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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

a cura di don Franco LOCCI

APRILE 1999

 

 

GIOVEDI’ 1 - GIOVEDI’ SANTO Vangelo di oggi : Gv. 13,1-15

"COMINCIO’ A LAVARE I PIEDI DEI DISCEPOLI". (Gv.13,5)

SPUNTI E PROVOCAZIONI PER IL GIOVEDI’ SANTO

Un regno, che si definisce universale può avere il suo re, che noi definiamo Dio, che lava i piedi ai suoi discepoli, gli stessi che quella sera lo tradiranno e abbandoneranno? Gesù, con questo gesto è schiavo nostro, si è già consegnato nelle nostre mani prima ancora di consegnarsi nelle mani dei soldati e del potere che lo condannerà. A Gesù non basta quel gesto simbolico, Lui si fa nostro schiavo oggi nel pane Eucaristico. Chi è quel povero prete che ha il potere, ad un suo ordine di peccatore di costringere Dio nell’Eucaristia? E chi è quel povero cristiano peccatore che può stendere la sua mano e ricevere, ‘mangiare’, il corpo del suo Dio? "Fare memoria" non significa solo ricordare un qualcosa che è successo tempo fa, ma riviverlo, riattualizzarlo. Quel pane Eucaristico è la donazione totale di Dio, quel vino non è ‘simbolo’ del suo sangue, è il suo sangue versato per noi, oggi. Gesù dà se stesso in Comunione a quei discepoli che capivano poco di quello che succedeva, che non erano "perfettamente buoni", che avevano tanti desideri velleitari nel loro cuore, ma che erano deboli, peccatori, incapaci, che proprio quella notte, dopo aver '’fatto la Comunione", si lasceranno vincere dalla paura… Per chi è l’Eucaristia? Per i ‘buoni’? i primi della classe, o per chi ha bisogno del pane della vita per cercare di camminare con la propria povertà, ma con la forza di questo pane, in Comunione con Gesù? Ricevere Gesù e lavarci i piedi a vicenda: sono due gesti inscindibili. E lavare i piedi non sarà: aver pazienza con il fratello, saperlo aspettare quando cammina ad un passo più lento del nostro, non spaventarsi davanti allo sporco e al marcio dell’altro, non giudicarlo per questo, trovare il coraggio e l’ottimismo della fede che fanno rinascere una speranza…..

 

 

VENERDI’ 2 - VENERDI’ SANTO Vangelo di oggi : Gv.18,1-19,42

"GESU’ DISSE: ‘TUTTO E’ COMPIUTO’. E, CHINATO IL CAPO, SPIRO’." (Gv. 19,30)

SPUNTI E PROVOCAZIONI PER IL VENERDI’ SANTO

Ricordiamo la morte di Gesù. Ma oggi sulla terra quanti uomini sono morti? Nelle prigioni, per la guerra, per la fame, dopo mesi di straziante dolore a causa di un cancro, dilaniati in incidenti stradali, uccisi dall’acqua o dal fuoco…Numeri? Personaggi davanti ai quali commuoversi per un momento?.. "Fa parte della vita...", "…Per fortuna non è toccata a me"…Ma dov’è la paternità di Dio che permette che Gesù muoia crudelmente sulla croce e che permette che al mondo ci siano dei bambini innocenti che soffrono e muoiono ? Barabba o Gesù? Noi diciamo: "Quanto è assurda la gente ad aver scelto un ladro e un assassino al posto di Gesù, il Figlio di Dio che era passato in mezzo al suo popolo facendo bene ogni cosa!" Eppure, lì c’è il mistero della redenzione: l’assassino è libero, mentre il Giusto paga per Lui. Ma è giusto che sia così? Perché, ancora oggi tanto spesso succede così? Ma poi sarò proprio un assassino o un brigante per aver bisogno che Cristo muoia per me? "Chi mi vuol seguire prenda la sua croce e venga dietro di me". Che attrattiva può avere l’uomo dei dolori? Perché la sofferenza?…Poi guardo Te, o Gesù, e fermo tutti i miei ragionamenti: tu ami! Non ti bastano le parole. Il tuo amore è concreto, e colature di sangue, spine, chiodi, asfissia e Croce, è "Padre, perdonali!". Grazie, Gesù! E non ti basta averci dato te stesso, la tua vita, il tuo sangue, ci hai dato anche tua Madre, Maria che soffre della tua stessa passione, che soffre perché sa che il nostro male ne è la causa, ma che come te ci ama proprio perché poveri peccatori. Due grida concludono la tua vita e sono l’urlo di ogni nascita e di ogni morte sulla terra: "Perché? Dov’è Dio mentre soffro?", e l’abbandono fiducioso: "Nelle tue mani affido il mio spirito". Il primo urlo lo senti da me ogni giorno, fa' che ogni giorno, però, possa esserci anche l’abbandono fiducioso.

 

 

SABATO 3 - SABATO SANTO Vangelo di oggi : Mc 16,1-8

"E’ RISORTO, NON E’ QUI!". (Mc 16,6)

SPUNTI E PROVOCAZIONI PER IL SABATO SANTO

Il silenzio, anche della liturgia, in questo giorno è significativo: si sono spente le urla di chi voleva la morte di Gesù, anche la sua voce non parla più da quella croce. Anche la Madre, dopo l’ultimo abbraccio singhiozza in silenzio. Si torna in fretta dal cimitero, si sente la banalità delle parole dette sommessamente, si rientra in una casa che ci sembra sempre più vuota..E’ un silenzio che parla il nostro? O non vediamo l’ora di stordirci nuovamente con il rumore, con le parole per riempire il vuoto, il nostro vuoto? Una pietra è calata, ha chiuso un ingresso, ha sigillato una uscita di scena. Ma è ben più pesante la pietra che con un tonfo chiude il cuore alla speranza e alla vita: "Tutto illusione? O non sarà forse proprio il caso di cominciare a ricordarci ciò che ci diceva a proposito del terzo giorno?"

"Tutto è finito". Quante volte, magari dopo un periodo della nostra vita, dopo un cambiamento repentino, dopo una gioia o una sofferenza durata a lungo, abbiamo detto ora con sollievo, ora con tristezza questa parola. Ma è proprio tutto finito? Il passato lo puoi cancellare? Basta una svolta della strada per dimenticare la casa, gli amici, le gioie, le sofferenze? Quanto sarebbe triste se fosse così! Non saresti uomo, non avresti sentimenti veri. Passato, presente, futuro si coniugano insieme, e se nel cuore può albergare la paura, vi è anche il coraggio; la delusione e la speranza possono prendersi a braccetto e camminare.

Quella tomba vuota può riempire il cuore di gioia, o far nascere migliaia di dubbi, o aprirti alla vita più piena. Quale strada scegli?

