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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di don Franco LOCCI

 

GENNAIO 2003

 

 

MERCOLEDI' 1 GENNAIO MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO

Una scheggia di preghiera:

IL SIGNORE FACCIA BRILLARE SU DI NOI IL SUO VOLTO E CI SIA PROPIZIO. (Num. 6,26)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

FULGENZIO, Santo, Vescovo

E’ bello iniziare l’anno ricordando un santo dal nome così luminoso. Nacque in Africa intorno al 462. Faceva l’esattore delle tasse, ma presto sentì il richiamo del monachesimo. La sua fama però fece sì che presto venisse nominato Vescovo di Ruspe e nonostante un periodo di esilio in Sardegna Fulgenzio morirà Vescovo amato di questa città nel 532.

Parola di Dio: Num. 6,22-27; Sal. 66; Gal. 4,4-7; Lc. 2,16-21

 

"MARIA, DA PARTE SUA, SERBAVA TUTTE QUESTE COSE NEL SUO CUORE, MEDITANDOLE". (Lc. 2,19)

Si possono vedere le cose in molti modi diversi. Se è successo un incidente e voi chiedete a diverse persone presenti di raccontarvi l’accaduto, scoprirete che tutti parlano dello stesso incidente ma in modi e con prospettive molto diverse: qualcuno è cronista di fatti, qualcuno si ferma sui particolari, qualcun altro lo vede attraverso gli occhi dello spavento che ha provato, qualcuno stenta a parlarne e qualcuno lavora di fantasia. Anche davanti alla fine di un anno o all’inizio di un altro si possono avere letture diverse, da chi vuole archiviare in fretta l’anno passato e dimenticarlo a chi invece guarda al passato con nostalgia; da chi si proietta nel futuro con speranza a chi ha timore, a chi è semplicemente spettatore passivo degli avvenimenti. Leggendo la frase di Luca che ci è proposta oggi, si può provare la sensazione che Maria sia spettatrice di avvenimenti più grandi di Lei. Niente di tutto questo! Maria è partecipe al cento per cento di quello che succede, non una che "ha prestato l’utero a Dio" per farci un figlio, è davvero la Madre di Dio, è una che è stata interpellata ed ha risposto in prima persona. Certo, gli avvenimenti che succedono sono più grandi di Lei, ma Lei non li butta, non si ferma all’esteriorità, li tiene nel suo cuore, li medita, li mette insieme, scopre gradualmente in essi la volontà di Dio. Un anno passato e un anno nuovo. Meditando il passato e guardando il futuro, all’interno del nostro cuore, riusciamo a leggere la grandezza di Dio che opera in noi e scoprire la sua volontà?

 

 

GIOVEDI’ 2 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, HAI MANIFESTATO LA TUA SALVEZZA, AGLI OCCHI DEI POPOLI HAI RIVELATO LA TUA GIUSTIZIA. (Sal .98,2)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

BASILIO MAGNO, Santo, Vescovo.

Ebbe la fortuna di avere una famiglia profondamente cristiana. Studiò retorica ad Atene ma, alla vita tumultuosa della città, preferì ritirarsi in un monastero. La sua opera, in modo particolare le sue regole, diedero impulso e orientarono il monachesimo. Davanti alle provocazioni degli eretici lasciò il monastero, fu eletto vescovo a Cesarea in Cappadocia, edificò un vasto ospedale per i lebbrosi, così efficiente da essere considerato un modello di perfezione. Soffrì esilio e persecuzione e morì a 50 anni nel 379 lasciandoci anche opere di profonda riflessione come il suo importante trattato sullo Spirito Santo.

Parola di Dio: 1Gv. 2,29- 3,6; Sal.97; Gv. 1,19,28

 

"IN MEZZO A VOI STA UNO CHE VOI NON CONOSCETE". (Gv. 1,26)

I contemporanei di Gesù non sapevano che in mezzo a loro c’era il Figlio di Dio, e hanno avuto bisogno di qualcuno che lo abbia loro indicato. Se oggi qualcuno ci dicesse che il Figlio di Dio è in mezzo a noi, che cosa succederebbe? Qualcuno si metterebbe a ridere e continuerebbe il proprio cammino, i giornalisti correrebbero a fare interviste esclusive e scoop. Le agenzie turistiche laiche e religiose si darebbero da fare per organizzare pellegrinaggi a prezzo stracciato, tutto compreso, dall’albergo alle immaginette. Io non sono Giovanni Battista, però mi sento autorizzato di dire a voi e a me: "In mezzo a noi sta uno che non conosciamo!". Sì, Gesù, il Figlio di Dio è veramente in mezzo a noi! E’ salito al cielo al termine della sua missione, ma dal giorno della sua incarnazione non ha mai più abbandonato la nostra realtà umana. Ma dove trovarlo? Come riconoscerlo? Andando in chiesa? Sì, le confessioni religiose cristiane ci presentano Gesù, ci aiutano a incontrarlo nella Scrittura, nei Sacramenti, ma Gesù non abita solo in chiesa e soprattutto non si lascia intrappolare dai dogmi, dalle teologie, neppure esclusivamente dalle liturgie e dai riti. Gesù è dove sei tu, dove vivi tu, Gesù è negli avvenimenti, nelle persone, nei poveri, nella travagliata storia dell’umanità. Non c’è bisogno di pellegrinaggi particolari per trovarlo, non c’è bisogno di interviste per sentire la sua voce, non c’è neppure bisogno di schemi per poterlo pregare, ma bisogna vederlo, bisogna incontrarlo.

 

 

VENERDI’ 3 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

TU, GESU’, CI RIVELI IL PADRE. (Gv. 1,18)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

FIORENZO, Santo, Vescovo

Di questo santo sappiamo ben poco. Fu vescovo di Vienne (in Francia) nel III secolo e proprio per questo prima fu esiliato e poi morì tra crudeli tormenti martire per la fede.

Parola di Dio: 1Gv. 2,29 – 3,6; Sal. 97; Gv. 1,29-34

 

"ECCO L’AGNELLO DI DIO, ECCO COLUI CHE TOGLIE IL PECCATO DEL MONDO". (Gv. 1,29)

Mi è sempre piaciuto questo modo con cui Giovanni definisce Gesù. Per me, cittadino, l’agnello è davvero il simbolo dell’innocenza, della mitezza, ma il termine ‘agnello’ in un popolo come quello ebraico aveva valenze immediate che noi dobbiamo riscoprire. In un popolo che viveva in gran parte di pastorizia, l’agnello era il frutto desiderato, aspettato, benedizione di Dio, garanzia di continuità del gregge. Gesù è dunque la primizia, il frutto più bello e più puro dell’Alleanza tra Dio e il suo popolo ed è la garanzia della continuità della benevolenza di Dio. Ma l’agnello rimandava al Tempio e alla storia di Israele. Dio aveva gradito i sacrifici di agnelli di Abele, Dio aveva indicato nel sangue dell’agnello di quella prima Pasqua in Egitto, il segno della liberazione dal male e l’inizio del cammino verso la terra promessa. Gesù diventa dunque il sacrificio gradito a Dio, Colui che con il suo sangue ci libera dalla morte e ci conduce alle promesse di Dio inserendoci nel suo Regno. Prima di ricevere l’Eucaristia, il sacerdote ci mostra l’Ostia e ci dice: "Ecco l’Agnello di Dio", e ancor prima, per tre volte, noi invochiamo l’Agnello di Dio perché abbia pietà di noi e ci doni la pace. Colui che andiamo a ricevere è davvero l’agnello mite che ha offerto per noi il sangue e che nel pane eucaristico si lascia consumare, mangiare da noi, perché possiamo riceverne la forza per intraprendere "il santo viaggio" cioè il pellegrinaggio della nostra vita verso Dio

 

 

SABATO 4 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

RABBI, DOVE ABITI. (Gv. 1,38)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

BALDASSARE DI CASTELNUOVO SCRIVIA, Beato.

Non abbiamo molte notizie sulla vita di questo francescano piemontese sappiamo soltanto che morì nel 1525 e che fu "ammirabile per la santità di vita, per la purezza e la semplicità e che Dio gli accordò il dono di operare miracoli nel suo nome". Fu sepolto a Mondovì nella chiesa di Santa Maria delle Grazie.

Parola di Dio: 1Gv. 3,7-10; Sal. 97; Gv. 1,35-42

 

"TU SEI SIMONE, FIGLIO DI GIOVANNI, TI CHIAMERAI CEFA , CHE VUOL DIRE PIETRO". (Gv. 1,42)

Gesù cambia il nome a Simone ed egli, con quel nuovo nome, diventa la pietra della Chiesa.

Proprio in questi giorni ho riletto una pagine di Carlo Carretto del 1971, ve la ripropongo:

"Quanto mi sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo! Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo. Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza. Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità. Nulla ho visto nel mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso e nulla ho toccato di più puro, di più generoso, di più bello. Quante volte ho avuto voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima e quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure. No, non posso liberarmi da te, perché sono te, pur non essendo completamente te. E poi, dove andrei? A costruirne un’altra? Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò, sarà la mia chiesa, non più quella di Cristo".

 

 

DOMENICA 5 GENNAIO: 2^ DOMENICA DOPO NATALE

Una scheggia di preghiera:

O DIO, RIVELATI A TUTTI I POPOLI NELLO SPLENDORE DELLA TUA VERITA’. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

REPETTO MARIA, Serva di Dio

Una figura molto umile e semplice è quella della serva di Dio che ricordiamo oggi. Maria Repetto era nata il 1° Novembre 1807 a Voltaggio che è in provincia di Alessandria ma diocesi di Genova. Era la prima figlia di una numerosa famiglia, diede quindi un aiuto alla madre nell’allevare le sette sorelle e il fratello (quattro saranno suore e il fratello sacerdote). A ventidue anni lasciò il suo paese per entrare al Conservatorio di Nostra Signora del rifugio in Monte Calvario a Genova che raccoglieva donne desiderose di consacrarsi al Signore e ai fratelli. Maria, al suo ingresso chiese di poter vivere all’interno del Conservatorio senza dover fare cose esterne, infatti fu rammendatrice e ricamatrice e poi portinaia dell’istituto. Ma la sua fama di santità si sparse facilmente Molti poveri la cercavano e lei li indirizzava alla fiducia in Dio anche attraverso l’intercessione di San Giuseppe. Morì il 5 Gennaio 1890 e le sue spoglie riposano nella chiesa dell’Istituto.

Parola di Dio: Sir. 24,1-4.8-12; Sal. 147; Ef. 1,3-6.15-18; Gv. 1,1-18

"E IL VERBO SI FECE CARNE E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI". (Gv. 1,14)

Anche in questa domenica ripenso ancora al Natale.

Se il Verbo si è fatto carne vuol dire che ha avuto bisogno della carne, ha avuto bisogno di una donna che gli donasse un corpo, che lo allattasse, che lo nutrisse. Gesù, dunque, ha preso la nostra umanità ma, come sempre ha voluto restituirci alla grande il dono e ci ha resi capaci di diventare come Lui. Noi, in Maria, gli abbiamo dato una "casa di pelle", segno della provvisorietà, e Lui ci ha offerto la possibilità di una dimora eterna, non solo ha rivestito la nostra debolezza e l’ha trasformata in forza ma ha preso le nostre realtà più povere, miserabili, deludenti e le ha trasformate col suo amore. Persino il peccato degli uomini contro di Lui è diventato la causa "di un così grande Redentore", e anche il buio della sofferenza del giusto è trasformato in grazia. No, Dio non si lascia battere in generosità: se chiede qualcosa è perché vuole donare tutto.

