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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI QUOTIDIANE SULLA

PAROLA DI DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

GENNAIO 1997

 

 

MERCOLEDI’ 1 GENNAIO 1997

"Maria, da parte sua, serbava tutte questa cose meditandole nel suo Cuore". (Lc. 2,19)

Giorno di festa, di auguri, di benedizioni. E quasi a contrasto Maria Santissima, Madre di Dio, che medita in silenzio e contemplazione. Due modi di accogliere il tempo del nuovo anno che ci viene donato. Quello fracassone, quasi che gridando più forte si scacci via il male, e quello contemplativo per vedere le opere di Dio. Abbiamo bisogno di un po’ di silenzio per trovare noi stessi. Siamo stufi delle notizie "gridate" dei telegiornali, delle musiche assordanti che ti inebetiscono, dei soliti prodotti reclamizzati senza i quali non si può vivere, siamo pieni di parole che nascono dalle molteplici chiacchiere salottiere, anche religiose. Abbiamo bisogno, o Maria, di un po’ del tuo silenzio, non vuoto ma pieno di Dio; abbiamo bisogno di ripensare all’anno passato perché non vogliamo buttano via: e un anno della nostra vita. Vogliamo ripescare nell’angolo più nascosto di noi stessi la speranza che si fonda su Dio. Nel silenzio vogliamo vedere se siamo ancora capaci di meraviglia e di ringraziamento. Vorremmo il silenzio esteriore per riappropriarci e far cantare in noi i suoni della natura di cui siamo parte. E oggi, primo giorno dell’anno, chiediamo a Te, Maria, che ogni giorno ci sia per noi un momento di raccoglimento per adorare, lodare, chiedere perdono... per incontrare tuo Figlio Gesù.

 

 

GIOVEDI’ 2 GENNAIO 1997

"Giovanni confessò: Io non sono il Cristo, né Elia, né un grande profeta". (Gv. 1,20-21)

Giovanni il Battista possiede la vera umiltà, quella che afferma solo la verità. E’ consapevole del suo ruolo di battistrada del Messia e per essere fedele sarà disposto a dare la vita, ma non si lascia tentare dall’orgoglio di farsi più grande di ciò che è. "Bisogna che io diminuisca affinché Lui cresca ."Non sono degno di sciogliere il legaccio del suo sandalo. Quanta differenza dall‘atteggiamento saccente di certi cristiani che si sentono in prima persona salvatori del mondo: "Se non ci fossi io in quella parrocchia, tutto andrebbe a catafascio". "il nostro gruppo è l’unico dove si prega veramente". Ricordo un vecchio prete che davanti alle mie intemperanze ed esagerazioni giovanili nella pastorale parrocchiale, tra il faceto e il serio mi diceva: "Guarda che il mondo l’ha già salvato Gesù Cristo!". E’ importante ritrovare il nostro e il suo ruolo. Siamo importanti: Gesù ci chiede di essere suoi collaboratori nel Regno, ma chi salva è Lui; siamo annunciatori ma non di noi stessi, di Lui; dobbiamo imitare in tutto il Cristo, ma l’originale è Lui.

 

 

VENERDI’ 3 GENNAIO 1997

Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: "Ecco l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie il peccato del mondo". (Gv. 1,29)

Sentir chiamare Gesù "Agnello di Dio", può creare in noi qualche difficoltà di comprensione. Questo non succedeva ai contemporanei di Giovanni il Battista. Sapevano infatti che al tempio, durante la Pasqua ebraica, venivano immolati numerosi agnelli in riparazione dei peccati. Conoscevano molto bene la Bibbia che raccontava loro come nella notte della liberazione e dell’inizio dell’Esodo dall’Egitto, era stato proprio il sangue di un agnello posto sugli stipiti della porta di casa ad evitare che l’angelo della morte uccidesse I loro primogeniti. Gesù, dunque, è l’Agnello che sarà immolato, ucciso per salvarci. Gesù viene a cancellare il peccato del mondo, cioè porta su di sè tutti i peccati degli uomini per "ucciderli" sulla croce con la sua donazione totale. Non possiamo che essere riconoscenti a Gesù. Tanto per capire, provate ad immaginare di essere stati condannati a morte e di essere davanti al plotone di esecuzione ed arriva uno che dice: "Prendo io il suo posto". Gesù ha fatto così per me e per tutta l’umanità.