 

 

DOMENICA 4  DOMENICA DI PASQUA Vangelo di oggi : Gv. 20, 1- 9

"ENTRO’, VIDE E CREDETTE". (Gv.20,8)

SPUNTI E PROVOCAZIONI PER LA DOMENICA DI PASQUA

Il modo di San Giovanni di raccontarci la fede sembra semplice: "Entrò, vide e credette". Una tomba senza cadavere, delle lenzuola funerarie ripiegate, il ricordo di parole di risurrezione, la fede. Qualche volta con supponenza diciamo: "Se fossi stato là, avrei subito creduto", altre volte pensiamo che la fede degli apostoli sia stata troppo semplice…Ma anche oggi è ancora e solo questione fede! Cambia qualcosa nel fatto che quella tomba sia vuota? "Se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede" ci dice San Paolo, ed ha ragione perché credere in qualcuno che, sia pure in modo misterioso ha superato la morte, per morire poi di nuovo, non risolverebbe di una virgola gli interrogativi sul senso della nostra vita. La Pasqua non è sperimentabile? Gesù stesso raccontandoci la piccola e significativa parabola del chicco di grano caduto in terra che muore per portare frutto, ci ha dato uno dei tanti esempi concreti per sperimentare la Risurrezione. Il giorno muore per lasciare spazio alla notte, ma dopo la notte nasce il nuovo giorno, l’inverno cede il suo terreno alla primavera, e tutti e due sono necessari alla natura per donare la vita… tutto ti parla della Pasqua, della Risurrezione. Attraverso il Battesimo ti sei rivestito di Cristo, l’Uomo Nuovo: non sei più tu che vivi, ma è Cristo che vive in te. Sovente mi chiedo: "Ma che figura ti faccio fare o Gesù?" Una vecchia tradizione invitava a lavarsi gli occhi al suono delle campane di Pasqua. Ho davvero bisogno di lavarmi gli occhi per vedere la luce del Risorto, ho bisogno di togliermi gli occhiali scuri del pessimismo e della tristezza per riscoprire la gioia di essere amato e salvato dalla misericordia del Signore, ho bisogno di occhi nuovi per vedere il mondo non come il nemico, colui che mi ruba la vita e la felicità, ma come colui con il quale sono chiamato a salvarmi e a sperare.

 

 

LUNEDI’ 5 - LUNEDI’ DELL’ANGELO  Vangelo di oggi : Mt. 28,8-5

"CON TIMORE E GIOIA GRANDE LE DONNE CORSERO A DARE L’ANNUNCIO AI SUOI DISCEPOLI". (Mt.28,8)

Ci sono alcuni elementi che sono tipici nei racconti della risurrezione così come ce li presentano gli evangelisti. Si intrecciano sentimenti di gioia e di timore, di dubbio e di speranza, ma soprattutto si riscopre la gioia di correre perché c’è una buona notizia che urge dentro, che in qualche modo ti scoppia tra le mani.

Timore - stupore perché ci si trova davanti ad un avvenimento straordinario, sconvolgente. Anche se preannunciata, la risurrezione di Cristo aveva cozzato contro la morte, la sofferenza, il tradimento, la croce. Ora nel suo manifestarsi propone la grandezza di Dio e l’essere debole degli uomini.

Gioia nel vedersi ridonato Gesù, nel sentire rinascere dentro la speranza ("non ci sentivamo forse ardere il cuore, lungo la via, mentre ci spiegava le scritture?"), nel sapere che con Lui l’avventura può continuare, nell’accorgersi che il Risorto non solo non punta il dito contro le nostre fughe e paure ma rinnova la chiamata, e corsa, perché la gioia mette le ali ai piedi, è contagiosa, riempie il cuore fino a farlo traboccare.

Chissà se a noi la risurrezione di Cristo fa lo stesso effetto, oppure ci passa sulla testa come cosa risaputa, sedimentata nell’abitudine religiosa? Domani si rientra nella normalità dopo questi giorni festivi e.. anche questa Pasqua può essere archiviata! Se è così, siamo i più grandi irriconoscenti, Cristo è morto invano, invano è risorto se coloro per i quali è morto e risorto preferiscono il buio, la noia, l’abitudine puzzolente di una tomba chiusa alla gioia della nuova giornata piena di sole.

 

 

MARTEDI’ 6 Vangelo di oggi : Gv. 20, 11-18

CREDERE LA VITA E GUSTARE LA GIOIA

La vita può essere la più bella avventura oppure il più grosso interrogativo, la gioia più profonda o l'angoscia e il terrore continuo. Ecco che cosa ne dice Thomas Merton: "Credo che la vita non è un' avventura da vivere secondo le mode correnti, ma un impegno a realizzare il progetto che Dio ha su ognuno di noi: un progetto di amore che trasforma la nostra esistenza. Credo che la più grande gioia di un uomo è incontrare Gesù Cristo, Dio fatto carne. In Lui ogni cosa - miserie, peccati, storia, speranza - assume nuova dimensione e significato. Credo che ogni uomo possa rinascere a una vita genuina e dignitosa in qualunque momento della sua esistenza. Compiendo fino in fondo la volontà di Dio può non solo rendersi libero ma anche sconfiggere il male. "Quali dunque i consigli per vivere una vita piena?

Ecco che cosa scrive nella sua ultima lettera al figlio Nazim Hikmet : "Non vivere su questa terra come un estraneo o come un turista della natura. Vivi in questo mondo come nella casa di tuo padre: credi al grano, alla terra, al mare, ma prima di tutto credi all'uomo. Ama le nuvole, le macchine, i libri, ma prima di tutto ama l'uomo. Senti la tristezza del ramo che secca, dell'astro che si spegne, dell'animale ferito che rantola, ma prima di tutto senti la tristezza e il dolore dell'uomo. Ti diano gioia tutti i beni della terra: l'ombra e la luce ti diano gioia, le quattro stagioni ti diano gioia, ma soprattutto, a piene mani, ti dia gioia l'uomo!".

 

 

MERCOLEDI’ 7 Vangelo di oggi : Lc. 24,13-35

SIATE VOI STESSI E NON SCIMMIE

"La moda dice", "Quest'anno bisogna", "L'ha fatto quell'attore o quell'attrice", "Non sei "in" se non fai così!"....La pubblicità si fonda proprio su questa debolezza dell'uomo che guarda e poi imita. Don Bosco nelle sue "buonanotte" educative, raccontava ai suoi ragazzi: Un venditore ambulante, attraversando una foresta dell'India, rideva vedendo le numerose smorfie delle numerose scimmie. Stanco, depose il sacco pieno di berretti di cotone, ne prese uno, se lo mise in testa e si sdraiò a terra, addormentandosi. Quando si svegliò trovò il sacco vuoto e appollaiate intorno, molte scimmie con i suoi berretti in testa. Come fare per riaverli? Rincorrere le scimmie? impresa disperata. Attirarle con qualche frutto? Fatica inutile. Minacciarle? Sarebbero fuggite tutte. Dopo un po' di inutili sforzi, il povero mercante si arrabbiò da morire e con violenza scagliò il suo berretto per terra. Ma qui sta la meraviglia: le scimmie, scimmiottando tutte quel gesto, buttarono a terra i berretti. Solo allora il venditore poté ripartire con il sacco ancor pieno. E don Bosco concludeva: Nella vita sii te stesso, non scimmiottare i comportamenti sciocchi degli altri!

