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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI 

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

a cura di don Franco LOCCI

 

FEBBRAIO 1999

 

 

 

"PARLA, O SIGNORE PERCHE' IL TUO SERVO TI ASCOLTA" (1Sam. 3,9)

Ho letto su una di quelle riviste pseud. scientifiche che vanno tanto di moda in questi anni che in America, da tempo, équipe di scienziati sono all'ascolto dello spazio, cioè attraverso un antenna parabolica di 26 metri di diametro collegata ad una serie di computer riescono ad ascoltare ed analizzare simultaneamente 128.000 frequenze, 24 ore su 24 per captare eventuali 'messaggi intelligenti pervenuti da esseri intelligenti di altri pianeti. Ascoltare messaggi intelligenti provenienti dal cielo è un esercizio che i figli di Dio dovrebbero fare ogni giorno. Ma per questo non abbiamo bisogno né di antenna né di computer. Abbiamo un Maestro che ha preso l'iniziativa di parlarci con la sua Parola scritta nel suo Libro e nella natura, ed abbiamo anche l'assistenza dello Spirito Santo. Con questo mezzo possiamo ricevere comunicazioni provenienti dal Signore dell'universo. Ma noi abbiamo davvero voglia di ascoltare e capacità di capire e di vivere questi messaggi?

 

ETA ' DEL CUORE O DELLE ARTERIE

Conosco un contadino di 85 anni che tutte le mattine esce di casa con la zappa in spalla e va a farsi la sua giornata in campagna, fino a sera, e conosco una signora di neanche trent'anni che per andare a prendere il pane a due isolati di distanza deve per forza prendere la macchina. L'età dello stato civile, allora, non dice tutto. La pigrizia ,l'insoddisfazione, l'egoismo, la corsa ai piaceri sono i veleni del cuore che lo fanno invecchiare. Che cosa può dare all'uomo una ragione di vita che non indebolisca l'energia interiore? Chi può farlo riavvicinare ad una sorgente di 'giovinezza' che gli conservi virtù e freschezza? Soltanto Dio può cambiare così un cuore umano e dargli vita nuova. "Cambierò il tuo cuore di pietra con un cuore di carne, capace di amare", "ti farò ringiovanire come aquila", "Se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili sono eterne". Coloro che Dio ha ricolmato della sua grazia e che l'hanno accolta "porteranno ancora del frutto nella vecchiaia; saranno pieni di vigore e verdeggianti". Per chi ha posto la sua vita nelle mani di Dio, la vecchiaia non è un declino, ma un progresso. Il vecchio non scende, ma sale, sale verso l'eterna luce, verso la casa del Padre per cui non può che dire: "Andiamo con gioia verso la casa del Signore".

 

A PROPOSITO DI VECCHIAIA, HANNO DETTO:

 

Ci sono tanti modi di invecchiare, ma il più bello è quello di non tradire il senso della propria vita: continuando a lavorare come nelle stagioni migliori. (Carlo Bo)

Da vecchi siamo sminuiti davanti agli uomini, bisogna allora innalzarci davanti a Dio. ( Felix Celestin )

La buona vecchiaia non è altro che un patto onesto con la solitudine. (Gabriel Garcia Marquez)

Non occorre alcuna abilità per invecchiare, ma occorre abilità per saperlo sopportare. ( Johann Goethe )

Si diventa vecchi quando si comincia a temere la morte e quando si prova dispiacere a vedere gli altri fare ciò che noi non possiamo più fare. ( Antonio Gramsci)

In fondo la vecchiaia è questione di prospettiva. ( Mario Tobino )

Vecchiaia veneranda non è la longevità, né si calcola dal numero degli anni; ma la canizie per gli uomini sta nella sapienza; la vera longevità è una vita senza macchia. ( Libro della Sapienza 4,7 )

 

 

"BENEDETTO IL SIGNORE DIO DI ISRAELE, EGLI SOLO COMPIE PRODIGI. E BENEDETTO IL SUO NOME GLORIOSO PER SEMPRE, DELLA SUA GLORIA SIA PIENA TUTTA LA TERRA". (Sal. 71)

