PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA
a cura di don Franco LOCCI
GENNAIO 1999
ANNO NUOVO...
Stavo di nuovo per cascarci. Con tutto il fracasso che si fa attorno alla fine di un anno e all'inizio di uno nuovo c'è quasi da crederci di dover buttare via tutto ciò che è successo prima per aprirsi a tutto ciò che avverrà. Prima tutto cattivo, adesso tutto buono, e poi, finiamolo presto questo millennio perché dal 2000...Mi vengono in mente diversi brani della Bibbia: " C'è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per soffrire e un tempo per gioire, un tempo per far l'amore e un tempo per astenersene..." "Che cosa sono mille anni davanti a te? Sono come il giorno di ieri che è passato e come un veglia nella notte..." No! Non voglio proprio buttar via niente! Ogni ora passata, presente e futura è preziosa. E' preziosa perché è un dono. E' preziosa perché è unica ed irripetibile. E' preziosa perché solo in questa ora posso incontrare l'Eterno Presente e posso rispondere al suo amore per me. Grazie del tempo, Signore. Grazie di questo tempo. Che non sprechi il tempo, che non butti il tempo, ma incontrandoti nel tempo presente possa prepararmi a stare, per tua misericordia, con te per tutta l'eternità.
LA PAZIENZA
Prova a metterti sulla tangenziale in un'ora di punta( e quale non è l'ora di punta!) e ti accorgerai che la pazienza non esiste. Qualcuno ha dato un'originale definizione di 'attimo': il tempo che intercorre tra lo scattare del verde al semaforo e l'impaziente e imperioso suonare di clacson di chi ti sta dietro. Ma se vogliamo riscoprire la pazienza, prima dobbiamo dire ciò che essa non è. I volti spenti, sospirosi, rassegnati, anemici non sono i volti della pazienza. Pazienza non è neanche quella virtù sotto cui qualcuno nasconde la sua timidezza e la paura di dover affrontare delle difficoltà, e tanto meno la pazienza è la 'virtù da vecchi'. La pazienza è umile, ma si tratta di un'umiltà che non esclude la fierezza la decisione, la ricerca della coerenza. La pazienza cristiana non è l'accettazione del dolore come qualcosa di cui non si può fare a meno. Aver pazienza non significa: "Tutto è inutile, non c'è niente da fare". L'uomo paziente non è uno che si arrende, non si dà per vinto neppure nella sconfitta. Quando tutto sembra perduto , lui non perde la pazienza.
L'UOMO PAZIENTE
L'uomo della pazienza accetta i momenti di buio, i ritardi, i rifiuti, ma non li considera come l'ultima spiaggia, la parola definitiva. Li vede nella prospettiva della provvisorietà. Anche quando le cose non vanno nella direzione desiderata, la persona paziente cerca di farle andare verso il loro fine, imboccando la strada più costosa e lunga: quella appunto della pazienza. Egli sa che il deserto fiorisce con la pazienza, pone dunque la pazienza all'inizio di ogni impresa, prosegue con pazienza e porta a termine sempre con pazienza. Il paziente è uno che non ha mai finito di ricominciare. L'entusiasmo iniziale non gli basta. Egli sa che deve lottare contro un grande pericolo: lo scoraggiamento. La pazienza per lui non è debolezza ma una forza, un'energia. E' essa che assicura solidità all'agire. E' solo nella pazienza che si fonda il vero amore.
A PROPOSITO DELLA PAZIENZA HANNO DETTO:
L'arte del vivere non consiste nell'evitare i nostri guai, quanto nell'imparare a sopportarli. (Baruch Bernard)
Quella che santifica non è la sofferenza, ma la pazienza. (San Giovanni Bosco)
La pazienza è perseverare senza tregua, vedendo l'invisibile come fosse visibile con gli occhi. (Diodoco di Foticea)
Le montagne si superano non solo correndo o saltando, ma con un passo dopo l'altro. ( San Gregorio)
La pazienza cresce col crescere dell'amore. Sopportiamo gli altri nella misura in cui li amiamo. (San Gregorio)
Imitiamo la pazienza che Dio ha con noi. (Ozanam)
Quando si ha poco tempo, guai a perdere la calma. Dobbiamo agire come se avessimo l'eternità davanti a noi. (Umberto Eco)
La pazienza è l'arte di sperare. (Luc de Vauvenargues)
(Mt.7,24)
Tutti noi amiamo la casa dove viviamo: essa è per noi un rifugio, è il luogo della nostra intimità, della familiarità; ha una porta per accogliere gli amici; ha finestre per ricevere la luce che viene da fuori, ha mura che la sostengono e le permettono di resistere alle intemperie, ha mobili secondo i nostri gusti... La nostra casa è l'immagine della nostra stessa vita, curiamo la nostra vita come un dono prezioso, se davvero crediamo in essa cerchiamo di ringiovanirla giorno per giorno, se non siamo di quelli che 'strizzano la vita', cerchiamo di viverne pienamente ogni giorno gli aspetti belli e meno belli... Ma quali sono le fondamenta della mia vita per non correre il rischio che mi crolli tra le mani come un castello di sabbia? In un mondo in cui tutto diventa relativo è solo Gesù la certezza che non teme smentite.
