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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

http://spazioinwind.libero.it/schegge  

a cura di don Franco LOCCI

FEBBRAIO 2003

 

 

SABATO 1 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

             

          BENEDETTO IL SIGNORE DIO DI ISRAELE PERCHE’ HA VISITATO E REDENTO IL SUO POPOLO. (Lc. 1,68)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ORSO DI AOSTA, Sacerdote

Era un sacerdote di Aosta incaricato della chiesa cimiteriale di San Pietro, uomo semplice che trascorreva gran parte del suo tempo nella preghiera, nel lavoro manuale e nell’essere attento alle necessità degli altri. Visse in un periodo non ben definito tra il V e  VIII secolo. Non avendo altre notizie, a parte la descrizione di alcuni miracoli, Orso diventa così un modello di santità a cui tutti possono aspirare, incarna le beatitudini del Vangelo, mette in pratica le opere di misericordia preannunciando la misericordia e la giustizia di Dio. Fu considerato un protettore del mondo rurale, contro i pericoli delle inondazioni e delle malattie del bestiame. Le sue reliquie sono conservate nella Collegiata di Aosta.            

Parola di Dio: Eb. 11,1-2.8-19; Cantico da Lc. 1,68-75; Mc. 4,35-41

 

“GESU’ STAVA A POPPA, SUL CUSCINO, E DORMIVA”. (Mc. 4,38)

E’ un episodio, quello della tempesta sedata, che sempre ci ha fatto fare tante riflessioni diverse: provo a sottolinearne alcune. Ciascuno approfondisca quella che maggiormente in questo momento ha rapporto con la propria vita.

- “Essere saliti su una barca”. Spesso noi benediciamo o malediciamo quell’incontro, quel momento in cui siamo saliti “su una determinata barca”. Gesù è salito, con la sua Incarnazione, sulla barca degli uomini ed è contento di averlo fatto allora e oggi, ma noi siamo contenti di salire sulla barca di Gesù?

Essere sulla barca con Gesù non significa aver stipulato una assicurazione casco. Gesù non ci ha mai ingannati su questo: anche sul cristiano si abbattono le malattie, le prove, le delusioni, i tradimenti… anzi proprio perché cristiano ci sono persecuzioni in più. Gesù non ci toglie dal male, ma è la forza per vincere il male.

- Se si è veramente stanchi per il lavoro fatto e con l’animo in pace, si può dormire anche in mezzo alla tempesta. Gesù aveva operato, Gesù si fida di Dio. Gesù dorme tranquillo. Noi siamo cristiani che possono dirsi ‘tranquilli’ perché coscienti di aver fatto tutto quello che dovevano e fiduciosi in Dio anche in mezzo alle tempeste?

- Perché Dio spesso sembra dormire? Perché non interviene a mettere a posto le cose? Perché sembra non ascoltare le nostre preghiere?. E Gesù con il suo dormire sembra risponderci: “Perché non hai fiducia piena in quel Dio che è con te? Perché lasci che la paura apra nel tuo cuore dei varchi alla non speranza? Hai fatto veramente tutto quello che dovevi fare? Sei venuto a svegliarmi?”

- Gli apostoli si meravigliano che Gesù abbia una potenza tale da comandare alla natura e dalla meraviglia passano alla fede in Lui e al ringraziamento gioioso. Sappiamo ancora meravigliarci davanti ai segni che Dio ha posto e pone nel cammino della nostra storia e della nostra vita e il grazie gioioso è spesso sulle nostre labbra e nel nostro cuore?

 

 

DOMENICA 2 FEBBRAIO:  FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

INFONDI NEL NOSTRO SPIRITO LO SPLENDORE DELLA TUA SANTITA’. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CATERINA DE RICCI, Santa, Monaca

Nacque a Firenze il 25 aprile 1523. Fin da piccola si sentì portata al monastero dove entrerà appena dodicenne. Fu una mistica particolarmente legata alla passione di Cristo che rivive nella sua carne, senza per altro dimenticare i suoi impegni di superiora e il suo dedicarsi all’apostolato. Muore il 2 Febbraio 1590.                     

Parola di Dio: Malachia 3,1-4; Sal. 23; Eb. 2,14-18; Lc. 2,22-40

 

“PRESE GESU’ TRA LE BRACCIA E BENEDISSE DIO”. (Lc. 2,28)

Spesso, meditando nel quarto mistero gaudioso del rosario sulla presentazione di Gesù al tempio, mi è capitato di fischiettare quel canto che qualche volta facciamo durante l’offertorio della Messa e che dice: “Guarda a questa offerta, guarda a noi Signore, tutto quel che abbiamo noi lo offriamo a te: nella tua messa la nostra messa, nella tua vita la nostra vita”. Mi pare che in queste poche strofe possa raccogliersi l’essenza del mistero che celebriamo oggi. Gesù, col suo amore per Lui e per noi, ha detto al Padre: “Eccomi manda me” e Dio, in Maria, gli ha dato il nostro corpo, “lo ha fatto in tutto simile a noi, eccetto che nel peccato”. Con questo anche noi siamo simili a Lui, nostro fratello, ed ora Gesù, ancora una volta portato da Maria, viene offerto al Padre. E’ il primogenito, il frutto migliore della nostra umanità, l’agnello immolato per la nostra salvezza che viene offerto come sacrificio gradito al Padre. “Tutto ciò che abbiamo, noi lo offriamo a te”: è la cosa migliore della nostra umanità, in Lui ci siamo noi tutti con le meraviglie che Dio ha operato in noi, con la nostra materialità a volte pesante, con i nostri desideri di bene e le nostre speranze… Gesù porta al padre la nostra umanità e allora “la sua Messa”, il suo sacrificio di morte e di risurrezione diventa anche la nostra quotidiana Messa, il nostro ringraziamento, il nostro soffrire e il nostro gioire sono nella mani di Dio, anche noi, come Gesù e con Gesù possiamo dire a Dio con gioia: “Sia fatta la tua volontà che è la cosa più bella che poteva capitarmi”. Possiamo offrire a Dio le nostre minuzie sapendo che gli sono gradite. La sua vita offerta diventa la nostra vita perché “dal suo sangue siamo rigenerati”, perché la sua risurrezione ci apre all’eternità con Lui.

Se volete, questi pensieri potrebbero arricchire la nostra celebrazione eucaristica almeno due volte, quando anche noi facciamo il gesto del vecchio Simeone che prende in braccio Gesù e lo innalza verso il Padre, all’offertorio  quando offriamo il nostro povero pane e vino insieme a Gesù e al “Per Cristo” quando diciamo a Dio che una sola cosa con Gesù, per Gesù e in Gesù si compie il nostro vivere e agire ed avviene il nostro grazie pieno e definitivo all’amore di Dio.

 

 

LUNEDI’ 3 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PRESENZA, SIGNORE, CI COLMA DI GIOIA. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BIAGIO, Vescovo, Martire

E uno dei santi più popolari ma anche per lui le notizie storiche sono poche. Sarebbe stato medico, vescovo di Sebaste in Armenia e il suo martirio sarebbe avvenuto sotto l’imperatore Licinio (307—323).             

Parola di Dio: Eb. 11,32-40; Sal. 30; Mc. 5,1-20

 

“GESU’ NON PERMISE (ALL’INDEMONIATO GUARITO) DI SEGUIRLO, MA DISSE: VA’ NELLA TUA CASA, DAI TUOI, ANNUNZIA LORO CIÒ CHE IL SIGNORE TI HA FATTO E LA MISERICORDIA CHE TI HA USATO. (Mc. 5,19)

Siccome a prima vista stupisce che Gesù respinga una vocazione ma la indirizzi ad altro, ecco che alcuni commentatori hanno cercato di “giustificare” Gesù facendo dei ragionamenti a favore della propria casta: Gesù non poteva permettere che un ex indemoniato facesse parte dei dodici (che, tra l’altro, sarebbero anche diventati tredici) o dei suoi discepoli, ne avrebbe degradato la dignità. Facendo così imprestiamo a Gesù la nostra gretta mentalità di casta. Gesù invece, con questo episodio, ci dà una serie di insegnamenti che dovrebbero renderci tutti più gioiosi e sereni. Ne suo Regno c’è posto per tutti. C’è posto per il pio e deciso Giovanni, come per “l’incredulo” Tommaso, per un convertito come Paolo o per un giusto come Nicodemo che va da Gesù di notte, per una Marta indaffarata per amore e per una Maria che pende dalla bocca di Gesù ai suoi piedi, per una donna siro-fenicia che si accontenta delle briciole.. Non ci sono graduatorie: un vescovo ed uno spazzino hanno la stessa dignità davanti al Signore, avranno compiti diversi ma per Lui sono entrambi figli preziosi e amati e anche all’interno della Chiesa dovrebbero essere onorati tutti alla stessa maniera, anzi, se proprio vogliamo stare al vangelo l’unica preferenza da fare è per i poveri. La missione poi è talmente bella, grande che c’è spazio per tutti, si può annunciare il Regno predicando, celebrando i Sacramenti come servendo nelle corsie di un ospedale, come soffrendo e offrendo in un letto, come sorridendo e accogliendo…

La santità è per tutti (anche se in quella ufficiale c’è ancora una prevalenza di Papi e Vescovi e fondatori perché appoggiati da Congregazioni potenti). Quell’indemoniato guarito non avrà neppure bisogno di predicare presso i suoi, sarà la testimonianza vivente che c’è Qualcuno più forte di una legione di demoni che pur era stata capace di annegare duemila porci!

 

 

MARTEDI’ 4 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

CHE IO NON RESTI CONFUSO, O SIGNORE, PERCHE’ TI HO INVOCATO. (Sal.31,18)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ABRAMO DI ARBELA, Santo, Martire

Durante la persecuzione persiana nei confronti dei cristiani di Arbela, era stato arrestato il loro Vescovo    Giovanni. 

I Cristiani della città, in segreto, scelsero Abramo come loro nuovo Vescovo. Egli guidò a lungo questi cristiani perseguitati fino a quando fu, a sua volta arrestato. Venne martirizzato attraverso la decapitazione.             