E la stessa cosa può avvenire anche nella mia vita: se con amore do qualcosa, magari la mia povertà, a Cristo, Lui mi restituisce addirittura se stesso.

 

 

LUNEDI’ 6 GENNAIO: EPIFANIA DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

TI ADORERANNO, SIGNORE, TUTTI I POPOLI DELLA TERRA. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

VARIARA LUIGI, Beato, Fondatore delle Figlie dei Sacri Cuori

Nacque a Viarigi (Asti) l’11 gennaio 1875. Attratto da Don Bosco all’età di 12 anni entrò nella casa madre dei salesiani a Torino e decise di farsi salesiano. Compiuto il noviziato a Foglizzo emise i primi voti il 2 ottobre 1892. La sua era una vocazione missionaria. Partì per la Colombia a servizio dei lebbrosi e mentre già operava con loro continuò a prepararsi al sacerdozio che ricevette a Bogotà il 17 aprile 1898. Durante il suo apostolato con i lebbrosi a Agua de Dios fondò la Congregazione delle Figlie dei Sacri Cuori che accettano anche suore lebbrose. Incontrò molte difficoltà e da alcuni fu pure apertamente osteggiato. Muore a Cucuta nel 1923.

Parola di Dio: Is. 60,1-6; Sal. 71; Ef. 3,2-3.5-6; Mt.2.1-12

 

"ERODE, CHIAMATI SEGRETAMENTE I MAGI, DISSE LORO: QUANDO LO TROVERETE FATEMELO SAPERE". (Mt. 2,7-8)

Erode, il potente della terra, ha paura di perdere il suo potere. Per lui la visita dei Magi è un fatto politico da esaminare attentamente. Il nuovo re di cui essi parlano è un suo potenziale concorrente. Se invece di cercare il Bambino per ucciderlo, Erode lo avesse cercato con lo stesso desiderio di luce dei magi, avrebbe fatto strane scoperte: Gesù non aspirava al suo trono! Erode per mantenere il suo potere ha bisogno di apparire con segni esteriori che manifestino la sua forza, la sua ricchezza, il suo potere; Gesù invece preferisce l’umiltà, il nascondimento. La sua non è una reggia sfarzosa, ma una povera casa qualunque difficile da distinguere dalle altre. Il "Re dei Giudei" non attende gli omaggi dei sudditi, attende invece "quelli partiti da lontano", quelli che hanno seguito una stella ma hanno continuato a cercare anche al buio. Erode è uno che ha perso l’occasione: poteva incontrare Colui che avrebbe potuto dare un senso perfino al suo regno terreno, e per paura, non solo non incontrerà Cristo ma cercherà di ucciderlo e per far questo non avrà pietà neanche di bambini inermi. "O con me o contro di me", o in viaggio per trovare ed adorare o in viaggio per uccidere. Ed è così, anche oggi.

 

 

MARTEDI’ 7 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

IL NOSTRO AIUTO E’ NEL NOME DEL SIGNORE CHE HA FATTO CIELO E TERRA. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

LUCIANO, Santo, Martire

Nato ad Antiochia, Luciano rimase affascinato dallo studio della Bibbia e per poter partecipare la Parola di Dio agli altri divenne sacerdote ed entusiasta predicatore. Il che diede fastidio all’Imperatore Massimiano che, prima lo rinchiuse in prigione e poi lo martirizzò. Una leggenda racconta che il corpo del martire, gettato in mare, venne riportato a riva da un delfino.

Parola di Dio: 1Gv. 3,22-4,6; Sal. 2; Mt. 4,12-17.23-25

 

"GESU’ PERCORREVA TUTTA LA GALILEA INSEGNANDO E PREDICANDO LA BUONA NOVELLA DEL REGNO E CURANDO OGNI SORTA DI MALATTIE E DI INFERMITA’ NEL POPOLO". (Mt. 4,23)

La parole e le opere. Gesù, nella sua vita, mette insieme queste due cose.

Come faccio a rendermi conto che il Regno di Dio è giunto fino a me? Vedendone i segni.

Quand’è che una buona notizia è veramente tale? Quando mi viene detta a parole o quando la vedo realizzata nei fatti? Dio è un Padre buono quando qualcuno me lo dice o quando scopro la sua misericordia e il suo interessamento per i suoi figli? Quando capisco la parola liberazione? Quando qualcuno mi libera o mi aiuta a liberarmi dalle catene! Anche noi credenti dovremmo essere segni in parole e in opere. Come mai c’è un cosi grande disinteresse per la fede le religioni? Perché purtroppo mai come oggi noi cristiani abbiamo parlato così bene, abbiamo riscoperto le Sacre Scritture, abbiamo ritrovato lo spirito evangelico, abbiamo riempito intere biblioteche di riflessioni, ma sono pochi quelli che testimoniano tutto questo con delle scelte concrete di vita. Proviamo a farci qualche domanda: che cosa colpisce di più nel papa, le sue parole di chiara dottrina, a volte difficili per la maggioranza o l’esempio della sua testimonianza? Dell’opera di don Bosco hanno colpito di più la costruzione di grandi basiliche o il suo servizio gratuito e disinteressato ai giovani? E oggi, delle sue opere colpiscono di più i collegi dove i ricchi pagano fior di milioni all’anno o la testimonianza di alcuni suoi missionari che cercano di sfamare e di ridare dignità ai disperati della terra? C’è più buona novella quando dici la bontà di Dio a un povero o a un malato o quando, come puoi, cerchi di far parte di te alla sua povertà e alla sua malattia? Il mondo (e forse anche noi) ha bisogno di "vedere" la buona notizia, di scoprire nei fatti che Dio è Padre buono, di vedere concretamente la sua scelta per i poveri e per i peccatori.

 

 

MERCOLEDI’ 8 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

HAI MANDATO, O DIO, IL TUO FIGLIO PERCHE’ NOI AVESSIMO LA VITA PER LUI. (1Gv. 4,9)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

MASSIMO Vescovo di Pavia, Santo

Oggi Valenza Po celebra il suo Patrono che è San Massimo Vescovo di Pavia. Nell’elenco dei Vescovi di Pavia sono ricordati due Massimo in realtà si tratta di uno solo che svolse il suo episcopato tra la fine del V° e l’inizio del VI° secolo. Di lui non sappiamo molto a parte la data di nascita, il 9 Gennaio, e il fatto riportato dal suo successore che fu un "santo vescovo".

Parola di Dio: 1Gv. 4,7-10; Sal. 71; Mc. 6,34-44

"PRESE I CINQUE PANI E I DUE PESCI, LEVO’ GLI OCCHI AL CIELO, PRONUNZIO’ LA BENEDIZIONE, SPEZZO’ I PANI E LI DIEDE AI DISCEPOLI PERCHE’ LI DISTRIBUISSE. (Mc. 6,41)

Anche i più sprovveduti in campo religioso, leggendo questa frase del miracolo della moltiplicazione dei pani ne colgono subito il riferimento all’Eucarestia. Gesù, Colui che ha moltiplicato il pane per cinquemila uomini, è Colui che si fa pane per ogni uomo. Ripercorrendo velocemente questo racconto scopriamo qualcosa di importante per comprendere meglio l’Eucarestia. "Gesù si commosse".

L’Eucarestia nasce dalla commozione di Gesù per la nostra povertà. Gesù ha nel suo cuore ciascuno di noi, vede la nostra povertà, le nostre fatiche, le prove, i dolori, le delusioni e ci viene incontro con il dono di se stesso. "Si mise ad insegnare loro molte cose". L’uomo non ha bisogno solo di pane, "ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". Gesù vuol salvare l’uomo intero, corpo e anima.

"Date voi stessi da mangiare a loro". Chi celebra l’Eucarestia, la Chiesa docente, gerarchica, non può accontentarsi di parlare e poi sentirsi a posto, deve concretizzare le parole che annuncia. Il celebrante nonostante la sua pochezza permette a Dio di fare il miracolo. Il poco diventa tanto, il Cristo si moltiplica e si dona per la necessità di ciascuno e "se ne avanzarono ancora dodici ceste", quanto necessario per una intera nazione (le dodici tribù di Israele). L’Eucarestia vera (e non solo il rito) è dono della misericordia di Gesù che unendoci al mistero della sua morte e risurrezione ci porta la salvezza fatta di insegnamento e di viatico, cioè pane per il nostro cammino, ma ci insegna anche a dare il nostro poco perché il pane spezzato possa esserci per tutti.

 

 

GIOVEDI’ 9 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

DIO, SEI L’AMORE: CHI STA NELL’AMORE DIMORA IN TE. (1Gv. 4,16)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

MARCELLINO, Santo, Vescovo

E’ un santo particolarmente ricordato ad Ancona dove fu vescovo nel V° secolo. Aiutò nella fede i suoi concittadini e miracolosamente salvò la città da un furioso incendio.

Parola di Dio: 1Gv. 4,11-18; Sal.71; Mc. 6,45-52

"ERANO RIMASTI TURBATI, MA EGLI SUBITO RIVOLSE LORO LA PAROLA E DISSE: CORAGGIO, SONO IO, NON TEMETE!". (Mc. 6,50)

Come mi sento vicino a questi Apostoli! Quando è buio, tutto diventa fantasma e quando la paura prende il sopravvento fugge la serenità e l’amore, ma quando l’amore entra nella vita la paura si dilegua come le tenebre davanti al primo sole. Tutte le iniziative intraprese dagli esseri umani si fondano sull’amore o sulla paura. "La paura è l’energia che costringe, rinchiude, trattiene, trasforma, nasconde, accaparra, danneggia.

L’amore è l’energia che espande, apre, esprime, sopporta, rivela, condivide, risana. La paura si aggrappa, si avvinghia a tutto quello che abbiamo, l’amore distribuisce tutto quello che possediamo. La paura tiene costretti, l’amore tiene stretti, la paura afferra, l’amore lascia liberi. La paura affligge, l’amore consola.

La paura guasta, l’amore migliora" (da Walsh, Conversazione con Dio). Gesù ha scelto di essere non colui che spaventa, ma colui che ci ama, ha allontanato da noi la figura del Dio terribile e ci ha detto che è un Padre che ci ama, ha subito la paura anche Lui, ma l’ha vinta affidandosi al Padre. Gesù ci chiede di prenderlo sulla nostra barca perché là dove è l’amore non c’è più paura.

 

 

VENERDI’ 10 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

GLORIA A TE, O CRISTO, ANNUNZIATO A TUTTE LE GENTI, GLORIA A TE, O CRISTO, CREDUTO NEL MONDO. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

ALDO, Santo, Eremita

Sappiamo solo che visse nel VII° secolo presso Pavia, faceva il carbonaio, scelse di diventare eremita. Questa dunque, la sua "carriera" carbonaio, eremita, Santo. Non sappiamo altro, ma di una cosa Aldo non poteva mancare: l’umiltà.

