... vento ... No: decisamente a immaginarci lo Spirito
Santo facciamo una gran fatica. Mi spiego: il Padre tanto quanto, è
l'Incommensurabile, l'Onnipotente, e allora un simpatico vecchione barbuto ci
sta. Il Figlio è facilissimo con la ricchissima descrizione che la storia ci ha
consegnato e il suo bel viso contornato da una bella barba ce lo
restituisce all'immaginazione. Ma lo Spirito! Vagamente legato alla Pentecoste,
lo rispolveriamo in occasione della Cresima (ah! Sacramento difficile da vivere
per i nostri ragazzi in piena crisi adolescenziale…), rischia di restare
accantonato nelle nostre devozioni come un "qualcosa di più" di un
santo. Che tristezza! Così pochi conoscono delle preghiere di invocazione dello
Spirito.
Lo Spirito è presenza d'amore della Trinità, ultimo dono di Gesù agli
apostoli, nominato con rispetto e con titoli straordinari da Gesù: "
Vivificatore", "Consolatore", "Ricordatore", invocato
con tenerezza e forza dai nostri fratelli cristiani d'oriente. Senza lo Spirito
saremmo morti, esanimi, spenti, non credenti, tristi. Esagero? No, è che lo
Spirito, così discreto, così impalpabile, indescrivibile, è la chiave di
volta della nostra fede, ciò che unisce tutto. L'unico esempio che mi sembra
spiegare bene ciò che ho nel cuore è questo: immaginatevi di essere una radio
(a voi la scelta tra un sofisticato apparecchio HiFi o una scatolina portatile)
e immaginatevi che il Signore Gesù, la fede, la vita di Dio sia una potente
stazione radio. Bene: se non siete in sintonia, se non cogliete la giusta
frequenza, sentirete solo un fastidioso ronzio. Idem con lo Spirito (che spero
mi perdoni per la bestialità di esempio!): se non ci mette in sintonia la fede,
ci giunge agli orecchi del cuore solo un fastidioso brusio. Davvero lo Spirito,
già ricevuto da ciascuno nel Battesimo, è Colui che ci rende presente qui e
ora il Signore Gesù. Siete soli? Avete l'impressione che la vostra vita sia una
barca che fa acqua da tutte le parti? Vi sentite incompresi o feriti? Invocate
lo Spirito che è Consolatore che con-sola, fa compagnia a chi è solo.
Ascoltate la Parola e faticate a credere, a fare il salto definitivo? Invocate
lo Spirito che è Vivificatore, rende la vostra fede schietta e vivace come
quella dei grandi santi. Fate fatica a iniettare Gesù nelle vene della vostra
quotidianità, preferendo tenerlo in uno scaffale bello stirato da tirare fuori
di domenica? Invocate lo Spirito che ci ricorda ciò che Gesù ha fatto per noi.
Così gli apostoli hanno dovuto essere abitati dallo Spirito, che li ha
rivoltati come un calzino, per essere finalmente, definitivamente, annunciatori
e, allora, solo allora, hanno iniziato a capire, a ricordare col cuore. Non vi
capite con chi vi sta intorno, col vostro parroco, col vostro confratello?
Invocate lo Spirito che provoca l'antiBabele (ricordate quel bel racconto della
gente che non si capiva più?) ricucendo gli strappi del nostro non capirci per
suscitare comunioni sotterranee che vanno al di là delle simpatie. Abbiamo
bisogno, urgiamo, ci è indispensabile invocare lo Spirito perché ci cambi il
cuore, ce lo riempia, dia una sveglia alla nostra fede. Non è tempo perso il
tempo dedicato ad invocarlo, a supplicarlo, a fargli vedere che lo aspettiamo.
Allora, amici, ancora socchiudiamo gli occhi assieme e con fede, con forza, con
passione, sussurriamo ancora una volta: "Vieni".
LUNEDI’ 9 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
BENEDETTO
SEI TU, O DIO, CHE CI CONSOLI IN OGNI NOSTRA TRIBOLAZIONE.
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
LUIGI BOCCARDO Fondatore della Congregazione delle suore figlie di Gesù Re, Servo di Dio
Luigi Boccardo nasce il 9 agosto 1861 a Moncalieri da Gaspare e Giuseppina Malerba, contadini, genitori di 10 figli. In casa si respirava una atmosfera di fede (2 figli si faranno preti, una figlia suora e un'altra religiosa nel mondo). Luigi frequentò le elementari a Moncalieri e i primi anni del ginnasio presso i Barnabiti del Real Collegio Carlo Alberto poi entrò nel seminario di Giaveno, guidato allora dal canonico Giuseppe Aniceto. A Giaveno cadde malato e si disperava per la sua salute, ma guarì per intercessione dell’Immacolata a cui il seminario era consacrato. Il 23 settembre 1877 fece la sua vestizione clericale ed entrò nel seminario di Chieri. Passò poi al seminario di Torino laureandosi in Teologia. Il 7 giugno 1884 veniva ordinato sacerdote. In un suo scritto di quei giorni si può leggere: “O Signore, che io non mi contenti di essere una sacerdote per metà, dozzinale, voglio essere santo, sì, santo per voi”. Fu mandato viceparroco a Pancalieri dove era parroco suo fratello e ispirò il suo modo di essere prete all’esempio del Curato d’Ars, di cui allora si faceva il processo di beatificazione. Il 12 Aprile 1886 il Canonico Allamano lo chiamava al convitto della Consolata come direttore spirituale dei giovani sacerdoti prima del loro inserimento nella vita parrocchiale. Il Boccardo era un uomo di preghiera: “ Parlo con Gesù anche quando mi lego le scarpe o mi faccio la barba”. Nel 1916, per mancanza di salute si ritirò a Pancalieri, presso le suore di San Gaetano qui minato nel corpo continuerà a mantenere i rapporti con molti dei suoi penitenti e predicherà esercizi spirituali. Ritornò ancora a Torino nel 1926, in Lungo Dora Napoli, dove curò la fondazione della casa generalizia delle suore di San Gaetano e volle accanto alla costruzione la bella chiesa di Cristo Re. Il 9 giugno 1936 moriva.. Le sue spoglie sono conservate nel Santuario di Cristo Re.
Parola
di Dio (riprende la liturgia dalla X° settimana del T.O.):
“
BEATI I PURI DI CUORE, PERCHE’ VEDRANNO DIO”. (Mt. 5, 9)
Quando, ragazzo, al seminario minore, c’era l’abitudine ogni anno di fare gli “Esercizi spirituali”: Sei giorni di assoluto silenzio, quattro prediche giornaliere, momenti di preghiera, confessione…(meno male che almeno in quei sei giorni non c’era scuola!). Un anno, il predicatore aveva preso come tema dell’intera settimana le beatitudini e quando arrivò a “beati i puri di cuore”, secondo la mentalità tipica di allora dedicò due o tre prediche al fatto che erano puri di cuore coloro che non facevano “le cose sporche”, coloro che non usavano gli occhi per guardare “i giornalacci”, coloro che facevano buona guardia a tutti i sentimenti, reprimendo e cacciando via tutto ciò che non era amore a Gesù… Una parte di verità in tutto quello che il predicatore cercava di indicarci c’è, ma certamente Gesù, pronunciando questa beatitudine voleva andare ben oltre quando parlava di purezza del cuore. Avere occhi e cuore puro, significa prima di tutto usare cuore e occhi per il fine per cui Dio ce li ha dati, gli occhi per vedere e il cuore per amare. Per chi ha occhi puri niente è totalmente malvagio, perché tutto è opera di Dio, fonte di meraviglia e fonte di gioia. In un cuore ogni sentimento può essere buono se guidato non dall’egoismo ma dall’amore. A questo proposito vi offro una preghiera di Pino Pellegrino che potremmo definire “la preghiera degli occhi puri”. “ Signore non mi va di vivere come le galline che beccano mangime in un metro quadro di pollaio, senza mai alzare la testa per guardare nel cielo infinito le aquile che potrebbero suggerir loro pensieri infiniti. Non mi va di vedere il mondo dal piccolo foro dell’osso buco. Signore, snebbia i miei occhi! Dilata i miei occhi! Fa’ che guardi come un bambino arrampicato su un olmo gigante, con occhi ingordi, con occhi sgranati sullo stupore del tuo creato. Fa che mi abitui a scoprire il miele anche nei fiori più strambi. Dammi occhi profondi che vedano tutti i fratelli. Insegnami a guardate e non solo a vedere; per vedere basta avere occhi aperti, per guardare bisogna avere un cuore acceso. Fammi capire che ho diritto di guardare uno dall’alto in basso solo quando devo aiutarlo a rialzarsi. Amen!
