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ALMANACCO 1998
UN ANNO DI BUONA SALUTE
Ascoltando i consigli di Gesù nel suo Vangelo
GENNAIO
"Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Gesù non ci invita a chiedere a Dio: "Dacci il pane per tutti i giorni di quest’anno", "Dacci di accumulare per il futuro", "Facci fare una bella assicurazione per una felice vecchiaia".., ma: "Oggi ti chiedo il necessario per oggi", "Mi fido della tua Provvidenza al punto di non farmi venire l’ansia per il domani", "Mi basta quello che è necessario oggi perché so che domani potrò chiedere alla tua bontà il necessario per domani". E questo non vuoi dire non avere speranze o progetti, ma vuoi dire che questi progetti che ho li metto nelle tue mani perché so che sono buone mani e quindi non mi preoccupo troppo.
LA STORIELLA DELLA FRITTATA
Conosciamo tutti, in varie versioni, la storiella di quella donna che si recava ai mercato, portando sulla sua testa una bella frittata, e faceva i suoi calcoli: "Venderò questa frittata e con i soldi guadagnati comprerò una gallina. Con la vendita delle uova della gallina potrò comprare una capra. Con il latte della capra si può fare del formaggio. Con la vendita del formaggio mi comprerò una mucca, mi farà dei vitelli, con i vitelli mi comprerò un campo e poi una casa.. ." E mentre parlava tra sé, si agitava.., a tal punto che la frittata che portava nel paniere, sul capo, scivolò e si spiaccicò a terra. E’ bello fare e avere progetti, ma ricordati che tra la frittata e la casa c’è di mezzo... la testa ferma che porta ora la tua frittata.
Non può mancare la speranza ma gran parte delle frustrazioni e angosce derivano dal passato e dal futuro che non sono nostri.
Scriveva Thomas Carlyle: li nostro compito principale non è di vedere quel che si profila indistinto al lontano orizzonte, ma di fare quel che abbiamo a portata di mano.
perché GLI OSPEDALI SONO PIENI
Uno dei dati più impressionanti dei nostro modo di vivere odierno è che la metà dei letti di ospedale è riservata a pazienti affetti da disturbi nervosi e psichici, pazienti che sono crollati sotto il peso schiacciante di "ieri", ammassati gli uni sugli altri. Eppure una gran parte di questa gente passeggerebbe tranquillamente per strada, conducendo una vita operosa e felice, se solo avesse ascoltato le parole di Gesù: "Non darti pensiero per il domani". Sir William Osler traduceva questo pensiero di Gesù con questa indicazione: "Vivi in compartimenti stagni di ventiquattro ore". Ci troviamo tutti in questo preciso istante, e in ogni istante della nostra esistenza, all’incontro tra due eternità: l’immenso passato che è sempre esistito e il futuro che sta sorgendo nell’attimo in cui si parla. Nessuno di noi può vivere a cavallo tra le due eternità, nemmeno un solo istante. Cercando di farlo possiamo soltanto arrivare allo sfacelo. Accontentiamoci di vivere nel solo tratto di tempo in cui ci è concesso di farlo: da questo istante fino all’ora di andare a letto. "Ognuno è in grado di reggere il proprio peso, per grave che sia, fino al calar della notte", scriveva Robert Louis Stevenson. "Ognuno è in grado di compiere il proprio lavoro di un giorno, per grave che sia. Ognuno è in grado di vivere piacevolmente, pazientemente, amorevolmente e con purezza fino a che il sole non sia tramontato. E’ tutto qui il senso della vita".
L’UOMO INQUIETO
Un uomo andò un giorno dal Profeta. Prima che aprisse bocca, questi gli disse: Sei venuto a chiedermi che cos’è la virtù. Come fai a saperlo? Perché ti vedo teso ed inquieto. Ora ascolta. Per sapere cos’è la virtù, interroga il tuo cuore. La virtù è ciò mediante cui l’anima gode del riposo e il cuore della tranquillità. Il peccato è ciò che porta turbamento all’anima e tumulto al cuore. Non perdere tempo a chiedere a destra e a manca che cos’è la virtù. Vivila. L’anima e il cuore ti risponderanno. (Tradizione musulmana)
QUANDO SARO’.,.
Perché siamo così sciocchi, così tragicamente sciocchi?
"Com’è buffa questa nostra piccola processione della vita", scriveva Stephen Leacock. "Dice il bambino: quando sarò un ragazzo grande! Ma poi? Dice il ragazzo: quando sarò una persona adulta! E poi, quando è adulto, dice: quando sarò sposato! Ma sposarsi dopo tutto cos’è? E il pensiero si trasforma in: quando potrò andare in pensione! E una volta in pensione, volge indietro lo sguardo al passato; tutto ormai è perduto e non tornerà più. La vita, lo apprendiamo troppo tardi, sta tutta nell’attimo in cui si vive, nell’ordito di ogni giorno, di ogni ora.
SALUTO ALL’ALBA
Guarda il giorno che nasce! Poiché è la vita, la vera vita della vita. Nel suo breve corso posano tutte le verità e le ricchezze della tua esistenza: la gioia della crescita, la gloria dell’azione, lo splendore del compimento; poiché ieri non è che un sogno, e il domani soltanto una visione, ma l’oggi vissuto bene rende ogni giorno trascorso un sogno dì felicità, e ogni domani una visione di speranza. Guarda perciò attentamente il giorno che nasce! Questo è il saluto all’alba. (Kalidasa, drammaturgo indiano)
Una preghiera di S. Tommaso Moro
Dammi, o Signore, una buona digestione e naturalmente anche qualcosa da digerire. Dammi la salute del corpo con il buon umore necessario per mantenerla. Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri, i lamenti e non fare che io mi crucci per quella cosa troppo invadente che si chiama "io". Dammi il senso del ridicolo. Concedimi la grazia di comprendere gli scherzi affinché io conosca nella vita un po’ di gioia e possa farne partecipi anche gli altri. Cosi sia.
FEBBRAIO
"Non preoccupatevi". Parla il medico Gesù (Mt. 6,25 - 34)
"Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo... Guardate gli uccelli del cielo... Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano... Ora se Dio veste così l’erba del campo, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi, dunque, per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena".
In questo piccolo brano di Vangelo ci sono tante ricette per guarire da tanti mali del nostro tempo e per trovare la via per aprirsi a Dio. Proviamo a vedere alcuni di questi consigli."Non preoccupatevi. ." : tutto nella vita può preoccuparci, la salute, la famiglia, il lavoro, un esame, il futuro, e dopo che ti sei preoccupato ben bene che cosa cambia? Diceva Alexis Carrel: "Quelli che non sanno vincere le preoccupazioni, muoiono giovani" e rincara .Joseph F. Montague: "Le vostre ulcere non derivano da ciò che mangiate, ma da quello che vi mangia". Già Platone diceva che "il più grande errore dei medici è curare il corpo senza darsi cura dello spirito, perché spirito e corpo sono una cosa sola e non dovrebbero mai essere considerati separatamente". Impegnarsi, sì; preoccuparsi non serve. Quando Montaigne, il famoso filosofo francese, fu eletto sindaco di Bordeaux, la sua città natale, disse ai suoi concittadini: "Sono disposto a prendere i vostri affari nelle mie mani, ma non nel mio fegato o nei polmoni". Ricordo che da giovane prete rimasi "scandalizzato" da un parroco anziano che, davanti alle mie esuberanze, diceva: "Prima salvati il fegato, poi salverai le anime". Mi sembrava contrario al Vangelo che dice che "chi perderà la sua vita, la salverà", ma poi ho capito quello che intendeva quel prete: le preoccupazioni, il falso zelo, il voler far tutto ti creano preoccupazioni tali che finisci di far niente affannandoti. Se invece il tuo "fegato" funziona bene ti preoccupi di meno, sei più disponibile e attento agli altri, ti fidi di più della Provvidenza. Ho preso l’abitudine, quando mi accorgo di non essere in grado di gestire certi problemi della parrocchia, di rivolgermi al Signore, dicendogli: "Signore, la ditta è tua, io arrivo solo fin qua. Pensa Tu al resto!".