Parola di Dio: Eb. 12,1-4; Sal. 21; Mc. 5,21-43

 

“LA BAMBINA NON E’ MORTA, DORME”. (Mc. 5,34)

Quando la gente incontra un prete, spesso assume degli atteggiamenti particolari. Da chi quasi venera con un senso di timore (o di paura superstiziosa?) e allora si mette ad adulare, parla di religiosità, chiede preghiere a chi invece, forse anche un po’ con il desiderio di sfida davanti ad una casta tanto potente, esterna la sua superiorità o cerca di contraddire o di prenderti in castagna. Un giorno mi è capitato di incontrare un uomo che appena saputo che ero prete cominciò a dire che la Chiesa per anni aveva tenuto nell’ignoranza la gente e che gli stessi vangeli, letti con un po’ di attenzione dimostravano chiaramente che Gesù era solo un uomo, molto capace di cogliere ogni occasione a suo favore, ma un uomo, e pretendeva di dimostrarlo dicendo che Gesù non aveva fatto risorgere nessuno dai morti e che anche la sua presunta resurrezione poteva spiegarsi almeno in due o tre modi diversi. Citava il brano che abbiamo letto oggi dicendo: “Ma se è Gesù stesso ad ammettere che la bambina non è morta: caso tipico di morte apparente! E nel caso di Lazzaro non dice forse che Lazzaro dorme? E la morte di Gesù non lascia forse perplesso Pilato che si stupisce del fatto che Gesù sia morto così in fretta? Tutti casi di morte apparente che ben sfruttati da voi religiosi hanno costruito la più grossa menzogna della storia”. Quando sorridendo cominciai a rispondergli vidi stupore nel suo volto. Gli dissi: “Sotto un certo aspetto lei ha perfettamente ragione quando asserisce che la morte è apparenza. Non mi permetto di discutere scientificamente su cose che non sono di mia competenza, anche se mi immedesimo nel dolore e poi nella gioia del padre e della madre di questa bambina che era morta ed è stata loro restituita viva, anche se penso che Marta di Betania avesse il realismo della concretezza quando diceva che suo fratello nel sepolcro da alcuni giorni “puzzava” e anche se penso che testimoni fedeli dicono di aver visto il colpo di lancia che colpì il costato di Gesù morto sulla croce “dal quale uscì sangue ed acqua”, però quello che lei ha detto della morte di quelle persone, della mia e della sua morte è vero: è tutto apparenza per noi cristiani! Per noi Gesù è il Figlio di Dio che con l’autorevolezza delle sue parole e con la testimonianza della sua vita ci ha detto che Dio non ci ha creati per la morte, che Dio non è il dio dei morti, ma dei vivi, che noi non siamo destinati a pochi anni ma all’eternità. Non è Gesù la menzogna più grande della storia, è la morte senza speranza che è la più grande menzogna della vita. Tutto parla di vita in ciascuno di noi. Nella natura stessa vediamo che la morte rigenera, un Dio venuto per noi ci ha parlato e garantito che la morte non è la parola fine e noi abbiamo paura della vita e cerchiamo di negarla a tutti i costi…”. Naturalmente le parole non finirono lì (quando si ha il torto di mettersi a discutere di certe cose si è quasi sempre sicuri di finire ciascuno con la propria idea rafforzata!), ma per lasciare che la parola di Dio giunga al suo scopo chiediamoci, oggi: che cos’è per me la morte, la mia morte? Cristo dice qualcosa alla mia morte o è la paura e il buio che hanno il sopravvento?

 

 

MERCOLEDI’ 5 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

          

                                           TI BENEDICO, O PADRE, SIGNORE DEL CIELO E DELLA TERRA. 

                                    PERCHE’ HAI TENUTO NASCOSTE QUESTE COSE AI SAPIENTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI.(Mt.11,25)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MERLO MARIA TERESA, Serva di Dio, 

Fondatrice con don Alberione della Pia Società delle Figlie di San Paolo Nata a Castagnito d’Alba (Cuneo) il 20 Febbraio 1894, figlia di agricoltori, sentendosi chiamata alla vita consacrata, dopo aver chiesto invano di entrare tra le Suore del Cottolengo, si aggregò nel 1915 al gruppo delle “figlie” di don Alberione. Nel 1922 fu superiora di questo gruppo impegnato soprattutto per la Buona Stampa. Morì ad Abano Laziale il 5 febbraio 1964.      

Parola di Dio: Eb. 12,4-7.11-15; Sal. 102; Mc. 6,1-6

 

“E GESÙ NON VI POTÈ OPERARE MIRACOLI’’. (Mc. 6,5)

Gesù è il Figlio di Dio, può tutto. Eppure nel Vangelo di oggi scopriamo che Gesù, che ha guarito malati, cacciato demoni, condizionato la natura, non può operare miracoli nella sua patria. Gesù può tutto ma ci rispetta al punto da non poter niente contro la nostra incredulità. I compaesani di Gesù avevano un limite: pensavano di conoscere talmente bene Gesù da averlo incasellato nei loro schemi. I fatti stessi che portavano altri alla fede per loro diventano ostacoli. Altri scoprivano in Gesù la sapienza non fatta di conoscenze culturali, ma profondamente presente in tutta la Bibbia e operante nella realtà e gioivano di questo. I suoi compatrioti si chiedono solamente: “Come fa ad essere così sapiente se conosciamo la sua famiglia, i suoi parenti, se lo abbiamo avuto compagno di giochi nella fanciullezza, se è andato a scuola come noi nella sgangherata sinagoga di questa città? Come fa ad essere meglio di noi: certamente c’è un trucco! Come un trucco sono i suoi miracoli: ne faccia qualcuno qui, grandioso, e noi o lo smaschereremo oppure davvero gli crederemo”.

Proviamo a pensare se quanto successo agli abitanti di Nazareth non può essere un rischio anche per i cristiani, per noi che pensiamo di conoscere a sufficienza il Vangelo e Gesù. Spesso una educazione religiosa rigida ci ha fatto incasellare Gesù in determinati schemi: Lui è il Signore, Lui è il Giudice da tener buono, lui chiede a noi dei sacrifici, se vogliamo essere suoi discepoli dobbiamo osservare i comandamenti… Tutte affermazioni giuste se presa una per una, ma che non fanno giustizia all’intera persona di Gesù e allora per troppa presunta conoscenza di Gesù noi rischiamo di non più comprenderlo quando ad esempio ci parla di gioia, quando sceglie decisamente i poveri, quando rimprovera con veemenza i maggiorenti religiosi, quando ci dice che il denaro è mammona cioè opera del diavolo. Noi ci lamentiamo di Gesù che sembra non ascoltarci quando lo preghiamo, quando gli chiediamo qualche grazia, ma noi, con le nostre abitudini religiose, con il nostro supporre di sapere, con i nostri dogmi che invece di essere gioia di una fede diventano solo monoliti intoccabili da difendere, con il nostro prendere dalla fede e dalla religione solo quello che ci interessa, permettiamo a Gesù di operare miracoli in mezzo a noi? Perché nella vita di certi personaggi i miracoli possono avvenire? Perché sono dei privilegiati? Non credo, è solo perché essi danno a Gesù l’opportunità di agire in loro e attraverso loro.

 

 

GIOVEDI’ 6 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

ABBIAMO CONOSCIUTO, O SIGNORE, LA TUA MISERICORDIA (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PAOLO MIKI E COMPAGNI, Martiri

Paolo Miki e i suoi venticinque compagni sono i primi martiri dell'estremo oriente canonizzati dalla Chiesa. Furono messi in croce e uccisi a colpi di spada a Nagasaki nel 1597. Suggellarono con il sangue il loro annuncio del Vangelo e morirono cantando.                 

Parola di Dio: Eb. 12,18-19.21-24; Sal. 47; Mc. 6,7-13

 

“GESU’ CHIAMO’ I DODICI E COMINCIO’ A MANDARLI”. (Mc. 6,7)

Tante volte ho provato ad immaginarmi la scena descritta dal Vangelo e, chiaramente forse la leggo attraverso l’ottica della mia esperienza personale. Cerchiamo però di vederla non solo come un qualcosa di passato ma come un fatto che interpella noi, oggi. Gesù oggi chiama me, te, tanti nostri amici e ci dice:

“Io mi sono fidato di voi, vi ho chiamati ad essere miei discepoli, avete ricevuto i miei doni, i Sacramenti in particolare, avete ascoltato per anni la mia parola, adesso mi fido ancora di più di voi: voglio mandarvi ad annunciare il mio regno…” Ci si guarda a vicenda. Qualcuno sprizza di entusiasmo: “Era ora di fare qualcosa di grande e di bello per Gesù!”. Qualcun altro è preoccupato: “Ma io ho tanti impegni.. come faccio?”, “Ma io non sono in grado, non ho la cultura necessaria… “, “Io non ho nessuna voglia di andare come pecora in mezzo ai lupi”, ”Io non so che cosa dire, che cosa fare”. Qualcun altro comincia ad organizzarsi: “Per arrivare a tante persone occorrono mezzi potenti, bisogna reperire fondi, bisogna fare campagne pubblicitarie, istituire gruppi di studio, elaborare una teologia della missione, fondare centri”. E Gesù sorride, ci guarda negli occhi e ci dice: “Per farti missionario e apostolo a me occorre una cosa sola: che tu mi ami davvero e senta la gioia di farmi conoscere ed amare dai tuoi fratelli. Non è tanto importante il come, il dove, il perché. Non conta il sapere tante cose, non servono i lustrini né della ricchezza, né l’opulenza dei mezzi o i riti misterici delle religioni… Franco, (e ciascuno di voi ci metta il suo nome) vuoi farmi vedere che mi ami facendo innamorare qualcuno di me?”

 

 

VENERDI’ 7 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TI CERCO SIGNORE, MIA SPERANZA. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GUGLIELMO DI MORGEX, Beato .

E’ venerato nella Parrocchia di Morgex (Valle d’Aosta). Su di Lui non si ha una documentazione storica certa. Sarebbe 

vissuto nel VII secolo e sarebbe stato parroco. Le sue reliquie furono ritrovate il 12 Giugno 1967 durante dei lavori fatti nella chiesa. La tradizione ricorda fatti miracolosi come cambiamenti di acqua in vino, guarigioni dalla scabbia in vita e 

dopo morte. Il fatto che sulla sua tomba fosse cresciuta una pianta di piselli fa si che nella festa venissero in suo onore benedetti e offerti legumi.

 Parola di Dio: Eb. 13, 1-8; Sal. 26; Mc. 6,14-29

 

“LA GUARDIA ANDO’, DECAPITO’ GIOVANNI IN PRIGIONE E PORTO’ LA SUA TESTA SU UN VASSOIO”. (Mc. 6,27)

Quando ero ragazzo i nostri educatori tendevano a presentarci le figure degli eroi per far nascere in noi desideri di valori superiori. Certamente la cosa serviva e serve, ma c’era e c’è anche il pericolo di farsi degli idoli di eroi senza macchia e senza paura, lontani però dalla realtà. E’ un eroe Giovanni Battista? Certamente è un testimone: uno che ha fatto scelte forti nella sua vita, uno che non ha cercato il proprio interesse ma quello di Dio, uno che davanti a Gesù ha saputo riconoscere la propria pochezza ed ha cercato di “diminuire affinché Lui cresca”, uno che non ha avuto paura di dire ad un re sanguinario e peccatore: “Non ti è lecito!”. Ma è anche un uomo che ama la vita, che ha i suoi dubbi ed ha bisogno di conferme: pensate al fatto che mentre è prigioniero nella fortezza di Macheronte manda ancora messaggeri per avere la conferma che Gesù sia davvero il figlio di Dio. E non è neanche l’eroe che muore davanti a tutti dicendo parole degne di encomi, destinate a convertire il prossimo: muore nel buio di una cella, ucciso da una guardia che forse neppure conosce, per ordine di un re ubriaco di vino e di sesso, per l’invidia di una donna. E allora mi accorgo che se non ho la stoffa dell’eroe intemerato, non devo poi neppure preoccuparmi troppo. Gesù non cerca martiri gloriosi, cerca amici che lo seguano con amore e con coraggio, cerca testimoni che non vanno a cercarsi morte e sofferenze, ma che sanno con fermezza affermare per se stessi e per gli altri i suoi valori, e allora anche un fifone e un pusillanime come me (e forse anche te) può essere disposto a pagare pur di affermare la propria fede in Lui e nei suoi insegnamenti.

