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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

a cura di don Franco LOCCI

MAGGIO 2002

 

 

Carissimi lettori di Schegge e Scintille,

Non potevo in questo mese di Maggio dimenticare Maria, la mamma di Gesù a cui il mese delle rose è dedicato, perciò vi troverete riferimento nel commento quotidiano Ho poi voluto aggiungere ad ogni giorno, senza particolari legami alle riflessioni, una preghiera antica o moderna a Maria. Se messe insieme possono formare un piccolo breviario di devozione mariana. Davvero Maria ci accompagni tutti verso Gesù,   don Franco

 

 

MERCOLEDI’ 1

San GIUSEPPE LAVORATORE

Parola di Dio: Gen. 1,26-2,3; Sal 89; Mt. 13,54-58

 

"NON E’ FORSE IL FIGLIO DEL CARPENTIERE? SUA MADRE NON SI CHIAMA MARIA?". (Mt 13,55)

Il mese di maggio, iniziando con la festa di Giuseppe lavoratore, ci introduce subito nella ferialità di quella Santa Famiglia in cui Gesù si è incarnato. I concittadini di Gesù, infatti, nel Vangelo di oggi, lo riconoscono come uno di loro, il figlio di Maria e del carpentiere. E’ una constatazione molto semplice che noi chissà quante volte avremo fatto, quella di dire che Maria e Giuseppe hanno vissuto la vita quotidiana di ogni donna e di ogni uomo del loro tempo, eppure noi, qualche volta per sottolineare i doni di Giuseppe e specialmente quelli ricevuti da Maria, li abbiamo quasi estraniati dalla realtà e, specialmente di Maria ne abbiamo fatto una semidea. Maria non ha vissuto "sulle nuvole". I suoi pensieri non erano eteree riflessioni su entità astratte, non era una visionaria e non sfuggiva la realtà accampandosi nel sovrannaturale. Era una donna, simile alla sua vicina di casa, andava al pozzo come tutte le donne di allora, badava all’asino, faceva il pane come tutte le altre madri e mogli, tornava a casa la sera, stanca dopo aver spigolato il grano, parlava del più e del meno con le sue compagne. Tutto questo, o Maria, mi fa pensare che la nostra penosa ferialità non sia qualcosa di inutile. Noi spesso pensiamo che il Regno di Dio sia un qualcosa di lontano dal nostro feriale, sia un qualcosa di grandioso, di futuro, di eroico, e invece il Regno di Dio è proprio lì, nelle cose consuete, nel lavoro a volte ripetitivo e privo di grandi esaltazioni, nella vita familiare che vorremmo magari vedere diversa, negli incontri con un prossimo che ci piacerebbe fatto di più a nostra misura e che invece spesso è pesante. Giuseppe e Maria, che avete vissuto la vostra vita tra arnesi di lavoro, tra pentole e telai, tra gomitoli di lana e secchi da andare a riempire al pozzo, tra tante cose all’apparenza inutili, ma necessarie per la famiglia, insegnateci a capire che la nostra salvezza sta proprio tra le cose di ogni giorno, vissute però nella semplicità, nell’amore e nella fedeltà.

 

 

Preghiera di San Francesco di Sales: TU SEI MIA MADRE

Ricordati dolcissima vergine, che sei mia Madre, e io sono tuo figlio. Che sei potente, e io sono un povero uomo, vile e debole. Ti supplico, dolcissima Maria, di dirigermi e difendermi in tutto quello che faccio. Se Tu non potessi, ti scuserei dicendo: è vero che è mia madre e mi ama come figlio suo, ma la poveretta non può. Se Tu non fossi mia madre, mi metterei l'animo in pace dicendo: Ella è abbastanza ricca per soccorrermi, ma ahimè, non mi ama, perché non è mia madre. Ma, vergine dolcissima, siccome sei mia madre e sei potente, come potrei scusarti se non mi consoli e mi dai il tuo soccorso e la tua assistenza? Libera la mia anima e il mio corpo da ogni male, e donami tutte le virtù, specialmente l'umiltà. Così sia.

 

 

GIOVEDI’ 2

Sant’ ATANASIO; B. MAFALDA

Parola di Dio: At 15,7-21; Sal 95; Gv. 19,9-11

 

"LA MIA GIOIA SIA IN VOI E LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA". (Gv. 19,11)

Spesso noi facciamo una gran confusione di termini. Piacere, felicità e gioia diventano una sola cosa e allora succedono guai, perché un piacere non può mai riempire il cuore come una gioia vera. La gioia vera nasce dalla consapevolezza di essere amati e di poter amare. Se so di essere amato, stimato, provo gioia e forza e sono contento se vedo questa gioia allargarsi attorno a me.

Se divento cosciente dell’amore che Dio ha per me, della sua stima, del suo perdono, della fiducia che ripone in me, non posso non aver gioia: Dio, il Creatore, il Sapiente, l’Unico, mi ama di un amore totale e personale, e me lo ha dimostrato e dimostra attraverso suo Figlio Gesù. Posso ancora essere pessimista, triste, posso ancora sentirmi solo? E se io sono amato così, posso tenermelo per me solo o non devo sprizzare gioia da tutti i pori? Il mondo ha bisogno della mia gioia... Nel mondo c’è il grande contagio del possedere, della tristezza, io ho l’antidoto della gioia e l’ho in abbondanza; perché non regalarlo?

Guardiamo a Maria: Lei sa di essere l’Amata da Dio, è Piena di grazia perché questo amore le riempie la vita. Maria è dunque la donna gioiosa e questa gioia la riversa su tutti coloro che incontra. "Appena la tua voce è giunta a me il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo", le dirà Elisabetta; Maria con il suo intervento silenzioso ma deciso, sarà la gioia di quei due sposi di Cana e Maria è il ricordo gioioso dell’amore di Dio per quegli apostoli che la presero con sé.

 

 

Dal Messale di Cluny: MARIA TENERA MADRE

Tenera Madre del Salvatore, speranza di questo mondo, salve, o piena di grazia! Porta del cielo, tempio di Dio, sicuro porto ove i pescatori riparano fiduciosi, degna sposa del Re sovrano, a tutti clemente e piena di tenerezza, tu ci sovvieni con la tua sollecitudine. Luce per il cieco, sentiero sicuro per i nostri passi barcollanti, Marta e Maria per i nostri bisogni, il tuo amore è per noi. Tra le spine fosti il fiore, fiore che si aprì per il fiore celeste, grazie all’amore tuo grande. Per mezzo della tua parola concepisti il Verbo, partoristi il Re dei re, o Vergine affrancata dal giogo umano. Fedele al Re da te nato, lo allattasti, lo nutristi come tutte le madri. Da tanto tempo a lui riunita, sei diventata regina per merito delle tue virtù. O Regina! degnati di intercedere presso il Re per i colpevoli: che egli accordi loro il perdono! Che si degni nella sua bontà di restituirli alla vita purificandoli da ogni macchia e di farli regnare con te. Così sia.

 

 

VENERDI’ 3

Santi FILIPPO E GIACOMO; San GIOVENALE

Parola di Dio: 1Cor. 15,1-8; Sal. 18; Gv. 14,6-14

 

"NON VOI AVETE SCELTO ME, MA IO HO SCELTO VOI". (Gv. 15,16)

In un mondo in cui, molto ipocritamente, pensiamo di essere noi a scegliere, a decidere, a me pare molto bello poter dire con Gesù che prima di essere stato io a scegliere, sono stato scelto da Lui, prima di essere io a dover amare, sono stato amato gratuitamente da Lui. Maria, prima di essere la donna del sì a Dio è stata la donna scelta, pensata fin dall’eternità per essere Madre di Gesù. E’ vero, noi possiamo purtroppo rifiutare questa elezione, ma anche prima del rifiuto c’è una scelta. La mia vita non è in balia del caso, non sono nato per caso anche se il succedersi degli eventi sembra indicarmi questa ipotesi, non è un caso che io viva in questa epoca, in questa cultura, che io abbia questo ruolo, che incontri quelle persone. Sono stato pensato da Dio da sempre e per sempre. Quanta ansia in meno se pensassimo a questo. La nostra unica preoccupazione dovrebbe essere quella di rispondere generosamente, con gioia a questa "elezione". Maria ha potuto vivere costantemente a contatto con il mistero, proprio per questa profonda fede che la rendeva serena anche davanti alla difficoltà. Con Lei anche noi possiamo dire: "Non capisco tutto, non so neppure esattamente e in ogni momento che cosa Dio voglia da me, ma so che Lui mi ha scelto e, se mi lascio fare dalle sue mani, realizzerò quello che Lui ha in mente per me".

 

 

Preghiera di J. Galot:  MARIA TEMPIO DELLO SPIRITO SANTO

Tu hai saputo accogliere lo Spirito Santo con un’anima spalancata. Tu l’hai accolto per la fede, credendo alla sua azione meravigliosa nel tuo seno. Tu l’hai accolto con l’abbandono del tuo essere, donandoti completamente alla sua potenza d’amore. Tu l’hai accolto mediante una collaborazione attiva con lui nell’amore dell’incarnazione redentrice. Tu l’hai accolto senza posa durante tutta la tua vita ascoltando la voce misteriosa e seguendo i suoi suggerimenti. Insegnaci a riceverlo con la stessa disposizione all’accoglienza. Aiutaci ad ascoltarlo nel segreto del nostro cuore, a cogliere le sue indicazioni e i suoi consigli. Mostraci la via della docilità al suo insegnamento, della collaborazione alla sua opera. Noi vorremmo ricevere, come te, la pienezza dello Spirito Santo, non perdere nulla della sua venuta in noi. Stimola il nostro desiderio di prendere tutto ciò che egli ci vuole donare e comunicaci la tua gioia di lasciarci prendere tutti dallo Spirito Santo, di lasciar invadere tutti dal suo amore.

 

 

SABATO 4

San CIRIACO; Santa ADA; San VIVALDO

Parola di Dio: At 16,1-10; Sal 99; Gv. 15, 18-21

 

"SE HANNO PERSEGUITATO ME, PERSEGUITERANNO ANCHE VOI". (Gv. 15,20)

Gesù ci ricorda che la sorte del discepolo deve essere come quella del Maestro, e allora diventa facile meditare questo proprio guardando a Maria.. Lei è la Madre e quindi ha trasmesso a suo figlio non solo la sua tabella genetica umana, ma anche i suoi valori, la sua cultura, ma, nello stesso tempo, Maria non dà solamente a Gesù, è Colei, per prima che si mette al seguito di Gesù. Lei gioisce con Gesù, con Gesù soffre, ascolta ciò che suo Figlio dice, medita nel suo cuore i misteri che condivide con Lui, è attiva nel gruppo dei suoi discepoli Diventare come Gesù, incarnare Gesù in questo mondo, questo dovrebbe essere il compito di ogni cristiano e allora chiedo a Maria per me e per voi che Lei, giorno per giorno, ci generi, come ha generato il Signore, che ci aiuti a vivere gli stessi valori di Gesù, che ci aiuti a testimoniarlo sia nella gioia che nel dolore per essere davvero degni di quel nome di cristiani che abbiamo ricevuto il giorno del nostro battesimo.

 

 

Preghiera di Adriana Zarri: MARIA ANDAVI AL POZZO

Andavi al pozzo e salutavi la gente;

la gente diceva: "buon giorno" e tu rispondevi: "buon giorno".

Andavi al forno e cuocevi il tuo pane;

diceva il fornaio: "buon pranzo" e tu rispondevi: "buon pranzo"

Andavi a letto e ti accostavi al tuo sposo.

Giuseppe diceva: "buona notte" e tu rispondevi: "buona notte"

Andavi al tempio e pregavi il tuo Dio;

diceva il rabbino: "verrò" e tu pensavi: "è venuto".

Attraversavi il borgo; le donne chiedevano: "quando?", e tu indicavi un mese.

E camminavi verso Betlem; Giuseppe chiedeva: "stai bene?" tu rispondevi: "sto bene";

però procedevi con fatica perché quel mese era arrivato ed il bambino, d’ora in ora, poteva chiedere la sua parte di sole o di luna.

C’era soltanto una capanna; Giuseppe ti chiese: "va bene?", e tu rispondesti: "va bene"; e il bimbo chiese la luna e anche una stella cometa.

In cielo c’era ancora Gabriele come quella mattina, e in terra un accorrere di greggi e un trapestare nella notte.

I pastori chiedevano: "è lui?", tu rispondevi: "è lui".

 

 

DOMENICA 5

6° DOMENICA DI PASQUA  -  S. IRENE da Lecce; S. GOTTARDO; B. NUNZIO SULPRIZIO

Parola di Dio: At 8,5-8.14-17; Sal. 65; 1Pt. 3, 15-18; Gv. 14,15-21

 

1^ Lettura (At 8, 5-8. 14-17)

In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare loro il Cristo. E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva. Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati. E vi fu grande gioia in quella città. Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo. Parola di Dio

 

2^ Lettura (1 Pt 3, 15-18)

Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. E' meglio infatti, se così vuole Dio, soffrire operando il bene che facendo il male. Anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. Parola di Dio

 

Vangelo (Gv 14, 15-21)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui". Parola del Signore

 

RIFLESSIONE

 

C’è una frase nel Vangelo di oggi che sempre mi ha colpito ed ha destato le mie perplessità. Gesù, Colui che è il nostro amico, Colui che ha dato la vita per noi suoi amici, dice: "Se voi mi amate osserverete i miei comandamenti". Ma, nell’amicizia, possono esistere comandamenti? Sembra una contraddizione, ed è la contraddizione in cui noi abbiamo malamente ridotto la figura di Dio facendolo diventare il Dio dei comandamenti, il Dio delle norme.

Provate un po’ a pensare se spesso Dio non c’è stato tratteggiato come uno che si offende se noi non stiamo a quanto Lui ci comanda. Oppure come uno che ha già preparato un inferno dove fiamme inestinguibili e punizione tremende sono in attesa dei disobbedienti, dei reprobi, di coloro che "si godono la vita". Ma Dio è proprio così? E Gesù, che è Dio e che ci ha parlato di suo Padre come un Dio misericordioso, attento alle nostre necessità, sarà così anche Lui, solo giudice tremendo che quando verrà con il suo dito puntato condannerà alla pena eterna là dove per sempre "sarà pianto e stridor di denti"?

Proviamo allora a fare insieme qualche riflessione su amicizia e comandamenti, su giustizia e misericordia di Dio, e, naturalmente, se non vogliamo fermarci a chiacchiere o a vane disquisizioni, partiamo proprio da chi ci rivela Dio, Gesù.

