Archivio

 

 

 

 

 

 

 

ALMANACCO 1996

 

IN  CAMMINO  VERSO  LA  META

Raccolta a cura di don Franco LOCCI

 

 

 

 

 

 

GENNAIO

 

Scopriamo giorno per giorno che la vita è semplice e complessa al tempo stesso, come pure che è meravigliosa e terribile, che vita e morte vanno a braccetto, che conoscenza e mistero sono inseparabili. E allora, come vivere? lasciarsi vivere? affrontare la vita? dar senso alla vita?

 

RICETTA PER UNA GIORNATA FELICE

 

Tutti cercano la felicità, ma purtroppo nessuno può avere una gioia duratura sulla terra. Forse, seguendo questa ricetta, potrai vivere più serenamente. Ogni giorno sia libero da asprezze, rancori, odi, gelosie e meschinità. Ogni giorno sia limpido e pulito come l’aurora. Vivi un giorno alla volta. In ogni giorno metti:

12 porzioni di fede,

11 di pazienza,

10 di coraggio,

9 di fatica (questo ingrediente dà gusto a tutti gli altri),

8 di speranza,

7 di fedeltà,

6 di liberalità,

5 di gentilezza,

4 di riposo (è come l’olio sull’insalata),

3 di preghiera,

2 di meditazione,

una buona decisione.

 

Aggiungi un cucchiaino di vivacità, uno spruzzo di godimento, un pizzico di follia, un po’ di divertimento e una tazza piena fino all’orlo di buon umore.

Cuoci bene in calore ardente, con contorno di sorrisi e un chiodino di gioia.

Serviti con calma, generosità e serenità, avrai una buona giornata.

 

UN SAGGIO CONSIGLIO

 

Un eremita era scoraggiato perché ricadeva sempre negli stessi errori. Andò a consigliarsi con un altro eremita: "Che cosa devo fare? Non progredisco nella perfezione, anzi mi lascio andare". "Figlio, tu devi rialzarti dopo ogni caduta", rispose l’altro. "Ma l’ho già fatto e ricado". "Alzati di nuovo. Ricomincia. La vita è un continuo ricominciare". "E quante volte lo posso fare?" "Tutte le volte che ricadrai, fino alla fine della vita. La morte ti troverà sia vittorioso o sconfitto. Abbi il coraggio di ricominciare, di vincere, di superare lo scoraggiamento nella speranza di camminare verso la perfezione a cui tutti siamo chiamati".

"Chi cade nel peccato è un uomo; chi si pente di esso è un santo; chi se ne vanta è un diavolo. (Thomas Fuller)

 

NON ARRENDERTI

 

Un assistente sociale invitava tutti quelli che si lamentavano dei propri fallimenti a leggere un poster che teneva appeso nel suo ufficio: Fallito in commercio 1832; sconfitto per la Camera dei deputati 1832; nuovamente fallito in commercio 1833; eletto all’assemblea 1834; morta la fidanzata 1835; esaurimento nervoso 1836; sconfitto come presidente della Camera dei deputati 1838; sconfitto come membro dell’assemblea elettorale 1840; sconfitto per il congresso 1843; sconfitto per il congresso 1846; sconfitto per il congresso 1848; sconfitto per il Senato 1855; sconfitto come vicepresidente 1856; sconfitto per il Senato 1858; eletto presidente degli Stati Uniti 1860. Abramo Lincoln

Nessuno è esente da sbagli e fallimenti, Accetta i tuoi e impara da essi. Se ti volti sempre indietro, inciamperai appena cercherai di andare avanti.

 

 

COSA AVREI DOVUTO FARE?!

 

Fa bene ogni tanto dare uno sguardo retrospettivo alla propria vita per vedere gli aspetti positivi e soprattutto negativi nel nostro modo di comportarci. Tra le cose che avrei dovuto fare, eccone qualcuna:

- Parlare di meno e ascoltare di più.

- Rispettare l’opinione degli altri, anche quando non la condividevo.

- Nelle discussioni non pretendere di avere sempre l’ultima parola.

- Giudicare con bontà anche le azioni che non potevo approvare, ignorando l’intenzione di chi

  agiva in un dato modo.

- Sforzarmi di essere ottimista anche quando avevo l’impressione che tutto andasse a rovescio.

- Leggere pochi giornali, seguire meno la televisione, per vivere di più le gioie e i dolori di chi

   mi era accanto.

