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ALMANACCO 1997

 

      B come  BENEDIZIONE,  B come BONTA',  B come BEATITUDINI,  B come BUON ANNO

 

Raccolta a cura di don Franco LOCCI

 

 

GENNAIO

 

 

BUONGIORNO!

 

Buongiorno! è una parola che ti prende per mano e ti accompagna per tutta la giornata. Dire "buongiorno" è come dire: "Sono contento di rivederti dopo la lunga notte: ti auguro un giorno di gioia e di pace "Buongiorno" è una parola giovane e fresca come giovane e fresco è il mattino. E’ parola carica di speranza. Parola che risveglia l’anima dopo che la doccia ha risvegliato il corpo. Allora, "buongiorno!". Un "buongiorno" sincero, cordiale; un "buongiorno" che voglia veramente augurare "buongiorno!". Se no, tanto vale dire: "Sei per sei trentasei": è la stessa operazione. "Buongiorno!" a tutti: ai genitori, agli insegnanti, ai vigili, al postino...Chi al mattino si sente avvolto da tanti "buongiorno!", trova più facile esser grintoso e generoso.

 

 

SVEGLIA!

 

Che bello svegliarmi vivo! E’ un tal colpo di fortuna che mi metto subito a cantare... E così la speranza mi dà il buongiorno. "Grazie, le rispondo. Stamattina non mi sento più vecchio di un giorno, ma più ricco di 24 ore nuove. Nessuno può portarmele via. E neanche posso risparmiarle: devo consumarle tutte oggi". Sveglia, allora! Meglio logorare scarpe che lenzuola. Sveglia! E’ tempo. I latini dicevano (si gusti il suono delle parole!): "Aurora aurum in ore": le ore del mattino hanno l’oro in bocca. E’ tempo. Un pensiero al buon Dio perché mi dia fiato bastevole e mi tuffo nel giorno. Prendo il mattino per mano e lo faccio crescere, crescere, fino a sera.

 

 

LA LEGGENDA RACCONTA:

 

Un vecchio mandarino cinese, durante la minor età del giovane imperatore, governò il paese in vece sua. Quando il sovrano raggiunse la maggior età, il vecchio gli restituì l’anello che era servito da simbolo del suo vicariato e disse al giovane: "Su questo anello ho fatto incidere un’iscrizione che la Maestà vostra potrà trovare utile. Deve essere letta in tempi di pericolo, dubbio e sconfitta, ma deve essere letta anche nei tempi di conquista, trionfo e gloria". L’iscrizione sull’anello, diceva: "Anche questo passerà".

 

 

VALORI

La custode di un palazzo bussa violentemente alla porta di un inquilino: "Presto, venga! La moglie è caduta dalle scale della cantina!". "E’ caduta scendendo o salendo?", chiede allarmato il marito. "Nello scendere", risponde la custode. "Meno male, ribatte rassicurato l’uomo, almeno le bottiglie erano vuote!". E’ una barzelletta, ma sovente le barzellette sono piene di verità. Come questa appena letta. Prima il vino e poi la moglie! Ecco l’inversione della scala dei valori. Si deve infatti sapere che i valori sono disposti a scala: non tutti hanno lo stesso valore. Qualche esempio. L’ordine è un valore, ma un bambino lo è di più. Dunque, vale di più un bambino che il pavimento pulito. Il tempo è un valore, ma la vita lo è di più. Dunque, se guido la macchina, devo ricordarmi che è meglio arrivare a casa venti minuti dopo che arrivare al cimitero venti anni prima. Il profitto è un valore, ma la salute lo è di più. li sesso è un valore, ma l’amore lo è di più. La pulizia dei denti è un valore, ma la pulizia delle parole lo è di più. Se vogliamo che le cose vadano a posto, dobbiamo tenere in ordine la scala dei valori. Uno dei mali più insidiosi dell’oggi sta nel fatto che conosciamo bene il prezzo delle cose, ma abbiamo perso il senso del loro valore.

 

 

OTTIMISMO

 

Non esiste il male assoluto; in ogni cosa vi è sempre un aspetto buono. Un bastone storto, ad esempio, può far camminare diritto. Anche l’essere un uomo bassotto ha i suoi lati positivi, I piccoli consumano meno stoffa, meno sapone, meno tutto. Non si fermano a curiosare dalle finestre dei primi piani; al cinema non costringono lo spettatore che siede dietro a cambiare posto... Ti dicono che sei un pezzo di burro? Rispondi: "Senza burro, la padella brucia". Persino la bruttezza ha qualcosa di più della bellezza: dura sempre, mentre la bellezza scompare presto. Addirittura la morte ha il suo lato buono: vuoi che tutti parlino bene di te? Fa il morto!

 

"I medici migliori sono tre: il dottor Dieta, il dottor Riposo, il dottor Ottimismo" (J. Swift).

 

Essere uomo è davvero una favola! Conosco pochi luoghi dove accadono più cose che su questa terra. Dunque, approfitta della vita! Per il suicidio c’è sempre tempo! L’ottimista vede la "o" come la prima lettera di "opportunità" e non come l’ultima di "fallimento".

 

 

L’OMBRELLO

Un giorno di gran pioggia, due robivecchi, in giro per la città col loro carrettino alla ricerca di vecchie cianfrusaglie, trovarono in un cassonetto un grosso ombrello nero. Sembrava nuovo. Increduli lo presero. Ma uno dei due cominciò subito a lamentarsi: Io’, che peccato! Ha il manico rotto. Non ci ricaveremo niente. Ma guarda come siamo fortunati esultò invece l’altro. Trovare un ombrello tra i rifiuti, proprio adesso che piove cosi. E insieme, uno lieto e l’altro triste, continuarono il loro giro sotto l’ampia cupola del parapioggia rotto.

 

 

FEBBRAIO

 

 

FELICITA’

Un pellegrino giunse dopo un lungo viaggio presso un guru, noto a tutti per la sua saggezza:

Qual è il segreto della felicità? chiese ansioso il giovane, certo di ottenere finalmente una risposta. Non ho ancora trovato il segreto della felicità, figlio mio. La vita è un susseguirsi di gioia e dolore. La felicità è una perla rara e preziosa. Tuttavia, se l’esistenza ti concederà un attimo di gioia, leva immediatamente le mani verso il cielo e fa’ risuonare l’universo con un canto di lode al tuo Dio. La gioia di quell'attimo si conserverà nel tuo cuore per sempre. (Tradizione induista)

 

 

FANTASIA

Due uomini, seduti sotto un albero, osservavano la campagna circostante, piatta e Arsa dalla calura. Uno dei due, dallo sguardo duro e superbo, disse: Che noia questo paesaggio tutto così uguale! Possiedo un puledro veloce; andrò a fare un viaggio per scoprire le meraviglie del mondo. L’altro uomo, minuto, tranquillo, sembrava pago di quella sosta e sorrideva con dolcezza guardando la pianura monotona. Anch’io ho un cavallo veloce. Farò dieci, venti, cento viaggi. I due proposero di trovarsi dopo un anno sotto quell’albero, per raccontarsi le loro esperienze. Così avvenne. Parlò per primo l’uomo dallo sguardo altero. Ho visto il mare infinito, le montagne che toccano le nuvole, le selve dalle ombre azzurre. Ho conosciuto uomini scaltri che mi hanno insegnato a guadagnare molto denaro. Ora sono ricco e potrò viaggiare sempre di più. E tu? Sono stato lassù, nel cielo, nella città del Sole. Tu vaneggi! Un cavallo non vola!Il mio cavallo ha le ali e mi porta dove voglio andare. Conosco tutto l’universo: i giardini tra le nuvole, le strade lucenti tra stella e stella. Le mie orecchie hanno udito la melodia dell’immensità, le mie mani hanno sfiorato il morbido raso della volta celeste. Anche se così fosse replicò sgarbatamente l’uomo superbo che cosa hai guadagnato? Sei sempre lo stesso pezzente di un anno fa. Non puoi capirmi. Per te la ricchezza consiste nel denaro. Io sono un poeta. E’ la fantasia che mi rende ricco.

