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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

http://spazioinwind.libero.it/schegge

a cura di don Franco LOCCI

 

 

MARZO 2003

 

 

SABATO 1 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA GRAZIA, SIGNORE, E’ PER SEMPRE, DURA IN ETERNO PER QUANTI TI AMANO. (dalla Liturgia)

 
Tra i santi di oggi ricordiamo:

ALBINO, VESCOVO DI VERCELLI, Santo

Il santo che ricordiamo oggi è il 5° successore sulla cattedra di Sant’Eusebio. Fu vescovo nella seconda metà del V° secolo. Non si conosce molto di lui, ma gli viene attribuita una leggenda che, se anche gli storici considerano improbabile, ci dice quanto profonda possa essere l’intesa tra i santi. Albino aveva fatto costruire o ricostruire la basilica della città. Bisognava consacrarla, ma Albino tergiversava sperando che il gesto di consacrazione fosse fatto da qualche Vescovo importante. In quel tempo passò a Vercelli Germano di Auxerre che già da vivo era famoso ed era considerato santo. A lui si rivolse Albino per la consacrazione della sua Chiesa. Ma Germano aveva fretta e promise ad Albino che avrebbe realizzato il suo desiderio al ritorno del suo viaggio. Germano però morì a Ravenna e a Vercelli tornò solo con la sua salma che veniva condotta in Gallia. Ma Albino voleva consacrare la sua Chiesa, almeno presente il cadavere di San Germano, e un fatto miracoloso sembrò dire che anche Germano era d’accordo nel mantenere la promessa fatta, infatti quando la salma di Germano fu portata in Chiesa tutti i ceri che nei giorni precedenti non si erano potuti stranamente accendere, splendettero insieme: la santità va d’accordo superando anche i limiti del tempo!  

Parola di Dio: Sir. 17,1-15; Sal. 102; Mc. 10,13-16

 

“IN VERITA’ VI DICO: CHI  NON  ACCOGLIE  IL  REGNO  DI  DIO  COME  UN  BAMBINO  NON   ENTRERA’ IN ESSO”. (Mc.10,15)

Quando prego o rifletto me lo riprometto tutte le volte, e poi… ci sono cascato di nuovo: Una persona che si diceva miscredente  mi ha attaccato con tutta una serie di interrogativi ed io nell’orgoglio del mio presunto sapere ho pensato di poterle rispondere ed ho sfoderato le mie conoscenze, ho cercato di distruggere i suoi costrutti e, poco per volta siamo diventati avversari che sembravano rimbeccarsi a colpi di spada; a un certo punto  non ho neppure più badato alla persona che avevo davanti e sono diventato pesante, quasi offensivo sul piano personale… ci siamo lasciati convinti ciascuno di aver avuto la meglio.

No, il vero sconfitto sono stato io perché non dovevo attaccar battaglia con un mio fratello, perché sapevo benissimo che non è a base di diatribe e discussioni che si accresce la propria e l’altrui fede, perché sono stato talmente presuntuoso da pensare di dover essere io con i miei ragionamenti a difendere Dio. Non che non sia giusto esprimere anche i contenuti della nostra fede, non che dobbiamo sempre tacere o ritirarci con la coda tra le gambe, ma la fede la si trasmette soprattutto con la testimonianza e con l’amore piuttosto che con l’orgoglio della scienza e dimenticando il fratello che hai davanti. Gesù quando ci dice di diventare bambini non vuole che noi diventiamo idioti (il bambino è tutt’altro che idiota e Gesù stima profondamente sia i piccoli che i poveri), vuole invece che impariamo la freschezza e la purezza dell’amare e il bisogno estremo di essere amati. E la fede che è un bisogno primordiale come l’amore non ha forse bisogno di ritrovare la freschezza di due cuori che si pongono l’uno nell’altro e non ha forse la capacità di credere che io più che veicolo di idee o di teologie, debba essere il veicolo dell’amore che da Gesù vuole arrivare, attraverso di me, al cuore del fratello?

 

 

DOMENICA 2 MARZO  -   8^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

COME UN PADRE HA PIETA’ DEI SUOI FIGLI, TU, SIGNORE, ABBI PIETA’ DI NOI.(Sal. 103,13)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

QUINTO, Santo

Questo cristiano dei primi secoli amava talmente i poveri e la sua fede che per ben due volte fu portato davanti ai tribunali pagani, accusato e torturato. Gli furono anche spezzate le gambe ma miracolosamente riuscì ancora per 10 anni a continuare a camminare per tutta l’Eolide portando aiuto e conforto ai poveri. Morì in fama di grande taumaturgo nel 283.                

Parola di Dio: Os. 2,16-17.21-22; Sal. 102; 2Cor. 3,1-6; Mc. 2,18-22

 

“POSSONO FORSE DIGIUNARE GLI INVITATI A NOZZE QUANDO LO SPOSO E’ CON LORO? FINCHE’ HANNO LO SPOSO CON LORO NON POSSONO DIGIUNARE.

(Mc. 2,19)

Quando ero ragazzino ero attratto dal “servir messa”. Non che capissi tutto della Messa e neanche che capissi  il significato di tutte parole in latino che sacerdote e chierichetto si scambiavano, c’erano, però, tra le prime battute che venivano dette nella messa le parole di un salmo che un buon sacerdote ebbe la bontà di spiegarmi e di tradurmi: “Introibo ad altare dei” “Ad Deum qui laetificat iuventutem meam. Quel sacerdote mi disse: “Lascia perdere, iuventutem non è la Juve, la squadra a cui tieni, ma queste parole significano : Salirò all’altare di Dio, al Dio che dà gioia alla mia giovinezza”

Da allora tutte le volte che servivo messa, e nella mia parrocchia succedeva anche di servirne tre o quattro per mattina, mentre dicevo quelle parole guardavo il prete. C’era qualcuno che diceva queste parole come un treno che passa e stentavo a vedere sia giovinezza che gioia, c’era qualcuno che era più attento ai nominativi e agli accusativi del latino che non al senso di quello che si diceva e c’erano preti e fedeli che invece li vedevi contenti. C’era poi un prete, vecchio di non so quanti anni, che per tutta la sua vita aveva fatto il cappellano del cimitero e che quindi aveva visto sempre gente piangere che quando diceva queste parole sembrava illuminarsi, fare una iniezione tonificante alle sue stanche ossa e se anche subito dopo saliva i tre scalini dell’altare facendo fatica e scricchiolando visibilmente con la paura da parte nostra di vedercelo crollare addosso prima che raggiungesse l’altare, mi sembrava il più giovane di tutti con un sorriso appena velato, ad ogni scalino, dalle fitte dell’artrosi.

Amici, la gioia di Cristo ci fa giovani a tutte le età. Posso essere triste se Dio è mio Padre? Se mio fratello Gesù per dirmi che mi ama mi ha regalato la sua vita, il suo sangue, il suo corpo, il suo perdono? Posso essere un cristiano che vive e partecipa alla messa senza un sorriso, senza la voglia (purtroppo nelle nostre liturgie occidentali non si può), almeno una volta, di mettersi a ballare davanti al Signore? E’ o non è una festa di nozze, l’Eucarestia?

Qualcuno mi dirà: “C’è ben poco da ridere in questa vita! Non li senti i telegiornali, non vai mai a farti un giro negli ospedali, non vedi la fatica di tante famiglie che vivono nella precarietà di un lavoro e di un domani incerto?” Certo il cristiano non è colui che, col paraocchi per non vedere, ride da idiota, ma è colui che con la forza di Cristo morto e risorto, attraverso la carità e l’ottimismo, riesce a dare a se stesso e ai fratelli la speranza di una vita di pienezza, dove già fin da adesso il dolore può diventare amore e dove c’è la certezza che il pianto si cambierà in una gioia senza fine.

 

 

LUNEDI’ 3 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TUTTO E’ POSSIBILE PRESSO DI TE. (Mc. 10,27)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

CAMILLA, Santa, Vergine

Era una vergine di Auxerre (Francia) e visse nel IX secolo. Chiamata a scortare le reliquie del santo vescovo Germano da Ravenna alla Francia perse durante quel tragico viaggio 4 giovani sorelle. Morì poco dopo anche lei durante una guerra di religione e il suo corpo venne arso dai nemici. Non abbiamo di lei altre notizie, ma il fatto che il nemico si sia accanito su di lei tanto da bruciarla dopo la morte, ci dà la misura di quanto fosse ispirato da Dio il suo comportamento.

Parola di Dio: Sir. 17,19-27; Sal. 31; Mc. 10,17-27

 

“GESU’, VOLGENDO LO SGUARDO ATTORNO, DISSE AI SUOI DISCEPOLI: QUANTO DIFFICILMENTE COLORO CHE HANNO RICCHEZZE ENTRERANNO NEL REGNO DI DIO”. (Mc. 10,23)

Per essere fedele al titolo di questi fogli, davanti ad una pagina bella e complessa come quella del giovane ricco che va da Gesù, vi offro una serie di schegge di riflessioni.

- Noi spesso vorremmo una serie di formule e di indicazioni precise per avere la vita eterna. Ma Gesù non ha ricette preconfezionate, ci dice solo l’ingrediente principale che va mescolato con ogni avvenimento e in ogni scelta: l’amore

- Mi sento buono perché non faccio grandi peccati e più o meno osservo i comandamenti. Gesù è contento di questo, ma vuole darci qualcosa di più e vuol far scaturire da noi qualcosa di ancora migliore.

Che io sia buono o cattivo devo essere convinto di una cosa: lo sguardo di Gesù è fisso su di me, non tanto per giudicarmi, per inserirmi nella graduatoria dei buoni o dei cattivi, ma per amarmi.

- Va, vendi quello che hai… dallo ai poveri..” Un Gesù esagerato? Ma tutte le esagerazioni, le esasperazioni non sono cosa buona!… Gesù non chiede di diventare poveri perché la povertà è bella, ma per essere liberi di seguire Lui.

- Come mai i ricchi stentano ad entrare nel regno? Perché troppo attaccati alle cose rischiano di non vedere, capire, apprezzare il Regno, Dio e i fratelli. Quando si portano dietro troppe cose il cammino diventa pesante e il passo impedito.

- Il Vangelo termina con le stesse parole che l’Angelo ha detto alla Madonna dopo l’annunciazione: a Dio non è impossibile incarnarsi in una donna che sia disponibile ad accoglierlo, a Dio non è impossibile, purché egli lo voglia, far entrare un ricco nel suo regno; a Dio non è impossibile far entrare nella gioia dell’eternità anche un peccatore come me, purché io mi lasci portare da Lui.

 

 

MARTEDI’ 4 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

IL SIGNORE E’ IL MIO SOSTEGNO, MI HA LIBERATO PERCHE’ MI VUOLE BENE. (Sal. 18,19-20)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

LUCIO I, Santo, Papa

Il papa Lucio I iniziò il suo pontificato con l’esilio. Erano i tempi durissimi della persecuzione di Decio, nel III secolo, e Lucio, tornato a Roma, non se la senti di infierire contro i cristiani che durante la persecuzione avevano rinnegato la fede. il suo pontificato, pieno di misericordia durò soltanto 8 mesi. Morì nel 254.

Parola di Dio: Sir. 35,1-12; Sal. 49; Mc. 10,28-31

           

“PIETRO DISSE A GESU’: “ECCO NOI ABBIAMO LASCIATO TUTTO E TI ABBIAMO SEGUITO”. (Mc. 10,28)

Ricordo ancora con un senso di vergogna (e forse il fatto che lo scriva è un po’ come confessarlo un’altra volta) un episodio di grettezza della mia infanzia. I miei non erano ricchi e stentavano a pagare anche quella che era la retta del seminario, ma cercavano di fare di tutto perché non mi mancasse niente, Anzi, mio padre per invogliarmi a studiare, aveva fatto un piccolo patto con me: per ogni voto al di sopra della sufficienza c’era un piccolo premio in danaro. Ricordo con rammarico che io, ogni fine del mese gli facevo la nota di quanto mi doveva e se non era puntuale nei pagamenti mi lamentavo con Lui: cieco che non sapeva vedere il bene e si attaccava alle piccole cose.

