Archivio

 
     
     

UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI QUOTIDIANE SULLA

PAROLA DI DIO

a  cura di don Franco LOCCI

 

 

DICEMBRE 1997

 

 

 

LUNEDI’ 1 DICEMBRE 1997

"Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì solo una parola e io sarò salvato". (Mt. 8,7)

L’umanità non era degna dell’incarnazione del Figlio di Dio. Gli uomini avevano già innumerevoli volte risposto di no alle proposte di Dio, eppure il Dio fedele che già aveva mandato tanti profeti, "spogli6 se stesso" e mandò il suo Figlio unigenito. lo sono forse degno di essere salvato, di ricevere Gesù nell’EucarIstia? Eppure Dio mi ama al punto da non lasciarsi spaventare dai miei peccati e dalla mia debolezza e donandomi Gesù continua a pronunciare quella Parola che salva. L’Avvento che celebriamo ci ricorda che Gesù viene ancora: il suo unico desiderio è quello di incarnarsi in noi.

 

 

MARTEDI’ 2 DICEMBRE 1997

"Ti ringrazio, o Padre, che hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli". (Lc. 10,21)

Ci possiamo chiedere: Qual è la verità che i sapienti di questo mondo non riescono a scoprire? E’ il mistero dell’identità di Cristo e della sua missione. Gesù è il Figlio di Dio ed è venuto tra noi per farsi conoscere e per rivelarci che il nostro Dio è Padre. E’ questa la verità grandiosa del Cristianesimo: noi, attraverso Gesù possiamo finalmente conoscere Dio come Padre. Ma per capire e credere questo bisogna essere piccoli, bisogna riconoscersi figli bisognosi di un Padre, bambini che possono crescere solo con chi si prende cura di loro. Per chi non capisce questo, per chi è già abbastanza sapiente da solo, un Dio non serve, un Padre è sprecato e, quindi, il suo mistero di amore non sarà loro svelato.

 

 

MERCOLEDI’ 3 DICEMBRE 1997

"Sento compassione di questa folla. Non voglio rimandarli digiuni". (Mt. 15,32)

Gesù è venuto per salvare l’uomo, ma la salvezza non riguarda solo lo spirito, Gesù è attento a tutte le necessità dell’uomo e cerca collaboratori perché la sua presenza compassionevole possa manifestarsi ovunque ci sia una necessità. Gesù cerca te perché quell’anziano Sia "salvato" dalla solitudine; Gesù cerca te perché quella conoscente che ha perso il marito trovi un po’ di solidarietà, perché quel bambino trascurato non cresca arrabbiato con tutta la società; Gesù ha bisogno della tua testimonianza sincera perché quel dubbioso possa avere dei validi riferimenti nella ricerca della fede. Lui, la sua parte la fa: si fa Pane, Parola, prepara per noi il suo banchetto. Noi siamo gli invitati e siamo chiamati a far sì che anche gli altri possano parteciparvi.

 

 

GIOVEDI’ 4 DICEMBRE 1997

"Un uomo saggio ha costruito la sua casa sulla roccia". (Mt. 7,24)

Quante preoccupazioni per la casa: alcuni giovani ritardano il matrimonio perché non riescono a trovarla; quanti sacrifici si fanno per poter avere una casa propria... E della nostra casa definitiva, ci preoccupiamo? Gesù ci ha preannunciato che solo Dio è la nostra casa, casa che noi cominciamo a costruire su questa terra. Il progetto c’e, è nel cuore di Dio. Sta a noi prima di tutto cercare il luogo su cui costruirla. Si può costruire con minor fatica sulla sabbia delle cose terrene che hanno poca consistenza perché passano o si può cercare la roccia, Dio e i suoi valori, sui quali faticare, ma con la certezza di stabilità. Si può puntare alla casa terrena (con l’unica certezza che essa si concluderà con le quattro assi della bara) o a quella eterna "non costruita da mani di uomo" ma preparata da Dio stesso dove ci attendono Gesù e Maria.