 

 

SAPERSI ACCONTENTARE

In un piccolo villaggio, un contadino accumulò tanta ricchezza da potersi dire il più ricco d’ogni altro. Ma, potendo disporre di denaro ed essendosi comperato un mulo, ebbe l’idea di viaggiare. Arrivò in un paese molto più grande del suo e vide una casa molto più bella della sua. Di chi è? chiese Di qualche Dio? E’ dell’uomo più ricco del paese fu la risposta. Il contadino tornò al suo villaggio e tanto lavorò, s’affaticò e s’arrabattò che, alla fine, poté costruire una dimora come quella che aveva ammirato. Questa volta acquistò cavallo e carrozza e andò in una città. Là, di case come la sua ce n’erano a centinaia. E a decine ve n’erano Di incomparabilmente più belle. Che dire poi del palazzo del re? Neanche lavorando tutta la vita notte e giorno avrebbe potuto competere con tanta ricchezza. Mentre se ne tornava a casa triste e depresso, al carro si ruppe una ruota, il cavallo morì di stanchezza e al contadino non restò che tornare a casa a piedi. Fattasi notte, vide un lume lontano: era la casa di un santo eremita. Entrato, il contadino notò la grande povertà che vi regnava: Come fai chiese all’eremita a vivere in una casa tanto miserabile? Mi accontento rispose l’eremita. Tu piuttosto, perché non sei felice? Perché, si vede? Si vede dai tuoi occhi. Cercano qualcosa che non c e: la ricchezza. Eppure la ricchezza io l’ho vista! Hai notato al crepuscolo disse l’eremita le lucciole nei prati? S’illudono d’illuminare l’universo, ma la loro vanità scompare quando le stelle sorgono in cielo. Anche le stelle credono d’illuminare il cielo, ma non appena sale la luna scompaiono lentamente e tristemente. La luna s’illude anch’essa di inondare la terra con la sua luce, ma quando arriva il sole, a stento la si vede nel cielo. Se quelli che si vantano delle loro ricchezze meditassero su queste semplici cose, ritroverebbero il sorriso perduto. Il contadino sorrise, ma sul suo volto c’era ancora un po’ di tristezza. Allora l’eremita gli disse: Lo sai che rispetto a me tu sei re? Beh, non esageriamo. Ho certo una casa più bella della tua, qualche soldo da parte e... Non è di questo che parlo disse l’eremita e, avvicinando il lume al proprio povero corpo, glielo mostrò: non aveva le gambe. Allora il contadino, che doveva sorridere, pianse.

 

 

PER LA PATENTE DELLA VITA

Essere "unico" premia molto più che "essere come gli altri. Non aspettarti mai nulla di originale da un’eco. Chi cammina sulle impronte di un altro non lascia tracce. Chi e unico è "egregio": cioè fuori del gregge. Essere "egregio" dovrebbe essere la norma, non l’eccezione. "Tutta la vostra infelicità consiste nel vostro ignorare quanto siete belli! Ognuno di voi potrebbe rendere felici tutti; e questo potere è concesso a tutti, soltanto è sepolto così profondamente dentro di voi che voi stessi non ci credete neppure più". (E. Dostoevskij)

 

 

MARZO

 

 

SALVEZZA

Il giorno delle nozze, un principe fece il suo ingresso nella capitale del suo regno accanto alla sposa novella. I due sposi avanzavano in una splendida carrozza, mentre ai lati della strada due ali di folla applaudivano. Ma, nella piazza davanti al castello, tutti ammutolirono. Su un alto patibolo, un malfattore stava per essere impiccato. Il condannato aveva già infilato la testa nel cappio. La principessa scoppiò in lacrime. Il principe chiese al giudice se era possibile annullare l’esecuzione, come dono di nozze alla sua sposa. La risposta fu un secco "no" "Ci sono dunque delitti che non possono trovare perdono?", chiese la principessa con un filo di voce. Uno dei consiglieri del principe fece notare che, secondo un’antica consuetudine della città, qualsiasi condannato poteva riscattarsi pagando la somma di mille ducati. Una somma enorme. Dove si poteva trovare tanto denaro? Il principe aprì la sua borsa, la svuotò e ne uscirono ottocento ducati. La principessa, frugando nel suo elegante borsellino, ne trovò altri cinquanta. "Non potrebbero bastare ottocentocinquanta ducati?", chiese. "La legge ne vuole mille!" ribatterono. La principessa scese e fece una colletta tra paggi, cavalieri e passanti. Fece il conto finale: novecento novantanove ducati. E nessuno aveva più un ducato. "Dunque per un ducato quest’uomo sarà impiccato?", esclamò la principessa. "E’ la legge", rispose impassibile il giudice e fece cenno al boia di cominciare l’esecuzione. A quel punto la principessa gridò: "Frugate nelle tasche del condannato, forse qualcosa ce l’ha anche lui". Il boia ubbidì e da una delle tasche del condannato saltò fuori un ducato d’oro. Quello che mancava per salvargli la vita. Nel cuore di ognuno c’è quanto basta a salvargli la vita. La bontà, l’amore, la felicità in molti sono come stoppini spenti. Basta un piccolo fiammifero per accenderli.

 

 

PERDONO

Il potente re Milinda disse al vecchio sacerdote: "Tu dici che l’uomo che ha compiuto tutto il male possibile per cento anni e prima di morire chiede perdono a Dio, otterrà di rinascere in cielo. Se invece uno compie un solo delitto e non si pente, finirà all’inferno. E’ giusto questo? Cento delitti sono più leggeri di uno?". Il vecchio sacerdote rispose al re: "Se prendo un sassolino grosso così, e lo depongo sulla superficie del lago, andrà a fondo o galleggerà?". "Andrà a fondo", rispose il re. " Se prendo cento grosse pietre, le metto in una barca e spingo la barca in mezzo al lago, andranno a fondo o galleggeranno?" . "Galleggeranno". "Allora cento pietre e una barca sono più leggere d’un sassolino?". Il re non sapeva che cosa rispondere. E il vecchio spiegò: "Così, o re, avviene agli uomini. Un uomo anche se ha molto peccato ma si appoggia a Dio, non cadrà nell’inferno. Invece l’uomo che fa il male anche una volta sola, e non ricorre alla misericordia di Dio, andrà perduto".

 

 

CUORI

Un rabbino aveva ottenuto dal buon Dio che un suo giovane discepolo avesse il dono di leggere nel cuore della gente. Un giorno un negoziante bussò alla porta del giovane e chiese di essere ricevuto dal rabbino. "Con un cuore così pieno di peccati, vuoi importunare il mio maestro?", gli gridò. Appena chiusa la porta dietro quell’uomo, il ragazzo capì la sua durezza e, piangendo amaramente, supplicò il maestro di ritirargli quel dono imbarazzante. Il rabbino rispose: "Toglierti un dono del Signore non è in mio potere, perché Dio non si pente dei suoi doni ed essi perdurano per l’eternità. Ma posso chiedergli di aggiungerne un altro: quando vedrai il cuore delle persone, ti muoverai a pietà per la loro miseria" ,Da quel momento il giovane non poteva incontrare un peccatore senza ricondurlo alla via giusta. "Come fai?", gli domandarono." Lego il mio cuore al suo", rispose. Gli uomini non si convertono giudicandoli o sgridandoli, ma amandoli. Dice un bravo scrittore francese: "Se qualche volta ho potuto ravvivare una fiamma, è stata la fiamma dell’amore, non quella dell’inferno" (M. Quoist).

 

 

 

NEL CUORE DI DIO

Domandai a un anziano monaco: Come posso perdere l’abitudine di giudicare le persone?