"La vita non vale forse più del cibo e del vestito?".
che io ho paura anche di un’iniezione e di certo non andrei a farmi tagliuzzare per essere più bello, ma penso anche all’inutilità di tanti problemi che uno si fa quando potrebbe vivere più sereno con se stesso e con gli altri. A questo proposito può illuminarci questa storiella:
LA DIETA DELLA BELLEZZA
C’erano una volta, in un paese orientale, due bellissime sorelle. La prima sorella andò sposa al re, la seconda ad un mercante. Con il passare del tempo, però, la moglie del re si era fatta sempre più magra, sciupata e triste. La sorella, che viveva con il mercante accanto al palazzo reale, pareva farsi più bella ogni giorno che passava. Il sultano convocò il mercante nel suo palazzo e gli chiese: "Come fai?".
"E’ semplice: nutro mia moglie di lingua". Il sultano diede ordine di preparare quintali di lingua di montone, di cammello, di canarino per la dieta della moglie. Ma non successe niente. La donna era sempre più smunta e malinconica. Infuriato, il re decise di far cambio. Mandò la regina dal mercante e si prese in moglie la sorella. Nella reggia però, la moglie del mercante, diventata regina, sfiorì rapidamente. Mentre la sorella, a casa del mercante, in poco tempo ridivenne bella e radiosa. Il segreto? Ogni sera il mercante e sua moglie parlavano, si raccontavano storie e cantavano insieme.
Non affannatevi, dunque, per il domani perché il domani avrà già le sue inquietudini.
A ciascun giorno la sua pena
Scriveva Marcel Pagnol: "La gente non riesce quasi mai ad essere felice perché vede sempre il passato migliore di quanto era, il presente peggiore di quanto è e il futuro più roseo di quanto sarà".
Una delle più grandi ansie è l’impressione di non avere tempo. Sulla tomba di molte persone si potrebbe scrivere questo epitaffio: "Non aveva tempo di buttare giù una riga. Non aveva tempo di dare il suo voto. Non aveva tempo di cantare una canzone. Non aveva tempo di raddrizzare un torto. Non aveva tempo di amare e di donare. Non aveva tempo di vivere davvero. D’ora in poi avrà tempo a non finire. Oggi è morto il mio amico "sempre occupato". Non ti affrettare per arrivare, il buon camminatore arriva.
Scrive Andrè Maurois: "La felicità dipende dalla nostra volontà. E’ la paura, una paura del tutto inutile, che ci procura il senso di infelicità. La felicità non dipende da avvenimenti esterni, favorevoli o no, ma è qualcosa di interiore". In un’antica lapide ritrovata nella chiesa di S. Paolo a Baltimora, si legge:
I PASSI FONDAMENTALI DEL CAMMINO
Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio. Finché è possibile, senza doverti abbassare, sii in buoni rapporti con tutte le persone. Dì la verità con calma e chiarezza, e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli ignoranti; anche loro hanno una storia da raccontare. Evita le persone volgari e aggressive, esse opprimono lo spirito. Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine, perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te. Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti. Conserva l’interesse per il tuo lavoro, per quanto umile; e ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo. Sii prudente nei tuoi affari perché il mondo è pieno di tranelli. Ma ciò non accechi la tua capacità di distinguere la virtù; molte persone lottano per grandi ideali, e dovunque la vita è piena di eroismo. Sii te stesso. Soprattutto non fingere negli affari e neppure sii cinico riguardo all’amore, poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni, esso è perenne come l’erba. Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall’età, lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza. Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l’improvvisa sfortuna. Ma non tormentarti con l’immaginazione. Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine. Al di là di una disciplina morale, sii tranquillo con te stesso. Tu sei un figlio dell’universo, non meno degli alberi e delle stelle; tu hai diritto ad essere qui. E che ti sia chiaro o no, non vi è dubbio che l’universo ti si stia schiarendo come dovrebbe. Perciò sii in pace con Dio, comunque tu Lo concepisca, e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni, conserva la pace con la tua anima, pur nella rumorosa confusione della vita. Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti, è ancora un mondo stupendo. Fai attenzione. Cerca di essere felice. (Da un’antica lapide trovata nella chiesa di S. Paolo, a Baltimora 1692.)
MARZO
"Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Matteo 7,21).
Altro preziosissimo consiglio per star bene nel corpo e nello spirito: non essere parolai e chiacchieroni e impiegare il proprio tempo di modo da non averne troppo da perdere per pensare e arzigogolare su problemi reali o fittizi che ci rendono infelici.
La parola è un mezzo importante per comunicare, conoscere, ma è anche il mezzo per nasconderci, farci vedere diversi. Le parole possono costruire e possono distruggere. Dio per comunicare con noi usa le parole che noi leggiamo nella Bibbia e soprattutto ci dà la Parola che è Gesù; noi rispondiamo con le nostre parole (preghiera e vita), ma anche qui dobbiamo stare attenti a non ingannarci ed ingannare con le parole.
HANNO DETTO
"Chi ha troppe parole non può che essere solo". (Elias Canetti)
"I fiumi che hanno maggior profondità corrono con minor rumore". (Curzio)
"Per i buoni pensieri non occorrono molte parole: soltanto i cattivi si nascondono dietro a un diluvio di chiacchiere". "Parlare molto di sé può anche essere un modo per nascondersi". (Nietzsche)
"I chiacchieroni sono i più discreti degli uomini: chiacchierano, chiacchierano, e non dicono mai niente". (D’Houdetot Elisabeth)
"Le parole umane non possono racchiudere ciò che lo Spirito di Dio rivela". (Giovanni Della Croce)
"Quando si è parlato molto si è detto sempre qualcosa che sarebbe stato meglio tacere". (Confucio)
"La vita moderna si svolge sotto la dittatura degli altoparlanti, l’uomo è ridotto ormai ad un paio di orecchi montato su un paio di gambe". (Duncan)
"Di fronte alla parola di Dio non si può rimanere neutrali. L’indifferenza è già una scelta". (Franco Cecchin)
"Dio non smette di parlare; ma, fuori il rumore delle creature e dentro di noi quello delle passioni, ci stordiscono e ci impediscono di ascoltarlo". (Fenelon)
"Occorre ben altro che le parole per guarire le ferite prodotte dalle parole". (Italo Svevo)
Gesù, poi, ci suggerisce il modo concreto di rispondere a Dio: "Fare la sua volontà", cioè agire. E questo suggerimento è prezioso anche per vincere le nostre ansie.
Diceva George Bernard Shaw: "Il segreto per essere infelici sta nell’avere il tempo sufficiente per domandarsi se si è infelici o no".
Wiston Churchill lavorava diciotto ore al giorno nei momenti cruciali della guerra. Quando gli chiesero se le sue tremende responsabilità lo facevano stare in ansia, lui rispose: "Ho troppo da fare. Non ho tempo per stare in ansia".
Il grande scienziato Pasteur parlava della "pace che regna nelle biblioteche e nei laboratori". Perché questa pace? Perché di solito le persone nelle biblioteche e nei laboratori sono troppo assorte nel loro lavoro per preoccuparsi d’altro. Gli scienziati, di rado subiscono dei tracolli nervosi. Non hanno tempo per lussi del genere. Quando non siamo occupati, il nostro cervello tende a svuotarsi e allora la natura si preoccupa di riempirlo soprattutto con le emozioni e queste, causate da ansia, paure, odio, gelosie, invidie tendono a scacciare dalla nostra mente i pensieri riposanti e felici. Se non occupiamo il nostro tempo dando un senso al nostro agire, ma stiamo lì a non far niente e ad almanaccare, coveremo dentro di noi un intero gregge di folletti molesti che prima o poi devasteranno la nostra vita.
