SCHEGGE
E SCINTILLE
PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
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a cura di don Franco LOCCI
APRILE 2003
MARTEDI’ 1 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
TU SEI PER NOI RIFUGIO E FORZA, AIUTO SEMPRE VICINO NELLE ANGOSCE.
(Sal.
46,2)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
ENRICO
(ALFIERI) DA Asti, Beato
Nacque
ad Asti, da nobile famiglia, verso l’anno 1315. Entrò tra i Francescani
che subito seppero apprezzare le sue doti cristiane e umane e lo elessero
a superiore della provincia genovese. Nel 1370 fu poi ministro generale, e
questo, fino alla sua morte. Cercò con tutte le sue forze di rinnovare
l’impegno religioso che in quei tempi si era un po’ affievolito a causa di
tanti scismi sia nella Chiesa che nell’Ordine. Favorì la riforma degli
Osservanti. Morì a Ravenna nel
1405 il fama di santità
Parola
di Dio: Ez. 47,1-9.12; Sal. 45; Gv. 5,1-3.5-16
“ECCO CHE SEI GUARITO; NON PECCARE PIU’ PERCHE’ NON TI ABBIA AD ACCADERE QUALCOSA DI PEGGIO”. Gv 5,14
Lo conoscevo da anni e più volte, in confessione, avevamo parlato dei suoi problemi, ma quel giorno lo vidi più frastornato, addolorato e dispiaciuto che mai. “Don Franco, sono di nuovo qui. Il problema è sempre lo stesso: lei mi conosce da anni e da anni sa che mi giro e mi rivolto sempre nella stessa situazione. So che non è giusto che io mi comporti in questo modo; mi può attestare lei che ho provato tante volte a venirne fuori; più cerco di farlo, più ci ricasco e ogni volta mi trovo più legato di prima. Mi sembra perfino di prendere in giro il Signore a venirmi a confessare quando nel fondo del mio cuore so che non ce la farò a liberarmi da questa situazione negativa…” In quel giorno avevamo letto nella Messa il Vangelo di oggi, glielo rilessi nella speranza che il vedere un uomo guarito da Gesù dopo trent'otto anni di malattia, lo confortasse, ma egli prese solo la frase che meditiamo oggi e mi disse: “Ecco che cosa spetta a me: Dio ne ha abbastanza , mi ha perdonato tante volte ed io non sono cambiato: certo mi succederà qualcosa di terribile!”. “Il terribile ti succede se perdi Dio, e il maligno, che è furbo, sta cercando attraverso la tua debolezza, di allontanarti da Lui! Ti dice che Dio è stufo di te e delle tue incapacità, arriva poco per volta a farti credere che Dio non ti perdona più, fa passare per vigliaccheria il tuo continuo tornare a chiedere perdono, ti dice che non vale la pena di ricominciare e allora ti suggerisce la cosa più terribile, il vero male, quello di togliere Dio di mezzo". Credo che Gesù ha detto la frase di oggi a quell’uomo non tanto per spaventarlo, non tanto per far vedere un Dio che ripaga l’uomo con la stessa moneta, non tanto per agitare spauracchi di coscienza, ma per mettere in guardia lui e noi sull’effettivo rischio del totale fallimento. Il peccato non è tanto la singola debolezza, il vero peccato è non fidarsi più di Dio, è volerlo eliminare dalla nostra vita oppure costruirselo a misura propria. Ci sono delle mancanze della nostra vita contro le quali dobbiamo combattere ogni giorno e ne avremo fino alla fine dei nostri giorni. Dio non si spaventa di queste nostre debolezze se ci vede lottare e magari anche perdere. Dio però ci chiede di non perdere Lui perché se già con lui siamo così deboli, senza di Lui che cosa ci capiterà?
MERCOLEDI’ 2 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
TU
SEI LA RISURREZIONE E LA VITA, SIGNORE, CHI
CREDE IN TE NON MORIRA’ IN ETERNO.
(Gv.
11,25-26)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
GIOVANNINO COSTA, Beato, Martire
Questo beato è ricordato e venerato soprattutto a Volpedo, ma alcuni pensano che fosse nativo di Tortona. Era un semplice pastore convinto della sua fede che proprio in odio a questa venne ucciso il 2 aprile 1468 (qualcuno dice, senza fondamenti storici, assassinato dagli Ebrei). Il suo corpo era venerato a Tortona, il suo capo a Volpedo. Nel 1820 anche il corpo venne portato a Volpedo.
Parola
di Dio: Is. 49,8-15; Sal. 144; Gv. 5,17-30
“QUELLO
CHE IL PADRE FA, ANCHE IL FIGLIO LO FA.
Un Vangelo difficile da comprendere quello che abbiamo letto oggi. Provo a semplificare: Gesù dice di essere Figlio del Padre e la prova è che Egli fa tutto quello che il Padre fa. Gesù ama talmente il Padre che fa esattamente ciò che il Padre vuole. Gesù ha ricevuto l’incarico dal Padre di essere giudice del mondo, il giudizio di Gesù esprime dunque il giudizio del padre. Come e quale sarà questo giudizio? Prima di tutto è un giudizio per la vita e non per la morte perché il Padre è il Dio che dà la vita, sempre. Detto in altre parole: Dio ci ha creati per la vita e il suo desiderio è che noi siamo felici nella vita che dura per sempre. Quindi Gesù ha il compito di richiamarci alla vita, di darci la vita, di regalarci la sua vita, la vita di figli di Dio. E questo Gesù lo ha fatto e lo fa quotidianamente con noi e lo farà anche quando la morte sembrerà avere la sua apparente vittoria sulla vita. L’unica cosa che Gesù non fa perché non la fa neanche il Padre è quella di andare contro alla nostra libertà di scelta. Quando Gesù dice che i morti “usciranno dai sepolcri, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna”, significa che Lui, il giudice che dà la vita a tutti rispetta anche coloro che hanno scelto la vita lontano da Lui. Il giudizio dunque che il Padre e Gesù danno non è mai per la morte ma sempre per la vita, la morte, quella definitiva al massimo è una scelta nostra.
GIOVEDI’ 3 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
PERDONA,
SIGNORE, LE COLPE DEL TUO POPOLO. (dalla
Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
SISTO, Santo, Papa
Il
nome Sisto è facile da capire, deriva da Sesto. Infatti il nostro Sisto è il
sesto successore di San Pietro, eletto Papa nel 115. Fu riformatore della
liturgia. Morì nel 129. Le sue spoglie riposano ad Alatri perché la mula che
le portava lì si fermò e non ci fu verso di farla andare oltre.
Parola
di Dio: Es. 32,7-14; Sal. 105; Gv. 5,31-47
“VOI
SCRUTATE LE SCRITTURE CREDENDO DI AVERE IN ESSE LA VITA ETERNA: EBBENE, SONO
PROPRIO ESSE CHE MI RENDONO TESTIMONIANZA”.( Gv. 5,39)
Quando mi capita di parlare di Bibbia, qualche volta ‘scandalizzo’ i miei uditori raccontando il fatto vero che mi è capitato quando ero ragazzino undicenne nel seminario minore. Avevo ereditato da uno zio prete una Bibbia e pensando di fare una cosa buona me l’ero portata in seminario per leggerne qualche pagina, finiti i compiti. Il mio assistente mi chiese cosa leggessi e alla vista della Bibbia me la sequestrò dicendo che non era un libro adatto per me. Per riavere il volume dovette andare mio padre a ritirarlo dal Rettore. Quale differenza dalla mentalità odierna! Ma non stupiamoci neppure troppo: in un periodo di imperante giansenismo, con l’uso nella liturgia della lingua latina ormai non più capita, la Bibbia poteva apparire un libro riservato solo “agli addetti ai lavori”. Poi, grazie al cielo ci fu un Concilio Ecumenico e tutti abbiamo capito che la Bibbia è “Il libro” dei cristiani. Lì ci sono le nostre radici, la storia di ieri è anche storia di oggi, e il progetto di Dio è ancora sempre lo stesso: quello di volere felice l’uomo. Ma qualcuno può dire: “Va bene la Bibbia, ma non è un libro facile, specialmente l’Antico Testamento; ci sono storie tutt’altro che edificanti, guerre che sembrano benedette da Dio e poi lo stesso volto di Dio spesso è il volto del geloso vendicatore di ogni male…”
Penso sia proprio la frase di Gesù che meditiamo oggi a darci la chiave giusta di lettura della Bibbia e particolarmente dell’Antico Testamento: è solo leggendo la storia della salvezza con la prospettiva di Gesù che possiamo comprenderla nel suo significato più profondo. Dio ci ha parlato attraverso i fatti della storia che poi si sono solidificati in tradizioni e in parole scritte, ma il suo progetto, graduale per tener conto del cammino di comprensione dell’uomo, aveva ed ha ancora un solo scopo, quello di portarci a Gesù suo Figlio, quello di farci avere in Lui la massima manifestazione del suo amore e del suo perdono. Quando leggiamo qualche pagina della Bibbia (e facciamo benissimo a farlo, magari anche guidati da qualche buon commento) leggiamola sempre pensando che è Dio che mi vuol parlare oggi ed anche se sono fatti lontani e magari di difficile interpretazione, la persona di Gesù che porta a compimento tutto il piano di Dio, che è la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto (l’alfa e l’omega) è Colui che spiega e dà senso a questa lunga storia di amore tra Dio e noi.
VENERDI’ 4 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
TU,
SIGNORE, SEI VICINO A CHI HA IL CUORE FERITO,
TU
SALVI GLI SPIRITI AFFRANTI.
(Sal.
34,19)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
ISIDORO,
Santo, Vescovo e Dottore della Chiesa
Nato
in Spagna, a Siviglia, fu amante della cultura al punto di essere considerato
uno degli uomini più sapienti del suo tempo, scrittore eccezionale che tramandò
la cultura antica. Fu Vescovo di Siviglia, persona umile, amante dei poveri.
Come povero, dopo aver donato tutto, morì nel 636.
Parola
di Dio: Sap. 2,1.12-22; Sal. 33; Gv. 7,1-2.10.25-30
“ALLORA
CERCARONO DI ARRESTARLO”. (Gv. 7,30)
Tante volte mi sono fatto queste due domande: Perché tanto accanimento contro Gesù? Ed erano poi proprio in buona fede quei giudei che per difendere una supposta verità religiosa mettono sulla croce il Figlio di Dio? Ho tentato di abbozzare queste risposte che vi offro non solo per cercare di avvicinarci maggiormente la mistero di Gesù, ma anche per cercare di comprendere il senso di tante realtà di vita in cui siamo immersi.
Gesù
è passato in mezzo alla gente “facendo bene ogni cosa”, offrendo parole di
vita e guarigioni, presentando Dio come un padre e annunciando la sua verità. I
cuori semplici lo hanno accolto ma coloro che sono gelosi del bene, quelli che
pensano di avere l’esclusiva di Dio, quelli a cui la verità fa male e ad essa
preferiscono le proprie leggi, quelli che preferiscono le proprie catene
piuttosto che la libertà di figli, si sentono scossi da un tale uomo e, allora
come oggi, tutte le persone che sono scomode al potere è meglio farle tacere
ora con una croce, ora con una calunnia, ora con l’isolamento fisico o morale.
SABATO 5 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
SIGNORE,
MIO DIO, IN TE MI RIFUGIO.