Rispose: Quando avevo la tua età, mi chiedevo dove fosse il posto migliore per pregare. Un giorno lo domandai a Gesù, e lui mi disse: "Perché non provi nel cuore di mio Padre?". E così feci. Entrai nel cuore del Padre: ecco dove ho pregato per tutti questi anni. Ora vedo tutti gli uomini come se fossero miei figli. Come posso ancora giudicarli? (Teofane il Monaco)

 

 

Un uomo aveva l’abitudine di dire ogni domenica mattina a sua moglie: "Và in chiesa tu e prega per tutti e due". Agli amici diceva: "Non c’è bisogno che io vada in chiesa, ce mia moglie che va per tutti e due". Una notte quell’uomo fece un sogno. Si trovava con sua moglie davanti alla porta del Paradiso e aspettava per entrare Lentamente la porta si aprì e udì una voce che diceva a sua moglie: "Tu puoi entrare per tutti e due!". La donna entrò e la porta si richiuse. L’uomo ci rimase così male che si svegliò. La più sorpresa fu sua moglie, la domenica dopo, quando all’ora della Messa si trovò accanto il marito che le disse: "Oggi vengo in chiesa con te".

 

 

APRILE

 

 

MADRI

Ecco due fatti (realmente accaduti) che ci fan capire che cos’è la mamma per un bambino. Agosto 1992. Sulla spiaggia, una mamma sculaccia, senza tanti scrupoli e riguardi, il proprio bambino. Ad un tratto, un uomo impulsivo si alza di scatto, va verso la madre e le lascia cadere un manrovescio. "Non si picchiano i bambini!", grida. Ebbene, immediatamente, il bambino comincia a dargli calci, urlando: "Lascia stare la mia mamma, vai via!". E alle persone che, poi, si sono fatte intorno non ha detto: "Questo signore voleva difendermi", ma ha difeso la mamma spiegando: "Questo signore è cattivo".

 

 

SECONDO FATTO

Una volta, durante l’ora di conversazione in una scuola materna, ad un bambino vennero le lacrime agli occhi. La maestra si stupì. Alla fine il piccolo, con voce rotta dal pianto, disse: "Ho dimenticato come è fatta la mia mamma!". Era un caso davvero triste. Nessun discorso poté calmare il bambino. L’insegnante, allora, lo spedì a casa. Il bambino andò, squadrò da capo a piedi la mamma e, dopo un po’, eccolo a scuola. Il mondo era nuovamente a posto. Il piccolo aveva ricuperato l’immagine di sua madre e quindi anche se stesso e ogni altra cosa.

Due fatti che valgono più di due libri interi sulla madre!

 

Educare non è far prediche, non è comandare.

Educare è risplendere!

Educare è essere ciò che si vuole trasmettere.

I Valori, infatti, non si insegnano: si irradiano.

Beati, dunque i ragazzi che hanno educatori che fanno il bene prima di parlarne.

Beati i ragazzi che hanno più esempi che rimproveri.

Beati i ragazzi che possono dire ai genitori e ai professori: "Quello che siete ci colpisce a tal punto, da permetterci di ascoltare quello che dite!".

Ancor oggi si incontrano tanti ragazzi educati. Vengono tutti da quegli ambienti dove non si predica acqua e poi si beve vino, ma, se si predica acqua, si beve acqua; se si predica vino, si beve vino.

 

 

INFANZIA

Meriterebbe, davvero, il premio Nobel chi ha inventato la storiella della gatta che per fare in fretta i gattini, si è dimenticata di preparare loro gli occhi: li ha fatti ciechi.

Basta con i genitori col "complesso dell’autodromo"! A tre anni il piccolo deve leggere, a quattro deve ballare, a cinque deve suonare... E poi arrivano i corsi, arrivano gli impegni...

Poveri bambini con l’agendina! Se andiamo avanti di questo passo, i piccoli della scuola materna giocheranno in Borsa! No, così non va. Essere bambini non è una perdita di tempo! Essere bambini è un’occasione unica che non si ripeterà mai più. Lasciamoli giocare, pasticciare, anche imbrattare... Un’infanzia riuscita è il miglior modo di partire per la vita.

 

PROPOSTE

Un grande maestro di chitarra, Doc Watson, era diventato cieco da quando aveva appena due anni, I suoi familiari, però, non gli diedero mai la sensazione di considerarlo un minorato. "I miei fratelli mi portavano fuori a giocare con loro", dice. "Io mi arrampicavo sugli alberi e cadevo come tutti gli altri. Imparai così il concetto di spazio e a trovare le cose orientandomi sull’eco dei suoni Suo padre ebbe un’importanza fondamentale nell’aiutarlo ad aumentare la fiducia in se stesso. "Avevo undici anni", ricorda Watson, "poco prima che la chitarra entrasse nella mia vita. Papà mi porse un piccolo "banjo" e mi disse: "Prendi, figliolo. Se imparerai a suonare bene questo strumento, potrà aiutarti ad affrontare il mondo". Invece di relegarmi in un angolino dicendomi: "Figlio mio, sei un povero cieco", mi lanciava delle sfide". Quante ali tarpate per mancanza di proposte! Non c’è niente che faccia crescere, quanto affidare ad uno un compito e credere che abbia le qualità per portarlo a termine.

 

 

FIABE

A molti guai della nostra epoca sarà difficile rimediare, almeno in breve tempo; pensiamo, ad esempio, allo smog, alla droga, alla crisi energetica...Però subito possiamo rimediare alla solitudine dei nostri bambini, al loro bisogno di attenzione, di tenerezza, di amore. Possiamo rimediare subito e a poco prezzo. Basta una fiaba! Basta una fiaba per rendere più luminosa e meno noiosa la vita del piccolo. Basta una fiaba per mettere un seme di fiducia e di amore che germoglierà domani. Basta una fiaba per regalare una carezza che rimane nel cuore per tutta la vita. "Noi genitori nota l’esperto in letteratura infantile, Domenico Volpi siamo gente strana. Quando il figlio è giunto all’adolescenza ci lamentiamo: ‘Non riesco a dialogare!’ e non ci curiamo di parlargli quando ha quattro o sei anni Il dialogo non è una pianta esotica che spunta improvvisamente quando i ragazzi hanno quindici anni; il dialogo nasce anche dalla somma di tante sere magiche nelle quali la mamma o il papà raccontano una fiaba, mentre il piccolo scivola dolcemente nel sonno. Dunque, perché non iniziare proprio stasera?

 

 

 

MAGGIO

 

 

TENEREZZA

Dicono i sociologi: "Abbiamo visto che non è bastato liberare il sesso e rimuovere il concetto di morte per ottenere un popolo felice" (Sabino Acquaviva).

Cosa manca, dunque? Manca la tenerezza! Due fatti.

 

In treno una donna fissava con una certa tristezza la borsa che teneva sulle ginocchia, quando, ad un tratto, parlando con un’amica disse: "So che mio marito può essere tenero e affettuoso. Col cane si comporta così".Una madre sta facendo ragionamenti, raccomandazioni, prediche alla figlia (terza liceo). La ragazza ascolta con espressione tesa e dura. Poi guarda la madre diritta negli occhi e scandisce: "Mamma, sono stanca e stufa delle tue prediche. Perché invece non mi prendi tra le tue braccia e mi tieni stretta? Nessun consiglio potrà mai farmi altrettanto bene. Per favore, abbracciami!".

 

ECCO COSA MANCA: LA TENEREZZA, L’ABBRACCIO

Scavando alle pendici dei vulcani, l’archeologo ritrova scheletri abbracciati: uniti dall’ultimo terrore della lava! Abbracciati è più leggero vivere e fa meno paura morire. Lo psichiatra Eugenio Borgna, autore di importanti scritti sulla schizofrenia, racconta: "Una mia paziente rifiutava il cibo. Stava male. Riprese a mangiare quando trovò una rosa rossa accanto a un piatto di riso". Il letterato inglese Mary Montagu diceva: "L’essere umano non impara ad amare in virtù di una serie di istruzioni, ma in rapporto alla tenerezza di cui è oggetto".