IL GRANDE ALBERO E GLI INSETTI
Sulle pendici di Long’s Peak, nel Colorado, giacciono i resti di un albero gigantesco. Era lì da oltre quattro secoli. Era un arboscello quando Colombo sbarcò a San Salvador e un albero alto come tutti gli altri quando i primi coloni si stabilirono a Plymouth. Nel corso della sua lunga esistenza fu colpito dal fulmine oltre una dozzina di volte, e le innumerevoli valanghe e tempeste di quattro secoli lo scrollarono. Sopravvisse a tutti i cataclismi. Alla fine un esercito di insetti lo prese d’assalto e lo rase al suolo. Si aprirono una via attraverso la corteccia e gradatamente lo svuotarono, divorandolo a poco a poco con un lavoro incessante. Un gigante della foresta che aveva resistito alle tempeste e al lento logorio dei secoli, capitolò di fronte a degli insetti così piccoli che un uomo avrebbe potuto schiacciarli tra il pollice e l’indice.
Non somigliamo anche noi a quel gigante della foresta? A volte sopravviviamo alle rare tempeste, alle valanghe, ai duri colpi dell’esistenza, per poi lasciarci divorare il cuore dai piccoli insetti delle preoccupazioni, insettini che uno sarebbe capace di schiacciare tra il pollice e l’indice.
APRILE
"Non chi dice Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio".
Continuiamo a meditare questa frase di Gesù detta da Lui per invitare gli apostoli e noi a fare delle scelte decisive nel seguirlo; non possiamo tenere il piede in due scarpe, seguire Lui e rimanere ancorati a vecchie tradizioni religiose o ad egoismi. In un altro brano dice la stessa cosa in altri termini: "Non si può cucire un pezzo preso da un vestito nuovo su un vestito vecchio perché si perde il nuovo e il pezzo grezzo strappa ancora di più il vecchio".
E’ inutile e controproducente rinvangare continuamente il passato, non accettare ciò che è successo.
ACCETTARE LE SITUAZIONI
Sui ruderi di una cattedrale di Amsterdam c’è questa epigrafe: "E’ così. Non può essere diversamente". Man mano che si va avanti negli anni ci si imbatte in un mucchio di circostanze spiacevoli che sono così e non possono essere diversamente. Abbiamo facoltà di scelta. Possiamo accettarle come inevitabili e adattarcisi, oppure farci la vita amara, rischiando un tracollo nervoso.
Dice William .James: "Accettare quanto è accaduto è il primo passo per evitare le conseguenze di qualsiasi disgrazia
Lo stesso pensiero, in altre parole, lo ha espresso anche Schopenhauer: "Una buona provvista di rassegnazione è della massima importanza nel rifornimento per il viaggio della vita".
Certo, le circostanze per sé sole non bastano a rendere felici o infelici. E’ il modo di reagire alle circostanze che determina i nostri sentimenti. Gesù ci ha detto che il Regno dei cieli è dentro di noi, ma dentro di noi può esserci anche l’inferno. Siamo tutti capaci di far fronte alle disgrazie, alle tragedie o al trionfo, se necessario. A volte non ne siamo convinti. Ma abbiamo dentro delle risorse inesauribili, capaci di qualsiasi cosa, purché si sappia impiegarle. Siamo più forti di quanto pensiamo. Potremmo, qualche volta, usare questa semplice preghiera di Reinhold Neibuhr:"Dio, dammi di accettare serenamente le cose che non è in mio potere modificare.
Dammi il coraggio di modificare quelle che posso e la saggezza di distinguere le une dalle altre".
AVERE PENSIERI POSITIVI
Scriveva già Marco Aurelio:
"La nostra vita è quella che i nostri pensieri vanno creando". Se abbiamo dei pensieri felici, saremo felici. Se alimentiamo pensieri tristi, saremo tristi. Se nutriamo pensieri paurosi, avremo paura. Se ci agitano pensieri morbosi, probabilmente saremo malati. Se pensiamo al fallimento, di certo falliremo. Se ci disprezziamo, gli altri ci disprezzeranno. ‘Non siete quello che pensate di essere, ma siete quello che pensate
Milton, cieco com’era, intuì la stessa verità tre secoli fa: "La mente è la sua stessa condizione e in sé sola può fare dell’inferno un paradiso e del paradiso un inferno". Napoleone ebbe tutto quello per cui gli uomini si scannano a vicenda: gloria, potenza, ricchezza e tuttavia a S. Elena, disse: "Non ho mai avuto una sola settimana felice nella mia vita", mentre mi è capitato di conoscere una donna immobilizzata nel suo letto da oltre trent’anni che mi diceva serena: "Ho trovato la vita così bella!".
SOLO PER OGGI
Solo per oggi sarò felice.
Solo per oggi cercherò di adattarmi a quello che è e non tenterà di adattare ogni cosa ai miei desideri. Prenderò la mia famiglia, i miei affari, il mio destino così come sono.
Solo per oggi mi prenderò cura del mio corpo. Lo terrò in esercizio, lo curerò, lo nutrirò, non ne abuserò né lo trascurerò ed esso sarà a mio servizio.
Solo per oggi cercherò di rafforzare la mia mente, studierà qualcosa di utile, non lascerà in ozio il mio cervello.
Solo per oggi eserciterò il mio spirito: renderò a qualcuno un buon servizio, senza che questi se ne accorga e farò almeno una cosa che preferirei non dover fare.
Solo per oggi cercherò di essere simpatico. Mi mostrerò come meglio posso, parlerò sottovoce, agirò con cortesia, non criticherò, cercherò di dire parole di incoraggiamento.
Solo per oggi tenterò di vivere soltanto per questa giornata, senza affrontare in una volta tutti i problemi dell’esistenza.
Solo per oggi, mi concederò un momento tutto per me per trovare il senso della vita e di Dio.
Solo per oggi non avrò paura di nulla; soprattutto non avrò paura di essere felice, di godere il bello, di amare e di credere che quelli che amo, mi amano.
VEDERE IL LATO BUONO DELLA VITA
Sicura di sé.
In una raccolta di fondi per la ricerca sul cancro, un contributo essenziale fu dato da una vedova cieca. La donna non vi trovava nulla di straordinario. Al giornalista che la intervistò, disse: "Mi è stato insegnato a essere sicura di me. Posso ancora distinguere tra luce e ombra, non sono del tutto cieca. Posso ancora fare molto e, grazie a Dio, non mi sono mai scoraggiata. La mia cecità è sopraggiunta gradualmente e mi considero fortunata di aver avuto tanti anni di vista buona
Questa donna ci insegna a vedere il lato buono e positivo delle circostanze, qualunque esse siano. "La mente forte e matura è la mente che accetta sia le cose grandi sia le piccole". (Samuel Johnson)
MAGGIO
Quello che esce dallo bocca, viene dal cuore (Mt. 15,18)
Non so se l’avete notato: il più grande peccato per Gesù, nel Vangelo, è quello dell’ipocrisia; è inutile mascherare quello che siamo, è inutile nascondere la non fede dietro formule religiose. Gesù è chiaro: il bene e il male sono dentro di noi, nel nostro cuore. Gesù sa che "è dal cuore che provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie" e sa anche che "queste sono le cose che rendono immondo l’uomo". Lo rendono immondo e lo "ammalano" moralmente, psichicamente, materialmente.
LAVORARE PER AMORE O PER TIMORE
Una giovane donna felice, incinta per la prima volta, che sta cucendo un corredino, pensa a cucire bene. E non dimentica mai, nemmeno un momento, che sta cucendo per amore del bimbo che porta dentro di sé.
In un laboratorio carcerario, una condannata cuce pensando anch’essa a cucire bene, perché teme altrimenti di venire punita. Possiamo immaginare le due donne nello stesso momento fare il medesimo lavoro, attente alla medesima tecnica. Eppure quale differenza fra l’uno e l’altro lavoro! (S. Weil)
GUARDANDO GLI ALTRI
Ti può accadere di star seduto alla finestra a guardare i passanti. E mentre li guardi ti può capitare di vedere una monaca che avanza alla tua destra, e una prostituta alla tua sinistra. E nella tua innocenza potresti dire: "Quant’è nobile la prima e quant’è ignobile la seconda". E se tu chiudessi gli occhi e ascoltassi ancora un po’, sentiresti una voce che sussurra nell’etere: "Una mi cerca nella preghiera e l’altra nel dolore. E nell’anima di ognuna c e una dimora per il mio Spirito".