 

 

SABATO 4 GENNAIO 1997

"Uno dei due era Andrea, fratello di Simone. Egli incontrò suo fratello e lo condusse a Gesù". (Gv. 1,40 - 42)

La chiamata di Gesù non nasce a caso ma si inserisce su un terreno ricco di rapporti umani. Giovanni e Andrea erano amici, facevano parte del gruppo dei pescatori del lago, cercavano uno stesso ideale che avevano visto incarnato in Giovanni Battista. Andrea, poi, e fratello di Simone. Giovanni è fratello di Giacomo. Questi legami di sangue e di ideali favoriscono la chiamata di Gesù. Oggi, noi cristiani ci lamentiamo che sono in continua diminuzione le vocazioni sacerdotali, religiose, od un impegno consacrato. Non sarà, forse, dovuto insieme a problemi derivanti dal nuovo contesto sociologico, anche al fatto che spesso manca un terreno umano che faciliti la nascita e la maturazione di scelte religiose profonde? Mancanza di ideali da proporre ai ragazzi (ci si accontenta di valori materialistici), mancanza di riflessione (tutto si svolge nel chiasso e nella frenesia), mancanza di rapporti profondi di amicizia fondati sulla ricerca di Dio. Non è che Dio non chiami più, e che noi, spesso, non sappiamo ascoltare la sua voce o non creiamo un ambiente favorevole perché Egli possa chiamare.

 

 

DOMENICA 5 GENNAIO 1997

"In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio". (Gv. 1,1)

Diciamocelo con sincerità: non è facile comprendere il significato di questa frase. Già i traduttori del Vangelo si trovano in difficoltà a esplicare in italiano il termine ‘Logos’. Tradurre "parola" sembra riduttivo: ce ne sono tante parole, importanti e stupide. Tradurre "Verbo" può sembrare una nozione grammaticale. Che cosa voleva dirci Giovanni? Gesù è la parola prima della creazione, il "Sia fatto" che Dio dice. E mentre lo dice avviene la creazione. Gesù è il "sia fatto" di Dio, cioè la creazione, Ma Gesù è anche come uomo la risposta a Dio, il "sia fatta la tua volontà". Gesù, poi, per la sua incarnazione, è il messaggio, la parola di Dio agli uomini. Non solo un insieme di parole ma la Parola, cioè Gesù non è un predicatore, è la ‘predica’ vivente. Non si accetta Gesù per le sue parole, si accetta Gesù. Gesù è poi la parola ultima, definitiva della salvezza. Dirà San Paolo: "Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra, sottoterra". Non c’è salvezza al di là di Lui. E’ il "Verbo" poi che dà significato alla frase, quindi Gesù è il senso della vita, del nostro essere, delle nostre scelte, della nostra eternità. Dice ancora il Vangelo di oggi: "A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio".

 

 

LUNEDI’ 6 GENNAIO 1997

"Ed ecco, la stella che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il Bambino". (Mt. 2,9)

Sia nel passato che nel presente si sono versati fiumi di inchiostro per cercare di spiegare questa stella che guida i Magi da Gesù. Da chi ha pensato ad una cometa, e qualcuno dice anche di averla identificata, a chi sorridendo dice di essere di fronte a un mito o ad una fiaba, a chi parla di semplice linguaggio simbolico. Ma, alla fin fine, non importa poi tanto dire chi o cosa sia la stella. Di una cosa siamo certi: Dio accompagna ogni uomo con segni dal cielo. E quando parliamo di segni dal cielo, non pensiamo subito ad apparizioni, a fatti miracolosi, a guarigioni strepitose. Dio parla nel quotidiano, attraverso la nostra storia, negli incontri, nella natura, nel Vangelo...C’è una traccia che Dio ha segnato per me e per te, una luce che può essere in certi momenti evidente, che in altri può sparire, ma che ritorna. Questa luce qualcuno la chiama vocazione. Chiamala come vuoi, è la lunga traccia che Dio sta lasciando nella storia e nella nostra vita. E’ un segnale di amore che ti chiama!

 

 

MARTEDI’ 7 GENNAIO 1997

"Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del Regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo" (Mt. 4,23)

La testimonianza di Gesù avviene tra predicazione e gesti concreti di liberazione. E con questo Gesù indica anche a noi la strada della testimonianza. L’annuncio gioioso (il Vangelo) che ogni cristiano deve fare è parlare del Regno e testimoniano con opere concrete di salvezza. E’ Gesù stesso che salva; il cristiano, con la sua persona, non può non essere una parola di questa salvezza avvenuta. Un cristiano che con la sua vita non è concretamente questa parola, un cristiano che non dice niente a nessuno è solo "sale che ha perso il suo sapore e che non serve ad altro che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini". E la testimonianza, qual è? Liberare dal male, cioè offrire concreti gesti di speranza al mondo. Guardiamo ai santi: parlavano di Dio con le labbra e con la vita che era segno continuo di attenzione all’uomo, di donazione, di amore.