Quanto ci assomiglia questo Pietro che è con Gesù e che sindaca con lui su quale tipo di premio gli spetti, che fa l’elenco delle reti, della barca, dei pesci non presi e si aspetta un premio corrispettivo per ogni rinuncia.

“Signore, io sono stato buono: mi sono trattenuto, non ho mandato a quel paese quel mio fratello che se lo meritava,  ho stretto i denti ed ho accettato quella malattia, sono venuto a fare l’ora di adorazione… che premio mi spetta?”. “Perché sei così ingiusto che permetti che ai lazzaroni vada sempre bene, mentre a me che ti servo ne capita una dopo l’altra?”

La mentalità del contabile, del ragioniere ci impedisce di vedere ciò che abbiamo. Non ci rendiamo più conto che per noi Gesù ha dato la sua vita, ci dimentichiamo che la vita è un dono, che Dio non ha debiti con noi mentre noi ne abbiamo accumulati parecchi con Lui, non comprendiamo la gioia del suo Regno, le possibilità di comunione che ci vengono dai Sacramenti, la bellezza di poter poco per volta imparare ad amare come Lui, l’essere per davvero Figli di Dio, e ci preoccupiamo per un piccolo premio o ci lamentiamo con Lui perché ci sembra che non sia troppo puntuale a pagarci?

Gesù non si tira indietro ci promette il centuplo ma se noi impariamo ad amare scopriamo che il centuplo ce lo ha già dato e ce lo dà continuamente con il dono di se stesso.

 

 

MERCOLEDI’ 5 MARZO  -   MERCOLEDI’ DELLE CENERI

Una scheggia di preghiera:

 

PERDONACI, O SIGNORE, ABBIAMO PECCATO. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GIACOMINO DI CREVACUORE

Ecco un altro beato di cui conosciamo poco. Vissuto probabilmente nel 1400 fu frate converso nel convento dei carmelitani di Vercelli. Era un frate cercatore, cioè andava a cercare elemosine per il convento e per i poveri. Sembra però che la sua carità spesso lo portasse a lasciare tutto ai poveri, anche la sua razione quotidiana.

Parola di Dio: Gioele 2, 12-18; -sal. 50; 2Cor. 5,20-6,2; Mt. 6,1-6.16-18

 

“ECCO ORA IL MOMENTO FAVOREVOLE, ECCO ORA IL GIORNO DELLA SALVEZZA. (2Cor. 6,2)

Quasi come viatico per questo cammino di quaranta giorni vi affido una riflessione di quel grande vescovo innamorato di Dio che fu don Tonino Bello:

“Cenere in testa e acqua sui piedi. Tra questi due riti, si snoda la strada della quaresima. Una strada lunga, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa, perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, e il tempo quaresimale è un momento privilegiato. Pentimento e servizio sono le due grandi prediche che la Chiesa affida alla cenere e all'acqua, più che alle parole. Non c'è credente che non venga sedotto dal fascino di queste due prediche. Le altre, quelle fatte dai pulpiti, forse si dimenticano subito. Queste, invece, no, perché espresse con i simboli, che parlano un «linguaggio a lunga conservazione». È difficile, per esempio, sottrarsi all'urto di quella cenere. Benché leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E trasforma in un'autentica martellata quel richiamo perentorio all'unica cosa che conta: «Convertiti e credi al vangelo». Cenere e acqua. Ingredienti primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci dalla testa ai piedi.”

 

 

GIOVEDI’ 6 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

AFFIDO A TE LA MIA SORTE, TU SARAI IL MIO SOSTEGNO. (Sal. 55,23)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

MARCIANO (MARZIANO) Vescovo di Tortona, Santo, Martire

Una antica tradizione identifica  questo Marciano con un martire dei tempi dell’imperatore Adriano (117-138). Sarebbe stato un protovescovo della Diocesi di Tortona. Qualche storico lo identifica con un altro Marciano che fu vescovo di Ravenna, ma i Tortonesi preferiscono pensarlo come loro vescovo e protettore.

Parola di Dio: Deut. 30, 15-20; Sal. 1; Lc. 9,22-25

 

“CHE GIOVA ALL’UOMO GUADAGNARE IL MONDO INTERO, SE POI SI PERDE O ROVINA SE STESSO? (Lc, 9,25)

Gesù ci insegna la vera sapienza. Noi crediamo che la vita sia un insieme di cose e corriamo disperatamente per averle, spesso guardiamo al domani nella speranza che sia migliore di oggi e ci dimentichiamo che è oggi che dobbiamo vivere, rimandiamo il problema del voler bene e di Dio ad un ipotetico futuro e non ci rendiamo che il Regno di Dio è adesso. Vi offro questa riflessione di Marion Stroud che è stata scritta soprattutto per le coppie ma penso possa  andar bene per ciascuno: Se sapessimo che la vita finisce domani, perderemo ancora tempo a litigare? Butteremmo via in frammenti le ore preziose, rifugiandoci dietro quel muro di freddo silenzio, uscendone fuori solo per lanciare un’altra diga di parole furiose, invisibili missili, ma in ogni caso micidiali come mattoni o come bottiglie rotte? Se sapessimo che la vita finisce domani, conserveremmo tutto un sistema di errori, decisi a non essere i primi a cedere? O la smetteremmo di badare a chi aveva cominciato, sapendo che nessuno sta del tutto nel giusto, e che in questo tipo di guerra finiremmo entrambi per essere perdenti? Se sapessimo che la vita finisce domani, sicuramente faremo tesoro dell’oggi. Riempiremmo le ore fino all’orlo di amore e di riso invece che di rabbia e di amarezza, creando ricordi brillanti come gioielli che possono illuminare i nostri cuori invece di oscuri rimpianti che potrebbero ritorcersi contro e distruggere. Se sapessimo che la vita terminerà domani… ma chi può dire che non accadrà? L’unico giorno del quale possiamo essere certi è l’oggi. Così oggi cercherò di porgerti la mano. Oggi ti dirò: “Mi dispiace” e “Ti amo”.

 

 

VENERDI’ 7 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

PIETA’ DI ME, O DIO, SECONDO LA TUA MISERICORDIA: NELLA TUA GRANDE BONTA’ CANCELLA IL MIO PECCATO. (Sal. 51,1)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

MARIA CLOTILDE ADELAIDE SAVERIA di Borbone, Regina di Sardegna, Venerabile

Era nata il 23 settembre 1759 nel castello di Versailles da Luigi, delfino di Francia e Maria Giuseppina di Sassonia. Fu però educata ad una vita cristiana ed ascetica. Ella imparò l’italiano direttamente da Goldoni e ancora giovanissima andò sposa al principe ereditario del Piemonte Carlo Emanuele, anch’egli incline alle cose dello spirito. Maria Clotilde fu di esempio a tutta la corte Sabauda per il suo spirito di preghiera e di sacrificio. Avendo atteso invano la nascita di un erede, i due coniugi si consacrarono a perfetta castità, entrarono entrambi nel Terz’Ordine domenicano. Nel 1793 prese l’abito votivo della “Consolata”. Nel 1798 la convenzione firmata con il generale Loubert costringeva il re a lasciare il trono, e i due sovrani dovettero partire esuli per la Sardegna. In seguito si spostarono a Firenze e poi alla corte borbonica di Napoli dove Maria Clotilde si spense il 7 marzo 1802. Maria Clotilde fu acclamata come “angelo tutelare del Piemonte” e il suo nome fu dato ad un'altra pia principessa della casa Savoia, la moglie del principe Girolano Napoleone.

Parola di Dio: Is. 58,1-9; Sal. 50; Mt. 9,14-15

 

“VERRANNO GIORNI QUANDO LO SPOSO SARA’ LORO TOLTO E ALLORA DIGIUNERANNO”. (Mt. 9,15)

Leggendo le vite dei santi spesso ci capita di trovare che molti di loro facevano tante penitenze, rinunce anche a cose lecite e qualche volta necessarie, ci risulta addirittura che qualcuno di loro compromise la propria salute per penitenze troppo pesanti. Noi ci chiediamo: “Il Signore vorrà proprio queste cose? Questo continuo battersi il petto anche quando non è il caso non sarà una raffinata forma di ipocrisia? E poi, a forza di penitenze non si rischia, come è successo in epoche passate di ridurre la Buona notizia ad un invito alla sofferenza?” Qualcuno, poi con realismo dice: “Ma nella vita non ci sono già abbastanza prove, sofferenze, rinunce obbligatorie, per andarsene a cercare altre?”. Eppure non possiamo neanche nasconderci che Gesù ha digiunato, che Lui stesso ci invita a pentirci, che tutta la Bibbia è piena di inviti al digiuno del corpo segno di ravvedimento. Ecco alcuni tentativi di risposta con i quali siamo invitati a confrontarci:

Gesù è la pienezza dell’umanità. Gesù è venuto a portarci la gioia di essere perdonati da un Dio che è nostro Padre. Perché la gioia della sua salvezza possa operare in noi occorre il nostro ravvedimento. Questo dovrebbe portarci da una parte ad esaminare la nostra situazione, a riconoscere il nostro peccato, a comprendere che da soli non possiamo salvarci, a manifestare con dei segni il nostro desiderio di essere perdonati e salvati, e il digiuno e la rinuncia non possono allora manifestare come segno questo nostro atteggiamento? Certamente con equilibrio. Dio non gode delle nostre sofferenze, Dio vuole che gli atti esteriori manifestino ciò che è veramente nel nostro cuore. Dio ci ha dato le cose perché noi ne usassimo con saggezza; allora digiuno, rinuncia e amore non possono mai andare disgiunti. Se io rinuncio a qualcosa per dirmi: “Quanto sono bravo, quanto sono forte!” la rinuncia ha già il suo premio in se stessa (un premio ben stupido) e non serve a nulla. Se io rinuncio a qualcosa per qualcosa di più grande manifesto il mio animo, il mio desiderio, la mia convinzione, faccio del bene e allora questo può essere gradito.

Dopo questa riflessione a qualcuno può rimanere ancora il dubbio se certi santi che si flagellavano e torturavano per fare penitenza fossero del tutto equilibrati. Credo di poter dire che certe manifestazioni erano frutto di una mentalità propria di certe epoche e anche di certi tipi di predicazione ma questa cosa, oggettivamente sbagliata e in sé non voluta dal Vangelo, era per molti di essi una espressione di amore profonda per Dio e un tentativo amoroso di ripercorrere nelle proprie membra la passione di Gesù.

 

 

SABATO 8 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

SALVA IL TUO SERVO CHE IN TE SPERA, O SIGNORE. (Sal. 86,3)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GIOVANNI DI DIO, SANTO

Giovanni Ciudad (1495 - 1550) figlio di un artigiano portoghese, fu pastore, militare, commerciante, prima di convertirsi all’età di 42 anni. Fondò un ospedale a Granada e pose le basi dell’ordine dei Fate bene fratelli. Morì vittima della sua grande dedizione. E’ patrono degli infermieri e degli ammalati.                     