(Sal. 7,2)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
VINCENZO FERRER Santo
Era nato infatti a Valencia (Spagna) probabilmente il 23 gennaio 1350 Ferrer fu insegnante a Salamanca e solo dopo il compimento dei 50 anni divenne predicatore errante, disgustato dalle discordie allora molto comuni di papi e antipapi che si scomunicavano a vicenda. Nel suo predicare annunciava la fine del mondo, richiamava alla vigilanza, ma intanto era attento ai malati (si parla di 800 guarigioni avvenute durante la sua predicazione e di 80 indemoniati liberati). C’è una sua lettera che descrive il suo passare in terra di Piemonte: ne cito alcuni stralci: “Passai nel territorio del Marchese di Monferrato e anche là trovai numerosi valli infestate dai Valdesi e dai Catari. Ho percorso in seguito la diocesi di Torino, visitando ciascuna località e predicandovi la verità cattolica contrariamente agli errori in cui era stata immersa quella brava gente. Grazie a Dio hanno ricevuto la sana dottrina con una sollecitudine e un rispetto veramente toccanti”. Il Ferrer morì a Vannes il 4 aprile 1419
Parola
di Dio: Ger. 11,18-20; Sal. 7; Gv. 7,40-53
“E
NACQUE DISSENSO TRA LA GENTE RIGUARDO A LUI… E TORNARONO CIASCUNO A CASA
SUA”.
E’
proprio vero che il Vangelo non solo è parola di vita, ma anche, attraverso
situazioni di vita lontane da noi circa duemila anni, racconta quello che capita
tra noi oggi. Gesù
era segno di contraddizione: c’era chi credeva in Lui come Messia, come Figlio
di Dio incarnato, chi gli andava dietro per vedere o ottenere miracoli, chi
ammirava le sue parole senza pronunciarsi su di Lui, chi lo riteneva un
millantatore, un bugiardo, un bestemmiatore, chi gioiva per poterlo avere a
pranzo a casa sua e chi avrebbe voluto solo “estirpare la mala pianta”. E
oggi non è forse ancora così? Gesù è l’uomo più amato e più disprezzato
della terra, c’è chi crede in Lui, chi è fanatico, chi si fa scudo del suo
nome per nascondere i propri desideri e progetti, chi lo cerca solo in certe
occasioni, chi bestemmia il suo nome, chi lo identifica con una religione e chi
lo aborrisce proprio perché una religione dice di rappresentarlo. Gesù è il
punto di divisione come aveva annunciato il vecchio Simeone al tempio, è la
scelta “O con me o contro di me” è il giudizio del nostro presente e del
nostro futuro: “Chi crede in me ha la vita eterna”. Sta
dunque a noi scegliere.
DOMENICA 6 APRILE: V DOMENICA DI QUARESIMA B
Una
scheggia di preghiera:
TU,
O CRISTO, SEI CAUSA DI SALVEZZA ETERNA PER TUTTI QUELLI CHETI OBBEDISCONO. (Ebr.5,9)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
CATERINA DA PALLANZA Beata
Il
dolore può distruggere una persona oppure far nascere in lei cose meravigliose.
Caterina da Pallanza fu provata fin da piccola. Era nata nel 1437 a Pallanza, ma
subito, a causa della peste perse entrambi i genitori e 12 tra fratelli e
sorelle. Si prese cura di lei la madrina, donna premurosa ed esemplare ma dopo
pochi anni anch’essa morì. Questi dolori, invece che distruggerla,
rafforzarono Caterina e le diedero uno slancio mistico sempre più ardente. A
Milano poi, durante le predicazione del Beato Alberto da Sarteano
essa che lo aveva udito parlare della Passione di Gesù con tanto amore e
commozione, promise di diventare testimone di quella Passione per tutta la sua
vita.. Avrebbe voluto entrare in
convento, ma il suo tutore si oppose. Appena le fu possibile si ritirò sul
Sacro monte di Varese insieme ad altre donne devote. Anche qui le prove non
mancarono: sorsero su questo gruppo di donne sole tutta una serie di maldicenze
e di sospetti.. Allora Caterina chiese ed ottenne dal Papa Sisto IV di aderire
alla regola di Sant’Agostino. Caterina fu superiora di questa nuova comunità
ma quasi subito morì, quarantenne, nel 1478.
Parola
di Dio: Ger. 31,31-34; Sal. 50; Ebr. 5,7-9; Gv. 12,20-33
“ALCUNI
GRECI SI AVVICINARONO A FILIPPO E GLI CHIESERO:
SIGNORE, VOGLIAMO VEDERE GESU’ ”. (Gv, 12, 21)
Quando
qualcuno ci avvicina e ci esprime il desiderio di ‘vedere Gesù’, il nostro
cuore gioisce. E’ bello vedere che anche nel nostro mondo c’è ancora il
desiderio di Dio ed è anche estremamente bello, commovente che proprio noi,
povera gente, siamo chiamati a portare a Gesù qualcuno. Se guardate bene, lungo
tutta la storia della Chiesa, in mille modi diversi, con grandi fatiche, con un
dispendio meraviglioso di santità, i cristiani hanno sempre cercato di
manifestare al mondo il volto di Gesù, e di questo non possiamo che gioirne,
come non possiamo non gioire e dare tutta la nostra collaborazione a tutte
quelle iniziative parrocchiali, diocesane, che ci invitano a portare Gesù al mondo, e il mondo assetato
di fede a Gesù. Ma, proprio guardando alla pagina del Vangelo di oggi, dobbiamo
stare attenti a non cadere in alcuni errori. Qualcuno di noi pensa che mostrare
il volto di Gesù sia aiutare qualcuno a ‘convertirsi alla Chiesa’, qualcun
altro che per avvicinare i lontani si debba parlare la loro lingua fino al punto
di essere talmente vaghi nel nostro annuncio da correre il rischio di presentare
un Gesù diverso da quello che in realtà è, qualcun altro ancora pensa che
siano le tecniche di evangelizzazione e le cose religiose a mostrare il volto
del Signore. Quando
Filippo e Andrea vanno da Gesù a riferire la richiesta di quei Greci, Gesù a
prima vista non solo non sembra rispondere alla loro richiesta ma sembra
cominciare a parlare d’altro. Se però noi leggiamo tra le righe del Vangelo
di oggi scopriamo che Gesù manifesta il suo vero volto sia a quei Greci che
agli apostoli che a noi e, contemporaneamente, ci insegna a mostrare agli altri
il suo vero volto. A chi cerca il volto glorioso e trionfante di Gesù e della
sua Chiesa Gesù mostra un volto sì glorioso ma ferito, sofferente. La vera
gloria di Gesù non è quella delle acclamazioni di piazza o quella trionfante
di mirabili processioni, è quella di aver offerto, nella sua passione e morte,
la sua vita per noi. Il vero volto di Cristo è quello di sparire, confondersi,
nella terra, di morire, per portare il frutto. Chi vuol seguire Cristo può
andargli dietro e allora “sarà dove sono io”, ma Gesù prima di salire al
cielo accetta e vive la sua croce e
la croce non è bella né per lui, né per noi.
LUNEDI’ 7 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
TU
SEI LA LUCE DEL MONDO.
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
ERMANNO, Santo, Monaco
Nato
a Colonia, in Germania, tra il 1150 e il 1160, sembra abbia esercitato in un
primo tempo il mestiere di orologiaio ma poi, innamorato di Maria entrò in
convento dove si prestò sempre per tutti i lavori umili come il servizio a
tavola o in sacrestia. Scrisse anche libri di devozione dove si vede il suo
particolare attaccamento a Gesù Bambino e alla Vergine. E’ considerato
protettore dei celibi perché sposò misticamente Maria, ed è patrono dei
Sacrestani.
Parola
di Dio: Dan. 13,1-9.15-17.19-30.33-62; Sal. 22; Gv. 8.1-11
“MAESTRO, QUESTA DONNA E’ STATA SORPRESA IN FLAGRANTE ADULTERIO”. (Gv. 8,4)
Sabato
scorso meditavamo sul fatto che su
Gesù ci sono state e ci sono le opinioni più diverse; oggi, pensando sia alla
storia di Susanna letta nella prima lettura, sia alla donna adultera del
Vangelo, scopriamo che ci sono anche morali ‘contraddittorie’ e che la
contraddizione, anche tra cristiani, spesso avviene per interpretazioni diverse
in campo morale. Facciamo proprio l’esempio dell’adulterio. C’è chi lo
condanna senza remissione e in ogni caso, si fa forte in questa scelta
nientemeno che dei dieci comandamenti di Mosé e, se non arriva come l‘Antico
Testamento alla lapidazione della colpevole (guarda caso è sempre la donna:
perché, l’uomo non ha fatto nulla o lui ha sempre diritto di essere
‘cacciatore’ e ‘galletto’?), vorrebbe punizioni esemplari, a chi dice:
“Ma se ormai è una cosa comune, che cosa vogliamo moralizzare su queste
cose?” a chi afferma esserci caso e caso, alcuni colpevoli e altri no, a chi
dice “Ognuno si faccia gli affari suoi, purché non faccia del male a me”.
Che
cosa ne pensa Gesù?
MARTEDI’ 8 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
TU
CHE SEI STATO INNALZATO SULLA CROCE, ATTIRA TUTTI A TE.
(Gv.
12,32)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
ALBERTO Patriarca di Gerusalemme, Vescovo di Vercelli, Santo
Alberto
nasce a Castel Gualtieri vesto la metà del secolo XII, dalla famiglia Avogadro.
Nel 1180 è eletto priore dei Canonici Regolari di Santa Croce di Mortara
(Pavia). Nel 1184 viene nominato Vescovo di Bobbio e nel 1185 trasferito a
Vercelli dove resse la diocesi per 20 anni. Fu mediatore tra Clemente III e
Federico Barbarossa. Per incarico di Innocenzo III nel 1199 mise pace tra Parma
e Piacenza. Fu anche mediatore di tante altre paci tra nobili ecclesiastici e
comuni. Nel 1205 Viene eletto Patriarca di Gerusalemme. Non potendo però
entrare nella città perché occupata dai saraceni, fissò la sua sede ad Acco
(San Giovanni d’Acri). Anche qui si prestò a mettere pace tra il re di Cipro
e quello di Gerusalemme, fra il re di Armenia e il conte di Tripoli. Il 19
aprile 1213 il papa, che lo stimava molto, lo invitò al Concilio Lateranense IV
al quale non poté partecipare perché durante un processione morì ucciso a
colpi di martello da parte del maestro dell’Ospedale di Santo Spirito che egli
aveva destituito dall’incarico per il suo dubbio comportamento.
Parola
di Dio: Num. 21,4-9; Sal. 101; Gv. 8,21-30
“QUANDO
AVRETE INNALZATO IL FIGLIO DELL’UOMO, ALLORA SAPRETE CHE IO SONO”. (Gv.