 

 

VENERDI’ 5 DICEMBRE 1997

"Sia fatto a voi, secondo la vostra fede". (Mt. 9,29)

Me la prendevo con il Signore: ormai erano mesi che chiedevo quella grazia per la mia famiglia, e Dio faceva orecchie da mercante. Un bel giorno, finalmente mi rispose, ma con due domande: "Sei davvero sicuro che quello che chiedi sia la migliore cosa che può capitare alla tua famiglia?", "Lo vuoi proprio, davvero, con tutte le conseguenze?". Dice la Bibbia che noi spesso chiediamo e non otteniamo perché chiediamo male e perché non sappiamo neppure bene che cosa chiediamo. E poi, abbiamo quel granello di fede che farebbe spostare le montagne?

 

 

 

SABATO 6 DICEMBRE 1997

"Vedendo le folle ne sentì compassione perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore". (Mt. 9,36)

Tutti noi proviamo compassione quando vediamo file di profughi disperati, affamati... poi, normalmente, cominciamo a chiederci il perché, ce la prendiamo con la politica e il potere e... ci diciamo rammaricati e impotenti. Gesù prova compassione e si dà da fare. Madre Teresa di Calcutta non si chiedeva se sarebbe riuscita a salvare tutti i bambini abbandonati dell’India, ma si dava da fare per quelli che incontrava. La compassione cristiana non è un bel sentimento che ci fa sentire buoni; è patire con chi soffre, è condividere ciò che si ha (non teorie o lamentele) concretamente.

 

 

 

DOMENICA 7 DICEMBRE 1997 2^ DOMENICA DI AVVENTO ANNO C

"Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri". (Lc. 3,4)

Un giorno che ricevette degli ospiti eruditi, Raddi Mendel di Kozk, li stupì chiedendo loro a bruciapelo: "Dove abita Dio?". Quelli risero di lui: "Ma che ti prende? li mondo non è forse pieno della sua gloria?" Il rabbi diede lui stesso la risposta alla domanda. "Dio abita dove lo si lascia entrare". "Preparare la via del Signore" significa proprio questo, disporsi a lasciar entrare Dio nella nostra vita, significa cambiare noi stessi prima di tutto: quante cose da "raddrizzare" nella mia vita, con Dio, con i fratelli, con me stesso. Non spaventiamoci! Se io preparo un po' di strada, Lui farà il resto.

 

 

LUNEDI’ 8 DICEMBRE 1997

"In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi ed immacolati al suo cospetto nella carità". (Ef.1,4)

Guardo a Maria, la Mamma di Gesù e Madre nostra e scopro la bellezza. La bellezza del progetto di Dio non deturpato dal peccato, dall’egoismo. La bellezza dell’uomo, creatura amata, che è in perfetta sintonia con il suo Creatore, che sa accogliere e donare. Maria ha ricevuto questo dono, ma noi come Possiamo essere "santi e immacolati al suo cospetto"? Solo rendendoci disponibili anche noi a ricevere questo dono attraverso la gratuità della Redenzione di Cristo. Da soli siamo tutt’altro che immacolati. Ma Gesù ha offerto al Padre se stesso, una volta per tutte, per noi. Redenti, liberati, ripuliti possiamo anche noi credere alla bellezza del progetto di Dio e rispondere con gioiosa volontà ai suoi doni. Ecco perché Maria non è un modello inimitabile, troppo lontano da noi. E’ la Madre e noi i figli, I figli, almeno in qualcosa, assomigliano alla Madre; sta a noi lasciare venir fuori questa somiglianza con Maria.

 

 

MARTEDI’ 9 DICEMBRE 1997

"Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà, forse, le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta?". (Mt. 18,12)

Dio ci vuole davvero bene: non si rassegna a perdere nessuno di noi. Non si contenta di dire: "Peccato, ne ho perso uno ma ne ho ancora miliardi", oppure: "Se l’è voluta, si arrangi!". Parte alla ricerca, la chiama, manda i suoi profeti, affronta Lui il lupo, pur di salvarla. Ecco come Antony de Mello ci ripropone questa parabola: Una pecora scoprì un buco nel recinto e scivolò fuori. Si accorse, poi, di essere seguita da un lupo. Corse e corse, ma il lupo continuava a seguirla finché arrivò il pastore e la salvò, riportandola all’ovile. E, nonostante che tutti lo incitassero a farlo, egli non volle riparare il buco nel recinto. Lo stile dell’amore si chiama libertà.