 

 

SABATO 8 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

NON TEMO ALCUN MALE PERCHE’ TU SEI CON ME. (Sal. 23,4)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BONINO GIUSEPPINA, Serva di Dio 

Fondatrice della Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia di Savigliano.  Nacque il 5 settembre a Savigliano. Alla sua educazione provvidero prima le ‘Rosine’ e poi le Suore di San Giuseppe di Torino. Già consacrata  a Dio con voto privato di castità, Terziaria carmelitana e francescana, a 37 anni sperimentò la vita religiosa prima al Carmelo di Moncalieri e poi alla Visitazione di Pinerolo, ma ne uscì per continuare a darsi ad opere di bene usando la sua casa per l’accoglienza di ragazze abbandonate. Tutto questo lo faceva sempre nello spirito della Sacra Famiglia. Ed è proprio in questo indirizzo che emise i voti con altre undici compagne il 6 ottobre 1877. In 25 anni riuscì ad aprire 5 case: a Loreto, a Civitella, a Savona, a Torino e a Galliano Antero. Morì l’8 febbraio 1906.       

Parola di Dio: Eb. 13,15-17.20-21; Sal. 22; Mc. 6,30-34

 

“VENITE IN DISPARTE, IN UN LUOGO SOLITARIO E RIPOSATEVI UN PO’ “. (Mc. 6,31)

“E SI COMMOSSE PER LORO PERCHE’ ERANO COME PECORE SENZA PASTORE”. (Mc. 6,34)

Direi che il piccolo brano di vangelo proposto oggi si svolge tra due tensioni che a prima vista sembrano opposte ma che, considerandole bene, partono da un stessa attenzione amorosa di Gesù. I discepoli sono tornati dalla loro prima missione apostolica. Sono entusiasti, ma anche stanchi e Gesù li invita a trovare un momento di riposo e di confronto per poter gustare e riflettere sull’accaduto. Tutto è combinato: una partenza alla chetichella, un luogo deserto… ma la folla non dà requie e Gesù davanti alla folla che lo cerca, che pende dalle sue labbra, sembra quasi dimenticare l’invito precedente fatto agli apostoli per lasciarsi commuovere e “mangiare” dalle esigenze di queste persone. Ho sentito tante volte, specialmente tra preti e cristiani cosiddetti “impegnati”, la discussione sul giusto riposo o sul dedicarsi totalmente, senza respiro, alla missione, Non credo che la soluzione stia da una delle due parti. La soluzione sta nelle motivazioni. Gesù ha una motivazione di amore nei confronti degli apostoli quando dice loro: “Venite in disparte a riposarvi un po’ “, vede la loro stanchezza, vede il bisogno che hanno di far sedimentare esperienze così importanti per poterne comprendere la vera portata. Gesù vuole educare gli apostoli  e noi a trovare tempi che rispettino il nostro sano vivere e vuole soprattutto che non perdiamo l’equilibrio nel considerare che tutto dipende da noi e dal nostro attivismo. Ma anche la motivazione che fa slittare questo momento di riposo è una motivazione di amore: è sempre Gesù che vede le esigenze di questa folla e le viene incontro donandosi totalmente.

Non è dunque questione di contrapporre preghiera e azione, riposo e lavoro, lasciar fare da Dio o fare tutto noi… è questione di amore e di un amore equilibrato che tiene conto delle esigenze sia di se stessi che degli altri. La mancanza di equilibrio, in tutti i campi, ma specialmente in quello religioso, è deleteria e porta sempre a ingiustificati estremismi, ad esasperazioni che non hanno nulla di buono e questo vale sia per il contemplare, il pregare che l’agire. Se tu ami troverai il tempo per te, per il tuo sano equilibrio, se tu ami Dio troverai il tempo per Lui anche se magari tutte le formule della preghiera non saranno  osservate, troverai il tempo per il tuo prossimo senza però esaurirti e correre il rischio di dare solo cose e non te stesso che ami.

 

 

DOMENICA 9 FEBBRAIO: 5^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RICORDATI CHE E’ UN SOFFIO LA MIA VITA. (Gb. 7,7)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ABBONDO GIACOMO, Venerabile, servo di Dio

Quella di Abbondo è la figura di un parroco come ce ne sono stati e ce ne sono tanti, innamorato di Dio, convinto del suo sacerdozio come servizio e disponibile ai suoi parrocchiani. Era nato a Tronzano Vercellese il 27 Agosto 1720. Si sentì chiamato al sacerdozio, studiò al seminario di Vercelli e fu ordinato il 21 marzo 1744. Dopo aver  ottenuto nel 1748 la laurea in lettere all’Università di Torino, fu destinato ad insegnare nelle Scuole Regie di Vercelli. Ma nel 1757 lasciò l’insegnamento per fare il parroco al suo paese natale. Il parroco precedente era un giansenista dunque Abbondo cercò di aiutare i suoi parrocchiani  a riscoprire la bellezza e la bontà di Dio, la possibilità di conoscerlo, di pregarlo, di incontrarlo sovente nella sua Parola e nei Sacramenti. Buon predicatore, specialmente di inverno quando in campagna c’erano meno lavori, riuniva i parrocchiani per la catechesi e la preghiera. Amava e rispettava i bambini che, andando contro la mentalità corrente, ammetteva all’Eucarestia all’età di dieci anni, seguiva i malati portando loro frequentemente la Comunione, e invitava tutti ad accostarsi spesso ai Sacramenti. Morì santamente il 9 febbraio 1788. Ancora oggi è ricordato con venerazione dalla popolazione.

Parola di Dio: Gb. 7,1-4.6-7; Sal. 146; 1Cor 9,16-19.22-23; Mc. 1,29-39

 

“MI SONO FATTO DEBOLE CON I DEBOLI, PER GUADAGNARE  I DEBOLI, MI SONO FATTO TUTTO A TUTTI, PER SALVARE AD OGNI COSTO QUALCUNO. TUTTO FACCIO PER IL VANGELO. (1Cor. 9, 22-23)

Questa frase che San Paolo dice per se stesso è da applicarsi prima di tutto a Gesù. E proprio il brano di Marco che ci viene proposto in questa domenica, raccontandoci una giornata tipo del Maestro, ce ne dà un esemplificazione viva. Gesù è la buona notizia di Dio e tutta la sua vita esprime questo: Gesù è la Parola di Dio attualizzata nella sinagoga, Gesù è la comunione intima e gioiosa nella casa di Pietro, Gesù è la guarigione dei malati, la liberazione dagli ossessi, la comunione di preghiera con il Padre. Gesù si è dato totalmente a noi, Gesù è davvero la via, la verità, la vita, il pane per il nostro cammino quotidiano e lo è con tutto il suo essere. Qualche volta pensiamo di essere noi ad andare a cercare Dio e ci dimentichiamo che è Lui che ci è venuto incontro, che si e fatto debole con noi deboli per renderci forti, che si è fatto tutti  a tutti per salvare ognuno. Ma, partendo dall’esempio di Gesù, facciamo ancora un’altra riflessione. Noi spesso agiamo come se nella nostra vita ci fossero dei compartimenti stagni ben separati l’uno dall’altro: di qui ci sta la fede, la preghiera, la carità, il perdono, di là ci sta la realtà della vita quotidiana, il nostro lavorare, il rapportarci con gli altri. Qualche volta ci sono addirittura dei segnali che ci fanno aprire o meno uno di questi comportamenti, ad esempio: è domenica e allora bisogna andare a Messa oppure questo è un affare e allora bando a tutte le carità per non essere presi per il naso; fin che si tratta  di perdonare a nemici generici ne siamo capaci ma quando i nemici cominciano ad avere un nome e cognome è tutt’altra cosa. Gesù, nella sua giornata non fa distinzioni di tempi o di luoghi: per lui è importante la sinagoga come la casa di Pietro, i malati come la preghiera solitaria… Impariamo da Lui: noi non siamo cristiani solo la domenica o quando magari bazzichiamo nella sacrestia di qualche parrocchia, dal giorno del nostro battesimo noi dovremmo essere cristiani in ogni momento e in ogni luogo!

 

 

LUNEDI’ 10 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

QUANTO SONO GRANDI LE TUE OPERE, O SIGNORE, TUTTO HAI FATTO CON SAGGEZZA.  (Sal. 104,24)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SCOLASTICA, Santa

E'  la  sorella  di San Benedetto. Trascorse la vita in casa in umiltà, silenzio e preghiera, Entrata successivamente in convento mantenne un vivo amore per il fratello. Morì nel 457 e Benedetto racconta che vide la sua anima librarsi verso il cielo come una colomba           

Parola di Dio: Gen. 1,1-19; Sal. 103; Mc. 6,53-56

 

“COMINCIARONO A PORTARGLI SUI LETTUCCI GLI AMMALATI OVUNQUE SENTIVANO SI TROVASSE”. (Mc. 6,55)

La gente del Vangelo forse non ha ancora capito bene chi sia Gesù, ma percepisce in Lui una forza, una novità. Forse può esserci anche superstizione, ma se quanti toccano Gesù, sono guariti dalle loro infermità è per la fede nella sua potenza, una fede ancora rozza, ma segno di una disponibilità che apre loro la via giusta alla comprensione, all’accoglienza, alla conversione. Chiediamoci anche, visto questo accorrere di malati e sofferenti: che cosa sono la malattia e il malato per Gesù? La malattia è una cosa non bella. Essa fa parte del Male e delle sue conseguenze che Gesù è venuto a combattere e curare. Il malato è per Gesù un “povero” che ha occasione di incontrare Dio proprio nella povertà della sua malattia ma anche una persona cara che Gesù è venuto a salvare. Gesù vede le malattie del corpo e su di esse si china. Ma vede anche e soprattutto le malattie dello spirito ed è soprattutto da queste che vuole guari­re. Gesù non è uno dei tanti che si proclamano “guaritori”, non è neanche venuto a togliere la malattia e la sofferenza dal mondo. Gesù non si limita a dire “poveretto” al malato. Si china su di essi, piange con quelli che soffrono; Lui stesso, con la croce, si caricherà di tutte le sofferenze del mondo. Ma combatte con tutto Se stesso contro le malattie e soprattutto contro la radice di esse che è il male. Gesù non è un distributore automatico di facili miracoli e guarigioni ma Colui che subisce, accetta e redime le conseguenze del male dell’uomo e invita ciascuno di noi a fare altrettanto: combattere le malattie, le sofferenze, le povertà con tutta quella che può essere la scienza dell’uomo, ma soprattutto combattere il Male che è attorno a noi e che si annida in noi stessi.

 

 

MARTEDI’ 11 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

VENITE, PROSTRATI ADORIAMO DAVANTI A DIO CHE CI HA CREATI. (Sal. 95,,6)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: RUBINO GIOVANNI BATTISTA, Servo di Dio

Fondatore delle compagnie della gioventù dei “Luigini” e della congregazione femminile delle suore oblate di San Luigi Gonzaga. Nacque a La Morra (Cuneo) il 12 febbraio 1776. Frequentò le scuole prima del paese di cui il padre era sindaco 

e poi al collegio reale di Alba (Cuneo). Proprio ad Alba entrò in seminario ma i suoi studi furono più volte interrotti; infatti 

a causa dei rivoluzionari francesi il seminario fu chiuso per ben cinque volte. Pur in mezzo alle molteplici prove fu ordinato 

il 9 Marzo 1799. Dotato di fede solida e profonda era punto di riferimento per molti in questo periodo di sbandamento morale. Si dedicò particolarmente alla formazione dei giovani. Si recò a Genova per  portare aiuti a Pio VII prigioniero. Aveva intenzione di fondare un ordine di suore con l’unico scopo della preghiera continua per la pace. Nel 1815 fondò le Suore Oblate di San Luigi Gonzaga con il particolare scopo di favorire la gioventù abbandonata. Grande influenza ebbe su di lui il rapporto di profonda amicizia spirituale con il Padre Pio Brunone Lanteri. Morì l’ 11 febbraio 1853.  La sua salma è stata traslata nel 1953 nella casa delle Luigine di La Morra.                       