Siamo ancora capaci di rallegrarci con tutto il cuore? Le grida di gioia risuonano più nelle tribune degli stadi che all'interno delle nostre chiese. E spesso servono solo a dimenticare le preoccupazioni e le paure della vita quotidiana. Siamo talvolta molto bravi ad analizzare e denunciare i mali e i problemi del nostro tempo, ma poi chiudiamo gli occhi sui nostri sbagli e sui nostri fallimenti. E questo ci rende tristi. Signore donaci la capacità che avevano i profeti di scoprire la tua azione di salvezza ogni volta che uomini e donne vengono liberati da ciò che li tiene prigionieri: l'odio, la diffidenza nei confronti degli altri, la corsa verso il denaro o verso i facili piaceri. E donaci anche la capacità di ringraziarti per questa realtà che i nostri occhi hanno veduto. Rendici capaci di meravigliarci quando vediamo che le sofferenze non incattiviscono né abbattono gli uomini, ma - grazie alla tua presenza - essi restano aperti e sereni, quando invece di colpire si perdona, invece di correre dietro a mille cose, si è capaci di fermarsi per mettersi in ascolto degli altri. Fa' che sappiamo rallegrarci e benedire per ogni preghiera esaudita, per ogni fallimento e dubbio superato, per ogni fragilità che è stata accettata. Fa' che sappiamo vedere che in tutto questo sei Tu che segretamente, misteriosamente, con il tuo Spirito Santo stai lavorando in noi e per noi.

 

TUFFO DAL PONTE

In tanti lo avevano visto cadere nel vortice del fiume. Ma solo un uomo si gettò, vestito com'era. Quell'uomo non sapeva nuotare, non era neppure tanto giovane e aveva una gamba di legno, ma s'era gettato in un impeto di rabbia nel vedere tanta indifferenza. Il fiume era gonfio, le vesti rosse della bimba apparivano e scomparivano e l'uomo s'era sentito i polmoni riempirsi d'acqua, ma ad un tratto la sua gamba di legno gli si conficcò nella sabbia del fondo e la bimba gli venne addosso, come un sughero lieve. Furono salvi. I figli di quell'uomo, la sera, gli si strinsero intorno ammirati e lo videro grande, grandissimo veramente. Gli altri uomini raccontarono la cosa ai loro figli. I figli non dissero nulla, ma in fondo ad ogni loro cuore era nata una domanda: "Perché non tu, papà?".

 

"ERO MALATO E SIETE VENUTI A VISITARMI". ( Mt. 25,36)

I coniugi Ozanam ( genitori del celebre Federico, fondatore delle Conferenze di S. Vincenzo), arrivati alle soglie della vecchiaia sentirono il peso delle fatiche che la carità, da loro costantemente praticata nelle soffitte e nei tuguri di Parigi, aveva loro imposto per tanti anni. Così si diedero dei limiti, secondo le loro forze e si promisero a vicenda che non sarebbero andati a visitare se non malati del primo, o al massimo, del secondo piano. Un giorno, papà Ozanam, che era medico, si trovava presso alcuni poveretti al pian terreno e gli parlarono di un malato abbandonato da tutti al quarto piano. Il bravo dottore tentennò un po', poi finì col dire: "Ci vado, ma, per amor del cielo, non ditelo a mia moglie, le ho promesso che non avrei mai superato il secondo piano". E va su, col fiato grosso, con grande fatica. Entra dall'ammalato a cui una donna stava dando da bere. Quando si avvicinò, la donna si voltò: era sua moglie. Si guardarono in faccia arrossendo, poveri vecchietti, ancora ansanti per quelle scale. Ma si sorrisero, felici.

 

"GUAI A VOI , SCRIBI E FARISEI IPOCRITI, CHE RASSOMIGLIATE A SEPOLCRI IMBIANCATI: ESSI ALL'ESTERNO SONO BELLI A VEDERSI, MA DENTRO SONO PIENI DI OSSA DI MORTI E DI OGNI PUTRIDUME". (Mt.23.27).