MARTEDI’ 10 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
RENDI
SALDI I MIEI PASSI SECONDO LA TUA PAROLA
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
GIOVANNI DOMINICI, Beato
Era
nato a Firenze nel 1356. Verso i diciotto anni entrò nel convento di Santa
Maria Novella. Studiò a Parigi, Pisa, Venezia. A Fiesole fondò un convento
dove entrò anche il Beato Angelico. Fu riformatore dell’ordine domenicano. Fu
creato cardinale, ambasciatore del Papa in Ungheria e in Boemia. Morì il 10
Giugno 1419.
Parola
di Dio:
2Cor. 1,18-24; Sal. 118; Mt. 5,13-16
“RISPLENDA LA VOSTRA LUCE DAVANTI AGLI UOMINI PERCHE’ VEDANO LE VOSTRE OPERE BUONE E RENDANO GLORIA AL VOSTRO PADRE CHE E’ NEI CIELI”.
(Mt. 5, 16)
Spesso, noi cristiani, andiamo incontro a due errori che sembrano esattamente opposti l’uno all’altro. O ci esaltiamo al di là di quanto in realtà siamo e facciamo dipendere da noi cose che sono doni o che dovrebbero essere naturali per un credente e altre volte, per falsa umiltà, nascondiamo il bene. Qualche esempio per capirci: ci sono certi prelati e anche certi cristiani che esaltano talmente la Chiesa e le sue opere da rischiare qualche volta di andare contro la verità o di dimenticarsi che se qualche cosa di buono opera la Chiesa lo fa perché è Chiesa di Cristo e c’è ancora il dono dello Spirito santo. Conosciamo tutti certe parrocchie che per qualche piccola iniziativa che qualunque circolo sociale avrebbe potuto mettere su, ne fanno un castello come se la montagna avesse partorito… un topolino!, in compenso ci sono altri che per non correre il rischio di apparire nascondono il bene lasciando così ampio spazio al male di continuare a operare. Quale atteggiamento ci suggerisce Gesù nel vangelo di oggi? Prima cosa: attenzione alla fonte della luce. Il cristiano non brilla mai di luce propria, ma di luce riflessa; il Signore è la luce, la fonte che ispira il bene, se il credente si lascia illuminare da Lui, se non opacizza questa luce, allora rifletterà la luce di Dio. Questa è la giusta umiltà, vedere il bene che Dio può operare in noi e attraverso di noi, dare il nostro contributo perché questo possa avvenire e gioire dell’opera di Dio facendo sì che tanti altri possano avvantaggiarsene e rimanere illuminati. Il fine di lasciar trasparire da noi le cose buone qual è? Non è mai perché gli altri ci dicano: “Che bravo!”, ma è perché “rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” cioè vedendo che il bene è possibile si sentano spronati ad esso, perché aumentando il bene ci si possa maggiormente opporre al male, perché, cioè, il regno di Dio possa venire così come Egli desidera, per il bene di ogni uomo sulla terra.
MERCOLEDI’ 11 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
SANTO,
SANTO, SANTO, IL SIGNORE DIO DELL’UNIVERSO. (Dalla Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
BARNABA, Santo, Apostolo e Martire
Uomo di grande fede, entrando nella comunità cristiana mise tutti i suoi beni a disposizione degli apostoli. Nella luce dello Spirito, comprese che i pagani potevano entrare nella chiesa, all'unica condizione che credessero in Gesù Cristo. Questa convinzione orientò la sua opera missionaria ad Antiochia. Compagno di Paolo nel suo primo viaggio apostolico, Barnaba è colui che seppe riconoscere e favorire la sua vocazione. Morì martire nella terra dove era nato, l'isola di Cipro.
Parola
di Dio nella festa di San Barnaba:
Atti 11,21-26; 13,1-3; Sal. 97; Mt. 10,7-13
“GRATUITAMENTE
AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE”. (Mt. 10,8)
Ieri ci ricordavamo che un credente deve lasciar trasparire la luce di Dio manifestata in opere buone, oggi, nella festa di un apostolo, Barnaba, ci viene ricordato il motivo per cui noi siamo debitori agli altri di testimonianza: tutto quello che abbiamo, lo abbiamo ricevuto gratuitamente! Il cristiano non è mai “uno che si è fatto da sé”, è uno che è stato amato da Dio a cui Cristo ha donato tutto con la sua vita. Il cristiano in sé non è “migliore degli altri”, ma uno che ha dei doni da dispensare agli altri per conto di Dio. Il cristiano non è “uno che vende la propria merce in un continuo porta a porta”, ma uno che offre gioiosamente se stesso e i doni ricevuti perché vorrebbe che anche altri potessero gioirne. Il cristiano non è uno che “vuole aggiungere adepti alla propria chiesa” ma è uno che vede in tutti dei fratelli perché figli dello stesso Padre e vorrebbe che tutti se ne rendessero conto. L’anima dell’apostolato non l’anima della conquista, ma è l’anima del dono. Scrive per iperbole Henrich Boll: “Perfino il peggior mondo cristiano sarebbe preferibile al miglior mondo pagano perché in un mondo cristiano c’è posto per la gente alla quale il mondo pagano non ha mai fatto posto: storpi e malati, vecchi e deboli; anzi, più ancora che posto c’è amore per quelli che al mondo pagano, senza Dio, sembrano inutili” . Racconta un missionario che durante un viaggio in Congo, fu fermato da un uomo che lo accompagnò in una capanna dove aveva ricoverato una vecchia che era malata di lebbra: “Padre, l’ho travato per la strada sfinita, voleva andare alla tua missione (lontana circa 100 chilometri) ma non ne poteva più”. L’anziana disse al missionario: “Voglio venire alla missione. Al villaggio mi vedono vecchia e lebbrosa e dicono che sono una strega. Io voglio andare dove ci sono dei veri cristiani: loro guardano una persona come la guarda Dio.” Auguriamoci e cerchiamo di far sì che la nostra testimonianza sia di questo genere.
GIOVEDI’ 12 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
DONACI
OCCHI, SIGNORE PER VEDERE LA TUA GLORIA. (Dalla Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
STEFANO BANDELLI ,Beato
Nacque nel 1369 a Castelnuovo Scrivia (Alessandria). Ancor giovane entrò nel convento domenicano di Piacenza. Divenne dottore di Diritto canonico e civile presso l’Università di Pavia, dove rimase per parecchi anni come insegnante. Era talmente bravo nella predicazione e nello zelo che qualcuno lo definì “il secondo San Paolo”. Ma più che professore in cattedra aveva doti di comunicatore dal pulpito. Lasciata Pavia si ritirò a Saluzzo dove per anni ebbe occasione di predicare e di confessare. E su questi due pilastri costituì il suo apostolato accompagnandolo sempre con la preghiera fino alla morte che avvenne l’11 giugno 1450. Saluzzo lo elesse a suo protettore anche per il fatto che per sua intercessione la città fu liberata da un terribile assedio.
Parola
di Dio:
2Cor. 3,15-4,1.3-6; Sal. 84; Mt. 5,20-26
“SE
DUNQUE PRESENTI LA TUA OFFERTA SULL’ALTARE E LI’ TI RICORDI CHE IL TUO
FRATELLO HA QUALCHE COSA CONTRO DI TE, LASCIA LI’ IL TUO DONO DAVANTI
ALL’ALTARE E VA’ A RICONCILIARTI CON IL TUO FRATELLO E POI TORNA AD OFFRIRE
IL TUO DONO”. (Mt. 5, 23- 24)
La
preghiera non ha senso, non è significativa né per noi né per Dio se non c’è
accordo con i fratelli. “Colui che dice: io amo Dio, e non ama il suo
fratello, è un bugiardo”.
VENERDI’ 13 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
SIGNORE,
SEI MIA ROCCIA E MIA FORTEZZA, SEI TU CHE MI LIBERI E MI AIUTI. (Sal. 18,3)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
ANTONIO DA PADOVA, Santo Sacerdote e Dottore della chiesa
Nato
a Lisbona venne chiamato Fernando ma quando entrò nell’ordine francescano
prese il nome di Antonio. Dopo un periodo di ritiro in solitudine si dedicò
alla predicazione ricca di riferimenti
alla Sacra Scrittura che conosceva benissimo. Mori a Padova nel 1231
all'età di 36 anni.