Gesù, venendo sulla terra, non ha cancellato i dieci comandamenti e le leggi che l’ebraismo si era date partendo proprio dalla consapevolezza di essere il popolo di Dio, ha però riportato questo leggi al loro significato originale. I comandamenti di Dio non erano leggi per impedire cose buone, per mettere dei pesi insopportabili sulla schiena delle persone, erano l’amore di Dio che indicava una strada per vivere con giustizia e serenità e per potersi ricordare che Dio era il centro della loro fede e del loro vivere. Ad esempio il comandamento: "non rubare" o "non uccidere" non era per impedire la libertà delle persone, ma per garantire una convivenza equa ed anche per ricordare che signore di tutte le cose e di tutte le vite è Dio; così ad esempio il comandamento di santificare le feste non era l’imposizione di un tributo religioso da dover pagare a Dio, ma un riconoscere liberamente che c’è un tempo per gli uomini e un tempo per Dio e contemporaneamente questo comandamento portava ad un rispetto per i ritmi biologici della vita.

Gesù poi se la prende contro tutte le esagerazioni ed esasperazioni religiose e morali, chiama "Razza di ipocriti" coloro che, con leggi di uomini fatte passare per leggi di Dio. giustificano certi operati come ad esempio dimenticarsi dei genitori, dei poveri e delle vedove.

Allora anche noi, poco per volta scopriamo che la legge di Dio non è un’imposizione, ma il modo libero di rispondere con amore e rispetto del dono della vita a Colui che tutto questo ci ha dato e che gioisce quando noi comprendiamo davvero il giusto rispetto delle persone e delle cose, scopriamo anche che i comandamenti di cui parla Gesù non sono una serie di norme ma sono una persona: Gesù stesso; ecco perché chi lo ama osserva i suoi comandamenti. Il cristiano non è uno che sta buono, che non bestemmia, che va a Messa la domenica, che non ruba, che non scombina famiglie proprie e altrui perché se no non si guadagna il paradiso, e non è neanche uno che ama la sofferenza e rinuncia ad ogni cosa bella della vita per non correre il rischio di passare l’eternità tra le fiamme dell’inferno, è uno che ha incontrato Gesù, che sa che Gesù è l’Amico, Figlio di Dio, uno che si è rivestito di Cristo, uno che ama Cristo, che sa che Gesù non può che chiederci cose che servono per il nostro vero bene e quindi è uno che cerca di vivere con gioia come Cristo, perché cercando di essere come Lui, riesce a gustare in pieno la propria vita nel rispetto di Dio che gliel’ha data e nel rispetto della vita dei fratelli.

Se Gesù è la legge del cristiano, Egli allora è la legge dell’amore per cui può davvero dirci che se noi lo amiamo, osserviamo i suoi comandamenti, che sono l’amore che ci permette di amare Lui, Dio, il nostro prossimo e la nostra stessa vita.

E come la mettiamo allora con l’inferno, con la punizione dei peccatori, con il giudizio finale?

Gesù ha parlato di tutte queste cose, quindi ci sono, ma un Dio che accetta di morire per me sarà anche il Dio che con aria soddisfatta mi dice: "Non hai osservato i comandamenti e allora brucia per sempre!"?

No, il giudizio c’è, ma non è certamente Dio che punta il dito o che arbitrariamente decide, l’inferno c’è e non c’è bisogno di rivisitazioni dantesche per immaginarselo. Siamo noi stessi che, con scelte egoistiche, lontane da Gesù ci allontaniamo e creiamo il male, l’inferno degli egoismi già qui sulla terra. Dio è sempre alla ricerca del nostro recupero come il buon pastore che va alla ricerca della pecorella perduta, ma se noi vogliamo camminare da soli, se noi vogliamo farci per conto nostro la conoscenza del bene e del male, se noi preferiamo ignorare Gesù Cristo e il suo amore, se noi vogliamo continuare a profanare la nostra e l’altrui vita, ecco che siamo noi a metterci fuori da Dio, ecco che siamo noi a creare inferni sulla terra e per l’eternità.

Abbiamo bisogno di cambiare mentalità e di comprendere che Dio viene non per prendere, ma per donare, non per imporre se stesso e costringerci a base di ricatti sulla vita eterna, ma a donarci il vero senso della vita terrena che prelude quella eterna.

Gesù sa che abbiamo difficoltà a comprendere queste cose e allora ci promette un dono particolare per ricordarci e approfondire ciò che Lui ci ha proposto, ci promette lo Spirito Santo che è lo stesso Amore generativo di Dio.

È lo Spirito che illumina. Rivela Cristo e ci fa penetrare nel suo mistero; apre l'intelligenza ai suoi insegnamenti. Gli apostoli, nonostante tutte le spiegazioni di Cristo, poco avevano capito della sua parola. Solo lo Spirito Santo ha fatto loro comprendere tutta la verità.

È lo Spirito che fortifica. Le difficoltà certo non mancano nella vita del cristiano: come superarle? Ci sono le prove, talvolta le persecuzioni, che fanno del nostro cammino quasi una "via crucis". Come portare la croce? È lo Spirito Santo che ce ne dà la forza: rinnova le energie e rinfranca il cuore. È il consolatore delle anime che ci fa sperare contro ogni evidenza.

È lo Spirito che ci infiamma di amore. È l'Amore che nessun insuccesso scoraggia, nessuna ingratitudine ferma, nessuna difficoltà abbatte, che, se è necessario, arriva fino alla prova suprema della verità, al martirio. E’ l'Amore che giustifica tutta la vita di Cristo, la sua venuta tra noi, la sua passione e la sua morte sulla croce. Solo questo amore, infuso nell'anima dallo Spirito Santo, potrà fare del cristiano "un altro Cristo".

Concludo allora questa riflessione con un raccontino di uno scrittore spagnolo:

Un giorno il Sole era molto preoccupato. La Luna lo aveva avvertito che quella sera, a causa di un impegno improvviso, lei non sarebbe potuta uscire a fare un po' di chiaro nelle tenebre della notte. Del resto il Sole per parte sua aveva i soliti orari molto rigidi: al calare della sera doveva assolutamente tramontare, come gli era stato prescritto da tutti i tempi. E senza il Sole e senza la Luna, tutta una vasta regione della terra, sarebbe piombata nell'oscurità più paurosa. Che guaio. Come fare? Una piccola candela si rese conto del problema. Alzò la testa verso il Sole e la Luna, e disse loro con tutta semplicità: "Capisco che la faccenda è seria. Ma eccomi qui. Per parte mia, io farò tutto quello che potrò per illuminare quelli che mi stanno attorno".

Questa storiella ci dice che i cristiani, se amano davvero il Signore, si comportano nel grigiore del mondo proprio come la candelina, e fanno attorno a sé, in mezzo agli altri, un po' di luce, anzi tutta la luce che possono.

 

 

Preghiera di Paolo VI°: MADRE DEL RISORTO

Madre del risorto e madre dei rinati, Maria, concedi a noi tuoi figli lo spirito delle beatitudini, la carità che tutto crede e tutto spera, la sapienza della Croce, finché, vinta la morte, spunti l’alba radiosa in cui l’attesa cristiana si muti in possesso perenne.

 

 

LUNEDI’ 6

San DOMENICO SAVIO

Parola di Dio: At 16,11-15; Sal. 148; Gv. 15,26 – 16,4

 

"CHIUNQUE VI UCCIDERA’, CREDERA’ DI RENDERE CULTO A DIO". (Gv. 16,2)

Gesù è venuto a portare la pace di Dio, ma non come tranquillità. Maria questo lo sa fin dal giorno in cui il vecchio Simeone offrendo suo Figlio al Padre le ha dichiarato che Gesù è qui sulla terra "per la salvezza o la dannazione di molte persone, segno di contraddizione" e sa che anche per Lei, l’aver accettato di essere Madre del Figlio di Dio. non la esimerà dal fatto che "una spada le trafiggerà l’anima". Come già dicevamo sabato scorso, Maria è la Madre, ma è anche la prima discepola, figura ed esempio per ciascuno di coloro che vogliono seguire Gesù. L’apostolo che parla e agisce nel nome di Gesù, scatena le ire di un mondo che vuole essere lasciato tranquillo nel suo egoismo e nel suo culto agli idoli. Se siamo veri cristiani, siamo votati alla persecuzione. Gesù ci ha avvertito! Ci ha però anche detto che per questo non dobbiamo assumere atteggiamenti di difesa comportandoci come il mondo: Il vero credente non userà mai della guerra di religione, o addirittura della "guerra santa", per difendere i diritti del Dio morto indifeso sulla croce. Gesù però ci assicura che anche in quel momento non ci lascerà soli, ma ci darà il suo Spirito, il Consolatore che ci suggerirà parole e testimonianza e soprattutto ci darà quel coraggio che così sovente ci manca.

 

 

Preghiera di San Bernardo: RICORDATI MARIA

Ricordati, o santissima Vergine Maria, che non si è mai udito che tu abbia abbandonato chi implora i tuoi favori. Animati da questa fiducia, noi ci presentiamo a te. Non disprezzare, o Madre del Verbo, le nostre preghiere, ma esaudiscile. O clemente, o dolce Vergine Maria.

 

 

MARTEDI’ 7

Santa FLAVIA DOMINICI; Santi FLAVIO E AUGUSTO B. ROSA VENERINI

Parola di Dio: Atti 16,22-34; Sal. 137; Gv 15,5-11

 

"E’ BENE PER VOI CHE IO ME NE VADA,  PERCHE' SE NON ME NE VADO NON VERRA’ A VOI IL CONSOLATORE". (Gv. 15,7)

Provate a pensare come devono essere risuonate queste parole di Gesù alle orecchie di Maria. Gesù se ne va, Lei non vedrà più quel suo adorato Figlio, non lo potrà più toccare, ascoltare direttamente. E’ una prova dura per una Madre. Ma Lei sa che se Gesù torna al Padre, un motivo c’è per lei e per noi. Gesù, durante la sua vita terrena, e stato una "presenza" visibile di Dio. Ma questa Presenza, così utile per noi che siamo esseri corporei e sensibili, era anche allo stesso tempo un limite: a causa della sua umanità, del suo corpo, Gesù era limitato ad un certo tempo e ad un certo luogo. Gesù non poteva fare tutto ciò che avrebbe desiderato fare. E ne aveva coscienza quando ha detto "è bene per voi che io me ne vada".

Mandando il suo Spirito, Gesù ha coscienza di moltiplicare la sua presenza: lo Spirito non ha più alcun limite, può arrivare dappertutto. Gli apostoli, diventati adulti, saranno loro i testimoni del suo amore per tutte le regioni del mondo. Maria conosce l’opera dello Spirito santo. Ha sperimentato questo dono che quando l’ha avvolta le ha fatto generare il Figlio di Dio e sa che questo dono, scendendo sugli apostoli opererà meraviglie. Noi siamo ben poca cosa da soli, ma se ci lasciamo riempire e trasportare dallo Spirito con Lui possiamo davvero rendere presente Gesù nella nostra giornata e per i nostri fratelli.

 

 

Preghiera di San Giuseppe Benedetto Cottolengo: FIDUCIA IN MARIA

Vergine Maria Santissima, Madre mia carissima, dammi il tuo amore, il tuo santo timore, l’amore del tuo caro ed amato Figlio, la tua vera devozione, la tua dolce confidenza, la tua santa grazia, la tua santa e materna benedizione.

 

 

MERCOLEDI’ 8

San VITTORE IL MORO; Santa MADDALENA DI CANOSSA; MADONNA DI POMPEI

Parola di Dio: Atti 17,15.22-18; Sal 148; Gv. 16,12-15

 

"QUANDO VERRA’ LO SPIRITO DI VERITA’, EGLI VI GUIDERA’ ALLA VERITA’ TUTTA INTERA". (Gv. 16,13)

Guardando a Maria possiamo definirla come Colei che accoglie nel cuore e nel corpo sia Gesù che lo Spirito di Gesù. Cioè Maria è disposta a far spazio a Dio nel suo cuore, nella sua intelligenza. Lei fa largo nei suoi pensieri ai pensieri di Dio ma, soprattutto, dona interamente il suo cuore al Signore, si fida di Lui anche se non tutto è chiaro: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola". Maria cioè è discepola e Madre. Discepola perché si mette in ascolto della Parola e la medita nel suo cuore, e Madre perché consacra la sua vita, il suo tempo, il suo corpo ad accogliere il Figlio di Dio. Quel Gesù che "venne tra i suoi, ma i suoi non lo accolsero", trova invece in Maria una che lo accoglie con tutta se stessa: cuore, pensiero e corpo, una che gli dà veramente "casa". E poi, siccome Maria ha accolto Gesù e il suo Spirito, essa ha accolto e accoglie anche tutti i fratelli di Gesù, cioè noi.

Maria tu hai accolto il Signore e con gioia e stupore ti sei accorta che non solo Lui non ti ha portato via niente di tuo, ma ti ha donato se stesso, fa’ che anche noi non abbiamo paura di essere defraudati di qualcosa nell’accogliere Colui che viene, ma che, invece, sappiamo aprire il nostro cuore nella gioia del suo dono. E insegnaci anche ad essere più accoglienti verso i fratelli che ogni giorno bussano alla porta del nostro cuore e che ci chiedono anche di condividere le nostre cose. Disperdi le nostre diffidenze, facci uscire dalla trincea dei nostri egoismi, abbatti le nostre frontiere e fa che, con il fratello a cui cerchiamo di dare un po’ più di spazio, possiamo accogliere anche tuo figlio che chiede ospitalità.

 

 

Preghiera di L. de Grandmaison: MARIA OTTIENIMI UN CUORE GRANDE

Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo puro e limpido come l’acqua di sorgente. Ottienimi un cuore semplice, che non indugi ad assaporare le proprie tristezze. Un cuore magnanimo nel donarsi, facile alla compassione; un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene e non serbi rancore per alcun male. Dammi un cuore umile, che ami senza esigere di essere riamato, felice di sparire in altri cuori, sacrificandosi davanti al tuo Figlio divino. Un cuore grande e indomabile, che nessuna ingratitudine possa stancare. Un cuore tormentato dalla passione della gloria di Gesù Cristo, ferito dal suo amore, con una piaga che non rimargini se non in Cielo.