 

 

MERCOLEDI’ 10 DICEMBRE 1997

"Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò". (Mt. 11,28)

"Venite dal mago X, vi svelerà il futuro", "Venite a comprare i nostri sistemi, vincerete al totocalcio", "Venite nella nostra chiesa, vi assicuriamo il passaporto per il cielo"... Quanti inviti più o meno sinceri e veritieri sentiamo ogni giorno! Anche Gesù ci invita particolarmente in questo tempo di Avvento: "Venite a me". Non vuole prenderci niente di nostro, anzi ci invita a portargli le nostre fatiche, ansie, paure... Non si spaventa neanche dei nostri peccati, se li carica sulle sue spalle. Vuole donarci se stesso, la sua pace, le sue promesse. E se per seguirlo c’è un giogo da assumerci, questo è dolce e soave perché prima l’ha già portato Lui.

 

 

GIOVEDI’ 11 DICEMBRE 1997

"Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, io vengo in tuo aiuto". (Is. 41,14)

Ci sono momenti in cui, esaminando noi stessi, la nostra storia fatta di tante miserie, ci stupiamo davanti alla pazienza e misericordia di Dio che si interessa a noi. Dio, l’Eterno, come può aver attenzioni nei miei riguardi, come può abbassarsi fino alla mia miseria? Se vogliamo trovare una risposta, non dobbiamo ragionare con il calcolo umano, dobbiamo cominciare a pensare come Dio. lo, nei suoi riguardi non ho alcun diritto, i miei "meriti" non hanno diritto ad alcuna ricompensa e così anche i miei peccati non mi escludono dal suo amore. Tutto ciò che ho è amore suo. Solo quando comprenderò la gratuità del suo amore, imparerò la riconoscenza e con essa se ne andrà il timore.

 

 

VENERDI’ 12 DICEMBRE 1997

"A chi paragonerà questa generazione?". (Mt. 11,16)

Gesù si chiede che generazione sia la sua che non sa accogliere il dono di Dio. Che cosa potremo dire noi della nostra generazione di fine millennio? lo credo che la situazione, pur con tutti i mutamenti storici e culturali, sia sempre la stessa in quanto l’uomo è sempre lo stesso, con la stessa meravigliosa e terribile libertà. La generazione dell’epoca di Gesù non sapeva gioire del dono che riceveva e non sapeva riconoscere il bisogno che aveva di esso. E noi, spesso, siamo ancora cosi. Abbiamo Gesù, il suo perdono, i sacramenti, la sua Parola e corriamo tristi a cercare salvezze in cose che passano; abbiamo la vita e, spesso, la sprechiamo, piangiamo sui mali del mondo e non muoviamo un dito per cambiare in bene il male che è in noi. Dobbiamo disperarci? Gesù non si è disperato della sua generazione ma ha dato la vita per essa come continua a fare anche per noi.

 

 

SABATO 13 DICEMBRE 1997

"In quei giorni sorse Elia profeta, simile al fuoco; la sua parola bruciava come una fiaccola". (Sir. 48,1)

Gesù, nel Vangelo di oggi, identifica la figura del profeta Elia con Giovanni il Battista perché entrambi hanno una missione che adempiono con coraggio e forza. Spesso la fede è stata considerata come il placebo dell’anima, come un qualcosa che addormenta gli uomini, come un qualcosa fatto apposta per vinti e vecchiette. Tutt’altro, la fede è fuoco, è qualcosa che ti scalda ma che ti brucia dentro, è qualcosa che illumina ma che ti costringe a camminare. Se ci accorgiamo che la buona notizia di Dio ci addormenta nelle nostre abitudini, è ora di ravvivare il fuoco della fede, è ora di lasciarci bruciare dai problemi dei fratelli, è ora di cambiare modo di pregare.