Parola
di Dio:
2Cor. 4,7-15; Sal. 115; Mt. 5,27-32
“AVETE
INTESO CHE FU DETTO: NON COMMETTERE ADULTERIO; MA IO VI DICO: CHIUNQUE GUARDA
UNA DONNA PER DESIDERARLA, HA GIA' COMMESSO ADULTERIO CON LEI NEL SUO CUORE”.
(Mt 5, 27)
Qualcuno,
specialmente tra i nostri anziani, si trova disorientato davanti alla morale che
il nostro mondo moderno professa. Per stare all’esempio di Gesù
sull’adulterio, spesso oggi, esso non è considerato un peccato, certi
psicologi addirittura dicono che esso può essere utile alla coppia per uscire
dall’abitudine e per riscoprire motivi, altri lo giustificano come ‘scappatella’.
Sono in pochi coloro che lo considerano un peccato. Come spiegarci questo alla
luce dei comandamenti? Vuol dire che non c’è più morale? Vuol dire che
l’uomo sta liberandosi di tanti tabù? Ma l’uomo è contento di tutto
questo? Con
questi interrogativi rifacciamoci al senso morale che ci viene indicato da Gesù
e scopriamo che dietro una norma che a prima vista ci sembra inapplicabile
(“anche solo desiderando un uomo o una donna hai già commesso adulterio con
lui o con lei”), essa invece è la vera liberazione dell’uomo.
Il comandamento dell’Antico Testamento: “Non commettere adulterio” mette dei paletti, regola la vita della famiglia. Ma se ci si ferma solo a questo, cioè a considerarlo un divieto che al massimo commina qualche multa per coloro che lo trasgrediscono, ecco che gli uomini con i loro arzigogoli legalisti, psicologici, con le loro maschere, troveranno sempre modo di infrangerlo e di trovare giustificazioni (se volete pensate in campo automobilistico ad un divieto di sosta che viene ignorato con le solite scuse: “Ho fretta”, “Non si trova posto altrove”, “E’ un divieto stupido perché non mi lascia libero di fare ciò che voglio”, “E che male ci sarà poi… lo fanno tutti!”). Gesù invece ci richiama al cuore del comandamento, ci dice di guardare al perché, di scoprire la positività di una indicazione morale. Il male non è tanto nei fatti, sta prima, sta nel cuore. Se tu hai fatto una scelta di vita, ricordati i valori che hai scelto, pensa non solo ai tuoi desideri, ma alle persone, non vedere l’altro come un oggetto da possedere, ma come una persona viva, con dei diritti di libertà come i tuoi, da rispettare e da cui esigere di essere rispettati. Ecco allora che la legge non è solo più imposizione, formalità, paura del peccato o della punizione, ma l’osservanza di essa diventa riconoscere persone e valori e soprattutto avere un cuore puro. Poi potranno esserci tutte le difficoltà, le tentazioni, magari anche le debolezze, ma se si ritorna al valore di Dio, delle proprie scelte, al rispetto delle persone, al cuore puro si scoprirà sempre più che la morale non ci è data per imporci dei pesi, per vietarci tutto ciò che è bello e appetibile, ma per liberarci, per aprirci ai veri valori, per farci scoprire il volto gioioso di Dio e dei fratelli.
SABATO 14 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
COME IL CIELO E’ ALTO SULLA TERRA, COSI’ E’ LA TUA MISERICORDIA, O SIGNORE, SU QUANTI TI AMANO. (Sal. 103,11)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
FRANCESCO CHIESA, Servo di Dio
Nato a Montà d’Alba (Cuneo) il 2 Aprile 1874, fu seminarista a Torino e poi ad Alba. Fu ordinato sacerdote l’11 ottobre 1896. Laureatosi in Teologia, in diritto canonico e civile e in filosofia, fu insegnate di queste materie al seminario di Alba. Nel 1913 fu nominato parroco della chiesa dei santi Cosma e Damiano in Alba. Ottimo catechista, istituì e seguì l’Azione Cattolica, il Piccolo Clero, l’Apostolato della preghiera, la scola cantorum; fu poi nominato amministratore apostolico della diocesi. Fu molto vicino a Don Alberione e alla sua opera. Morì ad Alba il 14 Giugno 1946. Le sue spoglie mortali sono sepolte nella chiesa di san Paolo ad Alba.
Parola
di Dio:
2Cor. 5,14-21; Sal. 102; Mt. 5,33-37
“IL
VOSTRO PARLARE SIA SI’, SI’; NO, NO; IL PIU’ VIENE DAL MALIGNO”. (Mt.
5,37)
L’indicazione
di oggi di Gesù è quella di essere onesti e sinceri. Prima di tutto onesti con
se stessi. E’ molto facile ingannarci da soli, trovare scuse, giustificazioni,
metterci maschere per mostrarci migliori di quanto siamo sia a noi stessi che
agli altri. Se penso a quando eravamo piccoli e ‘raccontavamo le bugie’,
esse servivano a farci credere più coraggiosi delle nostre paure, più buoni
delle nostre malefatte, e qualche volta cominciavamo a crederci anche noi. E’
ancora così nella nostra vita di adulti tutte le volte che abbiamo paura di
guardarci in faccia con i nostri pregi, ma anche con i nostri limiti, è ancora
così quando nascondiamo agli altri la verità. Spesso, infatti, preferiamo
avvolgere il nostro parlare in ampie e complicate circonlocuzioni; preferiamo un
discorso fatto di se e di ma, di condizionali e di distinzioni sottili, di punti
di vista e di raffinata diplomazia. Preferiamo insomma una posizione che ci
lasci sempre la possibilità di una ritirata strategica. Sicché nessuno può
mai giurare di aver capito qual è, in fondo, il nostro vero pensiero. Certo ci
fa comodo, perché nell'un caso e nell'altro, comunque vadano le cose, non
essendoci pronunciati mai chiaramente e definitivamente, possiamo aver sempre
ragione.
DOMENICA 15 GIUGNO: FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITA’ "B"
Una
scheggia di preghiera:
NOI
TI ADORIAMO UNICO DIO IN TRE PERSONE. (Dalla Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
VITO, Santo, Martire
La leggenda vuole che Vito, cristiano convinto, avesse doti miracolose: sembra guarisse dall'epilessia il figlio di Diocleziano, ma non per questo riuscì a sfuggire alla tortura. Tornato in Lucania fu martirizzato.
Parola
di Dio:
Deut. 4,32-34.39-40; Sal. 32; Rom 8,14-17; Mt. 28,16-20
“AMMAESTRATE
TUTTE LE NAZIONI BATTEZZANDOLE NEL NOME DEL PADRE, E DEL FIGLIO, E DELLO SPIRITO
SANTO”. (Mt. 28,18)
Gesù
con la sua venuta ci svela qualcosa di inaudito, inimmaginabile, inatteso: Dio
è Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Cioè: Dio non è il solitario
perfetto, l'incommensurabile, ma solitario Motore Immobile (sommo egoista
bastante a se stesso?). No: Dio è festa, famiglia, comunione, danza, relazione,
dono. Dio è tre persone che si amano talmente, che se la intendono così bene
che noi - da fuori - vediamo uno. Abbiamo una così triste opinione di Dio! No,
la Scrittura ci annuncia che Dio è una festa ben riuscita, una comunione
perfetta. Un po' come quando vediamo una coppia di sposi o di fratelli che si
vogliono talmente bene da sembrare una cosa sola. Che bello! Vedere realizzato
in Dio ciò che noi sempre desideriamo! Tre persone che non si confondono, che
non si annullano in un'indefinita energia cosmica, ma che, nella loro specificità,
operano con intesa assoluta. Riusciamo addirittura a delineare l'opera, il
lavoro di ognuno, il "carattere specifico" di ogni persona:
riconosciamo l'impronta del Padre nella Creazione, nello stupore della natura;
riconosciamo l'agire del Figlio nella sua volontà di salvezza dell'uomo;
riconosciamo il “soffio” dello Spirito che accompagna, porta a compimento e
santifica l'umanità pellegrina. Ma andiamo oltre: noi, come ci ricorda la
Bibbia, siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio. Quindi abbiamo la
stessa struttura, gli stessi desideri di Dio. Adesso capisco un sacco di cose!