L’ILLUSIONE
Tu credi di essere infelice perché non hai questo, ti manca quest’altro, oppure perché sei ammalato, abbandonato, senza lavoro, senza amici. in realtà, ho conosciuto ricchi disperati, sapienti amareggiati, potenti nevrotici. E, per contro, morenti sereni, reclusi pacificati, poveri felici. E anche tu, ci scommetto.
Come la mettiamo dunque? Quando ti deciderai a capire che la felicità non può venire dall’esterno ma nasce di dentro? Quando la smetterai di illuderti che essere felici è un diritto, senza far nulla per seminare nel tuo cuore il tuo dovere di felicità? E’ un parlare duro, lo so, anche scottante. Ma la felicità non te la dà nessuno e nessuna cosa, se prima non sei tu a voler essere felice per mezzo di te stesso, chiunque tu sia, intelligente o ignorante, cavaliere o mendicante. La felicità e l’infelicità nascono dal cuore; è la tua brama che vede distorto; è la tua concupiscenza che sporca le cose; è la tua accidia che appiattisce tutto; è la tua poca fede che rende opaca la terra. Rinnovati ogni giorno, amico. Ogni giorno rinasci. Dà alle cose e agli uomini il piccolo grammo della tua felicità conquistata. Ti verrà resa al centuplo.
(Anonimo inglese del XIII secolo)
COME SI PUO' IMPARARE
Guardate una foglia in primavera: quanto è delicata, eppure racchiude in sé una forza straordinaria che le permette di subire il vento; in estate raggiunge la sua maturità; in autunno, ingiallisce, e poi muore. E’ una delle cose più belle che si possano vedere. Tutto ciò è un divenire di bellezza e di vulnerabilità. La foglia, così tenera, si fa ricca, prende forma, affronta l’estate, e quando viene l’autunno, si tinge d’oro. Non vi è mai un istante di bruttezza, alcuna decadenza nel pieno dell’estate. E’ un movimento costante di bellezza in bellezza. Vi è una pienezza nella foglia di primavera come nella foglia che muore.
Perché gli esseri umani non possono vivere e morire nello stesso modo? Che cos’è quella cosa che li distrugge dall’inizio alla fine? Osservate un fanciullo di circa dodici anni, quanto per lui sia facile ridere; a quarant’anni diviene rude e duro; il suo stesso modo di essere, il suo viso cambiano. E’ prigioniero di un modello. Come si può imparare a vivere e morire, e non soltanto imparare a morire? Come si può imparare a vivere una vita della quale la morte fa parte, una vita la cui fine, il cui termine, l’atto finale di morire è parte integrale del vivere? Se imparo a vivere, imparo anche come morire. Io voglio imparare come vivere, voglio conoscere che cosa sia la sofferenza, il piacere, il dolore, la bellezza. Io imparo. E poiché io imparo a conoscere la vita, imparo a conoscere la morte. Imparare è un atto di purificazione e non soltanto un’acquisizione di conoscenza. Imparare significa eliminare, semplificare. Se il mio spirito è pieno, non posso imparare; per farlo, è necessario che si purifichi completamente. Così, quando vuole apprendere, eliminando tutto ciò che ha avuto di sapere, lo spirito deve fare completamente il vuoto in se stesso; solo allora può apprendere.
GUARDATEVI DALLE CRITICHE AVVENTATE
A giudicare dal modo in cui maturano, spesso gli uomini mi ricordano le pere. Alcuni sono già maturi a 20 anni e bisogna prenderli come sono, perché la loro stagione dura poco. Altri arrivano alla condizione perfetta più tardi, come i frutti autunnali, e durano più a lungo di quelli estivi. E taluni, che sono rimasti duri e poco invitanti fino a quando la stagione degli altri è finita, acquistano colore e profumo molto dopo le prime gelate. Perciò guardatevi dalle critiche avventate; il frutto duro e aspro che disdegnate può essere una pera d’autunno o d’inverno, e quello che
avete raccolto sotto l’albero in agosto può essere soltanto una pera fatta cadere dal vento e guastata dai vermi. (O.Holmes)
GIUGNO
Amate i vostri nemici
Gesù, dicendo "amate i vostri nemici" non dava solo un insegnamento morale. Ci insegnava anche a star bene. Odiando i nostri nemici, noi mettiamo un’arma nelle loro mani: un’arma che si rivolge contro il nostro sonno, il nostro appetito, la nostra pressione arteriosa, la nostra salute e la nostra felicità, I nostri nemici farebbero salti di gioia se solo sapessero i tormenti che ci danno quando l’odio scarica su di noi la sua negatività: il nostro odio non li ferisce minimamente, serve solo a rendere i nostri giorni e le nostre notti un inferno. In che modo lo spirito di vendetta può nuocerci? Secondo la rivista LIFE, viene detto che: "La principale caratteristica delle persone affette da ipertensione è il risentimento. Quando il risentimento è cronico anche i disturbi cardiaci diventano cronici". In fondo, Gesù quando diceva: "Perdonate settanta volte sette", ci insegnava il modo di evitare l’ipertensione arteriosa, i disturbi cardiaci, l’ulcera allo stomaco e molti altri mali. Gesù, dicendo "Amate i vostri nemici" insegnava anche a migliorare il nostro aspetto esteriore. Conosciamo tutti delle persone il cui volto è indurito dall’odio e sfigurato dal rancore. Tutti i cosmetici del mondo non migliorerebbero il loro aspetto quanto potrebbe farlo un cuore pieno di perdono, tenerezza e affetto. L’odio, poi, ci toglie perfino il gusto di mangiare. Già la Bibbia diceva: "Meglio mangiare erba dove c’è affetto, che non un bue intero condito con odio I nostri nemici non si fregherebbero le mani di gioia se sapessero che il nostro odio per loro ci deprime, ci rende stanchi e nervosi, sciupa il nostro aspetto, ci dà dei disturbi al cuore e probabilmente ci accorcia la vita?
Se non possiamo amare i nostri nemici, cerchiamo almeno di amare noi stessi. Amiamoci tanto da impedire ai nostri nemici di influire sulla nostra felicità, la nostra salute, il nostro aspetto. Come disse Shakespeare: "Per i nemici non riscaldate tanto la fornace da bruciarvi voi stessi". "Essere ingannati e derubati disse Confucio non è nulla se noi non insistiamo a ricordarcene". A chi chiedeva al figlio di Eisenhower se suo padre serbasse mai rancore: "No, rispose papà non sciupa mai un solo minuto della giornata a pensare alle persone che non gli vanno a genio".
Un vecchio detto dice che un uomo è sciocco se non sa arrabbiarsi, ma un uomo è saggio se non vuole arrabbiarsi.
Epitteto aveva ammonito secoli fa che uno raccoglie quello che ha seminato e che in un modo o in un altro il destino ci fa pagare le nostre cattive azioni. "Alla lunga disse Epitteto ognuno paga l’ammenda per i propri misfatti". Chi rammenta questo, non si arrabbierà con nessuno, non si indignerà con nessuno, non insulterà nessuno, non muoverà a nessuno dei rimproveri e non odierà nessuno.
SEGNALI DI CRESCITA
"Oggi mi sono liberato da ogni impedimento. Sono libero. Mi sono liberato dalle mie opinioni". (Marco Aurelio)
"Incolpare gli altri delle proprie sventure è segno d’ignoranza; incolpare se stessi è l’inizio della saggezza; non incolpare nè gli altri nè se stessi è un segno di perfetta saggezza". (Epitteto)
"Non è quel che abbiamo, ma quel che godiamo a fare la felicità". (C. P.)