 

 

GIOVEDI’ 8 Vangelo di oggi : Lc.24,35-48

"DATE LA MANO AL SIGNORE". (2Cr 30,8)

Quali sono i motivi per cui due persone, normalmente, si danno la mano? Un bambino stringe la mano del padre alla ricerca di affetto, di protezione, di sicurezza, di calore. Due innamorati si stringono la mano per manifestare il desiderio di stare vicini e di essere uniti l’uno all’altra. Due uomini d’affari si stringono la mano per sancire un patto, un accordo finalmente raggiunto. Ogni giorno ci capita di stringere la mano a persone che incontriamo, come segno di rispetto e di saluto. Quando noi diamo la mano al Signore, troviamo tutto questo: affetto, protezione, sicurezza, calore, il desiderio di vivere in comunione e uniti a Lui, la certezza del patto che Egli ha stipulato con noi, ‘firmandolo’ col sangue del suo unigenito Figlio, la gioia del quotidiano incontro con Lui.

 

 

VENERDI' 9 Vangelo di oggi : Gv. 21,1-4

"CHE COS’E’ L’UOMO PERCHÉ TE NE RICORDI, E IL FIGLIO DELL’UOMO PERCHÉ TE NE CURI?". (Sal 8,5)

L’uomo si credeva al centro dell’universo, poi è venuto Copernico che ha fatto della terra un piccolo pianetino sperduto nell’immensità dello spazio tra miliardi di stelle e pianeti distanti tra loro migliaia di anni luce, e all’uomo sono riservati, se gli va bene, un’ottantina d’anni, perso tra 5-6 miliardi di uomini come lui. L’uomo si credeva re della creazione: poi è arrivato Darwin e ci ha detto che non siamo altro che un anello nell’evoluzione per cui noi discendiamo dagli animali, dai vegetali. L’uomo si sentiva sicuro di sé, del suo ragionamento, delle sue scelte ed è arrivato Freud che con la scoperta dell’inconscio ha mostrato come una parte importante di noi ci sfugge, per cui l’uomo non è più perfettamente padrone di se stesso. Ecco l’uomo ridimensionato. Eppure l’uomo resta di una preziosità unica, eccezionale. Ha in sé una scintilla divina (è fatto ad immagine e somiglianza di Dio), vale il sangue del Figlio di Dio morto e risorto per lui. E’ piccolo. Eppure grande. Diceva Pascal: "Tutti i corpi celesti, il firmamento, le stelle, la terra e il suo regno, non valgono la mente più piccola, perché essa conosce il mondo esterno a sé, e conosce se stessa, invece il mondo dei corpi celesti non conosce nulla".

 

 

SABATO 10 Vangelo di oggi : Mc. 16,9-15

"NON VI E’ ALTRO NOME DATO AGLI UOMINI SOTTO IL CIELO NEL QUALE E’ STABILITO CHE POSSIAMO ESSERE SALVATI" . (At 4,12)

L'uomo, scoprendo continuamente la propria piccolezza e finitezza, cerca qualcuno o qualcosa che lo "salvi". Il ricorrere a indovini, maghi, santoni che prolificano sempre più in una società che si professa materialistica e positivistica sta proprio ad indicare che l'uomo ha bisogno di qualcuno che lo "salvi", che gli dia indicazioni davanti al misterioso, all'ineluttabile. Ma, se un medico può aiutarci davanti ad una malattia, un aiuto finanziario può liberarci da un momento di ristrettezza, sappiamo che queste sono solo salvezze momentanee: abbiamo bisogno di qualcosa di più che dia senso a tutto l'uomo, al nostro essere, al nostro vivere, perfino alla nostra morte. Solo Dio stesso rivelatosi in Gesù, l'uomo Dio, può essere questa risposta. E' lui che ci ha svelato e svela il mistero di Dio e nel suo anche il nostro. E' lui l'uomo che ci può mettere realmente in comunione con l'eternità. Lasciamo da parte i sentieri delle presunte salvezze parziali dell'uomo per prendere l'autostrada che ci porta direttamente alla luce di Dio che, allora, illuminerà anche il nostro cammino.

 

 

DOMENICA 11 - 2^ Domenica di Pasqua  Vangelo di oggi : Gv. 20,19-31

"COLORO CHE ERANO VENUTI ALLA FEDE AVEVANO UN CUOR SOLO ED UN’ANIMA SOLA E OGNI COSA ERA TRA LORO COMUNE". (At 4,32)

Al di là di quella che può essere una forma di esagerata esaltazione agiografica del libro degli Atti degli Apostoli, questi primi cristiani erano veramente gioiosi e coraggiosi nel manifestare la propria fede attraverso queste scelte comunitarie. Proviamo un po' a pensare se oggi, noi cristiani avremmo il coraggio di mettere tutto in comune. Noi cristiani abbiamo il coraggio e la gioia di mettere in comune il nostro portafoglio, la nostra sudata pensione, il nostro benessere con i fratelli dell'Africa, dell'Asia? E noi cristiani di una parrocchia, di un gruppo, abbiamo il coraggio di rinunciare a qualcosa di nostro per metterlo in comune con altri? E' inutile forse vagheggiare una solidarietà da "chiesa primitiva"; ci aiuti comunque il Signore a stimolare la nostra fantasia per trovare sempre nuove forme di partecipazione e di fraternità che ci rendano un po’ più fedeli al vangelo.

 

 

LUNEDI’ 12 Vangelo di oggi : Gv. 3,1-8

"BENEDITE, FIGLI DELL’UOMO, IL SIGNORE". (Dn 3,82)

La liturgia, attingendo da quella fonte inesauribile che è la Bibbia, spesso ci invita ad esprimere, attraverso la preghiera di salmi o di cantici, la nostra lode al Signore. In questo brano, come in tanti altri, siamo invitati a lodare Dio con tutte le creature. Come posso oggi lodare il Signore? Chi loderà con me e attraverso me il Creatore? Tu, bambino, che stai per vedere la vita e che sei intessuto nel ventre di tua madre, benedici il tuo Creatore che, pensando a te dall’eternità, ti ha chiamato ad essere figlio suo. Tu, sacerdote, che stai celebrando un mistero molto più grande di te, benedici la Provvidenza di Dio che, senza alcun tuo merito, ti ha chiamato ad essere intercessore tra l’uomo e Dio. Tu, nonna, che sei sola riempi il tuo tempo benedicendo il Signore. Voi mani di operaio e di contadino, benedite il Signore con la vostra opera che vi avvicina al Creatore. Tu, studente, non fermarti solo al tuo libro, ma benedici la Sapienza di Dio. Voi, giovani, che questa sera andrete a ballare, danzate davanti al Dio della gioia. Tu, malato, benedici Dio che misteriosamente ha redento attraverso il dolore. Tu, peccatore, benedici il Dio della misericordia e del perdono...".