Parola di Dio: 1Gv. 4,19 – 5,4; Sal. 71; Lc. 4,14-22

 

"TUTTI GLI RENDEVANO TESTIMONIANZA ED ERANO MERAVIGLIATI DELLE PAROLE DI GRAZIA CHE USCIVANO DALLA SUA BOCCA". (Lc. 4,22)

A prima vista può stupirci, la gente è meravigliata davanti a Gesù, ammirata per i suoi miracoli, stupita del suo potere. Dopo la moltiplicazione dei pani pensano addirittura di farlo re… Come mai, allora, Gesù finirà in croce, condannato dai religiosi, con il popolo che ne chiede la crocifissione? Dove è finita la schiera degli osannanti, dei miracolati, di coloro che dicevano ogni bene di Lui? Se ci pensiamo bene la storia di Gesù è la parafrasi di tante storie attuali. Personaggi famosi osannati un tempo (pensate a divi, cantanti, politici) nell’arco di poco tempo o sono andati in disgrazia, o sono stati completamente dimenticati, a parte magari essere ripescati per un giorno da parte di chi riesce anche a speculare sul passato. Anche in un certo tipo di chiesa succede così: Cardinali arrivati molto vicini a centri di potere curiale che, da un giorno all’altro, sono soppiantati da qualcun altro che ha usato gli stessi mezzi subdoli di loro, e finiscono dimenticati. E poi, se non ci pensano gli uomini a dimenticarti ci pensa la natura, magari con qualche acciacco invalidante a toglierti di mezzo e se non puoi più fare quello che la gente vuole, cadi presto nel dimenticatoio assoluto.

"Vanità delle vanità, tutto è vanità" diceva già Qoelet: se noi avessimo capito che il benvolere, gli applausi possono sì essere appaganti ma sono limitati, avremmo imparato a correre per qualcos’altro. Se sappiamo che le cose soddisfano, ma solo per un momento, non ne saremmo così attaccati. L’unico a cui attaccarci è Colui che, se lo accogliamo, può darci vera felicità del cuore ora e poi per sempre perché "Gesù è fedele sempre".

 

 

SABATO 11 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

CHI CREDE IN , GESU’, VINCE IL MONDO. (1Gv. 5,5)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

IGINO, Santo, Papa, Martire

Era un filosofo Ateniese, nominato papa nel 138. E’ ricordato soprattutto per aver istituito gli ordini Minori, cioè quella specie di scalini (Ostiariato, Lettorato, Esorcistato, Accolitato e Suddiaconato) che conducono alla pienezza del Sacerdozio. Sembra sia morto martire dopo solo due anni di papato, durante la persecuzione di Antonino Pio.

Parola di Dio: 1Gv. 5,5-13; Sal. 147; Lc. 5, 12-16

"VA’ MOSTRATI AL SACERDOTE E FA’ L’OFFERTA PER LA TUA PURIFICAZIONE". (Lc. 5,14)

Il fatto che Gesù, dopo aver guarito un lebbroso, lo mandi, secondo la legge di Mosè, dai sacerdoti perché constatino la sua guarigione e lo reintegrino nella società civile, mi suggerisce due brevi riflessioni.

La prima è che Gesù guarisce l’uomo nella sua totalità: a Lui non basta lo strabiliante miracolo della guarigione dalla lebbra, gli sta anche a cuore che l’ex lebbroso sia nuovamente considerato un uomo con tutti i diritti. La stessa cosa succede quando Gesù perdona: perdona sul serio. Non ritorna più sul male commesso, anzi ci vuole totalmente nuovi, liberi, capaci di amare. La seconda riflessione mi fa pensare al fatto che Gesù, che contesta il modo ipocrita di comportamento e di uso del potere religioso da parte dei farisei, scribi, dottori della legge, sommi sacerdoti, non contesta né la Legge, né la chiesa di allora. Gesù, fin da bambino, parla e discute con i dottori del tempio, è fedele alle usanze rituali del pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme una volta all’anno, al sabato va alla sinagoga, invita ad osservare la Legge. Noi, qualche volta, vedendo alcuni mali nella Chiesa e contestandoli, non ci fermiamo ad essi e vorremmo distruggere tutto. Attenzione, però: io posso cercare di purificare un fiume inquinato, ma se devio il fiume non avrò più acqua.

 

 

DOMENICA 12 GENNAIO: BATTESIMO DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

CONCEDI A NOI CHE ABBIAMO CONOSCIUTO GESU’ COME VERO UOMO, DI ESSERE INTERIORMENTE RINNOVATI A SUA IMMAGINE. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

PAOLINO D’AQUlLElA, Santo, Vescovo

Era nato da una famiglia di contadini del Friuli. Ebbe l’opportunità di poter studiare e fu eletto vescovo di Aquileia e operò sia in campo culturale che nella missione tra i più poveri. Moriva l’11 febbraio 804.

Parola di Dio: Is. 55,1-11; Cantico di Is. 12,2-6; 1Gv. 5,1-9; Mc. 1,7-11

 

"TU SEI IL MIO FIGLIO PREDILETTO, IN TE MI SONO COMPIACIUTO". (Mc. 1,11)

Per Gesù il momento dei suo Battesimo nel Giordano è un momento importantissimo. Non solo Egli, ancora una volta, si fa uno di noi mettendosi in fila con i peccatori per ricevere un battessimo di conversione, non solo anticipa il suo caricarsi dei nostri peccati ma, soprattutto, riceve conferma del suo operare proprio da parte di Dio Padre. Anche noi, molti anni fa abbiamo ricevuto un Battesimo. Che cosa ne è di esso? E’ un ricordo, magari confortato da qualche fotografia che comincia a sbiadire, di una festa di cui eravamo al centro ma della quale non ci siamo neppure accorti perché troppo piccoli? E’ un rito sbiadito a cui portiamo ancora i nostri figli o i nostri nipoti ma che dice sempre di meno dal punto religioso e sempre di più dal punto di vista festaiolo? Eppure il Battesimo, rinnovato poi nella Cresima (e di questa quale ricordo abbiamo?) è fondamentale nella vita di ogni cristiano. E’ il dono che Dio ci fa di renderci simili a Cristo quindi figli del Padre, pieni di Spirito Santo, rivestiti di Cristo per morire nella sua morte al male e al peccato e per rinascere a vita nuova, una vita destinata all’eternità con Dio. Nel giorno del Battesimo e della Cresima, ed anche oggi, se noi vogliamo davvero rendere vivi questi Sacramenti, il Padre si rivolge a noi come ha fatto con Gesù e ci dice: "Tu sei davvero mio figlio. Tu sei l’amato personalmente da me. Io approvo in pieno il tuo progetto di voler somigliare a Gesù, di seguire quanto ti ha insegnato, di accogliere i suoi doni. Io ho fiducia in te nonostante le tue debolezze, ho un progetto su di te e attraverso te ho un progetto anche per altri miei figli, spero proprio che tu, riconoscente dei doni che ti vengono fatti, ti comporti da figlio mio, come ha fatto Gesù il tuo fratello".

 

 

LUNEDI’ 13 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

TU SEI, SIGNORE, L’ALTISSIMO SU TUTTA LA TERRA. TU SEI ECCELSO SOPRA TUTTI GLI DEI. (Sal. 97,9)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

ILARIO, Santo, Vescovo, Dottore della Chiesa

llario nacque pagano e trascorse la sua giovinezza nella ricerca della verità. Non trovò risposte valide nella filosofia, trovò invece la strada della fede nella Bibbia, per cui si convertì al cristianesimo. Nonostante fosse sposato e avesse una figlia (siamo nel IV° secolo) fu acclamato vescovo di Poitiers. Fu ardente difensore della fede nella divinità di Cristo, negata dagli ariani. Proprio per questa sua fede integerrima fu mandato in esilio. Dopo 5 anni ritornò alla sua diocesi dove morì nel 367.

Parola di Dio: Eb. 1,1-6; Sal. 96; Mc. 1,14-20

"GESU’ DISSE LORO: SEGUITEMI, VI FARO’ DIVENTARE PESCATORI DI UOMINI. E SUBITO, LASCIATE LE RETI, LO SEGUIRONO". (Mc. 1,17)

Quando era ragazzo, la lettura di questo brano scatenava la mia fantasia: non solo vedevo questa scena dei pescatori del lago che lasciavano barca e reti per mettersi a seguire Gesù, ma vedevo anche me mentre salutavo i miei cari per partire gioiosamente e con tanto spirito di avventura dietro a Gesù. In parte poi è successo così: ancora bambino ho lasciato una casa per andare dietro a Gesù, ma purtroppo le strutture degli uomini, almeno allora, non corrispondevano molto alla gioia di un incontro e di una sequela avventurosa, erano invece un collegio tetro pieno di norme e di fatiche che spesso non capivo perché non erano neppure ben spiegate. Andando avanti nella vita però, mi sono accorto che la chiamata di Gesù è quotidiana, è davvero per la gioia, non richiede neppure grossi spostamenti se non quello del cuore e può portarci ad avventure meravigliose e impensate con Dio. E questo non succede soltanto ai preti e alle suore, ma ad ogni uomo che voglia incontrare e seguire Cristo. Infatti Gesù ci vuole talmente bene che è sempre in agguato per conquistarci. Anche questa mattina, mentre stai leggendo queste righe, Lui è lì per dire a te e a me: "Guarda che oggi puoi vivere questa giornata in un modo diverso, guarda che se tu metti il tuo cuore nel Mio, puoi salire su quel pullman o andare a fare la spesa senza inalberare quel muso truculento e pessimista; guarda che se mi vieni dietro anche il freddo di oggi può diventare qualcosa con cui lodare Dio. Guarda che se mi segui, oggi, quando vedrai arrivare X sul marciapiede non ti precipiterai ad attraversare la strada facendo finta di non averlo visto ma potrai perfino regalargli un sorriso; guarda che magari riuscirai oggi a non dire le preghiere ma a far cantare il cuore e forse senza dir niente qualcuno sarà contagiato dal tuo ottimismo e dalla tua gioia, guarda che magari questa sera, senza esserti mosso da casa tua potresti accorgerti di aver fatto il giro del mondo amando i tuoi fratelli di tutte le razze e avendo offerto per loro un po’ di te stesso…".

No, non c’è bisogno di diventare eroi salgariani per seguire Gesù e non c’è neppure bisogno di entrare in un tetro seminario per diventare "pescatori di uomini", il tutto sta nell’accorgerci che "Gesù ci fa il filo" e lasciarci portare con entusiasmo e gioia dove Lui vuole.

 

 

MARTEDI’ 14 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

TU, GESU’, SEI IL SANTO DI DIO. (Mc. 1,24)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

ODDO (ODDONE) di Novara, Beato

Nacque a Novara nel 1100. Sappiamo che fu professo certosino, fu priore, ed ebbe alcuni contrasti che lo portarono a Roma a chiedere giustizia al papa. Da allora si stabilì a Tagliacozzo (L’Aquila). Era piccolo di statura, portava il cilicio e vestiva il bianco abito da certosino. Aveva una piccola cella presso il monastero dove pregava, studiava e lavorava. Grande rilievo ebbe la sua predicazione ricca di dottrina e di sentimenti. Sembra che molti miracoli accompagnassero il suo agire e che molti ne siano seguiti alla morte avvenuta il 14 gennaio 1198, tra l’altro quello di aver liberato Tagliacozzo da un terremoto avvenuto proprio in quella regione il 14 gennaio del 1784

Parola di Dio: Eb. 2,5-12; Sal. 8; Mc. 1,21-28

"INSEGNAVA LORO COME UNO CHE HA AUTORITA’ ". (Mc. 1,22)

C’è un termine che nella frase che meditiamo oggi può lasciarci stupiti: si dice che Gesù insegnava come uno che ha "autorità". Eppure Gesù non ha sempre detto che dobbiamo essere servi, non è venuto Lui stesso per servire e non per essere servito? Come mai in questo caso Gesù esercita una autorità anche talmente forte che riesce a cacciare il demonio? Gesù in questo caso serve l’uomo con la sua autorità perché Lui è la parola di Dio. Cioè la parola di Gesù è intoccabile perché è la parola di Dio che giunge fino a noi e che se noi accettiamo ci libera. Come dovremmo essere attenti e rispettosi nell’ascoltare meditare ed accogliere questa parola. E come dovremmo anche fare attenzione a chi ce la offre perché ce la doni integra, non manomessa o utilizzata per le proprie necessità. Certo noi abbiamo bisogno di ‘mediatori’ della Parola, nessuno di noi pensa di poter capire tutto da solo o di essere sicuro del significato di ogni parola che leggiamo nella Bibbia, ma anche chi ci trasmette la parola è uomo alla ricerca, confortato magari dall’insegnamento di tutta la Chiesa, ma sempre uomo debole, alla ricerca e allora certe prediche dove si danno per assolute cose che sono opinioni personali o, peggio ancora, mode religiose, sono poi proprio l’insegnamento di Gesù?