"La cadenza del nostro passo trova forza superando gli ostacoli sulla via" (Tagore)
Quel
che un altro avrebbe fatto bene quanto te, non farlo" .Detto nepalese
L’ AGGRESSIVITA’
L’invidia è il sentimento di base che scatena l’aggressività. Tutti siamo invidiosi, perché tutti vorremmo ciò che gli altri hanno e noi no. Così scatta l’impulso di appropriarcene; e per fare questo tendiamo a distruggere l’altro. Poi, in genere, ci rendiamo conto che distruggendo gli altri distruggiamo noi stessi, e allora mettiamo in atto dei processi di "riparazione", cerchiamo di riparare al malfatto o al mal desiderato per ritornare ad una situazione di equilibrio fra noi e gli altri. Ma quante volte è troppo tardi? (Enzo Funari)
IMPARANDO A PERDONARE
Non basta perdonare gli altri, dobbiamo perdonare loro con umiltà e compassione. Se perdoniamo senza umiltà, il nostro perdono è una beffa: presuppone che noi siamo migliori di loro. (Thomas Merton)
Il giorno in cui il bambino si avvede che tutti gli adulti sono perfetti diventa un adolescente; il giorno in cui li perdona diventa un adulto; il giorno in cui perdona se stesso diventa saggio. (Alden Nowlan)
LUGLIO
" Gratuitamente avete ricevuto.,. gratuitamente donate
In un mondo in cui tutto è dovuto, tutto è dotato di cartellino dei prezzi (più iva, naturalmente) diventa difficile comprendere il valore del gratuito sia in quello che abbiamo ricevuto, sia in quello che possiamo dare. Eppure il renderci conto di avere tante cose gratuite e belle ci aiuterebbe a liberarci dal pessimismo che ci ammala e ci rende negativi per noi e per gli altri.
I MIGLIORI MEDICI DEL MONDO
Le parole "Rifletti e ringrazia" sono scolpite in molte chiese inglesi. Bisognerebbe scolpirsele nel cuore. "Rifletti e ringrazia". Pensa a tutto quello di cui dovresti essere riconoscente e ringrazia Dio per quello che hai. Jonathan Swift, l’autore dei "Viaggi di Gulliver", fu il più corrosivo pessimista della letteratura inglese. Era così angosciato d’esser venuto al mondo, che vestiva di nero e digiunava il giorno del suo compleanno; eppure nella sua disperazione, questo tremendo pessimista lodava il grande potere rigenerante dell’allegria e della felicità. "I migliori medici del mondo", diceva sempre, "sono Dottor Cibo, Dottor Quiete e Dottor Allegria".
Tutti noi possiamo farci curare gratis dal "Dottor Allegria" a tutte le ore del giorno, purché teniamo presenti le incredibili ricchezze che possediamo ricchezze che sorpassano di molto i favolosi tesori di Ali Babà. Vendereste i vostri occhi per un milione di dollari? A quale prezzo cedereste le gambe? Le mani? L’udito? I figli? La famiglia? Sommate tutto ciò e vedrete che non cedereste quel che avete per tutto l’oro accumulato dai Rockefeller, dai Ford e dai Morgan messi insieme. Ma apprezziamo tutto questo? No. Come disse Schopenhauer: "Si pensa raramente a quello che si possiede, ma sempre a quello che non si ha". Sì, la tendenza a "pensare raramente a quello che si possiede e sempre a quello che non si ha" è la più crudele tragedia umana. Ha provocato più catastrofi di qualsiasi guerra e cataclisma della storia.
Dl COSA MI LAMENTO?
Il Time pubblicò un articolo su un sergente che era stato ferito a Guadalcanal. Era stato colpito alla gola da una scheggia di granata e gli erano state fatte sette trasfusioni di sangue. Scrivendo con la matita su un foglietto, chiese al medico: "Vivrà?" Il medico rispose: "Si". Sempre scrivendo, domandò: "Potrò parlare?" Di nuovo la risposta fu sì. Allora scrisse sul foglietto: "Allora di che mi lamento?".
Domandiamocelo anche noi: "Allora di che mi lamento?" Al confronto, i nostri guai saranno quasi certamente insignificanti. Circa il novanta per cento delle cose della vita va bene, e solo il dieci per cento ci va di traverso. Se vogliamo esser felici, pensiamo soltanto al novanta per cento che va bene e ignoriamo il dieci per cento che va di traverso. Se vogliamo tormentarci, amareggiarci l’esistenza, farci venire l’ulcera allo stomaco, pensiamo al dieci per cento che va di traverso e ignoriamo il novanta per cento che va a gonfie vele.
IMPARIAMO DAGLI ALBERI
Si legge nel Bhagavata Purana, una raccolta di leggende dell’antica India, che Krishna e il suo amico Balarama conducevano le mucche al pascolo. Il sole era cocente, ma l’ombra degli alberi ai bordi della strada li proteggeva dai raggi. Krishna osservò: "Come sono fortunati questi alberi! Vivono solo per il beneficio degli altri. Sono esposti al vento e al sole, alla pioggia e alla neve. Ci proteggono e ci fanno ombra senza aspettarsi alcuna ricompensa".
La nostra vita ha significato solo quando è condivisa. Come doniamo, così riceviamo.
AGOSTO
Venite in disparte con me riposatevi un po’
Gesù chiede molto, ma è anche attento a rispettare i ritmi della vita e le esigenze fisiche dei suoi apostoli: dopo la missione li invita al riposo. La nostra epoca è quella degli affannati, sembra che abbiamo tutto da fare noi, per il denaro e il successo siamo disposti a passare sulle esigenze del nostro corpo e poi ci ritroviamo stressati, depressi e diamo molto lavoro a psicologi e psichiatri, Il Vangelo non è contrario al corpo. Gesù vuole salvare l’uomo intero con tutta la sua realtà. L’uomo sta bene quando sta bene con se stesso, quando non eccede sul suo corpo, quando sa di poterlo governare, quando rispetta e ama i ritmi della natura, quando lavora e sa riposare, quando gode del cibo ma sa dosarlo in modo giusto.
Il riposo non è solo una necessità fisica, ma un bisogno della mente e dello spirito. Sapersi staccare dal proprio lavoro e trovare un equilibrio fra attività e riposo è più che mai necessario non solo per recuperare energie, ma per ricreare se stessi. Cioè per ricostituire quell’unità di corpo, mente e spirito che esce il più delle volte frantumata dal superlavoro, dall’ansia, dalla frenesia della vita quotidiana. Il riposo è anche divertimento, volgere l’attenzione ad altro, ad un’occupazione diversa da quella abituale. Ma l’idea che si ha oggi di divertimento non è forse propriamente quella che permette di ricrearsi e di riposare veramente. Quando non lavora, l’uomo moderno desidera lasciarsi andare alla pigrizia e ad una sorta di auto indulgenza che lo porta a "riempire di cose" il vuoto lasciato dall’inattività. Il risultato di questo moltiplicarsi di esperienze, di immagini e di rumori è sovente lo stordimento, la noia e, raramente, il riposo. Se bisogna imparare a lavorare è dunque anche vero che bisogna imparare a riposarsi. Riposo non è inattività, non è rinuncia a fare esperienze, ma è scelta attenta di ciò che aiuta effettivamente a ricrearsi, è rifiuto di ciò che disgrega, affatica, annoia. Il riposo dovrebbe essere serenità, gioia e non delusione. Per recuperare la pace interiore, per riconciliarsi gioiosamente con la vita e con le persone care, per ridare senso all’agire quotidiano e, quindi, anche al lavoro, è necessario, inoltre, ritrovare la capacità di fermarsi: nel silenzio, nella calma, nella quiete. Silenzio, calma e quiete restituiscono quelle energie positive che permettono di vivere meglio con se stessi, con gli altri e con l’intera Creazione. Silenzio, calma e quiete possono diventare la via per far ricorso al Creatore e per comprendere il valore ultimo della nostra esistenza.
La necessità di interrompere.
Quando la stanchezza si fa sentire, l’attenzione diventa impossibile, a meno di essere degli esperti. Meglio allora cercare di distendersi, e ricominciare più tardi. Rilassarsi e poi ricominciare, come il ritmo delle inspirazioni ed espirazioni. (S. Weil)
I MONACI E IL CACCIATORE
Un giorno San Antonio stava facendo ricreazione con i suoi fratelli nel deserto, quando arrivò un cacciatore e restò sorpreso, quasi scandalizzato vedendo i monaci giocare.