Parola di Dio: Is. 58,9-14; Sal. 85; Lc. 5,27-32

 

“LEVI GLI PREPARO’ UN GRANDE BANCHETTO NELLA SUA CASA. E C’ERA UNA FOLLA DI PUBBLICANI E D’ALTRA GENTE SEDUTA CON LORO A TAVOLA”. (Lc. 5,29)

Gesù chiama l’esattore Levi (Matteo) e questi, dopo aver lasciato il tavolo del cambiavalute, imbandisce una festa per Gesù. Noi siamo talmente abituati a pensare che la sequela di Gesù sia una cosa dura e difficile che ci stupisce che un chiamato, come primo segno di sequela faccia una festa. E pensate bene: Gesù va a quella festa! Sentirsi dire da Gesù "seguimi!" non è prima di tutto iniziare esami di coscienza per vedere se ne siamo degni o meno, non è farsi interrogativi sul perché e sul per come,  è l’inizio di una stupenda avventura per la quale vale la spesa imbandire un grande banchetto. Evangelizzare, annunziare Gesù è qualcosa di così straordinario, che non può non rivestire l'immagine di una grande festa. Evangelizzare vuoi dire invitare a festa!  Se riscopriamo questo segreto di gioia, le nostre Eucaristie ritorneranno a essere dei momenti gioiosi e non delle tristi abitudini o dei gesti compassati. Se riscopriremo questo far festa per una buona notizia anche i cosiddetti lontani capiranno che il Vangelo non è tristezza ma gioioso annuncio. Un errore che comunemente facciamo mettendoci davanti a Gesù è quello di sottolineare troppo la distanza che c’è tra noi e Lui. Lui è Dio, noi uomini. Lui è santo, noi molto lontani dalla santità. Se questo è vero, è anche vero che Lui è venuto proprio per abolire queste distanze. Noi, poi, spesso pensiamo che solo i buoni possano avvicinarsi a Lui. Lui, invece, è venuto per la salvezza di tutti. Anche le parole di Gesù che noi ripetiamo nella consacrazione del calice, ce lo ricordano: “Questo è il mio sangue versato per voi e per tutti”. Quindi, Gesù non è imprigionato nei monasteri, non e retaggio esclusivo di coloro che pensando di essere gli unici giusti lo rifiutano perché già “occupati” da se stessi. Anzi, se qualcuno sta particolarmente a cuore a Gesù sono proprio i “lontani”, i peccatori. Gesù è il buon Pastore che va in cerca della pecora perduta.

Se dunque ti senti peccatore, indegno di Gesù, pensa che Lui ti sta cercando, che per te ha offerto la sua vita, che non ti considera una “persona persa” ma che ti sta cercando perché ti ama. L’unica cosa che devi fare è lasciarti trovare, cambiare vita, fare festa e invitare anche altri alla festa perché la misericordia di Lui possa riempirti e raggiungere anche i fratelli.

 

 

DOMENICA 9 MARZO  -   1^ DOMENICA DI QUARESIMA B

Una scheggia di preghiera:

                 

CONCEDICI DI CRESCERE NELLA CONOSCENZA DEL MISTERO DI CRISTO E DI TESTIMONIARLO CON UNA DEGNA CONDOTTA DI VITA. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

BARELLO MORELLO, Servo di Dio 

Nacque nel 1857 a Cavagnolo da famiglia contadina. Rimasto orfano fu allevato da uno zio. Nella sua giovinezza alternò momenti di rilassatezza ad altri di profonda devozione. Nel 1875, in spirito di penitenza divenne pellegrino devoto. E peregrinò soprattutto in Spagna. Profondo amante della Eucarestia fece sempre vita povera di questuante dedicando tutto il suo tempo alla preghiera in un abbandono totale alla Provvidenza. Morì ad Alcoy (Valenza) il 9 marzo 1894.               

Parola di Dio: Gen. 9,8-15; Sal.24; 1Pt. 3,18-22; Mc. 1,12-15

 

“LO SPIRITO SOSPINGE GESU’ NEL DESERTO ED EGLI VI RIMASE QUARANTA GIORNI TENTATO DA SATANA. (Mc.1,12-13)

La prima domenica di quaresima, oltre che ad introdurci a comprendere meglio il senso del battesimo che rinnoveremo la notte di Pasqua ci invita a seguire Gesù nel deserto. Perché il deserto, la preghiera, il sacrificio, la sobrietà, la condivisone? Il mondo di oggi ci dice ben diverso! Gesù va nel deserto per affinare il suo spirito prima della missione, per comprendere meglio, come uomo, la volontà del Padre, per avere Dio nel cuore per portarlo ad altri. E per ottenere questo è necessario fare posto a Dio e quindi sgombrare il cuore e la vita di tutto ciò che intralcia. Per noi la Quaresima è un cammino dietro a Gesù: non deve perciò essere un cammino triste, anche se austero, ma pervaso di gioia, perché sfocia nel rinnovamento, nella pienezza di vita, nella risurrezione. Nella Bibbia il numero 40 sta ad indicare un periodo al termine del quale c’è l’intervento di salvezza e di grazia da parte di Dio.

Si possono dunque riassumere tutti gli impegni quaresimali di questo periodo in questi atteggiamenti principali: riflessione, rinuncia, condivisione. Riflessione intesa come ascolto frequente della Parola di Dio, per essere illuminati, giudicati, orientati; come preghiera sia comunitaria che personale; come sforzo di vita interiore. Ricordiamoci che cosa ci ha detto Gesù: “quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo”, per invitarci a ritrovare l’interiorità, il raccoglimento, chiudendo la porta a quanto è motivo di dissipazione, di dissociazione da ciò che dovremmo essere davanti al Signore e quello che siamo. La quaresima, poi è un periodo di rinuncia non soltanto al superfluo, ma anche al necessario, soprattutto per condividere con gli altri il frutto delle nostre rinunzie, infatti già il giorno delle Ceneri Isaia ci ha ricordato che il digiuno consiste nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, i senzatetto, nel vestire chi è nudo. Possa dunque essere questo il clima in cui ci mettiamo in ascolto e alla sequela di Gesù.

 

 

LUNEDI’ 10 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TI SIANO GRADITE LE PAROLE DELLA MIA BOCCA E SIANO DAVANTI A TE I PENSIERI DEL MIO CUORE. (Sal. 19,15)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

ATTALA ( ATTALO), Abate di Bobbio, Santo

Era  nativo della Borgogna, si fece monaco a Lerins, ma non vi rimase a causa della rilassatezza dell’osservanza. Fu accolto benevolmente da San Colombano che accompagnò fino a Bobbio. Qui un anno dopo la morte del fondatore (615) fu eletto a succedergli come abate. In dodici anni di guida di quella comunità insistè molto sulla preghiera e la pietà dando egli stesso esempio di disciplina e di amor di Dio. Si racconta che già in vita operasse miracoli come quello di riattaccare un dito ad un monaco che se lo era tagliato. Morì nel luglio del 626 vicino alla croce che aveva fatto mettere sulla porta della sua cella per baciarla ogni volta che vi entrava e vi usciva.             

Parola di Dio: Lev. 19,1-2.11-18; Sal. 18; Mt. 25,31-46

 

“E SARANNO RIUNITE DAVANTI A LUI TUTTE LE GENTI, ED EGLI SEPARERA’ GLI UNI DAGLI ALTRI, COME IL PASTORE SEPARA LE PECORE DAI CAPRI”. (Mt. 25,32)

Dopo aver letto questa pagina di Vangelo mi ha colto una strana sensazione: “Oggi, per me avviene il Giudizio universale”

Oh, non è che pensi che proprio oggi morirò e comparirò davanti al tribunale di Dio, no! Penso che oggi io sono davanti a Dio e a suo Figlio Gesù. Lui è lì e anche oggi mi offre la vita, il perdono dei peccati, il suo amore concreto. Lui è lì, il Signore dell’universo che si è fatto uomo come me, per me. Lui è lì che si fa pane per il mio cammino e dopo avermi offerto tutte queste cose chiede a me, proprio a me, un po’ d’amore. E io, nella preghiera gli dico che gli voglio bene, anzi arrivo a dire, forse esagerando un po’, che lo amo “con tutto il cuore”.

Ma se oggi è il mio giudizio universale mi accorgo che dopo avergli detto “ti amo” non posso chiudere la pagina del libro e andarmene per i fatti miei perché Dio è dappertutto e, se io lo riconosco, in tutti mi chiede un po’ di amore. Ho detto le preghiere e brontolo perché la colazione non è pronta a puntino come desideravo, perché la camicia non è ancora stirata e mi tocca mettere quella di ieri e non vedo Gesù in mia moglie stanca perché da due giorni segue nostro figlio con la febbre alta. Salgo in macchina e sono tutti dei disgraziati perché non si guida così e quel ‘posapiano’ farebbe bene a starsene a casa invece che a venire ad intralciare il traffico di chi ha tante cose da fare. E poi quei lavavetri: tutte le mattine la solita rogna: non hanno ancora capito che intanto da me non prendono niente  perché “Io non aiuto il crimine organizzato”. E che dire di quel collega che ha fatto carriera solo perché lui e soprattutto la moglie di lui hanno fatto viso dolce al capo: lui va avanti e quelli che meritano tirano solo e sempre la carretta…. “Oggi è il mio giudizio universale…”.

“Ma Gesù, come è difficile riconoscerti, come è difficile capire dove è il giusto amare, come è difficile distinguere carità da giustizia. Perché hai complicato le cose nascondendoti negli altri. Non era tutto più semplice se te ne stavi nel tuo tempio dove magari venivo a fare un bella offerta per comprarmi una fetta di paradiso…” Eppure il mio giudizio universale è oggi, eppure Gesù ha fame oggi, è malato oggi, è povero e bisognoso di amare concreto oggi… ”Abbi pietà di noi, Signore e apri, oggi, i nostri occhi e soprattutto il nostro cuore per riconoscerti e per poter essere riconosciuti da te.”

 

 

MARTEDI’ 11 MARZO

Una scheggia di preghiera:

                            

 PADRE NOSTRO! (Mt. 6,9)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

BALBINA DI ASSISI, Beata, Monaca 

Nata ad Assisi nel 1215, nipote di Santa Chiara, divenne religiosa nel monastero di San Damiano. Dotata di doni soprannaturali, fu esempio di virtù cristiane. Dopo aver eretto un convento ad Arezzo, tornò ad Assisi dove morì 

l’11 marzo 1254.               

Parola di Dio: Is. 55,10-11; Sal. 33; Mt. 6,7-15

 

“VOI DUNQUE PREGATE COSI’: PADRE NOSTRO…”. (Mt. 6,9)

Molto dipende dall’esperienza che noi leghiamo a questa parola:  Papà, come Mamma, sono le due parole forse più importanti della vita sia per ciò che esse suscitano in noi nel ricordo dei nostri genitori, sia per il senso della sacralità della famiglia, sia perché esse, in modi molto diversi, ci coinvolgono nel nostro atteggiamento verso gli altri, soprattutto verso le persone che ci sono più care. Eppure queste due parole che in linea di massima raccolgono i sentimenti più cari e l’esempio di amore più vero e più sentito e donato, possono essere state oscurate nella nostra mente o dalla nostra esperienza personale negativa o da una visione di paternità e di maternità troppo legate al tempo, al modo e alla cultura in cui viviamo. Dio nel manifestarsi a noi come Padre ha corso il rischio che noi sulla sua figura non solo proiettassimo quello che è il vero senso della paternità e della maternità, ma anche le figure negative che in certi casi persone o culture hanno legato a questa figura.

Padre è colui che genera per amore totale e disinteressato e non il padre meschino che genera sul calcolo e sul bisogno.

Padre è colui che si interessa con amore al figlio e non solo quello che soddisfa un suo bisogno e lascia che l’educazione del figlio la dia la madre o qualcun altro.

Padre è colui che dona sempre e non quello che approfitta del figlio o della figlia.

Padre è colui che ha autorità per il bene e non il padrone che sfrutta tutte le occasioni.

Padre è colui che genera ad “immagine e somiglianza” donando le cose migliori di se stesso al figlio e non colui che vuole il figlio brutta o buona copia di se stesso.

Padre è colui che di figli ne ha tanti e sa dare a ciascuno secondo le necessità senza distinzioni o parzialità.

Padre è colui che educa offrendo i propri valori e dando esempio con la propria vita, non colui che impone e ottiene con la forza. ….

Ogni volta che preghiamo con le parole che Gesù ci ha insegnato, impariamo a gustare le dolcezza e la bellezza di un Padre vero, generoso, amante totale dell’uomo e se qualche esperienza temporale e negativa abbiamo avuto. non facciamo cadere sul Padre dei cieli quelle che possono essere le povertà dei padri della terra.