Certi "laici impegnati" che si permettono di sdottoreggiare vendendo per proprio certo sapere appiccicaticcio, certe supponenze, sono poi proprio l’autorità giusta della Parola di Dio? E, d’altra parte, il nostro prendere alla leggera certi insegnamenti evangelici, il nascondere certe verità dicendo che i tempi sono cambiati da allora, non è forse non rispettare quella parola che se anche è difficile ci è data da Dio per la nostra salvezza? Credo che ogni volta che noi leggiamo la Parola di Dio, ogni volta che la sentiamo commentare, dovremmo avere prima di tutto un atteggiamento di ascolto attento e rispettoso insieme all’umiltà vera di sapere di non conoscere tutto, un desiderio di ricerca e di accoglienza di quanto il Signore vuole dirci, l’impegno ad usare intelligenza e cuore per tradurre in pratica quanto il Signore ci dona.

 

 

MERCOLEDI’ 15 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

PRESSO DI TE, SIGNORE, E’ LA SORGENTE DELLA VITA, NELLA TUA LUCE NOI VEDREMO LA LUCE. (Sal. 36,10)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

PITTAVINO MATTEO (ANGELICO DI NONE) Servo di Dio.

Nacque a None il 28 maggio 1875 da una famiglia contadina. A causa di contrasti familiari (il padre era ben contento di avere un figlio prete, ma non frate) entrò nel seminario diocesano di Chieri. Ma alla morte del padre passò al noviziato dei cappuccini di Racconigi. Venne ordinato il 18 dicembre 1897. Per quindi anni fu solerte professore di filosofia per i novizi, poi fu ministro provinciale dei cappuccini del Piemonte. Nel 1914 poté partire missionario come aveva sempre sognato e rimase in Eritrea e in Etiopia per circa trent’anni. Il suo stile missionario era quello di vivere come vivevano i popoli a cui andava ad annunciare il Vangelo. Curò molto le vocazioni locali. Fondò varie stazioni missionarie, scuole, ambulatori. Per le sue innumerevoli attività lo chiamavano "frate tuttofare". Espulso dall’Etiopia per motivi politici nel 1943 tornò in Italia e si ritirò nel convento di Bra dedicando il suo tempo alla preghiera, al ministero del confessionale e alla predicazione. Morì il 15 gennaio 1953. La sua salma riposa oggi nella chiesa dei cappuccini di Santa Maria degli Angeli di Bra.

Parola di Dio: Eb. 2,14-18; Sal. 104; Mc. 1,29-39

 

"TUTTA LA CITTA’ ERA RIUNITA DAVANTI ALLA PORTA". (Mc. 1,33)

C’è un brano di Vangelo, là dove Gesù fa il discorso del buon Pastore, in cui Gesù dice di essere la porta del recinto del gregge e solo passando attraverso di Lui si può entrare ed uscire. Nel Vangelo di oggi noi vediamo un intero paese riunito sulla porta della casa di Pietro per ascoltare Gesù e per godere dei suoi segni di salvezza. Penso che i due brani si spieghino a vicenda. Tra noi e Dio, con il peccato è stata chiusa una porta e non solo quella di Eden alla cui guardia ci sono angeli armati di spade fiammeggianti, ma proprio la porta del cuore dell’uomo che, pensando di cavarsela senza Dio, lo ha escluso, gli ha "sbattuto la porta in faccia". Ora l’uomo da solo non sarebbe mai riuscito a riaprire questa porta, ma Dio ha mandato Gesù ed Egli non solo ha riaperto quella porta, ma si è fatto tramite per permetterci di comunicare con Dio e di ricevere i suoi doni. Ecco perché noi cristiani dovremmo essere sempre davanti a quella porta, perché Gesù è la Via (l’unica via) la Verità, la Vita. Noi abbiamo bisogno di ascoltarlo perché da soli molte volte non sappiamo neppure che cosa sia il bene e il male, perché il nostro istinto spesso ci spinge verso il basso, perché siamo fragili e qualunque cosa può colpirci mortalmente. Noi andiamo davanti a quella porta che è Gesù con tutti i nostri mali perché sia Lui a guarirci. Noi andiamo con le nostre tristezze e paure perché la sua buona notizia ci faccia scoprire un Dio che ci è Padre e ci ridia la gioia vera, quella del cuore. E proprio nel brano di Vangelo di oggi avete sentito come Gesù sia disponibile ai tanti che vanno da Lui: ha regalato la sua parola nella sinagoga e davanti alla porta della casa di Pietro, ha guarito la suocera di Pietro, si è fermato a mangiare in quella casa, ha guarito i malati e cacciato i demoni… Gesù non aspetta altro che io vada da Lui!

 

 

GIOVEDI’ 16 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

TU SEI IL NOSTRO DIO E NOI IL POPOLO DEL SUO PASCOLO, IL GREGGE DEL TUO PASCOLO. (Sal. 95,7)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

MARCELLO,Santo, Papa

Fu papa a Roma nel periodo delle persecuzioni. Molto duro con quei cristiani che avevano abiurato alla loro fede, fu anche molto efficiente nella ristrutturazione della Chiesa. Sembra che Massimiliano per umiliarlo gli facesse terminare la sua vita come stalliere. Proprio per questo episodio S. Marcello è patrono degli stallieri e delle scuderie.

Parola di Dio: Eb. 3,7-14; Sal. 94; Mc.1,40-45

"VENNE A GESU’ UN LEBBROSO". (Mc. 1,40)

Il Vangelo di oggi ci dà l’opportunità di continuare la riflessione di ieri: se Gesù è la porta verso Dio, se desidera che andiamo da Lui, perché non ci decidiamo? Perché spesso preferiamo stare lì a crogiolarci nella nostra sofferenza e nella nostra impotenza, quasi odiandoci poi per la nostra debolezza? Perché da una parte vorremmo raccontare il nostro male a tutti, quasi scaraventarlo addosso agli altri e d’altra parte non ne parliamo all’unico che ci capirebbe perché il male lo ha patito personalmente e lo ha vinto? Perché bruciare così questa nostra sofferenza, sprecarla quando è parte della nostra vita? Decidiamoci ad andare da Gesù come quel lebbroso! Non sentirti sminuito se ti inginocchi davanti al Figlio di Dio, se le tue mani sono vuote, anzi, coperte di piaghe puzzolenti. Non aver paura di riversare tutta la tua sofferenza su di Lui. Lui è "l’uomo dei dolori che conosce ogni forma di patire". Le ha sperimentate sulla sua pelle. Non vergognarti della puzza e dello schifo delle tue ferite. Lui è venuto per caricarsi il peccato del mondo e per inchiodarlo sulla croce. Deciditi ad andare da Gesù, non tanto perché Lui ti tolga da ogni sofferenza, ti faccia andare bene tutto, ma perché Lui ti liberi dal soffrire senza senso, dia uno scopo al tuo dolore e un significato perfino al tuo peccato. Non chiuderti in te stesso, non estraniarti dal prossimo, non stordirti di droghe per nascondere in esse le tue debolezze e paure, va a cercare quella mano che non ha paura di contagio, quegli occhi che non esprimono ribrezzo, quella voce che vuol solo pronunciare parole di liberazione, di conforto, di gioia. Non perdere la tua malattia e non lasciare che il male ti perda. Deciditi: va’ da Gesù.

 

 

VENERDI’ 17 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

PROCLAMEREMO LE TUE OPERE, SIGNORE. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

ANTONIO, Santo, Abate

Avendo sentito l’urgenza evangelica della chiamata alla povertà Antonio, che era nato nel 251, lasciò tutto e si ritirò nel deserto dell’alto Egitto. Qui non trovò vita facile, anzi trovò molte tentazioni. Nel deserto si unirono a lui dei discepoli. Il suo esempio ebbe vasta risonanza nella chiesa e fu decisivo per l’orientamento del monachesimo cristiano. S. Antonio morì ultracentenario nel 356.

Parola di Dio: Eb. 4,1-5.11; Sal. 77; Mc. 2,1-12

"SI RECARONO DA LUI CON UN PARALITICO PORTATO DA QUATTRO PERSONE". (Mc. 2,3)

Siamo talmente stati abituati a vedere le negatività che spesso rischiamo di non vedere anche il positivo che c’è nel nostro mondo. Spesso guardiamo i "telegiornali dei morti e dei ladri" che ci sommergono con la loro carica di negatività che rischiamo di non vedere più il bene che c’è attorno a noi. Ad esempio l’Italia è uno dei paesi dove maggiormente si esprime la solidarietà con quelli che soffrono, è uno dei paesi dove ci sono più volontari per tutti i servizi. Se io guardo solo al paralitico del Vangelo l’impotenza di un uomo bloccato dalla malattia e allora posso persino arrivare a bestemmiare Dio e la vita davanti ad una disgrazia così grande, ma se vedo quei quattro che gli prestano braccia, gambe, fantasia, decisione e fede, scopro che perfino un paralitico può camminare con le gambe di altri e può essere guarito perché qualcuno lo ha concretamente amato. Ecco come dovrebbe esse qualunque tipo di volontariato cristiano: quei quattro non si perdono in chiacchiere sul cosa fare, non sono neanche intellettuali della fede per spiegare il perché del male, non sono neanche dei ‘consolatori’ di professione. Essi guardano concretamente all'incapacità del paralitico di muoversi e decidono di farlo muovere. Sono persone che non si lasciano scoraggiare dalle difficoltà che incontrano (la folla che impedisce l'accesso a Gesù). Sono persone che mettono la fantasia a servizio delle braccia e della fede: se non si può entrare dalla porta, entriamo dal tetto! Sono persone che avendo fede vogliono salvare l'uomo intero e non solo il paralitico e permettono a Gesù di farlo. E, ultima caratteristica non meno importante delle altre: sono persone che dopo aver espletato il loro servizio spariscono in silenzio.

 

 

SABATO 18 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

TU SAI COMPATIRE LE NOSTRE INFERMITA’, GESU’, PERCHE’ HAI PROVATO OGNI COSA. (Ebr. 4,15)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

FAUSTINA Santa, Monaca

Nella metà del IV° secolo, nei pressi di Piacenza, due sorelle, Faustina e Liberata, si innamorarono di Cristo. Desiderose entrambe di vivere questo amore in modo radicale ed esclusivo, si ritirarono a vita ascetica nei pressi di Como e vi fondarono un monastero. Qui, sempre più innamorate di Cristo, morirono verso il 580.

Parola di Dio: Eb. 4, 12-16; Sal. 18; Mc. 2, 13-17

 

"NEL PASSARE VIDE LEVI, IL FIGLIO DI ALFEO, SEDUTO AL BANCO DELLE IMPOSTE, E GLI DISSE : SEGUIMI!". (Mc., 2,14)

Quello che Gesù rivolge a Levi più che essere un invito sembra un comando.