Parola di Dio: Gen. 1,20-2,4; Sal.8; Mc. 7,1-13

 

“SIETE VERAMENTE ABILI NELL’ELUDERE IL COMANDAMENTO DI DIO, PER OSSERVARE LA VOSTRA TRADIZIONE”. (Mc. 7,9)

In questi ultimi anni ho avuto tempo e occasioni per poter ritornare con libertà e un po’ più approfonditamente su certe pagine della storia della Chiesa o sulla vita di santi di ogni epoca. per scoprire che sempre a più riprese la chiesa ha scoperto in se stessa la mala pianta dell’ipocrisia ed ha cercato di estirparla. Non mi stupisce più allora che anche tra i cristiani di oggi, i mali denunciati da Gesù nei  farisei siano ancora presenti, ma nello stesso tempo capisco che il Vangelo ci richiami a conversione proprio su queste cose. Per chi, poco per volta perde il senso della religione come espressione di una fede viva, come manifestazione di un amore ricevuto, donato, testimoniato, ecco che essa diventa formalità, ricerca di potere, moralità esteriore, forma ipocrita di dominio sugli altri, diventa osservanza tradizionale dimenticando l’opera di Dio. Come combattere queste forme di ipocrisia religiosa? La strada è una sola ed è quella che i Santi hanno riproposto e ripropongono a più riprese. E’ ritornare al Vangelo di Gesù, è recuperare la sua buona notizia di salvezza, è lasciarci alle spalle le false sicurezze di una religione che ha una casella ben definita non solo per i dogmi ma anche per le persone, per le norme, è riscoprire nella comunione la libertà dei figli. E’ inutile voler riformare la Chiesa e noi stessi cambiando solo le etichette, mutando organizzazioni, creando nuove e ulteriori forme vincolanti: la vera conversione per ciascuno di noi e per le comunità cristiane è quella di tornare a Gesù. E mi piace a questo punto ricordare anche la festa di oggi che ci ripropone il messaggio della Madonna a Lourdes. La Madonna, Madre della Chiesa vuole riportarci a Gesù ai suoi valori, alla vera conversione.

 

 

MERCOLEDI’ 12 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDICI IL SIGNORE, ANIMA MIA; SIGNORE, MIO DIO, QUANTO SEI GRANDE. (Sal. 104,1)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: GOSLINO Abate di San Solutore, Santo

Era nato da una famiglia nobile e si fece monaco nel monastero di san Solutore presso Torino nel 1006. Fu abate e 

ricevette alcune donazioni da parte del vescovo Cuniberto di Torino. Morì il 12 febbraio 1053. L’abbazia di San 

Solutore andò distrutta durante l’occupazione di Torino da parte dei francesi nel 1536 e le reliquie del Santo furono 

allora deposte nella chiesa dei santi martiri Solutore, Ottavio e Avventore.     

Parola di Dio: Gen. 2,4-0.15-17; Sal.103; Mc. 7,14-23

 

“DAL CUORE DEGLI UOMINI ESCONO LE INTENZIONI CATTIVE: FORNICAZIONI, FURTI, OMICIDI, ADULTERI, CUPIDIGIE, MALVAGITA’, INGANNO, IMPUDICIZIA, INVIDIA, CALUNNIA, SUPERBIA, STOLTEZZA”.(Mc. 7,21-22)

Alla luce di questa parola di Gesù provo a guardare dentro di me  e scopro che è proprio lì la radice di tutto.

E’ nel profondo di me stesso, del mio “cuore” che nascono i desideri più belli e anche quelli più tenebrosi. E’ nel profondo di me stesso che nasce il desiderio del bello, del buono, dell’eterno, del gioioso, dell’amore ed è ancora lì che nascono le cattiverie, gli egoismi, le invidie, le paure. Nel profondo di me stesso sono seminati secoli e secoli di storia, ci sono le radici dei santi e le vendette di chi ha odiato, c’è l’immagine di Dio e il volto deturpato dal male, c’è l’angoscia profonda della finitezza umana e ci sono le speranze che parlano di eternità. E, continuando a guardare dentro di me faccio ancora altre scoperte. Io non sono solo spettatore del bene e del male che sono in me, io quotidianamente ne divento l’autore. E’ vero che non tutti siamo uguali (e meno male!), è vero che ciascuno di noi ha radici storiche e sociali diverse, ma è anche vero che ciascuno di noi ha la responsabilità di se stesso. Il carattere, i condizionamenti sociali possono certamente influire su di noi, ma il bene o il male che esprimo con me stesso dipendono da me. Proviamo a pensarci partendo dalle piccole cose che sono poi l’immagine anche delle grandi scelte: Io posso dire una parola di incoraggiamento o di offesa, io posso lasciare che l’ira, la rabbia, la voglia di vendetta distruggano una amicizia oppure che la pazienza, il perdono, l’amore costruiscano un rapporto bello e sereno. Il mio occhio e il mio cuore possono sporcare l’immagine di mio fratello o possono riuscire a vedere il bello e il buono anche al di là delle apparenze. Dio può divenire colui che mi fa paura o Colui che mi ama, gli altri possono essere i miei contendenti o i miei fratelli… dipende da me, da come coltivo il mio cuore. Un campo può produrre sterpi e ortiche o anche fiori e frutti, a seconda di cosa vi hai piantato e coltivato. E scopro ancora un altra cosa: se io non sono solo osservatore del bene e del male che sono in me ma ne sono responsabile, anche Dio non è solo osservatore. Dio è di parte, Dio è dalla parte del bene, Dio è dalla mia parte. Non mi forza perché mi rispetta, ma mi offre la sua immagine, mi dà la sua salvezza, è disposto a prendermi per mano perché io mi realizzi nel bene.

 

 

GIOVEDI’ 13 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU BENEDICI L’UOMO, SIGNORE, E GLI DONI PIENEZZA DI VITA. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: PIETRO VESCOVO DI VERCELLI, Santo

Sembra che Pietro non fosse di origine italiana, ma fino al 978, anno in cui fu fatto Vescovo quasi nulla sappiamo di lui. Alcuni anni dopo, Pietro aveva lasciato la diocesi di Vercelli per seguire l’esercito di Ottone II° sceso nell’Italia meridionale a combattere i Saraceni. Ma questi vinsero l’imperatore e Pietro con molti altri fu fatto prigioniero e portato ad Alessandria di Egitto e messo in carcere. Qui si trovava San Bonomio che conduceva vita monastica e cercava di aiutare i cristiani. Riuscì Bonomio a far liberare Pietro e a farlo ritornare alla sua sede. Pietro chiamò Bonomio e gli affidò l’abbazia di Lucedio e tra i due santi da allora iniziarono profondi rapporti spirituali. Intanto a Roma moriva Ottone II e lasciava l’impero al figlio di tre anni. Arduino di Ivrea approfittò dell’occasione ma Pietro gli si schierò contro. Arduino si impadronì di Vercelli e di sua mano trucidò il vescovo e siccome la gente accorreva al sua sepolcro nella cattedrale, Arduino la fece incendiare e disperdere le spoglie dell’odiato avversario.       

Parola di Dio: Gen. 2,18-25; Sal. 127; Mc. 7,24-30

 

“NON E’ BENE PRENDERE IL PANE DEI FIGLI E GETTARLO AI CAGNOLINI”.(Mc. 7,27)

Tante volte abbiamo commentato questa apparente durezza di Gesù nei confronti di questa donna pagana che va a chiedere la guarigione della propria figlioletta. Questa volta, partendo da questo episodio, vorrei con voi fare in piccola riflessione un po’ diversa dal solito. Gesù non poteva voler male ad una mamma che chiedeva la guarigione della figlia. Gesù, che è venuto per la salvezza di ogni uomo sulla terra non poteva fermarsi a forme campanilistiche di distinzione tra ebrei e altri popoli. Dunque perché questa durezza? Come si concilia l’amore di Gesù con queste parole che sembrano quasi essere un disprezzo? Noi spesso pensiamo che amare sia benvolere, accondiscendere alle richieste dell’amato, gentilezza, generosità... e normalmente queste sono componenti del voler bene, ma tutte queste cose possono essere dettate da sentimenti oppure anche solo da forma di buona educazione, da istintivo quieto vivere, da filantropia. Volere il vero bene di una persona è ancora un’altra cosa. Gesù vuole il vero bene di questa donna Siro Fenicia perché non solo vuole darle la possibilità di ottenere il miracolo della guarigione della propria figlia ma, facendo emergere il suo vero carattere. vuol far sgorgare la vera fede in lei. Tirando velocemente qualche conclusione e lasciando che lo Spirito suggerisca a voi quello che in questo momento serve alla vita di ciascuno: amare il prossimo secondo Gesù non è solo provare sentimenti di benvolere verso di lui, carità vera non è neanche concedere tutto quello che il prossimo ci richiede, è cercare il vero bene di chi ci sta accanto, è suscitare nel prossimo i sentimenti e i ragionamenti che conducono la persona a tirare fuori da se stessa tutte le potenzialità di bene, è aiutare a capire che non è solo risolvendo qualche problema materiale che si ottiene il vero senso della propria vita, è aiutare ad arrivare alla fede.

 

 

VENERDI’ 14 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, LA GIOIA DEL PERDONO. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: CIRILLO E METODIO, Santi, Monaci, Patroni d’Europa

Cirillo e Metodio erano due fratelli legati da un grande affetto e dal desiderio di andare ad evangelizzare nel nome di Gesù. Diventati monaci svolsero la loro azione non priva di difficoltà e controversie, soprattutto nella Russia meridionale e nella Moravia. Per tradurre in lingua slava la Bibbia e i libri liturgici crearono l'alfabeto detto "cirillico”, che un poco semplificato è tuttora in uso.   

Parola di Dio: Is. 52,7-10; Sal. 95; Mc. 16,15-20

 

“APRITI!”. (Mc. 7,34)

Il vangelo racconta che Gesù “fece bene ogni cosa”, che guarì moltissimi malati e certamente i pochi capitoli di Marco non possono raccontare per filo e per segno tutto quello che Gesù ha compiuto durante la sua vita pubblica. Ecco allora che i miracoli narrati assumono non solo il ruolo di raccontare un determinato prodigio e non vogliono neanche solo manifestarci il fatto che Gesù comprovava il suo messaggio di Figlio di Dio con opere che gli uomini comuni non possono compiere, ma i miracoli diventano segno di ciò che Gesù è venuto a compiere per noi. La guarigione del sordo muto è un messaggio valido per noi cristiani del 2003. è un messaggio valido per me oggi: Gesù è venuto per liberare l’uomo che ancora oggi è raggomitolato su se stesso incapace da solo nel proprio egoismo ad aprirsi a Dio, al vero senso della vita, ai fratelli. Se cerco di essere onesto con me stesso e lascio le vesti della presunta povera e piccola sapienza umana, scopro che da solo sono un punto infinitesimamente piccolo nel confronto del creato, scopro di sapere quasi nulla di ciò che mi circonda e di me stesso, di Dio a mala pena balbetto un nome. I miei occhi poi spesso sono ciechi non solo perché non vedono il senso della vita ma perché non sanno neppure contemplare cose, fatti e persone e si fermano all’apparenza, a schemi artefatti, le mie orecchie sono sorde ai segnali che mi vengono da Dio, dalla natura, dalle persone o, al massimo colgo solo vaghi  brusii e la mia bocca parla a vanvera di cose che mi superano e riempie il mondo di rumori e di parole senza senso… Gesù con la sua persona è Colui che è venuto per aprire i miei occhi e le mie orecchie, è il ponte di congiunzione tra il finito e l’infinito, è l’unico che con autorità può parlarmi da Dio e mostrarmi in se stesso Dio, è Colui che con se stesso  manifesta il senso del mio cammino sulla terra, è Colui che mi rivaluta come uomo non tanto per la ricchezza del mio sapere ma nel dirmi che ho la dignità di Figlio di Dio, chiamato come Lui a morire al male, ad ogni forma di male, per risorgere con Lui al bene, alla vita che dura per sempre. Davanti a quell’ ”Apriti!” non provo allora solo meraviglia per la potenza di Gesù e per la guarigione di un malato, ma sento la voce del Signore che chiede a me, per amor mio, di aprire i  miei occhi i miei orecchi il mio cuore, perché è solo aprendomi a Lui che io colgo il senso di me stesso e le grandi possibilità che Dio mi offre.