 

 

MERCOLEDI’ 8 GENNAIO 1997

"Gesù vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose". (Mc. 6,34)

Gesù non scappa dalla gente, anzi si commuove davanti ad essa, e venuto per questa folla di uomini che sono pecore senza pastore. Mi ha sempre fatto impressione vedere le masse di operai che escono da una grande fabbrica, sentirmi mescolato in mezzo a un grande traffico. Mi chiedo se non siamo come quelle formiche che si agitano attorno al grande formicaio. Dove andiamo? Quali saranno le preoccupazioni di ognuno? Ma a Gesù non basta sentirsi commosso, sentirsi parte. Non basta fare analisi sociologiche: sente che queste folle hanno bisogno di guida, di istruzione, di pane e dona se stesso proprio in queste cose. Lui, la luce del mondo, il buon Pastore offre se stesso per portarci a Dio. Si mette a fare il "catechista" perché sa che "di solo pane non vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio", sa che senza guardare in alto non cesseremo di essere formiche agitate, ci parla di Dio che vuol farci diventare suo popolo, ci racconta il suo Regno dove sono importanti i piccoli. E poi ci dà anche il Pane, il necessario per vivere con dignità, ci dà se stesso perché in stretta comunione con Lui possiamo diventare "suo popolo, gregge che Egli pasce".

 

 

GIOVEDI’ 9 GENNAIO 1997

"Vedendo gli Apostoli nel remare, poiché vento contrario, Gesù di loro camminando sul mare affaticati avevano il andò verso loro". (Mc. 6,48)

Ieri, il Vangelo ci ha presentato una folla agitata, confusa "come pecore senza pastore", oggi presenta gli Apostoli "affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario". Anche la Chiesa fa fatica, sembra remare senza ottenere nulla, ha tanti venti contrari. Basta pensare anche solo agli ultimi anni della nostra storia della Chiesa: quanti sforzi per andare incontro alle nuove esigenze dell’uomo, quante iniziative di evangelizzazione e... quanti pochi risultati! Sembra che oggi ci siano meno cristiani di ieri! La Chiesa, i credenti sembrano remare con fatica e a vuoto. E come Gesù si è fatto pane per le folle, così ora viene incontro ai suoi apostoli, camminando sulle acque e dicendo a loro e a noi: "Coraggio, sono io, non temete" Finché remiamo da soli, i nostri sforzi sono vani, e a noi restano solo fatica e delusione; quando c’è Lui sulla barca, si fa ugualmente fatica, ma si è sicuri di giungere alla meta.

 

 

VENERDI’ 10 GENNAIO 1997

Allora Gesù cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa scrittura". (Lc. 4,21)

Gesù è entrato nella sinagoga, ha letto la Parola di Dio ed ora "fa la predica". Può essere veramente interessante vedere com’e questa predica di Gesù, perché ci dà la chiave di interpretazione di come, anche noi, possiamo leggere e capire la Parola. Gesù inizia la sua predica dicendo "Oggi". La parola della Bibbia non è racconto di storie passate, non è commemorazione, non è addormentarci sul passato. E’ una parola viva che opera adesso, che adesso si realizza. Ogni volta che leggo o ascolto la Parola devo chiedermi: "Che cosa dice, oggi, a me questa parola? Che cosa realizza per me? Che cosa chiede a me, adesso?". La Bibbia è una lunga lettera di amore che Dio ha scritto agli uomini lungo la loro storia ma è anche una lettera con la data di oggi che Dio proprio adesso ha scritto per me. Accoglierla, lasciarla operare in noi, significa scrivere la nostra lettera di risposta.

 

 

SABATO 11 GENNAIO 1997

Un uomo, coperto di lebbra, vide Gesù, gli si gettò ai piedi pregandolo: "Signore, se vuoi, puoi sanarmi" Gesù lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii sanato!". (Lc. 5,12 - 13)

La lebbra veniva considerata dall’Antico Testamento come il castigo divino per eccellenza che escludeva dalla vita della comunità. Al lebbroso era impedito ogni contatto sociale, doveva evitare le città, non poteva partecipare alla preghiera. Questa malattia, oggi facilmente curabile, faceva paura e il lebbroso era considerato un morto vivente. A quest’uomo resta però la speranza in Gesù e in questa fede ottiene la guarigione. Oggi nel nostro mondo ci sono ancora molti mali incurabili umanamente, mali fisici ma anche molti altri mali: egoismi, orgogli, invidie, violenze, avarizia, passioni smodate.., con tutto il loro strascico di conseguenze negative. Perché non andare da Gesù? Perché indurirci nel pensare che non c’è soluzione o cercare questa solo nelle nostre povere e limitate forze umane? Gesù è venuto sulla terra per "toccarci", per liberarci, per guarirci. Qualche volta mi chiedo se è Dio che non fa più miracoli o se siamo noi che gli impediamo di farli.