Come mai Gesù che sembra essere sempre propositivo nei confronti degli uomini, qualche volta diventa imperativo? Gesù non fa nulla contro la nostra volontà, ci presenta però la sua parola come una parola autorevole, come l’unica strada per realizzare davvero noi stessi secondo la volontà di Dio che è il nostro unico bene. Il brano della lettera agli Ebrei che abbiamo letto come prima lettura di oggi ce lo ha detto chiaramente: "La parola di Dio è viva, efficace, più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito e delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore". La nostra fede dunque non si basa su chiacchiere religiose, su costruzioni di uomini anche se camuffate con rituali maestosi. Quello che ci indirizza e che ci salva è la Parola che esce direttamente dalla bocca e dal cuore di Dio. Con questa non si può scherzare e, se la prendiamo sul serio, essa rovescia i nostri ragionamenti, ci fa alzare dal banco dei cambiavalute, dei ragionieri della fede, essa ci spinge ad accogliere Gesù e a lasciare che Lui per amore nostro ci cambi la vita, venga a cercarci, peccatori e ci affidi la gioia del suo messaggio. Proviamo oggi a chiederci che cosa voglia dire per noi quel "Seguimi!" Che Gesù non solo ha rivolto a Levi ma che rivolge oggi a me e a te.

 

 

DOMENICA 19 GENNAIO: 2^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

PARLA, SIGNORE, PERCHE’ IL TUO SERVO TI ASCOLTA. (1Sam. 3,9)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

MARIO, Santo, Martire

Verso la metà del IV° secolo, durante la persecuzione di Decio, Mario, la moglie Marta e i figli Audiface e Abaco si recarono a Roma per aiutare i pochi cristiani rimasti a dar sepoltura ai tanti corpi dei martiri, ma vennero scoperti e arrestati. Invitati a compiere un simbolico gesto di abiura, Mario rifiutò e così fecero la moglie e i figli. Li aspettava il martirio e caddero decapitati con un’ultima preghiera nel cuore.

Parola di Dio: 1Sam. 3, 3-10; Sal. 39; 1Cor. 6,13-15;.17-20; Gv. 1,35-42

"RABBI’, DOVE ABITI?. DISSE LORO: VENITE E VEDRETE". (Gv. 1,39)

Certamente il tema di questa domenica è quello della vocazione, della chiamata che il Signore in mille modi diversi rivolge a ciascuno di noi e chiaramente, prima di essere una chiamata a fare qualcosa per Lui, è una chiamata ad essere noi dei figli suoi. Ma come si fa a conoscere, a sentire questa chiamata? Ci viene in aiuto proprio il versetto che vogliamo meditare oggi. A quei due discepoli che esprimono il desiderio di conosce, di incontrare Gesù, Egli li invita ad andargli dietro per vedere, per sperimentare. Quello di Gesù non è un invito a casa sua ("Il figlio dell’uomo non ha neanche un sasso come cuscino") per il buon salotto o per il tè delle cinque, è mettersi in cammino, è sperimentare, è vedere in concreto quali sono le cose che si guadagnano e quelle che si perdono a stare dietro a Gesù. "Il Signore non mi ha mai parlato!", mi diceva un giovanotto. Anche a rischio di disorientarlo un po’ gli ho risposto: "Ma tu hai mai provato ad andargli dietro sul serio?" Quello risentito mi ha risposto: "Ma se non lo conosco come posso andargli dietro?". "Ma non lo conoscerai mai, finché non avrai deciso di vivere la sua avventura". E, attenzione, conoscerlo non significa solo conoscere intellettualmente i Vangeli o aver imparato il catechismo, significa cominciare a mettere i piedi dove li mette lui, per esempio cominciare a frequentare la strada del perdono, privilegiare i poveri e i peccatori, evitare le ipocrisie e i falsi compromessi, significa dire e fare la verità senza maschere. Andare a casa sua non è soltanto entrare in una chiesa e stringerci la capoccia tra le mani per spremere qualche preghiera, significa fare dei conti e capire che Lui ci offre Dio ma ci chiede per amore di saper perdere tante cose, ci chiede di non accumulare ma di dividere, di non voler possedere in amore ma di amare lasciando liberi. Se avessimo il coraggio di fare questa esperienza ne usciremmo talmente trasformati che ci succederebbe come a Giovanni l’evangelista che circa ottant’anni dopo si ricorda ancora che quel primo incontro è avvenuto alle quattro del pomeriggio.

 

 

LUNEDI’ 20 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

ABBIAMO UN GRANDE SACERDOTE PRESSO IL PADRE. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

SEBASTIANO DI ROMA, Santo, Martire.

Su Sebastiano di storico si conosce solo che fu sepolto nelle catacombe, che fu martire, che la data di festività è il 20 gennaio, Però il culto e la sua ‘passio’ leggendaria ne hanno fatto uno dei martiri più famosi. Essa racconta così: Sebastiano, nato a Milano o a Narbona era entrato nelle guardie pretoriane, chiamato a far parte delle guardie personali di Diocleziano e Massimiano. Essendo cristiano operò a favore dei cristiani in carcere, riuscì anche ad annunciare il cristianesimo a personaggi importanti in Roma come Claudio, prefetto di Roma, sua moglie e i suoi figli. Tutta questa attività non passò inosservata, fu arrestato e condannato a morte mediante il supplizio delle frecce. Credutolo morto lo lasciarono nel campo dove "lo avevano fatto diventare irsuto come un riccio". Fu invece curato da Irene, vedova del martire Castulo. Quando guarì lo pregarono di abbandonare Roma per aver salva la vita. Egli invece volle ancora testimoniare la sua fede davanti agli imperatori. Fu preso e ucciso mediante flagellazione. Il suo cadavere fu gettato in una cloaca per non essere ritrovato. La matrona Licinia ebbe una visione di dove si trovava il suo corpo e lo recuperò seppellendolo.

Parola di Dio: Eb. 5, 1-11; Sal. 109; Mc. 2,18-22

 

"VERRANNO GIORNI IN CUI SARA’ TOLTO LORO LO SPOSO E DIGIUNERANNO". (Mc. 2,20)

Se avete un minimo di dimestichezza con la vita dei santi, certamente sarete rimasti stupiti come nella vita di quasi tutti loro ebbe gran parte la penitenza, il digiuno la rinuncia a tante cose. Qualcuno la sbriga in fretta dicendo: "Cose di tempi passati, dove si pensava di far contento Dio offrendogli sacrifici", o peggio ancora: "Cose da masochisti!". Ma se è vero che il digiuno e la penitenza potevano avere forme di esagerazione, se è vero che già i profeti insistevano dicendo: "Misericordia io voglio e non sacrificio" e qualcuno con ironia faceva dire a Dio: "Che me ne faccio dei vostri noviluni, della cenere, delle offerte di sacrifici di tori e di animali se il vostro cuore è lontano da me?", è altrettanto vero che la penitenza e il sacrificio possono avere un significato, non perché sia bello soffrire, non perché sia logico rinunciare a cose lecite, ma perché significa assumere davanti alle cose un atteggiamento ben determinato: se io rinuncio ad una cosa è perché ritengo che questa cosa non sia la più importante oppure perché, attraverso il frutto di questo sacrificio, voglio ottenere qualcosa altro che ritengo più valido. Ad esempio: tutti ritengono importante compiacere i sensi, se io rinuncio a qualcosa di questo per rispettare maggiormente me stesso o il mio prossimo, io con quella rinuncia affermo dei valori importanti; se io rinuncio ad una spesa lecita perché voglio utilizzare quei soldi per aiutare un progetto umanitario io affermo che mi interessa di più l’uomo piuttosto ad esempio di un vestito o di uno spettacolo cinematografico. E poi, un po’ di sacrificio non ci farà anche bene, non ci eserciterà ad essere più attenti a ciò facciamo e a ciò che siamo? Quando più o meno quasi tutti i nostri bisogni sono esauditi noi tendiamo ad addormentarci, a non renderci più conto delle cose che abbiamo perché le riteniamo un diritto, perdiamo il gusto delle cose. Qualche rinuncia che costa un po’, che ci fa capire che buona parte delle persone nel mondo non hanno tutto quello che abbiamo noi, può aiutarci a diventare più consapevoli.

Gesù con il suo Vangelo non porta un messaggio di sofferenza cercata, di ricerca o accondiscendenza al dolore, il suo è un messaggio di gioia e di vita, ma la rinuncia e il sacrificio non fanno parte della vita e non possono farne risplendere ancor meglio il senso?

 

 

MARTEDI’ 21 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

TU HAI PREPARATO UNA MENSA PER ME E IL MIO CALICE TRABOCCA. (Sal. 23,5)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

AGNESE, Santa, Martire

Questa ragazza di dodici anni seppe testimoniare il Cristo con il martirio. Racconta la storia della sua "Passione" che il figlio del prefetto di Roma s‘invaghì di lei ma, respinto con fermezza, si rivolse al padre Sinfronio che gli suggerì di denunciarla come cristiana. Dopo molti tormenti fu decapitata con la spada. Il nome Agnese, in greco, significa "la pura" ma richiama anche il termine "agnello" figura di Cristo immolato che trionfa sul male.

Parola di Dio: Eb. 6,10-20; Sal. 110; Mc. 2,23-28

"I FARISEI GLI DISSERO: VEDI, PERCHE’ ESSI FANNO DI SABATO QUELLO CHE NON E’ PERMESSO?". (Mc, 2,24)

Ci sono persone che passano nella vita quasi senza accorgersene e ci sono personaggi come i farisei del vangelo di oggi che invece osservano con attenzione ciò che succede. Ma se è buona cosa essere consapevoli di ciò che capita, il guaio di questi farisei di ieri e di oggi è che essi osservano con occhio guasto, vedono e registrano solo per poter accusare, per sottolineare il male degli altri in modo che venga evidenziato il bene che ritengono avere loro. Quand’è che anche noi siamo farisei in questo modo?

Ecco una serie di esempi e se qualcuno di questi ci brucia un po’ sulla pelle, bene, è il momento di cambiare

Abbiamo conosciuto una persona che dedica un po’ del suo tempo per una azione di volontariato:

noi osserviamo interessati e poi diciamo: "Bella cosa, ma servirà poi? Tu lavori magari dei mesi per un drogato e poi quello non solo non cambia, ma sfrutta il tuo volontariato", e intanto non muoviamo un dito.

Vediamo una comunità che fa delle scelte a favore dei poveri e noi (anche la Chiesa ufficiale) la bolliamo come comunità di sinistra: "A forza di ricordarsi dell’uomo, presto si dimenticheranno di Dio" e noi dell’uomo pensiamo solo a noi stessi e a Dio diamo qualche ritaglio di preghiera. Siamo pronti a rilevare errori e peccati in tutte le persone perché alla fine sia esaltata la nostra purezza e ortodossia che spesso è solo apparenza. In casa nostra siamo più capaci a sottolineare gli errori di nostra moglie o dei nostri figli e subito li mettiamo in evidenza piuttosto che cogliere le cose buone che essi stanno facendo, per incoraggiarle.

Nel lavoro, nella società hanno sempre tutti i torti gli altri: "Ma dove andremo a finire di questo passo!" e se qualcuno ci chiedesse: "Ma tu che cosa stai facendo?", al massimo sapremo rispondere: "E che cosa ci posso fare io?" Farisei di ieri che condannavano i discepoli perché di sabato strappavano qualche spiga di grano e spesso noi, farisei di oggi che non solo spesso dimentichiamo di fare il bene ma che, sempre pronti a giudicare e condannare, spesso uccidiamo anche le possibilità di bene degli altri.