 

 

GIOVEDI’ 9

San PACOMIO; B. NICCOLO’ ALBERGATI

Parola di Dio: Atti 18,1-8; Sal. 97; Gv. 16,16-20

 

"VOI SARETE AFFLITTI, MA LA VOSTRA AFFLIZIONE SI CAMBIERA’ IN GIOIA". (Gv. 16,20)

Ecco descritto in breve, da parte di Gesù, il percorso della nostra vita. Siamo persone chiamate alla gioia e alla serenità che spesso si accorgono che nella vita c’è un prevalere immediato della fatica e della sofferenza, ma persone che, credendo a Gesù e alla sua Rivelazione, sanno che lo sbocco definitivo sarà la gioia e la festa Davanti alla croce di Gesù ci sono atteggiamenti diversi. C’è il dolore, intenso, compartecipe di sua Madre che vede il proprio Figlio e il Salvatore del mondo, morire. C’è l’ammirazione del centurione che lo porta all’atto di fede: "Costui è veramente il Figlio di Dio". C’è il pianto accorato delle donne, il dolore pieno di rimorsi e di speranze deluse degli apostoli. E c’è il senso di vittoria degli scribi e dei farisei che finalmente pensano di essere riusciti a far fuori colui che dava tanto fastidio, e poi c’è l’indifferenza di tanti che passano, giudicano e non solo non si accorgono di un Dio in croce, ma neanche della sofferenza di un uomo. E oggi, non succede la stessa cosa? C’è tanta gente che vede nella croce il segno della salvezza e chi si beffa della croce, chi la croce vuole abolirla non solo dai tribunali, dalle scuole, dagli ospedali ma soprattutto dal cuore degli uomini. Gesù e Maria ci ricordano che la sofferenza, non va vissuta come un’iniquità contro di noi o come noncuranza di Dio nei nostri confronti, ma quale intrinseco fardello da portare coraggiosamente. L’importante è sapere che ha un senso, che è una soglia da superare per entrare nella gioia piena e definitiva. Soprattutto e importante sapere che Cristo è sempre con noi: domani nella nostra gioia, anzi come causa della stessa, oggi come pellegrino e fratello che vive nella nostra stessa afflizione.

 

 

Preghiera di Massimiliano Kolbe: CONSACRAZIONE A MARIA

O Immacolata, Regina del Cielo e della terra, Rifugio dei peccatori e Madre nostra amorosissima, cui Dio volle affidare l’intera economia della misericordia, Io, indegno peccatore, mi prostro ai tuoi piedi, supplicandoti umilmente di volermi accettare tutto e completamente come cosa e proprietà tua, e di fare ciò che ti piace di me e di tutte le facoltà della mia anima e del mio corpo, di tutta la mia vita, morte ed eternità. Disponi pure, se vuoi, di tutto me stesso, senza alcuna riserva, fa’ che io divenga uno strumento utile per innestare e incrementare il più fortemente possibile la tua gloria in tante anime smarrite e indifferenti e per estendere in tal modo, quanto più è possibile, il benedetto Regno del Santissimo Cuore di Gesù. Dove tu entri, infatti, ottieni la grazia della conversione e santificazione, perché ogni grazia scorre, attraverso le tue mani, dal Cuore dolcissimo di Gesù fino a noi. Concedimi di lodarti, Vergine Santissima. Dammi la forza contro i tuoi nemici.

 

 

VENERDI’ 10

Sant’ ANTONINO; San CATALDO; B. DAMIANO DE VEUSTER

Parola di Dio: At 18,9-18; Sal. 46; Gv. 16,20-23

 

"LA DONNA, QUANDO PARTORISCE, E’ AFFLITTA PERCHÉ E’ GIUNTA LA SUA ORA, MA QUANDO HA DATO ALLA LUCE IL BAMBINO, NON SI RICORDA PIÙ DELL’AFFLIZIONE, PER LA GIOIA CHE E’ VENUTO AL MONDO UN UOMO". (Gv. 16,21)

Pensavo a questo esempio portato da Gesù, per indicarci che dopo la sofferenza siamo chiamati alla gioia e cercavo di applicarlo alla maternità di Maria, quando mi è capitata sotto gli occhi una riflessione di quell’innamorato di Dio della Madonna, della vita che fu don Tonino Bello. Ve la sintetizzo:

"Dopo tre mesi di servizio Maria torna a casa. Deve affrontare i problemi terra terra cui va incontro ogni donna in attesa. Come dirglielo a Giuseppe? Come l’avrebbe presa il paese? Non fece in tempo a rientrare in casa, che Giuseppe, senza chiederle neppure che rendesse più esaurienti le spiegazioni fornitegli dall’angelo, se la portò subito con sé. Era contento di starle vicino. Ne spiava i bisogni. Ne capiva le ansie. Ne interpretava le improvvise stanchezze. Una notte Lei gli disse: "Senti, Giuseppe, si muove". Lui allora le posò sul grembo la mano, leggera come un battito di palpebra, e rabbrividì di felicità.

Maria non fu estranea alle tribolazioni a cui è assoggettata ogni comune gestante. Anzi, era come se si concentrassero in lei le speranze, sì, ma anche le paure di tutte le donne in attesa. Che ne sarà di questo frutto, non ancora maturo che mi porto in seno? Gli vorrà bene la gente? Come sarà il parto?

Maria, ti preghiamo, mettiti accanto a Marilena, che a quarant’anni, si dispera perché non sa accettare una maternità indesiderata. Sostieni Rosy che non sa come affrontare la gente, dopo che lui se ne è andato, lasciandola con il suo destino di ragazza madre. Suggerisci parole di perdono a Lucia, che, dopo quel gesto folle, non sa darsi pace e intride ogni notte il cuscino con lacrime di pentimento. Riempi di gioia la casa di Antonietta e Marco, la quale non risuonerà mai di vagiti, e dì ad essi che l’indefettibilità del loro reciproco amore è già una creatura che basta a riempire tutta l’esistenza. Santa Maria, donna gestante, grazie perché se Gesù lo hai portato nel grembo per nove mesi, noi, ci stai portando tutta la vita. Donaci le tue fattezze. Modellaci sul tuo volto, Trasfondici i lineamenti del tuo spirito."

 

 

Preghiera di P. Maior:

O Maria, piena di grazia, madre di Cristo e madre nostra, insegnaci il raccoglimento, il silenzio e la meditazione. Tu sei stata povera di parole ma ricca di opere, povera di cose umane ma ricca di Dio.

Tu ci inviti ogni giorno all’ascolto della parola di Dio, ad accogliere la sua salvezza, a prendere sul serio la vita, ad essere coerenti con la fede. O Maria, tu che sei la vita di umiltà che piace a Dio, la via di semplicità che porta a lui, la vita di servizio per i fratelli, guarda il nostro mondo che manca di Dio, manca di pace, manca di amore; guarda la nostra povera vita e assistici sempre con la tua materna protezione.

 

 

SABATO 11

Sant’ IGNAZIO DA LACONI; S. FABIO

Parola di Dio: At 18,23-28; Sal. 46; Gv. 16, 23-28

 

"CHIEDETE E OTTERRETE  PERCHÉ LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA". (Gv. 16,24)

Noi, di solito un po’ meschini calcolatori, di questa frase di Gesù ci fermiamo normalmente alla prima parte, anzi siamo anche un po’ critici, perché ci sembra che Dio non sia poi troppo fedele a questa promessa di Gesù, infatti non sempre dopo aver chiesto abbiamo ottenuto a seconda delle nostre domande. Proviamo invece a fermarci alla seconda parte e forse ci sarà anche più chiara la prima.

La preghiera è "perché la nostra gioia sia piena". Gesù vuol dirci che la preghiera non è una specie di tributo che dobbiamo dare a Dio, che non è una cosa basata solo su parole e formule, che non è neppure solo una contrattazione per ottenere il più al minor prezzo, la preghiera è un rapporto di amore con Qualcuno che ti ama, è la gioia di poter stare a tu per Tu con Dio, di sapersi ascoltati amati da Lui.

Come pregava Maria? Spesso Maria pregava con il silenzio: "Meditava tutte queste cose nel suo cuore".

I silenzi di Maria nel Vangelo sono non vuote obbedienze o incapacità di parole ma il continuo cercare di comprendere e di conformarsi alla volontà di Dio. Quando è il momento però Maria, sa anche far traboccare la gioia dal suo cuore, ed ecco il Magnificat, una preghiera personale, ma presa dalla Sacra Scrittura che esprime la gioia e la riconoscenza profonda del suo cuore. Maria poi sa vedere e sa chiedere. E’ talmente profonda la sua intimità con Gesù che non ha bisogno che di fargli notare: "Non hanno più vino", ed è talmente sicura di essere esaudita che, nonostante le parole di Gesù, dice ai servi: "Fate come Egli vi dirà".. Ci insegni dunque, nostra Madre a stare con Dio, a parlare con Dio, a fare la volontà di Dio e allora scopriremo con gioia che siamo sempre esauditi, anche quando ci sembra di non aver ottenuto, perché se Dio è davvero il mio Padre buono può darmi qualcosa che non sia per il mio bene?

 

 

PREGHIERA DI CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

O Cuore Immacolato di Maria, ardente di bontà, mostra il tuo amore verso di noi. La fiamma del tuo cuore, o Maria, scenda su tutti gli uomini. Noi ti amiamo tanto. imprimi nei nostri cuori il vero amore così da avere un continuo desiderio di te. O Maria, umile e mite di cuore, ricordati di noi quando siamo nel peccato. Tu sai che tutti gli uomini peccano. Donaci, per mezzo del tuo Cuore Immacolato la salute spirituale. Fa’ che sempre possiamo guardare alla bontà del tuo Cuore materno e che ci convertiamo per mezzo della fiamma del tuo Cuore. Amen.

 

 

DOMENICA 12

ASCENSIONE DEL SIGNORE  -  Ss. NEREO E ACHÌLLEO; S. PANCRAZIO; S. LEOPOLDO M.

Parola di Dio: At 1, 1-11; Sal. 46; Ef. 1,17-23; Mt. 28,16-20

 

1^ Lettura (At 1, 1-11)

Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo. Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre "quella, disse, che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni". Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: "Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?". Ma egli rispose: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra". Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo". Parola di Dio

 

2^ Lettura (Ef 1, 17-23)

Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose. Parola di Dio

 

Vangelo (Mt 28, 16-20)

In quel tempo, gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Parola del Signore

 

RIFLESSIONE

 

Scusate se sembro essere sempre critico, ma vorrei partire con voi, in questa riflessione, da alcune apparenti contraddizioni di questa festa e delle letture della Parola di Dio appena ascoltate. Innanzi tutto si può parlare di festa quando Gesù se ne va?

Poi, Gesù se ne va o sta? Infatti gli apostoli lo vedono ascendere al cielo e restano a guardare le nubi dove Egli è scomparso, ma Gesù ha appena detto loro: "Io sono con voi ogni giorno, fino alla fine dei tempi".

E poi la Chiesa deve andare o stare infatti entrambi i termini sono usati da Gesù che invita gli apostoli ad andare in tutto il mondo per essere suoi testimoni, ma poi viene detto loro: "Restate in città finché non siate investiti di forza dall’alto".

Gesù ha terminato il suo cammino terreno, ha compiuto la volontà del Padre, ci ha dimostrato di essere Dio e di amarci fino alla donazione totale, ora torna al Padre. Gli apostoli non lo vedranno più come prima, ma mentre Egli se ne va, e certamente prende la nostalgia di un rapporto precedente, ecco che gli apostoli e noi siamo invitati ad "ascendere" per scoprire con Gesù un rapporto nuovo. È vero che non lo vedremo più incarnato fino a che il Padre non lo voglia di nuovo, ma è anche vero che lui è sempre con noi. I Dodici e i discepoli ne fecero l’esperienza nella loro predicazione e nell’opera di evangelizzazione, quando la loro testimonianza veniva confermata dal cielo con grandi prodigi e segni; esperienza ne facciamo noi quando lo troviamo realmente presente nei sacramenti, nella parola proclamata nella Liturgia, nei fratelli che si riuniscono a pregare nel suo nome, «giacché tutto quello che era presente nel corpo di carne di Cristo è passato nei sacramenti della Chiesa», lo troviamo presente nei malati, nei carcerati, nei forestieri, nei poveri, nei mendicanti, negli assetati, negli affamati.

Vi è un altro motivo di consolazione nell’Ascensione di Cristo: il suo andare al Padre segna l’entrata definitiva dell’umanità di Gesù nel dominio celeste di Dio da dove ritornerà. Gesù Cristo, Capo della Chiesa, ci precede così nel Regno glorioso del Padre perché noi, membra del suo Corpo, viviamo nella speranza di essere un giorno eternamente con lui. Un altro motivo ancora di consolazione sta nel fatto che essendo Gesù Cristo entrato una volta per tutte nel santuario del cielo, intercede incessantemente per noi come il mediatore che ci assicura la perenne effusione dello Spirito Santo. Gesù durante la sua vita terrena aveva detto, parlando della sua crocifissione: «Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me». Ora l’elevazione sulla croce significa e annunzia l’elevazione dell’Ascensione al cielo. Noi dunque, guardando in alto, come gli apostoli siamo chiamati a restare con Lui per andare in tutto il mondo a portare Lui e la concretezza del suo Vangelo. Siamo chiamati a diventare testimoni fedeli. L'umiltà deve farci ricercare solo la gloria di Dio e il bene dei fratelli. Dobbiamo accettare gli insegnamenti di Cristo dalle mani della chiesa, dobbiamo ritornare alle fonti, al Vangelo, e non correre dietro a cose legate alla mentalità degli uomini, fossero anche uomini di Chiesa che dimenticando di essere testimoni di Cristo annunciano se stessi.

Dobbiamo diventare testimoni discreti cioè dar prova di comprensione e di delicatezza. Non esigere dagli altri quello che non possono fare. Aver pazienza, perché la grazia ha spesso un lungo cammino da compiere. Rispettare il mistero della coscienza, senza volerne forzare le porte segrete.

Ma soprattutto dobbiamo essere testimoni pieni di carità e di amore. Aver il cuore pieno dell'amore di Cristo, per parteciparlo agli altri; pieno di tenerezza, specialmente per i più deboli, i più miseri, i più infelici e sfortunati tanto sul piano materiale che spirituale.

E un ultima cosa, direi che la festa dell’Ascensione ci apre uno spiraglio su quello che anche per noi sarà il compimento della nostra vita. Siamo chiamati a guardare quello che, con termini molto umani, definiamo il Paradiso. Voglio terminare con una bella storia.