Capisco perché la solitudine mi pesa tanto e mi fa paura: è contro la mia
natura! Capisco perché quando amo, quando sono in compagnia, quando riesco ad
accogliere e ad essere accolto sto così bene: realizzo la mia vocazione di
comunione! Se allora noi ragioniamo da egocentrici rischiamo di prendere delle
terribili cantonate. Se su una cosa dobbiamo investire, è proprio nella fatica
dello stare insieme, nella relazione, perché tutto il resto sarebbe tempo
perso. La festa della Trinità, allora, è la festa del mio destino, è lo
specchio della mia attitudine profonda, è il segreto della mia felicità. E
a questa comunione siamo invitati come singoli e come comunità cristiana. E'
alla Trinità che dobbiamo guardare nel progetto di costruzione delle nostre
comunità: la Chiesa (quella sognata da Dio, intendo, non lo sgorbio presente
nelle nostre menti fatto di rigidezze e sovrastrutture) dovrebbe essere la
manifestazione della Trinità nel mondo d'oggi. Guardando alla Chiesa l'uomo
dovrebbe accorgersi di essere capace di comunione. Uniti nella diversità, nel
rispetto l'uno dell'altro, nell'amore semplice, concreto, benevolo, cerchiamo di
far diventare il nostro essere Chiesa splendore di questo inatteso Dio di
comunione.
LUNEDI’ 16 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
ACCLAMI
TERRA TUTTA AL SIGNORE, GRIDATE, ESULTATE CON CANTI DI GIOIA,
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
GIULIANO, Santo, Martire
Ci troviamo davanti a due versioni molto differenti che ci raccontano la vita di questo Santo. La prima che si confonde con la storia di San Besso, racconta che Giuliano fosse arrivato in Val d’Aosta dopo essere sfuggito al martirio della Legione Tebea, schiavo e pastore, aveva un gregge bellissimo, altri pastori invidiosi e contrari alla fede che Lui predicava lo uccisero buttandolo giù da un dirupo. Anche le pecore allora si buttarono una per una nel dirupo. Un'altra versione racconta di Giuliano come di un deportato in una miniera di Fenils. Lì avrebbe con forza continuato a manifestare la sua fede operando anche tante conversioni tra i suoi compagni di pena. I suoi persecutori allora lo uccisero gettandolo da un dirupo nel vallone di Clavalitè.
Parola
di Dio:
2Cor.6,1-10; Sal. 97; Mt. 5,38-42
“IO
VI DICO DI NON OPPORVI AL MALVAGIO”. (Mt. 5,38)
Il
desiderio di vendetta, sia esso a livello di popoli che di singoli, è una delle
cose più dure da superare. Nel pensiero del mondo Ebraico, l’Antico
Testamento mirava a contenere la vendetta nei limiti non facili della parità ed
ecco la legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente e non di più.
MARTEDI’ 17 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
SIGNORE,
LIBERA I PRIGIONIERI, RIDONA LA VISTA AI CIECHI, RIALZA CHI E’ CADUTO. (Sal.
146,7-8)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
VALERIANA, Santa, Martire
Unica notizia certa che abbiamo di lei è che fu martire ad Aquileia. Subì questo martirio con la forza che le veniva dalla sua intensità di amore per Cristo.
Parola
di Dio:
2Cor. 8,1-9; Sal. 145; Mt. 5,43-48
“IO
VI DICO. AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER I VOSTRI PERSECUTORI”. (Mt. 5,44)
Domenica,
nella festa della Trinità ci ricordavamo che essendo fatti ad immagine e
somiglianza di Dio noi “abbiamo in noi i cromosomi” per manifestare
Dio così come Egli è. E’ per questo che Gesù ci mette davanti delle mete
‘impossibili’ come quella di essere “perfetti come è perfetto il Padre
vostro celeste”. Anche il brano che ci è offerto oggi sembra essere
‘impossibile’ ci chiede di amare i nostri nemici in modo totale; questo è
possibile solo se noi cerchiamo di manifestare l’agire di Dio, nostro Padre,
infatti Dio è amore, questa è la sua perfetta definizione, rivelata da Cristo.
Noi la troviamo formulata e commentata ad ogni pagina del vangelo. Perciò il
primo dovere dei cristiani, figli di Dio in forza del battesimo, è di
corrispondere con il loro amore all'amore del Padre. «Tu amerai il Signore, Dio
tuo, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze».
Ma come provare che questo amore che noi abbiamo per Dio è autentico? Cristo ci
dà il segno infallibile di questa autenticità: l'amore del prossimo.
MERCOLEDI’ 18 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
PADRE
NOSTRO, TU SCRUTI I SEGRETI DEI CUORI. (Mt. 6,18)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
MARINA, Santa,
Una
storia (o leggenda) davvero strana e diversa dal solito quella
della santa di oggi. Amava a tal punto il padre rimasto vedovo che, quando
questo volle ritirarsi in convento, pur di non lasciarlo si vestì da uomo
e cambiò nome in Marino: giustificò i suoi tratti femminili facendosi
passare per un evirato. E divenne monaco pure lei, rimanendo
tale anche dopo la morte del padre. Un giorno, accompagnò un gruppo di monaci
in un luogo lontano dove dovettero trascorrere la notte in una locanda, ma il
caso volle che la figlia del locandiere si lasciasse sedurre proprio
quella notte da un soldato e, accortasi d'essere rimasta incinta, rintracciasse
e denunciasse per l'oltraggio proprio lui (o lei!), Marino. L'innocente non si
discolpò e, anzi, accettò addirittura d'allevare il figlio della colpa. Solo
al momento della sua morte, nel vestire la salma, i monaci s'accorsero del vero
sesso e capirono appieno di quanta rassegnazione e virtù avesse dato
testimonianza in vita.
Parola
di Dio:
2Cor. 9,6-11; Sal. 11; Mt. 6,1-6.16-18
“GUARDATEVI
DAL PRATICARE LE VOSTRE OPERE BUONE DAVANTI AGLI UOMINI PER ESSERE DA LORO
AMMIRATI”. (Mt. 6,1)
Nella vita di ciascuno di noi ci sono degli istinti che hanno lo scopo di salvaguardare noi e la nostra razza. Di questi istinti non dobbiamo spaventarci, ma se vogliamo davvero realizzarci e realizzare un progetto di vita comunitaria e sociale, dobbiamo controllare e indirizzare gli istinti. Ad esempio la rabbia nasce spontanea quando qualcosa non si realizza secondo i miei progetti, ma l’ira può portare addirittura all’omicidio e allora va controllata. Il voler apparire è un istinto normale: è il nostro bisogno di essere considerati dagli altri, è il bisogno di amore che porta a far sì che gli altri apprezzino la parte migliore di noi. E fin qui può andar bene, può perfino diventare un incentivo a migliorarci, quando, però questo diventa ipocrisia noi compiamo un doppio errore, inganniamo gli altri e noi stessi e quindi instauriamo un rapporto falso destinato a non costruire nulla di buono. Gesù aborriva l’ipocrisia e soprattutto l’ipocrisia religiosa perché contraria ad ogni ragionamento e buon senso e soprattutto bestemmiatrice di Dio perché avrebbe lo scopo di renderlo complice di falsità. Infatti non solo con essa inganniamo noi stessi e il nostro prossimo, facendoci vedere per quello che non siamo, ma sfruttiamo Dio per i nostri fini. Dio ci conosce fin nel profondo del cuore e allora non posso ingannarlo, Dio non è comprabile come i potenti di questa terra. Dio, in sé, delle mie preghiere non se ne fa niente, non è più santo di quello che è perché io glielo ripeto tante volte al giorno, Dio sa se il mio essere caritatevole è dettato da amore per il mio prossimo o da desiderio di sentirmi buono, dalla voglia di essere ringraziato, o dal segreto pensiero di essermi comprato dei “bonus” nei confronti di Dio. Che la gente mi batta le mani, mi dica che sono buono o cattivo non serve ad ingannarlo sulla verità del mio essere. L’ipocrita pensa poco per volta di essere quello che è riuscito a far credere agli altri, io invece devo essere io con i miei meriti e con i miei limiti. Gesù ha costruito sul materiale umano di Pietro e dei suoi apostoli, ha costruito sui loro meriti e sui loro limiti non sulle loro presunte apparenze. Dio mi ama come sono e si dona a me nella mia realtà concreta. E’ ipocrisia farsi vedere da lui migliori di quello che siamo come è ipocrisia altrettanto brutta quello di farci più peccatori di quello che siamo.
GIOVEDI’ 19 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
PADRE,
RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI. (Mt.
6,12)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
ROMUALDO, Santo Abate
A
vent'anni, Romualdo (951-1027) lasciò Ravenna per ritirarsi nella
solitudine. Stabilitosi a Camaldoli, propose ai suoi discepoli, che praticavano
la vita comune secondo la regola benedettina, di diventare eremiti o persino
reclusi. L'austerità che imponeva a se stesso, non intaccava assolutamente la
sua gioia, che stupiva tutti quelli che lo conoscevano.