 

 

DOMENICA 14 DICEMBRE 1997

"Fratelli, rallegratevi nel Signore, sempre... li Signore è vicino!". (Fil. 4,4.6)

Parecchi anni fa leggevo volentieri su "Epoca" le risposte che Ricciardetto (pseudonimo del giornalista Augusto Guerriero) dava ai suoi lettori. Da onesto ateo dialogava anche su temi religiosi. Nel 1970, rispondendo ad una signora, scriveva così: "La mancanza di fede non è come la mancanza di qualsiasi altro bene morale o materiale. Per me è un dramma intimo e doloroso... Sa che a volte ci penso e mi commuovo? Sì, proprio così, mi commuovo e piango su me stesso e la mia miseria. Ma quanti di coloro che predicando la fede e i dogmi... quanti di coloro che credono, sentono la Fede come io sento la mancanza di Fede?". Che domanda pesante e sconvolgente è questa dì un ateo: sentiamo, sperimentiamo tanta gioia di credere, di essere di Cristo, quanto dolore sente e sperimenta un onesto ateo nel non credere e nel non poter appartenere a Lui? Piangiamo di gioia per la fede che possediamo così come un ateo piange sulla sua miseria per la fede che non ha?

 

 

LUNEDI’ 15 DICEMBRE 1997

"Fammi conoscere, Signore, le tue vie". (Sal. 24,2)

In questo tempo di Avvento siamo chiamati a preparare la via a Colui che i viene ma abbiamo, come ci suggerisce il i Salmo di oggi, anche bisogno di conoscere quali siano per noi le vie per giungere a Lui. Mi ha sempre fatto impressione il pensare che quando si scava una galleria tra i due fronti di una montagna, bisogna aver fatto bene i calcoli per riuscire a trovarsi a metà. Dio viene verso l’umanità ma l’umanità deve andargli incontro per la strada i giusta se no c’è il rischio di non incontrarlo. i La strada da percorrere è quella di i compiere la sua volontà che non può essere se non per il nostro bene. Ma che cosa vuole Dio da me? Quando al mattino dico il Padre nostro, tra le tante aggiunte che faccio, c’è anche questa: "Sia fatta la tua volontà, che io la conosca, che io la accetti come la cosa migliore che poteva capitarmi, che il tuo Spirito mi aiuti a compierla".

 

 

MARTEDI’ 16 DICEMBRE 1997

"I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel Regno di Dio". (Mt. 21,31)

Queste parole di Gesù possono colpirci come uno schiaffo o essere parole di consolazione, incoraggiamento e amore. Sono uno schiaffo se noi pensiamo di essere sufficientemente buoni da "meritarci il paradiso" e da arrogarci il compito di essere giudici degli altri uomini. Se è così, questo schiaffo può ridimensionarci. Ma possono essere parole che incoraggiano se scopriamo di aver bisogno di misericordia. "Anche se i tuoi peccati fossero rossi come lo scarlatto diventeranno bianchi come la neve" prometteva la Bibbia, e nel Vangelo scopriamo che i migliori amici di Gesù sono i peccatori da Lui perdonati. Forse, chi ha toccato il fondo nel disprezzo di sé, ha un coraggio più motivato per risalire alla libertà, che non chi si è adeguato pigramente nella mediocrità.

 

 

MERCOLEDI’ 17 DICEMBRE 1997

"Genealogia di Gesù Cristo, Figlio di Davide, Figlio di Abramo." (Mt. 1,1)

Può sembrar strano che Matteo abbia la presunzione di voler scrivere la genealogia di Gesù, il Dio incarnato. Ma questo suo tentativo costruito e goffo esprime invece delle realtà: Gesù è davvero uomo, non è una apparizione di un Dio che ha voluto farsi un giro sulla terra e compare come un alieno; Gesù appare al culmine di un lento snodarsi di una storia di salvezza di cui Dio è il personaggio principale; Gesù è l’erede principale delle promesse e benedizioni di Abramo e Davide; Gesù si incarna in una storia di santi e di peccatori, di personaggi illustri e sconosciuti; insomma, viene proprio per tutti. Colui che attendiamo in questa Novena di Natale è Dio e uomo ed è venuto per tutti e per ciascuno: la sua vita concreta è un dono proprio per me che faccio parte di questa povera umanità santificata e liberata dalla sua venuta amorosa.