- Donare più affetto a quanti lo imploravano, anche se non lo davano a vedere.

- Fermarmi più a lungo a contemplare un tramonto, il sorgere dell’aurora, la stupenda bellezza

  di un fiore, la scintillante armonia di un cielo stellato...

- Donare con maggiore generosità un aiuto a chi mi tendeva la mano, fosse pure solo con una

  parola o con un sorriso sincero.

- Andare incontro per primo a chi mi aveva fatto uno sgarbo o negato il saluto.

- Non aspettare o pretendere che mi si chiedesse scusa per un affronto vero o immaginario.

- Ricordarmi più sovente che nelle carceri, negli ospedali, in tante case, ci sono persone sole,

  bisognose di aiuto, di conforto, di amore.

- Fare più attenzione alle piccole cose di ogni giorno, quando un gesto, una parola possono

  recare dispiacere o gioia a una persona.

 

Quante cose stupende e altre ancora avrei potuto fare.... Ma perché non cominciare ora?!

 

 

FEBBRAIO

 

Ci sono uomini che per paura di cadere viaggiano sempre con gli occhi puntati a terra. C’è chi fa mille chilometri di viaggio e alla fine non ha visto che un lungo nastro d’asfalto. Alzare gli occhi significa accorgersi che c’è l’altro, che vivi in una natura, che c’è un Dio che ti parla.

 

"GUARDA IN SU!"

 

Durante una tempesta, a un marinaio inesperto fu chiesto di salire in coffa per districare un mucchio di cordame. Esile e svelto, salì rapidamente ed eseguì l’ordine. Ma, mentre scendeva, guardò il mare in tempesta e fu preso dal panico. "Perdo le forze!", gridò. "Non riesco a tenermi!" "Non guardare in giù, guarda in su!", gli gridò l’aiutante. Il marinaio con sforzo guardò in su e, riacquistata la calma e la fiducia, terminò la discesa. Quando siamo presi dalla paura, da momenti di depressione o di ansietà, guardiamo al Signore con fiducia e umiltà. La sua grazia ci sosterrà.

"Dolce speranza è il conforto sovrano della nostra vita. La nostra gioia nel dolore, la nostra pace nelle difficoltà" John Beaumont

 

UN LIBRO INDISTRUTTIBILE

 

Durante la rivoluzione francese, un contadino bretone fu perseguitato per la sua fede in Dio.

Un soldato, vedendo la sua fermezza, gli disse: "Perché credi ancora a queste cose? Presto uccideremo tutti i preti". "Sarà come il Signore vorrà", rispose lui. "Calpesteremo le vostre croci e distruggeremo le vostre statue", aggiunse il soldato. "Il Signore vi punirà per questo oltraggio". "I campanili e le chiese saranno distrutti. Non vi sarà più luogo dove potrete perpetuare le vostre superstizioni. Che cosa farete allora?". "Ci sono cose che non potrete distruggere", ribatté il contadino. "Qual i?" "Le stelle. Finché quel libro aperto esisterà, noi continueremo a insegnare ai nostri figli l’amore di Dio".

 

UN GRANDE CHIRURGO

 

Un chirurgo invitò un amico scrittore ad assistere a un difficile intervento. Mentre si preparava era fiducioso, ma un po’ teso. Poi si raccolse in preghiera. A operazione finita, lo scrittore manifestò la propria meraviglia per il fatto che un chirurgo di fama mondiale sentisse il bisogno di pregare, e disse: "Pensavo che avessi fiducia nella tua abilità". "Il chirurgo è solo un essere umano", rispose il medico. "Sono sicuro che la scienza non sarebbe progredita tanto se non fosse stata assistita da qualche cosa di superiore all’uomo. Quando opero, mi sento così vicino a Dio che non so dove finisce la mia perizia e dove comincia la sua". "Io credo che prima prova di un uomo veramente grande sia la sua umiltà". (John Ruskin)

 

LA ROTTA SBAGLIATA

 