Io non me ne intendo di mobili ed allora, dovendo acquistarne un amico mobiliere mi spiegava che l'impiallacciatura, in ebanisteria, consiste nel ricoprire un pezzo di legno comune o un agglomerato, con un sottile strato di legno più nobile: noce. palissandro, mogano... I mobili fabbricati con assi così ricoperte sembrano essere interamente in legno pregiato. Ma soprattutto, non tentate di limare né di piallare: fareste ben presto affiorare il sottofondo a buon mercato! La cristianità abbonda di persone rivestite di un'apparenza di pietà. Esteriormente queste si distinguono male dai veri credenti: il loro comportamento esteriore è onorevole, frequentano le funzioni religiose, fanno offerte e opere di beneficenza, ma quando sopraggiunge una difficoltà nella quale debba manifestarsi la fede, l'amore, la pietà, la coerenza, la pazienza, ecco sparire il sottile strato religioso! Non ci sono le basi della vita divina, compare il fondo naturale, nascosto per un momento dai mezzi artificiali. Ma che ne pensa Dio di questa vernice di pietà? Il mobile impiallacciato può accontentare l'occhio inesperto, ma l'occhio di Dio scruta il cuore: davanti a Lui sei nudo.

 

ASSICURAZIONI

Nella nostra epoca quasi tutto può essere garantito dalle compagnie di assicurazione: incendi, danni prodotti dall'acqua, da fuoco, vetri infranti, responsabilità civile e assicurazioni complementari per spese mediche e ospedaliere... e così via. Se senti che cosa dicono gli assicuratori c'è di che vivere tranquilli. Eppure spesso il rischio più importante della vita è stato dimenticato, infatti siamo coperti contro certi rischi per settanta o ottanta anni di vita, se ci arriviamo, ma non c'è nessuna polizza assicurativa per aver la garanzia di vivere bene e di arrivare all'eternità. Se abbiamo un'assicurazione sulla vita, il giorno in cui moriremo essa penserà a mettere al sicuro i nostri eredi, ma non funzionerà nell'incontro con Gesù giudice e Signore della nostra vita. Ma è poi proprio vero che non c'è un'assicurazione per l'eternità? C'è un'assicurazione che tra l'altro è pure gratuita. E' Gesù stesso che ha pagato tutto per noi, che vuole la nostra salvezza ma che chiede umilmente alla nostra fede di apporre la firma sul contratto.

 

HA STRETTO UN' ALLEANZA CON NOI.

Uno "spiritual negro" dice: " Non spostare , o Dio la montagna: dammi la forza di scalarla. Non rimuovere, ti prego, questo ostacolo: fammelo agevolmente superare. Non sarà facile la mia vita; del resto non me l'hai mai promesso". La certezza del Dio alleato delle nostre imprese di bene, del nostro dovere quotidiano, non ci risparmia la fatica. Gli uomini che hanno avuto una profonda esperienza di Dio come i santi cristiani potrebbero confermare quanto san Benedetto Labre diceva al termine della sua vita: "Forse non so niente di Dio, eppure ne sono entusiasta".

 

CHI E' SENZA PECCATO ... SCAGLI LO SGABELLO

Nella favola di Grimm, "il piccolo sarto" si legge di un astuto sarto che riesce con uno stratagemma ad entrare in Paradiso. Vi giunge quando la corte celeste è a passeggio e naturalmente nessuno lo vede. Vedendo vuoto anche il trono di Dio, vi si siede e si accorge anche dello sgabello per i piedi di Dio. Da quel trono può osservare quanto succede sulla terra. Vede che una sua vicina di casa, una donnetta povera e mancante di tutto, sta per rubare qualcosa. Il sarto rimane indignato al punto che, preso lo sgabello, lo tira contro la povera donna. In quel momento la corte celeste ritorna e Dio prende posto sul suo trono, mentre il sarto cerca di nascondersi dietro lo stesso trono. Subito ci si accorge che manca lo sgabello e nel cercarlo i beati scoprono l'intruso che è costretto a raccontare la sua storia. E lo sgabello? Confessa che lo ha usato come oggetto contro una persona che stava per commettere un grave peccato. E gli angeli a ricordargli: " Hai dimenticato che molto spesso misuravi più stoffa di quanto era necessaria per fare gli abiti?" E Dio aggiunge: "E poi, se ogni volta che la gente

sulla terra commette qualcosa, fossi obbligato a scagliare addosso uno sgabello, non basterebbe il mobilio del cielo".