In un monastero medievale vivevano due monaci legati tra loro da profonda amicizia. Uno si chiamava Rufus e l'altro Rufinus. In tutte le ore libere non facevano che cercare di immaginare e descrivere come sarebbe stata la vita eterna nella Gerusalemme celeste, nel Paradiso.

Rufus che era un capomastro se l'immaginava come una città con porte d'oro, tempestata di pietre preziose; Rufinus che era organista, come tutta risonante di celesti melodie. Alla fine fecero un patto: quello di loro che sarebbe morto per primo sarebbe tornato la notte successiva, per assicurare l'amico che le cose stavano proprio come le avevano Immaginate. Sarebbe bastata una parola: se era come avevano pensato avrebbe detto semplicemente: "Taliter!", cioè: "Proprio così", se fosse stato diversamente avrebbe detto: "Aliter", cioè: "E’ diverso!".

Una sera, mentre era all'organo, il cuore di Rufino si fermò. L’amico vegliò trepidante tutta la notte, ma niente; attese in veglie e digiuni per settimane e mesi e finalmente, nell'anniversario della morte, ecco che in un alone di luce entra nella sua cella l'amico. Vedendo che tace, è lui a chiedergli, sicuro della risposta affermativa: "Taliter?", E cosi vero? Ma l'amico scuote il capo in segno negativo. Disperato, grida allora: "Aliter?" E diverso? Di nuovo un segno negativo del capo.

E finalmente dalle labbra chiuse dell'amico escono, come in un soffio, due parole: "Totaliter aliter", "E’ tutta un'altra cosa!" Rufus capisce in un lampo che il cielo è infinitamente di più di quello che avevano immaginato, che non si può descrivere, e di lì a poco muore anche lui, per il desiderio di raggiungerlo.

Il fatto è una leggenda, ma il suo contenuto è quanto mai vero.

Un giorno, quando varcheremo le soglie della vita eterna, sono sicuro che verranno spontanee alle labbra anche a noi quelle due parole: "Totaliter aliter!" E tutta un'altra cosa! La fantasia e l’amore di Dio non finiranno di stupirci, di meravigliarci e di renderci pieni di riconoscenza. Se siamo capaci di lasciarci guidare dallo Spirito già fin da adesso, pur in mezzo alle prove e ai vari veli che la corporeità ci mette davanti, non possiamo che essere gioiosamente riconoscenti davanti ad un Dio che dopo averci dato la vita ci ha dato Gesù come compagno di viaggio e sicura meta del nostro cammino.

 

 

Preghiera di Paolo VI°: PIENA DI GRAZIA

O Maria, piena di grazia, ti preghiamo: facci comprendere, desiderare, possedere in tranquillità la purezza dell’anima e del corpo, nei pensieri e nelle parole, nell’arte e nell’amore; quella purezza che oggi il mondo attacca e profana con accanimento, quella purezza alla quale il Cristo ha concesso una delle sue

promesse e beatitudini: lo sguardo limpido che vede Dio. Insegnaci il raccoglimento, l’interiorità; dacci la disposizione ad ascoltare le buone ispirazioni e la parola di Dio; insegnaci la necessità della meditazione, della vita interiore personale, della preghiera che Dio solo vede nel segreto. Maria, insegna a noi l’amore. L’amore chiediamo, Maria, l’amore a Cristo, l’amore unico, l’amore sommo, l’amore totale, l’amore dono, l’amore sacrificio per i fratelli. Aiutaci ad amare così.

 

 

LUNEDI’ 13

MADONNA DI FATIMA; Santa MARIA DOMENICA MAZZARELLO

Parola di Dio: At 19, 1-8; Sal. 67; Gv. 16,29-33

 

"ABBIATE FIDUCIA: IO HO VINTO IL MONDO!". (Gv. 16,33)

Se guardo a Te, Signore e a tua Madre, con gli occhi della mia umanità, mi sembra assurda questa tua affermazione: Tu sei un povero vinto, un illuso, un fallito. Sei vissuto come l’ultimo dei poveri, sei andato in giro di villaggio in villaggio senza avere neppure "un sasso su cui porre il capo", hai amato con tenerezza più che materna il tuo popolo, lo hai beneficato in mille modi... Con quale risultato? I tuoi non ti riconobbero e non ti accolsero. Hai impegnato la tua quotidiana fatica, la tua sublime intelligenza, la tua dolce e forte parola a convertire gli uomini alla tua dottrina, alla tua verità, al tuo ideale; ti sei dedicato a questa tua missione senza perplessità, senza risparmio, senza riposo. Con quale successo? Non ti hanno creduto, non ti hanno seguito, ti hanno. respinto.

Hai scelto un gruppo di collaboratori che hai voluto preparare con cure affettuose, con delicatezze indicibili, e ti hanno ripagato con l'abbandono, la fuga, il rinnegamento, il tradimento: ti hanno venduto per il prezzo di uno schiavo... E Tu dici di aver vinto il mondo?

I tuoi avversari ti hanno preso quando hanno voluto, ti hanno trattato come un delinquente, ti hanno fatto processare dalle più alte autorità locali, condannare dai giudici, insultare dal popolo, ti hanno fatto crocifiggere dai carnefici insieme a ladri e malfattori, ti hanno sepolto e sigillato in una tomba... E Tu sostieni di aver vinto il mondo? E tua Madre? Lei, la "Madre di Dio" che cosa ha fatto di tanto straordinario? Ha continuato a vivere in un villaggio sperduto ("Che cosa ci può venire di buono da Nazaret?"), ha accettato nel silenzio e tra le lacrime di essere la madre del condannato a morte, Lei, la tutta pura ha vissuto con il gruppo dei tuoi apostoli, un gruppo di peccatori…

Ma se Ti guardo con gli occhi della fede, Tu sei davvero l'unico vincitore. Perché il mondo e la carne cercano il successo immediato, mentre lo spirito e la storia vedono il successo finale e totale. Il mondo e la carne cercano il trionfo spettacolare, lo spirito e la storia lo raggiungono con la realtà e i fatti.

Ti sei messo in cammino duemila anni fa; da allora nessuno più ha potuto arrestare la tua marcia nello spazio e nel tempo. I tuoi passi si sono moltiplicati con quelli dei tuoi testimoni. Tutte le stirpi della terra e le dinastie imperiali si sono estinte, ma la tua parola è giunta fino a noi e può ancora cambiare la nostra vita. No, non hai vinto il mondo con una rivoluzione che passa e si adegua, lo hai vinto perché ancora oggi lo rivoluzioni con l’amore. Non hai vinto il mondo perché hai fondato un altro Regno (anche se spesso le religioni hanno cercato di fare questo usurpando il tuo nome) ma perché parli al cuore di ogni uomo povero che voglia ascoltarti. Tua Madre non è grande perché è la grande regina di cui aver timore, rispetto reverenziale, è grande perché continua in umiltà ad essere madre di ciascuno di noi.

Quando sentiamo profondamente la solitudine, l'abbandono di amici in un momento di prova, quando il mondo sembra caderci addosso, c’è Qualcuno che non ci lascia solo, non ci abbandona. E anche quando forse, come Gesù, grideremo "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" e ci sentiremo lontani da tutti, avvolti nel mistero del dolore, sarà ancora anche questo un atto di fede in quel Dio, che pur silenzioso e misterioso, proprio nella sofferenza di suo Figlio, continua ad esserci vicino, segno di sicura vittoria sul mondo e sul male.

 

 

CONSACRAZIONE DEI MALATI ALLA MADONNA

O Vergine Maria, Madre di Dio e Madre mia, che sul Calvario fosti presente alla crocifissione e morte di tuo figlio Gesù, abbi compassione di questo povero mio corpo sofferente e per i meriti delle tue pene ottienimi sollievo e conforto. lo mi consacro a te con tutti i miei dolori e pene. 

Ave, o Maria…

O Vergine Maria, Madre di Dio e Madre mia, che vedesti tanti ammalati guarire sotto la mano benedicente del tuo Figlio Gesù, dammi la fede nella sua misericordiosa onnipotenza affinché, se piace a lui, mi renda il dono della salute e della serenità. lo mi consacro a te con tutti i miei dolori e pene. 

Ave, o Maria…

O Vergine Maria, Madre di Dio e Madre mia, che vedesti il tuo Figlio innocente soffrire i più grandi dolori per i miei peccati aiutami a portare con pazienza queste mie sofferenze in espiazione delle mie colpe, a maggiore purificazione e santificazione della mia anima, per la conversione dei peccatori, per la pace nel mondo e la missione della Chiesa. lo mi consacro a te con tutti i miei dolori e pene.

Ave, o Maria…

 

 

MARTEDI’ 14

San MATTIA; San AMPELIO; SAN MICHELE GARICOITS

Parola di Dio: At 1, 15-17.20-26; Sal. 112; Gv. 15,9-17

 

"GETTARONO DUNQUE LE SORTI SU DI LORO, E LA SORTE CADDE SU MATTIA, CHE FU ASSOCIATO AGLI UNDICI APOSTOLI". (At 1,26)

Colpisce che nella Chiesa primitiva non si facciano troppe chiacchiere. Si deve decidere chi sia colui che deve prendere il posto lasciato da Giuda nel gruppo dei dodici; ci sono due candidati; gli apostoli pregano e poi attraverso la sorte accettano Mattia, che noi oggi festeggiamo, come apostolo. Forse essi avevano imparato da Gesù e da sua Madre Maria che potremmo definire donna senza chiacchiere inutili.

Proprio da quel poco che il Vangelo ci dice di Lei noi riusciamo a capire che Maria è stata una donna vera, senza maschere, senza esaltazioni, senza trucchi spirituali, specialmente quei trucchi che attraverso una falsa umiltà tendono a mettere in evidenza, in primo piano, tendono a far apparire quello che non c’è. Maria è senza maschere: sa quello che Dio le ha dato, sa che ha esaltato in lei la sua misericordia, ma lo dice, e solo per lodare, con il buon senso e l’umiltà vera di usare addirittura parole non proprie ma della Bibbia, sì, perché Maria è una donna dalle parole misurate. Lei usa poche parole perché è madre della Parola, perché non si ferma alla superficie ma va al cuore dell’amore, perché non è amante dei "salotti su Gesù", ma porta Gesù.

Maria, abbiamo bisogno di confrontarci con te, non per fare altre chiacchiere, ma per scoprire l’essenziale. Noi, specialmente noi preti, noi cristiani cosiddetti impegnati, siamo abituati a fare tante parole, siamo convinti che per affermarsi nella vita bisogna saper parlare anche quando non abbiamo nulla da dire, e piuttosto che sporcarci le mani per aiutare qualcuno siamo abituati a fare mille teorie e mille teologie. Maria, che sei intima dello Spirito Santo chiedi a Lui per noi il dono del non gonfiarci con l’aria delle parole che escono dalla nostra stessa bocca, chiedi che ci aiuti a tacere e ad essere disponibili come sei stata tu che con poche parole e con tanta disponibilità gli hai permesso di donarci Gesù, il Figlio di Dio.

 

 

Preghiera del cardinal Eduardo Pironio: MADRE DEI POVERI

Maria, madre dei poveri e dei piccoli, di quelli che non hanno nulla, che soffrono solitudine perché non trovano comprensione in nessuno, Grazie per averci dato il Signore. Ci sentiamo felici e col desiderio di contagiare molti di questa gioia. Di gridare agli uomini che si odiano che Dio è Padre e ci ama. Di gridare a quanti hanno paura: « Non temete ». E a quelli che hanno il cuore stanco: « Avanti che Dio ci accompagna ». Madre di chi è in cammino, come te, senza trovare accoglienza, ospitalità, insegnaci a essere poveri e piccoli. a non avere ambizioni, a uscire da noi stessi e a impegnarci, a essere i messaggeri della pace e della speranza. Che l’amore viva al posto della violenza. Che ci sia giustizia tra gli uomini e i popoli. Che nella verità, giustizia e amore nasca la vera pace di Cristo di cui come Chiesa siamo sacramento.

 

 

MERCOLEDI’ 15

San TORQUATO; San ISIDORO L’AGRICOLTORE

Parola di Dio: Atti 20,28-38; Sal. 67; Gv. 17,11-19

 

"LI HO MANDATI NEL MONDO; PER LORO IO CONSACRO ME STESSO. PERCHÉ SIANO ANCH’ESSI CONSACRATI NELLA VERITA’ " . (Gv. 17,19)

Gesù manda i suoi discepoli nel mondo, pur sapendo che lì troveranno il maligno che li odia perché essi credono in Lui. E affinché, nella loro missione, essi rimangano fedeli a Dio, Gesù li affida al Padre.

La preghiera di Cristo per i suoi discepoli ci dà certezza, ferma fiducia di non essere soli ma guidati dallo stesso Spirito di Gesù. Cristo è asceso al cielo, dove intercede per noi, continuando presso il Padre la preghiera che ha incominciato prima della sua passione, chiedendo di custodirci e di consacrarci.

E sempre lo stesso il metodo che Dio usa. Anche con Maria: non l’ha tolta dal mondo se non al termine della sua vita terrena, ma è stato sempre con Lei. Maria è passata in mezzo alle vicende gioiose e burrascose della vita, profondamente incarnata nella sua epoca, testimone, spesso silenziosa, di un amore indefettibile di Dio e proprio grazie a questo amore preservata dal peccato. Gesù non ci promette vita facile, sa che il maligno tenterà tutte le sue carte per dividerci da Lui, ma ci assicura che se saremo uniti a Lui, se vivremo la nostra "consacrazione nella verità", anche noi, come Maria, saremo consapevoli del dono ora gioioso ora difficile della nostra realtà nella Grazia e nella Sua forza che mai ci abbandona.

 

 

Preghiera di Padre Davide Maria Turoldo: MADRE DELL’UOMO

Madre di ogni nostra pena, io vorrei dirti le parole più degne, vorrei ti sentissi meno sola tu così in alto! A noi la paura impedisce persino di guardarci in volto, di vederci dentro; e ancor più ci impaurano i fanciulli se ci guardano. Madre, vorrei che tu fossi come uno di noi quando lo attendevi in silenzio ed egli ti premeva dentro e tu nulla sapevi di lui e cercavi i suoi occhi. Noi vorremmo che tu lo stringessi ancora, con paura, al seno, sulla strada dell’esilio, e stringessi ognuno di noi.