8,28)
Come sempre le cose che vengono molto usate spesso perdono il loro senso originale e vengono ‘abusate’. Così qualche volta succede al segno della croce di Gesù. Che cos’è la croce? Prima di tutto nella sua cruda realtà è un segno di male: la croce è un supplizio atroce con cui l’uomo si arroga il potere di far soffrire un altro uomo e di ucciderlo a seconda di un suo giudizio di condanna. Sulla croce non è morto solo Gesù sono morti migliaia prima di Lui, bastava essere uno schiavo ed aver commesso una qualsiasi mancanza per finire sulla croce, sono morti a migliaia dopo di Lui pensate ai martiri cristiani e non solo quelli dell’epoca di Roma, ma anche recentemente ad esempio nelle rivoluzioni Spagnola e Messicana oppure nei lager, e poi la croce è diventata il segno di tutte le sofferenze anche nel nostro comune modo di parlare. Dunque la croce è in sé un male come erano un male i serpenti che mordevano gli Israeliti ed era un segno di quel male anche il serpente di bronzo fatto innalzare da Mosè, eppure chi guardava quel serpente di bronzo veniva sanato. La croce diventa santa, fonte di salvezza perché sul quel terribile strumento di tortura segno di quanto gli uomini possano essere perversi, c’è Gesù, e allora chi riconosce l’amore di Dio inchiodato a quella croce, da quella croce ottiene salvezza. Quando sono attento e consapevole, al mattino, facendo il segno della croce, compio questo gesto con un po’ di tremore ma anche con tanta gioia. Il tremore è dovuto alla mia incapacità di amare fino in fondo. La croce e le croci mi fanno paura e se posso le evito, ma mi fa paura pensare alle croci inevitabili e allora facendo quell’ampio segno su di me chiedo a Gesù, il crocifisso, di darmi la capacità di somigliargli un po’ e di far sì che almeno alcune croci della giornata possano essere trasformate in amore e donazione, ma poi sono contento di farmi avvolgere in un abbraccio dalla croce di Gesù, perché è proprio la croce che mi difende dal male e dal maligno, perché è il crocifisso che mi insegna ad amare, perché è il segno della croce che mi apre ai sacramenti della salvezza e perché spero che al termine della mia vita sia ancora una croce misericordiosa a perdonare i miei peccati e l’abbraccio del crocifisso ad accogliermi nel suo regno.
MERCOLEDI’ 9 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
BENEDETTO
SEI TU, SIGNORE, DIO DEI NOSTRI PADRI,
BENEDETTO
IL TUO NOME GLORIOSO E SANTO.
(Dan.
3,52)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
ANTONIO PAVONI Beato
Quando noi sentiamo parlare di Inquisizione storciamo giustamente il naso, infatti non è con la coercizione che si ottiene la fede. Il beato che ricordiamo oggi fu Inquisitore generale del Piemonte ma, pur essendo figlio della sua epoca, seppe dare a questo suo compito, l’impegno di una missione. Era nato a Savigliano nel 1326. Fin da ragazzo ebbe grande facilità allo studio. A quindici anni aveva ottenuto di poter entrare nel convento domenicano della sua città e dieci anni più tardi era stato ordinato sacerdote. Il fervore della sua fede, la sua dirittura morale e le sue capacità intellettuali, lo portarono a 39 anni ad essere Inquisitore. In Piemonte c’erano diverse comunità ereticali e spesso le questioni religiose diventavano politiche e più spesso ancora si ricorreva alle armi. Egli cercò di portare pace e di predicare. Ottenne anche alcuni risultati positivi, ma si fece nemici acerrimi. Ecco come venne raccontata la sua morte. Una mattina si presentò al Barbiere di Bricherasio dicendogli: “Fammi bene la barba, perché oggi devo andare ad un matrimonio” Il barbiere sapeva benissimo che non c’erano matrimoni e si stupiva perché il frate con un sorriso misterioso gli diceva che doveva andare al suo matrimonio. Infatti celebrata la messa, dopo aver predicato il vangelo, mentre usciva di chiesa venne attaccato da sette sicari che lo uccisero barbaramente. Molti miracoli sono raccontati sul luogo della sua sepoltura a Savigliano. E’ particolarmente ricordato anche nella chiesa di san Domenico a Racconigi dove sono presenti anche alcune sue reliquie.
Parola
di Dio: Dan. 3,14-2046-50.91-92.95; Cantico da Dan. 3; Gv. 8,31-42
“VOI CERCATE DI UCCIDERMI PERCHÉ’ LA MIA PAROLA NON TROVA POSTO IN VOI”. (Gv. 8,37)
Facciamo un esempio per cercare di comprendere meglio questa parola di Gesù. Se
vado alla fontana a prendere acqua e non ho il secchio, non posso portarla a
casa; se vado con un secchio pieno di altre cose non ci sarà posto per
l’acqua; se voglio portare a casa l’acqua della fontana devo avere un
secchio vuoto, ed integro da poter riempire. Gesù dice a quei Giudei e a noi:
“Tu rischi di non accogliermi, di uccidermi perché la mia parola non riesce a
raggiungerti”. Infatti si può uccidere Gesù e la sua grazia in tanti modi.
C’è chi è contrario a Gesù per principio ed ogni occasione è
buona per accanirsi contro di Lui, la sua parola, chi lo rappresenta; ma
c’è anche chi uccide Gesù dolcemente, giorno per giorno, quando ad esempio
diciamo: “Tu, o Signore, mi fai degli inviti, delle proposte di vita... ma
non oggi, oggi ho altro da fare!”; quando avremmo il tempo per la preghiera,
per andare a Messa, per leggere una pagina di Vangelo ma... “Signore, non ne
ho voglia!”; quando vediamo un fratello in difficoltà e sappiamo che almeno
qualcosetta potremo tentare per lui... “Ma poi, questa situazione mi
coinvolgerebbe troppo!”.
GIOVEDI’ 10 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
TU,
O DIO, CI HAI DATO GESU’ E CON LUI CI HAI FATTO DONO DI OGNI COSA.
(Rom.
8,32)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
ANTONIO NEYROT (NEIROTTI, NIGER) Beato, Martire
A Rivoli si indica il luogo della nascita di questo beato nel posto dove sorse una cappella a lui dedicata. Fece professione religiosa nel convento di San Marco in Firenze. Si recò poi in Sicilia dove rimase per vari anni. Volendo ritornare in continente si era imbarcato su una caravella ma venne catturato con tutto l’equipaggio il 2 agosto 1458 da un corsaro, e portato in prigione a Tunisi. Fu poi liberato per opera di fra Giovanni, cappellano dei genovesi. Ma il sei aprile 1459 il Neirotti passava alla religione musulmana, si sposò e si accinse a tradurre in italiano il Corano. A causa di una apparizione, o a causa della notizia della morte di Sant’Antonino, decise di ritornare alla fede cristiana e di compiere pubblicamente abiura per cercare di riparare lo scandalo. Si recò quindi pubblicamente davanti al re di Tunisi, indossando il saio, pentendosi pubblicamente di aver abiurato alla fede e facendo la sua professione in Cristo. Il re lo fece gettare in prigione e condannare a terribili amputazioni e poi al rogo. Sul luogo del tormento fu colpito con sassi e spade e morì, ma quando si cercò di bruciare il suo corpo non vi riuscirono. Lo gettarono allora nella fossa delle immondizie. Alcuni mercanti Genovesi, però, ritrovarono il corpo e lo riportarono a Genova. Avvennero parecchi miracoli e questi ne accrebbero la fama. Il beato Amedeo IX di Savoia chiese ed ottenne il corpo del Beato per riportarlo a Rivoli, cosa che avvenne solennemente il 29 agosto 1469. A Tetti Neirotti c’è una pala d’altare che fino a qualche tempo fa era nella collegiata di Rivoli che raffigura il beato mentre viene martirizzato che guarda verso la Madonna della Stella (a cui è dedicata la Colleggiata di Rivoli).
Parola
di Dio: Gen. 17,3-9; Sal. 104; Gv. 8,51-59
“SE
UNO OSSERVA LA MIA PAROLA NON VEDRA’ MAI LA MORTE”. (Gv. 8,51)
Cerchiamo di interpretare con correttezza queste parole di Gesù per non correre il rischio di fargli dire qualcosa che non sia vero. Gesù non garantisce dal non morire terreno, anzi queste parole preludono di pochi giorni la sua stessa morte. Chi più di Gesù ha creduto nelle Parola di Dio? Eppure Gesù muore sulla croce come fisicamente sono morti grandi santi e peccatori e come fisicamente moriremo anche noi sia che abbiamo creduto sia che abbiamo rifiutato Dio. Anche i miracolati, coloro che per una grazia particolare sono stati salvati una volta da morte poi muoiono di nuovo. Lazzaro è davvero risorto ma poi anche per lui è arrivato il momento della fine della propria vita terrena. Gesù qui parla di un’altra morte per cui noi oggi possiamo vedere con i nostri occhi e anche sperimentare nella nostra vita cose meravigliose: morti che sono vivi e vivi che sono morti. Se Dio è il Dio della vita non è la nostra morte fisica che può far terminare il suo amore per noi, quindi la morte fisica non è che un passaggio, una dolorosa apparenza che porta non alla fine, ma alla pienezza, mentre nello stesso tempo si può essere vivi fisicamente ma morti se ci chiudiamo a quello che è l’amore di Dio, alla sua linfa vitale. Se nella mia vita ripongo le mie speranze, le mie attese solo nelle cose, le cose finiscono, passano come passano i poteri e i piaceri terreni. Non è Dio che uccide, è l’uomo che ha la terribile possibilità di uccidersi non realizzandosi secondo il progetto di Dio. E qual è il progetto di Dio su di noi? Tutto ciò che è vita vera, amore, donazione, gioia, in una parola sola tutto ciò che Gesù ci ha detto e che ci ha testimoniato. Se dunque io accolgo la sua parola e cerco di metterla in pratica, io, oggi ho già vinto la morte, cioè io vivo in un progetto che il Dio della vita ha su di me e che non può aver fine.
VENERDI’ 11 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
TI AMO, SIGNORE, MIA FORZA, MIA ROCCIA,
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
ANGELO DA CHIVASSO Beato
Il suo nome è Antonio Carletti. Nato verso il 1441 fu Francescano Osservante nel monastero di Genova dove, data la sua cultura, fu insegnante dei giovani frati. Bene amato da tutti presto ricoprì importanti cariche nel suo ordine. Sisto VI che lo aveva conosciuto personalmente a Genova lo fece nunzio pontificio per organizzare una crociata contro i musulmani, ma non riuscendo a trovare l’accordo tra i principi cristiani la crociata fallì e Angelo voleva ritirarsi, ma il nuovo papa Innocenzo III lo nominò nunzio e commissario apostolico nella crociata contro i Valdesi. Predicò a Pinerolo, a Susa e poi nel Monferrato. Riuscì ad evitare che Filippo II ‘Monsignore’ scendesse in armi contro i Valdesi, anzi nel 1493 arrivò ad un accordo con i Valdesi di Pinerolo. Essendo un grande predicatore lo troviamo in Piemonte, Lombardia ed Emilia per cicli di predicazioni e quaresimali. Morì a Cuneo forse l’11 aprile 1495.