 

 

SABATO 15 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNACI A CONTARE I NOSTRI GIORNI E GIUNGEREMO ALLA SAPIENZA DEL CUORE. (Sal. 90,12)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EUSEO di Serravalle Sesia Santo    

Si può diventare santi anche facendo i calzolai! E la storia di Euseo vissuto tra il XIII e il XIV secolo nel territorio di Serravalle Scrivia. Visse in una capanna su una rupe tra cespugli facendo il ciabattino e pregando.  Un giorno di carnevale alcune persone mascherate, passando davanti alla sua capanna videro sul tetto tre gigli fioriti: era un fatto straordinario essendo inverno. Andarono a vedere e trovano Euseo morto. Lo seppellirono lì e li sorsero nei secoli diverse chiese per ricordarlo e il ciabattino solitario divenne patrono dei calzolai.     

Parola di Dio: Gen. 3,9-24; Sal. 89; Mc. 8,1-10

 

“COSI’ ESSI MANGIARONO E SI SAZIARONO E PORTANO VIA SETTE SPORTE PIENE DI PEZZI AVANZATI”. (Mc. 8,9)

Sovente, quando passo qualche momento davanti all’Eucarestia o quando distribuisco la Comunione magari in una affollata celebrazione eucaristica, sono colto da una domanda all’apparenza frivola davanti ad un mistero così grande. Penso a come Gesù possa essere pane vivo presente in tante parti del mondo contemporaneamente e nel cuore di tante persone così diverse e distanti. Eppure, mentre io sono davanti all’Eucarestia qui, nello stesso istante un prete in Asia o in Africa sta celebrando la Messa e Gesù si fa carne lì, come è carne qui. Gesù è nel cuore di quella suora mistica piena di amore per Lui e nel cuore di quel bambino che lo ha ricevuto un po’ distratto, ascolta le preghiere di quel malato che chiede la guarigione ed è nel cuore di quella mamma che piange la morte di suo figlio. Qualche altra volta ho provato a fare un altro esperimento: durante un viaggio in automobile o in treno, provare  a mandare un saluto a Gesù Eucarestia ad ogni chiesa che incontro. Se non ci credete provate: in un viaggio di duecento chilometri almeno una quarantina di chiese voi le trovate, e Gesù è lì, presente in ogni chiesa, in ogni tabernacolo, magari solo.

Gesù ha moltiplicato i pani per quelle persone affamate, ma soprattutto, donandosi a noi nel Pane Eucaristico, ha moltiplicato e moltiplica se stesso. Sarò forse un po’ sentimentale, ma come è bello allora adorare Gesù nell’Eucarestia pensando che in quel momento un mio fratello in Australia sta dicendo a Gesù che gli vuol bene, come è prezioso sapere che mentre io adoro c’è un ammalato che sta offrendo le sue sofferenze per la pace nel mondo, come è bello pensare che Gesù in tutte le chiese e in tutti i villaggi è lì in mezzo alla sua gente per condividerne ancora e sempre le gioie e le pene. Come è bello, anche non essendo a volte materialmente davanti all’Eucarestia sentirne il profumo della sua presenza in mezzo agli uomini. Gesù ha moltiplicato il pane e ce ne fu in abbondanza, Gesù ha moltiplicato se stesso e ce n’è talmente in abbondanza che in ogni momento poi incontrarlo.

 

 

DOMENICA 16 FEBBRAIO: 6^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SE VUOI, PUOI GUARIRMI. (Mc. 1,40)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ALLAMANO GIUSEPPE , Beato  

Fondatore dei Missionari e delle Missionarie della Consolata.

Lo stesso paese, Castelnuovo di Asti, oggi Castelnuovo don Bosco diede i natali a tre grandi della Chiesa torinese: Don Bosco , San Giuseppe Cafasso e  Giuseppe Allamano. Egli nacque il 21 gennaio 1851 sua madre è la sorella del Cafasso.  Perse il papà che aveva tre anni. Trascorse l’infanzia frequentando l’asilo e le scuole elementari e conducendo nei tempi liberi le pecore al pascolo. Appena undicenne arriva a Torino sotto la guida di don Bosco. Don Bosco vedendo le sue capacità e riconoscendo la sua devozione gli proporrà la strada dei salesiani, ma Giuseppe ha altro in mente vuol essere sacerdote a servizio della chiesa torinese. Pur non avendo una buona salute fisica ha una tempra spirituale robusta. Uno dei suoi primi motti è: "Farmi santo e non solo buono. Fare e non aspettare”. Il 20 settembre 1873 è ordinato sacerdote nel duomo di Torino. Vorrebbe andare viceparroco in qualche paesetto, ma il vescovo Gastaldi lo incarica di essere formatore di sacerdoti in seminario. Nel settembre 1880 viene nominato rettore del santuario della Consolata e dell’annesso ospizio per preti vecchi. I problemi sono molti. Il Santuario non versa in buone condizioni ed egli comincia a restaurarlo poi chiede di poter riaprire il Convitto della Consolata che poco per volta ritorna ad essere centro di formazione e di spiritualità per sacerdoti. E' fatto anche rettore del Santuario di Sant'Ignazio, presso Lanzo e anche qui si dà da fare per ristrutturare santuario e casa perché possa diventare capace di accogliere sacerdoti e laici per gli esercizi spirituali. In mezzo a tutto questo daffare non dimentica il senso del suo sacerdozio e si offre instancabilmente per la direzione spirituale, passa molte ore in confessionale, è consigliere di vescovi, sacerdoti, laici, sostiene l’Azione Cattolica Incoraggia don Alberione a portare avanti la sua opera di Buona Stampa, consiglia l’abate francese Vincent Bailly a fondare il quotidiano cattolico “La Croix”. A illuminarlo e sostenerlo è sempre la sua “Consolata”, ed è proprio guardando a lei che poco per volta si sente portato a voler far conosce la Consolata nel mondo. Nel 1900 è a Rivoli per la convalescenza da una malattia, il 6 aprile abbozza una lettera per l’arcivescovo Agostino Richelmy nella quale chiede di poter fondare un istituto missionario. 1901: il progetto è approvato. 1902: partono i primi quattro missionari per il Kenia. Cerca anche delle suore da affiancare ai missionari. Le prime le trova tra le Vincenzine del Cottolengo. Nel 1903 partono le prime otto suore. Nel 1909, spinto da Papa Pio X fonderà anche le missionarie della Consolata. Da Torino egli continua a seguire i suoi missionari con affetto e trepidazione. Ormai le missioni si moltiplicano 1916 Etiopia; 1922 Tanzania; 1924 Somalia; 1925 Mozambico. Nell’inverno del 1925-26 si aggrava la situazione della sua salute. Muore il 16 febbraio 1926.      

Parola di Dio: Lev. 13,1-2.44-46; Sal.31; 1Cor.10,31-11,1; Mc. 1,40-45

 

“VENNE A GESU’ UN LEBBROSO: LO SUPPLICAVA IN GINOCCHIO E GLI DICEVA: SE VUOI PUOI GUARIRMI”. (Mc. 1,40)

Le prime volte mi vergognavo e mi facevo dei sensi di colpa enormi, eppure davanti a certi barboni, sporchi e puzzolenti provavo un senso di ribrezzo, la voglia di allontanarmi, di tappare il naso, la paura del contatto fisico… poi qualcuno che abitualmente era a servizio di questi fratelli mi ha fatto capire che era una reazione naturale e che riuscivi a contrastarla solo con tanto amore e, aggiungeva sorridendo: “comprendendo che le puzze più grandi non sono quelle che colpiscono il naso, ma quelle magari nascoste da impeccabili vestiti e da costosi profumi”. E già, perché il lebbroso del Vangelo siamo noi, feriti, malati di egoismo, incapaci di amore, pieni di incrostazioni di giudizi artefatti e a volte ingiusti, pieni di paure, incapaci di guardare Dio, emarginati in ristrette mentalità, con prospettive umane riducenti…  Mentre scrivo questo mi pare di sentire una voce che mi dice: “Ma dai, non esagerare: in fondo non è poi così tutto nero: l’uomo ha fatto cose meravigliose se la caverà anche senza Dio…” Non c’è nessuno peggio di un ammalato che non si riconosca tale o accetti di esserlo. Se non riconosci il tuo male come potrai cercarne la medicina, tentarne la guarigione? Il lebbroso del Vangelo conosce la sua malattia, soffre della emarginazione che questa gli ha procurato, ma vuol venirne fuori, cerca tutte le strade per la guarigione, va da Gesù con umiltà ma anche con cipiglio deciso: “Se vuoi puoi guarirmi”. Gesù non aspetta altro, è venuto per guarire, per sanare, per riabilitare, per darci nuove possibilità: ma siamo davvero convinti di avergli detto: “Io da solo mi faccio schifo e non ce la faccio a venire fuori dal mio male, ma se tu vuoi, puoi…”

 

 

LUNEDI’ 17 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

L’AMORE DEL FRATELLO E’ IL SACRIFICIO A TE GRADITO. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: SETTE FONDATORI DELL’ORDINE DEI SERVI DI MARIA Santi

Intorno al 1233, sette mercanti fiorentini rinunciarono alla loro attività e ai loro guadagni per dedicarsi alla ricerca di Dio. Vissero in comunità nella penitenza e nella meditazione della passione di Gesù e delle sofferenze di sua Madre. Nacque così l'ordine dei Serviti, dedito alla predicazione e all'insegnamento.