 

 

MARTEDI’ 13 Vangelo di oggi : Gv.3,7-15

"SIATE RICONOSCENTI". (Col 3,15)

La riconoscenza è qualcosa che nel nostro mondo sta andando in disuso. Quante volte ricorro al Signore per chiedergli aiuto, qualche volta addirittura (quasi fossi più furbo di Lui) mi permetto di dargli dei consigli: "Fa così e così!". E quante altre volte invece mi commisero: "Povero me, quante difficoltà, quanto lavoro...Tutte a me devono capitare!", e divento anche pessimista e negativo nei confronti della vita. Ma quante poche volte penso a ringraziare o ad essere riconoscente! Eppure basta essere non ottimisti, ma realisti per accorgersi di quante cose ci sono per cui ringraziare: la vita, una famiglia amorevole, il battesimo, la fede, i sacramenti, l'amicizia, un senso per la vita e anche per la sofferenza... Dalle cose grandi fino ai doni più piccoli come può essere una bella giornata o un incontro fortunato… e poi, chissà quanti altri doni riceviamo ogni giorno, quante cose di cui addirittura non ci accorgiamo. Sarebbero tutti motivi per essere riconoscenti, per cantare in continuazione il nostro grazie. E' proprio vero che un cristiano non può essere né pessimista né musone, ma dovrebbe essere un gioioso grazie continuo.

 

 

MERCOLEDI’ 14 Vangelo di oggi : Gv. 3,16-21

TI VOGLIO BENE

Ci sono delle parole nella vita che sono più importanti di qualsiasi ricchezza o fortuna. Tutta la teologia si inchina davanti alle semplici parole di Gesù che in pratica ti dice: "Poiché ti voglio bene, mi sono fatto uomo e sto accanto a te. Poiché ti voglio bene, sono morto come te e per te. Poiché ti voglio bene, tu non morirai per sempre".

Madre Teresa di Calcutta, una sera, nella sua casa per i moribondi, avvicina l'ultima venuta,una donna. Solleva con amore i pochi stracci, che ricoprono un fisico devastato: "Signore Iddio, che pietà! Che strazio di patimenti su quel povero corpo scarno, così simile ad una radiografia, se non fosse per le piaghe che corrodono l'oscura pelle avvizzita! Rapida e attenta, Madre Teresa provvede ad una pulizia sommaria e ad una prima disinfezione. Ma le condizioni della povera donna, che forse è ancora giovane, appaiono disperate e l'occhio esercitato della madre se ne avvede presto con lucida pena. Meglio tentare di rianimare subito con cardiotonici, un brodo tiepido e tanto amore. La misera guarda trasognata con occhi da cui lo sguardo sembra svanire. Mormora in un soffio: "Perché fai questo?" Madre Teresa, con il cuore gonfio di amore e di pietà, le risponde: "Perché ti voglio bene!" Una luce di incredula gioia si riverbera all'interno su quel viso scavato, dove la morte ha già impresso il misterioso segno della sua scelta: "Oh, Dillo ancora!" Perché ti voglio bene!" - ripete la madre con ferma dolcezza.

"Dillo ancora, dillo ancora!" La morente stringe la mani di madre Teresa e l'attira a sè per sentire tante, tante volte ancora, beata, mentre la vita fugge, le più care parole del mondo.

 

 

GIOVEDI 15  Vangelo di oggi : Gv.3,31-36

"GUAI A ME SE NON PREDICASSI IL VANGELO". (1Cor 9,16)

Noi viaggiamo spesso con degli sterotipi; ad esempio quando pensiamo ai santi, visto che sono buoni, pensiamo siano persone sempre estremamente equilibrate: cuore e ragione quasi su due piatti della bilancia; carità e buon senso; speranza e realismo. Nella maggioranza dei casi non è così: i santi sono quasi sempre dei "pazzi innamorati", e di loro c’è ben poco da fidarsi. Hanno incontrato il Signore, si sono lasciati sedurre da Lui, non hanno più altri scopi nella vita se non Lui. "Guai a me se non predicassi il Vangelo!". Noi spesso crediamo che testimoniare il Vangelo sia un ‘optional’ o debba venire fuori solo in certe occasioni e in certi salotti buoni, e ci giustifichiamo dicendo: "Beh, intanto il mondo non lo salvo mica io, è di Dio, ci pensi Lui" e con questa scusa mascheriamo il nostro poco amore. I Santi sapevano di non essere loro a salvare il mondo, ma erano talmente innamorati di Dio da non negargli braccia, gambe e cuore, per cui, come San Paolo, hanno talmente l'amore di Dio che brucia dentro da sentirsi in colpa se non lo gridano gioiosamente al mondo intero.

 

 

VENERDI’ 16 Vangelo di oggi : Gv. 6,1-15

"RIVESTITEVI, COME AMATI DA DIO, SANTI E DILETTI, DI SENTIMENTI DI MISERICORDIA, DI BONTA’, DI UMILTA’, DI MANSUETUDINE, DI PAZIENZA, SOPPORTANDOVI A VICENDA E PERDONANDOVI SCAMBIEVOLMENTE… AL DI SOPRA DI TUTTO, POI, VI SIA LA CARITA’ CHE E’ VINCOLO DI OGNI PERFEZIONE". (Col. 3,12-14)

Questo lungo elenco di doti che S. Paolo dice debbano essere tipiche di ogni cristiano mi fa venire in mente la schiera dei santi, quelli del calendario e gli altri, quelli che ancora incontriamo sulle nostre strade (grazie a Dio non sono ancora una razza in via di estinzione). Essi hanno vissuto la propria fede con tutte queste doti, ma ciascuno magnificandone qualcuna in particolare, secondo i doni ricevuti da Dio. E allora mi chiedo: qual è il dono particolare che Dio mi ha dato perché io possa lodarlo manifestando in esso la sua santità? Sarà la mansuetudine? la pazienza? la misericordia?....

Mentre vivevano, forse neanche i grandi santi sapevano bene quale fosse il dono particolare ricevuto da Dio. Non se lo chiedevano, ma gioiosamente, nella loro situazione di vita cercavano di "far frutti".

Può darsi che anche noi non ci rendiamo conto appieno di quali siano i doni ricevuti e da trafficare. Non importa. Ciò che conta è mettersi a disposizione di Dio,dargli, nel nostro nulla, la possibilità di operare, perché Lui, guardando alla miseria dei suoi servi, possa fare grandi cose.