 

 

MERCOLEDI’ 22 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU HAI COMPASSIONE DI TUTTI E NULLA DISPREZZI DI QUANTO HAI CREATO, O SIGNORE, AMANTE DELLA VITA. (Sap. 11,23-26)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GAUDENZIO, Vescovo di Novara, Santo

Sembra abbastanza consolidata la tradizione che Gaudenzio sia nato nel 337, ad Ivrea. Passò poi forse a Vercelli e certamente ancora giovanissimo a Novara. Qui, grazie alla predicazione di S. Lorenzo prete, poi morto martire attorno al 361-63, si formò alla virtù e all’apostolato. Conobbe anche San Martino il futuro vescovo di Tours di cui fu una specie di segretario, ed Eusebio vescovo di Vercelli in occasione del Concilio di Milano che lo fece suo delegato in un periodo di assenza da Vercelli. Fu ordinato e tornò a Novara. Verso il 398 fu consacrato vescovo di quella città e resse questa diocesi per circa un ventennio, si crede sia morto il 22 gennaio del 418.

C’è tradizione che in occasione della sua festa il sindaco di Novara offra, in memoria del santo, grandi mazzi di fiori che vengono poi innalzati in mezzo alla basilica come se fosse un grande e fiorito candelabro. Il suo corpo oggi è conservato nella cattedrale, ma sembra che lui stesso durante il suo vescovado si fosse preparato un sepolcro in una basilica che non ebbe il tempo di terminare.

Parola di Dio: Eb. 7,1-3.15-17; Sal. 109; Mc. 3,1-6

"E LO OSSERVAVANO PER VEDERE SE LO GUARIVA IN GIORNO DI SABATO, PER POI ACCUSARLO". (Mc. 3,2)

Non è forse vero che ci sembrano tristi questi farisei che complottano con gli erodiani per uccidere Gesù e non riescono neppure più a sentirlo o a gioire perché un uomo è stato guarito dal suo male?

Eppure anche oggi abbiamo testimonianze continue di questa tristezza. Quando qualcuno "non canta nel coro" è una persona da far tacere, non una persona da ascoltare per comprendere se non ha qualcosa da dire. Quando nel tuo posto di lavoro "hai sbagliato colpo" come dicono i tuoi compagni, perché magari ti sei permesso di difendere quella ragazza dal solito capetto che approfittava del suo ruolo per fare il galletto, tu hai finito di vivere, sei bollato, devi solo aspettartene di tutti i colori e anche quelli che sotto sotto apprezzano quanto hai fatto, se ne stanno ben zitti "per non perdere il loro posto". Addirittura nella storia delle religioni e nella storia della Chiesa è successo e succede ancora così: quanti profeti sono stati zittiti, bollati, considerati come persone da tenere sotto osservazione solo perché hanno detto con forza alcune cose già evidenti nel vangelo ma da tutti ignorate o sminuite perché non consone alle esigenze materiali del tempo! E sempre più facile risolvere le cose con una persecuzione, con una ipocrita inquisizione, col fare il vuoto attorno a quella persona, con un po’ di pietre o con un colpo di fucile, piuttosto che lasciarsi mettere in crisi nel proprio ruolo di potere, ed è sempre più facile starsene zitti, accondiscendere piuttosto che correre il rischio di perdere il proprio piccolo ruolo all’interno di una macchina ben costruita ed oliata per mantenerlo. Che tristezza quando succedono queste cose! Gesù voleva aiutare questi farisei a comprendere quanto Dio era più grande e più bello delle loro piccole norme, voleva far gioire tutti per la guarigione di un malato, voleva invitare alla sua gioia, ed essi parlano di morte, si tappano gli occhi per non vedere il bene, preferiscono il buio del complotto piuttosto che la luce della verità. Non è detto che la verità stia sempre dalla parte di chi "canta fuori del coro", ma perché non provare a sentirlo e magari gioire della molteplicità dei doni dello Spirito, piuttosto che rattristarci compiendo opere di morte?

 

 

GIOVEDI’ 23 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

ECCO IO VENGO, SIGNORE, PER FARE LA TUA VOLONTA’. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

QUARANTA CATERINA (MARIA TERESA DI GESU’ SACRAMENTATO), Serva di Dio.

Nata a Lagnasco (Cn) l’ 8 marzo 1883. Era, fin da fanciulla desiderosa di consacrarsi al Signore. Prima entrò come postulante tra le novizie salesiane, ma fu rimandata a casa per la sua poca salute, tentò allora tra le suore della Visitazione di Torino, ma non fu accolta, allora continuò ad operare nella sua parrocchia fino a quando non fu accolta nel convento delle claustrali Serve di Maria di Montecchio nell’Emilia dove rimase fino alla morte. Sempre a letto malata, offriva se stessa ma anche ascoltava con amore tutti coloro che si rivolgevano a lei. Morì il 23 gennaio 1954.

Parola di Dio: Eb. 7,25 – 8,6; Sal. 39; Mc. 3,7-12

 

"ALLORA PREGO’ I SUOI DISCEPOLI PERCHE’ GLI METTESSERO A DISPOSIZIONE UNA BARCA". (Mc. 3,9)

Proprio partendo da questo episodio del Vangelo si è cominciato a parlare della Chiesa come la barca di Pietro. Ma per evitare da una parte di cadere nei soliti luoghi comuni e dall’altra di utilizzare questa metafora per nascondervi cose troppo umane, forse è bene fare qualche precisazione evangelica. Chi è che sta annunciando il Regno di Dio? E’ Gesù. I discepoli sono con Lui, possono essere la testimonianza concreta dell’adesione a questo nuovo Regno, ma il Regno di Dio è prima di tutto Gesù. La gente vuole incontrare, toccare Gesù: gli apostoli possono essere intermediari di questo, ma non sono loro che fanno i miracoli in proprio o che hanno in proprio qualcosa da dire. Gesù chiede in prestito la barca. La barca è un mezzo, non il fine, diventa necessaria perché Gesù possa parlare a tutti, raggiungere più persone, non è il fine ultimo della predicazione. Tutto questo può farci capire meglio la grandezza e il vero ruolo della Chiesa: la Chiesa è la comunità dei credenti che, consapevole di poter accogliere il Signore, si presta a lui con le proprie povertà e con le proprie piccole risorse umane perché Lui possa arrivare agli altri, possibilmente a tutti. Il fine non è tanto portare tutti sulla barca, ma permettere a Gesù di giungere a tutti attraverso la barca. La barca non è il Regno, è un mezzo per annunciare il Regno, finito il suo utilizzo continuerà ad essere un mezzo di trasporto sull’acqua o un mezzo di lavoro per pescare i pesci del lago. Se noi avessimo avuto sempre questa idea della Chiesa l’avremmo maggiormente considerata per il suo vero essere, cioè un mezzo di salvezza, una opportunità non per predicare noi stessi, ma per essere disponibile a che Cristo predichi ed operi attraverso essa. "Io credo la Chiesa" diciamo con gioia nel Credo, non tanto perché metto la Chiesa allo stesso livello del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, quanto perché in essa incontro Gesù (nonostante le debolezze degli uomini) e perché io stesso con i miei fratelli posso essere in essa mezzo perché Gesù possa giungere al altri.

 

 

VENERDI’ 24 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

MOSTRACI, SIGNORE, LA TUA MISERICORDIA E DONACI LA TUA SALVEZZA. (Sal. 85,8)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GIACCARDO GIUSEPPE TIMOTEO, Servo di Dio

Nacque a Narzole (Cuneo) il 13 giugno 1896 da genitori poveri ma credenti e laboriosi.

Nel 1908 conobbe don Giacomo Alberione che lo indirizzò al seminario di Alba. Il Giaccardo, già da ragazzino voleva "farsi santo" e con tutte le forze si applicava sia alla vita di studio che di preghiera. Andato militare nel 1916, ritornò in seminario proprio mentre don Alberione stava incominciando a dare il via alla futura Congregazione religiosa di San Paolo per la buona stampa il 4 luglio 1917. Anche il Giaccardo cominciò a far parte della piccola comunità nascente. Fu ordinato il 19 ottobre 1919. Nel gennaio del 1926 andò a Roma a fondare la prima casa succursale della congregazione. Ne fu superiore fino al settembre del 1930. Ritornò superiore ad Alba dal 1936 al 1946 e poi andò nuovamente a Roma vicino al fondatore. Morì il 24 Gennaio 1948.

Parola di Dio: Eb. 8,6-13; Sal. 84; Mc. 3, 13-19

 

"CHIAMO’ A SE QUELLI CHE EGLI VOLLE". (Mc. 3,13)

Vi siete mai chiesti perché Gesù ha scelto Pietro con i suoi facili colpi di fiamma, con la sua generosità ma anche con la sua testa dura, perché Giacomo e Giovanni, i "figli del tuono", perché Giuda Iscariota?

Voi sapete che mi sono sempre interessato ai santi, penso di aver letto la vita di parecchie centinaia di essi, sia laici che religiosi e spesso mi sono chiesto perché la chiamata sia arrivata a certi personaggi e ad altri no. E poi, guardando alla mia storia, mi sono chiesto e mi chiedo ancora ogni giorno: perché Dio ha voluto o ha permesso che io diventassi prete? La risposta, almeno all’apparenza sembra non esserci. Chissà perché Tommaso o Matteo e non quell’indemoniato guarito che avrebbe voluto seguire Gesù? Chissà perché persone che sentivano di essere chiamate al sacerdozio e sembravano averne le doti non ci sono riuscite impedite da mille cose e chissà come mai altri che avrebbero potuto essere buoni padri di famiglia o buoni imprenditori si sono trovati ad essere preti? Chissà perché su otto nuovi preti (parlo di un fatto della mia vita), proprio il più buono, il più preparato è morto nell’arco di due anni? Siamo davanti al mistero della vocazione, di ogni vocazione. Noi il vero perché non lo sappiamo, a volte non sono neppure tutte cause libere quelle che conducono ad una scelta di vita, eppure se ho fede devo dirmi una cosa: se oggi io sono sposa, prete, vedova, se oggi io sono in questo luogo in questo posto, un motivo ci sarà sicuramente, se Dio è un Padre buono che vuole davvero il mio bene. E’ vero che certe situazioni dipendono dalla nostra libera volontà, è vero che potremmo anche aver sbagliato strada ma, ricordiamoci, in qualunque strada ci troviamo Dio non ci abbandona e in qualunque posto noi operiamo e viviamo Dio ha sempre qualcosa da darci ed anche qualcosa da chiederci e sa servirsi anche delle nostre debolezze e dei nostri errori se noi glieli sappiamo donare con serenità e semplicità.

 

 

SABATO 25 GENNAIO: CONVERSIONE DI SAN PAOLO

Una scheggia di preghiera:

FA’ SIGNORE CHE CAMMINIAMO VERSO DI TE, PER ESSERE TESTIMONI DELLA TUA VERITA’. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GRILLO TERESA Vedova Michel, Serva di Dio Fondatrice delle piccole suore della Divina Provvidenza.