 

GRAZIE!

Grazie! è una parola che profuma di tenerezza, parola che consola. Parola regalo. I genitori lo sanno. Per questo, tra le parole che insegnano al loro bambino, grazie! è ai primi posti. E fanno bene! Insegnare a dire "grazie" è addolcire la mente del ragazzo: è aprirgli gli occhi perché vedano e apprezzino ciò che gli altri fanno per lui.Una persona che sa dire "grazie" è una persona graziosa e generosa. Chi sente "grazie", infatti, sente un moto al cuore; si sente utile ("Se mi ringrazia, è segno che ho fatto qualcosa di buono").Chi sente "grazie" sente una parola serena che rasserena. "Grazie!" può aiutare a sopportare le fatiche di una giornata intera.

 

 

BUONA EDUCAZIONE

La cortesia è l’olio lubrificante dei rapporti umani; come nel motore: se non c e olio il motore grippa subito. E’ la cortesia che smussa gli angoli" (C. Marchi). Con le buone maniere si può ottenere tutto, anche le cose che a prima vista sembrerebbero impossibili. Non già i colpi di martello, ma la danza delle acque ingentilisce i sassi! Le buone maniere sono il più bel simpatico biglietto di presentazione, il passaporto che ha valore legale in tutto il mondo. Sarebbe davvero tempo di ritornare a proporle. Il galateo è molto più di un insieme di buone regole di comportamento. Il galateo è una mentalità: la mentalità di chi ha il senso degli altri, di chi afferma il rispetto assoluto della persona umana. Sì, è davvero tempo di mettere argine a tanta volgarità dilagante! Ragazzi che ti spaccano le orecchie coi motorini a tutto gas, che seminano gomme americane in ogni angolo, che non sanno più salutare, non sanno più ringraziare, non chiedono scusa, usano parole che sembrano tirate su dalle fogne.. La maleducazione impera, e tutti ne facciamo le spese!

 

 

CORTESIA

Cortesia è: salutare per primo, non entrare a semaforo rosso quando un altro sta parlando, saper ascoltare, non farsi pregare, spegnere la televisione quando arriva gente, non monopolizzare il telefono, mettere il codice di avviamento postale sulla corrispondenza, non accorgersi se l’ospite ha sporcato di salsa la tovaglia...Papa Giovanni XXIII diceva che "la cortesia è un ramo della carità": è amore in veste feriale. La cortesia è quel brillio interiore, quel look dell’anima, così nobile ed umano che chi la semina cambia il mondo!

 

 

PICCOLO DECALOGO

Dovrebbe esistere anche un "Decalogo della tenerezza". Potrebbe essere, più o meno, così:

1. Poiché la tenerezza è possibile, non c e nessuna ragione per stame senza.

2. Parlatevi un po’ ogni giorno.

3. Crescete insieme, continuamente.

4. Stimati. Gli unici che apprezzano uno zerbino sono quelli che hanno le scarpe sporche.

5. Sii compassionevole.

6. Sii gentile. L’amore non ammette le cattive maniere.

7. Scopri il lato buono e bello delle persone, anche quando fanno di tutto per nasconderlo.

8. Non temere i dissapori e i litigi: solo i morti e gli indifferenti non litigano mai.

9. Non farti coinvolgere dalle piccole irritazioni e meschinità quotidiane.

10. Continua a ridere. Tiene in esercizio il cuore e protegge da disturbi cardiaci.

 

 

COMPLIMENTI

Finché le persone si parlano, c’è speranza: è quando non si parlano più che è la fine di tutto. Parlate, dunque! La parola può fare miracoli. Ma parlate in modo giusto. Un modo giusto di parlare è, ad esempio, quello di fare un complimento. Perché accorgersi della minestra quando è salata e non anche quando è buona? Il complimento fa bene al morale, ti porta un pensiero gentile che ti tira su quando tendi ad andare giù. Lo scrittore statunitense, Mark Twain, diceva che un buon complimento lo aiutava ad andare avanti due mesi.

 

 

GIUGNO

 

 

INSIEME

Noi italiani beviamo caffè brasiliano e tè africano. Viaggiamo con petrolio dell’Irak e condiamo i cibi con droghe indonesiane. Vestiamo magliette di cotone cinese e indossiamo maglie di lana australiana. Ascoltiamo musica americana da una radiolina giapponese...Se da tutti prendiamo qualcosa, perché non dobbiamo a tutti qualcosa? Solo insieme si fa qualcosa di buono. Un dito solo non può prendere una pulce! Io faccio "tic" e tu fai "tac": insieme facciamo la sveglia. "Il pane che a voi sopravanza, è il pane dell’affamato; il vestito appeso al vostro armadio, è il vestito di colui che è nudo; le scarpe che voi non portate sono le scarpe di chi è scalzo; il denaro che voi tenete nascosto, è il denaro del povero; le opere di carità che voi non compite sono altrettante ingiustizie che voi commettete" (San Basilio).

 

 

RAPPORTI

"Nell’altro non si entra come in una fortezza, ma come si. entra in un bosco in una bella giornata di sole. Bisogna che sia un’entrata affettuosa, per chi entra come per chi lascia entrare, da pari a pari, rispettosamente, fraternamente. Si entra in una persona non per prenderne possesso, ma come ospite, con riguardo, con ammirazione, con venerazione: non per spossessarlo, ma per tenergli compagnia, per aiutarlo a meglio conoscersi, per dargli una mano a compiersi, ad essere se stesso secondo la sua inclinazione, la sua regola, il suo gioco interiore, non secondo il nostro, anche se ritenuto migliore" (Primo Mazzolari).

 

 

RIMOSTRANZE

Ho guardato le grandi miserie del mondo: bambini che muoiono di fame, ingiustizie, sofferenze dei poveri e folle sterminate che non conoscono che miserie d’ogni tipo. Allora ho pregato Dio con dolore, quasi con rabbia, e ho urlato: "Dio, perché non fai niente?". Lui mi ha risposto sospirando: "lo ho fatto quello che dovevo fare!". "Ma cosa hai fatto, se tanta gente. Con pazienza, mi ha chiuso la bocca, per non farmi continuare a sbagliare. Poi, quasi piangendo, mi ha sussurrato: "Per questi miei figli che soffrono, io ho fatto te!".

 

 

FRATELLI

Due fratelli possedevano un campo in comune. Uno di essi era sposato, l’altro, invece, era solo.

Quando a giugno arriva il tempo della mietitura, i due se ne vanno nel campo e si dividono i covoni in parti uguali. Di notte, però, il fratello che vive solo pensa: "Mio fratello deve mantenere una famiglia, non è giusto che la mia parte sia uguale alla sua". Allora si alza, va a prendere alcuni covoni dal suo mucchio e li mette in quello del fratello. Poche ore dopo, il fratello sposato pensa, anche lui, tra sè: "Mio fratello è giovane e non ha nessuno che lo aiuti. Non è giusto che abbia soltanto quanto me". Si alza e va a regalargli alcuni suoi covoni. Per due notti si ripete la stessa gara. Finalmente, uno dice: "Questa sera mi fermo nel campo, voglio spiegarmi lo strano mistero: i covoni tolti, li ritrovo, puntualmente, nel mio mucchio". A mezzanotte arriva il fratello.., I due si incontrano, si capiscono e si abbracciano.