 

 

MERCOLEDI’ 12 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TU GRADISCI, SIGNORE, UN CUORE PENITENTE. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

MANFRINATI FLORA,  Serva di Dio,

Fondatrice delle Educatrici Apostole Figlie di Nostro Signore Universale Nata a Tregisallo (Ferrara) l’ 8 Luglio 1906, si trasferì con la famiglia operaia a Testona di Moncalieri. Fu guidata da grandi e santi preti: il Boccardo, il Paleari e poi Padre Fissore. Specialmente durante la guerra aiutò le missionarie della Consolata nell’oratorio catechistico San Michele che verrà distrutto in un bombardamento. Si formò attorno a lei un gruppo di ragazze desideroso di operare il bene Il gruppo iniziò la sua opera nella casa di una sua amica Lina Prosa, intanto una fondazione il COR (Casa Opere Religiose) si rendeva disponibile affinché si fondasse un collegio famiglia, prodromo delle future “casa famiglia”. Muore il 12 marzo 1954.               

Parola di Dio: Giona 3,1-10; Sal. 50; Lc. 11,29-32

 

“QUESTA GENERAZIONE CERCA UN SEGNO, MA NON LE SARA’ DATO NESSUN SEGNO FUORCHE’ IL SEGNO DI GIONA”. (Lc. 11,29)

Gesù, davanti alle folle che cercano da lui solo segni miracolistici, dice ai suoi uditori e a noi: “Non vi sarà dato alcun segno se non quello di Giona”. Che cosa vuol farci capire Gesù? Direi, prima di tutto, che Gesù mette in chiaro alcune cose:

“Se vieni dietro a me per trovare una via facile, un facile soluzione a tutti i tuoi problemi, resterai deluso”. Gesù non è venuto a risolvere Lui i nostri problemi con qualche bel miracolo, è venuto ad indicarci una strada (e neppure facile: quella della croce) perché noi ci mettiamo alla ricerca e, con il suo aiuto, possiamo dare un senso alla nostra vita.

“Se cerchi miracoli strabilianti, hai sbagliato strada: Io non scendo dalla croce per comprovare che sono il Figlio di Dio, io muoio sulla croce per darti la mia vita”. I facili miracoli lasciamoli a maghi e fattucchieri.  I miracoli veri ci sono, eccome! Ma sono da leggere nel quotidiano non nello straordinario. “L’unico segno è quello di Giona…”  E la figura di Giona ha almeno due evidenti significati. Prima di tutto è un profeta che viene mandato a predicare perché Dio ha a cuore che gli abitanti di Ninive si convertano. Gesù è l’ultimo e il più grande segno dell’amore di Dio perché ogni uomo, guardando a Lui e all’annuncio del suo regno. possa convertirsi ed essere salvo. Poi Giona, nel racconto immaginifico, viene inghiottito in mare da un pesce e rimane tre giorni nel suo ventre prima di essere rigettato sulla spiaggia di Ninive e questa immagine ben si addice a Gesù che viene inghiottito nel mare del male, dell’odio, della cattiveria, della morte ignominiosa e che rimane per “tre giorni” nel ventre della terra e della morte per uscirne però vincitore. Gesù con la sua morte e risurrezione è il segno concreto della possibilità che in Lui ci viene offerta per morire con Lui al male e risorgere alla vita nuova. E allora vedete come questo, in sintesi, è proprio il nostro cammino quaresimale: andare dietro a Gesù non per facili miracoli o interessi umani, ma sentire le sue parole rivolte a noi per poterci convertire totalmente a Lui e con Lui fare il passaggio verso la .liberazione e la vita.

 

 

GIOVEDI’ 13 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

FATTI CONOSCERE NEL TEMPO DELLA NOSTRA AFFLIZIONE E INFONDI IN NOI CORAGGIO. (Ester 4,17)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

ELDRADO, Abate della Novalesa, Santo                

Pur conoscendo quasi nulla della sua infanzia e giovinezza si pensa dai più che fosse originario della Provenza. Due documenti dell’825 e dell’827 ce lo indicano come abate della Novalesa. Dalla chiesetta eretta in suo onore da un altro abate, Giacomo delle Scale, priore nel 1229 – 1265  all’interno dello stesso monastero, comprendiamo alcuni aspetti della vita di Eldrado, prima agricoltore, poi pellegrino, quindi la sua consacrazione alla Novalesa, poi la sua attività taumaturgica come liberatore di Briancon dai serpenti e da ultimo la sua morte mentre riceve il viatico.            

Parola di Dio: Ester 4,1.3-5.12-14; Sal. 137; Mt.7,7-12

 

“BUSSATE E VI SARÀ APERTO”. (Mt. 7, 7)

Ci guida oggi una riflessione di don Albanese datata di parecchi anni.

Sei un uomo? Dunque sei un mendicante. Siamo tutti dei mendicanti che ci avvicendiamo a bussare a ogni porta. Abbiamo bisogno di tutto e di tutti: io di te, tu di me, e tutti di Dio. Chi dicesse il contrario è un bugiardo o un povero illuso. L'operaio bussa alla porta del dirigente, e il dirigente alla porta dell'operaio; il professore bussa alla porta del tecnico, e il tecnico alla porta del professore; il contabile bussa alla porta del ministro, e il ministro alla porta del contabile; il contadino bussa alla porta del medico, e il medico alla porta del contadino. Purtroppo non tutte queste porte si aprono: alcune restano chiuse. E se ribatti, senti una voce che ti dice: vengo. Ma tu sei ancora lì che aspetti. E se ribatti ancora, qualcuno ti grida: il padrone non c'è! E la porta non s'apre. Ma ce n'è una che si apre sempre: c'è un padrone che non è mai fuori; perché se per caso non ci fosse Lui, non ci saremmo né io né te. Lo trovi a tutte le ore e riceve tutti i giorni, anche alla festa; non riposa il pomeriggio, e di notte, quando tutti dormono, Lui veglia sulle sue creature. Puoi presentarti da solo, non è necessaria la raccomandazione, non ci sono uscieri alla sua casa, né devi fare anticamera; non ci sono code da fare: basta bussare e la sua porta si apre. Da sola? Si. Perché veramente non è mai chiusa ma socchiusa appena. E la prima parola che Egli ti dice è questa: « Chiedete e vi sarà dato ». Dimmi la verità: ti capita mai qualcosa di simile in mezzo agli uomini? Tu fai la tua richiesta, ripetila, insisti, ritorna, continua, persevera: Egli vuole che tu ritorni, perché ha piacere di rivederti, di riascoltarti, perché ti vuol bene. E se persisti, ti esaudirà. Chiedi dunque e riceverai. Certo, non sempre tutto quel che vuoi, ma sempre ciò che ti occorre. Non tutto quel che vuoi, perché potresti volere il tuo male senza saperlo, potresti volere ciò che non devi, ciò che non ti giova, ciò che non ti salva.

Al bimbo che chiede il coltello si dà del pane: consentire al capriccio sarebbe un delitto. Tu obietti che il bimbo non sa perché minorenne, e non rammenti che dinanzi a Dio non c’è maggiore età. Che cosa sai tu del domani? Che cosa sai tu della vita? Che cosa sai tu di te stesso?

Siamo tutti minorenni! Chiedi dunque quello che vuoi e ti sarà dato quel che ti occorre. Bussa senza esitazione, chiedi senza interruzione, senza pensare che sia troppo grande ciò che tu vuoi, senza credere che sia troppo difficile ciò che desideri, senza timore d'essere troppo meschino tu per ottenere; perché più grande è il dono, più risplende la potenza del donatore; più grande è la tua miseria, tanto più profonda è la pietà che ispiri. Chiedi come il figlio chiede alla madre, come il figlio che non limita né la sua richiesta né la sua fiducia, perché è sicuro che tutto sarà possibile a chi gli ha dato la vita. Ricordati che la risposta sarà in misura della tua fiducia.

 

VENERDI’ 14 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

PERDONACI, SIGNORE, E NOI VIVREMO. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

MATILDE, Santa, Regina

Matilde era regina di Germania molto amata dal suo popolo per la pietà, la prodigalità con cui aiutava i poveri del suo regno. Ma la sua famiglia non vedeva di buon occhio questa sua generosità e la costrinse per un certo tempo a ritirarsi in convento e congelò i suoi beni giudicandola troppo prodiga. Matilde riuscì comunque a fondare diversi monasteri e scuole popolari ed, essendo essa stessa analfabeta volle dare ai suoi sudditi l’esempio sedendo sui banchi di scuola. Morì in convento nel 968. 

Parola di Dio: Ez. 18,21-28; Sal. 129; Mt. 5,20-26

 

“SE DUNQUE PRESENTI LA TUA OFFERTA SULL’ALTARE E LI’ TI RICORDI CHE IL TUO FRATELLO HA QUALCHE COSA CONTRO DI TE, LASCIA LI’ IL TUO DONO DAVANTI ALL’ALTARE, E VA’ PRIMA A RICONCILIARTI CON IL TUO FRATELLO E POI TORNA AD OFFRIRE IL TUO DONO”. (Mt. 5,23-24)

Dopo un’omelia in cui, commentando queste parole di Gesù, avevo insistito sul fatto che la nostra preghiera, la nostra Messa doveva essere coerente con i nostri atteggiamenti e che “dovremmo prendere un po’ più sul serio queste parole di Gesù”, un amico mi diceva: “Vacci piano a prendere alla lettera quanto dice il Vangelo se no, in questo caso rischi che la chiesa si svuoti almeno per metà  e che di quelli che sono usciti non ne torni quasi nessuno”. E mi spiegava: “Prendi cento persone che sono andate a Messa. Chi di quelle cento non ha, almeno in un cantuccio della sua vita, qualcuno da perdonare o qualcosa da farsi perdonare? Se fossero coerenti dovrebbero uscire tutti, al massimo potrebbero rimanere i sordi, i distratti o i presuntuosi . Ma tu credi che sarebbe facile partire ed andare a chiedere perdono a quel parente con il quale da anni c’è tensione per quella eredità mal divisa, dal quale tu ti senti defraudato e che lui, a sua volta pensa di essere nel giusto e magari defraudato da te? Sei davvero disposto a perdonare a quel ladruncolo che pur di scippare la borsetta a tua madre anziana l’ha fatta cadere e di lì sono nate tutte quelle conseguenze per cui dopo un paio di anni di prove per tutti, tua madre è morta? Sei disposto a farti perdonare da quella persona che pensa di essere stata offesa da te, mentre tu, invece, pensi di aver detto solo la verità? Ti sentiresti di fare un gesto di onestà nel perdonare quella persona che, sei convinto e i fatti sembrano darti ragione, aspetta solo il tuo perdono per poter nuovamente approfittare di te?…”

La strada del perdonare e dell’essere perdonati dagli altri è una strada lunga e difficile e, tante volte stenta a trovare la meta, qualche volta, solo con le nostre forze umane sembra impossibile a realizzarsi. Che cosa voleva dunque dire Gesù?

Primo: non essere ipocrita né con Dio né con i fratelli: non puoi andare da Dio a chiedere perdono se tu non ti metti sulla stessa strada per perdonare e per accogliere l’eventuale perdono dei fratelli.

Secondo: non sono i risultati immediati ottenuti che ti aprono o precludono al perdono di Dio. E’ l’atteggiamento del tuo cuore quello che conta, è il cammino che cerchi di intraprendere verso il saper perdonare che conta. Anzi è proprio dalla constatazione della grande misericordia che Dio ha con te che trovi la forza ed anche la gioia di renderti maggiormente disponibile al perdono.