Parola
di Dio:
2Cor. 11,1-11; Sal. 110; Mt. 6,7-15
“PREGANDO
NON SPRECATE PAROLE COME I PAGANI… VOI PREGATE COSI’: PADRE NOSTRO…
Mi pare quasi di sentire qualcuno di voi che mi dice: “Ieri scrivevi che Dio delle nostre preghiere non se ne fa niente ed oggi Gesù, nel Vangelo insegna il Padre nostro e la necessità di pregare… Come la mettiamo?”
La
preghiera serve soprattutto a noi. Siamo noi che abbiamo bisogno di incontrare
un Dio che ci è Padre, siamo noi che abbiamo bisogno di manifestare e rendere
presente la nostra confidenza e comunione con Lui, siamo ancora noi che abbiamo
bisogno del pane quotidiano ciò del necessario per poter vivere nella sua
volontà, siamo ancora noi che necessitiamo del suo perdono e della sua forza
per riuscire a nostra volta ad essere persone capaci di perdono, e siamo noi che
abbiamo bisogno di Lui per combattere il male che, con le sue tentazioni,
sarebbe superiore alle nostre forze se Dio non fosse con noi. E anche il suo
Regno che invochiamo è un Regno non come quello che ci immaginiamo, ma il regno
di Gesù, regno di amore e di verità di grazia e misericordia, di giustizia e
di pace.
VENERDI’ 20 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
PADRE SANTO, CUSTODISCI NEL TUO NOME COLORO CHE
HAI DATO A GESU’, PERCHE’ SIANO UNA COSA SOLA. (Gv. 17,11)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
TEODULO, Santo Vescovo.
Teodulo fu il primo vescovo del Vallese. Fu prima a Martigny e poi a Sion. Ebbe una vita pia, generosa nei confronti di tutti. Verso la metà del secolo IV scoprì il luogo dove era stata decimata la legione Tebea e raccolse una parte di reliquie di quei martiri nella chiesetta che fece costruire ad Agauno. A quel tempo sia il Vallese che la Val d’Aosta appartenevano alla diocesi di Milano, e il santo Vescovo girò molto per le valli per predicare e dare una prima organizzazione ai cristiani residenti.
Parola
di Dio:
2Cor. 11,18.21-30; Sal. 33; Mt. 6,19-23
“DOV’E’ IL TUO TESORO SARA’ ANCHE IL TUO CUORE”. (Mt. 6,21)
C’è
un vecchio proverbio che spiega l’altrettanto vecchio detto che Gesù ci
propone oggi ed è quello che dice: “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”.
E’ vero, le nostre frequentazioni, i nostri desideri poco per volta formano la
nostra vita.
Ma,
parafrasando il proverbio si può anche dire. “Dimmi quel che ami e ti dirò
il tuo padrone". Non esiste di fatto che un solo padrone per ogni uomo ed
è ciò che egli ama. Cos'è un avaro? Lo schiavo dell'oro. Cos'è un ambizioso?
Lo schiavo della sua passione. Cos'è un lussurioso? Lo schiavo dei sensi. Cos'è
un goloso? Uno schiavo. Cos’è un pigro? Uno schiavo. Cos'è un superbo? Uno
schiavo. Così ogni amante è servo del suo amore. Saranno dolci o amare, lievi
o pesanti catene, ma sono sempre catene. Amare è dunque servire, la realtà è
questa.
Ora
dobbiamo riconoscere che ogni servizio è sempre un po' umiliante, e ogni
servizio è sempre una limitazione della libertà. Ogni servizio, tranne uno, il
servizio di Dio. Perché servire Dio significa servire la Verità, la
Giustizia, il Bene. Il che non è umiliante, ma è l'unica nobiltà vera a cui
tutti dovremmo aspirare e non è diminuzione di libertà, perché servire la
Verità, la Giustizia, il Bene, è soddisfare, senza alcun limite, i più
profondi ed essenziali desideri di ogni uomo.
SABATO 21 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
CRISTO AIUTAMI A COMPRENDERE CHE CON TE, QUANDO
SONO DEBOLE, E’ ALLORA CHE SONO FORTE. (2Cor. 12,10)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
LUISA MARIA BENEDETTA CEPOLLINI D’ALTO, Serva di Dio
Nasce ad Albenga (Savona) il 12 gennaio 1880 dal conte Accellino Cepollini e da Carolina dei marchesi Corsidi. Educata prima ad Albenga e poi a Torino presso le suore della Adorazione perpetua del Sacro Cuore, dimostrò un spiccata propensione alla vita di pietà. Il 9 aprile 1900 entrò tra le suore Adoratrici di Torino. Fu maestra delle novizie. Essendo considerata troppo rigida fu poi esonerata da questo compito e inviata a Brescia dove morì il 21 giugno 1917. E’ sepolta nella casa delle Suore della Adorazione di Torino.
Parola
di Dio:
2Cor. 12,1-10; Sal. 33; Mt. 6,24-34
“PER LA VOSTRA VITA NON AFFANNATEVI DI QUELLO CHE MANGERETE O BERRETE, E NEANCHE PER IL VOSTRO CORPO…A CIASCUN GIORNO BASTA LA SUA PENA” (MT. 6,24.34)
Gesù
ci insegna la strada per vivere sereni, senza stress. E’ la strada della
fiducia totale in Dio. Attenzione, questo non significa che non dobbiamo avere
le giuste preoccupazioni. A volte non è possibile evitare le preoccupazioni per
l’avvenire, per la famiglia, per i figli. Tutto questo fa parte del piano di
Dio che ci ha detto di usare bene le nostre mani e i nostri doni, ma quello che
un credente vero deve superare è l’affanno.
L’inquietudine
è un’offesa a Dio. L’ansietà e le preoccupazioni disonorano il nostro Dio.
Se i nostri bambini dubitassero continuamente del nostro amore, della
nostra volontà di far loro del bene e di dar loro ciò di cui hanno
bisogno, non ne saremmo forse rattristati? L’inquietudine fa anche del male a
noi stessi: ci toglie la pace, produce l’impazienza e le lagnanze.
DOMENICA 22 GIUGNO: SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO
Una
scheggia di preghiera:
FA’ CHE ADORIAMO CON VIVA FEDE IL SANTO
MISTERO DEL TUO CORPO E DEL TUO SANGUE, PER SENTIRE IN NOI I BENEFICI DELLA REDENZIONE, (Dalla Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
PAOLINO DA NOLA, Santo, Vescovo
Ricco
patrizio romano, Paolino (c. 355-431), nativo di Bordeaux, divenuto console nel
378, si convertì e fu battezzato nel 389. Donò i suoi beni ai poveri e venne
ordinato sacerdote. Con la moglie Teresa e con alcuni discepoli si ritirò a
Nola, città di cui nel 409 fu eletto vescovo. Visse nella preghiera e nella
povertà, totalmente dedito al suo gregge, specialmente durante le terribili
invasioni dei Visigoti.
Parola
di Dio:
Es. 24,3-8; Sal. 115; Eb. 9,11-15; Mc. 14,12-16.22-26
“PRENDETE:
QUESTO E’ IL MIO CORPO”. (Mc 14,22)
La
Messa. Che ne abbiamo fatto? Serve quasi a identificare il cristiano
"buono", come se quell'andare a Messa fosse, in fondo in fondo l'unica
cosa che caratterizza la nostra fede. Altre volte l’abbiamo ridotta ad un
rituale ripetitivo, l’abbiamo cronometrata, Certi preti la usano come podio
per i propri personalismi, altri ne entrano e ne escono esattamente senza mutare
una virgola… ". Sì, dobbiamo percuoterci il petto, sinceramente una
volta tanto, abbiamo gettato le perle ai porci, abbiamo banalizzato l'immenso
dono di Dio: la sua presenza.
La
festa di oggi è lì a ricordarci che Gesù ha scelto di stare in mezzo a noi in
maniera concreta, visibile, tangibile. Là dove una comunità si raduna e prega
insieme al proprio pastore, per la potenza dello Spirito il Signore si fa cibo.