 

 

SABATO 17 Vangelo di oggi : Gv. 6,16-21

«VORREI MORIRE NON COME UN ANIMALE»

Helder Càmara è il famoso arcivescovo di Recife in Brasile, strenuo difensore dei poveri. Nel suo libro intitolato "Spirale di violenza" racconta che un giorno fu chiamato presso un medico il quale stava morendo di cancro, e che, peraltro, si professava ateo. Appena entrato nella stanza dell'infermo, da lui si sentì fare questo discorso:

- Come medico conosco il mio male e so di non avere neppure un mese di vita. Ma vorrei morire non come un animale, ma da uomo, e, se possibile, da cristiano. Mi dia perciò la fede!

Monsignor Càmara cercò di spiegargli che la fede non è una medicina che con una puntura si inietta nel corpo umano, e tutto è fatto: è un dono di Dio che bisogna accogliere con piena disponibilità di mente e di cuore.

Ma il medico insiste: non vuole morire come un animale, ma da uomo, e possibilmente da cristiano. Allora, l'Arcivescovo disse:

- Ho un'idea. Ho la gioia di credere che nella Messa il Signore Gesù si fa presente in mezzo a noi vivo come al tempo degli Apostoli. Verrò qui, nella tua stanza, per celebrare una Messa accanto al tuo letto. E ciò che a me non è possibile fare, Egli non avrà problemi per realizzarlo.

«Il giorno dopo - scrive lo stesso Monsignor Càmara - vado a celebrare la Messa. Conoscevo prima della Messa la situazione matrimoniale del morente: lui e la sua donna vivevano come marito e moglie, ma pur essendo liberi, non si erano mai sposati.

Durante la Messa c'erano tutti e due, mano nella mano. Al momento della Comunione, con rapidità, lei si stacca dalla mano del morente e si mette in ginocchio per ricevere la Comunione. La madre del moribondo, istintivamente, mi grida:

-Non può comunicarla, padre. Vive in stato di peccato!

Senza esitazione, allora, metto la mano sinistra sul capo della supposta peccatrice e le dico:

- Noi tutti, purtroppo, siamo peccatori; ma c'è stata la tua confessione pubblica. Sono certo che Cristo ti comprende!

E le impartisco la Comunione. Ma proprio in quell'istante, il moribondo si alza sul letto ed esclama:

- Credo, don Helder, credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio e che è presente nella santa Eucaristia!

Poi si confessa. I due si sposano. Poco dopo egli muore».

 

 

DOMENICA 18 - 3^ DOMENICA DI PASQUA  Vangelo di oggi : Lc 24,13-35

"ERO MALATO E SEI VENUTO A VISITARMI". (Mt 25,36)

Tutti sappiamo che Gesù guarda al cuore e allo spirito con cui poniamo i nostri gesti. Allora non basta andare a trovare gli ammalati perché ci fanno pena, perché ci aiutano a dimenticare i nostri problemi, perché sotto sotto: "Meno male che sono malati loro e non noi…".

Ecco alcuni consigli a chi visita un malato espressi da un sordo-muto, ordinato prete col permesso di papa Giovanni XXIII°:

Quando visiti i malati o gli invalidi cerca di non lasciarti impressionare dalla loro malattia o invalidità.

L’invalido ha lottato molto per uscire dalla strada obbligata in cui l’aveva gettato la sua invalidità. Non ricordargli la sua malattia; altrimenti lo faresti tornare al punto di partenza.

Ci vuole semplicità e molta delicatezza. Non dimenticare che il dolore acuisce la sensibilità.

Quando si presenterà l’occasione – e si presenterà certamente se tu ami gli ammalati – essi ti racconteranno la "loro storia". Non fare domande, ma sappi ascoltare.

Non compiangerli mai. Non mostrare mai compassione. Potrebbero compiangere te. Limitati a provare che appartieni a loro senza riserve.

Ciò che puoi donare di meglio ad un ammalato è di aiutarlo a trovare se stesso. Fa appello alla tua carità, ma su una base reale e non artificiale.

A volte sarà utile donare un oggetto, ma sarà sempre necessario donare te stesso.

Può avvenire che il dolore unisca a Dio più che la gioia. Limitati a suggerirlo, non con parole o sentimentalismo, ma col tuo esempio.

Per comprendere i malati è necessario mettersi al loro posto. E’ molto difficile, ma se non tenti di farlo è inutile discutere con loro.

Affermare che Dio li ama molto, è bello ed anche vero. In questo momento, però, devi loro provare non l’amore di Dio, ma il tuo, e questo non si fa con parole.

Dio non è qualcuno che va e viene; è fedele e resta. Egli sarà più o meno percepito secondo le circostanze attraverso le quali passa il malato; di conseguenza cerca di aiutare il malato umanamente, e Dio si manifesterà al tempo opportuno.

Ama i malati quando puoi, ma non solamente per Dio: amali per se stessi. Le persone che si occupano dei malati solo per Dio e con freddezza nel loro comportamento, lasciano pensare che i malati sono per essi solo strumenti e mezzi per la propria santificazione.

Riempiti di Dio, ma poi va’ dai malati come esistessero solo loro. Così, senza farne il tuo scopo, spanderai in loro l’influsso di Dio.

Sii sempre ottimista e lieto. Anche nei momenti più acuti del dolore, vi sarà uno spiraglio per lasciare filtrare la speranza e un solco per seminare la gioia.

Qualcuno mi domandava: "Cosa posso dire ai malati?". Ma è così facile! Sorridi, per piacere. Può esistere un "ponte" più sicuro dell'abbozzo di un sorriso?

Quando ti prenderanno come confidente dei "loro affari", interessati ai loro problemi, cerca di comprenderli e di farli tuoi. Con la loro finissima percezione essi avvertiranno che ti sei fatto "eco". Forse ti troverai impotente a togliere il fardello dalle loro spalle, ma ti assicuro che avrai alleggerito considerevolmente quello del loro cuore.

 

 

LUNEDI’ 19 Vangelo di oggi : Gv.6,22-29

"NON CESSIAMO DI PREGARE PER VOI". (Col 1,9)

"So anch’io che sarebbe una bellissima cosa il pregare, ma dove lo trovo il tempo in mezzo alle tante cose e preoccupazioni quotidiane?"

Stupisce nelle lettere di Paolo come, quest'uomo, così preso dallo zelo del suo apostolato trovi il tempo per pregare per tutte le comunità da lui fondate e per le persone da lui incontrate.

"Quanto è difficile pregare: dopo un po' non so più che cosa dire e tutto diventa così monotono..." mi diceva una signora.

Tutto diventa pesante e monotono quando ci dimentichiamo che stiamo dialogando con Dio grande, infinito, misericordioso, amoroso e quando ci dimentichiamo che la preghiera è portare noi stessi e anche tutti gli altri davanti a Dio; allora tutto diventa preghiera: una giornata di lavoro come una gita in barca, l'incontro con una persona, il litigio con tuo marito, quel missionario che tu aiuti ma che sta facendo il missionario anche per te, quella famiglia che sai in difficoltà, la tua comunità parrocchiale.