 

MARIA ADDOLORATA

Quando Pier Paolo Pasolini doveva girare le scene della passione di Gesù per il suo 'Vangelo secondo Matteo', cercò qualcuno che esprimesse il dolore di Maria in quel momento. Pensò allora a sua madre che aveva visto il proprio figlio partigiano (il fratello di Pier Paolo) ucciso barbaramente durante la guerra di liberazione, trucidato dalla violenza e dall' ingiustizia.

In quella scelta e in quella intuizione c'è veramente l'affermazione che l'esperienza di Cristo e di sua madre, non è qualcosa di passato, ma è l'esperienza di ogni giorno, vissuta nella sofferenza e nella tragedia di tante persone, di tante mamme, che vedono i propri figli travolti e uccisi dalla guerra, dalla violenza, dalla droga, dai razzismi di ogni specie, dai suicidi, dalle disgrazie e dalle ingiustizie.

 

SOLO L'AMORE

Abul, il marocchino, viveva sotto un ponte della sopraelevata della città. Una notte fece un sogno di pace e vide in una grande luce un angelo che scriveva su un libro d'oro. Abul disse all'angelo: "Cosa scrivi?". L'angelo levando il capo, rispose: "Scrivo il nome di coloro che amano il Signore". "Il mio nome è fra questi?" chiese Abul. "No, il tuo nome non c'è", rispose l'angelo. Abul abbassò gli occhi e tacque; poi timoroso disse: "Ti prego, allora, scrivimi come uno che ama i suoi simili". L'angelo scrisse e il sogno finì. La notte seguente l'angelo riapparve in una grande luce e gli mostrò i nomi di quelli amati dal Signore. Ed ecco il nome di Abul era il primo fra tutti.

 

"LEVATE IN ALTO I VOSTRI OCCHI E GUARDATE: CHI HA CREATO QUEGLI ASTRI?". (Is.40,26)

Lasciamoci guidare nella meditazione di oggi da S. Agostino:

Cielo e terra glorificano Dio. Tutte le creature proclamano che Egli è. Il cielo grida a Dio:"Sei stato tu a farmi, non mi sono fatto da solo". E la terra: "Sei tu il mio creatore, sei stato tu a farmi". Ma quando e come proclamano questa verità? Quando l'uomo riflette su di essi e questa verità appunto, scopre in essi. E' grazie al tuo sguardo attento, è grazie alla tua voce che hanno una voce. Contempla il cielo quant'è bello. E contempla la terra quant'è bella. Guardiamo tutte e due le bellezze. Dio li ha fatti, li dirige, orienta il loro corso, è sempre presente nella loro storia, ne determina i momenti e li determina in rapporto a ciò che Egli è. Ecco perché lo glorificano tutte le creature: quelle che si muovono e quelle immobili, il cielo in alto e la terra in basso, la giovinezza perenne e la venerabile vecchiaia. Se tu ami ciò che Egli ha fatto, ami ancor di più colui che tutto ha fatto. Se bella la creazione, infinitamente più bello è Dio che in essa si riflette.

 

GIOIA

Diceva Baugaud che il buon Dio "ha creato il mondo in uno scoppio di felicità". Non si è mai tanto buoni come quando si ha la gioia nel cuore. E Dio, tutto bontà e tutto amore, di felicità ne ha tanta da voler farne partecipe tutta la natura da lui creata. Ma gli uomini devono avere occhi per vedere e ammirare. "Dobbiamo sempre vedere prima di tutto il bene di ogni uomo", consigliava Papa Giovanni. "Ottimisti dobbiamo essere o farci: il pessimismo non è mai servito a nulla di bene, né servirà mai". Sosteneva Manzoni: " Fate del bene a quanti più potete e vi accadrà di incontrare visi che vi mettono allegria".