Allora San Antonio lo pregò di tirare una freccia col suo arco, cosa che il cacciatore eseguì. Ancora, non smettere finché non te lo dico io! ordinò il santo, e il cacciatore seguitò a tirare frecce finché si fermò giustificandosi di non poter continuare poiché si era allentata la corda dell’arco. Come vedi disse il santo ogni tanto è necessario lasciarla riposare. Lo stesso accade al nostro corpo e al nostro spirito, perché sopportino la fatica. E’ quello che ci hai visto fare quando sei arrivato.
AFFIDARE OGNI PROBLEMA A DIO
La sera, i monaci usano seminare nei solchi della notte il punto cruciale delle loro meditazioni. Essi sperano così di trovare al risveglio il seme più tenero.
Nell’addormentarvi affidate a Dio la vostra anima e il problema che vi preoccupa. Non fate sforzo alcuno che possa ritardare il sonno. lo dormo e la natura veglia. Raccoglierò domani un po’ di questo lavoro. (A. D. Sertillanges)
COME NON SMARRIRE IL SENSO DELLA VITA
Non sono importanti per l’uomo soltanto le grandi cose, ma anche e soprattutto le piccole, che sono quelle che più fanno ressa intorno a lui. Bisogna guardare con attenzione a queste piccole cose se non si vuole smarrire il senso della vita. Gli errori e i dolori sono inevitabili ma possono essere superabili soltanto con una riconquista della serenità quotidiana, col ricorso a qualche aspetto della vita o a qualche attività che costituisca la partita positiva della vita stessa - (N. Abbagnano)
IL LIBRO DELLA NATURA
Per chi sa leggere nel libro della natura tutto può essere libro: un bel paesaggio, il gioco degli scacchi, i fiori, la luna e perfino il vino. Così ogni abile viaggiatore vede un paesaggio in tutte le cose: nella storia, nelle poesie, nella compagnia degli amici, nei fiori, nella luna, in una combriccola dì compagni che bevono vino. (Chang-Chao)
IL VERO RIPOSO
Soltanto una cosa dà realmente riposo: la gioia. Cercare di distrarsi con l’ozio e con la noia non porta a nulla. (Tommaso D’Aquino)
Dio mi rispetta quando lavoro, ma mi ama quando canto. Tagore
Riposare è trovare il tempo per ringraziare Dio. (F. Mauriac)
SETTEMBRE
(Ama il prossimo tuo) come Te stesso
Quante volte mi sono sentito dire: "Il cristianesimo è il rinnegamento di noi stessi" e quante volte, anche certe scuole di spiritualità e certi scrittori di vite di Santi ci hanno presentato il cammino di fede come una strada fatta unicamente di rinunce, mortificazioni, sacrifici. Mi chiedo:
"Ma Dio, dopo aver creato l’uomo a sua immagine, dopo averlo destinato alla felicità, può godere nel chiedere all’uomo solo sofferenze, sacrifici, rinunce?". Se poi prendo il comandamento nuovo" vedo che tre tipi di amore sono uniti in uno solo: amare Dio, il prossimo come se stessi. Il "medico" Gesù vuole dunque che noi amiamo. E la strada dell’amore parte da noi stessi. lo sono Figlio di Dio, quindi sono importante per Dio e per me stesso.lo sono tempio dello Spirito Santo, sono quindi consacrato. lo sono considerato degno di poter mangiare il Corpo di Cristo. lo sono destinato (anima e corpo) all’eternità. Non posso, quindi, non rispettarmi e non amarmi. Certo, l’amore per sé, non può e non deve essere egoismo, se no traviserei il senso dell’amore, infatti il primo passo dell’amore di sé è sapersi accettare per quello che si è e per quello a cui si è chiamati ad essere.
ESSERE NOI STESSI O SOMIGLIARE AD ALTRI?
Ciascuno di noi possiede energie meravigliose, quindi non sprechiamo il nostro tempo a tormentarci perché non somigliamo agli altri. Ciascuno di noi è qualcosa di nuovo sulla faccia della terra. Mai prima, dall’inizio del tempo, ce stato qualcuno uguale a me e a voi; e mai più nei secoli ci sarà un altro che ci assomigli in tutto. La genetica insegna che siamo il risultato della combinazione di ventiquattro cromosomi di nostro padre e di ventiquattro di nostra madre. Questi quarantotto cromosomi racchiudono tutto quanto determina l’eredità. In ogni cromosoma ci possono essere da alcune dozzine a alcune centinaia di geni e un singolo gene,
in alcuni casi, può essere sufficiente a modificare l’intera vita di un individuo.Francamente, noi siamo fatti in un modo meraviglioso! Anche dopo che vostro padre e vostra madre si sono trovati uniti, c’è stata una sola probabilità su 300.000 miliardi di fratelli e sorelle che nasceste voi. In altre parole, anche avendo 300.000 miliardi di fratelli e sorelle potrebbero essere tutti differenti da voi.
Voi siete qualcosa di assolutamente nuovo e originale sulla faccia della terra. Siatene fieri. Cercate di sfruttare le doti che la natura vi ha elargito.
SE NON PUOI ESSERE PINO SII PRUNO
Se non puoi esser pino in cima alla collina, sii pruno nella valle, mai sii sempre il più bel cespuglietto accanto al ruscello; se non puoi esser albero, sii cespuglio.
Se non puoi esser cespuglio, sii dell’erba e abbellisci come puoi la strada maestra; se non puoi esser muschio, sii alga, ma l’alga più graziosa del laghetto. Non possiamo far tutti il comandante, altrimenti la ciurma chi la fa? C’è qualcosa da fare per tutti. Ci sono lavori grossi e altri meno, e ciascuno deve scegliersi il più adatto. Se non puoi esser strada, sii sentiero, se non puoi esser sole sii una stella; vincere o perdere non ha a che vedere con la grandezza, ma bisogna essere al meglio quello che si é. (Douglas Malloch)
IL PESCATORE DI OSTRICHE
Un pescatore mangiava ostriche con gusto, quando gli capitò di mordere qualcosa di duro e si ruppe un dente. Lì per lì si arrabbiò, ma poi, cercando la causa del dolore, scoprì che aveva dato un morso a una grossa perla. Forse non ti capiterà di mordere una perla mangiando ostriche, ma è assiomatico che non otterrai mai successo se non sei disposto a pagare di persona. Molti non si realizzano nella vita perché temporeggiano con quelle difficoltà che li aiuterebbero a superarsi e a vincere. Non essere troppo pronto ad agire e a cercare ciò che ti porta un profitto immediato. Sii più impegnato a essere. Costa più fatica, ma paga di più.
"La civiltà dei consumi ha stravolto il concetto di essere in avere". (Erich Fromm)
ACCETTARE SE STESSI: ANCHE IL FALLIMENTO
Il fallimento ha sempre avuto un effetto positivo su di me, è stato il mio migliore maestro: mi ha costretto a fermarmi e a considerare il mio comportamento autodistruttivo. Mi ha dato la capacità di cominciare da capo con tutta la vitalità e l’entusiasmo che comporta un nuovo inizio. Accettando il fallimento mi sono liberato dalla lotta per superare il senso interiore di fallimento.
Accettare il fallimento non è sintomo di rassegnazione ma di accettazione di se. Accettare il fallimento libera l’energia legata alla lotta per il successo e per l’auto affermazione, rendendo così possibile la crescita. (Alexander Lowen)
PER UN PIATTO DI LENTICCHIE
Diogene stava lavando delle lenticchie per farsi la minestra. Il filosofo Aristippo, che se la passava bene perché si era messo a corteggiare il re, gli disse sprezzante:
"Se tu imparassi ad adulare il re, non dovresti contentarti di un piatto di lenticchie". "E se tu avessi imparato a vivere di lenticchie", ribatté Diogene con altrettanto sprezzo, "non avresti bisogno di adulare il re". (Svetonio)
ESSERE SE STESSI
Alberi e animali non hanno problemi. Dio li ha fatti quali sono senza consultarli, ed essi sono perfettamente soddisfatti.