Non è questione di diventare "persone che parlano troppo" e non è neppure il caso di fare "il giornale radio" al Signore che conosce tutto, ma basta avere fantasia e amore e troverai il tempo per la preghiera ed essa non sarà monotona.

 

 

MARTEDI’ 20  Vangelo di oggi : Gv. 6,30-35

"SONO LIETO DELLE SOFFERENZE CHE SOPPORTO PER VOI". (Col 1,24)

Ma si può gioire mentre si soffre?

Secondo me il male è sempre male.

L'unico che può gioire nella sofferenza è colui che ama; ad esempio, una mamma soffre nelle doglie del parto e certamente non augura i suoi dolori a nessuno ma è nella gioia per la sua nuova creatura.

Riusciamo allora a comprendere perché per certi santi le sofferenze erano motivo di gioia: perché a imitazione di Cristo le offrivano per l'altrui salvezza. In questo senso, anche per noi la sofferenza, pur non piacendoci, può diventare un bene prezioso.

Ma qualche volta, nel mondo cristiano, non si esagera nel parlare della sofferenza, del sacrificio, di penitenze anche ricercate? E’ una cosa giusta o una forma di masochismo? Anche qui solo chi ama e ama disinteressatamente sa cercare anche la penitenza come segno e manifestazione di questo amore. Dio ci invita ad amare la vita con le sue cose belle; rinunciare a qualcuna di queste può essere letizia solo per chi ama e dona in maniera completa.

 

 

MERCOLEDI’ 21 Vangelo di oggi : Gv. 6,35-40

"..E VOI, PADRI NON ESASPERATE I VOSTRI FIGLI, PERCHÉ NON SI SCORAGGINO". (Col. 3,21)

E' facile, nell'esercizio della paternità e della maternità cadere nell'autoritarismo, è anche facile che un padre e una madre, sentendo i figli come proprietà, cerchino quindi di plasmarli a propria figura, immagine e somiglianza. Ed è anche facile che davanti alle difficoltà si creino dei conflitti tra figli e genitori.

Questa preghiera di Douglas Mac Arthur ci presenta un padre che con fede cerca il vero bene del proprio figlio:

Dio Padre, dammi un figlio che sia abbastanza forte per aver coscienza delle sue debolezze; abbastanza bravo per riprendersi, quando avrà paura; un figlio che sappia accettare con fierezza una disfatta onorevole, ed essere umile e generoso nella vittoria.

Dammi un figlio che ti conosca e sappia che la conoscenza di te è la pietra angolare della sapienza.

Te ne prego, o Dio! Non condurlo per vie facili, ma piuttosto, per sentieri pieni di difficoltà e di ostacoli. Insegnagli a restare in piedi nelle tempeste, e a mostrare compassione per quelli che cadono. Formami un figlio di cuore puro, con aspirazioni elevate, che sappia essere padrone di sè, prima di voler padroneggiare sugli altri; che sappia ridere, senza dimenticare come si piange; che tenda verso l'avvenire, senza perdere di vista il passato.

E quando avrà tutto questo, aggiungigli, te ne prego, sufficiente buon umore, perché resti sempre grave, senza mai prendere le cose al tragico.

Dagli umiltà, perché ricordi ognora la semplicità della vera grandezza, la comprensione della vera sapienza, la mansuetudine della vera forza.

Allora, io, suo padre, oserò mormorare a me stesso: "Non sei vissuto invano"

 

 

GIOVEDI’ 22 Vangelo di oggi : Gv. 6,44-51

" DA CHE COSA DERIVANO LE GUERRE E LE LITI CHE SONO IN MEZZO A VOI? BRAMATE E NON RIUSCITE A POSSEDERE!" (Gc 4,1- 2)

Questo racconto è tratto da "Il Novellino", opera del 13° secolo:

Un romito entrò per riposare in una grotta. Vi trovò uno splendido tesoro, allora fuggì via gridando: "Ho visto la morte!" Tre banditi lo incontrarono e, non vedendo pericoli incombenti, gli chiesero: "Padre, dov'è questa morte? Faccela vedere." L'eremita li condusse alla grotta e fece loro vedere il tesoro scoperto. A quella vista i tre si sentirono risuscitare per la gioia e dissero al santo: "Hai ragione, Padre, vai pure lontano!" Rimasero soli, con quell'immenso tesoro. Però l'oro era molto: come trasportarlo? Si decide di mandare uno in città, per abbondanti provviste; gli altri due sarebbero rimasti a guardia di quella insperata fortuna. Ma... Ma quello che scende in città, abbagliato dallo splendore dell'oro, così tra sé ragiona: "Io, in città, mangerò e berrò; poi comprerò il cibo, ma lo avvelenerò; così i miei due amici moriranno e io sarò il solo padrone di tutto il tesoro". Ma i due rimasti a guardia così ragionarono: "Il tesoro, diviso in due, ha parti più grandi. Uccideremo il compagno, appena sarà tornato con il cibo." E così fecero. Uccisero l'amico e mangiarono le provviste avvelenate. Morirono tutti e tre ingannati dal fascino delle ricchezze!

 

 

VENERDI’ 23 Vangelo di oggi : Gv.6,52-59

"QUANDO PREGHI, ENTRA NELLA TUA CAMERA E, CHIUSA LA PORTA, PREGA IL PADRE TUO NEL SEGRETO". (Mt.6,6)

DIFFICOLTA’ ALLA PREGHIERA

Quando si parla di preghiera molti si sentono in colpa perché la trovano difficile. Sebbene la maggioranza dei cristiani viva dei periodi nei quali la preghiera è una esperienza piacevole e esaltante, la preghiera di solito è un po’ una lotta.

Una delle strategie del diavolo è proprio quella di guastare il rapporto che abbiamo con Dio. Poiché la preghiera è una componente importante di questo rapporto, essa è anche il bersaglio preferito del diavolo, che cerca spesso di impedirci di pregare accusandoci di qualche peccato commesso e dicendoci che non siamo degni di stare alla presenza di Dio e che Dio non ci ama più a causa dei nostri peccati. Accusandoci in questo modo il diavolo acuisce un sentimento che tutti proviamo quando ci avviciniamo a Dio. E’ naturale che sia difficile mettersi coscientemente alla presenza di Dio, perché siamo peccatori di fronte ad un Dio santo. Quando simili sentimenti ci impediscono di pregare, dobbiamo ricordare che Gesù venne tra noi e morì perché noi potessimo andare a Dio per ricevere il perdono di cui abbiamo bisogno. Dobbiamo essere onesti con Dio, ammettere la nostra inadeguatezza e chiedere l’aiuto dello Spirito santo nella preghiera: allora Dio ci perdonerà e ci darà la forza.

Un altro pericolo è la superficialità. La nostra epoca, sotto molti aspetti non favorisce la vita spirituale, ci distrae, ci affanna… per la preghiera abbiamo bisogno di trovare degli spazi, dei tempi, della regolarità.