Torquato Tasso non era un santo, ma un sincero credente. Un giorno il re di Francia, Carlo IX, gli chiese quale fosse l'essere più felice. Il poeta rispose: "Dio!". Il re ribatté: "Questo lo so, ma io volevo sapere chi è l'essere più felice sulla terra". Allora il poeta: "E'semplice: il più felice è l'uomo che cerca di avvicinarsi il più possibile a Dio: cioè l'uomo virtuoso".

 

LAVORO

Domandarono ad un anziano: " Che cosa bisogna fare per essere salvati?". L'anziano stava intrecciando una corda e, senza alzare gli occhi dal lavoro, rispose: "Ecco, lo vedi". Alcuni giornalisti domandarono a Freud, il padre della psicanalisi, quale fosse l'ideale della sanità mentale. Si aspettavano chissà quale discorso sull'appagamento sessuale, ma Freud sorprese tutti con due parole: Amare e Lavorare. Racconta Raul Follereau: " Ho sognato un uomo che si presentava al giudizio di Dio: Vedi, mio Signore, gli diceva io ho osservato la tua legge, non ho fatto nulla di disonesto, di cattivo o di empio. Signore, le mie mani sono pure".

"Senza dubbio - gli rispondeva il Signore- ma le tue mani sono anche vuote." Quando una persona umana non ha più da faticare, da combattere, da raggiungere, da costruire, da battersi per qualcosa, è come se fosse morta. Il benessere non è una meta, è una trappola.

 

LAVORARE CON AMORE

Un'attrice ormai sul viale del tramonto rappresentava per la novantesima volta una parte in una commedia moderna. L'autore del lavoro teatrale assisteva allo spettacolo da un palco. Ma il teatro era quasi vuoto. Tuttavia l'artista recitava così bene e con tanta partecipazione, che l'autore si recò da lei, al termine della rappresentazione, per ringraziarla. "Stasera ha superato se stessa - le disse sorridendo - e ha recitato come se fosse la prima volta! E per di più in un locale così desolatamente vuoto! Non le ha guastato l'umore?". "No - rispose l'attrice - Inoltre era presente un uomo per cui valeva la pena di dare il meglio di sé: l'autore". "E se non ci fossi stato neppure io?" - chiese il drammaturgo. "Ci sarei pur sempre stata io!" - esclamò entusiasta l'attrice. Fu una magnifica risposta. Lo scrittore sapeva bene che la grande interprete aveva troppa stima di sé e gusto per la perfezione per fare una cattiva prova. Recitava con infinito amore per il proprio lavoro. Ci fosse o non ci fosse qualcuno ad ammirarla: lei c'era. Così si dovrebbe pensare in ogni lavoro: "Ci sono io".

 

CENERI E FUOCO

Un filosofo stava sonnecchiando presso il caminetto acceso, quando una bambina venne a chiedergli della brace per accendere il fuoco nella casa vicina. "Come puoi portarla via senza un recipiente?" - disse il filosofo, La bambina con le sue manine fece una coppa che riempì di cenere: " Mettete qui la brace: non mi scotterò". Il rito delle ceneri di questo mercoledì di inizio quaresima non sarà proprio riscoprendo un po' di penitenza, mettere nelle nostre mani la cenere per non farci bruciare dal fuoco delle cattive passioni?