 

 

DOMENICA 12 GENNAIO 1997

"In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni". (Mc. 1,9)

Gesù non vive certamente secondo i nostri cliché utilitaristici. Dopo 30 anni di vita familiare silenziosa e ritirata, ecco finalmente la sua prima manifestazione pubblica. Ma anche questo momento è umile: Gesù in fila, insieme a dei peccatori, attende sulle sponde del Giordano il suo turno per ricevere un battesimo di penitenza di cui non ha bisogno. Ma questa è la logica di Dio che ha bisogno, per manifestarsi, di umiltà e nascondimento. Quanto abbiamo bisogno di imparare da questo, noi uomini di Chiesa che pretendiamo di misurare il successo del nostro agire pastorale, in base ai numeri, agli applausi. Dio ama i piccoli e opera in loro. E oggi, festa del Battesimo di Gesù, ripenso anche alla gioia del mio Battesimo. Quando l’ho ricevuto non capivo niente, eppure Dio, nel nulla di un bambino, ha riversato i suoi doni e, grazie a quel Battesimo, oggi sono figlio di Dio.

 

 

 

LUNEDI’ 13 GENNAIO 1997

"Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini". (Mc. 1,17)

Gesù invita tutti alla conversione, poi chiama qualcuno a seguirlo in modo particolare per diventare apostolo, ed è proprio questa parola: "seguitemi" che colpisce particolarmente. Per diventare apostoli non basta "imparare a memoria una lezione", non basta neppure superare gli esami, bisogna andare dietro, vedere, fare esperienza, lasciarsi coinvolgere, imitare. Seguire Gesù non significa, allora, farsi una posizione, sedersi su uno scranno e legiferare, arrivare alle chiavi del potere, ma mettersi in cammino, rischiare di seguirlo sul trono della croce, essere continuamente scomodati, fare spazio ad un mucchio di gente. Sarà, forse, proprio per questo che oggi scarseggiano le vocazioni sacerdotali, religiose, missionarie. E, forse, è anche per questo che scarseggiano le vocazioni "cristiane". Ci si accontenta spesso di un cristianesimo di etichetta, di formalismo religioso. Eppure, se seguire Gesù significa scomodarsi, è anche estremamente entusiasmante poter fare esperienza di Lui. Lui ti libera dagli affanni, ti rende capace di amare tutti, capace di perdonare; con Lui la vita è un’avventura sempre nuova, piena. Con Lui trovi, in mezzo a tante difficoltà, il senso del vivere.

 

 

MARTEDI’ 14 GENNAIO 1997

"Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!". (Mc. 1,27)

Gesù stupisce il suo essere e il suo agire è diverso da quello dei rappresentanti ufficiali della religione. Questi parlano a nome della religione, Lui parla a nome di se stesso. Gli altri si scandalizzano davanti agli indemoniati o pietiscono davanti agli ammalati, Lui interviene con potenza, scaccia i demoni, guarisce dalle malattie e questi miracoli confermano la potenza della sua parola. Tutto questo fonda la nostra fede in Lui, come Figlio di Dio e ci indica subito come deve diventare il nostro seguirlo: fidarsi delle sue parole e lottare contro ogni forma di male. Il male, la cattiveria, l’egoismo, spesso invincibili con le nostre sole forze umane, possono essere affrontati e combattuti e vinti con la forza di Gesù. Se avessimo davvero questa fede, chissà quanti miracoli ci sarebbero, miracoli di carità vera, di pendono, di liberazione dal male!

 

 

MERCOLEDI’ 15 GENNAIO 1997

"La suocera di Simone era a letto con la febbre, e subito gli parlarono di lei". (Mc. 1,30)

E’ un gesto spontaneo, quello di Andrea e di Pietro, di parlare a Gesù della malattia di una familiare. E questo ci indica che la familiarità con Gesù ci permette di parlargli di tutto quello che ci sta particolarmente a cuore. Non c e nulla che non possa entrare nella nostra preghiera. Se le preghiere ufficiali ci indicano gli atteggiamenti fondamentali del nostro rapporto con Lui (lodare, adorare, ringraziare, offrire, chiedere perdono, aver fiducia nel presentargli le nostre richieste), la preghiera spontanea allarga il nostro cuore a tutte le persone e le realtà della nostra vita. Che bello poter esercitare nella preghiera il nostro ruolo "sacerdotale", cioè di intermediari tra le creature e Dio, poter fan cantare dentro di noi la natura, poter farci eco delle fatiche e delle lotte dell’uomo per il bene, poter intercedere per le necessità dei fratelli. "Padre, non so cosa dire nella preghiera. . ." E’ impossibile non aver argomenti, gioie, dolori, desiderio di ascolto! Apri gli occhi, apri le orecchie, apri il cuore, stai dialogando con un Dio non lontano da te, stai partecipando alla preghiera di Cristo e dei Santi, stai portando il mondo a Dio... e al termine della preghiera avrai lo Spirito per portare Dio al mondo.