 

 

GIOVEDI’ 16

San UBALDO; Santa MARGHERITA DA CORTONA; Santa GEMMA GALGANI

Parola di Dio: Atti 22,30; 23,6-11; Sal. 15; Gv. 17,20-26

 

"E LA GLORIA CHE TU HAI DATO A ME IO L’HO DATA A LORO, PERCHÉ SIANO COME NOI UNA COSA SOLA". (Gv. 17,22)

Il Signore Gesù dice che ci ha dato la sua gloria, dobbiamo dunque aprirci ad essa, accoglierla. E per accoglierla bene è necessario che sappiamo di quale gloria si tratta. In questa stessa preghiera Gesù afferma che è una gloria proveniente dall'amore del Padre, e il motivo di questo dono è "perché siamo una cosa sola". È chiaro che è una gloria ben diversa da quella perseguita dall'orgoglio. La gloria che l'orgoglio ricerca crea divisione: si vuol essere superiori agli altri, distinguersi da loro, separarsi da loro, specialmente dai più umili, dai più poveri. Questa è la gloria umana. La gloria di Gesù, lo sappiamo, è la gloria di colui che è venuto per servire, che si è abbassato al nostro livello, che si è identificato con noi, che ci ha lavato i piedi. È la purissima gloria di colui che non ha mai ricercato la propria gloria, e che proprio per questo è glorificato dal Padre. E, ancora una volta, Maria ci è di modello. Dio l’ha "coperta" della sua Gloria, del suo Spirito, ma Maria è rimasta al suo umile posto. La Madre di Dio sa di essere "Beata", ma Lei lo manifesta vivendo le beatitudini di Gesù, essendo povera, afflitta, operatrice di pace, perseguitata per causa della giustizia, sofferente. Lei accetta la Gloria di Dio mettendosi a servizio di sua cugina, degli sposi di Cana, di Gesù, degli Apostoli e Lei, una cosa sola con Suo Figlio, continua a manifestare la sua gloria, non tanto per i tributi e gli onori che noi uomini possiamo attribuirle ammirandola, quanto per la sua maternità che continua nei nostri confronti con lo stesso affetto e la stessa dedizione con cui si è manifestata a Gesù.

 

 

SUPPLICA A MARIA

O Maria, con il tuo "Sì" generoso hai permesso a Dio di entrare nella storia dell’uomo per salvarlo. Grazie, o Maria, per aver accettato Gesù nella Tua vita; in tal modo Tu L’hai fatto entrare nella nostra storia, nella mia vita. Insegna anche a me a dire "Sì" al Signore che chiama in mille modi. Fa che possa comprendere che nulla di grande, di bello e di duraturo potrà nascere nella mia vita senza i tanti piccoli "Sì" di ogni giorno. Mamma, ho bisogno di Te; ho bisogno del Tuo amore: Stammi vicino, Ti prego. Grazie, Mamma.

 

 

VENERDI’ 17

San PASQUALE BAYLON; Santa RESTITUTA

Parola di Dio: Atti 25,13-21; Sal.102; Gv. 21,15-19

 

"SIMONE DI GIOVANNI, MI AMI?". (Gv. 21,16)

Può sembrarci davvero strano, da un punto di vista umano, il fatto che Gesù affidi a Pietro la guida della sua Chiesa, dopo che lui lo ha tradito. Ci fideremmo noi di affidare il nostro portafoglio ad uno che ci ha appena derubato? Eppure Gesù ama Pietro e si fida delle possibilità di amore del suo cuore, anzi sa che proprio il perdono ricevuto può creare nuove condizioni di amore da parte dell’apostolo. E allora non chiede a Pietro se ha capacità di amministratore, per amministrare la sua Chiesa, se è un buon organizzatore, se è abbastanza intelligente per resistere agli avversari...Soltanto gli chiede: "Mi ami tu più di costoro?". L'apostolato è fondato su questo legame intimo con Gesù, e non ha altro fondamento perché deve essere una diffusione dell'amore del Signore: viene dall'amore del Signore e porta al suo amore.

Pietro sa che la sorgente dell'amore non è dentro di lui, sa che quando Gesù gli chiede: "Mi ami?", Egli, che è la sorgente della carità, vuol donargli questo amore. Gesù pone questa domanda perché vuole che noi gli chiediamo questo dono meraviglioso. Noi abbiamo un grande desiderio di amare il Signore, ma questo desiderio ci scoraggia perché siamo deboli, fragili, incapaci di vera fedeltà e la nostra risposta sarebbe sempre piena di esitazione e di dubbi. Ma è Gesù stesso che ci fa il dono di potergli rispondere: "Tu sai che ti amo. Ti amo non perché sono perfetto, perché mi sento forte, generoso, ma perché tu, o Signore, sei generoso con me e mi rendi capace di amarti un po' e ogni giorno di più". Anche nella scelta di Maria, Dio non ha guardato alle cose esteriori, ha guardato al cuore, a un cuore disponibile ad accogliere, ad un cuore capace di lasciar germinare amore. E Maria questo lo ha capito. Non dirà: "Ho fatto cose grandi", ma: "Dio ha fatto in me cose grandi". Se lo lasci operare Dio è perfino capace di far sì che il mio e il tuo cuore diventino capaci di amore vero!

 

 

Preghiera di Suor Maria Teresa dell’Eucarestia: BISOGNO DI UNA MADRE

Gesù, in quest’ora suprema abbiamo come te bisogno di una madre. Ripeti a Maria, ora come allora: «Ecco i tuoi figli»; perché Signore solo con lei ai piedi della nostra croce sapremo come te morire di puro amore. Abbiamo bisogno delle tue braccia tese per confidare nel gaudio di un abbraccio eterno. Abbiamo bisogno del tuo cuore squarciato affinché inebriati del tuo amore sappiamo come te resistere forti e sicuri fino al «Tutto è compiuto!». Signore Gesù, lo vedi: abbiamo davvero bisogno di te. Di te solo e crocifisso.

 

 

SABATO 18

San GIOVANNI I°; San FELICE; San LEONARDO MURIALDO

Parola di Dio: Atti 28, 16-20.30-31; Sal 10; Gv. 21,20-25

 

"VI SONO ANCORA MOLTE ALTRE COSE COMPIUTE DA GESU’ CHE SE FOSSERO SCRITTE NON BASTEREBBE IL MONDO A CONTENERE I LIBRI CHE SI DOVREBBERO SCRIVERE". 

(Gv. 21,24)

La conclusione del Vangelo di Giovanni ci ricorda che noi non abbiamo tutte le parole e tutti i fatti della vita di Gesù. Quanto ci piacerebbe saperne di più… Eppure sulla scorta di quanto ci è stato detto e sulla testimonianza della Chiesa che ce lo interpreta possiamo immaginarci con realtà anche cose che superano gli scritti evangelici. Ad esempio spero di non scandalizzare nessuno, ma Maria è stata una ragazza non solo profondamente innamorata di Dio, ma anche innamorata di Giuseppe. E’ colei che ha saputo con semplicità coniugare insieme amore divino e amore umano con altrettanta verità e intensità per entrambi. Ed è questo il vero senso della vita di cui ci ha parlato Gesù. Noi spesso crediamo che Dio sia venuto a privarci delle gioie della vita di questa terra per parlarci unicamente di paradiso. Gesù si è incarnato invece proprio per donarci di vivere bene e pienamente i doni di questa terra per arrivare con essi a Dio che ce li ha dati.. Dio non è geloso dei nostri sentimenti. Dio gioisce quando ci vede veramente innamorati delle cose e delle persone. Volete che lui che è l’Amore non gioisca quando vede uno dei suoi figli innamorato? Certo spesso noi contrabbandiamo per amore solo ciò che magari è infatuazione, passione, desiderio di possesso, sessualità, esasperazione dei sentimenti, ma se siamo onesti, lo sappiamo che quello non è amore. Maria insegnaci ad amare davvero. Facci capire che l’amore vero è sempre santo, perché le sue vampe partono sempre da quell’incendio di amore che è Dio. Aiutaci a capire che l’amore vero è uscire da se stessi, è dare senza chiedere, è desiderare la felicità dell’altro, è saper gioire della gioia dell’altro e saper soffrire della sofferenza altrui. Maria, toglici di dosso, qualunque età abbiamo, la paura di essere ancora e sempre ogni giorno di più innamorati, della vita, della natura, delle persone e di Dio.

 

 

CONSACRAZIONE A MARIA

O Maria, Regina del mondo, Madre di bontà, fiduciosi nella tua intercessione, noi affidiamo a te le nostre anime. Accompagnaci ogni giorno alla fonte della gioia. Donaci il Salvatore. Noi ci consacriamo a te, Regina dell’Amore. Amen.

 

 

DOMENICA 19

PENTECOSTE  -  San CELESTINO V°; San IVO

Parola di Dio: At 2, 1-11; Sal 103; 1Cor. 12,3-7.12-13; Gv. 20,19-23

 

1^ Lettura (At 2, 1-11)

Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: "Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio". Parola di Dio

 

2^ Lettura (1 Cor 12, 3b-7. 12-13)

Fratelli, nessuno può dire " Gesù è Signore " se non sotto l'azione dello Spirito Santo.

Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole. Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci. 

Parola di Dio

 

Vangelo (Gv 20, 19-23)

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi". Parola del Signore

 

RIFLESSIONE

 

La celebrazione di Pentecoste, per noi cristiani, è una gran festa. Potremmo dire che è una festa "riepilogo", in quanto il dono dello Spirito Santo promesso e mandato da Gesù, viene a coronare tutta la storia della salvezza e soprattutto l’opera di Gesù morto e risorto per noi. Ma anche è la festa "dell’avvio" perché, grazie all’azione e ai doni dello Spirito Santo, quel gruppetto di timorosi apostoli e discepoli diventa il gioioso e coraggioso gruppo di testimoni di Gesù che si sentono incaricati da Lui di portare al mondo la sua buona notizia. Una festa, dunque, di contemplazione delle opere meravigliose di Dio, ma anche una festa che invitandoci a ritrovare il nucleo centrale della nostra fede, l’Amore, ci sprona, riconoscenti, a portare ai fratelli il messaggio di Gesù. Il passo del Vangelo di oggi ci dice che Gesù, apparendo ai suoi apostoli il giorno di Pasqua, dopo aver augurato loro la pace, dopo aver rimesso la gioia nei loro cuori, «alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo». Lo Spirito Santo quindi è un dono di Gesù risorto, è il suo stesso Spirito donato a noi. Quando facciamo il segno della croce con le parole noi ricordiamo che lo Spirito Santo è la terza persona della SS. Trinità. Lo Spirito Santo è lo Spirito di amore che suscita amore nella Chiesa e nel mondo. La Bibbia paragona lo Spirito Santo al soffio della vita. Pensate a Dio che crea l’uomo e per dargli la vita "vi alitò sopra". Nella prima lettura di oggi, poi lo Spirito è paragonato sia al vento impetuoso che non si vede, ma trascina ogni cosa al suo passaggio, sia al fuoco impalpabile ma efficace che trasforma in luce e calore tutto ciò che avvolge. Tutte queste immagini ci dicono che lo Spirito di Dio, che è Spirito di Amore, è una forza irresistibile, capace di vincere ogni ostacolo e di portare a tutti la salvezza. Che cosa opera lo Spirito Santo? E’ lo Spirito di Dio che crea e guida tutta la storia della salvezza. Pensiamo anche solo ai profeti: poveri uomini che attraverso la grazia di Dio e il suo Spirito diventano testimoni, portatori di valori più grandi di loro. E’ lo Spirito che fa nascere Gesù nel grembo di Maria ed è sempre lo Spirito che lo fa risorgere dai morti. Abbiamo sentito nel racconto della Pentecoste che è lo Spirito che fa degli apostoli, uomini pieni di difetti e di paura, coraggiosi testimoni del vangelo. E’ ancora lo Spirito che suscita doni diversi per il bene comune, che suscita la fede e conduce a Cristo Gesù, che fa sbocciare dovunque l’amore e la donazione. Tutto ciò che è buono, ogni impulso verso il bene è suscitato da Lui. Lo Spirito Santo è presente in ogni uomo come seme che germoglia e giunge alla mietitura; come sale che dà gusto e sapore a tutte le cose; come lievito capace di fermentare tutta la massa. In chi si lascia permeare da Lui, si manifesta come gioia, pace, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.

Quali doni porta lo Spirito Santo? Lo Spirito Santo non viene a mani vuote; viene con i suoi sette doni, che ha riversato abbondantemente su Gesù e che sono già seminati in noi fin dal battesimo. Proviamo ad esaminarli brevemente cercando di scoprire quale gran potenzialità è in noi, se la lasciamo crescere e maturare

Primo dono : la Sapienza.

Sapienza deriva da sapore, è la capacità di assaporare le cose di Dio, di riconoscere Dio nelle cose, è il gusto di cercarlo. NeI mondo tutto è pieno di allusioni, richiami, messaggi, e noi spesso corriamo il rischio di fermarci all'esteriore, di non saper leggere fra le righe.

Un proverbio cinese diceva: «Quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito». La sapienza, dono dello Spirito, ci aiuta a guardare oltre il dito. Ci rende, se possiamo usare il paragone, come il girasole che lungo tutto il giorno, dal mattino alla sera, orienta verso il sole la sua corolla per assaporare il calore dei raggi. Con l'occhio rivolto a Dio, noi impariamo a distinguere il bene dal male, e compiamo con sapienza le scelte giuste. Lo Spirito Santo è Spirito di intelligenza. Intelligenza, dal latino, significa leggere dentro, dice la capacità di non essere superficiali, ma di saper penetrare in profondità e arrivare al cuore delle cose. Non possiamo giudicare le persone dalla piega dei pantaloni, dal titolo di studio, dai muscoli, ma dalla capacità di capire. L'intelligenza ci porta a scoprire la verità. E Gesù ha assicurato gli apostoli: "Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera". Altro dono è il Consiglio. Fondamentalmente questo dono ci aiuta a comprendere e ci suggerisce il progetto di Dio; e Dio ha un sogno, un progetto per ciascuno e per tutti, ed il progetto che Lui ha per ciascuno è per il bene di tutti. Lo Spirito Santo ci aiuta a discernere questo progetto. Spesso gli uomini vivono senza senso, lo Spirito ci matura e ci fa comprende il senso del nostro vivere.

Altro dono dello Spirito è la fortezza. Chi non ha forza interiore è malato. Nelle difficoltà è conformista, si barcamena, se ne lava le mani. Oggi si tende al minimalismo, ad attenuare tutto, a snervare, a diventare come qualcuno ha detto "uomini bonsai", che vegetano anche a lungo, ma restano sempre minuscoli e rattrappiti. La fortezza è il dono del coraggio, della costanza, della tenacia. Paolo scriveva ai cristiani di Roma: "Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza". E’ Lui che fornisce la grinta necessaria per dare il meglio.