SAPER CHIEDERE AIUTO
Un proverbio dice: Chi voce ha, a Roma arriva. Questo per indicare che bisogna saper chiedere. Nessuno di noi ha tutta la verità in tasca. Nessuno può essere talmente presuntuoso da non accorgersi che in mille cose dipende dagli altri. Oggi pensiamo a questi Magi. Erano studiosi, sapienti. Avevano letto sia nei libri che nelle stelle. Avevano una meta. Avevano pure fatto tanta strada, ma quando 'la stella' sparisce sanno umilmente chiedere e sanno anche accettare le informazioni date. Ho bisogno degli altri. Persino Dio ha voluto aver bisogno di me per realizzare la pienezza della sua creazione, figurarci se io non ho bisogno di Lui e degli altri! Non è una umiliazione chiedere aiuto, è voler camminare insieme. Anche la Chiesa di Dio che spesso si sente troppo sicura di se stessa, che dietro l'infallibilità e i dogmi spesso nasconde forme di arroganza e di assolutismo deve di nuovo imparare a chiedere aiuto e con umiltà donare aiuto. Sarà così che come dice la leggenda, re di razze diverse possono arrivare ad adorare l'unico Dio.
"ALLORA TOCCO' LORO GLI OCCHI E DISSE: SIA FATTO A VOI SECONDO LA VOSTRA FEDE". ( Mt 9,29 )
Gli uomini pensano di vederci, e di vederci anche bene: potenti cannocchiali sono puntati sull'universo per scrutarne le origini anche più lontane, potenti microscopi esaminano le parti più piccole delle materie per carpirne i segreti, ma spesso l'uomo non riesce neanche a vedere se stesso. Siamo ciechi, superficiali davanti al senso della vita, del dolore, della morte, ci accontentiamo di dolcificanti pillole religiose che ci diano una parvenza di speranza futura, passiamo accanto all'uomo piagato da mille sofferenze e non ci accorgiamo di lui e , qualche volta, pur vedendolo, preferiamo non vederlo e tirare diritti perché ci disturba... Siamo davanti a Gesù con la nostra cecità e Gesù è disponibile verso di noi. Lui può guarirci: Egli dice: sia fatto a voi secondo la vostra fede... Ma, io voglio vederci davvero? Credo di poter vedere con gli occhi stessi di Dio ? Sono disposto, dopo aver visto, di cercare di fare come ha fatto Dio in Gesù ?
L'OROLOGIO PERFETTO
Un signore andò da un orologiaio per farsi aggiustare un vecchio orologio che non aveva più le lancette. Mentre l'orologiaio ne osservava gli ingranaggi con una grossa lente, l'uomo si guardò intorno e scoprì quanti orologi dai congegni più sofisticati e bizzarri stavano appesi alle pareti della bottega. "Quanti begli orologi!" esclamò. L'artigiano sollevò gli occhi dall' orologio e, tutto ringalluzzito e sorridente, lo prese per una manica: "Venga a vedere questa stanza!" e lo portò nel retrobottega. I muri erano interamente ricoperti di orologi le cui lancette viaggiavano, in ciascuno di essi, a velocità diverse. C'erano orologi per tutti i tempi: quello dei secoli.. e ne indicò uno con le lancette che sembravano immobili, quello degli istanti... le cui lancette erano così veloci da sfuggire all'occhio; e poi ancora quello dei mesi, delle stagioni, degli anni e così via. Infine il signore vide un grosso orologio senza lancette. "E quello?- chiese ridendo - Sembra il mio!" "Quello - rispose l'orologiaio - è l'orologio perfetto: è quello dell'adesso e del sempre. E' senza tempo: è l'orologio di Dio. "Allora - continuò l'altro - anche il mio orologio è perfetto, non dovrei aggiustarlo!" Ma l'orologiaio replicò: " In un certo senso è vero. Il fatto è che siamo sempre noi ad essere imperfetti e ad aver tanto bisogno di tempo!"