Parola
di Dio: Ger. 20,10-13; Sal. 17; Gv. 10,31-42
“VI HO FATTO VEDERE MOLTE OPERE BUONE DA PARTE DEL PADRE MIO; PER QUALE DI ESSE MI VOLETE LAPIDARE”,(Gv. 10,32)
Sono parole cariche di meravigliata ironia quelle che Gesù dice a quei Giudei che andavano a cercare pietre per lapidarlo, ma sono anche parole di estremo verismo che constatiamo quotidianamente. Gesù “aveva fatto bene ogni cosa” dice il Vangelo. Non era venuto a riscuotere tasse, neppure da parte di Dio, aveva portato solo doni, miracoli, guarigioni, liberazioni; aveva detto parole che non portavano nessuno a morire ad odiare ma parole di vita, di speranza di gioia, eppure c’è gente che vuole ucciderlo e che ci riuscirà a farlo. Perché? Perché spesso gli uomini, specialmente i potenti, preferiscono che l’uomo sia schiavo piuttosto che libero, che abbia paura piuttosto di essere sereno, che continui battersi il petto tenendo gli occhi bassi piuttosto che lotti contro il male e il peccato ma ad occhi aperti e allora tutti coloro che parlano di libertà, che, magari anche sbagliando, lottano per la liberazione dell’uomo dalle sue schiavitù, tutti coloro che insomma “cantano fuori del coro”, non la pensano con il potere costituito, hanno la presunzione di avere idee proprie, sono potenziali nemici da far star zitti o a colpi di pietre o in mille altri modi purché stiano zitti, non diano fastidio, purché l’ignoranza e la paura continuino a regnare di modo che qualcuno, sia intellettuale o ricco, o religioso, o potente della terra, possa continuare a considerarsi migliore degli altri e padrone del suo prossimo. Ma il potere, qualunque esso sia, ha una debolezza: proprio mentre uccide mette il seme per un qualcos’altro che moltiplica ciò che si è ucciso. Il Vangelo di oggi ci ricorda nella sua ultima parte che molti seguaci di Giovanni credettero a Gesù. La testimonianza di Giovanni non è finita con il colpo di spada che gli ha reciso la testa. I capi religiosi e politici di Israele penseranno di essersi liberati di Gesù, mettendolo in croce, ma quella croce diventerà proprio il segno del cristianesimo, gli imperatori romani pensavano che uccidendo un po’ di cristiani avrebbero messo a tacere questa “fastidiosa setta di poveracci” ma il sangue dei martiri ha generato nuovi cristiani e anche oggi quanti “difensori di ordini o di religioni precostituite” pensano di far tacere la verità mettendole delle maschere o reprimendola. Si può ferire, far soffrire uccidere coloro che annunciano la verità, ma la verità non si può nasconderla o farla tacere, prima o poi griderà ancora più forte e “guai a chi si troverà ad aver combattuto contro Dio” (cfr. Atti 5,39).
SABATO 12 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
TU
CAMBIERAI IL NOSTRO LUTTO IN GIOIA.(Ger.
31,13)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
GUALBERTO DI SAVOIA Beato
Nacque
verso la fine del XII secolo o verso l’inizio del XIII. Era certamente a
Bologna al momento della morte di San Domenico e assistette anche alla
guarigione di un indemoniato sulla sua tomba. Si fece domenicano e predicò il
vangelo per vent’anni tra le montagne della Savoia e del Piemonte.
Aveva celebrato la sua prima messa in un paese che si chiamava Acquabella e lì
volle celebrare anche la sua ultima Eucarestia, dopo la quale morì. Si dice che
sulla sua tomba avvenissero molti miracoli. La data della sua morte dovrebbe
essere prima del 1260.
Parola
di Dio: Ez. 37,21-28; Cantico da Ger. 31; Gv. 11,45-56
“E’
MEGLIO CHE MUOIA UN SOLO UOMO PER IL POPOLO E NON PERISCA LA NAZIONE INTERA.
Domani, domenica delle Palme, inizierà la settimana santa di Gesù, quindi concludiamo oggi il cammino della quaresima con due frasi del Vangelo. La prima è del Sommo sacerdote Caifa. Sembra la frase di un consumato diplomatico è invece una profezia: sì, perché le profezie possono esserci anche mentre si condanna a morte un uomo. Gesù muore perché il popolo, noi, abbiamo la vita. E’ l’amore di Dio che ha il sopravvento sulla cattiveria. Mentre i rappresentanti del potere preparano la morte di un uomo, quell’uomo attraverso il dono della vita offre a tutti, anche a loro la possibilità di vivere. Di qui una prima indicazione per rivivere la passione di Gesù in questi giorni: il senso del meravigliato ringraziamento. Gesù si è addossato il nostro peccato, Gesù ha sofferto e patito le conseguenze del mio male perché non dovessi patirle io, Gesù trasforma le croci in amore, Gesù mi ama fino a donarmi tutto se stesso anche il suo corpo, la sua vita. Ed è per questo che Gesù “andrà alla festa”. No, non perderà l’appuntamento con la Pasqua e la sua Pasqua, non scapperà davanti alla croce, saprà affrontare la sua passione e anche l’apparente silenzio di Dio, sicuro della fedeltà del Padre, certo che come Lui morrà con le braccia aperte per accogliere tutti noi anche il Padre avrà le braccia aperte per accogliere Lui e noi nella vita che dura per sempre. Gesù è fedele al suo appuntamento con l’amore donato, con la passione, la morte, con la vita, con suo Padre, ma noi ci saremo a questa Pasqua? Noi oggi abbiamo un appuntamento con l’amore, anche noi, oggi possiamo trasformare qualche croce in risurrezione, anche noi abbiamo appuntamento con un Dio fedele che vuol farci fare il passaggio dal male alla vita… Signore, fa che non manchi questo appuntamento di oggi per non correre il rischio di mancare l’appuntamento finale.
DOMENICA 13 APRILE: DOMENICA DELLE PALME B
Una
scheggia di preghiera:
DIO
MIO, DIO MIO, PERCHE’ MI HAI ABBANDONATO?
(Mt.27,46)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
CELSO Vescovo di Vercelli, Santo.
Celso è il 26° Vescovo di Vercelli, nacque nel 610 e morì il 13 aprile del 665. Pur essendo vissuto in epoca non molto facile a causa delle invasioni longobarde, crebbe culturalmente e spiritualmente nel cenobio voluto da Sant’Eusebio. Uomo casto e semplice, ebbe a cuore la popolazione cristiana, era disponibile all’ascolto, clemente nell’amministrare, di fede ortodossa . Fu ricordato nella Chiesa di Vercelli finché duro il rito Eusebiano e cioè nella seconda metà del secolo XVI.
Parola
di Dio: Is. 50,4-7; Sal. 21; Fil. 2,6-11; Mc. 14,1-15,47
“OSANNA,
BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE!…TUTTI GLI RISPOSERO: SIA
CROCIFISSO!” (Mc. 11,9; Mc. 15,13)
La
domenica delle Palme sembra, a prima vista una grande contraddizione. Ricordiamo
l’ingresso gioioso di Gesù in Gerusalemme, accolto da segni e canti di gioia,
e leggiamo la sua passione e morte avvenuta proprio in quella settimana con
l’avallo di tutte quelle persone che solo pochi giorni prima lo avevano
acclamato. Battiamo le mani al passaggio della processione, agitiamo i rami di
ulivo, li portiamo nelle nostre case come segno di festa e benedizione e poi
accettiamo come male minore che Cristo muoia nelle guerre che noi
giustifichiamo, nelle mille forme di violenza quotidiana che a parole esecriamo
ma che nei fatti accettiamo come inevitabili. Rivestiamo le nostre celebrazioni
religiose dei paludamenti più ricchi ed appariscenti e spesso confondiamo il
fasto con l’onore da tributare a Dio, mischiamo croce e resurrezione. Ma
è proprio questo il senso della domenica delle palme, della redenzione,
dell’amore smisurato di Dio e della grettezza dell’uomo. L’Osanna non ha
senso se non è indirizzato a ‘colui che viene’ per dare la sua vita per
noi. La croce non ha senso se non è amore. La gloria esteriore della Chiesa è
putridume se non è riflesso amoroso della
gloria di un Dio che per amore si è donato totalmente a noi. Il ramo di ulivo
agitato e portato a casa non ha senso se non è accoglienza vera al Cristo della
storia e al Cristo che bussa oggi alle porte della Chiesa. E non ha senso
neanche solo piangere davanti alla passione di Cristo se non siamo capaci di
piangere e di cercare di agire davanti alle passioni degli uomini, e non ha
senso inorgoglirci per essere cristiani se non riconosciamo che questo è solo
grazia e che portiamo in noi stessi la possibilità del tradimento di Giuda, del
rinnegamento di Pietro, della fuga degli apostoli, della supponenza dei
religiosi che ‘per fede’ fanno morire.
LUNEDI’ DELLA SETTIMANA SANTA 14 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
SALVE
O NOSTRO RE, TU SOLO HAI COMPASSIONE DI NOI PECCATORI.
(Dalla
Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
MARIA CLOTILDE DI SAVOIA – BONAPARTE, Serva di Dio
Nata
a Torino il 2 Marzo 1843, era figlia primogenita di Vittorio Emanuele II e di
Maria Adelaide d’Austria. All’età di quindici anni fu data in sposa a
Girolamo Bonaparte, nipote di Napoleone I e cugino di Napoleone III. Era un
matrimonio imposto e molte erano le differenze, specialmente religiose tra i
due, inoltre Girolamo aveva 20 anni più di lei. Dal matrimonio nacquero tre
figli: Vittorio Napoleone, Luigi Napoleone e Maria Letizia. Maria Clotilde,
nonostante le difficoltà e il fasto della corte parigina conservò lo spirito
di pietà e il distacco dai beni dedicandosi interamente alla educazione dei
figli e alle opere di carità. Subì le prove che vennero quando la dinastia
napoleonica venne detronizzata. Nel 1871 entrò a far parte del Terz’Ordine
Domenicano prendendo il nome di Maria Caterina del Sacro Cuore. Nel 1878 rientrò
in Italia e si stabilì nel castello di Moncalieri. Tra i due sposi si era
stabilita una separazione amichevole e vi erano buoni rapporti tanto che quando
Girolamo morì lei era al suo capezzale e riuscì a vederlo morire da cristiano.
A Moncalieri si dedicò sempre alla preghiera e alle opere di carità, tanto che
i suoi concittadini, specialmente i più umili la chiamavano : “La santa di
Moncalieri”. Fu sepolta a Superga. Un monumento le fu dedicato, ad opera di
Pietro Canonica nella collegiata di Santa Maria della Scala di Moncalieri.
Parola
di Dio: Is. 42.1-7; Sal. 26; Gv. 12,1-11
“MARIA,
PRESA UN LIBBRA DI OLIO PROFUMATO DI VERO NARDO, COSPARSE I PIEDI DI GESU’ E
LI ASCIUGO’ CON I SUOI CAPELLI, E TUTTA LA CASA SI RIEMPI’ DEL PROFUMO
DELL’UNGUENTO”.
Ci
sono linguaggi che superano le parole, ci sono gesti che valgono più di lunghi
discorsi. A volte una stretta di mano, un sorriso, vale più di una lunga,
arzigogolata spiegazione. Maria ha un gesto in cui esprime tutto quello che c’è
nel suo cuore e quel gesto nello stesso tempo, proprio perché nasce
dall’amore, supera anche quello che Maria stessa voleva significare. Maria
di Betania è già abituata a stare ai piedi di Gesù per ascoltarlo e non solo
pende dalle sue labbra per comprenderne le parole, ma tutto il suo essere è in
comunione con il suo maestro. Lei è lì, mente, cuore, sentimenti, vibrazioni
del corpo, tutto per lei è conoscenza, ascolto, amore. Maria ha capito con
l’intuizione profonda della donna che il suo posto è lì ora anche per un
altro motivo: la riconoscenza. Gesù vuole bene alla sua famiglia, Gesù ha
portato in quella casa se stesso, la gioia, il perdono, l’amicizia profonda,
Gesù ha fatto risorgere suo fratello, Gesù ha dato fondamento alla fede delle
due sorelle. Ecco allora il suo gesto: vuol dire grazie, vuol dire gioia, vuol
dire aver capito qual è il proprio posto e rispettarlo, vuol dire avere
delicatezza ed esprimere la donazione totale di sé, vuol dire “benedire i
piedi dei messaggeri di buone notizie”, vuol dire essere servitori premurosi,
innamorati e le sue lacrime sono lacrime di nostalgia e di gioia, lacrime di
fedeltà e di adorazione. Esse più che dagli occhi nascono dal cuore. E
Maria con questo suo gesto così bello e silenzioso, così umile e così
profondo fa anche qualcosa che va oltre alle sue intenzioni. Lei unge il Re, il
Signore: Il Padre lo aveva “unto”, incaricato nel Battesimo e nella
Trasfigurazione, Maria lo unge come aveva fatto Samuele con Davide: Gesù è
l’unto di Dio l’incaricato della nostra salvezza, il Messia. E lo unge anche
anticipando gli unguenti usati per
la sepoltura. Maria, capitemi bene, quasi da l’estrema unzione a Gesù, la
forza, il coraggio per affrontare la sua passione e la morte.