Per noi è diverso. Dio ci lascia liberi di essere ciò che preferiamo. Noi possiamo essere noi stessi, o non esserlo, a nostro piacere. Siamo liberi di essere reali o illusori. Possiamo essere veri o falsi, la scelta dipende da noi. Possiamo portare ora una maschera, ora un’altra, e non apparire mai, se così vogliamo, con il nostro vero volto. Ma non possiamo operare queste scelte impunemente. Ogni causa ha il suo effetto: se mentiamo a noi stessi e agli altri, non possiamo pretendere di trovare la verità e la realtà ogni volta che ci accade di desiderarle. Se abbiamo scelto la via della falsità, non dobbiamo essere sorpresi se la verità ci sfugge quando (finalmente!) siamo giunti a sentirne il bisogno. (Thomas Merton)
I premi della vita si trovano al termine di ogni viaggio, non agli inizi; e non mi è dato di sapere quanti passi sono necessari per raggiungere la meta. Potrò ancora incontrare il fallimento al millesimo passo, tuttavia il successo può nascondersi dietro la prossima curva della strada. Non potrò mai sapere quanto è vicino, se non avrò svoltato l’angolo. Sempre avanzerò d’un passo. E se questo non recherà vantaggio, ne farò un altro; e un altro ancora. In verità, un passo alla volta non è difficile. (O. Mandino)
CALMA NELLA BUFERA
Il pilota di un piccolo aereo da trasporto raccontò di essere stato investito da una bufera di vento che teneva l’aereo perfettamente fermo in aria, I motori rombavano ma l’aereo non avanzava di un millimetro. "Era strano volare a qualche centinaio di chilometri l’ora", osservò il pilota, "e non muoversi affatto A volte noi facciamo lo stesso: comunque cerchiamo di andare avanti, sembra che non ci muoviamo. E’ però bene ricordare che colui che non cerca di avanzare, indietreggia. Se il pilota avesse spento i motori, molto probabilmente non sarebbe sopravvissuto Poté rimanere in volo solo perché fece del suo meglio per andare avanti.
OTTOBRE
La tua fede ti ha salvato
Ci sono frasi dette da Cristo divenute così universalmente note da trasformarsi quasi in luoghi comuni. Si ripetono a volte senza più nemmeno pensarle, come una musica che è ormai più che altro diventata un ritornello dentro l’orecchio. Solo perché si odono molto spesso si crede di conoscerle bene. Una di queste è l’esortazione che il Signore usava rivolgere ai suoi miracolati: "Vai: la tua fede ti ha salvato". Avrebbe potuto dire: "Vai: il Padre (oppure lo Spirito) ti ha salvato". Invece diceva proprio: "La tua fede ti ha salvato". Era come se volesse indicare che la forza capace di compiere il miracolo risiedeva nella persona stessa che era andata a chiederglielo. Trovare il coraggio dell’umiltà necessario a pronunciare nel profondo di sé le parole definitive: "Io non posso, tu puoi". E poi abbandonarsi. Ecco l’atto salvifico: la fede che salva.
COSE’ LA FEDE?
Un santo vescovo un giorno, in visita a una scuola, rivolse all’improvviso a uno degli alunni più piccoli questa domanda: "Sai cos’è la fede?". Dopo un momento di riflessione, il bambino rispose sinceramente: "No, eminenza. Non lo so". "Bravo", gli disse il vescovo, "ricordatene sempre, anche quando sarai grande".
UNA BUONA RISPOSTA
Una volta un bambino chiese a sua madre, donna assai religiosa: "Mamma, cos’è la fede?".
La madre, dopo aver riflettuto a lungo, gli rispose: "Per dirti proprio la verità, ora che ci penso non lo so bene neanche io. Però credo che con un po’ di buona volontà tu potresti aiutarmi a scoprirlo". Quel bambino, da grande diventò santo. (Racconto popolare bretone)
SCENDERE NEL SEGRETO
Santa Teresa d’Avila, da viva, fece paura a molti, fu derisa, considerata pazza, guardata con sospetto e perfino esaminata da un legato della Santa inquisizione, solo perché pretendeva che la vera fede fosse un "discendere profondamente nel segreto di sé" e non soltanto un "credere di pregare accumulando parole". (Esteban Lladò)
"PAZZAMENTE" INNAMORATA
Ho conosciuto, molti anni or sono, in un convento di monache dell’Ordine di Santa Birgitta, una giovane suora indiana, che aveva imparato a parlare molto bene l’italiano. Ogni volta che la incontravo la vedevo sorridente; era assai graziosa fisicamente e così garbata in tutto, che quando camminava sembrava sempre accennasse passi di danza. in cappella pregava con tale fervore e in tutti i lavori era sempre così pronta e allegra che mi scoprii a invidiare la sua fede.
Un giorno le domandai se per caso potesse darmi la ricetta di quella fede così radiosa e comunicativa. Non ho più dimenticato la sua risposta. Rise. Poi, cercando con cura le parole, mi disse: "Forse, credo, è perché io non mi vergogno di lasciar vedere che sono come dite voi...? ecco: "pazzamente" innamorata del mio Dio".
SOPRAVVIVERE NON E’ VIVERE
So come hanno perso la fede molti giovani. Nel vivere quotidiano pretendono di essere "realistici", per meglio sopravvivere. Dicono che "in un mondo così", se si vuol sopravvivere, non si può fare niente di meglio; "realismo" viene da ‘‘res’’ , ‘‘cosa’’. Stare sempre molto bene attenti alle cose. Infatti sopravvivono. Sopravvivono come monchi che s’appoggiano alle stampelle delle cose. Ma non conoscono gli entusiasmi e gli slanci di una fede. Per questo sopravvivono, sì. ma non vivono.
(René Gil Dupont)
NELLA CASA DEL SOLE
Una preghiera azteca ancora attuale all’epoca del sovrano Montezuma, A.D. 1519, prima che tutto il popolo e la civiltà del suo regno venissero distrutti dal conquistatore spagnolo Hernàn Cortés.
Per un bambino appena nato:
"Eccoti venuto in questo mondo, dove i tuoi genitori vivono nelle pene e nelle fatiche, dove regnano il calore eccessivo, il freddo e il vento. Noi non sappiamo se vivrai a lungo tra noi: non sappiamo quale è la sorte che ti è riservata. La casa dove sei nato non è che un nido. Il tuo paese, la tua eredità, tuo Padre sono nella casa del sole, in cielo".
TRE AMICI
La Speranza dice: "Spero quello che non so".
La Fede dice: "So quello che spero".
Amore, dice: "Ecco due compagne che spianano il mio cammino" (Nathan Job Sabba)
NOVEMBRE
" Pregate sempre, senza stancarvi mai "
Gesù insiste sulla preghiera e non tanto perché Dio abbia bisogno delle nostre lodi, quanto perché sa che la preghiera vera è quella che sostiene il nostro essere. Scriveva William James: "La fede e la preghiera sono le forze che fanno vivere l’uomo. La totale assenza dì fede e preghiera significano il fallimento dell’uomo
La preghiera è stata definita "un’arma più potente della bomba atomica", "la debolezza di Dio e l’onnipotenza dell’uomo".
In realtà è lo stesso Figlio di Dio che ha dato alla preghiera questa capacità. "Qualunque cosa chiederete nel mio nome lo otterrete" (Gv. 14,13), "Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto" (Mt. 7,7). E quel suo paragone così toccante: "Chi di voi darebbe una pietra al figlio che gli chiede un pane, o un serpente se gli chiede un pesce? Ecco, voi, per quanto siate cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli. A maggior ragione il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono" (Mt. 7,9 - 10).
La preghiera rende possibile anche l’impossibile: "Vi assicuro che se avete fede, e non dubitate, potrete dire a questo monte: sollevati e buttati nel mare e così avverrà"
(Mt. 21,21).