(Elena Bono)
"GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE". (Mt.10,8 )
L'uomo, molto spesso usa il possessivo: " Questo è mio, me lo sono guadagnato con la mia fatica; anche la vita è mia e me la gestisco come meglio credo.. tutto nel mondo è mio, esisto io , e tutto è incentrato su di me..." Gesù non elimina la nostra importanza, non se la prende direttamente neanche con le nostre proprietà, viene soltanto a ricordarci la realtà; " La vita te la sei data da solo? Il fatto che tu abbia più o meno beni, dipende esclusivamente da te? Il tempo è poi proprio tutto tuo? La fede è frutto solo della tua volontà? Tutto quello che hai non ti è forse solo dato in amministrazione, e per gratuita benevolenza?" Se capiamo questo diventiamo capaci di gratitudine, diventiamo non i possessori unici dei beni terreni, ma amministratori equi di beni comuni, diventiamo capaci, in altre parole, di amare e anche la fede non diventa più un possesso esclusivo ed esclusivista, ma un cammino da fare con umiltà con i fratelli, nelle mani di Dio. Diceva il Cardinal Joachin Meisner: " Se l'idolo dell' io non domina più la mia esistenza, quanti "tu" accanto a me potrebbero allora diventare felici".
UNA PAROLA ABUSATA: DIO
E' una parola strausata e spesso malamente: non solo da parte di coloro che lo bestemmiano, ma anche da parte di coloro che con il nome di Dio nascondono tante altre cose. " Dio è con noi" scrivevano i tedeschi sui loro carri armati. Nel nome di Dio venivano benedetti eserciti avversari pronti a distruggersi. La parola 'Dio' viene spesso usata per nascondere motivi di potere delle religioni. Diceva Chesterton: " Se volete, pronunciate il nome di Dio con violenza, scherzosamente, infantilmente, ma non pronunciatelo invano". Padre TUROLDO proponeva una cura molto più drastica: "Uomini, non invocatemi più... Non nominatemi più per almeno molti anni. Avete fatto scudo di me ai vostri orgogli, avete coperto col mio nome cose innominabili. Avete innalzato nel centro delle vostre città il vitello d'oro e lo avete adorato come vostro dio, E nel mio nome avete tenuto buoni tutti i poveri della terra, miei veri tabernacoli di carne: invece di vendicarli...Non nominatemi più almeno fino a quando un solo fanciullo è rovinato da voi grandi, fin quando milioni e milioni di figli miei sono esclusi dai vostri guadagni, ridotti alla fame e alla morte. E poi non date la colpa a me, perché ci sono più ricchezze sulla terra che astri nel cielo. Voi non sapete che cos'è un uomo, un solo uomo per me: ogni uomo che soffre è il mio Cristo, grumo di fango e di lacrime del Figlio mio...Non nominatemi più, uomini, almeno per molti anni. Quale altro nome fu così macchiato e deturpato? Quanto è il sangue innocente versato in mio onore? E quante giustizie che fui costretto a coprire? Per favore, non nominate il mio nome invano".
IN VIRTÙ DELLE SCRITTURE, TENIAMO VIVA LA NOSTRA SPERANZA (Rom. 15,4 )
Tre monaci, tutti studiosi della Bibbia, andarono un giorno da un grande uomo di preghiera per chiedergli come pregare la Parola.
Il primo raccontò di aver letto la Bibbia da capo a fondo e di averla imparata a memoria. Il secondo disse di averla letta e riletta fino ad aver imparato a cantarla.
Il terzo, intimidito dalla sapienza dei primi due, non osava parlare; l'uomo di Dio lo incoraggiò ed egli disse di essere riuscito a leggere una frase soltanto, ma di averla macinata giorno e notte nella mente e nel cuore, senza poter andare più avanti. Il grande uomo di preghiera rispose: "E' questo il modo di pregare la parola".
SULLA PREGHIERA, HANNO DETTO :
L' uomo per innalzarsi ha bisogno di mettersi in ginocchio. (Giovanni Papini)
L'uomo che prega non è necessariamente migliore dell'uomo che non prega. Ma nel suo corpo ha un foro, uno sfogo in più. Non è poco, perché meno fori abbiamo, e più c'è ristagno di gas tossici. (G. Ceronetti)
Il cristiano esiste o scompare con la preghiera. (Urs Von Balthasar)
Chi prega ha le mani sul timone della storia. (Basilio di Cesarea)
In qualunque posto sei, prega perché lì è il tuo tempio e lì è il tuo Dio.