 

"E' VENUTO GIOVANNI CHE NON MANGIA E NON BEVE, E HANNO DETTO: HA UN DEMONIO, E' UN PAZZO". (Mt.11,18)

Spesso la parola di Dio è difficile da intendere, da capire, dura soprattutto da mettere in pratica. E allora uno dei metodi più semplici per non lasciarci coinvolgere da essa è quello di respingere coloro che sono incaricati di annunciarcela. E diciamo di loro: sono pazzi, quello che dicono non sta in piedi. Sognano, non hanno i piedi sulla terra! O, peggio ancora: sono bugiardi, insensati, indemoniati! Bugiardo e insensato diventa colui che dice: No, il migliore non è il più forte, né il più potente, o il più ricco o il più bello. No, il migliore non è quello che pur di riuscire, passa sopra a tutto e a tutti, perché negli affari le cose vanno così, e non c'è posto per i sentimenti: gli affari sono affari... Quando la Parola di Dio dà fastidio non resta più che una cosa da fare: isolare la Parola, ridicolizzare la Parola, emarginare la Parola, giustiziare la Parola... Ma attenzione, non siamo noi che giudichiamo la Parola, è la Parola che giudica noi!

 

LASCIARE CHE IL VOLTO DI DIO EMERGA DA NOI

Si racconta che un giorno Michelangelo, passeggiando in un cortile di Firenze, vide un blocco di marmo grezzo ricoperto di polvere e fango. Si fermò di scatto a guardarlo, poi, come rischiarato da un improvviso lampo, disse ai presenti: "In questo masso di pietra è nascosto un angelo: voglio tirarlo fuori!" E si mise a lavorare di scalpello per dare forma all'angelo che aveva intravisto. Così è anche di noi. Noi siamo ancora dei massi di pietra grezza, con addosso tanta "terra" e tanti pezzi inutili. Dio Padre ci guarda e ci dice: "In questo pezzo di pietra è nascosta l'immagine di mio Figlio; voglio tirarla fuori, perché brilli in eterno, accanto a me, in cielo!". Se d'ora in poi sentiamo dei colpi di scalpello e vediamo dei pezzi di noi cadere a terra, cerchiamo di non ingannarci più. Non continuiamo a dire: "Che ho fatto di male? Perché Dio mi castiga così?". Sforziamoci piuttosto, di dire a noi stessi: " E' Dio che mi ama e che vuole formare in me l'immagine del suo Gesù. Resisti, anima mia". La croce è lo scalpello con cui Dio si plasma i suoi eletti. E' stato sempre così.

( R.Cantalamessa)

 

"ANCHE VOI ERAVATE MORTI PER LE VOSTRE COLPE E I VOSTRI PECCATI". (Ef.2,1)

Un sacerdote aveva appena terminato una predica tutta incentrata sulla conversione dai peccati, quando un uomo lo raggiunse dicendo: " Lei parla del carico del peccato. Io non lo sento. Quanto pesa? Venti chili, cento chili?"

" Mi dica, se lei posasse un carico di cento chili sul petto di un morto, questi lo sentirebbe?"

"No, poiché è morto", rispose il giovane.

Il sacerdote riprese: " Ebbene, l'uomo che non sente il carico del proprio peccato è morto moralmente".

 

"VOI NON POTETE DARE ASCOLTO ALLE MIE PAROLE PERCHE' AVETE COME PADRE IL DIAVOLO... EGLI E' MENZOGNERO E PADRE DELLA MENZOGNA" (Gv.8,43-44)

Gesù definisce satana : "padre della menzogna". Infatti tutte le sue tentazioni sono menzognere e il suo unico scopo è farci credere che possiamo cavarcela senza Dio. Ai giovani dice: " E' troppo presto per pensare a Dio. Pensa prima a te, divertiti, cerca di farti strada, non importa come, spremi dalla vita tutto quello che puoi, la gioventù è adesso, sfruttala per te." Agli anziani dice: "Ormai c'è poco da fare, ti rimane poco tempo perché impegnarlo per un Dio che hai trascurato e che non ti perdonerà, e poi, che cosa se ne può fare Dio delle preghiere di un vecchio.. e poi, alla tua età che cosa vuoi cambiare!". A certuni dice: "Dio è troppo buono per punirti, perché preoccuparsi tanto, alla fine Dio salverà tutti" . Ad altri:" Ma che cosa è il peccato? Sono solo storie di preti, di cosa vuoi chiedere perdono, in fondo tu sei buono, non ammazzi, non rubi tanto..." Ad altri ancora: " Sei troppo peccatore: Dio non potrà mai perdonarti"...Così Satana maneggia la menzogna a seconda delle persone che vuole ingannare. Non teme neppure di contraddirsi: sa che lui stesso è perduto e il suo scopo è di far perdere altri con sé. Qual è la nostra risorsa ? Ascoltare la voce di Dio attraverso la sua parola, e la Parola di Dio è Gesù. Fidarci di Lui e fare come Lui che al Diavolo ha risposto con la Sacra Scrittura, è sconfiggere il menzognero.