 

 

GIOVEDI’ 18 DICEMBRE 1997

"Tu lo chiamerai Gesù" "Come era stato detto dal profeta: Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un Figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi". (Mt.1,21.23)

Due nomi vengono indicati per il Messia: Gesù, cioè il Salvatore e Dio - con - noi. Sono due sottolineature della stessa missione di Cristo: con Lui, Dio si fa presente e partecipa alle nostre realtà umane e alla storia del mondo e la sua presenza è salvezza. Abbiamo la grande certezza che Cristo Signore con la sua morte ci ha salvato e che, risorto è sempre tra noi come prometterà Gesù stesso: "Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo". Tocca a noi accorgercene, scoprirla questa presenza. Ci sono le presenze della fede: l’Eucaristia, i sacramenti, la grazia dello Spirito Santo, il mistero e ministero della Chiesa... Poi ci sono le infinite presenze silenziose: in noi, negli avvenimenti, nelle persone, nelle cose. Se i nostri occhi e le nostre orecchie si sono aperte alla fede, vediamo e sentiamo questa presenza, viviamo in continuo contatto con il Signore.

 

 

VENERDI’ 19 DICEMBRE 1997

Disse Zaccaria all’Angelo: "Come posso conoscere questo?". (Lc. 1,18)

L’arcangelo Gabriele nelle sue annunciazioni si sente fare sempre la stessa domanda. Maria gli chiede: "Come avverrà questo?", Zaccaria, invece: "Come potrò conoscere questo?". Mentre Maria si fida e chiede spiegazione, Zaccaria chiede un segno, una prova. Ammiriamo intensamente la fede di Maria, ma sentiamo che la nostra risposta sarebbe stata più simile a quella di Zaccaria, sentiamo come nostre, le sue incertezze e i suoi dubbi. Per noi non viene un angelo ad annunciarci il compiersi, nella vita, dei disegni di Dio; lo dobbiamo scoprire negli avvenimenti. Avremo, però, tante spiegazioni da chiedere e vorremmo toccare con mano che quello di Dio è un disegno d’amore mentre, invece, spesso ci pare difficile. Corriamo così il rischio di non capire nulla della vita, di diventare sordi e muti come Zaccaria.

 

 

SABATO 20 DICEMBRE 1997

"L‘Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, ad una Vergine che si chiamava Maria". (Lc. 1,26—27)

Ieri meditavamo sull’annunciazione a Zaccaria che avviene nella solennità del Tempio, durante una liturgia sacra, oggi siamo in tutt’altro contesto: un paesino sconosciuto e disprezzato della Galilea, una casa umile, una fanciulla oscura e inesperta. Ma questa ragazza di fronte al Dio che entra improvvisamente nella sua vita si rivela capace della cosa fondamentale: l’accoglienza. No: non è Lei che entra nel mondo di Dio. Fa qualcosa di più e di meglio. Permette che Dio entri nel mondo, nella sua esistenza e sconvolga tutto, senza opporre resistenze. E l’avvenimento sensazionale scaturisce in un contesto di estrema semplicità, di silenzio, di oscurità. C’è una zona di mistero, sottratta alla curiosità dei più, all’informazione dei dotti, all’influenza dei potenti, in cui si consuma un evento decisivo. Questa è la strada che Gesù cerca per incarnarsi, anche nella tua vita.