(Bernardo di Chiaravalle)
La preghiera è la più poderosa forma di energia di cui si possa disporre. (Alexis Carrel)
Avvicinandosi alla luce, l'uomo diventa luce. (Gregorio di Nissa)
"I TUOI PECCATI SONO PERDONATI.." ALZATI, PRENDI IL TUO LETTUCCIO E TORNA A CASA TUA". (Lc.5,20.24)
Mi è abbastanza facile entrare nei panni del paralitico del vangelo. Infatti spesso mi sento goffo, impacciato nel mio camminare, nell'esprimere me stesso, nel trovare con facilità la via della vita e della fede... Vorrei essere diverso, vorrei avere degli amici veri che mi aiutino ad uscirne, che mi portino al posto giusto dove Qualcuno possa dire anche definitivamente a me: "Ti sono perdonati tutti i tuoi peccati, piantala lì definitivamente con le barelle da paralitico, alzati, cammina!". Ma spesso mi perdo di coraggio ed ecco le mie scuse: "C'è troppa gente intorno a te o Gesù.. La barella, in fondo, è un letto..non so se fidarmi fino in fondo degli amici che vogliono portarmi a Te.." " Gesù dammi il coraggio della perseveranza, donami di abbandonarmi totalmente nella certezza che non perdo niente, ma ritrovo Te".
AGGIUSTARE IL MONDO O AGGIUSTARE L'UOMO ?
Un padre che stava lavorando era continuamente disturbato dalle domande e dagli interventi del suo bambino. Per salvarsi, prese da un vecchio atlante un foglio dove c'era il mondo con gli stati e le città. Lo fece in piccoli pezzi che consegnò al figlio perché li rimettesse insieme. " ci metterà del tempo, pensò. Ma dopo un minuto ecco il piccolo con il mondo messo insieme perfettamente. "Come hai fatto così in fretta?"
"Semplice, papà: sul rovescio del foglio era disegnato un uomo. Ho messo in ordine prima l'uomo e il mondo è andato a posto da solo":
VINCERE LA PAURA
Una delle frasi che ricorre più sovente nelle Scritture da parte di Dio è: "Non temere, non aver paura". Niente è più terribile della paura o peggiore dell'angoscia: E' un poco come il vischio in cui si resta impigliati con le mani, i piedi, il corpo intero...L'angoscia, quando prende, paralizza il corpo e il cuore: sembra che non si possa far più niente. E tuttavia, proprio nel momento in cui sembra non poter far più nulla, c'è ancora qualcosa da provare, da tentare, da rischiare... fidarci che Qualcuno ci possa aiutare e incontrarlo nella preghiera. Spesso noi ci battiamo come leoni, quasi fino all'esaurimento, come se fossimo soli e non avessimo nessuno accanto a noi. Certo: non ci sono preghiere-miracolo, sarebbe troppo facile: un colpo di telefono a Dio.. e tutto risolto senza dover far nulla, neppure muovere un dito. Dio c'è ed è anche pronto ad intervenire in nostro soccorso, ma non senza di noi. "Signore, se tu mi aiutassi a capire che non sono solo a combattere contro l'angoscia e la paura.. Ho bisogno di te, ma tu, per la mia liberazione, non farai niente senza di me".
A PROPOSITO DI PAURA, HANNO DETTO:
Per superare la paura dobbiamo accoglierla come compagna di strada. (Agnese Baggio)
Spesso la paura di un male ci conduce ad uno peggiore. (Bioleau)
Spesso soffriamo più per i mali di cui abbiamo paura che per quelli che ci vengono addosso. (Andrè Detourville)
Bisogna vincere la paura o sarà lei a vincere te. (G. Greene)
Ho visto qualcuno rompere un vaso prezioso per volerlo spostare dal posto dove sarebbe stato tranquillamente almeno per un altro anno e mezzo, in quanto aveva paura che un giorno potesse essere rovesciato. (Georg Lichtemberg)
L'unica paura sana è quella di nuocere a qualcuno (Massima Buddista)
Tremare è del corpo, vincere è dell'anima. Tremate, ma vincete: dopo due vittorie non tremerete più. (Ippolito Nievo)
COME SUICIDARSI
Quando si celebra la"giornata della vita" di solito si pensa e si affermano i diritti di chi nasce: Altrettanto dovremmo pensare al senso della vita. Infatti esistono almeno tre modi per suicidarsi. Il primo consiste nel darsi bruscamente la morte. Il secondo consiste nel lasciarsi morire, ed è altrettanto grave. Il terzo, il più subdolo, quello a cui meno si pensa consiste nel lasciarsi vivere. Diceva Gregory Mac Donald: "La vita è come un cavallo: o voi cavalcate lei o lei cavalca voi".