 

 

SABATO 15 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

VOGLIO OSSERVARE I TUOI PRECETTI E NON ABBANDONARTI MAI. (Sal. 119,15)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

LUISA, Santa

Luisa era figlia naturale di Luigi de Marillac, un nobile francese che fino alla sua morte la mantenne in una ricca scuola. Dopo, però Luisa si scontrò con la realtà della povertà. Andò sposa al segretario della regina Maria De’ Medici ed ebbe un figlio, Michele. La sua vita quotidiana era però costantemente turbata dall’insoddisfazione: solo i suoi frequenti colloqui con S. Francesco di Sales riuscirono a darle un po’ di pace. Quando il marito morì e il figlio entrò in seminario poté consacrarsi totalmente al Signore. L’incontro con S. Vincenzo de Paoli fece nascere le suore “Figlie della carità” dedite all’assistenza dei poveri. Morì nel 1660.

Parola di Dio: Deut. 26,16-19; Sal 118; Mt. 5,43-48

           

“MA IO VI DICO: AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER I VOSTRI PERSECUTORI”. (Mt. 5,43)

Quella che abbiamo letto oggi è forse la pagina più esaltante di tutta la buona notizia di Gesù ma anche, a prima vista, la pagina più impossibile. Chi è che umanamente può essere capace di amare il proprio nemico che proprio in quel momento lo sta denigrando e distruggendo?  Tra l’altro può aver senso una cosa del genere o non va contro la natura stessa che spesso d’istinto per difendersi deve aggredire?

Gesù non chiede a noi ciò che può essere impossibile per la nostra umanità, ma ci indica delle strade e ci  propone anche i mezzi per poterci arrivare. Amare i propri nemici non vuol dire essere degli idioti masochisti che dicono: “Fammi pure del male che io ti amo ancora di più”. Anche Gesù non si comporta così: accetta con dolore e fatica la propria sofferenza, dice con chiarezza quello che è male e quello che bene, parla di un premio e di un castigo che ci sarà come conseguenza delle proprie scelte, ma non risponde né con l’odio né con la violenza anzi, trasforma il male che i suoi nemici gli stanno facendo in un atto di amore per tutti, loro compresi, se vorranno accoglierlo. Ma come è riuscito Gesù a fare questo? Perché ha guardato a Dio suo Padre ed ha fatto come Lui. Se per noi è estremamente difficile amare il nostro nemico è solo guardando a Dio e a Gesù che riusciremo a disarmare la rabbia e l’odio, è solo con la sua forza che allontaneremo la voglia di vendetta, è solo pensando alla misericordia che Dio sta usando con me che riuscirò a rivedere anche nel nemico il volto  pur difficile di un mio fratello ed è nell’equilibrio tra amore e giustizia, partendo dall’umiltà che potrò iniziare il mio cammino di trasformazione della vendetta in perdono, dell’odio in amore.

 

 

DOMENICA 16 MARZO  -   2^ DOMENICA DI QUARESIMA B

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICA I NOSTRI OCCHI PERCHE’ POSSIAMO GODERE LA VISIONE DELLA TUA GLORIA. (Dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GIULIANO Santo, Martire, Venerato a Vercelli 

E’ un santo che ultimamente è stato "eliminato", infatti lo si festeggiava fino al 1914, poi venne soppressa la festa solo perché non si sa a quale Giuliano si faccia riferimento. Certamente a Vercelli c’è una chiesa che fin dal 1185 è dedicata ad un San Giuliano martire. Potrebbe dunque essere un santo ma forse non di origine Vercellese. quello per secoli si è venerato lì.     

Parola di Dio: Gen. 22,1-2.9-13.15-18; Sal. 115; Rom. 8,31-34; Mc. 9,2-10

 

“SI TRASFIGURO’ DAVANTI A LORO”. (Mc. 9,2)

E’ un momento difficile per gli apostoli. Gesù deve mettere in crisi ciò che essi pensavano del Messia. Il Cristo non è il re glorioso e potente che libera dai poteri terreni, è il Dio che viene per servire e che accetta l’ignominia e la morte come l’ultimo dei peccatori. Perciò Gesù, per aiutarli, anticipa la gloria della sua risurrezione e il Padre indica ancora una volta in Gesù il Figlio delle sue compiacenze e aggiunge un comando: “Ascoltatelo”. Sono molti i segni di questo brano di Vangelo: il monte, luogo della preghiera; la nube segno della presenza di Dio; i personaggi dell’Antico Testamento che indicano la legge e i profeti; gli apostoli smarriti un po‘ come noi; la veste bianca che ci ricorda il battesimo… ma vorrei oggi fermarmi sul volto di Gesù: noi dobbiamo scorgere il vero volto di Gesù quando è luminoso e quando è deformato. Gli apostoli presenti alla trasfigurazione saranno anche testimoni della sofferenza e dell’agonia di Gesù nell’orto degli ulivi, così come saranno testimoni della sua risurrezione. Ma Gesù è presente anche nei nostri fratelli e spesso il loro volto è deturpato dall’ingiustizia, dalla violenza, dal sopruso. Se vogliamo vedere Gesù dobbiamo riconoscerlo nelle persone che gioiscono e nelle persone che soffrono. Spesso corriamo il rischio di annunciare la vittoria del Signore sul peccato e sulla morte, dimenticando le tenebre del Venerdì Santo e il grave silenzio del Sabato Santo. Potremo parlare di vittoria, di risurrezione solo se intanto sapremo accettare la passione col Signore e se ci faremo carico delle pene, delle sofferenze del nostro prossimo. Cerchiamo dunque i momenti di contemplazione, di preghiera prolungata, di silenzio davanti a Dio, per ridiscendere a valle, nella città degli uomini che soffrono, che sono bisognosi di aiuto concreto e generoso. Più che le nostre parole saranno i nostri gesti a testimoniare la nostra fede nel fatto che tutti i volti sfigurati dal peccato, dal male, dalla morte, saranno trasfigurati nella luce della gloria di Cristo risorto.

 

 

LUNEDI’ 17 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

A TE CONVIENE LA GIUSTIZIA, SIGNORE, A NOI LA VERGOGNA SUL VOLTO. (Dan. 9,7)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

PATRIZIO, Santo

Patrizio, nativo della Gran Bretagna (385 - 461), fu rapito dai pirati a 15 anni e venduto come schiavo in Irlanda. Sette anni dopo, il giovane fuggì. Dopo aver ricevuto la debita formazione nel monastero di Lerins, divenne vescovo. Si recò quindi ad evangelizzare l’Irlanda ancora pagana.

Parola di Dio: Dan. 9,4-10; Sal. 78; Lc. 6,36-38

 

“DATE E VI SARA’ DATO”. (Lc. 6,38)

Partiamo da una esperienza che, penso, ciascuno di noi avrà fatto: un amico ci ha fatto un dono oppure un piacere desiderato. Non sentiamo forse la voglia di contraccambiare. E questo non tanto per sdebitarci ma proprio per amore riconoscente? Se succede così a noi,  diventa facile capire quanto più possa capitare a Dio che è l’amore. Ciascuno di noi può testimoniare che Dio non si lascia mai battere in generosità. Non solo succedeva al Cottolengo a Don Bosco e ad altri santi di aver dato via tutto e di trovare chi li aiutava improvvisamente, penso possano testimoniarvelo tanti preti, tante Conferenze di san Vincenzo, i ragazzi del Sermig e tanti umili cristiani. Se tu dai con amore, Dio ti dà il centuplo. E non solo in denaro o in cose: Dio mette in te la serenità per affrontare una determinata difficoltà, ti trovi magari a dire quelle parole giuste al momento giusto che tu non ti saresti neppure sognato di pensare, ritrovi magari una persona con cui pensavi i ponti fossero definitivamente rotti… Ma bisogna cominciare a dare e a dare disinteressatamente, con amore. Ma qualcuno potrebbe dire: “Ma io non ho nulla, sono povero, vecchio…”.  Non è vero: se vogliamo abbiamo dei veri tesori: il nostro tempo, il nostro cuore, il nostro sorriso, il nostro consiglio, la nostra cultura, la nostra pace… “Ma io non so a chi dare!”. Anche qui non mascheriamoci dietro a scuse inesistenti: basta guardarci attorno: pensa se non puoi dare niente gratuitamente ai tuoi familiari, a quel compagno avvilito perché non è riuscito a scuola, a quella famiglia che abita sul tuo piano a quell’anziano come te ma pessimista e triste. Se impariamo, come ci ha insegnato Gesù, a non fidarci delle cose, ma a fidarci di Dio, Lui non ci mancherà mai.

 

 

MARTEDI’ 18 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, O SIGNORE, UN CUORE NUOVO E UNO SPIRITO NUOVO. (Ez. 18,31)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

SALVATORE, Santo

Era catalano e, rimasto orfano giovanissimo, andò a Barcellona dove fece il calzolaio per mantenere la sorella. Fattosi frate laico francescano, la sua fama divenne subito grande perché compiva miracoli e guarigioni. Per tentare di sfuggire all’entusiasmo popolare dovette cambiare diversi conventi finché giunse a Cagliari dove finalmente trovò pace e serenità. Mori nel 1567.   

Parola di Dio: Is. 1,10.16-20; Sal.49; Mt. 23,1-12

 

“SULLA CATTEDRA DI MOSE’ SI SONO SEDUTI GLI SCRIBI E I FARISEI. QUANTO VI DICONO, FATELO E OSSERVATELO, MA NON FATE SECONDO LE LORO OPERE, PERCHE’ DICONO E NON FANNO”. (Mt. 23.1-2)

Gesù, lo sai, per me è istintivo: dopo aver letto questo Vangelo, tutte le volte, si presentano alla mia mente una serie di immagini, dove vedo ben chiari gli scribi e i farisei di oggi, dove vedo visi mutevoli ad ogni occasione che si atteggiano ad espressioni comunemente intese come religiose, dove sento voci melliflue che sanno tutto e che impongono tutto… e non posso far altro che dire: ”Hai proprio ragione l’ipocrisia religiosa è facile ed è grande, ancora oggi”.

Ma poi so che non posso fermarmi lì. Rischierei di diventare un’ipocrita anch’io se mi fermassi a vedere solo il male che l’ipocrisia religiosa ha creato in altri e non scoprissi che questa brutta malattia è sempre in agguato se pur non ha già colpito anche me.

E allora chiedo al Tuo Spirito di farmi conoscere i sintomi di questo male e di farmi anche capire quali siano i rimedi per combatterlo e vincerlo.

I farisei si ritenevano i “puri” e questa supponenza poco per volta li aveva fatti sentire padroni della religione, sicuri delle proprie norme, incapaci di vedere il loro prossimo.

Il desiderio di una fede “pura” non è sbagliato ma andrebbe accompagnato dalla “purezza” interiore cioè: voglio incontrare Cristo, il suo messaggio, voglio capire e comprendere la sua verità, voglio adeguare la mia morale alla sua, ma perché? Per essere ritenuto buono? Per comprarmi il paradiso? Per sentirmi migliore degli altri? O perché ho scoperto di essere amato nella mia miseria dal Signore ed ho desiderio di volergli bene e di dimostrarglielo con il cuore con la vita?

Gli scribi avevano studiato la Sacra Scrittura e ne erano ottimi conoscitori ed interpreti, ma si erano chiusi in una specie di corporazione in cui contava chi conosceva di più, chi aveva la miglior scuola, i migliori allievi.

Conoscere la Bibbia è un bene, ignorarla sarebbe un male, un trascurare un dono prezioso che il Signore ci ha dato. Ma la Bibbia serve per conoscere Dio, per la mia vita e per quella degli altri, se no è solo un libro fumoso di cose passate.

La radice dell’ipocrisia religiosa, dunque, non sta nel religioso, ma sta nell’uso che ne faccio, non è un male esteriore anche se esteriormente si manifesta, è profondamente interiore, sta nella  purezza delle motivazioni che mi spingono. E la cura? E’ nel ritrovare, attraverso l’amore e la giusta umiltà, il vero senso del dono della fede che ci è data non perché noi ce ne appropriamo e la rinchiudiamo nei nostri ragionamenti o nei nostri schemi, ma perché ne gioiamo, ne otteniamo salvezza e, a nostra volta la doniamo con amore agli altri.