MARTEDI’ DELLA SETTIMANA SANTA 15 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
SALVE,
NOSTRO RE, OBBEDIENTE AL PADRE: SEI STATO CONDOTTO ALLA CROCE COME
AGNELLO
MANSUETO AL MACELLO.
(Dalla
Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
CAMILLA PIO DI SAVOIA, Beata
Nasce
verso il 1446 da Gilberto II Pio di Savoia, signore di Carpi e da Elisabetta
Migliorati di Fermo. Desiderosa di vita monastica fonda a Carpi un convento
secondo la regola di Chiara d’Assisi dove vive modesta, esemplare e pia. Muore
dopo una lunga malattia il 15 Aprile 1511.
Parola
di Dio: Is. 49,1-6; Sal. 70; Gv. 13, 21-33.36-38
“PIETRO
DISSE: DARO’ LA MIA VITA PER TE”. (Gv. 13,37)
La
Chiesa, i papi hanno fatto tanto per affermare il Magistero di Pietro e dei suoi
successori ed io lo rispetto e lo amo, ma Pietro non ha avuto bisogno di dogmi
per essermi maestro. Mi è maestro nella sua defettibilità e nel suo
entusiasmo, nelle sue velleità e nelle lacrime amare che versa, nella furia del
suo venirti dietro e nell’umiltà di dirti
“Tu sai che ti amo”. Più che al Pietro delle definizioni teologiche
faccio riferimento a quel Pietro concreto che tu, Gesù, hai scelto e fatto
diventare tuo apostolo, tuo fondamento della Chiesa con tutti i pregi e limiti
del suo carattere, perché in tante cose assomiglio a Pietro e in altre vorrei
somigliare a Lui. Quante
volte, anch’io come Pietro ti ho detto: “Darò la mia vita per te!” ma
nello stesso tempo come lui ho preferito le parole, le preghiere piuttosto che
cercare di correre dietro al traditore appena svelato e appena uscito per
cercare di capirlo, di ragionarlo. Troppe volte ho trovato “più giusto” (o
più comodo) stare in chiesa ad aspettare i miei fratelli piuttosto che mettermi
sulle loro strade; quante volte in momenti di entusiasmo ho sentito nel cuore la
voglia di spaccare le montagne per te, Gesù, ma erano le montagne della
fantasia che si spaccano bene stando seduti. Quante volte ti ho promesso di
emendarmi dai miei mali e dai miei peccati :”Ti prometto, non lo farò più”
e mentre lo dicevo già il mio intimo poneva
le basi per la prossima volta… Pietro mi è maestro e mi ha insegnato
a diffidare di me stesso: è da parecchio ormai che ti prometto poco o
Signore, che invece di dirti: “farò” cerco di dirti: “Se tu mi guiderai,
faremo”. E vorrei continuare ad imparare dal maestro Pietro il saper
accogliere il tuo perdono con gioia, il suo entusiasmo ma fondato su di Te,
vorrei imparare da lui e dai suoi successori la pastoralità che sta
nell’andare a cercare le pecore per curarle, per dare loro la vita e non
nell’ergere solo steccati per dividere i buoni dai cattivi, vorrei imparare da
Pietro anche a confrontarsi con gli altri come gli succederà con Paolo e a
cercare la verità non solo in se stessi ma anche
ovunque il Tuo Spirito operi.
Grazie Gesù per avermi dato un maestro così come quel povero San Pietro!
MERCOLEDI’ DELLA SETTIMANA SANTA 16 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
TU,
GESU’, SEI VENUTO NON PER ESSERE SERVITO MA PER SERVIRE
E DARE LA TUA VITA
IN RISCATTO PER TUTTI GLI UOMINI. (Mt.
20,29)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
UGOLINA DI VERCELLI, Beata
Una
storia molto strana quella di questa Beata vercellese vissuta sulla fine del
1200 – inizio 1300. Essa andò a chiudersi in un romitorio, facendosi passare
per uomo e vi rimase per quarantasette anni per sfuggire alle mire di suo padre.
Per non svelare il suo segreto si fece chiamare Ugo senza rivelare a nessuno la
sua identità. Nel romitorio essa crebbe nella fede e nella preghiera. Quando
morì allora si venne a sapere che era una donna e si poté ricostruire la sua
vicenda in mezzo alla sorpresa e ammirazione di tutti.
Parola
di Dio: Is. 50,4-9; Sal. 68; Mt. 26,14-25
“IN
VERITA’ VI DICO: UNO DI VOI MI TRADIRA’ ”. (Mt. 26.21)
Giuda
è stato chiamato da Gesù ad essere apostolo: è uno dei 12. E’ amato da Gesù.
Ha ascoltato, seguito il Maestro. Quando Gesù manda gli apostoli per una prima
breve missione, anche lui va a predicare la buona novella. San Giovanni ci
ricorda che ha un compito particolare nel gruppo: quello di tenere la cassa
comune. Si
sono fatte molte supposizioni sul motivo del suo tradimento. Qualcuno
sottolinea il motivo dell’avidità di denaro (30 denari era il costo della
vendita di uno schiavo), qualcuno parla di predestinazione, qualcuno interpreta
l’atto di Giuda come quello di uno che aveva interpretato Gesù come
liberatore politico, ma vedendo che Gesù non agiva, lo vuoi mettere in
condizioni di agire con i suoi poteri straordinari, o per lo meno di essere
causa di una sommossa popolare.
GIOVEDI’ DELLA SETTIMANA SANTA 17 APRILE: CENA DEL SIGNORE
Una
scheggia di preghiera:
ANNUNCIAMO
LA TUA MORTE, SIGNORE; PROCLAMIAMO LA TUA RISURREZIONE,
NELL’ATTESA DELLA TUA
VENUTA.
(Dalla
Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
INNOCENZO, Vescovo di Tortona, Santo.
Sarebbe
il primo vescovo di Tortona ordinato da Eusebio di Vercelli che esercitò il suo
ministero tra il IV e il V secolo. Una sua “Vita” invece lo dice nato a
Tortona alla fine del III secolo arrestato come cristiano e torturato. Liberato
miracolosamente si trovò a Roma e fu ordinato vescovo di Tortona da Papa
Silvestro. Ritornato a Tortona “si mostrò zelante pastore, distrusse molti
templi pagani, edificò parecchie chiese, operò miracoli e convertì tutta la
città”. Qualunque sia la vera versione della sua storia, il culto in Tortona
è molto antico.
Parola
di Dio: Es. 12,1-8.11-14; Sal. 115; 1Cor. 11,23-26; Gv. 13,1-15
“DOPO
AVER AMATO I SUOI CHE ERANO NEL
MONDO LI AMO’ SINO ALLA FINE”. (Gv. 13,1)
Dopo l’ultima Cena Gesù si consegna nelle mani degli uomini per il servizio totale e per il dono completo di sé. Tutto questo lo vediamo raffigurato nel segno della lavanda dei piedi e nel dono dell’Eucarestia.
Per lavare i piedi ai suoi discepoli Gesù depone le vesti: è il segno della sua spoliazione in nostro favore; ci ha dato tutto ed ora anche se stesso. Comprendiamo, dunque, che non vi è autentica partecipazione all’Eucarestia se non aumenta in noi, di volta in volta, lo spirito del servizio, che può esprimersi e realizzarsi in tanti modi diversi. Esso, secondo il Vangelo deve avere queste caratteristiche: l’amore, la gratuità, la fedeltà perseverante, la scelta degli ultimi, la spoliazione di noi stessi. Ogni domenica, ad ogni Eucarestia, dobbiamo deporre le nostre vesti, spogliarci di qualche cosa, renderci più disponibili, rivestirci dei sentimenti che furono in Cristo Gesù. Lo spirito di servizio del credente deve essere innanzitutto verso il Signore: mettere Lui al di sopra di tutto, fare la sua volontà, donargli un po’ del tempo che Lui ci dà per la preghiera, la contemplazione, l’adorazione, l’ascolto docile e silenzioso della sua parola, l’apertura perché ci riempia del suo Spirito. Ma poi il Signore ci chiede non soltanto di servire, ma anche di lasciarci servire da Lui. Egli vuol servirci con le sue consolazioni: “Venite a me voi tutto che siete affaticati e oppressi e io vi consolerò”. Lasciarci servire dal Signore fino a quando ci farà sedere alla mensa della pienezza del suo regno e ci servirà per sempre. Lasciarci servire da Lui non significa passivismo, significa trovare forza, rinnovare lo spirito perché quando la Messa è finita, quell’ “Andate in pace” possa diventare non un vivere nel proprio intimismo che qualche volta sconfina nel proprio egoismo, ma sia un andare per donarci e servire a nostra volta.
VENERDI’ DELLA SETTIMANA SANTA 18 APRILE: PASSIONE DEL SIGNORE
Una
scheggia di preghiera:
PADRE,
NELLE TUA MANI AFFIDO IL MIO SPIRITO. (Dalla
Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
FRONTIGNANO DI ALBA, Santo
San
Frontignano, patrono di Alba è uno di quei personaggi che le tante leggende
alla fine confondono. Si dice fosse di origine francese, di Carcassonne, fu
martire nei primi secoli, forse anche lui un soldato o di quella famosa legione
Tebea o di qualche altra legione che dovette scegliere tra il culto
dell’imperatore o del Dio di Gesù. Certo che il culto di questo martire
sembra antico ad Alba. Già nel IV secolo il suo corpo era venerato in una
basilica a lui dedicata. Nel 1455 venne poi trasportato nella cattedrale di
Alba.
Parola
di Dio della azione liturgica del Venerdì Santo:
“DONNA,
ECCO TUO FIGLIO” . “FIGLIO, ECCO TUA MADRE”. (Gv. 19,26)
Oggi, venerdì santo tutto parla di dolore, ma tutto parla anche di estremo amore. Oggi trionfa il peccato che ancora una volta attraverso un uso sbagliato del potere sia religioso che civile è riuscito a mettere in croce un giusto, trionfa il peccato del tradimento di un amico con un bacio, del rinnegamento per paura, della fuga per non compromettersi, parla la cattiveria che infierisce in mille modi contro un innocente, ma parla anche una sofferenza sopportata per amore, un farsi carico di tutte le sofferenze di ogni uomo, il voler crocifiggere il male per liberarci dal male e Giovanni ci ricorda questo attraverso alcuni segni: dal costato squarciato di Gesù escono sangue ed acqua, simbolo del battesimo e della Eucarestia. Egli morendo “emise lo Spirito” cioè donò lo Spirito. Battezzati, nutriti e sostenuti dall’Eucarestia, illuminati e guidati dallo Spirito, viviamo la nostra vita di discepoli nella logica di Gesù che è quella del dono totale, dell’amore, della condivisione. In questa prospettiva anche le nostre sofferenze fisiche, psicologiche, morali, spirituali acquistano senso, valore e fecondità.. E per sostenerci Gesù ci fa ancora un dono: ci ha donato tutto, ora ci dona anche sua Madre. Maria ha donato un corpo a Gesù, ora attraverso quel corpo morente Gesù dona a noi sua Madre e Maria, da quel giorno, Lei, la Gloriosa, l’assunta al cielo, non ha mai smesso di essere vicina a tutte le vicende di ogni uomo come madre Consolatrice e Ausiliatrice. Maria vede e piange per le sofferenze di ogni suo figlio, Ci genera quotidianamente nel dolore, ci sostiene con il suo calore e tenerezza di donna e di madre, con–patisce le nostre sofferenze, ha un desiderio solo portarci a suo Figlio, far sì che per noi la passione di Gesù non risulti vana. Quel giorno con Suo Figlio Maria ha provato tutto del dolore, ha provato anche con Lui la paura dell’abbandono di Dio, ma c’era ai piedi di quella croce, il suo sì all’angelo lo ha ripetuto in quel momento e penso anche davanti al buio, al dolore e alla morte le siano ritornate in mente anche le altre parole che l’angelo le aveva rivolto: “nulla è impossibile a Dio” e vedendo i sussulti di quel corpo di Dio che moriva aveva nel cuore ferito la speranza della potenza di Dio e del suo amore. E così, da quel giorno, Maria ai piedi di ogni nostra croce continua il suo calvario di amore ma è anche per noi segno di speranza: colui che muore è destinato ad una vita che non muore.