Tra mille anni diranno di noi che siamo stati "la generazione del consumismo", i campioni dello spreco. Ma il vero spreco, da sempre non è delle cose, è della vita. Diciamo che è un lampo, un sogno e poi la gettiamo via incoscienti, seppellendo i giorni e gli anni nella noia. Quante ore al giorno, a parte il sonno, consumiamo nell'inerzia? E il tempo, per dispetto, dice Vittorio Buttafava, tinge ogni giorno di bianco un capello e segna una ruga sul volto.
DOMANI
Ai giardini, due signore chiacchieravano fra loro; una raccontava entusiasta all'altra le prodezze della sua bimba prodigio: " Che disegni! sapessi che disegni fa!...e che canzoni inventa, che poesie!..e sapessi come ha già imparato a scrivere e a contare... alla sua età!" "Eh si! - concluse - chissà che cosa farà domani la mia bambina!". La piccola che giocava lì vicino, si voltò preoccupata: " Ma, mamma, non ti ricordi più, protestò la bambina, mi hai promesso che domani sarei andata a far volare l'aquilone! Sembra una barzelletta o una delle tante battuta spiazzanti dei bambini, non vorrà invece dirci qualcosa sulla relatività di tutte le cose
" IO SONO IL SIGNORE E NON C'E ALCUN ALTRO. IO FORMO LA LUCE E CREO LE TENEBRE". ( Is.45,6-7 )
Ricordo, all'epoca del mio liceo, quando per le prime volte mi avvicinavo al pensiero dei filosofi, quante ore di discussioni sull'esistenza di Dio. Si leggeva, si citava, si discuteva... per arrivare a poche conclusioni. Oggi mi sento di dire: non perdere più tempo a chiederti se Dio esiste. La realtà, la creazione, la tua stessa vita pensano a dirtelo in tanti modi. E se non lo vedi vuol proprio dire che sei cieco, e se non lo senti significa che sei sordo. Anche in questo caso non sforzarti più, è un lavoro inutile. Cerca invece di toccarlo, e lo puoi toccare nell'amore, lo puoi toccare servendo le creature con un servizio autentico e gratuito. Dice Carlo Carretto:" Dio lo scopriamo come incontro, ma dentro, non fuori di noi. Dentro, non fuori di Lui". E Gustave Thibon aggiunge: " Ovunque troverai Dio, a condizione di non fermarti da nessuna parte.
FAR CANTARE LA VITA
Quante volte pensiamo che la vita sia da amare, ma "amare la vita" non è solo una bella frase ma una serie concreta di gesti: è vedere i colori di un tramonto, è riconoscere dal canto un uccello, è prestare attenzione agli anziani. La vita è come uno specchio: sorridile ed è incantevole, guardala con occhio torvo ed è insopportabile. La vita è come un libro: più si va avanti e più si capisce la trama. Nel Talmud, opera che riunisce la saggezza dei maestri ebrei dei primi cinque secoli, è scritto: "Nel mondo a venire, ciascuno di noi sarà chiamato a rendere conto di tutte le belle cose che Dio ha messo in terra e che abbiamo rifiutato di vedere". Non uccidere l'incanto! Quando guardi una cosa non dire il solito: "Chissà quanto vale, ma anche: "Quant' è bella". Chi si stupisce, ama senza cupidigia. Chi si stupisce è in pace con se stesso e con il creato. Chi si stupisce, ad un certo momento si inginocchia.
CONTEMPLAZIONE
E' solo nel silenzio che puoi imparare la contemplazione e Dio. Racconta Carlo Carretto: Sono venuto sulle dune del deserto prima del levar del sole. Il vento di ieri ha lisciato e pettinato la sabbia con cura e vedi i disegni del suo passaggio sui crinali: il mare di sabbia si estende davanti a me fino all'orizzonte dove la luce dell'aurora preannuncia il sorgere del giorno. Pochi spettacoli della natura sono così puri come un mare di dune sotto il cielo azzurro del Sahara! Sembra lo spettacolo della creazione al suo inizio, e la carica spirituale è così possente da rendere il visibile e l'invisibile percepiti in un'unica realtà.
Sabbia e cielo separati da un tratto di linea orizzontale, nient'altro.
Nessun occhio semplice, vergine, bambino che si apra su questo spettacolo può correre il rischio di dubitare. Dio è là, come la sabbia e il cielo sono là.