Il dono della scienza.

E’ il dono che ci fa percepire tutta la creazione come «gloria di Dio», riflesso della sua bellezza, segno della sua bontà. Questo dono ci aiuta a comprendere con simpatia gli altri, e per comportarsi con competenza tra le cose. L'amore, se non è sorretto dalla competenza, va alla deriva. La buona volontà non basta, non c'è nulla di più devastante e terrificante che un uomo incompetente scatenato nell'azione.

Il dono della pietà.

Non ci deve ingannare il senso che siamo soliti dare a questa parola oggi: pietà nel mondo antico esprimeva l'amore dei figli verso i genitori, e nella Bibbia il sentimento filiale della creatura verso Dio. E il dono della preghiera, il dono che ci fa rivolgere a Dio chiamandolo "Abbà", papà. E il dono dell’amore che si esprime nelle parole, nel dialogo, nel silenzio, nell’adorazione, in mille atteggiamenti che manifestano amore per la persona amata.

E, infine il dono del Timor di Dio che non è la paura di Dio, paura dei suoi castighi, paura che Dio ci mandi all’inferno, ma la gioia di essergli figlio e il timore di non fare abbastanza per piacere a lui, preoccupazione di non essere all’altezza della dignità cui Dio ci ha chiamati.

Quali sono, allora, gli impegni che scaturiscono da tutti questi doni? Questi sette doni ci sono dati dallo Spirito perché non abbiamo mai a perderci di coraggio, ma sappiamo invece lavorare con Gesù e per Gesù per diffondere il Vangelo, che è la bella notizia che grida a tutti che Dio ci ama e ci vuole tutti, per sempre con sé. E nel Vangelo di oggi noi abbiamo letto che Gesù dice ai suoi apostoli e a ognuno di noi: "Come il Padre ha mandato me, così io mando voi"

Gesù ha fiducia nei suoi apostoli anche se lo hanno tradito e abbandonato, così come ha fiducia in noi nonostante i nostri peccati di ogni giorno. E ci dà il suo Spirito proprio perché continuiamo la sua opera attraverso i nostri piccoli gesti quotidiani di amore e di coraggio. Sarà la più bella risposta alla fiducia che Gesù ha riposto in noi.

 

 

Preghiera di Paolo VI°: ASCOLTA MARIA

A te, Maria, sorgente della vita, consegniamo le attese dei giovani, in ricerca di un mondo più giusto e più umano: orienta i loro passi verso il Cristo, primogenito dell’umanità rinnovata. Regina di misericordia, o Maria, ascolta il gemito dei sofferenti, il grido degli oppressi, l’implorazione di quanti hanno fame e sete di giustizia, e ottieni loro che sia lenito il dolore, riconosciuto il diritto, colmato l’anelito verso la vera libertà. Custode santa dell’eterna Parola, affretta l’ora dell’unione totale fra quanti confessano Cristo; intercedi per i redenti da Gesù Salvatore, che non conoscono ancora la luce del Vangelo. Madre del risorto e Madre dei rinati, Maria, concedi a noi, tuoi figli, lo spirito delle Beatitudini, la carità che tutto crede e tutto spera, la sapienza della Croce, finché, vinta la morte, spunti l’alba radiosa in cui l’attesa cristiana si muti in possesso perenne. Amen.

 

 

LUNEDI’ 20

San BERNARDINO DA SIENA

Parola di Dio: Gc. 3,13-18; Sal. 18; Mc. 9,14-29

 

"TUTTO E’ POSSIBILE PER CHI CREDE". (Mc. 9,23)

Questa frase che Gesù dice al padre del ragazzo indemoniato per aiutarlo nel suo cammino di fede, mi richiama un’altra frase che l’angelo Gabriele dice a Maria al termine dell’annunciazione della nascita di Gesù: "Nulla è impossibile a Dio". Maria crede a questo e accoglie, come serva del Signore, l’incarico di regalare Gesù alla nostra umanità, e quello che è impensabile per noi si realizza: Dio si incarna.

La fede a cui siamo chiamati non è la fede "del possibile", non è il ragionamento che più o meno ti dà le ragioni del credere, è l’abbandonarsi con fiducia a Dio, Colui per il quale tutto è possibile.

Maria si è fidata e il suo "sì " lo ha ripetuto tutti i giorni della sua vita; per noi risulta più difficile e allora come quel padre anche noi diciamo una cosa che a prima vista sembra assurda, ma che risulta poi il massimo della realtà: "Credo, aiutami nella mia incredulità", "Sì, perché io credo in Te, o Dio, ma spesso mi perdo. Credo quando è facile credere, ma se mi dici di andare un po’ più in là delle mie possibilità, tentenno, ho paura di abbandonarmi. Ti chiedo determinate cose, ma dubito che possano realizzarsi, ti dico "sì" anche a piena voce ma nel concreto non riesco a vedere oltre al possibile: ho fede, ma ho bisogno di Te per credere".

 

 

Preghiera dalla liturgia bizantina: MADRE DI DIO

Santissima madre di Dio, non abbandonarmi per tutto il tempo della mia vita. Non lasciarmi mai, protettrice degli uomini; ma vieni in mio aiuto, abbi pietà di me. Vergine santa, madre di Dio, io ricorro alla tua protezione perché so che vi troverò la salvezza, perché tu hai il potere di aiutarmi, o tutta pura. Nessuno di quelli che sono ricorsi a te è rimasto deluso, vergine madre di Dio; se hanno chiesto qualche grazia, da te hanno avuto risposta alla loro domanda.Tutti coloro che sono scampati a qualche pericolo, sono ricorsi a te. E quale altro rifugio è paragonabile a te, madre di Dio, che proteggi la nostra vita?

 

 

MARTEDI’ 21

S. VITTORIO; S. GIULIA; S. CARLO G. EUGENIO DE MAZENOD

Parola di Dio: Gc. 4,1-10; Sal.54; Mc. 9,30-37

 

"SE UNO DI VOI VUOL ESSERE IL PRIMO SIA L’ULTIMO DI TUTTI E IL SERVO DI TUTTI"

(Lc. 9,35)

Chi maggiormente di Maria ha realizzato queste parole di Gesù? Mi rifaccio ancora a don Tonino Bello il quale tra gli appellativi che rivolge a Maria ha anche quello di "donna di servizio". Dice: "Può sembrare perfino irriverente. E qualcuno avvertirà perfino odore di sacrilegio. Non saprei bene se per l’impressione di vedere un appellativo così povero attribuito alla Regina degli Angeli e dei santi o per la scarsa considerazione verso la categoria di coloro che si guadagnano il pane faticando in casa di altri." Eppure questo appellativo, Maria se l’è scelto da sola. Per ben due volte, infatti nel Vangelo di Luca, lei si autodefinisce serva. La prima volta, quando rispondendo all’angelo, gli offre il suo biglietto da visita: "Eccomi, sono la serva del Signore". La seconda, quando nel Magnificat afferma che Dio "ha guardato l’umiltà della sua serva". Maria accetta e si gloria di questo titolo perché ha capito l’essenza del Vangelo: "Gesù non è venuto per essere servito, ma per servire", il cristiano non è uno che gode di titoli particolari, è uno che ha capito che cosa sia l’amore e lo manifesta nel servizio. Pensate che bello se il giorno della nostra morte sentissimo la voce di Dio che ci chiama dicendo: "Ecco, è arrivato il mio servo fedele: vieni nella gloria del tuo padrone".

 

 

PREGHIERA DI SANTA BERNARDETTA SOUBIROUS:

Mai potrà perire una fanciulla devota di Maria. O mia buona Madre, abbiate pietà di me. Io mi dono tutta a voi perché voi mi doniate il vostro carissimo Figlio, che io voglio amare con tutto il mio cuore. Mia buona Madre, donatemi un cuore ardente per Gesù!

 

 

MERCOLEDI’ 22

Santa RITA DA CASCIA; B. LUIGI M. PALAZZOLO

Parola di Dio: Gc. 4,13-17; Sal. 48; Mc. 9,38-40

 

"MAESTRO ABBIAMO VISTO UNO CHE SCACCIAVA I DEMONI NEL TUO NOME E GLIELO ABBIAMO VIETATO  PERCHÉ NON ERA DEI NOSTRI" (Mc. 9,38)

Penso a Maria come Madre vera per ogni uomo. Pensate che una madre vera faccia dei favoritismi tra i figli? Al massimo potrà essere più legata al più debole, ma se davvero è madre non lascia che suoi sentimenti creino dei favoritismi e facciano quindi nascere gelosie. Per Maria noi siamo tutti figli unici importanti, anzi se c’è uno che sbaglia o si allontana essa gli è a fianco per incoraggiarlo.

Gesù non è venuto sulla terra per creare divisioni, ma per unire. Gesù non ha fondato una religione per metterla contro un’altra, Gesù non è venuto per creare le categorie dei buoni e dei cattivi: Lui è morto in croce per noi, "mentre noi eravamo peccatori". Quanto sono assurdi allora i campanilismi, le gelosie per il bene compiuto, le invidie… posso anche non essere d’accordo sul modo con cui tu compi un’opera, posso anche dirtelo, ma se quest’opera compie qualcosa di buono, ho il diritto di esserne geloso o non devo gioirne, perché nel mondo c’è una briciola di bene in più?

 

Preghiera di San Cirillo d’Alessandria: INNO ALLA MADRE DI DIO

Salve, Madre di Dio, tesoro venerabile di tutto il mondo, lampada inestinguibile, tempio indissolubile, casa di colui che non può essere contenuto in nessuna casa. Salve, tu accogliesti nel tuo santo seno l'immenso e incontenibile, per te il cielo esulta, per te gli angeli e gli arcangeli si allietano, per te i demoni sono messi in fuga, per te la creatura decaduta viene portata al cielo, per te i profeti parlarono, per te l'unigenito Figlio di Dio rifulse come luce a coloro che erano nelle tenebre; per te gli apostoli annunziarono la salvezza. Prega per noi, o Santa Madre di Dio e madre nostra.

 

 

GIOVEDI’ 23

S. GIOVANNI B. DE ROSSI; San DESIDERIO; Santa GIOVANNA ANTIDA TH.

Parola di Dio: Gc. 5,1-6; Sal. 48; Mc. 9,41-50

 

"ABBIATE SALE IN VOI STESSI". (Mc. 9,50)

Se mi guardo attorno: quante vite insipide! E, intendiamoci bene: non soltanto perché vite abituali, fatte di routine, senza momenti esaltanti, ma proprio vite di ricchi e di poveri, di gente di successo e di persone qualunque con poco senso, vissute quasi per far passare il tempo, incentrate su esteriorismi che non dicono nulla… E anche, quanti cristiani senza senso, cristiani di etichetta, abituè della domenica, gente incapace di un barlume di fantasia, di un entusiasmo, di un momento di impegno personale…La vita di Maria non è stata molto differente dalla vita di altre milioni di donne: la famiglia, la casa, l’educazione dei figli, i propri doveri quotidiani, la fede legata alla tradizione… Eppure quanta differenza. Dio per Lei non era un entità superiore, era un Tu concreto, il prossimo non era un gruppo amorfo di persone più o meno lontane, erano persone concrete, la vita non era solo un susseguirsi di ore, di giornate, di mesi, di anni, era: "Dio che mi interpella ora"…Anche la mia e la tua vita, se viste nell’insieme del tempo non sono che un puntolino che può sembrare insignificante, ma non ci siamo mai detti sul serio che Dio, proprio in questo momento ama me? Non può bastare questo per mettere il sale giusto in questa giornata?

 

 

Preghiera di P. Maior: IL MIO MAGNIFICAT

Maria, madre mia santissima, alla sera della mia vita aiutami a ringraziare il Signore per tutte le grazie che mi ha fatto. Ottienimi la certezza che i miei peccati sono stati perdonati, che le mie sofferenze, la solitudine e il sentimento della mia miseria sono una riparazione, che la mia vita ha ancora uno scopo. Aiutami a lavorare secondo le mie forze, e a donare un sorriso di riconoscenza, di fiducia e di incoraggiamento. Ottienimi di accettare il mondo così com’è e i giorni così come sono, donami l’amore comprensivo per coloro che mi circondano. Preservami da una sera egoista, triste e irascibile, dai rimpianti inutili, dai ricordi che turbano, dalle angosce che affliggono. Dammi la ferma fiducia che il Signore mi attende per stringermi al suo cuore e farmi entrare nella sua gloria eterna.

 

 

VENERDI’ 24

MARIA AUSILIATRICE; San VINCENZO DI LERINO; S. AMALIA;

Parola di Dio: Gc. 5,9-12; Sal. 102; Mc. 10,1-12

 

"L’UOMO DUNQUE NON SEPARI  CIÒ CHE DIO HA UNITO". (Mc. 10,9)

Davanti all’idea di matrimonio ci possono essere atteggiamenti molto diversi. Da chi la sfugge, e le scuse possono essere mille ("Con la precarietà del lavoro come puoi pensare ad una famiglia?". "Matrimonio sa di legame: è molto più semplice mettersi insieme e andare avanti finché dura". "Perché un mondo chiuso quando tutto può essere tuo?") a chi invece lo sogna, ed anche qui con sfumature molto diverse dal sentimento del compimento del grande amore, fino al desiderio di trovare una propria stabilità o un proprio nido. Gesù ci ricorda che il matrimonio è una cosa seria, che è voluto da Dio, che è il compimento dell’amore che è dono e che crea, che nel matrimonio si compie l’opera di Dio divenendo anche noi capaci di amare come Lui e di donare come Lui. Certo, questa non è solo poesia. In un tipo di amore come questo bisogna anche saper accettare la prova, la sofferenza, il sacrificio. Certo, non sempre sono rose e fiori, ma se ami davvero non scappi alle prime difficoltà. Non sta a noi giudicare le situazioni di difficoltà ed anche di rottura di cui spesso siamo testimoni, però sta a noi affermare i valori della famiglia. Oggi, festa di Maria Ausiliatrice vorrei proprio invocare la Vergine perché aiuti tutte le famiglie: quelle che si stanno formando, quelle che gioiosamente e a volte faticosamente mantengono la propria unità e rinforzano l’amore vicendevole anche con il sacrificio, quelle che non hanno retto. Maria, Madre dell’amore presenti al padre la quantità di bene e di amore che tante famiglie generano quotidianamente e interceda per quelle che maggiormente faticano, ed anche per chi si trova completamente solo.