 

 

GIOVEDI’ 16 GENNAIO 1997

Venne a Gesù un lebbroso e gli diceva: "Se vuoi, puoi guarirmi". (Mc. 1,40)

Mi piace molto l’atteggiamento di questo lebbroso. Si mette in ginocchio. Non c’è uomo più grande di colui che riconoscendo la propria finitezza e il proprio bisogno sa buttarsi davanti a Dio e riconosce che solo Lui può tutto. Nella storia della nostra umanità si è pensato e si pensa che tutto dipenda dall’uomo: l’importante è avere potere, sicurezze, scienza.., l’uomo può tutto! Ma il potere, le ricchezze passano, la scienza risolve alcuni problemi ma ne apre di più grandi, e l’uomo così tronfio di se stesso si trova solo, piccola formica che qualunque piede sbadato può calpestare. L’uomo che si mette in ginocchio riconosce la propria creaturalità ma riconosce anche il Creatore. E poi c’è la preghiera di questo lebbroso: "Se vuoi, puoi guarirmi". Se vuoi", cioè se è secondo la tua volontà. Mi fido di Te. Desidero la guarigione ma solo se tu lo vuoi perché se tu non lo volessi lo so che non è per tua cattiveria nei miei confronti, ma è per il mio bene definitivo. "Se vuoi" perché so che tu lo puoi. Quanto c’è da imparare da questo lebbroso specialmente quando noi usiamo l’imperativo con Dio: "Dammi, fammi... e quasi diciamo a Dio: "Segui i miei consigli, fa come ti dico io" e lasciamo quasi supporre che se fossimo noi dèi, sì che le cose andrebbero meglio!

 

 

VENERDI’ 17 GENNAIO 1997

"Che cosa è più facile dire al paralitico: ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?". (Mc. 2,9)

E’ una domanda retorica, quella di Gesù. Nessuno di noi, sulla terra, ha il potere di fare da solo né l’una, né l’altra cosa. Solo Dio ha il potere sulla natura e sull’anima dell’uomo. Cristo, il Figlio di Dio, può guarire in entrambi i modi; ma bisogna credere che Egli può farlo. Quante volte nelle nostre preghiere, noi presentiamo a Dio lunghi elenchi di domande per noi, per altri. A volte anche domande per il nostro bene spirituale.., ma ci crediamo davvero che Dio può esaudirci? E quando chiediamo perdono dei nostri peccati, siamo convinti che Dio può davvero perdonarci totalmente? Lo desideriamo veramente se poi continuiamo a crogiolarci i nostri peccati?

 

 

SABATO 18 GENNAIO 1997

"Vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano: Come mai Egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?". (Mc.2,16)

Stupiva allora che Gesù si rivolgesse ad un pubblico peccatore, e oggi stupisce i benpensanti che la Chiesa vera si rivolga a poveri, malati, peccatori, disperati, barboni, malati di A.I.D.S. Quante volte, ancora oggi, si sentono frasi di questo genere: "Quel vescovo è rosso" solo perché sta interessandosi alla sorte degli operai, o "Non sarebbe meglio che quelle suore, invece di interessarsi di prostitute e di ragazze madri si dessero all’educazione delle ragazze delle famiglie perbene?", o ancora "Io non do più niente a quel prete perché invece di abbellire la chiesa, dà tutto ai barboni". Gesù è venuto per i peccatori, per i poveri. Se lo abbiamo capito dovremmo anche noi seguire la sua strada, cercare la pecorella perduta, fermarci davanti all’uomo ferito incappato nei briganti, dire la parola di salvezza al ladro pentito. E poi, non è forse una perdita inutile di tempo il fermarsi da coloro che pieni di se stessi, pensano già di essere salvi con le proprie forze?

 

 

DOMENICA 19 GENNAIO 1997

"Andarono dunque e videro dove Gesù abitava, e quel giorno si fermarono presso di Lui; erano circa le quattro del pomeriggio". (Gv. 1,39)

Per Giovanni l’evangelista deve essere stato davvero importante il primo incontro con Gesù, se, a distanza di anni, ricorda e annota nel suo vangelo persino l’ora di questo incontro. Incontrare Gesù, significa accettare di cambiare la vita. Se lo incontriamo davvero ritroviamo la speranza, incontriamo la gioia, ciò che prima ci pareva indispensabile diventa superfluo, si acquista il coraggio di "cambiare nome" e soprattutto vita, si gioca il tutto per tutto su di Lui. Se è vero quanto ho scritto sopra, nasce spontanea una domanda: ma allora, Gesù, l’ho incontrato davvero? Se mi ritrovo pessimista nei confronti della vita e dei fratelli, se non ho l’entusiasmo della testimonianza, se sono ancora morbosamente attaccato a cose e persone, se la sua Parola non mi cambia... forse ho incontrato solo le apparenze, le tradizioni che riguardano Gesù, ma non sono ancora "andato a casa sua. . . perché da quella casa si esce cambiati!