Puoi metterti subito a parlare con Lui. Se tu cercassi la presenza di Dio nella sensibilità, nella fantasia, nel ragionamento ne avresti solo un piccolissimo aiuto che ti verrebbe meno al primo colpo di vento. Cercando invece la sua presenza nella fede, essa ti sosterrà nel vuoto, bramando di toccare Dio nella speranza ti sentirai sospinto nell'abisso della sua luce, vivendo la sua carità conoscerai Dio nella contemplazione che Lui stesso ti darà. Saprai che cos'è la vertigine di Dio.
A PROPOSITO DI CONTEMPLAZIONE HANNO DETTO :
E' vano lo splendore del cielo, la bellezza dei campi e dei boschi, se mentre i nostri occhi ammirano, il nostro cuore non impara ad amare. (Wordsworth)
La preghiera cerca, la contemplazione trova. (Ugo di San Vittore)
Non l'abbondanza del sapere sazia e solleva l'anima, ma il sentire e gustare le cose interiormente (Ignazio di Loyola)
L'adorazione non richiede né isolamento né solitudine. (Gibran)
Incomincia ad ammirare ciò che Dio ti mostra, e non avrai più tempo per cercare quel che Dio ti nasconde (Alexandre Dumas)
Gli uomini diventano ciò che contemplano. (William Blake)
I contemplativi... sono coloro che impediscono all'uomo di diventare cane. Finché ci sono loro, l'uomo non può diventare cane, anche se è lui che vuole diventare cane.
(Vittorio G. Rossi)
"IL MONDO PASSA CON LA SUA CONCUPISCENZA, MA CHI FA LA VOLONTÀ DI DIO RIMANE IN ETERNO". (1Gv. 2,17)
E' un Padre della Chiesa a guidare la nostra riflessione odierna, Cirillo di Gerusalemme: Del tuo corpo, ti prego, usa con moderazione. Ricorda che con questo corpo dovrai risorgere ed essere giudicato. Forse hai qualche dubbio che ciò possa avvenire. Riflettici, allora, in base a ciò che in te stesso è già avvenuto. Dimmi: cento anni fa dov'eri? Colui che ha dato l'esistenza a chi non era non potrà forse resuscitare chi esisteva ed è caduto nella morte? Ogni anno Egli fa nascere il frumento che, seminato, è morto ed è marcito. Avrà forse difficoltà a risuscitare noi, Lui che per amore di noi resuscitò se stesso?
Guarda gli alberi. Per tanti mesi rimangono senza frutti e senza foglie. Trascorso l'inverno diventano tutti verdi, nuovi, come se sorgessero da morte. A maggior ragione e con maggior facilità noi saremo chiamati a vita nuova. Non ascoltare quelli che negano la risurrezione del corpo. Isaia attesta: "I morti rivivranno, i cadaveri risorgeranno!". Secondo la parola di Daniele: "Molti di quelli che dormono sotto terra si risveglieranno, alcuni per la vita eterna, altri per la rovina".
LA LEGGE DEL TAMBURO
Siamo condannati a vivere in un mondo fracassone. Aerei, automobili, vicini rumorosi, radio a tutto volume, telegiornali gridati... quasi impossibile trovare ancora delle oasi di silenzio, persino sulle montagne ti trovi il solito stereo... Raccontava Padre Davide Maria Turoldo: "Quando io ero piccolo, c'era la banda del paese e c'era un tamburo grande che faceva: bum, bum, bum! e c'era un tamburo piccolo che faceva. bim, bim, bim! e io non riuscivo mai a capire perché li chiamassero tutti e due "tamburo": uno faceva un rumore piccolo e uno grande. La differenza stava semplicemente nel fatto che uno aveva un vuoto più grande e l'altro un vuoto più piccolo... Uno più fa chiasso, più vuol dire che ha vuoto dentro.
TUTTE LE COSE SONO INDISPENSABILI?
Concludiamo un millennio di grandi mutamenti nella vita dell'uomo. Concludiamo anche un secolo in cui la rivoluzione tecnica ed industriale ha cambiato molto la vita dell'uomo. Oggi ci sembra impossibile vivere senza tutte le cose che abbiamo eppure, pensate: i nostri antenati rimasero senza zucchero fino al 1200, senza carbone fino al 1300, senza burro fino al 1400, senza caffè e sapone fino al 1600, senza fiammiferi, gas, luce elettrica fino al 1800, senza conserve in scatola fino al 1900, senza computer fino a ieri... Dunque le cose non sono determinanti per essere uomini e vivere da uomini.