 

 

DOMENICA 21 DICEMBRE 1997

"Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda". (Lc. 1,39)

L’Annunciazione si salda con la Visitazione. La Madonna non si trattiene a compiacersi per ciò che le è successo. E’ subito in piedi, pronta a partire. Dopo essersi fatta trovare da Dio, va a trovare qualcuno. La sua è una "chiamata" che non la tiene chiusa in casa, ma la mette sulla strada. Questi passi di Maria esprimono consapevolezza, decisione, coraggio, gioia di annuncio. Reca dentro di sé un mistero che ora viene celebrato all’aperto, sulle strade degli uomini. Gesù ha bisogno di te per camminare ancora verso gli uomini. Non gli servono discepoli addormentati nelle buone abitudini, compiaciuti della propria religiosità, senza iniziativa, vuole persone capaci di camminare, di gioire, di cantare le sue meraviglie.

 

 

LUNEDI’ 22 DICEMBRE 1997

Maria disse: "L’ anima mia magnifica il Signore". (Lc. 1,46)

Ecco finalmente una che annuncia lodando. E’ facile vedere i tanti mali della nostra società ed è anche abbastanza facile denunciarli. Chi non è capace di denunciare almeno una ventina di cose che "non vanno", non funzionano, nel nostro Paese, nel nostro ambiente, nella Chiesa? La Madonna ha scelto un’altra strada, quella dell’annuncio, non ha denunciato carenze, storture. Ha portato con gioia Qualcuno, vedendo le grandi opere di Dio e lasciandole cantare nel suo cuore. A noi brontoloni e pessimisti, la Madonna sembra dire: "Perché non vuoi lasciare che la gioia e la riconoscenza abitino nel tuo cuore e da esso sgorghino per raggiungere il tuo Dio e contagino chi ti è vicino?".

 

 

MARTEDI’ 23 DICEMBRE 1997

"In quel medesimo istante si apri la bocca e si sciolse la lingua di Zaccaria, e parlava benedicendo Dio". (Lc. 1,64)

Giovanni è il precursore di Gesù, e il padre di Giovanni, Zaccaria, anticipa l’opera di Gesù che farà parlare i muti. Un’umanità chiusa nell’egoismo del peccato non è capace di cantare la vita e le opere di Dio, ma quando Dio fa irruzione in una vita, essa diventa canto, gioia, testimonianza. Gesù ha fatto irruzione nella storia degli uomini e per chi lo ha accolto si sono "schiusi gli occhi, aperte le orecchie, sciolte le lingue". E di esempi di questo ne abbiamo tanti lungo la storia dei cristiani e anche nel presente. Però, mi pare anche che troppe volte siamo ancora muti, incapaci di lode, di riconoscenza, di entusiasmo, di ottimismo. Il nostro è ancora, spesso, un cristianesimo da sacrestia, individualistico, troppo misurato. Lasciamoci aprire cuore e labbra dallo Spirito Santo, invocandolo così: "Vieni o Spirito Creatore, irradia i tuoi sette doni, suscita in noi la parola, sii luce all’intelletto, fiamma ardente nel cuore, rinnova lafaccia della terra "

 

 

MERCOLEDI’ 24 DICEMBRE 1997

"Verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare quelli che sono nelle tenebre e dirigere i nostri passi sulla via della pace". (Lc. 1,78—79)

Siamo arrivati anche quest’anno alla vigilia di Natale. Questa notte sentiremo ancora una volta cantare: "Gloria a Dio e pace agli uomini". Ma il mondo e gli uomini non hanno ancora trovato la pace. Nei secoli, tanta parte dell’umanità ha accettato Cristo, ma la speranza di pace che Lui ci ha donato, non è mai divenuta realtà. E neppure c’è pace nel cuore dell’uomo; il vantato progresso ci ha colmato di mezzi e di cose, ha risolto molti problemi, ma non ci ha reso più felici. Domani è Natale e la nostalgia di un mondo e di un cuore di pace si fa più acuta. Gesù, un giorno, ha pianto su Gerusalemme, dicendo: "Se avessi compreso anche tu la via della pace. Ma ormai è nascosta ai tuoi occhi". I fatti tenderebbero a convincerci che tale via è ormai nascosta anche a noi, ma il ritorno del Natale è un risveglio di speranza. A patto di essere, a tutti i costi e al di là di ogni convinzione, uomini di pace e per la pace.