 

LA LEGGENDA DELLA PRIMA LACRIMA

Il Signore aveva letto nel cuore di Adamo ed Eva che si erano pentiti del male fatto, allora ebbe pietà e disse loro: "Infelici figlioli! Vi ho giudicato ed ora dovrete portare le conseguenze di quanto avete fatto. Vi dovrò cacciare da questo splendido luogo, il giardino di Eden, dove siete stati così felici, ed andrete in un altro luogo che non conoscete ancora, ma dove vi aspetta una vita ben diversa da quella di prima. Infatti sventure e mali vi colpiranno, grandi difficoltà vi attendono e il vostro animo sarà molto amareggiato. Sappiate però che ho letto nel vostro cuore ciò che sentite in questo momento, e vi assicuro perciò che il mio amore verso di voi non cesserà mai. Vi regalo inoltre una pietra preziosa, che traggo dal mio forziere, la lacrima. Quando le sventure si abbatteranno su di voi, le lacrime che scenderanno dai vostri occhi conforteranno i vostri cuori e vi saranno di grande aiuto per superare le gravi difficoltà della nuova vita che vi attende". Adamo ed Eva, mentre ascoltavano le parole del Signore, incominciarono a piangere e le lacrime cadevano sulla terra. Furono quelle le prime lacrime umane che bagnarono la terra. E come le lacrime aumentavano e manifestavano in questo modo il loro pentimento, sempre più scendeva nel loro cuore la consolazione divina. Adamo ed Eva sentivano ora che rinasceva in loro la speranza. Queste lacrime del pentimento e della consolazione, le prime del genere umano, Adamo ed Eva le hanno lasciate in eredità a tutti i loro discendenti. Signore, io non ho lasciato tutto per seguirti, né ho celato in veli di monaca la mia giovinezza. Ma la casa è il mio chiostro e mia regola l'obbedienza ai miei doveri. Le mie giornate non sono colme di preghiera, ma di grandi bucati, di panni stesi, di viaggi a mercati e supermercati, di innumerevoli fatiche sopportate in letizia. Neppure la notte mi appartiene: Tu lo sai che c'è sempre tra la mezzanotte e le due, nel mezzo di un sonno tanto necessario, un piccolo cantore inopportuno che intona il mattutino... Lasciami, ti prego, la salute del corpo, l'unico bene che possiedo e concedimi quella dell'anima, l'unica a cui tenga veramente. Tu che leggi nel mio cuore e ne conosci ogni palpito concedimi di crescere nell'amore per la vita questi figli che , come ogni cosa, mi vengono da te.

 

IL MURO DEL PIANTO

Racconta la tradizione ebraica che quando il re Salomone decise di innalzare a Jahvè un tempio meraviglioso, affidò la costruzione delle quattro mura principali a quattro categorie diverse: ai proprietari terrieri, agli artigiani, ai mercanti, ai poveri. Le prime tre categorie pagarono gli operai, mentre i poveri costruirono il lato occidentale con le proprie mani. Il muro fu costruito a prezzo di molti sacrifici e di molte vite umane. Ma Dio gradì il muro occidentale più degli altri, lo benedisse e lo salvò da ogni distruzione. E' il "muro del pianto" dove, ancora oggi, gli ebrei vanno a pregare.