FLESSIBILITÀ E DUREZZA
Il discepolo di un filosofo andò a trovare il maestro sul letto di morte. "Lasciami in eredità un po' della tua saggezza", gli disse, Il saggio spalancò la bocca e disse al giovane di guardarvi dentro. "C'è la mia lingua?", chiese. "Certo", ripose il discepolo. " E i miei denti ci sono ancora?". "No", replicò il discepolo. " E sai perché la lingua dura più a lungo dei denti? Perché è morbida e flessibile. I denti cadono prima perché sono duri. Non ho altro da insegnarti".
A PROPOSITO DI EDUCAZIONE HANNO DETTO:
Una metà del disastro dell'uomo moderno consiste nel fatto che egli viene educato a capire le lingue straniere e non a capire gli stranieri. (G. Chesterton)
Prima di disamorare, bisogna innamorare... C'è troppa gente che sa fare la predica sul peccato, ma troppo pochi sanno far sentire che il bene è bello. (Don Primo Mazzolari)
Se con la paura si può far rispettare una regola, non si può mai, con la paura, indurre ad amare. Se qualche volta ho potuto ravvivare una fiamma, fu la fiamma dell'amore, non quella dell'inferno. (Michel Quoist)
Oggi nell'educazione e nei testi scolastici i sentimenti vengono relegati in un angolo oscuro, come se non fosse più vero che costituiscono l'elemento essenziale nella formazione della personalità. (A. Schweitzer)
Se ciascuno avesse anche una persona sola nella sua vita che gli dice: "ti amerò indipendentemente da tutto. Ti amerò se sei stupido, se scivoli e batti il naso, se sbagli, se commetti errori... io ti amerò ugualmente", allora la gente non finirebbe negli ospedali psichiatrici. (Leo Buscaglia)
"NEANCH'IO VI DICO CON QUALE AUTORITÀ FACCIO QUESTE COSE". (Mt.21,27)
Quali sono le credenziali che Gesù presenta perché noi possiamo credere in Lui? Qualche volta noi siamo peggio dei sommi sacerdoti di allora perché vorremmo che Gesù ci confermi con continui miracoli la sua persona, il suo agire, i suoi insegnamenti. Gesù invece rimane sempre proposta. Non condiziona mai la fede obbligandoci con l'evidenza. "Se vuoi.." è la proposta di Gesù. "Avvenga secondo la tua fede" sono i suoi miracoli. Dio in Gesù non fa irruzione sulla terra per costringerci al suo Regno attraverso Lui, però ci invita ad entrare nella sua gioia. Solo quando Maria dice il suo 'si', Gesù si incarna; solo quando il ladrone dice a Gesù:"Ricordati di me", Gesù può dirgli:"Oggi sarai con me in paradiso".
I SANTI SORRIDENDO DICONO LA VERITÀ
E' tipico di certi agiografi presentarci i santi sempre estremamente seri. Quando poi si parla del curato d'Ars si pensa subito alla sua estrema austerità, alle sue lotte con il diavolo.. Ebbene, "mosieur Vianney" come molti lo chiamavano ad Ars era un buon umorista e, senza offendere sapeva anche sbrigarsela con certe persone. Ad esempio ad un "pia donna" piuttosto attaccaticcia, che gli aveva detto: "Sono qui da tre giorni, signor curato, e ancora non sono riuscita a parlarvi", rimbeccò, come se niente fosse: "In Paradiso, figliola, parleremo in Paradiso!". A un'altra che gli spiegava: "Ho fatto 200 leghe a piedi per vedervi", assicurava: "Non ne valeva la pena di venire così da lontano soltanto per questo. Non avreste perduto molto". "Una sola parola, Padre!" "Figliola, me ne avete già dette cento!" "Padre, vorrei sapere quale è la mia vocazione" "Andare in Paradiso!" "Ero venuta per ascoltare una bella predica, ma devo confessare che si predica molto meglio altrove" gli disse un'aristocratica dama di Parigi; ridendo il Curato rispose: "E' proprio vero, signora: non sono molto istruito, ma se voi faceste le cose che vi dico, il Signore avrebbe ancora pietà di voi". Quando il curato riusciva a convertire qualcuno, rientrava rallegrandosi dolcemente: "Coraggio, il vecchio stregone è riuscito a concludere un buon affare, oggi".
"FRATELLI, SIATE ANCHE VOI PAZIENTI".
( Gc 5,7 )A proposito di pazienza, ecco alcuni apoftegmi dei padri del deserto.