 

 

LUNEDI’ 20 GENNAIO 1997

"Possono forse digiunare gli invitati alle nozze, mentre lo Sposo è con loro?". (Mc. 2,19)

Non abbiamo ancora capito abbastanza che il Vangelo è gioia e liberazione. Certamente, nella nostra vita, non mancano le prove e le sofferenze, nella nostra fede i momenti di buio e di fatica, nella testimonianza le delusioni, ma può un invitato alle nozze del Figlio di Dio essere triste, può un cristiano andare alla Messa con l’aria da funerale? Si può fare la carità, per dovere, senza un sorriso? Un giorno Madre Teresa di Calcutta vedendo una delle sue suore, uscire mesta per andare dai poveri, la fermò e le disse: "Oggi stai a casa. Forse sei stanca, riposati! Non si può andare dai poveri senza sorriso. Essi hanno diritto al nostro sorriso. Gesù ci impegna nel servirlo, ma servirlo è una gioia. Noi siamo con Lui e non da soli. Noi portiamo Lui che è liberazione. La gioia, il sorriso, la serenità e fiducia, in mezzo alle difficoltà della vita sono le armi più potenti per conquistare altri a Gesù.

 

 

MARTEDI’ 21 GENNAIO 1997

"Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato". (Mc. 2,27)

Come la mettiamo questa frase di Gesù con l’altra che Lui stesso ha detto: "Non sono venuto ad abolire la legge, ma a darle compimento"? I comandamenti o ci sono e sono validi per tutti o non ci sono più! Gesù rispetta la festa, osserva la legge, anche se come Figlio di Dio non ne sarebbe tenuto. Gesù chiede ai suoi discepoli e a noi di fare altrettanto. Ma ci chiede anche di non essere farisei, cioè beceri osservanti senza spirito. Un esempio: "Devo andare a Messa la domenica?" Certo, ma devo imparare ad andare a Messa non perché c’è l’obbligo, non perché se no Dio mi guarda di brutto. Un cristiano che ha capito il dono della domenica, festa della risurrezione, che ha capito la Messa come dono totale di Cristo a noi, sente la gioia e l’importanza della Messa, e anziché cercare facili scuse, cerca di parteciparvi con convinzione, ma se dovesse presentarsi la situazione, ad esempio, di dover assistere un malato e per questo essere impedito di parteciparvi, sa anche che la sua Messa è a fianco del malato.

 

 

MERCOLEDI’ 22 GENNAIO 1997

"E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di Lui per farlo morire". (Mc. 3,6)

Il bene scatena il male. E’ una nostra esperienza quotidiana. Ogni volta che l’uomo si getta nella via del bene, ecco che il male tira fuori tutti i suoi artigli: la denigrazione, l’opposizione, la cattiveria, l’incomprensione. Gesù è passato "facendo bene ogni cosa", Gesù ha fatto miracoli di guarigione fisica ed interiore, ed ecco il diavolo che lo tenta, ecco i nemici che a causa di un bene, vogliono ucciderlo, toglierlo di mezzo. Il bene dà fastidio, non fa notizia ma è pericoloso perché allontana clienti dalla bottega del male (provate a guardare su un giornale quante sono le pagine dedicate a notizie negative e quante a quelle positive), disturba il quieto vivere. Non spaventiamoci, ma guardiamo a Gesù. Lui ha continuato fino in fondo nella fedeltà a Dio e agli uomini. Ha seminato su tutti i terreni. Ha amato anche coloro che lo osteggiavano. Li ha rimproverati ma solo e sempre per portarli al bene. E anche quando il male e la cattiveria lo porteranno sulla croce, Gesù trasformerà questa sua sofferenza in atto redentivo.

 

 

GIOVEDI’ 23 GENNAIO 1997

"Gesù ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo". (Mc. 3,10)

Lo scopo dell’Incarnazione di Gesù è quello di salvarci nella nostra carne. Quindi è venuto sulla terra per farsi vedere, per farsi toccare. Ci ha lasciato se stesso nell’Eucaristia per farsi "mangiare" da noi. Non stupisce, dunque, che i malati, i bisognosi si gettino su di Lui. Possiamo disquisire finché si vuole sul fatto che questo bisogno di toccano sia fede pura o solo desiderio di facile guarigione (i confini della fede non si possono delimitare con steccati), sta il fatto che c’è fame di Gesù. Chiediamoci se da parte nostra c’è altrettanta fame di Eucaristia, fame di abbracciare Gesù nei poveri, fame di toccano e di lasciarsi toccare affinché i nostri peccati siano perdonati.