 

AFFIDAMENTO A MARIA

MARIA, Madre di Gesù e Madre mia, in questo giorno io, piccolo figlio tuo, mi consacro totalmente a te, per vivere una vita santa, per essere tuo piccolo servo perché tu, dolce Madre, possa contare sempre su di me, e possa aiutarti a portare a compimento in me il disegno d’amore che il Padre ha su ognuno di noi. Donami, o Madre di Gesù e Madre mia, la grazia di essere sempre fedele alla Chiesa e al santo Padre, e, unito a te, amare e adorare il Signore Gesù, Così sia!

 

 

SABATO 25

San BEDA; San GREGORIO VII°; Santa MARIA M. DE’ PAZZI

Parola di Dio: Gc. 5,13-20; Sal. 140; Mc. 10,13-16

 

"LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME E NON GLIELO IMPEDITE". (Mc. 10,14)

Secondo la mentalità comune di molte persone il Regno di Dio, la fede, la religione sono cose da adulti e, per raggiungerli è necessario fare scelte coscienti, avere determinati meriti, compiere opere corrispondenti. Gesù pensa, invece, che il Regno di Dio è prima di tutto un dono che deve essere ‘ricevuto’, cioè il Regno è iniziativa divina. Per conseguenza l’unico atteggiamento adatto per ‘ricevere’ è quello dei bambini che ricevono un regalo: il Regno di Dio prima lo si riceve e poi si entra in esso.

Gesù non idealizza per nulla i bambini. Ha parlato altre volte di bambini maleducati che giocano nella piazza del mercato e vogliono ora questo ora quest’altro, e si mostrano impazienti e testardi. Ecco perché la parola citata non significa affatto che gli adulti debbano ritornare allo stadio dei bambini. C’è però una cosa che possiedono i fanciulli e che li distingue dagli adulti: il bambino è per sua natura fiducioso, disposto a ricevere ciò che gli viene donato, capace di lasciarsi guidare; ha il dono di vivere nell’istante presente: e questo è proprio l’atteggiamento di fede richiesto per accogliere il Regno, ed è stato il modo di comportarsi di Maria.

Maria è tutt’altro che bambina. E’ cosciente di quanto le accade, fa delle scelte precise, vive in pieno quanto le succede, medita su ciò che non capisce… ma è l’entusiasta, Colei che accoglie tutto come un dono, Colei che è generosa nel rispondere, Colei che il dono non lo nasconde ma lo mostra e lo offre agli altri… è Colei che sembra dirci: "Sii serio nei tuoi impegni, ma molla la faccia troppo seriosa e lascia che il bambino che è in te venga fuori per gioire e giocare con l’amore che Dio ti dona".

 

 

ALLA VERGINE IMMACOLATA DELLO SPIRITO SANTO

O Immacolata dello Spirito Santo per il potere che l’Eterno Padre Ti ha dato sugli Angeli e sugli Arcangeli: mandaci schiere di Angeli con a capo San Michele Arcangelo a liberarci dal Maligno ed a guarirci.

 

 

DOMENICA 26

SANTISSIMA TRINITA’  -  San FILIPPO NERI

Parola di Dio: Es. 34,4-6.8-9; Sal. da Dn. 3,52-56; 2Cor.13,11-13; Gv. 3,16-18

 

1^ Lettura (Es 34, 4-6. 8-9)

In quei giorni, Mosè si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano. Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui proclamando: "Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà, Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mio Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fà di noi la tua eredità". Parola di Dio

 

2^ Lettura (2 Cor 13, 11-13)

Fratelli, siate lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. Parola di Dio

 

Vangelo (Gv 3, 16-18)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. Parola del Signore

 

RIFLESSIONE

 

Essere chiamati a predicare il giorno della festa della Trinità, dà davvero la misura della difficoltà di questa chiamata. Ci si accorge di quali e quanti siano i propri limiti e di quale enorme messaggio si sia chiamati a trasmettere con la pochezza di se stessi e dei propri mezzi umani. Come può l’uomo, piccola creatura, dire Dio, l’Assoluto? Eppure l’uomo può arrivare a Dio, e Dio ha fatto e fa di tutto per farsi conoscere e amare dall’uomo. Noi, se sappiamo riconoscerne la presenza e i segni, viviamo immersi in Dio, tutto il creato può parlarci di Lui, dalle piccole alle grandi cose, noi stessi con il nostro insieme di materia e di spirito, con la nostra intelligenza e con i nostri sentimenti ci sentiamo chiamati a guardare lontano per scoprire la nostra origine e per conoscere il senso della vita e del tempo nella speranza dell’eternità.

Ma per aver fede, basta conoscere le prove dell’esistenza di Dio? Filosofi e teologi, lungo il corso della storia ce ne hanno offerte molte di queste prove e certamente esse possono aver aiutato molti nel cammino della fede, ma riuscire e dimostrare Dio, a circoscriverlo nei criteri del nostro pensare e del nostro essere non significa conoscerlo, crederlo, viverlo; qualche volta invece è sminuirlo, ridurlo. Come si può allora venire incontro a questo bisogno di conoscenza vitale di Dio che sentiamo dentro di noi? Credo che un grande aiuto, in questo, lo possono dare proprio coloro che questa esperienza l’hanno vissuta: i santi, i mistici. E chi più di Maria, la Madre di Gesù è stata in comunione con la Trinità? So che qualcuno potrà forse sorridere, ma è attraverso un’intervista impossibile che oggi vorrei mettermi con voi alla scuola di Maria per conoscere qualcosa della sua esperienza di Dio e per potere, grazie a Lei ripercorrerla nella nostra vita. Provo dunque, sulla scorta dei Vangeli ad intervistarla, sperando di non farle dire delle sciocchezze, dovendo imprestarle le mie parole.

"Quale è stata la tua esperienza di Dio?" "Dio mi è sempre stato familiare.

Sono nata in una famiglia ebrea profondamente credente. Una famiglia semplice nella quale si è cresciuti con Dio, e non solo perché nella mia parentela c’era anche un sacerdote del Tempio, Zaccaria, ma perché Dio faceva parte della nostra storia e della nostra vita. Era naturale, per me, fermarmi cinque volte il giorno per rinnovare la mia fede in Dio e per lodarlo, com’era naturale andare di sabato alla sinagoga, nella parte dedicata alle donne, naturalmente, ed ascoltare la lunga storia d’amore che Dio aveva intessuto con il suo popolo. E pensavo a quel Dio, Creatore di tutte le cose, che aveva chiamato Abramo ad uscire dalla sua terra per formare un nuovo popolo, che era apparso nel roveto ardente a Mosè per mandarlo a liberare i miei avi prigionieri, che aveva mandato i profeti per richiamarci alla purezza della fede. E sapevo e speravo nella venuta del Messia, l’atteso, il Salvatore che ci avrebbe riportati finalmente a Dio, liberi di poterlo credere e professare.

Per me è stato facile incontrare Dio. Fin da bambina l’ho sentito amato e rispettato dai miei, l’ho ritrovato nella natura, l’ho sentito parte della mia storia e di quella del mio popolo. Purtroppo per molti di voi non succede più così. Spesso nascete e vivete nel benessere, pensate di poter appagare i desideri dei figli con le cose. Avete fretta, bruciate il vostro tempo quasi senza viverlo, i vostri ragazzi crescono lontani dalla natura, Dio è diventato per molti un estraneo o al massimo uno di cui ricordarsi in certe circostanze come il Natale, le prime Comunioni e le Cresime di cui il consumismo si è impossessato. Com’è difficile aver familiarità con Dio in situazioni del genere!"

"Ma, essere stata chiamata ad essere la Madre del Figlio di Dio qui sulla terra, non ti ha messa in una situazione eccezionale per conoscere Dio?"

"Dio mi era familiare, ma Dio mi è venuto intimo.

Egli mi ha chiesto la cosa più bella e più grande che mi aveva dato, mi ha chiesto di rendere disponibile a Lui la mia vita, ma Dio mia colmata del dono più grande e meraviglioso: mi ha regalato se stesso, la sua paternità, mi adombrata con il suo Spirito, con il suo Amore e mi ha resa Madre di suo Figlio, qui sulla terra.

Sono entrata nel mistero di Dio.

Noi uomini cerchiamo Dio, ma ancor di più Lui cerca noi. E Lui, il creatore di tutto chiede qualcosa a noi. Ma non per portarcelo via, per restituircelo nel migliore dei modi. Quando Dio ti chiede qualcosa, non aver paura d’essere generoso con Lui che in fatto di generosità non si fa battere da nessuno.

Ho scoperto la paternità di Dio, un Dio che dopo aver mandato patriarchi e profeti, vuol bene all’uomo regalandoci suo Figlio. Ho scoperto un Figlio di Dio che ha accettato per amore una missione di salvezza per gli uomini e che si è abbassato fino a farsi carne nella mia carne, ho scoperto uno Spirito d’Amore che mi ha totalmente riempita della sua forza creativa e che in me ha generato l’uomo nuovo. E quando ho detto il mio "sì", una gioia incontenibile è scoppiata dentro di me al punto che io, la silenziosa, ho dovuto far di corsa 147 chilometri per andare a trasmetterla a mia cugina Elisabetta, anche lei avvolta nel mistero di una nascita straordinaria. E io, l’amata da Dio, non ho potuto che trasformare in amore e in servizio questo tempo meraviglioso della gravidanza. Provate a pensare e che cosa può voler dire, sentire nascere e crescere un figlio dentro di sé. Molte scrittrici hanno provato a descriverlo questo rapporto intimo e silenzioso tra Madre e Figlio, ma è un’esperienza unica, inenarrabile. E, pensate, io sapevo che quello oltre ad essere mio figlio, era Figlio di Dio!".

"Ma, allora, per Te, Maria, è stato tutto più facile, Dio ti era così intimo che non ha avuto più dubbi, paure… e anche le sofferenze…"

"Vivere nel mistero non significa svelare il mistero.

Prova ad immaginarti: ti vedi scorazzare Dio in casa come un bambino qualunque che piange, ride, si fa male, gioca è una cosa meravigliosa, ma è un mistero. Egli è per te Fonte di gioia, ma ti è stato detto che sarà causa di divisone e che per Lui anche a te una spada trafiggerà l’anima. Sai di poter essere talmente intima di Gesù da potergli chiedere qualunque cosa, come il giorno di Cana di Galea, quando gli dissi la difficoltà in cui si trovavano quegli sposi, ma devi anche accettare la sua "rispostaccia": "Donna che c’è tra me e te non è ancora giunta la mia ora". Certo, Dio non ti abbandona, ti aiuta, ma rimane anche mistero da contemplare, cui abbandonarsi, da meditare nella presenza e nel silenzio.

Ed è proprio nel momento della prova, della sofferenza che puoi fare l’esperienza più profonda di Dio. Guardo mio figlio, Colui che passò facendo del bene a tutti, tradito, abbandonato, deriso, crocifisso. Sono la madre del condannato, del bestemmiatore, dell’eretico. Dentro di me il cuore si spezza. Solo chi ha vissuto la morte dei figli può forse capire quale sia il mio dolore. Ma in quel momento, chi mi ha dato la forza di vivere una così grande sofferenza è stato sapere che il Padre soffriva con me e più di me, che il Figlio donava tutto per amore e che lo Spirito nella sofferenza, come nelle doglie di un nuovo parto, stava generando l’umanità dei redenti. Dio era lì, Trino ed unico in un atto misterioso ma d’enorme amore. La mia sofferenza, come quella di Gesù, rimaneva, ma acquistava un significato, ogni sofferenza da quella croce ha un suo misterioso ma profondo significato.

No, Dio entrando nella mia vita, non mi ha risolto tutti i problemi, neanche la fede è stata più facile, sono io che abbandonandomi, poco per volta mi sono lasciata abbracciare nel suo mistero. E’ ancora Lui che ha fatto queste cose grandi in me.

Figlioli, la Trinità non è un teorema, Dio non è un problema da risolvere con la filosofia, è un’esperienza difficile ma meravigliosa. Essere familiare, intimi di Dio non significa perdere la dimensione della sua grandezza, della sua onnipotenza, del suo mistero, ma significa vivere con Lui e allora, proprio dai piedi di quella croce dove ho accettato di diventare Madre di tutti voi, vi offro ancora la redenzione di Dio. Ogni volta che metterete quel segno di croce su di voi, per dire la vostra fede, per affidarvi alla sua volontà, per rivestirvi della sua forza, conoscete con gioia e con timore (non paura) quel Dio che è il vostro Padre buono, che è Gesù il vostro vero fratello che vi ha amato fino a morire in croce e quello Spirito che vi rigenera alla speranza e all’eternità".

 

 

PREGHIERA DI JACOPONE DA TODI:

Vergine santa tra le vergini, non respingere la mia preghiera, e accogli il mio pianto di figlio. Fammi portare la morte di Cristo, partecipare ai suoi patimenti, adorare le sue piaghe sante. Ferisci il mio cuore con le sue ferite, stringimi alla sua croce, inebriami del suo sangue. Nel suo ritorno glorioso rimani, o Madre, al mio fianco, salvami dall’eterno abbandono. O Cristo, nell’ora del mio passaggio fa’ che, per mano di tua Madre, io giunga alla meta gloriosa. Quando la morte dissolve il mio corpo aprimi, Signore, le porte del cielo, accoglimi nel tuo regno di gloria.