Parola di Dio: Gen. 4,1-15.25; Sal. 49; Mc. 8,11-13

 

“PERCHE’ QUESTA GENERAZIONE CHIEDE UN SEGNO ?”. (Mc. 8, 12)

Sembra di coglierlo lo stupore di Gesù in questa frase: Egli ha appena fatto tutta una serie di miracoli, ha detto parole che nessun uomo aveva mai pronunciato sulla terra e coloro che lo ascoltano gli chiedono un segno, un miracolo grandioso che confermi a loro chi sia davvero Lui. L’incapacità di vedere e l’incredulità sono davvero grandi! Ma non stupiamoci troppo perché anche in mezzo ai cristiani la voglia di miracolistico che soddisfi i nostri gusti e spesso anche l’incredulità, sono grandi. Faccio qualche esempio ma poi chiediamoci se per caso non siamo colpiti anche noi da alcune di queste forme. Noi abbiamo, ad esempio, il miracolo continuo dell’Eucarestia e, magari dimenticandola preferiamo correre dietro a presunte statue sudanti sangue o piangenti. Noi abbiamo il miracolo continuo della nostra e dell’altrui vita e vorremmo magari vincere al lotto perché questo ci confermerebbe che il Signore ci vuole bene, diciamo di credere alla Provvidenza di Dio ma almeno il novanta per cento dei nostri sforzi è indirizzato a provvedere con abbondanza a rispondere ai nostri desideri di cose e di denaro, sentiamo dai nostri pulpiti o altari prediche sull’umiltà, sulla povertà dei mezzi e poi certe parrocchie si costruiscono solo su cose, costruzioni dimenticando le persone. Non ricordo più chi fosse, ma un personaggio della letteratura diceva: noi abbiamo insegnato  ai nostri figli a gioire per il contenuto di due calze ripiene di dolcetti portate da un ipotetica Befana e non abbiamo insegnato loro a ringraziare perché ogni mattina in due calze mettono un paio di gambe che camminano. Invece di chiedere miracoli (spesso inutili) impariamo a gioire davanti al miracolo quotidiano di un  Dio che, nonostante tutto, ogni giorno ci dice: “Ti voglio bene, sei mio figlio”.

 

 

MARTEDI’ 18 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

CI BENEDICA IL SIGNORE CON LA SUA POTENZA. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LORENZO DA REVELLO Venerabile

Nasce nel 1580 o 1582 nella contrada San Pietro presso Revello, nella diocesi di Saluzzo. All’età di otto anni i suoi genitori Pietro Gallo e Caterina Capitolo lo affidano a un sacerdote, don Tolosano perché gli insegni a leggere e scrivere e lo faccia crescere nella dottrina cristiana. A vent’anni rimasto orfano e senza beni si mette a servizio  chiedendo però di avere i suoi spazi per servire il Signore nella preghiera.  Ascoltando una predica di Giovenale Angina, Vescovo di Saluzzo, si sente chiamato ad abbandonare il mondo e a ritirarsi in convento. Si reca dunque a Pavia per entrare nei frati minori riformati. Il 14 Gennaio prende l’abito religioso da fratello laico. Nel 1622 è mandato a Torino  dove  rimane fino alla morte il 18 febbraio 1623. Viene sepolto prima nella chiesa di san Martignano e poi a Madonna degli Angeli.       

Parola di Dio: Gen.6,5-8.7,1-5.10; Sal. 28; Mc. 8,14-21

 

“FATE ATTENZIONE: GUARDATEVI DAL LIEVITO DEI FARISEI E DAL LIEVITO DI ERODE”. (Mc. 8,15)

Quanto è difficile capirsi tra persone che fanno discorsi diversi. Provate a pensare se non è vero che buona parte delle discussioni e dei diverbi che avvengono nelle nostre famiglie sono dovute non a difficoltà reali di divergenze insanabili, ma a modi di esprimere una stessa idea con termini diversi o a incomunicabilità dovuta al fatto che ognuno continua a fare il proprio discorso senza cercare di capire che cosa voglia dire l’altro.

Tra Gesù e i discepoli, nel Vangelo di oggi, è successa la stessa cosa: Gesù cerca di mettere in guardia i discepoli “dal lievito dei farisei e di Erode” ed essi continuano a parlare del lievito del panettiere, dimenticando nello stesso tempo che non è tanto il problema del pane materiale che deve preoccuparli (Gesù aveva appena moltiplicato il pane) ma quanto Gesù indicava per la vita. Anche noi, oggi siamo messi in guardia da Gesù e dobbiamo fare attenzione al lievito dei farisei e di Erode, ma capiamo che cosa Gesù vuole dirci? Credo che Gesù voglia metterci in guardia da certe frequentazioni. Il lievito fermenta tutta la pasta: se è buono ci sarà pasta buona, se è cattivo si butta via tutto. Il lievito dei farisei è la superbia mascherata da religiosità, quello di Erode è il potere mascherato da religiosità. Quindi il lievito da evitare è la religiosità falsa.

La religiosità dovrebbe essere il giusto modo di manifestarsi della fede ma quando prende il sopravvento, la fede si perde e rimane solo la falsa maschera della religiosità. Gesù non ha paura per noi quando ci manda come pecore in mezzo ai lupi. Non ha ritegno di dirci di andare verso gli ultimi, anche verso i ladri e le prostitute, ci mette in guardia invece dalle false religiosità e da coloro che le rappresentano. Da certi sedicenti cristiani, gran par­latori di fede, che poi sono materialisti, arrivisti boriosi, pieni di sé, da coloro che ci dicono: “O fai come me o non sei cristiano”, da chi usa il religioso per il proprio tornaconto, non c’è che una strada da seguire: scappare lontano per non rischiare di essere contaminati.

 

 

MERCOLEDI’ 19 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL MIO BALUARDO E IL MIO RIFUGIO; GUIDAMI E CONDUCIMI PER AMORE DEL TUO NOME. (Sal. 31,4)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:CUMIANO, Monaco di Bobbio, Santo        

Era un monaco irlandese che fu anche vescovo non si sa bene di quale diocesi. Ritiratosi trovò nel monastero di Bobbio il luogo per concludere la sua vita servendo il Signore e i confratelli. Dice infatti una iscrizione sul suo sepolcro: “Diventò famoso per grandi virtù, fu pio con i confratelli, prudente, mite, pacificatore, fedele all’osservanza della regola”. Morì tra il 725  e il 744 a 95 anni dopo aver servito per 20 anni nel monastero.  

Parola di Dio:  Gen. 8,6-13.20-22; Sal. 115; Mc. 8,22-26

 

“GESU’ GLI IMPOSE LE MANI E GLI DISSE: VEDI QUALCOSA?”. (Mc. 8,23)

Nel Vangelo sono molte le guarigioni. Qualche malato si reca da Gesù, chiede la guarigione o tocca il maestro e Gesù con un gesto o con una parola realizza il miracolo; ci può stupire allora il Vangelo di oggi che ci racconta una guarigione progressiva che avviene in due tempi. Quale sarà il motivo di questo fatto?

Penso che il senso sia questo: coloro che cercano veramente la luce, se si lasciano guidare dal Signore, la scopriranno gradualmente, dovranno accettare le tappe di questo cammino. Dio non lo trovi sul banco del Supermercato. Devi cercarlo continuamente, scoprirlo “nei suoi innumerevoli travestimenti”. E quando pensi di averlo trovato è  ora di incominciare di nuovo a cercarlo. E Dio, che ama lasciarsi trovare, poco per volta ti manifesterà il suo volto. Infatti anche la risposta del cieco alla domanda di Gesù è significativa: noi ci aspetteremmo che la prima cosa che il cieco guarito dovrebbe vedere, fosse il volto di Gesù, di colui che lo ha guarito. Invece, comincia a vedere gli uomini anche se in forma ancora non ben definita. Vederci, nella fede cristiana, significa, prima di tutto, cominciare a vedere gli uomini, i fratelli. Non basta pensare che la fede sia qualcosa che ci fa vedere Dio. “Come posso dire di amare Dio che non vedo se non amo il fratello che vedo?”. La logica dell’amore di Dio è l’incarnazione. Gesù si è fatto uomo, Gesù si rende visibile negli uomini, Gesù lo incontri principalmente nei fratelli anche se li vedi ancora in modo indefinito, anche se ti risulta difficile riconoscerlo nel volto dello straniero o del sieropositivo o anche solo del tuo familiare che la pensa così differentemente da te.

 

 

GIOVEDI’ 20 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TI SERVIRANNO, SIGNORE, TUTTI I POPOLI DELLA TERRA. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: NEMESIO, Santo

Nemesio era egiziano e visse nel III secolo ad Alessandria. Diventato cristiano dovette affrontare la persecuzioni 

allora in atto. Fu arrestato in un primo tempo con la scusa di aver avuto a che fare con i briganti. Da quella accusa 

cercò di discolparsi, ma  venne  deferito come cristiano, davanti al governatore che  contro di  lui  si  accanì  con 

torture e flagellazioni più di quanto si accanisse contro i briganti catturati e imprigionati dopo di lui.  Morì lodando 

Dio, arso vivo.  

Parola di Dio: Gen. 9,1.13; Sal 101; Mc. 8,27-33

 

“E VOI CHI DITE CHE IO SIA?”. (Mc. 8,27)

Proviamo oggi a fare un esperimento. Gesù rivolge a noi la stessa domanda che ha rivolto agli apostoli: “Voi, chi dite che io sia?”. Quali potrebbero essere oggi le risposte e la mia risposta? Il teologo, il prete e magari anche molti cristiani potrebbero rispondere con il catechismo, quello di una volta, molto sintetico: “La seconda persona della santissima Trinità” o quello nuovo molto più lungo e articolato, oppure basterebbe rispondere con la parte del Credo che diciamo la domenica e che riguarda Gesù:”. Dio da Dio, luce da luce… incarnato.. morto e risorto…” Ma sappiamo che i dogmi sono per noi, ci indicano Dio, ma non lo costringono nelle parole  e allora la domanda si fa incalzante e vitale per ciascuno: “Chi sono io per te, che cosa conta per te che io sia nato, che sia stato condannato a morte, che sia risorto? Le mie parole fanno parte delle tue scelte di vita?”.  E, sì, perché il Figlio di Dio non è un interrogativo della storia è qualcuno che coinvolge la mia vita. E’ un qualcuno davanti al quale non si può essere indifferenti: “O con Lui o contro di Lui”, la sua salvezza non è un passaporto garantista di un paradiso ma un qualcosa che o mi libera oggi o  è un inganno, la sua persona o è vero Dio e vero uomo o è uno dei tanti personaggi anche buoni della storia, le sue parole o mi coinvolgono o sono vento come le tante parole di tanti uomini  che magari sono belle a sentirsi ma scivolano via. Pietro, quando si lascia guidare dallo Spirito risponde a Gesù con convinzione: “Sei il Cristo”, Pietro e gli altri rispondono con la loro vita lasciando le reti e andando dietro a Gesù, poi non avranno capito tutto, poi davanti alla croce scapperanno e stenteranno a credere perfino alla risurrezione: non importa, hanno accettato accolto, Gesù, si lasciano guidare da Lui, sono talmente pieni di lui che lo porteranno agli altri. Anche con noi Gesù non si spaventa se non abbiamo ancora capito tutto di Lui,  se siamo ancora paurosi davanti alla croce o tristi davanti alla gioia della risurrezione però ci chiede di accoglierlo per quello che è: un Dio che ci vuole bene fino al punto di dare la sua vita per noi.

 

 

VENERDI’ 21 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

RENDICI, SIGNORE, DI DIVENTARE TUA STABILE DIMORA. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MARIA ENRICA DOMINICI, Serva di Dio

Enrichetta, come comunemente veniva chiamata, nacque a Borgo Salsazio di Carmagnola il 10 ottobre 1824 da famiglia 

molto semplice. La madre, che dopo 4 anni dalla nascita della figlia, era rimasta vedova, educò severamente Enrichetta, 

ed essa, dopo qualche primo sbandamento, anche con l’aiuto dello zio che era parroco a Borgo San Pietro, divenne l’anima catechistica del paese dando esempio di serenità e di profonda pietà. Sentì la vocazione allo stato religioso e il 19 maggio 1850 entrò nell’Istituto delle Suore di Santa Anna della Provvidenza che da poco era stato fondato  dalla marchesa Falletti di Barolo. Inviata a Castelfidardo, a soli 27 anni era già maestra delle novizie, ruolo che ricoprì poi anche a Torino. A 32 anni fu nominata Superiora Generale e in questi anni riuscì a fondare una trentina di case e una missione in India. Semplice, donna di preghiera, preziosa consigliera, infaticabile nelle iniziative, morì a Torino il 21 febbraio 1894.  