Una delle cose che più ci scoraggiano, quando ci mettiamo a pregare è la sensazione che Dio sia molto lontano e che le nostre parole non lo possano raggiungere. Continuare a pregare in momenti simili è estremamente difficile; molti vi rinunciano e rimandano la preghiera a quando riusciranno a sentire di nuovo la presenza di Dio. E’ importante ricordare, invece, che la preghiera si basa sul fatto che Dio è nostro Padre e sulla affermazione di Gesù che Dio ci ascolta quando preghiamo.

Talvolta, poi, ci rendiamo conto che dovremmo pregare, ma non ci sentiamo capaci di farlo. L’apostolo Paolo disse che non sappiamo pregare e perciò dobbiamo chiedere allo Spirito di Dio di insegnarci quello che dobbiamo dire nei momenti difficili.

 

 

SABATO 24 Vangelo di oggi : Gv.6,60-69

IL TEMPIO DEL DIO SCIMMIONE

Certi Padri della Chiesa non andavano troppo per il sottile con la moda e i trucchi femminili, ma quanto è ancora attuale questo brano di Clemente Alessandrino:

Non l'aspetto esterno bisogna abbellire, ma l'anima, ornandola di bontà. Anche il corpo, per essere più precisi, va abbellito, però con misura. Invece le donne abbelliscono quello che si vede e trascurano quello che hanno dentro. Fanno come gli Egiziani coi loro templi. Intorno a quei templi vediamo gradinate, colonnati, boschetti sacri, prati con fontane. Le pareti esterne sono splendide, tutte coperte d'oro e d'argento, di pietre preziose e di pitture. Entrando scorgiamo un sacerdote, anch'egli di venerabile aspetto, che canta un inno in lingua egiziana. Ma appena alza il velo per mostrarci la divinità non riusciamo a trattenere il riso. Perché non vi troviamo il Dio che cercavamo, bensì un gatto o un coccodrillo o un serpente. Il dio egiziano è una bestia sdraiata su un drappo di porpora. Così certe donne che si arricciano le chiome, s'incipriano le guance, si danno l'ombretto agli occhi, si tingono i capelli. Se togliessimo tutte quelle esteriorità proveremmo orrore. Scopriremmo che dentro non vi abita il nostro Dio ma una scimmia che s'è tutta imbellettata.

 

 

DOMENICA 25 - IV^ DOMENICA DEL TEMPO DI PASQUA Vangelo di oggi : Gv.10,1-10

"IMPRIMETEVI NEL CUORE QUESTE MIE PAROLE ". (Dt 11,18)

Dio invita il suo popolo e noi a far tesoro della sua Parola.

Ma è significativo che il Signore dica di imprimere le sue parole nel cuore. Noi spesso pensiamo prima di tutto alla mente: le parole bisogna capirle, bisogna discuterle, ragionarci sopra. Dio, fa riferimento al cuore, non perché la mente non serva, ma perché la Parola di Dio è una lettera d'amore, piena di vita che si rivolge principalmente ad un cuore che sia capace di vibrare, di rispondere. Quando leggiamo la Parola di Dio, la prima preoccupazione deve essere proprio quella di lasciarla arrivare al cuore: "E' Dio che mi parla. Che cosa vuole da me? Come gli posso rispondere con la mia vita prima che con le mie parole?".

 

 

LUNEDI’ 26 Vangelo di oggi : Gv.10,11-18

"L’UOMO GUARDA L’APPARENZA, IL SIGNORE GUARDA IL CUORE". (1Sam 16, 7)

Il nostro mondo vive di apparenze. Ad esempio, guardando certi programmi televisivi, è facile rendersi conto come l'apparenza conti: ci sono personaggi privi di intelligenza, strettamente dipendenti da mode e formule che con quattro battute, un bel modo di apparire, due notizie gridate, quattro falsi sorrisi, due carezze ai bambini, quattro incontri strappa-lacrime, diventano divi, dottori, inarrestabili conduttori, piacevoli intrattenitori di salotti parolieri, ma alla moda. E sei diventato importante, rinomato, ricercato in tutte le passerelle della vanità. Ma è facile anche tra gente più semplice e umile, giudicare secondo le apparenze, lasciarsi convincere dalla esteriorità. Tutti poi siamo esperti in carnevalate e sappiamo nasconderci dietro a tante maschere; persino in chiesa la sfilata del perbenismo e della moda (anche liturgica) trova posto. Puoi ingannare tutti, forse anche te stesso, ma Dio no! Lui ti guarda e davanti a Lui le maschere cadono, ti trovi senza onorificenze, gradi, perdi i titoli...Davanti a Lui sei nudo, con la tua capacità o incapacità di amare. Ma togliersi la maschera fa bene: anche in mezzo a tante rughe riesci finalmente a ritrovare i lineamenti del tuo volto, un volto povero, forse ferito, forse non bello come desidereresti o come altri vorrebbero vedere ma anche, se guardi bene, molto vicino al volto dell'uomo della Sindone.

 

 

MARTEDI’ 27 Vangelo di oggi : Gv.10,22-30

"VIENI, SIGNORE GESÙ" (Ap 22,20)

Mi ha sempre attratto molto il viaggiare in treno. Veder scorrere prati, boschi, fiumi, case, città e villaggi accompagnati dal rullio del treno. Ma, quella volta, ebbi l'occasione di fare una riflessione ancora più approfondita. Viaggiavo seduto nella direzione opposta a quella in cui andava il treno e vedevo sorgere le cose improvvisamente da dietro a me e poi andarsene, diventare piccole, sparire. Tutto questo mi dava la sensazione di perdere qualcosa. Provai allora a sedermi di fronte, nella direzione in cui andava il treno ed ecco, le cose come un fiume venirmi incontro, apparirmi da lontano, minuscole, poi avvicinarsi, farsi grandi, inondare gli occhi. Allora mi è venuto in mente che pur essendo tutti sul cammino della vita possiamo vederla da prospettive diverse: o la vita che sfugge o la vita che viene, o guardare con malinconia al distacco o lasciarsi inondare da Colui che viene.

 

 

MERCOLEDI’ 28 Vangelo di oggi : Gv.12,44-50

"ASSOLVIMI DALLE COLPE CHE NON VEDO ". (Sal 18,13)

Confessando, capita sovente di sentire: "Grazie al cielo, peccati grossi non ne ho". Poi, però, parlando ci si accorge che sono tanti i peccati di omissione: potevo con pazienza ascoltare quella persona… ma avevo fretta; potevo non sprecare inutilmente quei denari e farne parte a quella persona che ne aveva bisogno; potevo dedicare un po’ di tempo all’incontro con Dio ma non ne ho avuto voglia; e poi, quante persone mi sono passate accanto! Quante occasioni mancate di testimonianza! Quanta superficialità nei rapporti con le persone che mi stanno proprio vicino! Il salmo ci invita a chiedere perdono per le colpe che non vediamo, ma, mentre facciamo questo, chiediamo anche al Signore che ci apra gli occhi e il cuore per accorgerci di Lui che, continuamente, passa accanto a noi e, silenziosamente, ci interpella.