 

 

MERCOLEDI’ 19 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI FEDELE, O SIGNORE, ALLE TUE PROMESSE. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GIUSEPPE, Santo, Sposo di Maria

Giuseppe, falegname di Nazareth, della stirpe di Davide, sposo di Maria, ebbe fiducia in Dio e nella Madonna ed accettò la sua maternità. Dio lo ripagò affidandogli nientemeno che il proprio Figlio. Fu l’uomo giusto che visse all’ombra di Gesù e di Maria e fu l’ombra di Dio per loro,                

Parola di Dio nella festa di San Giuseppe: 2Sam. 7,4-5.12-14.16; Sal.88; Rom. 4,13.16-18.22;  Lc. 2,41-51

Parola di Dio nella feria di quaresima: Ger. 18,18-20: Salmo 30; Mt. 20,17-28

 

“COLUI CHE VORRA’ ESSERE IL PRIMO TRA VOI, SI FARA’ VOSTRO SCHIAVO; APPUNTO COME IL FIGLIO DELL’UOMO, CHE NON E’ VENUTO PER ESSERE SERVITO, MA  PER SERVIRE E DARE LA SUA VITA IN RISCATTO PER MOLTI”. (Mt. 20,27-28)

Ieri parlavamo di ipocrisia religiosa e ci chiedevamo quale poteva essere la medicina per combatterla e guarirla ed oggi Gesù, proponendoci se stesso e rispondendo alla domanda della mamma dei figli di Zebedeo che cercava per loro un posto d’onore, ci propone il rimedio più sicuro. Gesù sembra dirci: “ Se tu consideri la fede e la religione alla stregua delle cose di questa terra e con i criteri di questo mondo, la tua fede e la tua religione non servono a nulla: non servono per far carriera, e se anche nelle comunità dei credenti qualche volta succede così: stai attento che la "carriera religiosa" è uno dei più grossi imbrogli: alla fine ne resterai ancora più deluso delle ‘carriere’ terrene. La fede vera e la vera religione non conquistano i primi posti, sono gioie talmente interiori che si manifestano nel servizio. Guarda a me – ci dice ancora Gesù - Io ti ho amato sul serio, sul serio ho accettato di farmi peccatore al posto tuo ed o accettato nella mia carne le conseguenze del peccato: il dolore, la morte. Non ti ho amato per diventare il tuo padrone, ma per offriti la salvezza. E allora, se ti senti amato così, non dovrebbe essere naturale, gioioso, il cercare di donare la stessa cosa ai fratelli non con la forza, non con la sussiegosità di chi si sente padrone della religione, ma con la carità di chi ha imparato da me a servire?”.

 

 

GIOVEDI’ 20 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

BEATO CHI CONFIDA NEL SIGNORE. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

CLAUDIA, Santa, Martire

Durante i primi anni del IV secolo ad Amisio (attuale Turchia), l’imperatore Massimino Cesare aveva da tempo dato il via all’ennesima persecuzione contro i cristiani. Claudia, insieme ad altre sei donne cristiane venne arrestata, interrogata, invitata a rinunciare alla sua fede, ma non tradì e accettò la morte compiendo la scelta vincente di una vita eterna in cambio di una breve vita terrena.

Parola di Dio: Ger. 15,5-10; Sal.1; Lc.16,19-31

 

“ALLORA, GRIDANDO, DISSE: PADRE ABRAMO, MANDA LAZZARO AD INTINGERE NELL’ACQUA IL DITO E BAGNARMI LA LINGUA PERCHE’ QUESTA FIAMMA MI TORTURA”. (Lc. 16,24)

Quella che abbiamo letto oggi è una parabola talmente ricca di insegnamenti che  è un peccato non avere tutto lo spazio per poterla commentare nella sua integrità. Fermiamoci ad un particolare: quella di oggi sembra essere la parabola del ricco e del povero Lazzaro le cui situazioni si capovolgono nella vita futura dove Lazzaro sarà felice in Dio e il ricco si troverà nella situazione di desiderare il modesto sollievo di una goccia d’acqua, ma questa parabola non vale solo per il futuro, la vediamo illustrata molto spesso anche in questa vita. Noi chiamiamo beati i ricchi, gli arrivati, i potenti. A volte quasi con invidia guardiamo a certe persone "fortunate": “Potessi vincere anch’io la lotteria!”, “Riuscissi ad ottenere quel posto di potere!”.  Eppure basta un niente e chi ci sembrava “fortunato” si ritrova ad essere bramoso di affetto, invidioso quasi di una vita comune, semplice. Ecco, allora, che questa parabola ci invita, non solo ad essere attenti perché nel presente ci giochiamo il nostro futuro, ma anche perché nel quotidiano la nostra vera felicità dipende dai valori per i quali noi giochiamo la nostra vita. Sta tutto qui. Trovare il tesoro nascosto. E’ amaro altrimenti, accorgersi che, dopo tanto cercare, tanto correre e faticare si è ancora a mani vuote, che ci si è affidati a ricchezze che passano. Se vogliamo noi, oggi, possiamo essere ricchi di Dio. E questa è la miglior scelta che posso fare perché la gioia e la forza di avere Dio con me oggi sono anche la garanzia che questo bene prezioso non solo non mi sarà tolto ma durerà per tutta l’eternità.

 

 

VENERDI’ 21 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TU HAI MANDATO TUO FIGLIO VITTIMA DI ESPIAZIONE PER I NOSTRI PECCATI. (1Gv. 4,10)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

ELIA, Eremita presso Orta, Santo 

I santi Giulio, prete, e Giuliano, Diacono, evangelizzarono la regione del lago di Orta  e poi, nei loro ultimi anni si ritirarono nell’isola del lago per vivere vita eremitica, con loro molto probabilmente c’era anche il prete Elia che si prese  cura della chiesa da loro edificata e nella quale seppellì anche il corpo di Sant’Audenzio di Milano. Elia, morto verso la metà del secolo V fu subito considerato santo dalla gente del posto.              

Parola di Dio: Gen. 37,3-4.12-13.17-28; Sal. 104; Mt. 21,33-43.45

 

“IL PADRONE MANDO’ I SUOI SERVI DA QUEI VIGNAIOLI A RITIRARE IL RACCOLTO”.(Mt. 21,34)

A prima vista può sembrare strano: se Dio è nostro Padre, se Lui gratuitamente ci ha donato ogni cosa, se ha curato la nostra vigna e poi ce l’ha affidata, perché ora vuole che noi gli diamo i nostri frutti? E poi quali saranno i frutti che Dio pretende di raccogliere da noi?

Dio non pretende dei frutti per arricchire la sua grandezza: tutto è di Dio e nulla esiste senza la sua volontà, quindi Dio non cerca dei frutti per se stesso, ma vuole gioire nel vedere noi a portare i suoi frutti.

Ma se le cose stanno così i frutti saranno quelli che immaginiamo noi?

Dio non si accontenta di preghiere, devozioni, pratiche varie, manifestazioni esteriori, tessere e neanche di offerte generose.

Lui non vuole qualcosa di più, Lui vuole noi.

I frutti che Lui pretende da noi non servono ad aumentare le infinite ricchezze che sono già sue; i frutti servono a noi per crescere come uomini e come cristiani. Lui ha mandato i Patriarchi, i Profeti, Gesù, gli annunciatori del suo Vangelo per noi. Non sono esattori, sono quelli che ci possono aiutare ad ottenere da noi stessi il frutto migliore quello di crescere come figli ad immagine e somiglianza del Padre buono.

 

 

SABATO 22 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

TU GETTERAI IN FONDO AL MARE I NOSTRI PECCATI, O SIGNORE. (Mc. 7,19)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

BENVENUTO, Santo, Vescovo

Benvenuto Scotivoli era nato ad Ancona. Dopo aver studiato diritto a Bologna lasciò la carriera di avvocato per seguire la vocazione al sacerdozio. Eletto vescovo di Osimo, nelle Marche, si dedicò fino alla morte, nel 1282, alla cura delle anime e alla riforma dei costumi e della vita ecclesiastica.

Parola di Dio: Michea 7,14-15.18-20; Sal. 102; Lc. 15,1-3.11-32

 

“BISOGNAVA FAR FESTA E RALLEGRAR­SI, PERCHE’ QUESTO TUO FRATELLO ERA MORTO ED E’ TORNATO IN VITA". (Lc. 15,32)

Molti di noi stentano a comprendere l’insegnamento e la grande gioia che scaturisce da questa parabola perché forse assomigliano al figlio maggiore di questo Padre. Qualche volta siamo portati a dire: “Insomma io non sono proprio uno ‘scappato di casa’, non me la sono presa con Dio anche se tante cose non mi sembrano giuste in questo mondo, non gli ho chiesto in anticipo la sua eredità, non ho passato parte della mia vita in bagordi… In fondo ho sempre cercato di fare la volontà di Dio, ho avuto paura dei suoi castighi, ho cercato di fare un po’ di bene attorno a me, se guardo con attenzione ho osservato (a parte qualche piccola sbavatura: ma chi non la fa) i suoi comandamenti… E adesso dovrei gioire perché un disgraziato, uno che se l’è spassata mentre io lavoravo, torna a casa ed è perdonato, abbracciato, festeggiato dal Padre: il bastone ci vorrebbe!” Gesù, nella parabola non condanna il bene che il figlio maggiore ha fatto ma mette in evidenza il suo difetto che è quello di non aver capito il motivo del suo agire e dell’agire del Padre Insomma è uno che fa bene ma non ama. Ama poco il padre: è interessato agli averi, ha poca confidenza con lui: non gli ha mai neppure chiesto un capretto per far festa, non vede nel fratello un fratello ma solo un peccatore, uno che ha dilapidato dei soldi del padre che forse avrebbero potuto essere suoi. Gesù ci ama quando vede che facciamo il nostro dovere. Il premio non ci mancherà: “quello che è mio, è tuo” ma ci chiede di amare: amare Lui, la sua volontà, vedere negli altri dei fratelli amati, non essere invidiosi per il perdono accordato ma gioiosi per i doni che Dio riversa su tutti. Se pensiamo di essere un po’ come questo figlio maggiore, ringraziamo Dio di non essere scappati di casa, ma non chiudiamo la porta di casa perché “Nella casa del Padre mio ci sono molti posti” e solo insieme con altri la festa sarà più completa.

 

 

DOMENICA 23 MARZO  -   3^ DOMENICA DI QUARESIMA B

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA MISERICORDIA CI SOLLEVI, O SIGNORE. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

BERNOLFO Santo, Martire, Venerato a Mondovì

Storia strana e controversa quella di questo Santo Bernolfo o Bernulfo che viene festeggiato oggi a Mondovì e onorato come patrono secondario della città. Infatti con ogni probabilità egli fu Vescovo ma di Asti. egli era Astigiano, se non di nascita, almeno di elezione, fu Vescovo di quella città nel VIII secolo. Era il periodo in cui i Saraceni che occupavano la Liguria avevano valicato gli Appennini e si spingevano nel Monferrato depredando ed uccidendo. Anche Bernolfo fu martirizzato per la sua fede. Quando alcuni cittadini di Asti, Vicoforte, Carassona e Vasco in rivolta contro i Vescovi Conti della città emigrarono per fondare la città di Mondovì vi portarono le sue reliquie e da allora vi fu onorato, quasi a dire che se c’erano Vescovi Conti di Asti che mal governavano c’erano anche dei santi martiri sotto i quali farsi proteggere.     