 

GENEROSITA’

Il villaggio ai piedi del castello fu svegliato dalla voce dell’araldo del castellano che leggeva un proclama nella piazza. "Il nostro signore bene amato invita tutti i suoi buoni e fedeli sudditi a partecipare alla festa del suo compleanno. Ognuno riceverà una piacevole sorpresa. Domanda a tutti però un piccolo favore: chi partecipa alla festa abbia la gentilezza di portare un po’ d’acqua per riempire la riserva del castello che è vuota...". L’araldo ripeté più volte il proclama, poi fece dietro front e scortato dalle guardie ritornò al castello. Nel villaggio scoppiarono i commenti più diversi. "Bah! E’ il solito tiranno! Ha abbastanza servitori per farsi riempire il serbatoio... Io porterò un bicchiere d’acqua,e sarà abbastanza!". "Ma no! E’ sempre stato buono e generoso! lo ne porterò un barile!". "lo un... ditale!". "Io una botte!’....Il mattino della festa, si vide uno strano corteo salire al castello. Alcuni spingevano con tutte le loro forze dei grossi barili o ansimavano portando grossi secchi colmi d’acqua. Altri, beffeggiando i compagni di strada, portavano piccole caraffe o un bicchierino su un vassoio. La processione entrò nel cortile del castello. Ognuno vuotava il proprio recipiente nella grande vasca, lo posava in un angolo e poi si avviava pieno di gioia verso la sala del banchetto. Arrosti e vino, danze e canti si succedettero, finché verso sera il signore del castello ringraziò tutti con parole gentili e si ritirò nei suoi appartamenti. "E la sorpresa promessa?", brontolarono alcuni con disappunto e delusione. Altri dimostravano una gioia soddisfatta: "Il nostro signore ci ha regalato la più magnifica delle feste! ".Ciascuno, prima di ripartire, passò a riprendersi il recipiente. Esplosero allora delle grida che si intensificarono rapidamente. Esclamazioni di gioia e di rabbia. I recipienti erano stati riempiti fino all’orlo di monete d’oro! "Ah! Se avessi portato più acqua…""Date agli altri e Dio darà a voi: riceverete da Lui una misura buona, pigiata, scossa e traboccante. Dio infatti tratterà voi allo stesso modo con il quale voi avrete trattato gli altri" (Luca 6,38).

 

 

LUGLIO

 

 

GRANDEZZA

Basta essere uomini per essere grandi. L’uomo è di una solennità unica; nulla in lui può definirsi elementare. La Bibbia arriva a dire che è "poco meno degli angeli". "Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore l’hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi". (Sal. 8,4-7)

 

Il Papa Paolo VI, nel luglio 1969, ha voluto affidare il testo di questo solenne salmo, inciso su un disco di rame, agli astronauti americani Armstrong ed Aldrin perché fosse da essi portato sulle sabbie lunari e consegnato ai silenzi del cielo. Poco meno degli angeli".

 

Tutti gli uomini. Anche Bartolo. Bartolo è un barbone di Roma di cui ci parla Tonino Bello:

"Quando andate a Roma, vicino all’editrice Ancora, proprio sulla sinistra, vi sono due cartoni sul gradino. La sera, Bartolo si copre di quei cartoni. E’ da anni che sta lì. Quei cartoni per me sono un ostensorio; all’interno vi sono frammenti di santità, perché Dio si prende cura anche di Bartolo".

 

 

ESSERE UOMINI

"Mentre i Grandi preparano il suicidio dell’umanità o si divertono a giocare a bocce nella stratosfera, la sconvolgente moltitudine dei Poveri si sforza di sopravvivere amandosi.

E’ verso di loro che bisogna andare. E’ per loro che bisogna combattere. Sono loro che dobbiamo amare. Cercate uno scopo alla vostra vita? Diventate qualcuno per fare qualcosa. Sono forti coloro che credono e che vogliono costruire. Costruite la felicità degli altri. Li domani

avrà il vostro viso. Il mondo sta diventando: disumano .siate uomini!". (Raoul Follereau)

 

 

PICCOLE BEATITUDINI

Beato l’uomo che non aspetta che le cose accadano: le fa accadere.

Beato l’uomo che ha troppo da fare per preoccuparsi di giorno e troppo sonno per preoccuparsi di notte.

Beato l’uomo che preferisce non farsi conoscere dagli uomini, ma conoscere gli uomini.

Beato l’uomo che parla della sua salute solo quando è ottima.

Beato l’uomo che ha capito che civiltà è amarci, non armarci.

Beato l’uomo che continua a portare a spasso il bambino che era; il bambino che sa ancora cogliere un ramo di sambuco e farne un fischietto, sa ancora sedersi sulle rive di un fosso masticando un filo d’erba, sa lasciare volteggiare i pensieri nei cervello come volteggiano a pelo d’acqua le libellule azzurre.

 

 

DIGNITA’

Nel mese di settembre 1994, i giornali riferiscono una notizia agghiacciante: due bambini statunitensi, rispettivamente di nove e di undici anni, danno fuoco, dopo averlo cosparso di benzina, ad un bimbo di tre anni. Nell’agosto dello stesso anno, sempre negli Stati Uniti, in California, in un parco cittadino un puma sbrana una donna, madre di due bambini. Poi, anche il puma, una femmina con due cuccioli, viene uccisa dai poliziotti. Ebbene, le proteste (telefonate e scritti vari) per l’uccisione del puma, sono ben il doppio di quelle espresse per l’uccisione della madre. Sempre durante l’estate 1994, una famiglia italiana, al termine di una giornata di vacanza a Campitello Matese, nel Mouse, se ne torna a casa, ma dimentica Massimo, sette anni, il più piccolo dei quattro figli. Quando i carabinieri riportano il piccolo, genitori e nonni cadono dalle nuvole: non si erano accorti che mancava un bambino, I carabinieri si sono dovuti accontentare di fare una bella romanzina ai genitori "distratti". Se i vacanzieri avessero dimenticato il cane, i militi li avrebbero potuti multare o arrestare. Domenica 29 gennaio 1995, un "tifoso" di una squadra di calcio uccide a Genova, con una coltellata, un "tifoso" di un’altra squadra. Quattro fatti che urlano. Quattro fatti che parlano chiaro; stiamo smarrendo il senso della dignità della persona umana. L’uomo, infatti, non ha prezzo, ha dignità. Tutti, anche i minorati, anche i deboli mentali, hanno una loro dignità! Leo Buscaglia con estrema chiarezza avverte: "I bambini devono imparare, fin da piccoli, che ogni uomo è cosa sacra!".

 

 

COMUNICAZ IONE

Quand’anche avessimo fatto sparire la fame dal mondo, avremmo fatto molto, tuttavia ancora troppo poco. L’uomo non è solo un essere da sfamare, da vestire, da alloggiare, da difendere, da curare, da assicurare...: e anche una creatura da illuminare, da guidare, da consigliare, da confortare, da incoraggiare, da elevare. L’uomo è un essere che ha bisogno di parole. Non è forse vero che non ci bastiamo? "Volevo solo sentirti", diciamo al telefono. Sentire qualcuno è avere la sensazione d’essere vivi. "Mi parli, dunque sono"; "Non mi parli, dunque sono nessuno". Davvero: si vive di pane e di parole! Sono ben 23 milioni i bambini americani che telefonano al telefono amico prima che i genitori rientrino in casa: i frigoriferi pieni, gli omogeneizzati non bastano. L’uomo buono e saggio lo sa bene. Per questo ha fatto la sua scelta. Non tiene per sè la parola, ma la regala: la parola serena, ottimista, fiduciosa.

 

 

AGOSTO

 

 

ASCOLTARE

Un giorno, un saggio indiano incontrò un amico milanese in piazza san Babila, nel bel mezzo della città di Milano. Ad un tratto, l’indiano disse: "Senti anche tu quel che sento io?". Il milanese, un po’ sconcertato, tese le orecchie più che poteva, ma ammise di non sentire niente altro che il gran rumore del traffico cittadino. "Qui vicino c e un grillo che canta", continuò, sicuro di sé, l’indiano. "Ti sbagli", replicò il milanese, "io sento solo il chiasso della città, e poi figurati se ci sono dei grilli da queste parti!". "Non mi sbaglio, sento il canto di un grillo!", ribatté l’indiano, e decisamente si mise a cercare tra le foglie di alcuni alberelli striminziti. Dopo un po’ indicò all’amico che lo osservava scettico, uno splendido grillo canterino. "Hai visto che c’era un grillo?", disse l’indiano. "E’ vero", ammise il milanese. ‘Voi indiani avete l’udito molto più acuto di noi bianchi". "Questa volta ti sbagli tu", sorrise il saggio indiano. "Stai attento". L’indiano tirò fuori dalla tasca una moneta e, facendo finta di niente, la lasciò cadere sul marciapiede. Immediatamente quattro o cinque persone si voltarono a guardare. "Hai visto?", spiegò l’indiano. "Questa moneta ha fatto un tintinnio più esile e fievole del trillare del grillo, eppure hai notato quanti bianchi lo hanno udito?".