 

 

GIOVEDI’ 25 DICEMBRE 1997

"Non c’era posto per loro nell’albergo". (Lc. 2,7)

Il Natale è spesso una storia di porte che rimangono chiuse.

Gesù è venuto nel mondo non con l’atteggiamento del Padrone, ma del mendicante. "Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (Ap. 3,20). Non sfonda le porte. Aspetta. Nell’amore non può esserci costrizione. L’amore deve accettare il rischio di venire rifiutato, respinto. E noi abbiamo paura di quel mendicante. Paura che venga per prenderci qualcosa. Invece Lui viene solo a portare. Il guaio è che, se troverà la porta chiusa, dopo aver bussato mille volte, se ne andrà a nascere da un’altra parte e noi ci troveremo a festeggiare, come milioni di persone, il Natale di Cristo là dove c’è posto per tutto, ma non per Lui.

 

 

VENERDI’ 26 DICEMBRE 1997

"Il fratello darà a morte il fratello". (Mt. 10,21)

Gesù aveva messo in guardia i suoi discepoli. La persecuzione sarebbe scattata contro i suoi seguaci come era scattata contro di Lui. E, come per Lui, la persecuzione era mascherata da motivi religiosi e di bene comune ("è bene che uno muoia, piuttosto che tutto il popolo debba soffrire"), così gli stessi fratelli di fede di Stefano digrignano i denti, si turano le orecchie per non sentire "le bestemmie" e lo portano alla lapidazione. Ripenso alla storia di ieri e di oggi: quanti martiri per la fede, alcuni voluti dal potere, altri dalle intransigenze religiose, e quanti, ancora oggi, magari senza spargimento fisico di sangue, ma attraverso attacchi quotidiani rendono testimonianza a Gesù. Non credo al martire impavido (ce ne sarà forse stato qualcuno), il martirio fa male; non credo al martirio delle frasi solenni (in certi momenti non so se uno ha tanta capacità di dire frasi che non siano di dolore), ma credo alla testimonianza. E credo che un po’ di martirio lo troviamo anche noi se vogliamo essere fedeli al Vangelo, anzi direi, per prendere sul serio Gesù che un po’ di persecuzione per la fede sia il segno che ci indica di essere sulla strada giusta.

 

 

SABATO 27 DICEMBRE 1997

"Vi rendiamo testimonianza di ciò che abbiamo udito, abbiamo toccato, abbiamo contemplato". (1 Gv. 1,1—2)

S. Giovanni ci ricorda che la testimonianza di fede che lui ci dà è qualcosa di molto concreto. La nostra fede non è un’utopia, una filosofia di vita, è la concretezza dell’esperienza di Gesù Figlio di Dio incarnato, morto, risorto per noi. Anche la nostra testimonianza deve essere così. Noi abbiamo udito: la parola del Vangelo è una parola viva, non una storia lontana. Gesù parla a me, oggi. Noi abbiamo toccato: l’esperienza del contatto con Gesù, con la sua misericordia, con i suoi doni, se vogliamo, possiamo farla ogni giorno. Noi abbiamo contemplato la meraviglia di un Dio che ci ama fino a morire in croce per noi. E allora, la nostra testimonianza non è frutto di fantasie religiose ma si fonda sull’incontro con Gesù. Certo è che se non l’hai incontrato come persona viva, chi testimonierai?

 

 

DOMENICA 28 DICEMBRE 1997

"Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio". (Lc. 2,49)

E’ strano che proprio nella festa della Famiglia sia riportato l’episodio dello "smarrimento ritrovamento" nel Tempio con questa frase così difficile di Gesù che sembra quasi non tener conto della sua famiglia terrena. Questa frase (che è la prima pronunciata da Gesù nei Vangeli) mette pere in evidenza la missione di Gesù ed anche il ruolo che Dio deve avere nella famiglia umana. La volontà del Padre è lo scopo di Gesù e cercare la volontà di Dio, dovrebbe essere lo scopo di ciascuno di noi e delle nostre famiglie. Tra Gesù e i "suoi" c’è di mezzo il Padre. Si entra a far parte della sua famiglia, soltanto se si lavora con Lui nell’impresa di "fare la volontà di Dio". L’obbedienza al Padre diventa così il titolo che permette di entrare in famiglia.