Parola di Dio: Es. 20,1-17; Sal. 18; 1Cor. 1,22-25; Gv. 2,13-25

 

“LO  ZELO PER LA TUA CASA MI DIVORA”.. (Gv. 2,17)

Nel brano di Vangelo di oggi ritorna la parola  “tempio”. Prima è il tempio, luogo di preghiere e di presenza di Dio che Gesù purifica scacciandone i venditori e tutti coloro che ne hanno fatto una spelonca di ladri. Poi, nella discussione gli ebrei pensano al tempio di pietre costruito in 46 anni mentre Gesù parla del tempio del suo corpo, poi i discepoli illuminati dalla risurrezione comprendono quale sia il vero Tempio di Dio sulla terra. Ripercorriamo anche noi il cammino di questa parola. Anche noi abbiamo dei templi segno della presenza di Dio in mezzo alle nostre case e luogo di preghiera e spesso sono templi da purificare perché sono diventati solo più luoghi di culto, di riti tristi spesso superstiziosi… Ma vi è anche un altro corpo che ha bisogno di essere purificato ed è il corpo della comunità ecclesiale che deve liberarsi dai compromessi con il potere e con il denaro per annunciare con credibilità “Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma , per coloro che sono chiamati, potenza e sapienza di Dio”. E, infine, c’è un Tempio che è il Corpo del Signore. Dobbiamo dunque sempre più accentuare la centralità della Eucarestia domenicale, incontro festivo e gioioso di fratelli e di amici che vanno verso il Padre per ascoltare la sua voce e per offrire a Lui il corpo crocifisso e risorto del Signore Gesù, che viene poi ridonato come cibo per il nostro viaggio. Ognuno di noi e le nostre comunità cristiane abbiamo un lungo cammino  di conversione da compiere, perché la nostra vita sia un culto animato dallo spirito gradito a Dio e perché la nostra preghiera dia orientamento e alimento alla nostra vita.

 

 

LUNEDI’ 24 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

L’ANIMA MIA HA SETE DEL DIO VIVENTE, QUANDO VEDRO’ IL SUO VOLTO? (Sal. 42,3)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GIOVANNI DEL BASTONE, Beato   

Nella chiesa di San Benedetto in Fabriano sono conservati i resti di questo Beato Giovanni e il suo bastone, segno della sua volontà di essere monaco e che lo accompagnò in tanti viaggi fatti per predicare il Vangelo. Egli era nato a Fabriano dove aveva aperto una scuola, poi si era ritirato nell’eremo, ma di qui era stato richiamato dal Vescovo di Camerino che, ordinandolo sacerdote, lo aveva mandato a predicare. Morì il 24 Marzo 1290.   

Parola di Dio: 2Re 5,1-15; Sal 41e42; Lc. 4,24-30

 

“C’ERANO MOLTI LEBBROSI IN ISRAELE AL TEMPO DEL PROFETA ELISEO, MA NESSUNO DI LORO FU RISANATA SE NON NAAMAN IL SIRO”. (Lc. 4,27)

Non vi è mai capitato di assistere a quella che io chiamo: la “fiera delle religioni”? Succede, e molto più spesso di quello che immaginiamo, quando incontri gli esaltati della religione che si presentano come gli unici detentori della verità: “Vieni con noi il nostro è il migliore degli Dei; la nostra è l’unica vera religione; con la nostra chiesa non puoi sbagliare mai”. E questa è una fiera che  ci rattrista perché Dio, i suoi valori, sono messi all’asta o sono contrapposti gli uni agli altri quasi che Dio  fosse in lotta con se stesso. Ma quello che oltre a rattristare spaventa è quando questi integralisti religiosi (a qualunque religione appartengano) escludano ogni altro pensiero religioso diverso dal loro e arrivino a giustificare il terrorismo e la guerra santa mascherandoli con sentimenti religiosi.

Un’idea base del Vangelo è quella che Dio non è monopolio di nessuno: Dio è libertà assoluta che non può essere vincolata in schemi umani ed è misericordia e amore per tutti gli uomini.

Gesù, ricordando l’episodio di Naaman, un pagano guarito dalla lebbra, vuole aiutarci a capire che nessuno di noi davanti a Dio deve avere l’atteggiamento del possesso. Bisogna invece essere riconoscenti per il suo amore che si riversa su ogni uomo che si rende a Lui disponibile.

Tra tutti gli integralismi, quello religioso è il peggiore perché è addirittura contrario al pensiero di Dio e non rispetta l’uomo. Ma, attenzione anche ai piccoli integralismi religiosi, quelli che ci fanno dire: “La salvezza si realizza solo nel mio movimento”, “La Bibbia la interpretiamo bene solo in quei gruppo”, “Se vuoi essere a posto devi per forza fare così e così”.

Affermare la propria appartenenza di fede a un popolo o ad un gruppo è necessario per la verità ma non deve mai diventare imposizione umana e tantomeno motivo di giudizio o di discriminazione.

 

 

MARTEDI’ 25 MARZO: ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

ECCOMI, SIGNORE, SI COMPIA IN ME LA TUA PAROLA. (Dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

MENOCHIO GIUSEPPE BARTOLOMEO, Servo di Dio

Era nato a Carmagnola il 19 marzo 1741. La sua famiglia aveva profondi valori cristiani  e fu anche benedetta come vocazioni, infatti quattro dei sei figli furono sacerdoti. Giuseppe entrò nel 1760 tra gli Eremitani di Sant’Agostino, fu sacerdote, poi parroco, poi predicatore famoso in tutto il Piceno. Nel 1796 fu consacrato coadiutore di Reggio e poi chiamato dal Papa Pio VII a Roma con l’incarico di essere suo confessore. Fedele al Papa visse con Lui tutte le vicissitudini di quel tempo. Cercò per sé e predicò per gli altri la volontà di Dio, si spese indefessamente nell’apostolato specialmente per quelle diocesi che erano prive di vescovo e per le religiose. Morì alcuni mesi prima del Papa il 25 marzo 1823.

Parola di Dio nella festa della Annunciazione:  Is. 7,10-14; Sal. 39; Eb. 10,4-10; Lc. 1,26-38

 

“ECCOMI, SONO LA SERVA DEL SIGNORE, AVVENGA DI ME SECONDO LA TUA PAROLA” . (Lc. 1,38)

Con queste sue parole Maria dà inizio alla sua grande avventura con Dio. Non tutto è chiaro a Maria: ha chiesto informazioni, qualcuna ne ha avuta, ma tutto poggia sulla fede e lei si fida: si fida che Dio abbia su di Lei un progetto meraviglioso e si affida alla sua volontà non con senso di costrizione, ma con la gioia profonda del sapere che Dio non inganna e che vuol fare cose grandi in Lei. Noi spesso abbiamo travisato sul senso della “volontà di Dio”. Spesso pensiamo che sia una cosa eroica l’accettare la volontà di Dio e quindi sotto sotto affermiamo che la volontà di Dio è sempre qualcosa o di contrario all’uomo o per lo meno di arduo e difficile. Come Dio chiede a Maria di accogliere la sua volontà così Dio lo chiede anche a noi non perché la sua volontà ci sia contraria, ma perché è solo accettando la sua benevola volontà nei nostri confronti che gli permettiamo di fare “grandi cose in noi”. Ecco allora che la sua volontà non è un’imposizione che ci coarta, ma lo svelamento del suo amore per noi, del suo progetto su di noi. La volontà di Dio è un filo d’oro, una divina trama che tesse tutta la nostra vita terrena e oltre; va dall’eternità all’eternità: nella mente di Dio dapprima, su questa terra dopo, ed infine in Paradiso.

Ma, perché il disegno di Dio si compia in pienezza Dio chiede il mio, il tuo assenso, come lo ha chiesto a Maria. Solo così si realizza la parola che ha pronunciato su di me, su di te. Allora anche noi, come Maria, siamo chiamati a dire non con tristezza o rassegnazione, ma con serenità e gioia profonda: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto».



MERCOLEDI’ 26 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

LE TUE PAROLE, O SIGNORE, SONO SPIRITO E VITA. (Gv. 6,63)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

MORANO MADDALENA, Serva di Dio

Nata a Chieri il 15 Novembre 1847, si trasferì con la famiglia a Buttigliera di Asti dove faceva la tessitrice in casa sua. Guidata da Don Bosco e da Don Cagliero entrò tra le Figlie di Maria Ausiliatrice. In 26 anni la sua attività fu molteplice. Fondò ben 19 nuove case, 12 oratori, 6 scuole, 5 asili, 4 convitti, 3 scuole di religione. Era molto attiva ma anche di spiritualità molto profonda. Morì ad Alì Marina il 26 marzo 1908   

Parola di Dio: Deut. 4,1.5-9; Sal. 147; Mt. 5,17-19

 

“NON SONO VENUTO PER ABOLIRE, MA PER DARE COMPIMENTO”. (Mt. 5,17)

Quando noi pensiamo ad un uomo libero credo ci venga subito in mente Gesù ed è Lui stesso che ci ha insegnato il cammino della libertà vera. Eppure, abbiamo letto nel vangelo di oggi, dice di non essere venuto ad abolire neanche il minimo precetto della legge antica. Sembra un controsenso ma questo è dovuto al falso concetto di libertà che spesso noi abbiamo.

Molti pensano che libertà significhi: “Fare ciò che voglio”. Libertà per Gesù è invece realizzare il progetto di uomo secondo la volontà di Dio. Il piano di Dio è un piano amorevole nei nostri confronti. Egli desidera che noi, individualmente e come comunità di suoi figli, troviamo il senso della vita e incontriamo Lui, pienezza della nostra realizzazione. Per questo la Bibbia racconta la sua e la nostra storia della salvezza. La legge di Dio, allora, non è un peso, il vincolo di un padrone che per tener buoni i suoi schiavi, impone norme e pene, è la strada della vera libertà. Gesù, come uomo libero, accetta la legge di Dio e la osserva perché è in essa che realizza la volontà del Padre.

Io sarò perfettamente libero e aiuterò i miei fratelli nella libertà se accetterò la legge di Dio non come imposizione ma come dono di Dio per giungere liberamente a Lui. La legge del peccato ci rende schiavi del peccato, la legge di Dio ci rende capaci di Dio stesso.

 

 

GIOVEDI’ 27 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ CHE ASCOLTIAMO, SIGNORE, LA TUA VOCE. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

AIMONE, Santo, Vescovo

Aimone entrò giovanissimo nel monastero di Fulda in Germania e lì assimilò in profondità lo spirito della vita monastica. Divenne maestro per 30 anni. Chiamato ad essere vescovo e abbandonato certo a malincuore l’insegnamento, svolse il suo impegno con entusiasmo fino alla morte che avvenne nell’853.          

Parola di Dio: Ger. 7,23-28; Sal. 94; Lc. 11,14-23

 

“CHI NON E’ CON ME E’ CONTRO DI ME”. (Lc. 11,23)

Attenzione alla interpretazione di questo versetto del Vangelo, infatti una cattiva interpretazione in mano a qualcuno rischia di portare ad integralismi che sono tutt’altro che nelle intenzioni di Gesù..

Gesù non ci dice di diventare beceri assertori di una formula religiosa al posto di un’altra, ma ci invita invece ad essere profondamente seri nelle nostre scelte.

Spesso noi siamo maestri di equilibrismo: da una parte ci diciamo cristiani e dall’altra seguiamo le norme atee e materialistiche del nostro mondo, spesso del Vangelo prendiamo per noi le pagine che ci piacciono, che magari sembrano giustificare certi nostri comportamenti e lasciamo da parte quelle che ci infastidiscono  o che ci impegnano particolarmente.

Gesù non ci sta a questi compromessi. Lui non è per le mezze misure. Lui ha detto di sì al Padre e a noi, e per quel “sì” andrà fino in fondo, fino alla donazione totale della croce.

Scegliere Lui, magari con fatica, magari ripartendo anche molte volte al giorno, significa aver trovato il modello, significa cercare ogni giorno di “rivestire Cristo” come ci è stato proposto fin dal nostro Battesimo, e ogni volta che scopro di essere sceso a compromesso con il mondo, se davvero voglio essere suo, significa ricominciare da capo a guardare a Lui. Il cristiano non è né integralista, né perfetto, ma uno che continuamente vuole camminare con Cristo e verso Cristo.

 

 

VENERDI’ 28 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, E’ VIVA, EFFICACE, SCRUTA I SENTIMENTI E I PENSIERI DEL CUORE. (Ebrei 4,12)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

AGNESE DI CHATILLON ,Beata

Fu monaca cistercense nel monastero di Beauprè attorno al 1600. La sua giornata era incentrata sulla meditazione della Passione di Cristo. Spesso andava in estasi mistiche. A lei, sia in vita che dopo morte si attribuiscono miracoli e prodigi.