 

 

GIOVEDI’ 29 Vangelo di oggi : Gv.13,16-20

"ERO MALATO E SIETE VENUTI A VISITARMI". ( Mt 25,36)

Oggi, festa di Santa Caterina, ricordiamo un episodio della sua vita.

Siena, seconda metà del XIV secolo.

All'Ospedale San Lazzaro non si aveva memoria di un malato più impaziente e ingrato della Tecca. Ha la lebbra! E' intrattabile, smaniosa, per un nulla si adira con i medici e gli infermieri. Vagherà per la campagna, secondo l'uso dei tempi, suonando un campanello, per annunciare il suo passaggio. La voce giunge fino a Caterina. Essa si reca a San Lazzaro e chiede di accudire lei alla povera Tecca. "Conosco la tua generosità - le risponde il cappellano dell'ospedale- ma temo che questa volta non ce la farai". Caterina non si scoraggia. Va dalla Tecca. "Buon giorno, Tecca, il Signore ti aiuti!" "E a te venga una lebbra peggiore della mia!" le urla la terribile malata, graffiandola a sangue. Ma Caterina non si arrende e comincia ad occuparsi di quella povera lebbrosa, con lo stesso e delicato amore con cui Maria unse e profumò i piedi di Gesù. In cambio non ha che sgarbi e male parole. Un giorno Caterina arriva in ospedale in ritardo: ha le mani fasciate, la lebbra ha colpito anche lei. Quando la Tecca la vede e se ne rende conto scoppia in singhiozzi. "Non piangete per me, la consola Caterina quando il Signore permette che il male ci colpisca, lo fa per prepararci un posto più bello in cielo". Qualche giorno dopo, dopo essersi rappacificata con Dio e con gli uomini, la povera Tecca va in cielo. Caterina, con amore forte e delicato ne lava per l'ultima volta le piaghe e l'accompagna nel suo ultimo viaggio. Al ritorno si guarda le mani: non un segno, non un'ulcera: sono miracolosamente guarite, forse per le preghiere della sua amica Tecca in cielo.

 

 

VENERDI’ 30 Vangelo di oggi : Gv. 14.1-6

"OGNI SCRIBA DIVENUTO DISCEPOLO DEL REGNO E’ SIMILE A UN PADRONE DI CASA CHE ESTRAE DAL SUO TESORO COSE NUOVE E COSE ANTICHE". (Mt 13,52)

Essere entrati nel Regno significa avere un tesoro prezioso: Dio ci ha donato Gesù, i suoi sacramenti, la sua parola. Tutti questi doni sono per noi, per la nostra gioia e salvezza, ma sono anche talenti preziosi che dobbiamo "commerciare", e il modo di commerciare del cristiano è quello di donare agli altri ciò che a sua volta ha ricevuto. Ecco perché Gesù parla dicendo di utilizzare "cose nuove e cose antiche". La novità è Lui ed è Lui che noi dobbiamo annunciare e testimoniare. Ma ci sono anche cose "antiche" che non sono da buttare via, ad esempio tutta la storia della salvezza, l'Antico Testamento, la nostra appartenenza alla Chiesa, i doni particolari che ognuno di noi ha in questa vita. Ciascuno di noi deve pescare nel suo bagaglio di storia, di esperienze per presentare al meglio agli altri la fede in Cristo. Tutti siamo testimoni e ognuno è un testimone originale che ha qualcosa di proprio da dire su Gesù.

 

Abbiamo concluso aprile e ci prepariamo al mese di maggio pensando alla festa delle mamme e a Maria, la mamma di Gesù e nostra. Ecco qualche piccolo pensiero a questo riguardo nel poco spazio che ci rimane.

 

 

I TANTI "SI" DI UNA MAMMA

Quanti "sì" da pronunciare rimangono ad ogni mamma dopo quello profumato di festa del giorno delle nozze!

"Sì" alla gioia e alla vita, che in lei prende forma.

"Sì" alle notti insonni, perché le preoccupazioni aumentano: il bimbo ha una cattiva tosse, il marito è stanco.

Un "Sì" grande, per le cose di ogni giorno che non danno alcuna soddisfazione; e uno non meno grande per gli imprevisti che non mancano mai.

"Sì", ai vicini bisognosi di una mano; un "Sì" gentile, anche agli importuni interessati "amici di famiglia".

"Sì" alla fatica quotidiana, alla quale pochi pensano perché è tutta loro, delle madri, che non la reclamizzano alla TV.

"Sì", agli "straordinari" non pagati, che forse nessuno può vedere, perché si fanno di notte, quando tutti dormono.

"Sì", felice, ai successi dei figli, ma anche alle loro sconfitte che una madre sente come tutte sue.

"Si" alle giornate serene, piene di sole e di fantasia.

"Sì", ai giorni stanchi e faticosi della malattia.

"Sì", alla solitudine, che con gli anni cresce e si riempie di preghiera.

"Sì", al marito, ai figli... a tutti.

"Sì", a Dio, che chiama per nome per l'ultima volta, come nel mattino del primo giorno del mondo, quando ci pensò e volle fare ogni donna segno del suo amore sulla terra.

 

PENSIERI SU MARIA

 

La Sacra Scrittura è sobria nei confronti di Maria; non bisogna però ingannarsi su questo silenzio. Quando di una creatura si è detto che è la Madre di Gesù, non si può certo aggiungere altro a sua lode e gloria.(C. Charlier)

 

Due vittime stavano sulla croce: il corpo del Figlio e l’anima della Madre. (San Lorenzo Giustiniani)

 

La Chiesa guarda Maria come la flotta nella tempesta guarda il primo vascello che ha superato il traguardo e conquistato il porto. (Renè Laurentin)

 

Maria, una donna come noi, e che come noi gode della misericordia divina, vive e rappresenta ciò che noi dobbiamo essere davanti a Dio. (Jules Monchanin)

 

Più siamo peccatori e più Maria ha tenerezza e compassione di noi. (Santo Curato d’Ars)

 

Maria è Dio che sorride. (P. Theolier)

 

Maria è colei che ha dato spazio alla parola di Dio nella sua vita, che l’ha lasciata risuonare dentro di sé, dalla prima parola dell’angelo fino alle ultime parole di Gesù dall’alto della croce. (Cardinal C. M. Martini)

 

Cristo volle che Maria rimanesse ai piedi della croce per darci la certezza che chiunque, anche oppresso dalla più grande croce della propria vita, se ha accanto la Madre di Dio, non si allontanerà mai da Cristo. (Stefan Wiszynski)

 

Nulla resiste alla tua potenza, o Maria, e il Figlio tuo sembra pagare un debito quando esaudisce le tue preghiere. (San Gregorio)

     
     
 

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