 

 

LUNEDI’ 29 DICEMBRE 1997

"C’era un uomo di nome Simeone…Mosso dallo Spirito Santo si recò al Tempio". (Lc.2,25.27)

La presentazione di Gesù al Tempio avviene alla presenza di questo vecchio che per tutta la vita ha sperato di veder realizzate le promesse di Dio. Già il suo nome un programma, infatti in ebraico significa: "Dio ha ascoltato". Dio si fa trovare da coloro che sanno vivere nella fedeltà. Una fedeltà aperta all’avvenire. Può essere così anche per me e per te. Se sai interpretare la vita in chiave di fedeltà e di ideali e di valori e di segni. Senza cadere nella stanchezza e senza lasciarti afferrare dal prurito dell’effimero, senza lasciarti abbagliare dalle vanità. La novità viene concessa a quelli che sono ancorati all‘eterno.

 

 

MARTEDI’ 30 DICEMBRE 1997

"C’era una profetessa, Anna... Era molto avanzata in età...". (Lc. 2,36)

La figura di questa anziana che accoglie Gesù Bambino mi ha fatto venire in mente una preghiera di Pronzato di cui vi riporto alcuni passi: "Molti, o Signore, ti chiedono di imparare a invecchiare, lo non ti domando questo. Non voglio scomodarti per così poco. Ti chiedo, addirittura, di non invecchiare. L’hai concesso a Simeone, ad Anna, a tua Madre, a Giuseppe. Lo puoi fare anche per me. Oh, non fraintendermi, Signore. Non desidero che Tu mi tolga già adesso la vita. Possibilmente vorrei arrivare a settanta e oltre. Però senza diventare vecchio. Fa’ che io sia del mio tempo, e non della mia età. Che io non mi affezioni morbosamente alle idee come l’avaro del suo gruzzolo. Aiutami a non prendermi troppo sul serio. A sorridere dei miei successi come dei miei fiaschi. Fammi guardare con simpatia a ciò che fanno gli altri. Che io sappia comprendere più che giudicare. Apprezzare più che condannare. Incoraggiare più che diffidare. Fa’ che resista alla tentazione del "raccontarmi". Fammi capire che è importante ciò che faccio oggi, non ciò che ho fatto o sono stato dieci anni fa. Signore, dammi il pudore dei consigli. Fa’ che io ami la vita in tutto e ogni giorno sia per me il primo, l’unico, l’ultimo da vivere in pienezza con Te!".

 

 

MERCOLEDI’ 31 DICEMBRE 1997

"La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo". (Gv. 1,17)

Mi fermo e penso al dono di questo anno. Non ho fretta di buttano via, lo sfoglio con riconoscenza. In ogni anno vi trovo un po’ di tutto, giornate radiose, amicizia, negatività, errori... Ma ogni giorno è un dono, mi ha portato qualcosa, è stato un giorno della mia vita. Ogni giorno ho chiesto al Padre "il pane quotidiano" ed esso mi è stato dato. E’ vero, ci sono anche dei motivi di tristezza, sofferenza, peccati, occasioni perdute, ma se guardo bene c’è anche tanto amore, misericordia di Dio, forza che è venuta da Lui... e allora: "Signore, non posso che dirti grazie per tutti i tuoi doni, con Maria non posso che dire: grandi cose ha fatto per me il Signore. Posso offrirti qualcosa, molto poco, ma qualcosa c’è. Posso ringraziarti della tua misericordia e ti dico: aiutami a non archiviarlo il tempo che mi hai dato, ma, attraverso l’esperienza acquisita, fa’ che esso porti frutto nel tempo che ancora mi darai, di modo che l’esperienza del passato, la speranza del futuro mi aiutino nel presente a fare la tua volontà".

     
     
 

Archivio