Un aereo si schiantò al suolo con quarantotto passeggeri a bordo. Un’inchiesta rivelò che sulla carta con l’indicazione della rotta non era segnata una linea ad alta tensione. Milioni di uomini navigano attraverso la vita senza direzione. Altri, forse senza colpa, seguono una rotta sbagliata con conseguenze tragiche per se stessi e per la società. La vera carta della vita è la legge di Dio. E’ sicura. E’ l’unica a indicare i pericoli che una persona deve affrontare nel viaggio della vita. Tutti abbiamo il diritto di conoscere la carta di Dio e ognuno ha la responsabilità di farla conoscere. Noi siamo modellati e rimodellati dalle persone che ci amano; e sebbene l’amore passi, noi siamo tuttavia il loro lavoro, per il bene o per il male.  (Francois Mauriac)

 

Il discepolo chiese una parola di saggezza. Disse il maestro: "Va’ a sederti nella tua cella e la tua cella t’insegnerà la saggezza "Ma io non ho una cella. Non sono un monaco "Ma sì che hai una cella. Guarda dentro di te".

 

 

"MIRA QUE TE MIRA"

 

Santa Teresa d’Avila suggeriva un esercizio che facesse sperimentare l’amore di Cristo, Buon Pastore: "Immaginate Gesù in piedi, davanti a voi.., tutto quello che dovete fare è guardarlo mentre Egli vi guarda". Scrivendo nel suo spagnolo bello del "siglo de oro", la Santa dice: "Mira que te mira. Guarda che ti sta guardando", e aggiunge il "modo": amorevolmente e umilmente. Una delle suore di santa Teresa d’Avi— la che aveva praticato questo metodo disse di aver superato quel senso di estraneità, indifferenza, aridità che provava nella preghiera. Quando le chiesero come facesse, rispose: "Permetto semplicemente a me stessa di essere amata da Gesù".

 

IL DIVINO ALLEATO

 

E’ saggia la preghiera di uno "spiritual negro" che esalta l’impegno personale, secondo il volere di Dio. "Non spostare, o Dio, la montagna: dammi la forza di scalarla. Non rimuovere, ti prego, questo ostacolo: fammelo agevolmente superare. Non sarà facile la mia vita; del resto, non me l’hai mai promesso". La certezza del Dio alleato delle nostre imprese di bene, del nostro dovere quotidiano, non ci risparmia la fatica. Gli uomini che hanno avuto una profonda esperienza di Dio, potrebbero confermare quanto San Benedetto Labre diceva al termine della sua vita: "Forse non so niente di Dio, eppure ne sono entusiasta".

 

MARZO

 

Parole, parole, parole, cantava Mina, e mai canzone è stata più azzeccata per tanta politica, religione, filosofia, chiacchiere. Le parole sono importanti se mi rappresentano il cuore di chi parla, se non sono vane ma operative.

 

IL GRASSO E IL MAGRO

 

Un uomo grasso e uno magro salirono sull’autobus e per caso si sedettero l’uno accanto all’altro. Il mingherlino, sentendosi un po’ stretto, disse all’uomo seduto di fronte: "Sugli autobus si dovrebbe pagare il biglietto secondo il peso". Ma il grasso ribatté: "Se lo facessero, lei dovrebbe andare a piedi". In un’altra occasione il conducente aiutò una signora molto robusta a salire sull’autobus, ma guastò la sua buona azione dicendo: "Signora, lei dovrebbe fare una cura di lievito: la aiuterebbe a salire meglio" La signora, però, gli rispose per le rime: "Dovrebbe prenderlo lei il lievito, giovanotto, così anche le sue parole sarebbero più leggere!". A volte parliamo con leggerezza e non ci curiamo delle conseguenze. Una buona parola non va mai perduta: passa da una persona all’altra e alla fine torna a noi. Invece "una parola mal detta va come saetta

 

ALLA MERCE’ DEI PETTEGOLEZZI

 

In compagnia dei pettegoli, l’uomo è destinato ad avere la peggio, qualunque cosa faccia. Se è povero, è un cattivo amministratore. Se è ricco, è perché ha imbrogliato o ha avuto un colpo di fortuna. Se si occupa di politica, lo fa solo per interesse. Se non se ne occupa, non è abbastanza furbo per avere un incarico governativo. Se non fa la carità, è un avaro. Se è caritatevole, lo fa per farsi bello. Se è un uomo di Chiesa, è un ipocrita. Se non è membro di qualche gruppo religioso, difficilmente si salverà. Se dimostra affetto, è un sentimentale. Se è moderato nei suoi affetti, non ha sangue nelle vene.Se muore giovane, aveva la prospettiva di un grande futuro. Se raggiunge la tarda età, ha fallito la sua missione.