 

 

VENERDI’ 24 GENNAIO 1997

"Ne Costituì dodici che stessero con Lui e anche per mandarli a predicare". (Mc. 3,14 -15)

Noi, se vogliamo essere degni del nome di cristiani, dovremmo cercare di imitare Gesù. Chiediamoci, oggi, quali sono i criteri di Gesù nello scegliere gli apostoli. Non sono di certo i nostri criteri umani. I Dodici non erano i più buoni di tutti, i più intelligenti, i primi della classe, i più scaltri, coloro che avevano agganci con il potere. Allora, che cosa conta per Gesù? Li scelse perché "stessero con Lui e anche per mandarli". Voler essere apostoli significa aver desiderio di conoscerlo, di vivere con Lui, di rivolgergli le nostre domande, di rivestirci del suo Spirito, per capire tutte le sfumature del suo messaggio. Ma tutto questo serve per andare, poi, ad annunciano. Ecco, dunque, le caratteristiche dell’apostolo, uomo di preghiera profonda e uomo disposto a testimoniare. Questo, allora, non è solo compito di preti, di monaci, di missionari, può essere anche compito mio e tuo. Nell’elenco dei Dodici possiamo senza alcuna presunzione, pensare che vi sia inserito anche il nostro nome, almeno come chiamata. La risposta, poi, spetta a noi.

 

 

SABATO 25 GENNAIO 1997

"Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura". (Mc. 16,15)

Pensiamo oggi a come Gesù insegue Paolo per farlo diventare apostolo. Dio ha bisogno di peccatori che si convertano per poter, grazie ad essi, testimoniare il suo Regno. Dio si è fatto povero: ha bisogno di me, di te, della mia e della tua povertà, dei nostri limiti. Dobbiamo imparare ad abbandonarci a Lui, dobbiamo lasciarci disarcionare dal cavallo della nostra superbia, dobbiamo lasciarci accecare dalla luce di Dio che spenga le luci fatue dei nostri piccoli interessi. Se Dio può arrivare al nostro cuore e farci innamorare di Lui, ci succederà come a Paolo. Egli, quando ha incontrato Gesù è andato a portarlo fino ai confini del mondo allora conosciuti, io ha testimoniato con le parole e con la vita. Se noi abbiamo ancora paura di dare testimonianza, se non riusciamo a staccarci neanche dalle nostre piccole abitudini, se preferiamo ancora rifugiarci nelle sacrestie e non frequentiamo i nostri fratelli nella loro vita concreta... vuoi dire che non siamo ancora abbastanza convertiti.

 

 

DOMENICA 26 GENNAIO 1997

"Il Regno di Dio é vicino; convertitevi e credete al Vangelo". (Mc. 1,15)

Gesù riprende la predicazione là dove aveva dovuto interromperla Giovanni Battista. Gli uomini cercano di fermare la Parola di Dio ma essa è inarrestabile: il Regno è già iniziato, Dio è fedele alle sue promesse, il Figlio di Dio è venuto. Anche per noi, oggi, è così: non dobbiamo più aspettare la Redenzione, essa ci è già stata offerta, l’unica cosa è accoglierla attraverso una conversione di vita. Mi chiedo che cosa voglia dire, oggi, per me "convertirmi" e credere al Vangelo. Non vorrà forse dire, scoprire nella gioia che Dio mi vuole bene fino al punto di regalarmi suo Figlio? Non sarà, forse, riscoprire un Gesù non solo personaggio storico ma vivente nella realtà della mia vita? Non sarà scoprire la mia miseria colmata dalla sua misericordia? Non sarà sapere che oggi Lui dice ancora a me, fidandosi: "Seguimi, mi servi per ‘pescare’ altri al mio amore? E allora scopro che convertirsi non è soltanto battersi il petto ma correre gioiosamente la vita con Gesù, sperare concretamente nelle sue promesse, imparare dal suo amore per aprire il cuore a tutti gli uomini.

 

 

LUNEDI’ 27 GENNAIO 1997

"Tutti i peccati saranno perdonati e anche tutte le bestemmie; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non avrà perdono". (Mc. 3,28 - 29)

Sono tanti i modi con cui gli uomini possono bestemmiare Dio e non solo con le parole dette contro di Lui. Si bestemmia Dio quando non si rispettano i doni che Lui ci ha dato, quando si distrugge la creazione per interessi privati, quando si abusa del nome di Dio per i propri interessi (pensate a tutte le guerre fatte nel nome di Dio). Ma Gesù parla di una bestemmia ancora più grande, quella contro lo Spirito Santo. E’ la bestemmia di chi non vuole accettare che sia lo Spirito di Dio a guidare il mondo, è la chiusura totale ai valori dello Spirito, è non riconoscere in Gesù il Salvatore, è non aver speranza nella misericordia di Dio. Questo peccato non può essere perdonato, dice Gesù, non tanto in quanto Dio non possa nella sua misericordia perdonano, quanto perché l’uomo, proprio a causa di questo peccato, si rende refrattario al perdono, non permette a Dio di arrivare a lui.