Scrive Alexis Carrel: "La preghiera è la più poderosa forma di energia di cui si possa disporre. E’ una forza reale come la forza di gravità. Come medico, ho osservato delle persone, quando ormai ogni terapia aveva fatto fallimento, guarire dalla malattia e dalla depressione grazie allo sforzo sereno della preghiera... La preghiera, come il radium, è una fonte luminosa, spontanea di energia... Nella preghiera l’essere umano cerca di incrementare la propria energia finita rivolgendosi alla fonte infinita di ogni energia. Quando preghiamo, uniamo noi stessi all’inesauribile potenza motrice che sospinge l’universo. Preghiamo chiedendo che una parte di questa potenza venga concessa per i nostri bisogni. Per il semplice chiedere, vengono colmate le nostre umane lacune e ci troviamo rafforzati. Rivolgendoci a Dio in ferventi preghiere, trasformiamo in meglio sia l’anima che il corpo. Non accade mai che un uomo o una donna, pregando anche per pochi istanti, non ottenga qualche risultato tangibile".
LA PREGHIERA MI HA SALVATO LA VITA
La preghiera mi ha salvato la vita.
Senza di essa, sarei pazzo da molto tempo. Ho avuto la mia porzione delle più amare esperienze pubbliche e private, che mi gettarono in una temporanea disperazione. Se riuscii a liberarmi da questa disperazione, fu grazie alla preghiera. Essa non è stata parte della mia vita come lo è stata la verità. Sboccia semplicemente dalla necessità, quando mi trovai in una situazione nella quale non avrei assolutamente potuto essere felice senza di essa. E con il passare del tempo, la mia fede in Dio crebbe, il desiderio di pregare si fece più irresistibile. La vita mi sembrava monotona e vuota senza di essa. Avevo assistito alle funzioni dei cristiani in Sud Africa, ma non riuscirono ad attirare la mia attenzione. Non potei unirmi a loro. Supplicavano Dio, io non potevo; fallii grossolanamente. Cominciai senza credere in Dio né alla preghiera, e fino a una tarda epoca della mia vita non sentii nulla che somigliasse a un vuoto nella vita. Ma in quell’epoca sentii che, come il cibo è indispensabile al corpo, così la preghiera è indispensabile all’anima. In realtà il cibo non è così indispensabile al corpo come la preghiera dell’anima. Perché il digiuno è spesso necessario per conservare la salute al corpo, mentre non esiste il digiuno nella preghiera. E’ impossibile saziarsi di preghiera. Tre dei più grandi maestri del mondo Buddha, Gesù e Maometto hanno lasciato un’incontestabile testimonianza di aver trovato illuminazione nella preghiera e di non aver assolutamente potuto vivere senza di essa. (M. K. Gandhi)DICEMBRE
Fissate ogni speranza nella grazia (1 Pt. 1,13)
Il Vangelo è tutto un inno di speranza. E’ la speranza di Dio nell’uomo ed è la speranza dell’uomo che in Gesù trova la possibilità di entrare in comunione con il suo Signore e di riporre in Lui ogni fiducia per la vita terrena e per la vita eterna. Sperare significa aprirsi a nuove possibilità, non chiudersi negli ambiti meschini della propria storia, del materialismo, del pessimismo su se stessi e sul mondo.
RAGGI DI SPERANZA
Sono felice di vivere nel nostro tempo e nonostante le sue imperfezioni ne sono orgoglioso perché: anche se ogni giorno avvengono atti di violenza, la maggior parte delle persone li condanna; anche se la gente non è libera quanto vorrebbe, oggi non ci sono quasi più schiavi; anche se le questioni di razza sono spesso strumentalizzate per fini politici, ci sono milioni di persone convinte che tutti siamo egualmente esseri umani; anche se molti continuano a uccidere animali per piacere o per vanità, un gran numero di persone preferisce andare a caccia con la macchina fotografica o studiare il regno animale piuttosto che distruggerlo. In genere, la gente ha abbandonato la sua arroganza e la sua presunzione e ha cominciato a capire che l’uomo non è il vertice del creato. I dotti ammettono che ogni nuova scoperta non significa progresso, ma rappresenta sempre un passo indietro, perché invece di dare conferme pone solo nuovi interrogativi. Tutti questi piccoli raggi di speranza che diventano sempre più numerosi sono già sufficienti a darmi il coraggio di continuare nel mio lavoro e mi rendono perfino un po' orgoglioso. G. Simenon
PUOI LAVORARE MALVOLENTIERI O CON PIACERE
Puoi lavorare malvolentieri o puoi lavorare con piacere; puoi lavorare come un essere umano o puoi lavorare come un animale. E ancora, nessun lavoro è tanto rozzo da non poter essere da te esaltato; nessun lavoro è tanto degradante da non poter ricevere da te il soffio dell’anima; nessun lavoro è tanto squallido da non poter essere da te reso vivo.
Compi sempre tutto quello che ti si richiede ed anche di più. La ricompensa verrà. (O. Mandino)
SPERARE LA PACE
Lo scrittore Joseph Folliet, autore del libro "La pace del cuore", dà alcuni suggerimenti per avere la pace nel mondo. Scrive: "il mondo ha sete di pace... ma, quantunque la desideri, non può ottenerla perché non è pronto a pagarne il prezzo.
Il prezzo della pace è volere e lavorare per il bene dell'uomo. Il prezzo della pace è rispetto per l’unicità e l’autonomia di tutti i gruppi etnici e culturali, rinunciando ai falsi dogmi di tutte le autarchie e gli assolutismi, di tutte le forme di nazionalismo e di imperialismo. Il prezzo della pace è accettare una legge morale esterna che è sopra e oltre la volontà di qualsiasi gruppo Quando ci saranno persone di buona volontà disposte a introdurre questi principi nei pensieri, nelle parole e nei fatti, allora l’umanità godrà della pace che tutti desiderano.
PREGHIERA
Signore, dammi il coraggio di affrontare i miei problemi la consapevolezza di essere in grado di risolverli. E fammi capire che un giorno diventerò uomo e saprò affrontare la verità, qualunque essa sia; che l’avidità non sarà il mio credo; che un giorno imparerò ad avere fiducia in me stesso e smetterà di incolpare gli altri delle mie debolezze e dei miei errori. Dammi il coraggio di sollevare il capo dalla sabbia in modo da affrontare la vita e darle ciò che essa esige da me.
Aprimi gli occhi e fammi comprendere che non dovrò essere custodito da mio fratello e che non sarò il suo custode. Aiutami a sfuggire l’illusione di nobili azioni da usare nel tentativo di ingannare sia gli altri che me stesso. Fammi capire che io sono per Te più grande di esse. Insegnami che io sono la via e la luce; che io sono in me stesso il regno, il potere e la gloria della Creazione; che la scelta spetta a me soltanto; che non devo pretendere che Tu, mio Dio, faccia queste cose per me; che io debbo farle da solo e che sarò giudicato in base alle mie azioni; che quando comprenderò a pieno la Verità, essa mi renderà libero dalla paura di ieri, di oggi e di tutti i domani; che la Verità mi consentirà di essere mondo da ogni falso orgoglio, dall’avidità, dalla gelosia e dall’invidia. Signore, tu mi hai fatto aquila ed io spezzerò i ceppi della paura e dell’ignoranza che hanno tenuto legate le mie ali. Con la libertà data dalla verità mi librerò al di sopra delle montagne e delle nuvole e vedrò le meraviglie della terra e la grande ricchezza e la felicità che hai messo a disposizione dell’uomo; mi ispirerò all’immensità dell’universo per vivere nella sua meravigliosa grandezza e nella sua gloria; e così facendo, mi renderò degno di me e del mio posto nel mondo. Liberami ed io lavorerò per liberarmi del fardello dei dogmi mistici e dalle formule sociali originate dalla paura, dall’avidità e dall’ignoranza. Cercherò e troverò la luce della verità. Busserò e le porte della conoscenza mi saranno aperte. Ho chiesto e, essendo pronto a pagarne il prezzo, mi sarà dato.
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