Che ci crediamo o no, che lo vogliamo o no, ancora il Signore si dona, si offre,
si fa pane spezzato per la nostra vita. Più della manna nel deserto, più del
pane moltiplicato a Cafarnao, Gesù ci ripete che la sua carne è vero cibo e il
suo sangue vera bevanda. Il dono inaudito della presenza di Dio, la possibilità
concreta, reale, di "nutrirci" di Dio, di essere assimilati a Lui
("Chi mangia di me vivrà per me!"), dimora troppo spesso ignorato
nelle nostre comunità. Il problema non è che la Messa è troppo lunga o i
canti inadatti, anche se, è bene ricordarlo, dovremmo dare il massimo perché
le nostre liturgie siano belle e vivaci. Credo che il problema vero sia la
nostra poca fede. Non importa se la predica (spesse volte!) è lunga, o noiosa o
lontana dalla mia vita. Il fatto è che noi veramente non crediamo che Dio venga
e ci dia appuntamento Che fare? Crescere nella fede, anzitutto. Ogni volta che
ci prepariamo a partecipare all'Eucaristia, attendere questo momento come
l'inizio della settimana, la chiave di volta. Per fare questo dobbiamo ancora
lavorare molto: nei paesi, dove troppo spesso la pressione sociale imbalsama il
Vangelo (c’è gente che non fa la comunione troppo spesso perché se no poi la
gente pensa che sia bigotto!), avendo il coraggio di mettere Cristo al centro.
Nelle nostre città, dove l'assemblea è spesso anonima, avendo il coraggio di
appartenere alla comunità, di sentirsi bene accolti, attesi, riconosciuti. E'
finito (grazie a Dio!) il tempo della presenza per non sfigurare davanti al
prete. No: partecipare all'Eucaristia (ho detto: "partecipare" non
"stare parcheggiati"), significa mettersi in gioco, in un
atteggiamento di accoglienza e di fede. Certo allora le nostre comunità
dovranno riappropriarsi della celebrazione: che la Messa parli di Dio!
Nell'attenzione ai gesti, all'ambiente, alle parole, ai canti, ai segni, nel
silenzio, nel desiderio della preghiera ... tutto dovrebbe parlare di Dio. E per
noi preti l'esigenza di lasciarci cambiare dalla Parola, renderla
comprensibile, piacevole. Parlare di Cristo prima delle esigenze morali,
raccontare, noi che abbiamo avuto la gioia di seguirlo, del suo fascino e della
sua pienezza, più che di sottolineare astratti concetti teologici. Abbiamo
bisogno di riscoprire la freschezza e la gioia del ritrovarsi a celebrare la
misericordia di Dio, a riempire la nostra bisaccia così che nessuno esca a mani
vuote dalle nostre liturgie. Quel gesto di Gesù che riproponiamo ogni domenica,
è uno squarcio aperto nel petto di Dio, la possibilità di accostarci con verità
e misura alla grande tenerezza del Signore. Riscopriamo questo immenso dono!
LUNEDI’ 23 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
SCRUTAMI, DIO, E CONOSCI IL MIO CUORE: VEDI SE PERCORRO UNA VIA DI MENZOGNA E GUIDAMI SULLA VIA DELLA VITA. (Sal
139,23-24)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
GIUSEPPE CAFASSO, Santo, Sacerdote
Giuseppe
Cafasso nacque il 15 gennaio 1811 in Piemonte a Castelnuovo d’Asti. Compiuti
gli studi nelle scuole pubbliche di Chieri, e poi nel seminario della stessa
cittadina, venne ordinato sacerdote a Torino il 22 settembre 1833. Sentì
fortemente l’ideale del sacerdozio: non ebbe programmi specifici di
spiritualità e di apostolato, se non quelli comuni al clero diocesano; non
lasciò istituzioni, né fondò congregazioni; non scrisse trattati di scuola, né
opere ascetiche, ma visse in modo straordinario l’ordinario ritmo della
missione sacerdotale. Formò generazioni di sacerdoti. Si dedicò molto al
confessionale, I carcerati furono i suoi prediletti: avrebbe voluto restare
sempre con loro per dividerne i dolori, ed avviarli alla redenzione. Accompagnò
ben 68 di essi al patibolo e tutti furono toccati dalla sua presenza e carità e
molti si convertirono. Era così convinto della loro salvezza ottenuta per
intercessione della Madonna che li chiamava i suoi “santi impiccati”.
Nel 1848 diventava rettore del convitto succedendo al Guala, che lo lasciava
erede di un rilevante patrimonio. Giuseppe lo profuse nel soccorrere i poveri, i
carcerati, le vocazioni povere e, quanto restava alla sua morte, lasciò per
testamento all’opera del Cottolengo. Aiutò verso la via del sacerdozio il
conterraneo S. Giovanni Bosco, che divenne suo discepolo prediletto.
Parola
di Dio: Gen.
12,1-9; Sal 32; Mt. 7,1-5
“NON
GIUDICATE PER NON ESSERE GIUDICATI” (Mt. 7,1)
Quando
devo scrivere queste piccole riflessioni, normalmente faccio così: leggo le
letture, cerco di capire che cosa volesse dire Gesù, poi cerco di applicare
alla mia realtà quanto viene espresso dalla parola di Dio, poi mi chiedo quale
possa essere la realtà di coloro che leggeranno e poi, invocando lo Spirito
Santo mi accingo a scrivere. Così ho fatto anche per oggi: ho letto, ho capito
che Gesù ci insegna a non giudicare, ho provato ad applicarlo al mio
atteggiamento nei confronti di alcune persone… e qui è cascato l’asino
perché proprio mentre riscontravo di aver espresso, almeno dentro di me giudizi
pesanti su alcuni, proprio in quel momento, ripensando a queste persone mi sono
venuti in mente dei giudizi ancora più feroci dei primi. Quando
Gesù ci invita a non giudicare non vuol dire che noi non dobbiamo vedere la
realtà, che non dobbiamo avere un criterio su cosa sia bene e male,
tutt’altro, anzi se non conosco il male è molto facile che ne diventi preda,
se non aspiro al bene rischio di vivere la mediocrità e di non avere
stimoli per me e per il mio prossimo. Gesù ci dice di non confondere il bene e
il male con le persone incasellandole in esse, cioè io posso dire che un certo
atteggiamento, un comportamento è bene o male, ma devo esimermi dal giudicare
la persona che lo compie. Perché? Non sarà anche questa una forma di
ipocrisia? Prima di tutto perché io conosco molto poco delle ragioni di scelta
delle persone che mi stanno davanti. Provate ad esempio a pensare a certi
comportamenti di ragazzi che sembrano essere sbruffoni, contro ogni norma: so io
se sono guidati da malvagità, da superficialità, da debolezza, da imitazione
di altri, da rabbie nascoste, da desiderio di diventare il centro di un'attenzione loro negata, da una forma inconscia di gridare: “Ho bisogno di
amore”?. Certo, il male è male per cui devo difendermene e se possibile devo
educare al bene, ma di qui al giudicare la persona ne passa ancora.
MARTEDI’ 24 GIUGNO: NATIVITA’ DI SAN GIOVANNI BATTISTA
Una
scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE, PERCHE’ CI HAI VISITATO
DALL’ALTO CON UN SOLE CHE SORGE, CRISTO SIGNORE. (Lc. 1,78)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
GIOVANNI BATTISTA, Santo, Precursore di Gesù
La
Chiesa celebra spesso la figura di Giovanni, il Precursore di Gesù. Egli
conduce a Gesù, lo annuncia, poi sparisce. Come Gesù combatte l'ipocrisia,
sottolinea le esigenze di Dio e come Gesù muore per la sua fedeltà alla Parola
di Dio.
Parola
di Dio:
Is. 49,1-6; Sal. 138; Atti 13,22-26; Lc. 1,57-66.80
“VISSE
IN REGIONI DESERTE FINO AL GIORNO DELLA SUA MANIFESTAZIONE A ISRAELE”. (Lc.
1,80)
Oggi,
festa di Giovanni Battista, proprio davanti alla figura di questo ultimo profeta
dell’Antico Testamento, gigante della fede, viene opportuna una riflessione
sul profetismo oggi
MERCOLEDI’ 25 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
SALVA
IL TUO POPOLO, SIGNORE, BENEDICI LA TUA EREDITA’
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
MASSIMO VESCOVO DI TORINO, Santo
Ricordiamo oggi il primo grande vescovo di Torino. Siamo all’incirca attorno agli anni 80 del secolo IV quando la diocesi di Torino viene stralciata da quella di Vercelli e affidata al Vescovo Massimo il quale era probabilmente originario delle Alpi Retiche ed era stato certamente educato a Milano, alla scuola di sant’Ambrogio. Cristiani in questa zona che si stendeva dalle Alpi Marittime a quelle Cozie ce n’erano, questo è attestato fin dal secolo precedente. Torino, poi non aveva più di diecimila abitanti. Massimo aveva il carattere duro del montanaro, ma anche sincero, non aveva peli sulla lingua anche davanti ai potenti di allora. Era un buon predicatore. Era severo nel difendere i poveri e gli oppressi contro l’avidità e le prepotenze. Quello che lo guidò fu un intenso amore di Cristo: “Null’altro mi sta a cuore se non che a voi sia annunziato il Vangelo di Cristo” era il suo motto. Nella sua predicazione si sforzava di indicare le verità di fede ma anche il modo con cui viverle nella vita pratica.