 

 

LUNEDI’ 27

San AGOSTINO DI CANTERBURY; San LIBERIO

Parola di Dio: 1Pt. 1,3-9; Sal. 110; Mc. 10,17-27

 

"SE NE ANDO’ AFFLITTO  PERCHÉ AVEVA MOLTI BENI".(Mc. 10,22)

Un turista percorreva un giorno l’isola di Giamaica in compagnia di un amico che vi era nato. Lo straniero notò sul bordo del sentiero un cespuglio di apparenza bizzarra e lo segnalò al suo compagno. Costui gli consigliò di avvicinarsi in modo che i suoi vestiti fossero in contatto con le foglie. Queste si ripiegarono cosi bene che egli si trovò completamente imprigionato dalle stesse. Queste foglie portavano infatti alle loro estremità una spina uncinata, abbastanza simile ad un amo, mezzo di difesa che entra in attività non appena la pianta si sente minacciata. Lo straniero cercò di liberarsi, ma, mentre si toglieva dagli abiti i piccoli uncini, uno dopo l’altro, egli constatò che un altro cespuglio vicino, della stessa specie, l’aveva ghermito a sua volta. Un terzo fece altrettanto. Il turista dovette esercitare un’attenzione e una pazienza inusuali per pervenire a liberarsi. I Giamaicani chiamano questo cespuglio "Wait a bit" (aspetta un momento), nome che gli è perfettamente adatto.Nella parabola del giovane ricco che non riesce a seguire Gesù abbiamo esplicitato proprio questo: i beni di questa terra si attaccano addosso e se non fai più che attenzione ti imprigionano. Maria, che fu perfettamente libera perché attaccata solo a Dio, ci aiuti a valutare con sapienza i beni della terra per poter giungere, senza legami, ai beni del cielo

 

 

Preghiera di don Tonino Bello: SANTA MARIA, COMPAGNA DI VIAGGIO

Santa Maria, madre tenera e forte, nostra compagna di viaggio sulle strade della vita, ogni volta che contempliamo le cose grandi che l’Onnipotente ha fatto in te, proviamo una così viva malinconia per le nostre lentezze, che sentiamo il bisogno di allungare il passo per camminarti vicino. Asseconda, pertanto, il nostro desiderio di prenderti per mano, e accelera le nostre cadenze di camminatori un po’ stanchi. Divenuti anche noi pellegrini nella fede, non solo cercheremo il volto del Signore, ma, contemplandoti quale icona della sollecitudine umana verso coloro che si trovano nel bisogno, raggiungeremo in fretta la «città» recandole gli stessi frutti di gioia che tu portasti un giorno a Elisabetta lontana.

 

 

MARTEDI' 28

Sant’EMILIO; San GERMANO; San BERNARDO DI MENTONE

Parola di Dio: 1Pt.1,10-16; Sal.97; Mc. 10,28-31

 

"NON C’E’ NESSUNO CHE ABBIA LASCIATO CASA O FRATELLI O SORELLE O MADRE O PADRE O FIGLI O CAMPI A CAUSA MIA E A CAUSA DEL VANGELO CHE NON RICEVA  GIÀ AL PRESENTE CENTO VOLTE TANTO E NEL FUTURO LA VITA ETERNA" .(Mc.10,29s)

Ricordo, specialmente in anni passati quanta falsa poesia si faceva sulla domenica sera del prete, quando, ormai chiusa la porta della chiesa, quasi si piangeva sulla figura di quell’uomo che spesosi per tutti non aveva nessuno che lo aspettava. Certo, può essere duro, ma la vera solitudine non è quella di non essere atteso, ma di non attendere più nulla dalla vita, quando ci sono sempre meno cose che ti fanno fremere, quando pensi di aver ormai sperimentato tutto, quando ti auguri solo più di dormire, quando non attendi più nulla e nessuno. Maria è stata la donna dell’attesa. Prima ancora di dirci il suo nome il vangelo di Luca ce la presenta come fidanzata di Giuseppe, colei che, come ogni ragazza fidanzata, aspetta trepidante il suo amore che le apra un mondo nuovo. Poi Maria attende,(non con le mani in mano, ma aiutando la sua vecchia cugina Elisabetta) per nove lunghi mesi la nascita di suo Figlio, il Figlio di Dio; attende, esule in terra straniera di poter tornare alla sua patria e alla sua casa; attende, meditandole nel suo cuore, le meraviglie che si operano nel silenzio e nel nascondimento di quella casa dove Dio è bambino e sta crescendo; attende il giorno in cui suo Figlio lascerà quella casa per non tornarvi mai più; attende l’ "ora" di Gesù, quell’ "ora" terribile e meravigliosa, ora di dolore e di donazione totale sia del Figlio che della Madre; attende il terzo giorno, attende con i suoi figli, gli apostoli la discesa dello Spirito Santo Maria, noi oggi spesso non sappiamo più attendere. Siamo persone che si accontentano di qualche piccolo surrogato di felicità, siamo spesso persone paghe di cose, siamo persone a corto di speranza, abbiamo bisogno che tu ridesti in noi i desideri di qualcosa di grande e di bello che ci supera, della voglia di portare al mondo qualche piccola cosa ma nuova e personale, la voglia di saper scoprire che Dio arriva attraverso innumerevoli strade nella nostra vita. Rendici come quelle cinque ragazze della parabola di Gesù che sanno aspettare vigilanti e con l’olio nelle loro lampade, lo sposo che certamente le sorprenderà gioiosamente nella notte della vita.

 

 

Preghiera di don Tonino Bello: SANTA MARIA, VERGINE DEL MATTINO.

Maria, donaci la gioia di intuire, pur tra le tante foschie dell’aurora, le speranze del giorno nuovo. Ispiraci parole di coraggio. Non farci tremare la voce quando, a dispetto di tante cattiverie e di tanti peccati che invecchiano il mondo, osiamo annunciare che verranno tempi migliori. Non permettere che sulle nostre labbra il lamento prevalga mai sullo stupore, che lo sconforto sovrasti l’operosità, che lo scetticismo schiacci l’entusiasmo, e che la pesantezza del passato ci impedisca di far credito sul futuro. Aiutaci a scommettere con più audacia sui giovani e preservaci dalla tentazione di blandirli con la furbizia di sterili parole, consapevoli che solo dalle nostre scelte di autenticità e di coerenza essi saranno disposti ancora a lasciarsi sedurre. Moltiplica le nostre energie perché sappiamo investirle nell’unico affare ancora redditizio sul mercato della civiltà: la prevenzione delle nuove generazioni dai mali atroci che oggi rendono corto il respiro della terra. Da’ alle nostre voci la cadenza degli alleluia pasquali. Intridi di sogni le sabbie del nostro realismo. Rendici cultori delle calde utopie dalle cui feritoie sanguina la speranza sul mondo. Aiutaci a comprendere che additare le gemme che spuntano sui rami vale più che piangere sulle foglie che cadono. E infondici la sicurezza di chi già vede l’oriente incendiarsi ai primi raggi del sole.

 

 

MERCOLEDI’ 29

San MASSIMO DI VERONA; B. URSULA LEDOCHOWSKA

Parola di Dio: 1Pt. 1,18-25; Sal. 147; Mc. 10,32-45

 

"POTETE BERE IL CALICE CHE IO BEVO?. GLI RISPOSERO: LO POSSIAMO". (Mc. 10,38)

In un momento di entusiasmo e facile dire a Gesù: "Possiamo seguirti ovunque!", "Gesù, ti amo con tutto il cuore!". O ancora: "Posso e voglio bere il tuo calice", ma poi arrivano certi momenti lunghi e difficili... Anche con il nostro prossimo succede la stessa cosa: voglio magari aiutare i poveri. E’ bello, entusiasmante… ma poi diventano tanti, sono esigenti, puzzano, vogliono sfruttarti e allora…Ho detto a Dio: "Ti offro questa mia sofferenza" e l’ho detto convinto, ma la malattia mi debilita, le forze vengono meno, gli amici si allontanano, neppure la preghiera sembra portare un po’ di serenità... Le mie, Signore, tu lo sai, sono "sincere promesse da marinaio".

Maria ci insegna allora come rispondere al Signore. Non dirgli: "Ti prometto", "Mi impegno", "Sono sicuro che…". Digli: "Avvenga di me secondo la tua volontà" e poi…fidati di Lui davvero.

 

 

Preghiera di don Tonino Bello: SANTA MARIA, VERGINE DEL MERIGGIO.

Vergine del meriggio donaci l’ebbrezza della luce. Stiamo fin troppo sperimentando lo spegnersi delle nostre lanterne, e il declinare delle ideologie di potenza, e l’allungarsi delle ombre crepuscolari sugli angusti sentieri della terra, per non sentire la nostalgia del sole meridiano. Strappaci dalla desolazione dello smarrimento e ispiraci l’umiltà della ricerca. Abbevera la nostra arsura di grazia nel cavo della tua mano. Riportaci alla fede che un’altra madre, povera e buona come te, ci ha trasmesso quando eravamo bambini, e che forse un giorno abbiamo in parte svenduto per una miserabile porzione di lenticchie. Tu, mendicante dello Spirito, riempi le nostre anfore di olio destinato a bruciare dinanzi a Dio: ne abbiamo già fatto ardere troppo davanti agli idoli del deserto. Facci capaci di abbandoni sovrumani in Lui. Tempera le nostre superbie carnali. Fa’ che la luce della fede, anche quando assume accenti di denuncia profetica, non ci renda arroganti o presuntuosi, ma ci doni il gaudio della tolleranza e della comprensione.

Soprattutto, però, liberaci dalla tragedia che il nostro credere in Dio rimanga estraneo alle scelte concrete di ogni momento, sia pubbliche che private, e corra il rischio di non diventare mai carne e sangue sull’altare della ferialità.

 

 

GIOVEDI’ 30

Santa GIOVANNA D’ARCO; S. FELICE I°; S. FERDINANDO III°

Parola di Dio: 1Pt. 2,2-5.9-12; Sal. 99; Mc. 10,46-52

 

"MOLTI SGRIDAVANO IL CIECO PER FARLO TACERE, MA EGLI GRIDAVA  PIÙ FORTE: FIGLIO DI  DAVIDE, GESU’, ABBI PIETA’ DI ME". (Mc. 10,48)

"Guarda che ci fai brutta figura!" "Taci che fai la piazza anche a noi e poi… chi sei tu, pieno di peccati e cieco da usare dei termini che è meglio lasciarli a rabbini e farisei?", "Insomma, sta zitto; un po’ di buona educazione non guasta, neanche ai pezzenti!". E se Bartimeo  avesse ascoltato questi benpensanti, questi religiosi, queste persone educate? Sarebbe ancora là, cieco, sul suo mantello a chiedere l’elemosina. Maria non ha vergogna di chiedere. Per sé: "Come avverrà questo?", per gli altri: Non hanno più vino", non si vergogna a raccogliersi in preghiera per chiedere con gli apostoli il dono dello Spirito Santo. Maria ci invita a chiedere con fiducia al Signore, anzi, Lei continua a chiedere per noi. Ma per chiedere, prima di tutto bisogna accorgersi di non avere (Bartimeo non ha la vista) e bisogna aver fiducia che la persona a cui chiediamo possa darci quello che le chiediamo (solo a Gesù si può dire: "Che io riabbia la vista") e allora Gesù potrà operare, ridarci la vista, cambiare l’acqua in vino, mandarci lo Spirito Santo e sentiremo anche noi le sue parole che ci dicono: "La tua fede ti ha salvato".

 

 

Preghiera di don Tonino Bello: SANTA MARIA, VERGINE DELLA SERA

Madre dell’ora in cui si fa ritorno a casa, e si assapora la gioia di sentirsi accolti da qualcuno, e si vive la letizia indicibile di sedersi a cena con gli altri, facci il regalo della comunione. Te lo chiediamo per la nostra Chiesa, che non sembra estranea neanche essa alle lusinghe della frammentazione, e della chiusura nei perimetri segnati dall’ombra del campanile. Te lo chiediamo per la nostra città, che spesso lo spirito di parte riduce così tanto a terra contesa, che a volte sembra diventata terra di nessuno. Te lo chiediamo per le nostre famiglie, perché il dialogo, l’amore crocifisso, e la fruizione serena degli affetti domestici le rendano luogo privilegiato di crescita cristiana e civile. Te lo chiediamo per tutti noi, perché, lontani dalle scomuniche dell’egoismo e dell’isolamento, possiamo stare sempre dalla parte della vita, là dove essa nasce, cresce e muore. Te lo chiediamo per il mondo intero, perché la solidarietà tra i popoli non sia vissuta più come uno dei tanti impegni morali, ma venga riscoperta come l’unico imperativo etico su cui fondare l’umana convivenza. E i poveri possano assidersi, con pari dignità, alla mensa di tutti. E la pace diventi traguardo dei nostri impegni quotidiani.

 

 

VENERDI’ 31

VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA; S. SILVINO DA TOLOSA

Parola di Dio: Sof. 3,14-18 opp. Rom 12,9-16; Sal da Ct.2,8.10-14; Lc. 1,39-56

 

"IN QUEI GIORNI MARIA SI MISE IN FRETTA IN VIAGGIO VERSO LA MONTAGNA" (Lc. 1,39)

Maria è appena stata sconvolta dal messaggio dell'Angelo. Per il momento si tratta di un segreto tra Lei e Dio, che si è servito di un messaggero. Qualsiasi altro, dopo un simile annuncio si sarebbe sentito al settimo cielo, trasportato in un altro mondo, trasfigurato.. Maria che cosa ha fatto? Si mette in viaggio, per strada; e si precisa che lo fa in fretta "rapidamente". Va ad aiutare. Forse si mette in strada anche perché aveva il desiderio di condividere con qualcuno il suo segreto. Elisabetta avrebbe compreso ancora più facilmente di Giuseppe: anche lei era una donna e quanto le accedeva era straordinario.

Mettersi in strada significa proprio questo: non riuscire a stare più in casa e sapere che qualcuno ti attende al termine del cammino e allora si arriverà ad incontrare, comprendere, lodare: Se davvero vogliamo vedere chiaro dentro di noi, se vogliamo incontrare il Cristo che si è messo in cammino verso di noi, anche noi dobbiamo metterci per strada.

 

 

Preghiera di don Tonino Bello: SANTA MARIA, VERGINE DELLA NOTTE

Maria, noi t’imploriamo di starci vicino quando incombe il dolore, e irrompe la prova, e sibila il vento della disperazione, e sovrastano sulla nostra esistenza il cielo nero degli affanni, o il freddo delle delusioni, o l’ala severa della morte. Liberaci dai brividi delle tenebre. Nell’ora del nostro Calvario, tu, che hai sperimentato l’eclisse del sole, stendi il tuo manto su di noi, sicché, fasciati dal tuo respiro, ci sia più sopportabile la lunga attesa della libertà. Alleggerisci con carezze di madre la sofferenza dei malati. Riempi di presenze amiche e discrete il tempo amaro di chi è solo. Spegni i focolai di nostalgia nel cuore dei naviganti, e offri loro la spalla perché vi poggino il capo. Preserva da ogni male i nostri cari che faticano in terre lontane e conforta, col balenio struggente degli occhi, chi ha perso la fiducia nella vita. Ripeti ancora oggi la canzone del Magnificat, e annuncia straripamenti di giustizia a tutti gli oppressi della terra.Non ci lasciare soli nella notte a salmodiare le nostre paure. Anzi, se nei momenti dell’oscurità ti metterai vicino a noi e ci sussurrerai che anche tu, vergine dell’Avvento, stai aspettando la luce, le sorgenti del pianto si disseccheranno sul nostro volto. E sveglieremo insieme l’aurora. Così sia.

     
     
 

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