Un monaco. vedendo due uomini che portavano un morto su una barella, disse ad uno di loro: "Porti i morti? Va piuttosto a sopportare i vivi!" Due fratelli abitavano nello stesso luogo. Un giorno venne un anziano desideroso di metterli alla prova. Con un bastone cominciò a devastare gli ortaggi del primo fratello. Questo lo vide e si nascose. Ma quando rimase soltanto un cavolo uscì allo scoperto e disse al vegliardo: " Padre, se ti piace, lascialo: te lo cucinerò e lo mangeremo insieme". Il vegliardo allora si prostrò davanti a lui ed esclamò: " Grazie alla tua pazienza lo Spirito Santo è su di te fratello".
Quando San Giovanni il piccolo era superiore del monastero di Scete, venne un giorno atrocemente insultato da un suo monaco. Il santo lo ascoltò in tutta tranquillità. E quando gli fu chiesto da uno dei suoi assistenti perché mai non gli avesse imposto il silenzio, dato che ciò era in suo potere, rispose: "Quando una casa brucia, non sarebbe da stolti buttarvi della legna? Quel buon fratello era talmente preda dell'ira che, se lo avessi ripreso in quel momento, la sua collera sarebbe ancora cresciuta invece che diminuire.
PENSIERI DI DON BOSCO
Dicono alcuni che per comunicarsi bisogna essere santi. Non è vero. Questo è un inganno! La Comunione è per chi vuole farsi santo, non per i santi; i rimedi si danno ai malati, come il cibo si dà ai deboli. Ricordatevi che l'educazione è cosa del cuore Hai una sola anima: salvata, tutto è salvato; perduta, tutto è perduto, per sempre. Chi sa di essere amato, ama; e chi è amato ottiene tutto. Il demonio ha paura della gente allegra Se vogliamo far prosperare i nostri affari materiali, procuriamo innanzi tutto di far prosperare gli affari di Dio. Le abitudini prese in gioventù, per lo più durano tutta la vita.
Ed anche se il mese è finito, lo spazio ci permette ancora un bel racconto:
DIVERTIMENTI
Un giorno, una madre disperata fece visita ad un uomo la cui santità era nota a tutti:
" Maestro - gli disse - mio figlio, or ora entrato nella pubertà sta sciupando la sua vita con cattive compagnie. Che debbo fare?" "Lo hai potato come si fa con le rose?"- chiese il sant'uomo. "L'ho fatto, ma forse la mia mano è stata leggera"- confessò la donna. "Allora affidalo a me - disse il saggio- Entro un anno o forse prima farò di lui un uomo. La donna gli portò l'adolescente. "Che cosa vuoi dalla vita?" - gli chiese il saggio. "Divertirmi e nient'altro- rispose il ragazzo- E per far questo sono disposto perfino a rubare una moneta d'oro al giorno, tanto mi basta per togliermi le mie soddisfazioni". " Ne hai di soddisfazioni da toglierti... - obiettò il saggio- Ma tant'è. Sono disposto a darti io una moneta d'oro al giorno, al calar della sera. Purché da parte tua mi prometta che la spenderai ogni notte per un anno intero nei tuoi divertimenti e solo in quelli. Il giovane pensò di aver incontrato un babbeo ed esultò nel suo cuore. E promise solennemente. La prima notte si ubriacò, giocò d'azzardo, s'accompagnò con una prostituta. La seconda notte giocò d'azzardo, s'accompagnò con una prostituta, s'ubriacò. La terza notte s'accompagnò con un'altra prostituta, s'ubriacò, giocò d'azzardo. Dopo una ventina di giorni, chiese di parlare al sant'uomo. "Quand'eri giovane, come ti divertivi? - chiese al sant'uomo. "Pescavo nel fiume, fabbricavo vasi d'argilla, studiavo l'arpa" "E non spendevi una moneta..." "Poco più di niente. Perché?" "Vorresti insegnare anche a me a divertirmi come facevi tu?" "Impossibile - disse gravemente il sant'uomo - Hai fatto una promessa, non ricordi?" Il giovane impallidì. "Ma come farò a mantenerla?"- gridò angosciato. "Puoi sempre ubriacarti, giocare d'azzardo, frequentare le prostitute. Tutte cose che costano..." Il ragazzo si mise a piangere. E l'uomo santo provò pena per lui. Ma anche gioia: il giovane aveva infatti superato la sua parte di sofferenza che ancora gli mancava per diventare uomo. Per un anno intero, l'anziano e l'adolescente andarono a pescare lucci dorati nel fiume, fabbricarono vasi d'argilla d'ogni foggia e colore e suonarono serenamente alla luna e alle stelle. Il primo gustò nuovamente il sapore dell'adolescenza e il secondo quello della crescita saggia e misurata.