 

 

MARTEDI’ 28 GENNAIO 1997

"Ecco mia madre, i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre". (Mc. 3,34 -35)

Non dovremmo mai finire di ringraziare Dio per l’incarnazione di Gesù. Gesù per venire al mondo si è scelto una Madre meravigliosa: Maria. Ma una volta incarnato attraverso Lei nella famiglia umana, ha fatto di ogni uomo un suo fratello. Se accettiamo Gesù, siamo la sua famiglia, i suoi fratelli, abbiamo per Madre, Maria a cui ci ha affidato proprio nel momento della croce, abbiamo per fratelli i santi e soprattutto riconosciamo in Dio il nostro Padre misericordioso! Bisogna, allora, entrare nello stile di vita di questa nuova famiglia, e lo stile del cristiano è avere a cuore la volontà di Dio. Quando al mattino diciamo il Padre Nostro e arriviamo alle parole: "Sia fatta la tua volontà", fermiamoci un momento e non abbiamo paura di aggiungere: "Fammi conoscere oggi quale sia la tua volontà, aiutami ad amarla, dammi la forza di attuarla con gioia".

 

 

MERCOLEDI’ 29 GENNAIO 1997

"Ecco, usci il seminatore a seminare". (Mc. 4,3)

Dio non si è stancato di seminare. Neanche i "no" degli uomini, il loro cattivo e improduttivo terreno lo hanno fatto desistere, non si è fermato neanche davanti a chi ha messo in croce suo Figlio. E Gesù invita noi ad essere seminatori instancabili. Quante volte prende lo scoraggiamento: penso a quei genitori che hanno seminato valori nei figli e li vedono crescere malamente, a quegli educatori che hanno cercato di fare tutto il possibile per trasmettere amore e cultura e non vedono risultati, a quei preti che per anni hanno faticato, predicato, servito e vedono le loro chiese sempre più vuote e vedono "cristiani" sempre più individualisti e superficiali. Non disperiamo: pensiamo alla vitalità del seme! Un seme può rimanere infruttuoso a lungo ma nel momento in cui troverà un po’ di terreno buono germoglierà. E poi... non sempre il seminatore e il mietitore sono la stessa persona: tu continua a seminare.., prima o poi Dio farà crescere e raccoglierà.

 

 

GIOVEDI’ 30 GENNAIO 1997

"Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O non piuttosto per metterla sul lucerniere". (Mc. 4,21)

Se Gesù fosse vissuto nella nostra era delle luci elettriche avrebbe cambiato questo paragone? Io penso di no! Non credo che Gesù avrebbe preferito la luce fredda e sfacciata delle lampadine e dei neon ma ancora una volta ci avrebbe chiesto di essere luce tremolante e piccola delle candele e delle lucerne, luce che illumina in penombra, luce che dà calore, candela che si consuma illuminando. Infatti è Gesù la luce che illumina il mondo, noi siamo piccole fiammelle che hanno il loro compito, cera che deve solo, consumandosi con amore, dare una piccola indicazione di Lui. Il cristiano è uno che si lascia illuminare e che riflette la luce. Non è il sole, è piuttosto come la luna che riflette la luce del sole. Ma anche la luna o la piccola fiammella possono indicare la strada o aiutare a ritrovare qualcosa perduto nel buio. L’importante è non nascondere la luce, non lasciare che le nuvole coprano il nostro chiarore, non mascherarsi dietro le nostre paure. Di Cristo, forse, abbiamo capito poco; certamente ci è molto difficile vivere come Lui, ma se sappiamo stare al nostro posto, là dove Lui ci vuole, e non abbiamo paura di consumarci, un po’ della sua luce brillerà anche per qualcun altro.

 

 

VENERDI’ 31GENNAIO 1997

"Il Regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra: dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa". (Mc. 4,26)

La piccola parabola che il Vangelo di oggi ci propone la troviamo testimoniata nella figura del caro santo che ricordiamo oggi. Don Bosco era un povero contadino, ma aveva ricevuto, particolarmente da mamma Margherita il seme della fede che, poco per volta, trovando un buon terreno, crebbe in lui spronandolo ad amare Dio. Non contento di amarlo da solo, essendo attento alle necessità dei suoi fratelli, particolarmente ragazzi poveri, abbandonati, d. Bosco cominciò a seminare amore nei loro cuori. Seminò in abbondanza, non spaventandosi, non facendosi troppe domande, usando tutta la sua sagacia di umile e semplice contadino. Non sempre vide dei risultati ma continuò a seminare fidandosi di Dio, ed ecco che i frutti crebbero da soli: i suoi oratori, i suoi laboratori, le vocazioni, i primi santi... Don Bosco seminava, non andava a tirare gli steli nella speranza che crescessero più in fretta, seminava nella fiducia in Dio e nella fiducia nei suoi giovani. Noi dovremmo fare la stessa cosa: non lasciarci vincere dalle delusioni, dalle paure, ma aver fiducia nel seme. Se hai seminato amore e non vedi risultati, non spaventarti, quel piccolo seme non può produrre zizzania; forse ci vorrà tempo, ma prima o poi produrrà amore.

     
     
 

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