 

 

APPLAUSI

Il 15 dicembre 1991 il papa Giovanni Paolo Il ha reso omaggio a Mozart partecipando ad un concerto in Vaticano, durante il quale Carlo Maria Giulini ha diretto il Requiem in re minore, K.V. 626. Per espresso desiderio del direttore, condiviso dal Papa, al termine dell’esecuzione, l’assemblea si è levata in piedi senza il tradizionale applauso, e ha successivamente abbandonato l’aula. Il giornalista A. Gasporri, ha scritto il giorno dopo: "Seimila persone che applaudono destano impressione, ma seimila persone che tacciono nel momento sempre riservato alle acclamazioni fanno più impressione ancora. Questo sostituire al clamore la meditazione, ha contribuito ad accrescere l’emozione di tutti e a rendere unico questo concerto nell’anno di Mozart". Il silenzio ha contribuito non solo a sentire, ma a capire! Nel silenzio risplende sempre qualcosa!

 

 

SILENZIO

Una sera, dopo una cena a cui sono invitati alcuni amici, una mamma dice alla sua bambina di recitare la preghiera e di andare a letto. La piccola obbedisce, in ginocchio vicino al letto cerca di pregare. Torna per dire buona notte. La mamma: "Hai detto bene la preghiera?". "No, non posso". "Come non puoi? Torna subito a dire la preghiera!". La bambina torna in camera. In capo a un minuto, eccola di nuovo. "Allora, hai detto la preghiera?". "Ma no, mamma, non posso!". "Come? Spiegami perché non puoi" "Non posso fare silenzio. Non posso sentirlo. Fate tutti troppo chiasso". Facciamo tutti troppo chiasso!

 

 

VOCI INTERIORI

Quattro santi uomini, avendo fatto naufragio su una landa deserta dell’Africa, vagarono diversi giorni senza trovare cibo. Allo stremo delle forze, decisero di chiedere aiuto a Dio; e per rafforzare la loro richiesta, s’impegnarono in solenni promesse: il primo promise che avrebbe osservato il più stretto digiuno, il secondo che non avrebbe mai più guardato una donna, il terzo che avrebbe recitato in continuazione i versetti del Corano. Il quarto disse semplicemente: "Non mangerò mai carne di elefante". Gli amici si sentirono offesi da questa promessa: chi mangia carne di elefante? voleva prendersi burla di loro? o forse di Dio? L’uomo rispose: "Niente affatto. Ho solo sentito una voce interiore che mi ha quasi obbligato a parlare così. lo non ne posso nulla, Dio mi è testimone". Dopo aver vagato per giorni e giorni, avvenne che trovarono un elefantino di poche settimane. Benché controvoglia, lo uccisero, lo arrostirono e si cibarono della sua carne. Tutti tranne colui che aveva fatto l’ultima promessa: "Forse Dio disse mi ha spinto alla mia decisione perché vuole ch’io muoia. Non mancherò comunque alla mia parola con lui". Terminato il pasto, sì misero a dormire. E mentre dormivano sopravvenne l’elefantessa. Li annusò uno per uno, uccidendo senza pietà i tre da cui proveniva odore di elefante arrosto. Solo colui che non se ne era cibato sì salvò. Venne anzi afferrato dalla proboscide dell’elefantessa e portato in un’oasi dove poté sfamarsi di datteri e d’acqua di sorgente. Così è di colui che ascolta la voce interiore senza discuterla. (Tradizione musulmana)

 

 

PREGHIERA

Pregare è fare i complimenti a Dio.

Pregare è essere in tutte le parti della terra.

Pregare è imparare a pensare.

Pregare è avere risposte superiori alle domande.

Pregare è un modo di piangere.

Pregare è mettersi in ginocchio per imparare a stare in piedi

Pregare è fare una predica a se stessi.

Pregare è traslocare dalla terra al cielo.

Pregare è imbucare lettere nella cassetta della speranza.

Pregare è lasciarsi ammorbidire il cuore.

Pregare è tirare fuori l’ala di riserva...

 

 

SETTEMBRE

 

 

LA COSA PIU’ IMPORTANTE

Un giorno, uno dei più grandi professori dell’Università, candidato al Premio Nobel, famoso in tutto il mondo, giunse sulle rive di un lago. Chiese ad un barcaiolo di portarlo a fare una passeggiata sul lago con la barchetta. Il brav’uomo accettò. Quando furono lontani dalla riva, il professore incominciò ad interrogarlo. "Sai la storia?". "No" "Allora un quarto della tua vita è perduto". "Sai l’astronomia?". "No" Allora due quarti della tua vita sono perduti". "Sai la filosofia?". "No". "Allora tre quarti della tua vita sono perduti". All’improvviso prese ad infuriare una tremenda tempesta. La barchetta, in mezzo al lago, veniva sballottata come un guscio di noce. Gridando sopra il ruggito del vento, il barcaiolo si rivolse al professore. "Sa nuotare?". "No", rispose il professore. "Allora tutta la sua vita è perduta!". Tante cose contano nella vita; cose anche belle e buone. Però una sola è necessaria. Quale?…

 

 

VEDERE DIO

Una volta un re, convocò tutti i maghi, i sapienti e i sacerdoti del suo regno. Li minacciò dei castighi più terribili se non gli mostravano Dio. Quei poveretti si disperavano e si strappavano i capelli senza saper cosa fare, quando arrivò un pastore che annunciò a tutti di essere in grado di risolvere il problema. Si affrettarono a presentano al re. Il pastore allora condusse il sovrano su un terrazzo e gli indicò il sole. "Guardalo!", disse. Dopo un istante, il re abbassò gli occhi, gridando: "Vuoi accecarmi?". "Mio Signore", disse il pastone, "il sole è solo una piccola cosa del Creatore, neanche una scintilla del suo splendore... come puoi pensare di posare gli occhi su Lui in persona?".

 

 

AMORE

L’amore fa ancora molta paura. Esso chiede il lasciarsi andare, l’abbandono di sé, l’abbandono a sé la fiducia che abbaglia e non acceca, la donazione assoluta. Bisognerà pagare per tutte le parole non dette, per tutte le carezze perdute, per tutti i sogni abbandonati. Bisognerà rendere conto della paura e dell'avarizia che impedirono di amare, dell’accecamento e dell’orgoglio che soffocarono gli slanci. Bisognerà rendere conto di tutti i gesti non compiuti, delle lacrime ingoiate, dell’amore non dato, delle promesse e del tempo perduto.

 

 

FIDUCIA

Un falegname vissuto molti secoli fa, tornando una sera a casa in uno stato di grande abbattimento, incontrò un amico, che gli chiese: perché sei così afflitto fratello?