Parola
di Dio:
Gn. 15,1-12.17-18; Sal 104; Mt. 7,15-20
“DAI
LORO FRUTTI DUNQUE LI POTRETE RICONOSCERE”. (Mt. 7, 20)
Ieri
con Mosè ci auguravamo che tutti nelle comunità cristiane fossero profeti,
oggi però Gesù ci mette in guardia: possono esserci anche dei falsi profeti! E
questo sia all’interno che all’esterno del cristianesimo. Provate a pensare
ad esempio se nel mondo delle comunicazioni sociali non ci imbattiamo sovente in
profeti e in falsi profeti. Questi mezzi così potenti oggi possono essere usati
per indirizzare al bene o al male e, purtroppo, essendo essi quasi tutti
legati alla legge del potere e del profitto, portano i frutti che quelle radici
permettono loro. Ma ci sono anche persone che si sono auto nominate profeti per
interessi particolari, per esempio pensate a quella caterva di predicatori
presenti specialmente nel mondo americano ma che cominciano ad attecchire anche
nel nostro mondo, persone che dicono di parlare nel nome di Gesù, che hanno
riferimenti più o meno vaghi con le grandi religioni, ma che alla fine con
parole e a volte anche mezzi da saltimbanchi cercano adepti che portino loro
gloria e soldi. E ci sono ancora falsi profeti anche tra i cristiani, nelle
nostre comunità, nella nostra gerarchia, cioè persone che usano la religione
per i propri interessi. Gesù dice.
“Potrete riconoscerli dai loro frutti”. Per un contadino basta uno sguardo
alla pianta per riconoscere se essa sia selvatica o commestibile, un non
contadino può anche ingannarsi, ma se ha pazienza di aspettare il tempo dei
frutti, se con umiltà chiede a chi se ne intende, se affina il suo sguardo,
anche lui presto saprà riconoscere i frutti buoni da quelli cattivi.
GIOVEDI’ 26 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
CELEBRIAMO
TE, SIGNORE, PERCHE’ SEI BUONO, ETERNA E’ LA TUA MISERICORDIA. (Sal. 106,1)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
RODOLFO, Santo, Vescovo
Doveva essere dotato di eccezionale carisma, Rodolfo. Giovanissimo - nacque a Gubbio nell'XI secolo - convinse tutti i suoi familiari non solo a donare le loro terre perché venisse fondato un monastero, ma addirittura a ritirarsi a vita monastica con lui. A Gubbio capirono presto che non avrebbero potuto avere un vescovo migliore di lui e così fu eletto, ma non per questo rinunciò a una vita di preghiera e penitenza. Ricco di saggezza e santità, morì nel 1064, a soli 30 anni.
Parola
di Dio:
Gen. 16,1-12.15-16; Sal 105; Mt. 7,21-29
“NON
CHIUNQUE MI DICE : SIGNORE, SIGNORE, ENTRERA’ NEL REGNO DEI CIELI, MA COLUI
CHE FA LA VOLONTA’ DEL PADRE MIO CHE E’ NEI CIELI”. (Mt. 7,21)
Certi raccontini–parabole a volte possono lasciarci perplessi, ma se li leggiamo con attenzione altre volte possono anche illuminarci sulle parole di Gesù, ve ne propongo uno di Antony de Mello:
Passando
accanto allo stagno vidi un fiore di loto in piena fioritura e istintivamente
gli dissi: “Come sei bello, mio caro! E come deve essere bello il Dio che ti
ha creato!” Ed
esso arrossì. Perché non era affatto cosciente della propria bellezza. E gli
fece piacere che Dio fosse lodato. Era il più bello perché era totalmente
inconsapevole della propria bellezza. E mi attirò perché non tentava affatto
di attrarre la mia attenzione. Più
avanti c’era un altro stagno, dove trovai un altro fiore di loto che allargava
verso di me i suoi petali e diceva sfacciatamente: “Guarda come sono bello e
rendi lode al mio creatore”. Io
proseguii disgustato. Si
può costruire per cercare di impressionare altri, per sentirsi migliori, si può
perfino arrivare all’assurdo di pensare di poter comprare Dio con le preghiere
o con qualche gesto di carità. Dio non puoi blandirlo con le parole, Lui vede
ciò che c’è dietro le parole e siccome Lui cerca l’uomo, Lui vede il
nostro cuore.
VENERDI’ 27 GIUGNO: SACRO CUORE DI GESU’
Una
scheggia di preghiera:
GUARDA,
SIGNORE, ALL’IMMENSA CARITA’ DEL CUORE DEL TUO FIGLIO. (Dalla Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
MAGGIORINO, Vescovo di Acqui, Santo.
E’ da ritenersi il primo vescovo di Acqui dove la festa si celebrava il 27 Giugno. Non si sa nulla della vita di questo santo, nessuno scritto e i documenti su di lui sono poche iscrizioni eppure la sua memoria dura da sempre, non per merito di leggende (sulla sua origine non ce ne sono) non per merito di miracoli compiuti o attribuiti e neanche per ragioni di folklore. L’argomento più valido per la storicità è soprattutto la devozione che ebbe per lui il più grande vescovo di Acqui, San Guido. San Maggiorino sarebbe stato il primo o quello che maggiormente lavorò per l’evangelizzazione e la conversione della popolazione delle città e dei territori dipendenti e per l’organizzazione della Chiesa locale.
Parola
di Dio:
Os. 11,1-3.4.8-9; Cantico da Is. 12; Ef. 3,8-12.14-19; Gv. 19,31-37
“UNO
DEI SOLDATI GLI COLPI’ IL COSTATO CON LA LANCIA E SUBITO NE USCI’ SANGUE ED
ACQUA”.
Quando
noi parliamo del cuore di Gesù, vogliamo arrivare all’intimo di Dio, della
sua rivelazione. Anche San Giovanni nel raccontarci il fatto del soldato che
colpisce il cuore di Gesù, non solo riferisce un atto di cui è testimone ma
vuole indicarci che il cuore di Gesù è un cuore ferito per sempre dall’amore
per gli uomini per i quali, attraverso la Chiesa egli continuerà ad effondere i
suoi Sacramenti di amore e di salvezza. Oltre a questo proviamo a fare ancora
due semplici ma profonde riflessioni. Gesù
ci ha detto che chi vede Lui vede il Padre quindi il cuore di Gesù è immagine
del cuore del Padre. Noi spesso, vediamo in Gesù l’amore, il perdono e nel
Padre la severità, la giustizia; il cuore di Gesù ci dice che il Padre è
infinito amore e tenerezza: Dio non ha creato le cose per manifestare la propria
grandezza, ma per amore di ciò che ha creato; il Padre non si è lasciato
disilludere neppure dal peccato dell’uomo ma accettando le conseguenze della
libera scelta umana ha fatto di tutto per venirgli incontro ed ha intessuto una
intera storia di salvezza, e “nella pienezza dei tempi” ha mandato il suo
Figlio che si è caricato del nostro male per inchiodarlo sulla croce e nella
morte e, per ridarci la vita e l’amore del Padre, continua a donarcene i
frutti attraverso i suoi Sacramenti.
SABATO 28 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
SIGNORE, NON SONO DEGNO CHE TU ENTRI SOTTO IL MIO TETTO, DI’ SOLTANTO UNA PAROLA E SARO’ GUARITO. (Mt. 8,8)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
IRENEO, Santo, Vescovo e Martire
Ireneo
(c. 130 c. 202) fu degno del suo nome, che significa "uomo di pace",
Divenuto vescovo di Lione nel 177, riuscì a spegnere la controversia che era
sorta a proposito della data della Pasqua tra papa Vittore e le chiese d'Asia.
Ma più ancora lavorò per la pace attraverso i suoi scritti contro le eresie,
che dividevano i cristiani corrompendo la fede che avrebbe dovuto unirli.
Teologo della Chiesa, egli fa vedere che la sua universalità non nuoce alla sua
unità, purché ci si mantenga fedeli alla tradizione apostolica.