SABATO DELLA SETTIMANA SANTA 19 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
NELLA
MEMORIA DELLA MORTE DI CRISTO VENGANO A NOI
IL PERDONO E LA CONSOLAZIONE. (Dalla Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
BONONIO DI LUCEDIO. Santo
Molto probabilmente era di origine Bolognese. Visse sulla fine del primo millennio, fu monaco benedettino. Partì però un giorno verso l’oriente, tentato dalla vita eremitica, ma presto là divenne un personaggio di importanza addirittura politica. Stabilitosi presso il Cairo conquistò simpatie e amicizie che gli permisero addirittura di restaurare chiese e fondare un monastero benedettino. Quando nel 982 un gran numero di cristiani stava per essere avviato verso i mercati della schiavitù essendo fatti prigionieri dopo una disfatta militare Bononio cercò la liberazione di molti di essi. In molti casi ci riuscì. Libero il Vescovo di Vercelli Pietro che accompagnò con altri a Costantinopoli per farli imbarcare per la patria. Sperava il Bononio di potersene stare in pace alle pendici del Sinai, ma Pietro vescovo di Vercelli gli chiese di diventare abate del monastero di Lucedio (presso Trino Vercellese). Egli, sebbene a malincuore, accettò, ma nel viaggio di ritorno incontrò ancora tante peripezie che prima di arrivare a Lucedio ebbe ancora tempo di fondare un monastero in Toscana. A Lucedio visse ancora a lungo, fino alla sua morte nel 1026.
Parola di Dio: Oggi non c’è liturgia.
“ORA
LA TERRA ERA INFORME E DESERTA”. (Gen. 1,2)
Lo sappiamo bene tutti che oggi è il giorno del silenzio. Le chiese sono spoglie, vi troneggia solo la croce. Non ci sono liturgie fino a questa sera. Tutto tace.
Sembra
che quella pietra posta sul sepolcro dell‘uomo - Dio abbia chiuso ogni
possibilità di dialogo. L’uomo non ha ritrovato se stesso perché ha ucciso
Dio. Dio che era venuto a parlare e a donarsi non può più farlo perché lo
abbiamo messo, morto, in una tomba chiusa. Come
è difficile il silenzio specialmente per noi abituati alle parole continue, ai
continui rumori. Come è difficile star zitti anche nella preghiera.
DOMENICA 20 APRILE: PASQUA, RISURREZIONE DEL SIGNORE B
Una
scheggia di preghiera:
CONCEDICI
DI RINASCERE NELLA LUCE DI CRISTO RISORTO. (Dalla
Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
SARA, Santa, Martire
Sara
aveva sposato un funzionario di Diocleziano e poi era diventata cristiana. Il
marito, allo scoppiare della persecuzione
abiurò. Lei fuggì con i figli verso Alessandria, dove voleva farli battezzare.
Durante il viaggio una tempesta si abbatté e Sara rimase ferita al petto. Con
il suo stesso sangue volle battezzare i figli. Si salvarono dal mare ma al
ritorno fu lo stesso marito a denunciarla e lei e i figli morirono sul rogo.
Parola
di Dio: Atti 10,34.37-43; Sal. 117; Col. 3,1-4 opp. 1Cor. 5,6-8; Gv. 20,1-9
“MARIA
DI MAGDALA SI RECO’ AL SEPOLCRO DI BUON MATTINO…” (Gv. 20, 1)
Maria
di Magdala che va di buon mattino al sepolcro
diventa un segno per tutti noi. E facile immaginare il suo passo. E’
tipico di chi si reca al cimitero. Non si corre di certo quando si ha un appuntamento
con la morte. Così come non si corre allorché si è intruppati in un corteo
che segue una bara. Non si corre quando si va a versare lacrime sulla tomba di
Colui nel quale si erano investite tutte le speranze, che si era amato più di
tutto e di tutti. E poi c’è paura e preoccupazione: c’è una grossa pietra
da smuovere…Anche a noi ogni ostacolo, ogni difficoltà, ogni fatica,
mettono paura: sono come pietre tombali che rendono difficile il nostro cammino.
Anche le nostre infedeltà, i nostri peccati, le nostre reciproche
incomprensioni ci appaiono impedimenti al nostro cammino. Ma poi anche noi come
Maria siamo testimoni di un incidente, l’incidente della tomba vuota. Gesù
non è più lì nel regno dei morti. E’ la morte
che ha avuto la peggio. Nonostante tutto, la potenza e la bontà di Dio
sono più grandi di noi. Non
spaventiamoci di fronte agli ostacoli: il Signore è capace di spalancare tutti
i sepolcri; non rattristiamoci, non chiudiamoci in noi stessi, non cerchiamo
altrove la soluzione ai nostri problemi, ai nostri interrogativi, anche quelli
più inquietanti. Mettiamoci a correre anche noi per la gioia di Pasqua. Andiamo
dietro a Gesù. Lasciamoci condurre da Lui che mai delude e chiediamogli con
fiduciosa insistenza di voler ribaltare tutte le pietre, tutti i massi, di voler
smascherare tutto ciò che è tenebra, menzogna, ingiustizia; di voler asciugare
tutte le lacrime e preghiamolo perché, nonostante la nostra pochezza voglia
associarci a sé in questa missione di liberazione, di costruzione della
giustizia, della pace, della crescita del suo regno.
LUNEDI’ 21 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
CRISTO,
SEI DAVVERO RISORTO: TU, RE VITTORIOSO, PORTACI LA TUA SALVEZZA.
(Dalla sequenza di Pasqua)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
ANSELMO D’AOSTA, Santo, Vescovo
Nacque
ad Aosta nel 1033, figlio di nobili. Presto sentì il desiderio del monastero ma
fu impedito in questa scelta da suo padre. Dopo un periodo di dissipazione
morale riuscì ad entrare nei benedettini. Fu insegnante di grande dottrina e
fine educatore. Nel 1093, contro la sua volontà, fu eletto Arcivescovo di
Canterbury, Ebbe gran parte nelle dispute religiose della sua epoca. Fu anche
riformatore del clero e soprattutto scrittore e fine teologo. Morì il 21 aprile
1109.
Parola
di Dio: Atti 2,14. 22-32; Sal 15; Mt. 28,8-15
“CON
TIMORE E GIOIA GRANDE LE DONNE CORSERO A DARE L’ANNUNCIO AI SUOI DISCEPOLI”.
Nell’annuncio
della risurrezione si intrecciano sentimenti di gioia e di timore, di dubbio e
di speranza, ma soprattutto si riscopre la gioia di correre perché c’è una
buona notizia che urge dentro, che in qualche modo ti scoppia tra le mani.
MARTEDI’ 22 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
QUESTO
E’ IL GIORNO FATTO DAL SIGNORE, RALLEGRIAMOCI ED ESULTIAMO.
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
TEGULO Santo, Martire
Le
reliquie di questo santo martire restarono ignorate per molto tempo in campagna
nelle vicinanze di Ivrea. Esse furono ritrovate dal Vescovo Veremondo negli
ultimi anni del secolo X e furono traslate solennemente nella cattedrale di
Ivrea alla cappella di San Giacomo. Si ritiene che Tegulo fosse un martire,
forse della legione Tebea. Fino al 1962 Tegulo era venerato come patrono
secondario di Ivrea.
Parola
di Dio: Atti 2,36-41; Sal. 32; Gv. 20,11-18
“GESU’
LE DISSE: MARIA ! “ (Gv. 20, 16)
Oltre
che essere un bellissimo racconto, il vangelo di oggi è una vera parabola per
ogni cristiano di ogni tempo. Provo a lanciare alcune schegge di meditazione:
- Siamo
cristiani, figli del Dio vivo o siamo ancora cristiani che piangono presso la
tomba (vuota!) di un Dio morto?
- Sono
tantissimi i motivi per cui i nostri occhi si riempiono di lacrime nella vicenda
del nostro mondo e non è una vergogna piangere, ma ci sono lacrime senza
speranza, lacrime solo di sentimento, lacrime di rabbia e qualche volta queste
lacrime ci impediscono di vedere, ci chiudono in noi stressi, fanno morire la
speranza. Dio apprezza le lacrime della compassione accoglie con gioia le
lacrime del pentimento, ritiene preziosissime quelle del dolore e vuole
trasformarle in vita, ma ci chiede di far sì che le nostre lacrime non siano
senza speranza, anzi diventino lenti preziosissime per farci scorgere ancora
meglio attraverso esse il volto del vivente che ci viene incontro in mille volti
diversi.
- Il
risorto chiede a Maria: “Chi cerchi?”. Maria attraverso l’amore per il suo
Redentore ha già fatto un passo notevole: nella vita non cerca cose, soldi,
benessere, cerca una persona, cerca il Figlio di Dio e anche se ancora il velo e
la paura della morte le fanno cercare un cadavere, questo almeno la unisce al
Maestro che ha amato. Noi nella nostra vita cerchiamo le cose: il denaro, il
successo, il potere, cerchiamo le filosofie o le ideologie o cerchiamo Dio?
Guarda a come spendi il tuo tempo e capirai subito chi o che cosa cerchi
dalla vita.
- Dio
conosce il mio e il tuo nome. Dio ci chiama per nome. Il suo amore non è un
amore generico uguale per tutti, non è semplice filantropia, è un amore
personale. Gesù è davvero morto e risorto in croce per me e per te,
personalmente e, senza far nascere gelosia alcuna, Dio ama te e me di un amore
particolare, specifico. E io lo amo personalmente? Dio è ancora il Dio padrone
delle sorti dell’uomo di cui avere paura o il Dio, spesso senza volto, della
ritualità delle religioni o il Dio vecchio, barboso, attento alle più piccole
norme della legge, il Dio dalla lente di ingrandimento per cogliere i più
piccoli peccati, oppure il Dio di Gesù, incarnato, fatto uomo, il Dio che
riempie il mio cuore e i miei visceri di gioia, come per Maria, il Dio che, se
lo voglio, ha il potere di farmi risorgere ogni giorno di vita, Il Dio che
nonostante le mia pochezza, i miei sbagli, i miei occhi che vedono poco, mi
manda con fiducia per essere annunciatore ai miei fratelli della sua gioiosa
resurrezione?
MERCOLEDI’
23 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
RESTA
CON, SIGNORE, PERCHE’ SI FA SERA E IL GIORNO GIA’ VOLGE AL DECLINO.