Anche tu lo saresti se ti trovassi nei miei panni gli rispose il falegname. Di che cosa dunque si tratta? Per domattina dovrò aver ridotto in finissima segatura 11.111 libbre di buon legno duro, altrimenti il re mi farà tagliare a testa. L ‘amico sorrise e, passandogli un braccio intorno alle spalle, gli disse: Sta’ di buon animo, fratello. Mangiamo, beviamo e dimentichiamo il domani. Il gran Dio provvederà a noi se ci affideremo a Lui. E si recò anch’egli a casa del falegname, dove trovarono la moglie ed i figli di quest’ultimo che piangevano disperatamente. Basta con le lacrime dissero i due uomini. Mangiamo e beviamo, invece; cantiamo e balliamo tutti insieme e manifestiamo così la nostra fede nella sconfinata bontà e potenza di Dio. E così fu fatto. Ma ad un tratto, in mezzo all’allegria generale, la moglie del falegname riprese a piangere disperatamente. E così, marito mio ella disse tra i singhiozzi domattina ti taglieranno la testa, e noi intanto gozzovigliamo e passiamo queste ultime ore allegramente. Ricordati del Signore ed abbi fede in Lui rispose il falegname e la baldoria continuò tutta la notte. L’indomani, quando i primi raggi di luce fugarono le tenebre, ognuno tacque ed attese tremando il verificarsi del terribile evento. Vennero gli uomini del re e bussarono alla porta. E’ finita disse il falegname. Ora mi metteranno a morte Ed aprì la porta. Falegname dissero gli uomini del re il re è morto. Fabbricagli la bara.

 

 

UMILTA’

Un uccellino, sdraiato sul dorso, tendeva verso il cielo, rigide, entrambe le zampine. Un altro uccello gli volò accanto e gli chiese stupito: "Che cosa fai? Perché te ne stai coricato così a zampe in su? Ti è successo qualcosa?". Senza muoversi, il primo uccellino rispose: "Con le mie zampe sostengo il cielo. Se mi muovo e ritiro le zampe, il cielo cade giù". In quel momento, da un albero vicino si staccò una foglia che cadde a terra, veloce e silenziosa. L’uccellino si spaventò tantissimo. Si alzò e spiccò il volo, rapidissimo. Il cielo, naturalmente, rimase al suo posto.

 

 

 

OTTOBRE

 

 

IPOCRISIA

Ottimisti sì e sempre, ma ingenui no e mai! Ebbene, è da dire che l’ombra più nera ed urtante della nostra società è l’ipocrisia. Un brevissimo campionario per prova. La televisione tracima violenza da tutti i canali e poi si scandalizza quando i figli uccidono i genitori e gli "sportivi" si pugnalano negli stadi. Tutti bestemmiano contro il traffico, eppure si continua ad acquistare auto lunghe di qui a là per andare a comprare il francobollo nella vicina tabaccheria dell’angolo. Tutti i Comuni rifiutano le discariche, eppure chi trova cento uomini disposti a smettere di fare baldoria? Si lotta contro la droga, e poi un settimanale a larghissima diffusione, nei primi mesi del 1991, inserisce il diario di una ragazza che fa tutte le esperienze possibili. Si criticano i bambini perché dicono parolacce, e poi si stampa un vocabolario degli insulti. Qualche anno fa il Parlamento europeo ha deciso di proibire la pubblicità al tabacco che in Europa fa quattrocento mila vittime; contemporaneamente la Comunità europea ha stanziato un miliardo e trecento milioni di scudi in aiuto ai produttori di tabacco! Togliamoci la maschera dell’ipocrisia, per cortesia!

 

 

MANI PULITE

Dopo la morte, un uomo si presentò davanti al Signore. Con molta fierezza gli mostrò le mani: "Signore, guarda come sono pulite le mie mani!". Il Signore gli sorrise, ma con un velo di tristezza, e disse: "E’ vero, ma sono anche vuote".

 

 

FARISEISMO

Se vai a sbattere con la macchina, la colpa è della polizia stradale che non c’era, o della terza corsia non ancora in funzione. Se cadi nella droga, la colpa è dei carabinieri che non hanno arrestato lo spacciatore. Se non vai bene a scuola, la colpa è del professore che non spiega bene. Se la maggioranza non decide, la colpa è della minoranza che fa ostruzionismo. Se la minoranza non fa proposte alternative, la colpa è della maggioranza che non lascia spazio. Se i figli non crescono, la colpa è dei genitori....Siamo onesti! Questo è fariseismo puro. E la mia responsabilità?

 

 

NOIA

La noia è l’ultimo ritrovato dell’uomo moderno, il vibrione che sta contagiando un po’ tutti. I primi sintomi della noia sono la mancanza di interesse verso la vita e l’incapacità di ridere. Nelle forme più gravi, poi, la noia porta alla depressione e alla mancanza di voglia di vivere. Domandiamoci: perché la noia? La noia è quella cosa che si ha, quando tutto si ha. Non si può dare all’uomo ogni ben di Dio, senza dargli anche la noia. La noia è quella cosa che si ha, quando non si sa. Non si sa "perché" alzarsi al mattino, lavarsi, vestirsi, pettinarsi, uscire, lavorare, pranzare, chiacchierare, rientrare a sera, per ricominciare da capo domani, ancora senza sapere "perché". Antoine de Saint Exupéry lo diceva benissimo: "Lavorano nella noia. Nulla manca loro fuorché il nodo divino che lega le cose. E tutto manca Tranne la nausea, tranne la noia.

 

INGANNO

Una tribù di scimmie viveva nella giungla, ai margini di un villaggio di contadini. Ciò che più le incuriosiva era il fuoco. Stavano ore ad osservare le rosse fiamme che danzavano nelle case e nei cortili e i contadini che si accoccolavano accanto ad esse a riscaldarsi, con una beata soddisfazione dipinta sul viso. Una sera particolarmente fredda, le scimmie videro una lucciola che palpitava tra le foglie di un cespuglio. Credettero subito che fosse una scintilla di quella cosa prodigiosa che scaldava gli uomini e la presero con cura. La coprirono di erba secca e ramoscelli, stesero le mani in avanti, facendo versi di soddisfazione e credendo di scaldarsi. Una scimmia si mise addirittura a soffiare sulla lucciola, come aveva visto tante volte fare agli uomini. Un uccellino dalle ali dorate osservava la scena dall’alto di un ramo. Pieno di compassione per le povere scimmie volò giù e disse: "Amiche, vi state sbagliando, quello non è fuoco. E’ soltanto una lucciola!". Ma le scimmie lo cacciarono via infastidite e presero a soffiare con maggior vigore. "Vi ingannate!", continuava a ripetere l’uccellino dalle ali dorate volando intorno alle scimmie che si accalcavano intorno al mucchietto di foglie e ramoscelli. "Correte al riparo!". irritata, una scimmia afferrò l’uccellino dalle ali dorate e lo uccise. Poi si misero tutte a soffiare. Al mattino erano tutte morte di freddo. "Gesù aveva fatto tanti segni miracolosi davanti al popolo, eppure non credevano in Lui. Così si compivano le parole della Bibbia dette dal profeta lsaia: Dio ha reso ciechi i loro occhi e ha reso duro il loro cuore. Così non vedono coi loro occhi, non capiscono con il loro cuore e non cambiano vita per essere guariti" (Vangelo di Giovanni 12,37 - 40). Per questo troppi intorno a noi muoiono di freddo!

 

Alla notizia della morte di un comune amico, piuttosto benestante, un uomo chiese a un altro:

"Quanto ha lasciato?". L’altro rispose: "Tutto".

 

 

 

NOVEMBRE

 

MORTE

Quando la moglie di Tchuang-tsé morì, Huang-Tsé andò dall’amico a fargli le condoglianze. Ma quale fu la sua sorpresa nel vederlo accasciato mentre cantava una dolce canzone battendone il ritmo su una giara. Che tu non ti disperi per aver perduto colei con cui hai diviso la tua esistenza, che ti ha dato dei figli e che è invecchiata insieme a te, passi ancora... ma che tu canti e batta il tempo su una giara mi pare troppo! Al contrario ribatté Tchuang-tsé. Lì per lì mi sono disperato. Ma riflettendo sull’esistenza, ho pensato: ci fu un tempo in cui non era nata; un tempo in cui non era neppure un essere fisico; e persino un tempo in cui non era neppure un soffio, confusa con tutta la Creazione. Da quella Creazione nacque, in una prima trasformazione, il soffio di lei; poi, con una nuova trasformazione, il suo essere corporeo; e un’ultima trasformazione le diede vita. Ora c’è stata un’altra trasformazione: la morte. Queste fasi sono come il cammino delle quattro stagioni, dalla primavera all’inverno. Ora ella dorme, tranquilla, nel mondo del Grande Riposo. Se mi mettessi a disperarmi piangendone la fine, dimostrerei che la mia fede e ben poca cosa...