Parola
di Dio:
Gen. 18,1-15; Cantico da Lc. 1,46-55; Mt. 8,5-17
“ENTRATO
GESU’ NELLA CASA DI PIETRO, VIDE LA SUOCERA DI LUI CHE GIACEVA A LETTO CON LA
FEBBRE. LE TOCCO’ LA MANO E LA FEBBRE SCOMPARVE; POI ESSA SI ALZO’ E SI MISE
A SERVIRLO”. (Mt. 8,14-15)
Forse qualcuno si stupirà, dopo aver ascoltato il brano odierno del Vangelo, che mi fermi a commentare ‘un piccolo miracolo’ come quello della guarigione della suocera di Pietro da alcune febbri e non mi sia invece fermato sul grande miracolo e sul grande insegnamento della guarigione del servo del centurione. Ma per me questo piccolo miracolo esprime molte cose sui rapporti tra Gesù e noi. Prima di tutto: Gesù va nella casa di Pietro. Gesù non si accontenta di chiamare Pietro, di mandare Pietro, Gesù vuole entrare nella vita, nell’intimità di Pietro. Gesù non si accontenta del nostro formalismo religioso, non si accontenta di opere di religione, Gesù ci dà il suo cuore, ma desidera entrare nel nostro cuore e nell’intimo della nostra vita. Ma Gesù entra in casa nostra non per violentare la nostra libertà, per imporci dei comandamenti gravosi, vuole entrare nella nostra vita per portare se stesso, il suo amore, la sua gioia e allora se vede che nella nostra vita c’è qualcosa che non va vi pone rimedio: in casa di Pietro c’è preoccupazione per la suocera malata; Gesù la guarisce. Fin qui l’atteggiamento di Gesù nei nostri confronti, ma è altrettanto bello l’atteggiamento di questa donna nei confronti di Gesù e dei suoi amici: appena alzata, guarita, si mette a servirli; ecco l’atteggiamento vero del discepolo: ho ricevuto la visita di Gesù, ho potuto gioire dei suoi doni, ho capito che l’amore è la cosa più importante, la riconoscenza la gioia mi portano ad esprimere nella concretezza del servizio il grazie per quanto ho ricevuto. Questa suocera di Pietro che poi non comparirà più nel Vangelo è dunque un esempio concreto di come dovremmo essere noi, guariti, graziati dall’amore di Gesù, dovremmo essere delle persone che proprio dall’amore ricevuto hanno imparato la gioia del servire.
DOMENICA 29 GIUGNO: SANTI PIETRO E PAOLO
Una
scheggia di preghiera:
FA’ CHE LA TUA CHIESA SEGUA SEMPRE
L’INSEGNAMENTO DEGLI APOSTOLI DAI QUALI HA RICEVUTO IL PRIMO ANNUNCIO DELLA
FEDE. (Dalla Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
PIETRO E PAOLO, Santi, Apostoli, Martiri
Pietro,
la pietra fondamentale della Chiesa, "Ti farò pescatore di
uomini", gli disse Gesù, e Pietro lo seguì. Umile, fedele. Fedele
nonostante il tradimento durante la Passione. Fu il primo a predicare,
dopo la discesa dello Spirito Santo. Paolo, l'evangelizzatore dei
pagani, il suo nome era Saulo, fiero di essere "cittadino romano".
Saulo perseguitò i cristiani e approvò l'uccisione di Stefano, il primo martire per Cristo, tanto da conservare i
vestiti dei lapidatori. Ma poi, folgorato dalla verità, trasformato nel profondo da l’amore per Gesù e per la
sua "buona notizia", cambiò nome in Paolo e predicò e insegnò e morì per lui.
Parola
di Dio:
Atti 12,1-11; Sal. 33; 2Tim. 4,6-8.17-18; Mt. 16,13-19
“RISPOSE
SIMON PIETRO: TU SEI IL CRISTO IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE”. (Mt. 16.16)
Certamente
la festa di oggi ci riporta all’origine della nostra fede e ci invita a
professare la stessa fede di Pietro nel Cristo, il Figlio del Dio vivente,
riconoscendo nel vescovo di Roma il successore di Pietro che garantisce l’unità
dei credenti; certamente pensare a Paolo e al suo apostolato ci sprona a trovare
l’entusiasmo per la testimonianza, ma questa festa può anche farci fare una
riflessione piccola, che però ritengo importante e rasserenante. Si
può essere santi ed avere idee diverse? Leggendo ormai da sei mesi le piccole
biografie dei santi che premetto ad ogni giornata di “Schegge e scintille”,
penso vi siate resi conto che ci sono tanti modi di vivere la santità e che
possono manifestare Gesù Cristo sia vescovi e papi, sia umili ragazze, sia
monaci e suore alcuni votati fin dall’infanzia, altri arrivati alla fede
dopo esperienze diverse, laici e bambini. Si può diventar santi in secoli di
Inquisizione, come nei momenti delle rivoluzioni, si può essere santi nei
momenti di pace o in mezzo alle guerre, si può sottolineare maggiormente il
valore della sofferenza o quello della gioia… Pietro e Paolo sono molto
diversi, uno è un pescatore dalla cultura molto limitata, ma capace di
concretezza, l’altro è un fine uomo di cultura, il primo manifesta i suoi
sentimenti in modo evidente, l’altro li ha affinati alla luce dell’ebraismo,
uno è credente, in cerca di un Messia che ancora non sa bene identificare,
l’altro un integralista disposto ad uccidere pur di salvare il rigore della
fede, uno ha la visione del Regno di Dio chiusa tra le mura del suo popolo
l’altro sente l’urgenza della universalità. E questi due vengono anche a
parole: Paolo in una delle sue lettere ci racconta del proprio rispetto nei
confronti di Pietro e ci dice di essere andato a consultarlo per essere sicuro
della fede che annunziava ma nello stesso tempo ci dice anche di essersi opposto
a lui a viso aperto.
LUNEDI’ 30 GIUGNO
Una
scheggia di preghiera:
E’
GRANDE, SIGNORE, LA TUA MISERICORDIA. (Dalla Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
MARTIRI DI ROMA
Intorno
all’anno 100 lo storico Tacito, pagano, scrisse che Nerone dopo aver
incendiato Roma “per far tacere le voci che lo accusavano, discolpò se stesso
accusando e sottoponendo ai supplizi più atroci quelle persone che il popolo
chiamava cristiani” Nel 64 infatti numerosi cristiani furono o crocifissi o
bruciati vivi nei giardini di Nerone. Molti affermano che Pietro fosse tra loro.
Parola
di Dio:
Gen. 18,16-33; Sal. 102; Mt.8,18-22
“SIGNORE, PERMETTIMI DI ANDARE PRIMA A SEPPELLIRE MIO PADRE”. GESU’ GLI RISPOSE: “SEGUIMI E LASCIA I MORTI SEPPELLIRE I LORO MORTI”.
(Mt. 8, 21-22)
Ci
sono alcune frasi di Gesù che appena lette ci sembrano difficili da conciliare
con la stessa figura del Redentore e con l’insegnamento di tutto il Vangelo.
Qui Gesù, ad una persona che gli chiede di poterlo seguire, ma che prima gli
conceda di essere libero dai propri impegni familiari, risponde a prima vista
dicendo quasi che i doveri familiari nei confronti dei genitori siano
“cose da morti”, ben lontane dal Regno. Eppure Gesù ha invitato sempre ai
valori della famiglia e solo nel capitolo precedente (Mt. 7,10) aveva criticato
duramente coloro che con le loro speculazioni religiose si credevano dispensati
dall’aiuto ai genitori anziani. Che cosa vuol dunque dirci Gesù?
Prima
di tutto che seguire Lui non è uno scherzo, non è una cosa da prendere alla
leggera. Per essere suoi discepoli veri non basta lo slancio iniziale che
ci porta a dire come lo scriba del Vangelo di oggi: “Ti seguirò ovunque tu
andrai”, occorre la costanza, l’impegno giornaliero, si tratta di orientare
tutta la propria vita non soltanto sull’osservanza di qualche norma, ma
sull’aderire alla persona stessa di Gesù, si tratta di sapere che non lo si
segue per il successo ma che con Lui prima di arrivare al premio si sale
su una croce. Gesù certamente non è come certi predicatori o procacciatori di
vocazioni che fanno tutto facile, che vedono solo onori e sicurezze nelle scelte
di discepolato, Gesù ci mette davanti la sua realtà: “Se vuoi accettarmi
sappi che sono il Risorto – crocifisso, e se si accetta l’uno si accetta
anche l’altro perché sono un'unica persona.”