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
MAURIZIO, GIORGIO E TIBERIO, Santi, Martiri a Pinerolo
Oggi,
giorno in cui la chiesa ricorda il famoso San Giorgio (quello del drago), noi
ricordiamo Giorgio e due suoi compagni martiri Pinerolesi che la chiesa del
luogo ricorda domani. Maurizio, Giorgio, Tiberio, secondo una antica leggenda
sarebbero tre soldati della legione Tebea che, sfuggiti al massacro dei loro
commilitoni, sarebbero giunti nelle valli del Pinerolese e ne avrebbero
convertito le genti e poi sarebbero stati raggiunti e martirizzati. Qualcun
altro invece pensa che fossero gente originaria del luogo uccisa perché
cristiana ad opera di qualche banda di saraceni in una delle loro scorrerie nel
Piemonte. Il culto di questo santi è antichissimo, giustificato anche da molte
chiese e cappelle sorte in loro onore. Le loro reliquie erano conservate nella
chiesa maggiore dell’abbazia di Santa Maria di Pinerolo e oggi risultano
disperse.
Parola
di Dio: Atti 3,1-10; Sal. 104; Lc. 24,13-35
“ED
ECCO SI APRIRONO LORO GLI OCCHI E LO RICONOBBERO” (Lc. 24,31)
Anche oggi vi offro solo alcune schegge di meditazione per commentare il bellissimo Vangelo dei discepoli di Emmaus.
- Noi siamo sempre in cammino nella nostra vita. E’ il cammino del tempo,
della ricerca, della gioia e del dolore, della speranza e della delusione. Ma
anche Dio è sempre in cammino. E’ in cammino lungo la creazione per
sostenerla, lungo la storia per venire incontro all’uomo, lungo ogni giornata
della nostra storia personale. Noi possiamo accorgercene e gioirne oppure
passargli accanto mille volte, magari dicendo di cercarlo o imprecando di non
averlo trovato, mentre Lui è lì, spinto dall’amore per noi.
- Gesù non si spaventa della nostra cecità, delle nostre delusioni, dei nostri cammini di ritorno, è a nostro fianco per stimolarci, per provocarci. Non è lì per puntare il dito contro le nostre miserie e il nostro peccato, è lì per accogliere il nostro dubbio ma per farlo maturare. Dio non si spaventa neanche quando, a causa magari di un grande dolore, lo nego, ma attraverso la mia negazione continua a provocarmi per giungere più in profondità nel mio cuore. L’uomo può deludersi ma Dio continua ad avere speranza nell’uomo, anche se egli lo ha messo in croce.
- Gesù però non si impone, non ci costringe contro la nostra volontà. Se non lo inviti a rimanere proprio perché è sera, perché è buio, lui tira dritto, accetta la sconfitta, se ne va. Ma se tu pur non conoscendolo lo inviti, fosse anche solo per condividere con lui la tua delusione, Egli è ben contento di fermarsi e di rivelarsi attraverso il pane spezzato, il dono di se stesso, la condivisione di ogni dolore e di ogni gioia.
- Parola e pane sono i due elementi attraverso cui Gesù risorto può essere conosciuto. Parola: il Vangelo, la buona notizia, quella che ci scuote dalla abitudine, dalla abulia, dal camminare a vuoto, verso la morte, e pane quello che ci dà il coraggio e la forza del cammino: in una parola l’Eucarestia.
- Quando il tuo cuore e i tuoi occhi si sono liberati dai veli e dalle catene e riescono a riconoscere Gesù, allora la sua presenza fisica può anche scomparire. Tu sai che Lui è vivo, che non ti abbandona più, che ti è al fianco nelle difficoltà. Con Lui non ti fa neppure paura la notte che pur prima ti aveva fermato, puoi ripartire, anzi correre, non più col passo di sepoltura, ma con la corsa gioiosa di un ragazzino appena rinato, per andare a portare l’annuncio di gioia che riempia anche il cuore e gli occhi di altri.
GIOVEDI’ 24 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
O
SIGNORE NOSTRO DIO, QUANTO E’ GRANDE IL TUO NOME SU TUTTA LA TERRA.
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
GIORGIO DI LIDDA, Santo, Patrono di Chieri
Ecco che cosa raccontano le Storie a volte leggendarie che riguardano questo santo palestinese che è patrono della città di Chieri. Giorgio figlio di Geronzio e di Policronia viene educato religiosamente fino al momento in cui entra nel servizio militare. Egli ha il coraggio di professarsi cristiano davanti all’imperatore Daciano e distribuisce i suoi beni ai poveri, rifiuta di sacrificare agli dei viene allora battuto, sospeso, lacerato e gettato in carcere. Lì riesce a convertire il mago Atanasio. Succedono tutta una serie di fatti miracolosi tra cui risurrezioni di morti. Viene condannato alla decapitazione, ma prima di questa promette protezione a chi onorerà le sue reliquie. L’episodio più famoso della sua ‘vita’ è quello della liberazione di una fanciulla dal drago, ma certamente è un racconto posteriore nato all’epoca delle crociate. L’anno del martirio di Giorgio è fissato da alcuni nel 284 da altri nel 303. Il culto di Giorgio si diffuse in tutto il mondo (pensiamo anche solo all’Inghilterra con l’Ordine di San Giorgio, quello della giarrettiera), Giorgio è inoltre protettore dei cavalieri, dei soldati, degli arcieri degli alabardieri, degli armaioli, dei sellai; viene invocato contro la peste, la lebbra e la sifilide, nei paesi slavi contro le streghe
Parola
di Dio: Atti 3,11-26; Sal. 8; Lc. 24,35-45
“STUPITI
E SPAVENTATI CREDEVANO DI VEDERE UN FANTASMA”. (Lc. 24,37)
Nella
vita è molto facile confondere la realtà con i fantasmi. Quanti esempi
quotidiani abbiamo di questo: c’è gente che dà più credito ad un oroscopo
di quanto dia credito alle persone che vivono con loro. I vari fitness e il
trucco valgono più della realtà e vedi spesso andare in giro dei “fantasmi
di bellezza” che se li avessi visti al mattino appena alzati saresti fuggito
inorridito, spesso dietro pellicce o abiti sontuosi che sembrano indicare la
massima rispettabilità o dietro incarichi “al massimo livello” , scopri
cadaveri ambulanti o persone arriviste che sono state messe a ricoprire ruoli
importanti proprio perché sono cretine. E non è forse facile prendere per oro
ciò che non è, giocare la propria vita su cose che sono passeggere e lasciarsi
sfuggire l’essenziale…? Anche gli apostoli, che pur avevano avuto esperienza
diretta di Gesù, spesso cadono nel tranello dei “fantasmi”. Gesù che
cammina sulle acque per venire loro incontro è un “fantasma” che mette
terrore, Gesù trasfigurato sul Tabor fa parlare a sproposito perché Pietro
“non sapeva quel che diceva”. Gesù trasfigurato dal dolore nell’orto
degli ulivi non ha diritto neanche ad un momento di condivisione e di preghiere
perché “i loro occhi erano appesantiti dal sonno”, il Risorto viene
scambiato per un fantasma anche se i discepoli già avevano avuto la
testimonianza della tomba vuota, di Maria Maddalena… E anche la formalità
delle religioni spesso ci aiuta a
credere che Gesù sia un fantasma: un battesimo ricevuto per tradizione senza un
minimo di impegno da parte dei genitori è il modo per convincersi che Dio sia
un fantasma a cui bastano pochi riti per tenerlo buono, una Eucarestia che è
diventata un rito senza la certezza che quel pane sia il Cristo vivente che
viene a sostenere il mio cammino, è ridurre il dono più grande ad un fantasma,
una predicazione senza convinzione, un sacramento della Confessione solo come
lavanderia a gettone, una testimonianza senza gioia sono fantasmi di Gesù.
Gesù
non è un fantasma e mi piace il modo concreto con cui Gesù lo dimostra:
“Toccate le mie ferite!”
VENERDI’ 25 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
FA’
CHE ALLA SCUOLA DEL VANGELO IMPARIAMO A SEGUIRE CRISTO.
(Dalla liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
BARRIERE GIOVANNI BATTISTA (de la) , Beato
Nacque
a Saint-Cere nella diocesi di Cahors il 29 aprile 1544. Fin da ragazzo ebbe
propensione per la pietà e desiderò essere prete. A diciotto anni fu nominato,
suo malgrado, abate commendatario di Feuilma. Continuò i suoi studi alla
Sorbona, divenne novizio e fu poi ordinato sacerdote. Cercò subito di riformare
l’ordine a Feuillants ma i monaci e i nobili gli si ribellarono fino a far
assalire il convento da una banda di briganti. Si ritirò a Tolosa, ma per
tornare a Feuillants ed imporre la riforma. Molti se ne andarono e il De la
Barriere fu accusato come ribelle e anche scomunicato per essere poi subito
giustificato dal suo ordine. Egli insisteva soprattutto sulla osservanza stretta
della Regola Benedettina, nell’esercizio della virtù, nella pratica della
austerità e nel silenzio assoluto interrotto solo per la predicazione. La
riforma questa volta ebbe successo e poco per volta si propagò anche ad altri
monasteri. Sisto V lo mandò a Torino a presiedere il capitolo dei Foglianti.
Qui fu confermato superiore generale non senza però una certa diffidenza dei
padri capitolari infatti per falsità e delazioni fu quasi subito addirittura
deposto, sospeso a divinis. Questa pena durò otto anni, solo allora venne
riabilitato, ma poco dopo il 25 aprile 1600 moriva.
Parola
di Dio: Atti 4,1-12; Sal. 117;
Gv. 21,1-14
“GESU’
DISSE LORO: VENITE A MANGIARE!” (Gv. 21, 12)
Ricordo
che parecchi anni fa nel preparare il notiziario settimanale che davamo in
chiesa con le indicazioni delle letture della domenica seguente, mi ero
divertito a scrivere: “Domenica prossima un cuoco speciale ti invita alla
cena”. E poi sul disegno di un cartiglio, sotto l’indicazione: Menù, avevo
scritto: pesce arrostito alla brace con contorno di parole di amicizia, Pane
vivo, disceso dal cielo con parole di salvezza con sorpresa finale: la morte
distrutta dalla vita.” Ps. Per partecipare non occorrono vesti speciali, si può
arrivare in barca o a nuoto, ben vestiti o anche solo con un sopravveste
bagnata.
SABATO 26 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
MIA
FORZA E MIO CANTO E’ IL SIGNORE, EGLI E’ STATO LA MIA SALVEZZA.(Sal.
118,14)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
BONIFACIO DI VALPERGA, Vescovo di Aosta, Beato
Nasce
nella famiglia dei conti di Valperga, a Torino, nella seconda metà del XII
secolo. Suo zio, Arduino, era vescovo di Torino e provvide sia alla sua
istruzione letteraria che alla formazione cristiana. Bonifacio volle diventare
religioso ed entrò alla Abbazia della Fruttuaria. In seguito passò al
monastero di S. Orso in Aosta e anche qui furono subito pubbliche le sue virtù
di santità. Venne eletto vescovo di Aosta . Era umile, amante dei poveri,
scrupoloso nei suoi doveri, attento nei confronti dei suoi fedeli. Fu vescovo
amato per 24 anni. Morì il 25 aprile 1291
Parola
di Dio: Atti 4,13-21; Sal. 117; Mc. 16,9-15
“GESU’ LI RIMPROVERO’ PER LA LORO INCREDULITA’… E DISSE LORO: ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PREDICATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA”.
(Mc. 16,14-15)
Al termine dell’ottava di Pasqua ci viene proposto questo Vangelo che conclude lo scritto di Marco ed è la sintesi dei racconti della risurrezione. Penso che dopo averlo letto almeno due cose ci colpiscano. Viene ripetuto più volte che gli apostoli non credettero agli annunci e testimonianze della risurrezione, al punto che Gesù in persona deve rimproverarli per la loro poca fede. E poi colpisce il fatto che a questi uomini di poca fede venga affidata invece la grande missione di andare in tutto il mondo per annunciare il Vangelo.