 

 

IL BRUCO

Il bruco sentì che era giunta la grande ora. Si cercò un bel posto sotto una foglia vellutata e iniziò a tessere tutto intorno a sé il suo bozzolo. Mentre tesseva cantava e un verme suo conoscente, che passava da quelle parti, lo sentì. Ma sei pazzo? gli disse tra un po’ il tuo mondo finirà e tu canti mentre ti costruisci la tomba? Ciò che tu chiami morte gli rispose il bruco io lo chiamo farfalla! e sparì dentro il suo morbido nido.

 

 

PAURA

Chi è senza paure scagli la prima pietra! C’è chi ha paura del temporale, chi dei topi, chi delle serpi... C’è chi ha paura di parlare in pubblico, di attraversare le strade... Ho incontrato una bambina di otto anni che aveva paura del telefono; un’altra, del muggito della mucca...; ho visto un adolescente irrigidirsi al vedere la foto di un coniglio sul libro di scienze... Davvero, il numero delle paure non si conta. Nel secolo scorso uno psicologo americano si prese la briga di catalogarle: ne inventariò più di 350! Tante paure. Ma la paura che dovrebbe far più paura è la paura di vivere. Come vincerla? Vinco la paura di vivere: se metto subito sul conto che la vita non è una linea retta, sempre ordinata, senza imprevisti, senza sorprese simpatiche e meno simpatiche; se butto via due complessi: il "complesso del gambero" che guarda indietro ("ai miei tempi!") e il "complesso della giraffa" che guarda troppo in avanti ("chissà cosa mi capiterà) se non mi ritengo onnipotente; se considero le difficoltà come gli scogli necessari per far salire in alto le onde; se, di tanto in tanto, mi faccio carezze col cervello: "Mi piaccio, mi trovo bene nella mia pelle"; se ho fede. Gli psichiatri dicono che la fede è anche un vero e proprio psicofarmaco.

 

 

CROCE

San Francesco di Sales un giorno incontrò un giovane che portava un secchio d’acqua, su cui galleggiava un pezzo di legno. Domandò: "Ragazzo, a che serve quel pezzo di legno sull’acqua del secchio?". Il ragazzo rispose: "Con quel pezzo di legno l’acqua non si agita troppo mentre cammino, e quindi non esce dal secchio".Il fatto suggerì al santo questa considerazione: "Sulle onde dei tuoi dubbi e dolori, o uomo, metti la croce di Cristo. Essa ti darà tranquillità e non perderai la pazienza nel tuo soffrire".

 

 

PECCATO

Un sapiente mistico mussulmano del XIII secolo racconta:

"Vidi sulla riva del mare un uomo pio che era stato ferito da una pantera e che non riusciva a guarire. Per lungo tempo soffrì, ma ringraziava sempre Dio grande e glorioso. Gli chiesero un giorno: "Di che lo ringrazi?". Rispose: "Lo ringrazio perché sono afflitto da una malattia, non da un peccato" (Sa’di). Oggi abbiamo smarrito il senso del peccato. Tutt’al più, diciamo ancora: "Che peccato!", quando abbiamo perso il pullman o quando non troviamo qualcosa al supermarket. Ebbene, perdere il senso del peccato non è cosa da poco. Avere un’idea debole del peccato è avere un’idea debole dell’uomo. Infatti, peccare non è trasgredire una regola morta, ma è sciupare se stessi. Diceva bene lo scrittore Francois Mauriac: "Abbiamo l’età dei nostri peccati". Di più, peccare è anche colpire, in qualche modo, gli altri. Un peccato nascosto reca danno a tutti, perché mi rende più egoista, più duro, meno idoneo a convivere.

Alcuni anni fa un grande manager americano, David Mahoney, consigliava di evitare i sette peccati capitali. Diceva: "Possono distruggere i rapporti che siete riusciti a costruire e la vostra carriera.

La superbia, perché vi spinge in un vicolo cieco.

L’avarizia, perché vi rende scontenti di quel che avete.

La lussuria, perché ben pochi riescono ad evitarne le conseguenze.

L’ira, perché è il più grande spreco di energie.

La gola, perché sul lavoro può mettervi in condizione di inferiorità nei confronti di chi sa dominare i suoi appetiti.

L’invidia, perché rivela le vostre debolezze e vi lascia quindi senza forza.

L’accidia, perché la persona pigra, disattenta e disorganizzata è facile preda dei concorrenti".

il manager concludeva: "I sette peccati capitali esistono da migliaia di anni, ma conservano intatta la loro carica di pericolosità".

 

 

DICEMBRE

 

DOMANI

Non affannatevi per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno la sua pena. (Mt. 6,34)

 

GIUDICARE

Non giudicate per non essere giudicati. (Mt. 7,1)

 

PREGHIERA DI RICHIESTA

Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto. (Mt. 7,7)

 

PREGHIERA

Non chiunque mi dice: "Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.

(Mt. 7,21)

 

PAURA

Perché avete paura, uomini di poca fede? (Mt. 8,26)

 

PERDONO

Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati. (Mt.9,2)

 

MISSIONE DI GESU’

Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.(Mt. 9,12)

 

GRATUITA’

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. (Mt. 10,8)

 

DISCEPOLI

Un discepolo non è da più del maestro, nè un servo da più del suo padrone; è sufficiente per un discepolo essere come il suo maestro e per un servo come il suo padrone.(Mt. 10,24—25)

 

CONVERSIONE

"Convertitevi perché il Regno dei Cieli è vicino". (Mt.4,17)

 

VOCAZIONE

"Seguitemi, vi farò pescatori di uomini". (Mt. 4,19}

 

GIUSTIZIA

"Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei non entrerete nel Regno dei cieli". (Mt. 5,20)

 

SINCERITA’

Sia il vostro parlare sì sì, no no, il più vien dal maligno.(Mt. 5,37)

 

PRESTITI

Dà a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle. (Mt. 5,42)

 

EQUITA’ DI DIO

li Padre vostro celeste fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.

(Mt. 5,45)

 

PERFEZIONE

Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. (Mt. 5,48)

 

FIDUCIA IN DIO

li Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. (Mt. 6,8)

 

RICCHEZZE

Non accumulate tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano, accumulatevi invece tesori nel cielo dove né tignola né ruggine consumano e dove ladri non scassinano né rubano. Perché dove è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. (Mt. 6,21)

 

BAMBINI

Se non diventerete come bambini non entrerete nel Regno dei Cieli. (Mt. 18,3)

Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. (Mt. 18,10) 

Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il Regno dei cieli. (Mt. 19,14)

 

MATRIMONIO

Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non separi. (Mt. 19,6)

 

VIGILANZA

Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.(Mt. 25,13)

 

CROCE

Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. (Mt. 10,37)

 

FRATELLANZA

Chi avrà dato anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa. (Mt. 10,42)

 

RIPOSO

Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò. (Mt. 11,28)

 

PARENTELA

Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei Cieli, questi è per me fratello, sorella e madre. (Mt. 12,50)

 

FEDE

Se avrete fede pari ad un granello di senape potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà e niente vi sarà impossibile. (Mt. 17,20)

 

LUCE

lo sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. (Gv. 8,12)

 

PASTORE

lo sono il Buon Pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre.

(Gv. 10,14—15)

 

VIA

lo sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. (Gv. 14,6)

 

PANE

lo sono il Pane della vita, chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. (Gv. 6,35)

 

RISURREZIONE

Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito perché chiunque crede in Lui non muoia ma abbia la vita eterna. (Gv. 3,16)

 

 

 

 

 

 

 

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