Nacque a Spinetta Marengo (Alessandria) il 25 Settembre 1855. Seguì i primi anni di scuola presso l’istituto delle Dame Inglesi di Lodi. Il 2 Agosto 1877 si sposò col capitano dei bersaglieri Giovanni Michel e lo seguì nei suoi vari acquartieramenti nell’ Italia del Sud. Giovanni però morì il 13 giugno 1891. Dopo un periodo di crisi, leggendo la vita del Cottolengo comprese che la sua strada era quella di darsi ai poveri. Vendette tutto il suo e cominciò da una casa in Alessandria e di lì nacquero le Piccole Suore della Divina Provvidenza che presto si espanderanno in Piemonte, Veneto, Liguria, Puglie e Lucania. Con spirito missionario arriveranno in Brasile e poi in Argentina.

Morì ad Alessandria il 25 Gennaio 1944 e il suo corpo è deposto nella chiesetta di Sant’Antonio annessa al Piccolo Ricovero.

Parola di Dio della Festa della Conversione di Paolo: At. 22,3-16 opp. At. 9,1-22; Sal 116; Mc. 15,15-18

 

"IO SONO GESU’ IL NAZARENO, CHE TU PERSEGUITI" . (Atti 22,7)

Senza voler esagerare essendo di quelle persone che infieriscono su se stesse, ma con realtà e volontà di conversione, proviamo oggi a sentire queste parole che Gesù disse a San Paolo, rivolte a noi. Gesù potrebbe dirci: "Tu sei stato battezzato fin da bambino, hai avuto la possibilità di conoscermi al catechismo e attraverso l’insegnamento e l’esempio di tante persone buone, hai avuto l’opportunità di incontrarmi nei miei segni, i Sacramenti, ma sei sicuro di conoscermi bene? Spesso mi sento trascurato da te: io ti offro i segni della mia presenza e tu ci passi vicino senza accorgertene, la natura spesso ti parla più di soldi e di affari piuttosto che del Creatore. I miei Sacramenti sono a tua disposizione e tu preferisci un weekend in montagna piuttosto che ricevermi nell’Eucarestia. Io sono presente nei tuoi familiari e tu li trascuri e riesci a vedere solo quanto essi ti pesano. Qualche volta sono anche quel Gesù che perseguiti perché non mi ami abbastanza, perché fai distinzione tra chi ha la pelle di un colore o di un altro, tra chi parla tua lingua o quella di un altro paese, sono quel Gesù perseguitato perché mi lasci morire di fame mentre tu stai spendendo soldi per cercare di dimagrire perché hai mangiato troppo, sono quel Gesù che stenta a tirare avanti con la cassa integrazione mentre tu pensi solo a come non perdere i tuoi soldi . Ricordati – ci dice ancora Gesù – che se ti faccio presenti queste cose, non è perché non ti voglio bene o voglio solo farti soffrire, te lo dico perché la conversione, come quella di Paolo, può essere una cosa che costa, ma è anche una grande liberazione, è una gioia, è un costruirsi secondo i valori della vera libertà. Io sono Gesù Nazareno che, anche se perseguitato, continua a volere il tuo vero bene".

 

 

DOMENICA 26 GENNAIO: 3^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

Una scheggia di preghiera:

BUONO E RETTO SEI, SIGNORE, LA VIA GIUSTA ADDITI AI PECCATORI. (Sal. 25,8)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

TIMOTEO e TITO, Santi

Entrambi furono amici e collaboratori di Paolo.

Timoteo, nato a Listra aveva salute cagionevole e temperamento emotivo ma fu un buon vescovo nella comunità di Efeso. 

Tito, di origine pagana, era un uomo intelligente e risoluto, il che gli permise di portare a termine missioni difficili, come ristabilire l’ordine a Corinto o fondare e organizzare le chiese di Creta.

Parola di Dio: Giona 3,1-5; Sal. 24; 1Cor 7,29-31; Mc. 1,14-20

"IL TEMPO E’ COMPIUTO, IL REGNO DI DIO E’ VICINO; CONVERTITEVI E CREDETE AL VANGELO". (Mc. 1, 15)

Ieri pensavamo alla Conversione di Paolo; tra poco entreremo nella quaresima: "tempo favorevole alla nostra conversione; oggi abbiamo sentito che Gesù inizia la sua vita pubblica annunciando il Regno ed invitando a convertirsi ad esso: ma che cosa vuol dire "convertirsi"?

Noi spesso abbiamo una visione in negativo di questo termine: significa lasciare tante cose belle e appetitose per una vita di austerità, di preghiere lunghe e noiose, di penitenze poco piacevoli, di sofferenza sopportata perché non se ne può fare a meno. Se conversione fosse questo, penso a nome di Gesù di dirvi: "Non convertitevi così". Convertirsi, nell’etimologia del termine vuol dire: "volgersi verso, cambiare rotta, andare con, ritrovare la strada giusta". Quando voi dovete andare in un determinato posto e, magari, distratti, avete imboccato la tangenziale in senso opposto, quando ve ne accorgete, sarete magari dispiaciuti per il tempo perso, magari ve la prenderete con coloro che hanno messo le indicazioni in quel modo ma, penso, sarete contenti di uscire e di ritornare indietro prima che le distanze si allunghino maggiormente. Convertirsi significa proprio questo: accorgersi che abbiamo una meta e una meta bella, gioiosa: il Regno di Gesù, e contemporaneamente rendersi conto che forse, o perché abbiamo ignorato i segnali, o perché eravamo distratti, o perché ci è apparsa più allettante un’altra strada, abbiamo sbagliato direzione. Ma se davvero ti rendi conto di questo e se davvero vuoi raggiungere quella meta, non è una cosa triste tornare indietro, al massimo puoi dire: "Peccato per il tempo perso!". Proviamo allora a pensare se non abbiamo bisogno di questa conversione radicale. Ma se anche non fossimo proprio nella necessità di fare questa inversione di marcia totale non ci sarà forse sempre bisogno di "correggere la rotta"? Una nave che viaggia da Genova verso la Sicilia non dovrà forse spesso fare delle piccole correzioni di rotta, perché basta anche solo qualche grado di differenza per sbagliare la meta, e anche per noi spesso basta un po’ di polvere per impedirci di vedere la gioia del Regno, bastano alcune abitudini per addormentarci e non vedere più il nostro prossimo. Convertiamoci allora, continuamente, ma con gioia, nella speranza di una meta sempre più vicina.

 

 

LUNEDI’ 27 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

SALVATI DALL’AMORE CANTIAMO UN CANTO NUOVO. (dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

MUSSO LUIGI, Servo di Dio.

Nato a Terruggia Monferrato il 30 gennaio 1850, da giovane fece diversi mestieri: giardiniere, domestico, cocchiere, cuoco in diversi luoghi (Vercelli, Casale Monferrato…), attivista parrocchiale, conobbe ed entrò in rapporto con Camilliani, Barnabiti, Fratelli delle scuole Cristiane. Nel 1909, nella Parrocchia di San Tommaso a Torino fece la solenne professione fra i frati minori. Già nel 1908 era stato l’ispiratore della Unione Catechisti del Santissimo Crocifisso e di Maria Immacolata. Promosse le scuole professionali tra cui la Casa di Carità Arti e Mestieri.

Morì il 27 Gennaio 1922. Il suo corpo fu deposto nella cappella della Madonna nella chiesa di San Tommaso in Torino.

Parola di Dio: Eb. 9,15.24-28; Sal.97; Mc. 3,22-30

"NESSUNO PUO’ ENTRARE NELLA CASA DI UN UOMO FORTE E RAPIRE LE SUE COSE, SE PRIMA NON AVRA’ LEGATO QUELL’UOMO FORTE". (Mc. 3,27)

Spesso ci si lamenta della presenza del male nel mondo e nella nostra vita e, davanti a certe manifestazioni di male, diciamo: "Il male ce la mette proprio tutta! La vince sempre lui!". E’ vero, il male è forte, il diavolo è un puro spirito che opera con capacità ben più grandi delle nostre, ma noi abbiamo fatto di tutto per opporci ad esso? Qualche esempio preso dall’esperienza quotidiana. Ci si stupisce che certi ragazzi arrivino ad odiare, a falsificare, qualche volta addirittura a rubare o a uccidere ma, questi ragazzi sono stati aiutati e ce l’hanno messa tutta per combattere la tentazione e il male? Se io dico: "Uno spinello che cos’è? Lo fanno tutti! E’ un’esperienza anche questa, poi intanto io so come fermarmi", se la società permissiva dice: "Ogni tanto anche i giovani hanno bisogno di ‘sballare’ un po’ ", se tutte le norme decadono davanti a un "Ma , in fondo, che male c’è?", noi facciamo spazio al male che, una spinta oggi, un valore perso domani, se non trova qualcuno che gli si opponga decisamente, finisce per prendere il sopravvento. "Partecipare ad una seduta spiritica che male può fare? In fondo sono scettico abbastanza per non lasciarmi coinvolgere.." e, da una piccola credenza ad una paura, a volte si finisce nelle mani di qualcuno che per interessi suoi vuol manipolare la tua libertà e si arriva al male grosso. Ma quanti altri modi per lasciare entrare il male in casa nostra e nel mondo. Comincia a volere essere sempre e solo giudice degli altri: non vedrai più il bene. Comincia da qualche piccola, innocua (?) bugia e spesso arriverai a non saper neppure più tu quale sia la verità o la falsità. Lascia che i sensi "abbiano la loro parte" e spesso la loro parte sarà tutta la tua persona e magari anche la persona altrui. Accetta di portare via quella piccola cosa perché "Intanto, fanno tutti così" e poi non stupirti se diventerai un tangentista, un usuraio, un ladro. Il male non lo si vince lamentandosi e dicendo che è forte e che è sparso nel mondo. Lo si vince cominciando a combatterlo, aiutandoci a combatterlo, appoggiandoci alla forza di Dio per combatterlo.

 

 

MARTEDI’ 28 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

HO SPERATO; HO SPERATO NEL SIGNORE ED EGLI SU DI ME SI E’ CHINATO. (Sal. 40,2)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GIULIANO, Santo, Vescovo di Cuenca

Nacque a Burgos, in Spagna, nel 1113. Diventato sacerdote fu un grande predicatore . Fu eletto Vescovo di Cuenca nel 1179. Diede tutti i suoi beni ai poveri e per mantenersi lavorava manualmente. Morì il 28 gennaio 1208 allietato da una apparizione della Madonna.

Parola di Dio: Eb. 10,1-10; Sal 39; Mc. 3, 31-35

 

"CHI COMPIE LA VOLONTA’ DI DIO, COSTUI E’ MIO FRATELLO, SORELLA E MADRE". (Mc. 3,35)

"Reverendo, preghi lei per me: lei è più capace, lei è più vicino al Signore…". Accetto sempre volentieri di pregare per gli altri e chiedo anche sempre agli altri di pregare per me perché credo sia un modo bello per esprimere al Signore il fatto che abbiamo capito che cosa sia la fratellanza che Lui ci ha insegnato ed anche che la forza di più voci e soprattutto di cuori giungono più in fretta al cuore del Padre, ma mi ha sempre fatto sorridere il fatto che qualcuno pensi che ci debbano essere persone deputate alla preghiera o che il Padre Eterno accetti le "raccomandazioni di razza". Se noi cerchiamo di capire e di fare la volontà di Dio, siamo tutti suoi parenti, suoi figli, fratelli di Gesù, cari al cuore del Padre; ciascuno di noi vale il sangue che Gesù ha versato. Non è perché, per il fatto di essere prete, che ho degli ascendenti maggiori davanti a Dio. Anche Maria è beata non tanto perché per un dono meraviglioso è la Madre di Dio, ma perché ha fatto in tutto la volontà di Dio. Certo, Gesù ascolta volentieri l’intercessione di Maria, quella dei santi, sia del paradiso che della terra, ma per quella solidarietà di amore che si esprime nella famiglia dei figli di Dio. Quindi, quando preghiamo, chiediamo pure a Maria che interceda per noi, chiediamo pure a quel santo che noi veneriamo particolarmente che "ci conceda la grazia", chiediamo pure al prete o alla suora che conosciamo che preghino per noi, ma non dimentichiamoci che ciascuno di noi ha la dignità di figlio di mettersi davanti a Dio e di dirgli tutto quello che ha nel cuore, richieste comprese, nella continua ricerca di fare la sua volontà.