Parola di Dio: Gen. 11,1-9; Sal. 32; Mc. 8,34-9,1

 

“IN VERITA’ VI DICO: VI SONO ALCUNI QUI PRESENTI CHE NON MORRANNO SENZA AVER VISTO IL REGNO DI DIO VENIRE CON POTENZA”. (Mc. 9,1)

Qualcuno, dopo aver letto questa frase di Gesù ha detto: “Ecco, anche Gesù credeva che tutto quello che riguardava il Regno di Dio si sarebbe compiuto in un arco di tempo di pochi anni. E’ la stessa convinzione di Paolo quando pensa di essere ancora tra i viventi quando ci sarà la seconda venuta di Gesù… L’uno e l’altro si sono sbagliati dunque…” Non credo che Gesù dicendo questa frase volesse indicare i tempi del compimento del suo regno (in altre pagine del Vangelo, parlando di questo, dice che il tempo e l’ora li conosce solo il Padre), credo invece che volesse dire a noi un'altra cosa: “Tu che di solito leggi i fatti del mondo in cui vivi con gli occhi di colui che sa sempre e solo vedere il male, impara a scorgere i segni del Regno di Dio che viene, accogli in te i segni di un regno che può cambiare la tua vita oggi”. Perché il regno di Dio è ovunque si combatte il male e l’egoismo, il regno di Dio è in coloro che, come dice il Vangelo di oggi, accettano e vivono la croce non come punizione ma come momento importante della vita che può essere dono, il regno  è nel condividere i doni della terra, il Regno è nel fidarsi di Dio e abbandonarsi a Lui, il Regno di Dio è in mezzo ai credenti e ai non credenti, è nell’opera dei missionari e nella testimonianza dei semplici, è nel sorriso che sa superare l’odio e la vendetta, è nella parola di conforto che invece di stroncare ridà fiducia… Proviamo dopo la giornata di oggi a fermarci un momento per cogliere tutti i segni che oggi ci dicono che il Regno di Dio sta venendo e scopriremo di essere anche noi tra quei fortunati “che prima di morire hanno visto il Regno di Dio venire con potenza”.

 

 

SABATO 22 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

NULLA TURBI LA TUA CHIESA CHE HAI FONDATO SULLA ROCCIA. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: DISCOLIO E SIMPLICIO, VESCOVI DI VERCELLI, Santi

Discolio fu il quarto Vescovo di questa città nella seconda metà del secolo V. 

Simplicio è invece l’ottavo e il suo episcopato può collocarsi verso il 470. Molto di più non sappiamo di questi vescovi che però furono tenuti in gran considerazione dalle popolazioni di quel luogo sia durante il loro episcopato che nel ricordo dei secoli successivi.             

Parola di Dio nella festa della Cattedra di Pietro:  1Pt. 5,1-4; Sal. 22; Mt. 16,13-19

 

“QUESTO E’ IL MIO FIGLIO PREDILETTO: ASCOLTATELO!”. (Mc. 9,7)

Il racconto della trasfigurazione di Gesù è pieno di indicazioni, potremmo dire che tutto diventa simbolo, dalla montagna, luogo favorevole perché l’umanità e la divinità possano incontrarsi, alle veste bianche simbolo della purezza del cuore, alla luce di Gesù che illumina il nostro cammino, alla testimonianza della legge e dei profeti che ci garantiscono la pienezza della rivelazione in Gesù, perfino a quelle tre tende che Pietro vorrebbe costruire e che indicano il bisogno continuo dell’uomo di avere Dio nella sua casa… Ma direi che la parola più importante è quella di Dio che rinnovando in Gesù l’incarico di Messia dice a noi: “Ascoltatelo”. Il discepolo non è principalmente l’uomo delle visioni, ma dell’ascolto. E’ essenziale ascoltare la sua voce (“le mie pecore conoscono la mia voce”), prendere sul serio il suo messaggio (“chi ascolta me ascolta il Padre), lasciarsi mettere in discussione dalle sue parole (“Le tue parole sono parole di vita eterna”). Ascoltare, non per saperne di più, per soddisfare la curiosità, ma per ubbidire, prendere coscienza dei compiti che ci vengono assegnati, realizzare il progetto di Dio su di noi e sul mondo. Quando si ascolta, non si allarga il campo delle nostre conoscenze teoriche. Si allarga il campo del nostro impegno e anche il discepolo può a sua volta trasfigurarsi e trasfigurare, ma questa trasfigurazione può giungere soltanto dopo avere “ascoltato” Gesù.

 

 

DOMENICA 23 FEBBRAIO:  7^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

 

TU CHE FAI NUOVE TUTTE LE COSE, FA’ CHE SIAMO NUOVI CON TE. (cfr.Is. 43,19)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: BORGIOTTI  LUISA,  Serva di Dio    

Fondatrice delle Figlie della Passione di Gesù Nazareno, 

Era nata a Torino il 16 Febbraio 1802. Fin da ragazza sentì molta devozione per la Passione di Gesù. Desiderosa di 

operare il bene nel 1834 entrò nella Compagnia delle Umiliate di Torino che avevano come compito quello di visitare ed aiutare i malati dell’Ospedale San Giovanni e poi di andare a trovare i malati nelle case. Intanto a Torino il padre Marcantonio Durando, beato, aveva fondato la comunità delle Figlie della Passione di Gesù Nazareno per l’assistenza a domicilio dei malati e volle che Luisa ne fosse la superiora e la guida. Cosa che essa fece per otto anni fino alla sua morte 

che avvenne il 23 febbraio 1873.          

Parola di Dio: Is. 43,18-19.21-22.24-25; Sal. 40; 2Cor. 1,18-22; Mc. 2,1-12

 

“FIGLIOLO, TI SONO RIMESSI I TUOI PECCATI”. (Mc. 2,5)

Oggi vediamo Cristo perdonare e guarire un paralitico. E’ il senso della venuta di Cristo sulla terra. Egli è qui per la nostra salvezza, ma perché questo possa avvenire occorrono alcune cose: Prima di tutto che noi ci riconosciamo peccatori. Il peccato esiste in ciascuno di noi: «Mia madre - geme il salmista - mi ha concepito nel peccato». Questo peccato è il rifiuto di amare, l’ingiustizia accettata, il rancore conservato, oppure anche sete di comando, superbia più o meno cosciente, desiderio di possesso, di apparire, di affermare la propria superiorità! La prima condizione per ottenere il perdono è riconoscere lealmente questa miseria spirituale che è in noi: “ho peccato!”. Poi occorre che noi abbiamo fede completa nella misericordia di Dio.Una misericordia sempre offerta, che domanda solo di operare. Il Signore sa di quale argilla siamo impastati: egli ci vede affondati nel fango dei nostri egoismi e delle nostre paure. Egli ha pietà. Nel suo amore viene in nostro aiuto, mettendo a nostra disposizione, per mezzo del sacramento, la sua luce e la sua forza. Come possiamo allora dubitare ed esitare? E perché il perdono di Dio funzioni occorra anche che noi, a nostra volta, siamo i portatori del suo perdono e della sua pace. Questa è una delle condizioni per ottenere il perdono di Dio: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”. Siamo disposti a perdonare ai nostri fratelli con tutto il cuore? Siamo sempre pronti ad accoglierli? Dio avrà pietà se noi avremo pietà, perché così noi saremo messaggeri del suo amore e portatori della sua pace.

 

 

LUNEDI’ 24 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO, AIUTAMI NELLA MIA INCREDULITA’. (Mc. 9,24)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: MODESTO, Santo, Vescovo

Vescovo di Treviri (Germania), Modesto governò la diocesi nei difficili tempi delle incursioni dei Franchi, che devastarono la città e il territorio circostante. Se, com'è prevedibile data la sua santità, nella vita rese onore al suo nome, è inevitabile che di lui non si sappia nient'altro. Ma poco importa. L' importante è che Dio si sia accorto di lui. 

Parola di Dio: Sir.1,1-10; Sal.92; Mc. 9,14-29

 

“TUTTO E’ POSSIBILE PER CHI CREDE”. (Mc. 9,239

Più che riflettere su una singola frase del Vangelo proviamo oggi a ripercorrere questo brano perché esso può aiutarci a comprendere più a fondo che cosa sia la fede. L’uomo che ha portato il figlio indemoniato ai discepoli di Gesù perché lo guariscano, aveva speranza che essi lo potessero fare, ma sia lui che i discepoli sono delusi. Gesù allora sbotta ed è a sua volta deluso da persone che da lui cercano solo facili miracoli. Primo insegnamento: fede non è vedere tutto facilmente chiaro (non sarebbe più esercitare fiducia nell’Altro), fede non è neanche sperare che tutti i problemi dell’uomo si risolvano a suon di miracoli. Il padre del ragazzo dice a Gesù : “Se puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci”. Sembra più uno che tenta un ultima carta piuttosto che uno convinto che quello che ha davanti possa compiere quanto gli è richiesto. Gesù sbotta di nuovo e poi dice che la grazia può arrivare solo se noi abbiamo fede. Guardando alla mia poca fede penso che spesso i miracoli, le grazie, i doni non arrivano non perché il Signore non ce li voglia dare, ma perché siamo noi le persone non troppo convinte. Noi chiediamo ma stentiamo nella fiducia in Colui al quale chiediamo. E, ultima osservazione, Gesù dice ai suoi discepoli che certe grazie, certe vittorie contro il male e il demonio si ottengono solo con la preghiera. Una fede che non si cibi quotidianamente e spesso della preghiera è una fede destinata presto a rinsecchire, una fede fatta solo di adesione di intelletto tocca solo una sfera dell’uomo, essa per essere vera deve compenetrare tutto il suo essere ed è solo la preghiera vera che ci mette nella nostra totalità nel cuore di Dio.

 

 

MARTEDI’ 25 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE GIOISCO ED ESULTO, CANTO INNI AL TUO NOME, O ALTISSIMO. (Sal.9,3)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: VERSIGLIA LUIGI E CARAVARIO CALLISTO Servi di Dio, Martiri

Luigi Versiglia era nato a Oliva Gessi, in provincia di Pavia il 3 Giugno 1873. Fece gli studi presso i salesiani e scelse di essere anche lui della Compagnia di don Bosco. Subito fu inviato a dirigere la casa di Genzano, ma la sua era una vocazione missionaria. Già nel 1906 partì a capo della prima spedizione missionaria salesiana in Cina. A Macao fondò un orfanotrofio, ma nel 1910 a causa della rivoluzione portoghese dovette rifugiarsi ad Hong Kong. . Il vescovo di Macao offrì allora ai salesiani la missione di Heung Shan e in mezzo a tante difficoltà venne fuori la sua vera stoffa di apostolo. Fu poi consacrato vescovo  ed ebbe il vicariato apostolico di Shiuchov. Sotto il suo impulso le residenze missionarie si moltiplicarono: istituti, asili orfanotrofi, due scuole magistrali, il seminario indigeno. Ebbe coraggio (quattro volte fu catturato dai pirati). Fu generoso con gli altri e austero con se stesso.