Parola di Dio: Os. 14,2-10; Sal. 80; Mc. 12,28-34

 

“ASCOLTA, ISRAELE… AMERAI DIO CON TUTTO IL TUO CUORE CON TUTTA LA TUA MENTE, CON TUTTA LA TUA FORZA… E IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO”. (Mc.12,29-31)

Una certa esperienza di Vangelo e una certa dimestichezza con l’annuncio della Chiesa ci fa capire che con questo brano siano al nucleo dell’annuncio di Gesù: Amare Dio e amare il prossimo è il senso della vera realizzazione dell’uomo secondo il progetto di Dio ed è anche l’unico vero modo nostro di rispondere all’amore che Dio ha per ciascuno e per tutti. Ma oggi vorrei fermarmi con voi su una parola che Gesù ha anteposto  all’enunciazione del comandamento dell’amore: “Ascolta!”. Qualcuno, conoscitore della Bibbia, potrà ricordarmi che era ed è una parola rituale, che le varie preghiere del buon ebreo di allora e di oggi cominciano sempre con l’enunciazione: “Ascolta Israele!”. Tutto vero, ma ci abbiamo mai pensato che prima di conoscere Dio, prima di parlagli nella preghiera, prima di cercare di comprendere quali siano le sue vie verso di noi e la nostra via verso di Lui ci sta quell’ “Ascolta!” ? Se io non ascolto come potrò conoscere e comprendere Dio? Come potrò sapere quali sono i suoi doni e quale il suo progetto? Se non ho ascoltato il suo immenso amore per me come potrò riuscire ad amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze, e, ancor di più, come riuscirò ad amare il mio prossimo, tutto il mio prossimo, come me stesso? Noi spesso diamo per scontato il fatto di sapere già tutto. Diciamo di conoscere Dio, sappiamo ‘come va a finire il Vangelo’; i preti poi sono ‘uomini per tutte le stagioni’ che devono avere sempre in tasca una risposta per tutte le domande e una faccia di circostanza per tutte le vicende della vita… ma, siamo poi proprio sicuri di aver ascoltato, assaporato, gustato fino in fondo l’amore che Dio ha per noi e siamo proprio sicuri di sapere quale sia il suo progetto per noi, oggi?

Proviamo a farlo questo esperimento, oggi: ascoltare il Signore, lasciarci portare da Lui senza preconcetti  o risposte artefatte. Dio parla! Forse ti ha già parlato questa notte, nel dormiveglia, mentre ti è venuto in mente che forse puoi provare a perdonare quella persona invece che vendicarti di essa; forse ti ha parlato questa mattina mentre ti sei distratto dicendo le preghiere perché un uccellino cantava le sue lode meglio di te, forse ha da parlarti attraverso quelle persone che oggi incontrerai e che non conosci… Ti sta parlando adesso mentre leggi queste righe… Allora: “Ascolta!” e poi dopo aver ascoltato riuscirai anche ad amare un po’ di più.

 

 

SABATO 29 MARZO

Una scheggia di preghiera:

                      

O DIO, ABBI PIETA’ DI ME PECCATORE. (Lc. 18,13)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

SECONDO, Santo, Martire di Asti 

Secondo sarebbe stato un nobile pagano di Asti che avrebbe appreso la fede da San Calogero, allora prigioniero in città. Sarebbe poi stato battezzato a Milano da San Faustino. Per aver sepolto il corpo di Marciano a Tortona fu a sua volta arrestato, tormentato con supplizi e decapitato. Fin qui il racconto più o meno leggendario della sua “passio”. Di certo sappiamo che il culto di questo martire è molto antico, ce lo testimonia anche una chiesa in suo onore della seconda metà del secolo IX. Sovente è rappresentato mentre attraversa il Po a cavallo come se fosse terraferma.  E’ patrono di Asti e di Ventimiglia.                 

Parola di Dio: Os. 6,1-6; Sal. 50; Lc. 18,9-14

 

“O DIO, ABBI PIETA’ DI ME PECCATORE”. (Lc. 18,13)

“Per essere graditi a Dio bisogna partire dal fondo”. Avevo cominciato così, in un gruppo di giovani, a commentare la parabola del Fariseo e del pubblicano, ed ecco che una ragazza mi bloccò subito: “Non ricominciamo con la solita solfa: Tutti siamo peccatori, battiamoci il petto, andiamo a confessarci, facciamo penitenza… Non ti sembra che siano state proprio tutte queste affermazioni che hanno permesso alla Chiesa di imperare sulle anime e sui corpi? E dove saranno poi tutti questi benedetti peccati di cui sempre dobbiamo pentirci? Dio sarà proprio arrabbiato perché ho raccontato qualche bugia o perché ho indugiato a qualche piacere?”. E’ una obiezione che ho sentito tante volte nella mia vita di prete e che certamente ha il suo fondamento di verità, ma non è questo che Gesù voleva insegnarci. Bisogna partire dal fondo non perché un Dio più grande di noi o l’istituzione che lo rappresenta vogliono approfittare della consapevolezza delle nostre debolezze per dominare da padroni su di noi, bisogna partire dal fondo perché il le nostre povertà e debolezze possono farci avere la visuale giusta per comprendere a fondo l’amore di Dio. E’ dal pozzo che vedo meglio il cielo, è dalla realtà del sapere che da solo non posso cavarmela che con riconoscenza vedo la mano generosa che mi tira su. No! Dio non comanda , non approfitta del suo strapotere perché siamo miseri e non è neanche l’agenzia di pronto soccorso, Dio vuole il mio bene, vuole rivedermi in piedi, Dio ha talmente stima di me che sa che se voglio, con il suo aiuto, posso ricominciare da capo. La consapevolezza del peccato, gli atteggiamenti penitenziali non interessano Dio, non servono a Lui per essere più grande di quello che è già, servono a me per vedere con verità la mia situazione e per cogliere la gioia di essere salvato.

 

 

DOMENICA 30 MARZO  -   4^ DOMENICA DI QUARESIMA B

Una scheggia di preghiera:

 

DA MORTI CHE ERAVAMO PER I PECCATI, TU CI FAI RIVIVERE IN CRISTO. (Ef. 2,5)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

AMEDEO IX Duca di Savoia, Beato        

Amedeo nasce da Anna di Lusignano e da Ludovico, duca di Savoia, il 1 febbraio 1435. Il suo matrimonio fu combinato per necessità politiche, infatti sposò Iolanda di Valois, figlia di Carlo VII di Francia. I due però si trovarono; avevano soprattutto in comune una fede profonda e sapevano condividere tutto, dalla preghiera al governo dello stato. Amedeo soffriva di epilessia e questo gli causò parecchie difficoltà. Pur essendo un propugnatore di una crociata per liberare Costantinopoli dai Turchi, fu fondamentalmente un pacifista, era anche molto generoso con i poveri che spesso erano suoi commensali. Edificò chiese e monasteri. Aggravandosi il suo male nel 1469 abdicò in favore di Iolanda, ma i suoi fratelli e i nobili lo assediarono al punto che per liberarlo dovette intervenire Luigi XI. Morì il 30 marzo 1472 a Vercelli.                      

Parola di Dio: 2Cron. 36,14-16.19-23; Sal. 136; Ef. 2,4-10; Gv. 3,14-21

 

“COME MOSE’ INNALZO’ IL SERPENTE NEL DESERTO. COSI’ BISOGNA CHE SIA INNALZATO IL FIGLIO DELL’UOMO, PERCHE’ CHIUNQUE CREDE IN LUI ABBIA LA VITA ETERNA”. (Gv. 3,14-15)

Da sempre e per primo Dio ha amato gli uomini, ma il Vangelo ci dice anche la misura senza limiti di questo amore: il dono del Figlio morto e risuscitato per noi. Egli è come l’antico serpente di rame innalzato nel deserto per la guarigione di quanti erano stati morsicati da serpenti velenosi, a causa della loro infedeltà. Egli è innalzato come su un trono, è glorificato sul legno della croce. Chi guarda Lui è salvo. Al termine della passione di Gesù, Giovanni riporterà le parole di un profeta: “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”. Tutta la storia della salvezza è storia di questo amore fedele, tenace da parte di Dio. Se vogliamo essere coinvolti in questa storia di salvezza, dobbiamo credere all’amore di Dio, affidarci a questo amore anche nei momenti più bui e difficili, guardare con più insistenza e con più passione al Cristo crocifisso: Egli non è venuto per  giudicare e per condannare, ma per salvare. Chi guarda il crocifisso smaschera le proprie menzogne, i propri alibi, il proprio egoismo; si fa trasparente come è trasparente lui, lì sulla croce, squarciato e aperto allo sguardo di tutti. Il crocifisso ci insegna a smascherare gli idoli di questo mondo, i potenti di questo secolo, i soprusi e le ingiustizie, per far risplendere la luce e la verità del Padre su tutte le cose. Ci siamo impegnati a conoscere meglio il Cristo, a farne esperienza in questa quaresima. Guardiamo al Signore Gesù innalzato sul legno della ignominia e della gloria e chiediamo con le parole della liturgia: “O Dio che illumini ogni uomo che viene in questo mondo, fa risplendere su di noi la luce del tuo volto”.

 

 

LUNEDI’ 31 MARZO

Una scheggia di preghiera:

 

MI RALLEGRERO’ PER LA TUA MISERICORDIA, PERCHE’ HAI GUARDATO CON BONTA’ ALLA MIA MISERIA. (Sal. 31,8)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

CORNELIA, Santa, Martire

Cornelia morì per amore di Cristo. Era africana e aveva il cuore pieno di fede. Fu torturata, martirizzata, ma non tradì. Infine, fu uccisa. Non si sa di lei né il quando né il dove, ma di quali particolari ancora avremmo bisogno per giustificare la sua santità?

Parola di Dio: Is. 65,17-21; Sal. 29; Gv. 4,43-54

 

“QUELL’ UOMO CREDETTE ALLA PAROLA DI GESU’ E SI MISE IN CAMMINO”. (Gv. 4,50)

“Beato lei che ha la fede!” mi diceva  una signora che aveva avuto tutta una serie di grossi problemi e che stentava, come tutti, a capire il significato di queste prove. No, la fede non è un qualcosa che uno ha e l’altro no, non è neanche un lenitivo davanti al male, non è l’ultima spiaggia a cui approdare. La fede non è sicurezza è fiducia. La fede non è un punto di arrivo, un qualcosa da possedere sempre e da tenere in cassaforte, è un cammino, fede non è avere sempre risposte sicure, è anche dubitare ma senza perdere il desiderio di trovare la strada. Fede è conoscere, informarsi, far funzionare il cervello ma poi è anche abbandonarsi e far funzionare il cuore. Mi sembra che il funzionario del re che va da Gesù a chiedere la guarigione del figlio e che la ottiene sia un po’ di tutto questo. Ha cercato una strada, si è messo in cammino, ha chiesto con umiltà ma anche con forza, non si è fermato alla prima risposta che sembrava solo un rimprovero, sulla parola di Gesù si è rimesso in cammino senza aver nessuna prova certa della guarigione del figlio. Dopo il cammino ha constatato la verità di Gesù e la grazia ricevuta proprio nel momento in cui l’aveva chiesta e allora la fede che già era stata la base per la possibilità del miracolo, diventa nuovo gioioso cammino suo e della sua famiglia. Ecco tutto è raccolto tra quei due verbi: “Credette” e “Si mise in cammino”. Anche il nostro cammino quotidiano è un viaggio verso Gesù, ma è anche un viaggio da Gesù verso la vita. Anche noi non “vediamo” chiaramente, non “sappiamo” per filo e per segno. Si tratta di fidarsi. Se credi che Gesù è il Figlio di Dio, che le sue parole so­no verità, cammina sicuro, Lui non ti deluderà.

     
     
 

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