Su
questi argomenti possiamo fare alcune riflessioni per noi.
Noi,
quando qualcuno ci tradisce o non ci comprende ripetutamente o dimostra di non
fidarsi in noi tendiamo a cancellarlo, escluderlo, andare avanti per conto
nostro, scegliere altre persone, Gesù invece ama personalmente al di là dei
limiti, ha fiducia che, nonostante i tanti errori ce la faremo ad avere fede in
Lui, crede nel dono dello Spirito Santo che ci vuole dare perché noi possiamo
diventare suoi rappresentanti e testimoni. Questo dovrebbe far sorgere dentro di
noi il sentimento della gratitudine e la gioia della missionarietà.
Un altro elemento che ci colpisce è che, mentre Gesù era in vita, la missione era in pratica riservata al popolo ebraico, ora che Lui risorto, sale al cielo, la missione è invece affidata agli apostoli “per ogni creatura”. Gesù è morto e risorto e in questo è il frutto della nostra redenzione avvenuta una volta per tutte per ogni uomo di ogni tempo e luogo, ma questa buona notizia deve poter arrivare alla mente e al cuore di ogni uomo per essere accettata, e questo è compito nostro. Capiamo allora sempre meglio che missionario non è quell’uomo con la barba lunga che lascia tutto e parte per paesi esotici in mezzo a mille peripezie per battezzare bambini indigeni. E neanche che missionaria deve essere solo la chiesa gerarchica con tutti i suo piani e progetti che qualche volta sono più sulla carta che nella vita. Missionario che porta la gioia della redenzione, della risurrezione di Cristo devo essere io oggi in mezzo alle persone con cui vivo. Tutti allora come i Testimoni di Geova a suonar campanelli? Non è necessario questo, missione non significa neppure in prima istanza conquistare adepti per la religione o distribuire sacramenti a persone che non hanno la capacità di apprezzarli, essere testimoni e missionari comincia dall’avere il cuore pieno di serenità perché Cristo è davvero risorto ed è il mio redentore, dal sapere in mezzo alle difficoltà quotidiane che Gesù non ci abbandona, che Dio è nostro Padre, che la fede in Lui, pur con tutte le difficoltà, è quello che da senso alla vita. Se tutto questo traspare da noi allora siamo già missionari per ogni uomo che incontriamo sul nostro cammino.
DOMENICA 27 APRILE : II DOMENICA DI PASQUA B
Una
scheggia di preghiera:
MIO
SIGNORE E MIO DIO !
(Gv.
20,28)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
ZITA, Santa
Nasce
nel 1218 nei pressi di Lucca, figlia di poveri contadini. A 12 anni è messa a
servizio a Lucca nella casa del nobile Pagano Fatinelli dove, proprio per la sua
bontà, onestà e semplicità, viene angariata sia dai padroni che dai servi.
Essa sopporta tutto considerandosi al servizio di Dio. Col passar del tempo i
suoi padroni la capirono e la misero a capo della casa. Ella, anche da questa
posizione, seppe perdonare tutti e amare e servire fino alla morte avvenuta il
27 Aprile 1278.
Parola
di Dio: At. 4,32-35; Sal. 117; 1Gv. 5,1-6; Gv. 20,19-31
“BEATI
QUELLI CHE PUR NON AVENDO VISTO CREDERANNO” (Gv. 20,29)
Nel
Vangelo di Giovanni “vedere” Gesù è di un’importanza capitale. È la
prova evidente che Dio si è fatto veramente uomo. Già nella prima pagina del
Vangelo leggiamo l’appassionata testimonianza dell’Apostolo: “E il Verbo
si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria”.
Soprattutto dopo la resurrezione di Gesù sentiamo riecheggiare il grido di
quanti lo hanno visto. Lo annuncia Maria di Magdala: “Ho visto il Signore”,
così come gli apostoli: “Abbiamo visto il Signore”. Anche il discepolo che
Gesù amava “vide e credette”.
In
Cielo vedremo Dio così come egli è, ma la fede già da ora ci spalanca il
cuore sulle realtà del Cielo e ci fa intravedere tutto con la luce del Cielo.
LUNEDI’ 28 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
STENDI
LA MANO, SIGNORE, PERCHE’ SI COMPIANO GUARIGIONI, MIRACOLI E PRODIGI, NEL NOME
DEL TUO SANTO SERVO GESU’.
(Atti
4,30)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
PIETRO
CHANEL, Santo, Martire
Nato
in Francia a Cuet di Belly nel 1803, fu uno dei primi sacerdoti maristi. Fu
inviato in missione in Polinesia. Con fatica predicò per tre anni. Finalmente
cominciarono le prime conversioni tra le quali anche quella del figlio del re il
quale per rabbia condannò a morte sia il figlio che il missionario. Vennero
martirizzati il 28 Aprile 1841.
Parola
di Dio: Atti 4,23-31; Sal.2; Gv. 3,1-8
“COME
PUO’ UN UOMO NASCERE QUANDO E’ VECCHIO ?” (Gv.. 3,4)
Penso che tutti, nella nostra vita abbiamo più volte fatto l’esperienza dell’incontro con persone che dimostrano una vivacità di vita e di interessi che hanno messo anche in noi una carica di entusiasmo e, altre volte, invece, abbiamo incontrato certi personaggi amorfi, inetti, chiusi in se stessi, brontoloni e negativi che solo a stare con loro mettono tristezza e amarezza di vita. Vi sarà capitato di incontrare giovani debosciati che hanno tutto e a cui non va bene nulla e ragazzi dall’argento vivo addosso che tutto gustano, vogliono sperimentare, che non si lasciano abbattere dalla prima difficoltà che incontrano, oppure vecchi che si piangono continuamente addosso, che mettono davanti la propria vecchiaia per impedirsi ogni sprizzo di vita, che giudicano tutto e tutti negativamente, ma avrete incontrato anche vecchi che nonostante anni e acciacchi sono ancora curiosi della vita, che partecipano alle vicende della propria epoca, che sanno di poter dare ancora qualcosa senza imporsi, vecchi insomma che ti fanno venir voglia di vivere appieno ogni istante della tua vita. Nicodemo, uomo di fede ma anche uomo che va da Gesù di notte, stenta a credere che un uomo vecchio possa rinascere, ma Gesù gli risponde che quello che fisicamente sembra impossibile è invece una grande realtà per ogni uomo. Noi, a qualunque età, in qualsiasi esperienza di vita possiamo essere viventi-morti o morti-viventi. Questo nella vita, ma ancor di più nella fede. In qualunque momento possiamo “rinascere di acqua e di Spirito Santo”. Anche se siamo morti con il peccato, Gesù è disponibile a farci risorgere, anche se la fede sembra essersi persa nei meandri delle difficoltà della vita, ne basta un granello per cominciare a spostare le montagne, anche se magari avessimo abbandonato il Cristo nella nostra giovinezza, Lui è ancora lì per darci una possibilità a qualunque età della vita siamo arrivati. Vogliamo farci vivere dagli anni, intristire come uomini senza speranza o piuttosto gustare in pieno il dono della vita e nella vita incontrare Colui che è la nostra vita eterna?
MARTEDI’ 29 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
IN
TE, SIGNORE, HO POSTO LA MIA GIOIA. (Dalla
Liturgia)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
CATERINA DA SIENA, Vergine, Dottore della Chiesa e Patrona di Italia.
Ancora
ventenne, Caterina Benincasa (1347- !380) raccoglieva attorno a sé tutta una
“famiglia” di discepoli attratti dalla sua vita di preghiera e penitenza. Il
suo raggio di azione raggiunse ben presto una ampiezza straordinaria. Caterina
convinse Papa Gregorio XI ad abbandonare Avignone e a tornare a Roma e, in
seguito, al momento del grande scisma, prese posizione con forza per Urbano VI,
il papa di Roma. Sfinita dal lavoro e dalla passione divorante per la Chiesa,
tormentata da acuti dolori fisici, morì il 29 aprile 1380.
Parola
di Dio nella festa di Santa Caterina da Siena:
1Gv. 1,5-2,2; Sal. 44; Mt. 25,1-13
Parola
di Dio del giorno feriale:
At.
4, 32-37; Sal. 92; Gv. 3,7-15
“TU
SEI MAESTRO IN ISRAELE E NON SAI QUESTE COSE?”. (Gv. 3,10)
Nicodemo
è un personaggio del Vangelo che mi è sempre piaciuto. E’ un notabile, un
capo dei giudei, è uno legato alla Legge, alla Tradizione, ma anche uno che
vuol pensare con la sua testa, non si accontenta dei sentito dire a riguardo di
Gesù e, anche se di notte (forse per non farsi vedere dagli altri), va a
confrontarsi con questo Maestro. E Gesù lo apprezza ma non gli fa nessun
sconto, anzi proprio perché Nicodemo è uno che ha avuto la fortuna di studiare
deve essere anche uno che non solo ha acquistato l’intelligenza, la conoscenza
delle cose, ma uno che ha maturato la sapienza. Per
essere “Maestri di Israele” o Maestri della fede, della preghiera, della
Chiesa, non basta aver studiato, sapere un sacco di Teologia, di ascetica o di
quelle altre grosse parole che spesso invece di far accogliere meglio il Vangelo
lo nascondono, non basta neppure aver acquistato un qualche grado nella scala
gerarchica della Chiesa per essere al sicuro sia da un punto di vista
intellettuale che vitale della salvezza.
MERCOLEDI’ 30 APRILE
Una
scheggia di preghiera:
ANNUNZIERO'
IL TUO NOME AI MIEI FRATELLI, O SIGNORE.
(Sal. 22,23)
Tra
i santi di oggi ricordiamo:
GIUSEPPE BENEDETTO COTTOLENGO, Santo, Sacerdote
Nacque
a Bra il 3 Maggio 1786 da una famiglia di solida tradizione cristiana. Sacerdote
nel 1811 si dedicò al ministero prima a Torino e poi come viceparroco a
Corneliano d’Alba, poi ancora a Bra. Nel 1818 fu nominato canonico della
chiesa del Corpus Domini a Torino. Lo chiamavano “il canonico buono” per la
sua dedizione ai poveri. Vista la situazione disperata in cui versavano le
persone che si ammalavano, cominciò ad aprire due stanze per accoglierli.
Fidandosi della Provvidenza presto allargò la sua opera. Una vedova, Maria
Nasi, diede la sua collaborazione con un gruppo di ragazze. Poco per volta
nacquero la Piccola casa della Divina Provvidenza, i preti della Santissima
Trinità, diverse famiglie di suore. Invocando la Madonna morì il 30 Aprile
1842.
Parola
di Dio: Atti 5,17-26; Sal. 33; Gv. 3, 16-21
“DIO
NON HA MANDATO IL FIGLIO NEL MONDO PER GIUDICARE IL MONDO, MA PERCHE’ IL MONDO
SI SALVI PER MEZZO DI LUI”. (Gv. 3,17)
Gesù
ci svela il vero volto di Dio, che è amore, e l'aspetto più toccante di questo
amore è la sua misericordia. L'amore ha spinto il Padre a mandare il Figlio
suo nel mondo; ed in tutto l'agire di Gesù noi tocchiamo questo amore
sconfinato
del Padre. E un amore che va in cerca dell'uomo, che lo aspetta sempre, che va
al di là di tutte le sue colpe, che perdona e che salva. Basta ricordare certi
episodi del Vangelo, che ci mostrano l'amore di Gesù verso i peccatori, o le
parabole della misericordia.