 

LAVORO O PREGHIERA

Parecchi monaci, chiamati "gli oranti" perché volevano dedicarsi esclusivamente alla preghiera, andarono a far visita all'abate Lucio. L'anziano monaco chiese loro: "Che lavoro fate?" Essi dissero:"Noi non lavoriamo, ma obbediamo all'insegnamento di Paolo di pregare incessantemente". L'anziano chiese se mangiavano, e quelli risposero di sì. L'abate allora domandò:"Quando mangiate, chi prega per voi?" Poi chiese se dormivano, e quelli risposero di sì. E ancora una volta l'abate domandò: "Quando dormite, chi prega per voi?" Alle due domande i monaci non seppero dare una risposta. Allora l'anziano soggiunse: "Perdonatemi, ma voi non agite secondo quel che dite. Io invece riesco a fare un lavoro manuale e nello stesso tempo a pregare incessantemente. Mi metto a sedere alla presenza di Dio, filo le mie corde e dico: Abbi pietà di me, o Dio, nella tua grande misericordia, e, compassionevole, liberami dal peccato!" Poi chiese loro se quella fosse preghiera, ed essi risposero di sì. L'anziano continuò: "Al termine della giornata trascorsa in lavoro e preghiera, ho guadagnato più o meno sedici monete. Due monete le depongo per terra fuori della porta e con il resto mangio. Chi prende le due monete prega per me quando mangio e quando dormo. Così, con la grazia di Dio, obbedisco all'insegnamento di pregare incessantemente".

 

MANGIARE LA CARNE DEL FRATELLO

Un giovane monaco, fanatico del digiuno e dell'austerità e di penitenze assortite si è sentito ricondotto così da un anziano al primato della carità: "E' meglio mangiare carne e bere vino che mangiare con la calunnia la carne del fratello". In quanti banchetti, salotti, non si esita a mettere in tavola la "carne" del fratello assente e si pratica impunemente, tra il sorriso dei più, una specie di cannibalismo verbale. I maestri musulmani insegnavano che si può parlare solo dopo che le parole sono passate per tre porte. Davanti alla prima porta bisogna domandarsi: "Ciò che voglio dire è anche vero?". Se è così si può procedere verso la seconda porta. Qui c'è da domandarsi: "Le mie parole sono anche necessarie?". Se è così si va alla terza porta: Là vien l'ultima domanda: "Le mie parole sono anche amichevoli?"

 

CONVERSIONE

Ormai tutti noi ne sappiamo un po' di medicina e ne parliamo volentieri, sappiamo indicare i rimedi ( soprattutto agli altri), conosciamo tutto sui medici migliori, conosciamo cause, eziologia, cure... Ma quando abbiamo bisogno di un medico, all'inizio parliamo, discutiamo con Lui; quando poi egli ci visita e con il suo dito palpa il punto indolenzito gli diciamo: "Basta dottore, è proprio lì che mi fa male!" Tutti sappiamo di religione, discutiamo di teologia, facciamo salotto su problemi religiosi, diciamo che il mondo è cattivo, che dovrebbe convertirsi.. quando però quel dito ci tocca e ci dice: "tu sei peccatore, qui è il tuo male, convertiti", spesso ci ribelliamo. Eppure se vogliamo guarire, dobbiamo partire dallo scoprire concretamente 'dove ci fa male', dobbiamo constatare il nostro peccato e trovare anche Colui che, medico delle anime, non ci dà uno sciroppo o un placebo, ma dà la sua vita per noi.

 

IMPICCARSI COME GIUDA ?

In una scuola di catechismo per i ragazzi di quarta elementare, l'insegnante un giorno spiegava l'episodio del tradimento di Giuda. Tutti i bambini commentavano: " Giuda è due volte cattivo perché si è impiccato!" A un certo punto un bambino si alza e grida: "Anch'io mi sarei impiccato". Gli altri lo redarguiscono: "Fare questo è peccato". E lui: "Si, anch'io mi sarei impiccato, ma al collo di Gesù. E allora soltanto lo avrei lasciato, quando Lui mi avesse perdonato".

     
     
 

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