Callisto Caravario nacque a Cuorgnè, nel Canavese l’8 giugno 1903 da una famiglia operaia che si trasferì pochi anni dopo a Torino. Qui Egli entrò nel Collegio Salesiano di San Giovanni e la domenica frequentava l’Oratorio san Giuseppe. In questi ambienti sviluppò la sua vocazione sacerdotale e salesiana. Fu a Valdocco, poi a Foglizzo e poi a Valsalice. Prima ancora di diventare sacerdote partì in missione per la Cina. Verrà ordinato sacerdote proprio da Mons. Versiglia il 18 maggio 1929. Mandato alla missione di Linchow, giovane e solo in una comunità che doveva iniziare, dimostrò di avere doti non comuni di apostolo. Dopo sei mesi ricevette la notizia che Mons. Versiglia sarebbe venuto a trovarlo. Scese allora a Shiuchow per accogliere il vescovo e poi accompagnarlo alla sua missione.  Con Versiglia e Caravario si unirono anche due catechisti  una maestra e una catechista. Il 25 febbraio la barca dei missionari fu affrontata dai pirati e siccome i due si opponevano al sequestro della maestra e della catechista vennero trucidati e tutti i loro oggetti religiosi bruciati                      

Parola di Dio: Sir. 2,1-11; Sal. 36; Mc. 9,30-37

 

“SE UNO VUOL ESSERE IL PRIMO, SIA L’ULTIMO DI TUTTI E IL SERVO DI TUTTI”. (Mc. 9,35)

Quante lotte per un po’ di potere! E questo non solo tra i politici che hanno la pretesa di guidare il mondo e neanche solo nel mondo degli affari dove la lotta tra squali è all’ultimo sangue e neanche solo l’assurda lotta per il potere e il prestigio religioso testimoniata dalla pagina del Vangelo che abbiamo letto e purtroppo ancora realtà odierna, ma quante piccole lotte quotidiane per prevalere, per farci sentire migliori degli altri, per la ricerca di piccoli poteri all’interno della famiglia, quante bugie per apparire migliori, piccoli ricatti per avere prevalenza… Davanti a tutte queste cose Gesù inverte i termini: aver potere per Dio è servire, i primi saranno gli ultimi, conta di più un bambino che un tronfio scienziato. E Gesù non sì limita a darci questa indicazione: è lui stesso a viverla, a metterla in pratica. Lui, Creatore e Signore, per amore nostro “umiliò se stesso”, prese la nostra condizione, si fece in tutto simile a noi. Gesù accetta di nascere in un piccolo paese sconosciuto, è un re che nasce in una stalla e muore su una croce, è il Signore alla cerca dei peccatori, Colui che si mette a lavare i piedi ai suoi discepoli, perché “anche voi facciate così”. E’ la scelta dell’amore quella di mettersi al servizio. Chi ama non vuole superare l’amato ma vuole amare; il servizio non è umiliazione o sminuirsi, è gioia di amare.

 

 

MERCOLEDI’ 26

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA LEGGE, O SIGNORE, E’ FONTE DI GIOIA. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: EUSEBIO II VESCOVO DI VERCELLI, Santo

E’ il dodicesimo Vescovo di questa città ed esercitò il suo ministero tra il 515 e il 534 circa, sembra che adempisse con diligenza e carità i suoi doveri nei confronti della Verità da annunciare e dell’attenzione da avere per il suo clero e per il suo popolo.         

Parola di Dio: Sir. 4,11-19; Sal. 118; Mc. 9,38-40

 

“GESU’ DISSE LORO: NON C’E’ NESSUNO CHE FACCIA UN MIRACOLO NEL MIO NOME E SUBITO DOPO POSSA PARLARE MALE DI ME. CHI NON E’ CONTRO DI NOI E’ PER NOI”. (Mc 9,39-40)

Nella vita spesso non è facile riconoscere gli amici dai nemici, quelli che sono dalla nostra parte da quelli che ci sono contro, coloro che ci aiutano nel cammino della fede da coloro che  ce ne allontanano. Ma, mi chiedo: un cristiano ha bisogno di questi giudizi, di queste distinzioni? Rispondo di sì. E’ vero che non sta a noi giudicare. Solo Dio conosce i cuori e può dare un giusto giudizio delle persone e delle loro azioni, ma è vero che noi dobbiamo difendere la nostra fede e i valori in cui crediamo e dunque dobbiamo avere un criterio nello scegliere e accogliere chi ci può aiutare in questo cammino. Gesù stesso ce ne suggerisce il modo: non sono le apparenze a darci il criterio di giudizio,  non sono le parole a dirci la bontà o meno di una persona, sono le opere. Chi opera il bene a qualunque razza, religione, cultura appartenga “è con noi”. In un altro brano Gesù dirà : “li riconoscerete dalle loro opere” e non importa neppure che le loro opere siano simili alle nostre, basta che siano opere per il bene. Se vogliamo essere secondo il Vangelo allora dobbiamo rallegrarci e appoggiare tutti coloro che, anche senza essere magari vestiti dei nostri simboli, operano per il bene dell’uomo. Gesù ha a cuore tutti gli uomini, gioiamo dunque anche noi di tutto il bene che c’è nel mondo e, nello stesso tempo, proprio perché solidarizziamo nel bene, terremo alla larga il male.

 

 

GIOVEDI’ 27 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI DALLE RICCHEZZE INGIUSTE: NON CI GIOVERANNO NEL GIORNO DELLA SVENTURA. (Sir. 5,8)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: LEANDRO Santo, Vescovo 

Vissuto nel VI secolo, divenne prima sacerdote e poi vescovo di Siviglia. Ebbe un ruolo importante anche nelle vicende storiche della sua epoca. Fu colui che convertì Sant'Ermenegildo. Fu aiutato nella evangelizzazione da suo fratello Isidoro, santo pure lui. Morì nel 600.

Parola di Dio: Sir. 5,1-8; Sal 1; Mc. 9,41-50

 

"CHI SCANDALIZZA UNO DI QUESTI PICCOLI CHE CREDONO, È MEGLIO PER LUI CHE SI METTA UNA MACINA DA ASINO AL COLLO E VENGA GETTATO IN MARE”. (Mc. 9,42)

E’ facile comprendere che qui Gesù, quando parla di piccoli che vengono scandalizzati, si riferisce soprattutto alle persone umili che vengono o allontanate dalla fede o non aiutate a realizzarsi umanamente e spiritualmente per l’orgoglio e l’egoismo di altri, Ma siccome Gesù sovente ha usato proprio l’esempio dei bambini non mi sembra fuori luogo ricordare uno dei maggiori “scandali” che noi adulti, in nome di un egoismo mascherato da amore diamo ai nostri bambini. Quando nasce o è presente un bambino nelle nostre famiglie egli è una persona che ha di fronte a sé la sua vocazione, una sua storia, una sua scelta, una sua libertà. Quanti genitori non si rassegnano a questa verità e cercano in tutti i modi di tenere per sé e per i loro progetti colui o colei che è “persona nuova”, destinato ad andare oltre a “lasciare suo padre e sua madre” come dice la Bibbia per creare una nuova famiglia, un nuovo spazio. Ogni creatura umana che viene al mondo porta, certo, l’impronta biologica dei genitori, ma ha soprattutto quella del suo Creatore di cui è “immagine e somiglianza” E Dio è infinito, sempre nuovo, aperto ad una gamma sterminata di possibilità. Il genitore non è colui che per tenersi il figlio o per volerlo a sua immagine “dà scandalo a un piccolo tarpandogli le ali, ma colui che accompagna il figlio sulla strada che sarà solo sua, insomma colui che come Giovanni Battista ha il coraggio di dire: “Bisogna che Lui cresca e che io diminuisca”.

 

 

VENERDI’ 28 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, NEL FARE IL TUO VOLERE E’ TUTTA LA MIA GIOIA. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo: ROSA GOVONE Fondatrice delle Rosine

Francesca Maria Nasce a Mondovì Breo il 26 novembre 1716 in una famiglia di nobili decaduti. Visse in un ambiente caratterizzato da profonda religiosità. Nel 1734 entrò nel Terz’Ordine di san Domenico assumendo il nome di Rosa. Nel 1742 accoglie in casa sua una ragazza, Marianna Viglietti, di 28 anni rimasta orfana. Di qui inizia a dedicarsi all’opera dei Ritiri con il fine di “accogliere povere figlie abbandonate per allevarle nel santo timore di Dio e occuparle nei lavori coi quali devono procacciarsi il necessario sostentamento.” Tra il 1745 e il 1755 il primo “Ritiro” di Rosa arriva ad accogliere una settantina di persone. E’ un epoca difficile, sovente deve cambiare domicilio. I Lavori con cui si sostengono sono i tipici lavori dell’epoca : tessitura, cucitura e soprattutto tutto quanto riguardava i bachi da seta. Naturalmente non tutti vedono bene quest’opera e molte male lingue colpiscono la Govone che però va avanti, anzi si reca da Carlo Emanuele III per chiedere aiuto.  Su sua richiesta fonda a Torino l’Istituto delle Rosine. Sempre su interessamento del Re nel 1756 può prendere possesso dei locali e dei terreni già appartenuti ai: Fate bene fratelli. A 8 mesi dal trasloco le “Rosine” sono già 150. Anche qui non mancano le difficoltà. Un libello la accusa di incapacità, di ingerenze nella vita di altre persone, di essere una approfittatrice. Interviene addirittura una commissione di quattro teologi che senza interrogarla personalmente la giudicano. Rosa, come sempre, soffre e tace, ma continua ad andare avanti. Il suo motto era: “Vivrai del lavoro delle tue mani” . E la grazia di Dio la accompagnò: ecco un susseguirsi di case che Rosa apre: 1857 Fondazione delle Rosine a Fossano; 1758 a Savigliano; 1759 a Saluzzo; 1764 a Novara; 1770 a San Damiano d’Asti, 1771 a Chieri; 1772 a Iglesias. All’inizio del 1776 Rosa si ammalò di anemia perniciosa e il 28 febbraio di quell’anno morì.

Parola di Dio: Sir. 6,5-17; Sal.118; Mc. 10,1-12

 

“L’ UOMO DUNQUE NON SEPARI CIO’ CHE DIO HA CONGIUNTO”. (Mc. 10,9)

Certamente queste parole di Gesù meritano tutta una serie di riflessioni importanti, sia per recuperare la sacralità del matrimonio, sia per non ergerci a giudici di chi ha trovato difficoltà a realizzarle. Certamente,  oggi mi pare sia troppo facile e superficiale il modo con cui certe famiglie si disgregano. Il brano di Marion Stoud  che vi propongo oggi non risolve i problemi delle coppie ma per qualcuno non potrà essere un suggerimento? “Oggi usciamo” hai detto. “Il lavoro può aspettare. E’ tempo di svagarci”. E così abbiamo gettato di nuovo la biancheria nel cestino, chiuso la porta della camera da letto decorata a metà e lasciato i nostri lavori di giornata, chiusi nell’armadio con la scatola degli arnesi! Che cosa è successo perché oggi fosse un giorno speciale? Per andare, la mano nella mano, nella quiete del chiostro della cattedrale? E ridere per quanto erano buffe le anatre quando gettavamo loro i resti della colazione nel fiume? Trovare il libro che abbiamo sempre desiderato alla bancarella del mercato? O era invece il levare del sole che sembrava rendere dorato il nostro mondo? Forse erano tutte queste cose, ma nessuna di esse. Oggi era un giorno particolare perché ci siamo presi un momento di libertà: tempo per parlare; per trovare e scoprire ciò che pensavamo e il perché; tempo per ricordare che il matrimonio può essere duro, ma può anche essere felice!

     
     
 

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