 

 

MERCOLEDI’ 29 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

LUCE GIOIOSA DELLA GLORIA DEL PADRE, O GESU’ CRISTO.(dalla Liturgia)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

FRANCESCO Dl SALES, Santo Vescovo

Nato in Savoia (1527 - 1622) Francesco aveva studiato a Parigi e a Padova. Ordinato sacerdote cominciò la predicazione nella regione di Chablais, che voleva ricondurre alla fede cattolica. Per il suo zelo apostolico venne scelto come vescovo di Ginevra, con residenza ad Annecy. In questa città fondò con Santa Giovanna di Chantal, l’ordine della Visitazione, I suoi scritti costituiscono la prima opera teologica cattolica in lingua francese. E’ patrono degli scrittori e della stampa cattolica.

Parola di Dio: Eb. 10,11-18; Sal. 109; Mc. 4,1-20

 

"QUELLI CHE RICEVONO IL SEME SULLE PIETRE SONO COLORO CHE, QUANDO ASCOLTANO LA PAROLA, SUBITO LA ACCOLGONO CON GIOIA, MA NON HANNO RADICE IN SE STESSI, SONO INCOSTANTI E QUINDI, AL SOPRAGGIUNGERE DI QUALCHE TRIBOLAZIONE O PERSECUZIONE, SUBITO SI ABBATTONO".

(Mc. 4,16-17)

Rileggere oggi questa piccola parte della parabola del seminatore mi ha fatto tornare in mente (perché ancora reale per me) una osservazione che un giorno di tanti anni fa mi disse un prete che mi conosceva bene:

"Tu, al mattino, passato il momento dell’abbiocco, sei uno che spaccheresti le montagne. Hai mille idee per la giornata, ti proponi tante cose belle ed esaltanti, sei perfino generoso nella preghiera. Il tutto dura fino alle otto. Dalle otto alle undici arriva l’impatto con la realtà e certi problemi cominciano a farti afflosciare, a tarparti le ali, ma sei ancora abbastanza deciso. Alle undici sembri aver speso tutte le energie. Ti è bastato quell’insuccesso, quell’incontro non riuscito secondo la ‘purezza del tuo volere’ e i tuoi propositi si sono sciolti come la brina al primo sole, in parole povere spesso rientri nell’opacità del quotidiano…". Non mi faceva molto piacere sentirmi dire queste cose però non potevo che assentire ed anche oggi scopro che spesso ho tante velleità che poi si sgonfiano. Anche con Dio può succederci così ad esempio ci ricordiamo durante la giornata che al mattino abbiamo detto a Dio: "Ti adoro e ti amo con tutto il cuore"?, che fine ha fatto il nostro proposito di sorridere a tutti? Perché non trovo mai il tempo di scrivere quella lettera a quella persona che forse ha bisogno di essere ricordata? Come fare allora per non essere terreno pietroso? Ci saranno molti modi, io vi do solo un piccolo suggerimento che, quando sono riuscito a realizzarlo, ho trovato valido per la mia vita. E’ quello di fare tre o quattro piccoli stop di pochi minuti durante la giornata per fermarsi e riprendere quanto detto nella preghiera del mattino o nei progetti che uno si era fatto. Abbiamo bisogno di ricordare, di essere presenti a noi stessi, abbiamo bisogno di non perderci d’animo, magari di ridimensionare ma non di perdere di vista i progetti e i propositi. Se riusciamo a ritagliarci questi pochi minuti alcune volte al giorno è come dare un buona soffiata sulle ceneri che sembrano spente ma che ravvivate possono tornare a bruciare e ad illuminare.

 

 

GIOVEDI’ 30 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

 

LAMPADA AI MIEI PASSI E’ LA TUA PAROLA, LUCE SUL MIO CAMMINO. (Sal. 119,105)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

VALFRE’ SEBASTIANO, Beato

Era nato a Verduno, in provincia di Alba il 9 marzo 1629. La sua era una famiglia poverissima ma di grande fede cristiana. Nel 1645 si recò a Torino per gli studi prima filosofici e poi teologici. Divenne prete. Contrariamente a quanto spesso succedeva il Valfrè svolse la sua attività nei confronti degli Ebrei Piemontesi avendo verso di loro grande simpatia e affabilità, riconoscendo il valore del mondo ebraico della sua tradizione biblica. Questo suo atteggiamento gli valse anche delle conversioni. Aveva scelto per sua sede la Congregazione di San Filippo Neri a Torino. Di li cercò sempre di venire incontro alle necessità dei Torinesi specialmente quelle dei ceti umili. Chiese ai ricchi per donare ai poveri. Altra sua attenzione fu quella per i malati. Durante l’assedio di Torino Egli fissò la sua residenza nella cittadella per poter meglio assistere sia spiritualmente che fisicamente i soldati. Fu anche il confessore di Pietro Micca che col proprio sacrificio salvò la fortezza dai francesi. Altri campi di apostolato furono per lui le carceri, gli ospizi e un attenzione particolare rivolse anche ai Valdesi che erano stati ancora una volta oppressi con l’editto del 1686. Ebbe anche sempre buoni rapporti con la corte Savoiarda e quindi poté in diverse occasioni agire da fine diplomatico. Fu anche valido scrittore di ascetica e di sacra oratoria. Morì il 30 Gennaio 1710

Parola di Dio: Eb. 10, 19-25; Sal. 23; Mc. 4,21-25

 

"NON C’E’ NULLA DI NASCOSTO CHE NON DEBBA ESSERE MANIFESTATO E NULLA DI SEGRETO CHE NON DEBBA ESSERE MESSO IN LUCE". (Mc. 4,22)

Il cristianesimo non è una setta segreta. Spesso, a causa delle persecuzioni il cristianesimo ha dovuto vivere nelle catacombe, ma non è mai stato e mai dovrà essere una congrega di iniziati a dei riti particolari che agiscono nell’ombra, e quando avesse preso alcune di queste fisionomie non sarebbe più il cristianesimo di Cristo. Gesù è venuto a parlarci di Dio e a mostrarci in se stesso il volto del Padre, e questo lo ha fatto apertamente, senza compromessi, sapendo che questo suo dire franco gli avrebbe attirato le ire di chi aveva fatto della religione un potere segreto da gestire in una stretta ‘elite’ gerarchica. Gesù ha detto ai suoi e quindi anche noi: "Quello che udite nel segreto, predicatelo sui tetti" e ci ricorda che "non c’è nulla di nascosto". Anzi, Gesù ci manda a predicare il suo Vangelo "a tutte le genti", senza paura perché "quello che dovrete dire vi sarà suggerito dallo Spirito Santo". Ci chiede di essere suoi testimoni visibili, ci chiede di diventare e di essere noi "l’altro Cristo" per gli uomini di oggi. Dunque la fede non è la congrega che si riunisce nella casa parrocchiale e che combina piani e strategie nascoste per conquistare gli altri; cristianesimo è aver incontrato Cristo, cercare di "rivestirlo", continuare nel concreto quotidiano la sua incarnazione. Ma se non ci riusciamo pienamente, se manifestiamo ancora debolezze, se magari non siamo pienamente ‘ortodossi’? Non preoccupiamoci troppo di questo; lo Spirito Santo si serve soprattutto delle nostre debolezze e povertà se offerte con amore per costruire il suo Regno, come Dio lo vuole e non tanto a misura delle piccole aspirazioni di chi vuol far rientrare l’immensità di Dio nei suoi piccoli schemi.

 

 

VENERDI’ 31 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

BENEDETTO IL SIGNORE DIO DI ISRAELE PERCHE’ HA VISITATO E REDENTO IL SUO POPOLO. (Lc. 1,68)

 

Tra i santi di oggi ricordiamo:

GIOVANNI BOSCO, Santo

Fin dall’infanzia Giovanni Bosco (1815 - 1888) fu attratto dal sacerdozio. Per tutta la vita si dedicò all’apostolato dei giovani. Fondò proprio per questo scopo le Congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La sua figura ebbe ed ha tuttora grande attrattiva per i giovani soprattutto per il suo saperli guidare senza imposizioni a seguire liberamente Cristo.

Parola di Dio: Eb. 10,32-39; Sal. 36; Mc. 4,26-34

"IL REGNO DI DIO E’ COME UN UOMO CHE GETTA IL SEME NELLA TERRA; DORMA O VEGLI, DI NOTTE O DI GIORNO, IL SEME GERMOGLIA E CRESCE; COME, EGLI STESSO NON LO SA". (Mc. 4,26-27)

Dobbiamo fare molta attenzione nell’interpretare questo esempio di Gesù specialmente noi che viviamo in un’epoca in cui si confonde molto volentieri efficacia con efficienza. La nostra è l’epoca della efficienza: tutto deve rendere molto e possibilmente con poco consumo. Una azienda va avanti se è efficiente, se fa tante cose, se continuamente si adatta alle necessità del mercato. Oggi si corre sempre di più, si pretende sempre di più dalle persone, le si sfrutta all’osso. Anche la mentalità informatica ci porta a pensare che dobbiamo sempre sapere tutto in tempo reale, che dobbiamo avere davanti la più vasta gamma di possibilità…

E l’uomo con tutto questo è migliorato? Certamente il progresso ci ha dato tante cose, ci offre tante possibilità, ma il rischio è che l’uomo abbia tante volte perso di vista se stesso, i suoi valori, la sua identità, i suoi veri sentimenti e si sia venduto alle cose che poco per volta hanno preso il suo posto. Anche nel cammino della fede noi corriamo questo rischio, quello di sacrificare l’efficacia all’efficienza. Quando le opere hanno preso il sopravvento sulla Grazia si è pensato che la nostra salvezza dipendesse da noi e dal nostro agire e si è dimenticato che essa è soprattutto dono di Dio accolto. Quando si è pensato all’efficientismo è nata una chiesa super burocratica con tutti i danni che ha causato a scapito dell’annuncio del Vangelo. E ancora oggi in molte comunità si valuta tutto con i metri dell’efficientismo: la fede è calcolata sul numero dei battesimi e su quello di chi va Messa la domenica, la missionarietà sulla riuscita di manifestazioni che spesso sanno di spettacolo piuttosto che annuncio. Dove trovare il giusto equilibrio? Il santo che celebriamo oggi penso possa darci ottime indicazioni. Don Bosco è stato uno che si è dato da fare, un "efficiente", uno che ha saputo leggere i segni dei suoi tempi e li ha utilizzati per i suoi scopi, ma Don Bosco era soprattutto uno che badava all’ "efficacia". Lui quello che faceva lo faceva per il Signore e i suoi ragazzi, voleva portarli alla fede e all’amore di Dio, Lui come Paolo era uno che si è fatto tutto a tutti, ma per portare a Dio. Anche noi dovremmo esaminarci anche in quello che può apparire come zelo apostolico: tutto questo mio correre è un correre per l’apparenza, per me, un correre a vuoto o per Dio?

     
     
 

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