 

COGLIERE IL MESSAGGIO

 

Al concorso di radiotelegrafia si erano presentati in molti. Nella sala tutti parlavano e nessuno faceva attenzione ai punti e alle linee del messaggio comunicato dall’altoparlante. Un ragazzo, che se ne stava seduto quieto, si alzò e entrò nell’ufficio. "Dimmi", gli disse uno degli aspiranti, "come sei passato davanti a noi? Noi eravamo qui prima di te!" "E’ colpa vostra", rispose il ragazzo. "Chiunque avrebbe potuto avere l’impiego se avesse ascoltato il messaggio de l‘altoparlante". "Quale messaggio?" "Il codice diceva: "L’uomo che cerchiamo deve essere vigile. Il primo che coglierà questo messaggio e verrà nell’ufficio sarà assunto come marconista". La mia regola è sempre stata di compiere il dovere del giorno in giornata. (Arthur Wellesley)

 

 

UN UOMO DI POCHE PAROLE

 

Un amico domandò a un imprenditore perché fosse così parco di parole nei suoi affari. Questi gli mostrò una locandina appesa al muro del proprio ufficio: "Signore, insegnami a tenere la bocca chiusa". Siamo inclini a parlare troppo. Le parole sono soltanto suoni se non comunicano la verità del pensare e l’onestà dei vivere. Uno può parlare senza fine e tutto quel parlare non dice nulla. Un altro invece tace, non parla, e col suo non parlare dice molto. (Martin Heidegger)

 

LA PUNIZIONE

 

Una povera nonna allevava un nipotino rimasto orfano in tenera età. Col passare del tempo si accorse con orrore che il bambino aveva preso l’abitudine di rubare... Era un ladro! A nulla servivano le prediche, le suppliche, le minacce della vecchia disperata. Il ragazzino non perdeva il vizio: oramai lo aveva nella pelle. Finché un giorno, a corto di risorse, la nonna lo minacciò di una terribile punizione se mai avesse dovuto ricadere in quella colpa. "Vedi quest’attizzatoio? — disse al bambino —se ti colgo ancora a rubare, lo faccio arroventare e poi ti trapasso la mano da parte a parte!" Ma il bimbo tornò a rubare, e ancora una volta la nonna lo venne a sapere. Lo attese la sera a casa, poi gli afferrò le mani e lo trascinò in cucina, dove l’attizzatoio ardeva già. Il nipotino fissava smarrito la vecchia, mai avrebbe potuto credere alla minaccia della nonna! Ma ecco, la donna lo agguantò, spingendolo verso il fornello, poi lo lasciò e con l’attizzatoio rovente si trapassò una mano. Il bimbo adesso è un uomo. Un uomo che non ruba.Piuttosto che mettere la mano sulla roba che non gli appartiene, se la farebbe bruciare.

Rielaborato da un racconto di G. Richard Molard

 

Il poeta Eugene Field entrò in un ristorante. Era stanco e depresso. Il cameriere, piuttosto impaziente, gli lesse velocemente una sfilza di piatti. Field lo guardò tristemente e gli disse: "Amico, io non voglio niente di tutto questo. Quello che desidero è una tazza di caffè e qualche parola di amicizia Qualsiasi persona può comunicare la gioia semplice che deriva dalle piccole cose della vita quotidiana. Un commesso, un bigliettaio, un autista, un cameriere possono infondere luce e gioia nelle persone con cui vengono a contatto grazie a un semplice sorriso, una parola, un gesto amichevole.

 

APRILE

Famiglia, riscoperta come nucleo della società, come fonte primaria di amore, come ruolo educativo insostituibile, e famiglia bistrattata, sacrificata al benessere, al piacere. Comunione di vita e divisione. Anch’essa risente delle contraddizioni dell’uomo. C’è speranza per la famiglia e c’è speranza nella famiglia?

 

Credo che quello che tutti dobbiamo capire è che l’amore comincia dalla famiglia.

Ogni giorno di più ci rendiamo conto che nel nostro tempo le sofferenze maggiori hanno origine nella famiglia stessa. Non abbiamo più tempo per guardarci in faccia, per scambiarci un saluto, per dividere insieme un momento di gioia, e meno ancora per essere quello che i nostri figli attendono da noi, quel che il marito attende dalla moglie e la moglie attende dal marito. E così apparteniamo ogni giorno meno alle nostre famiglie e i nostri contatti scambievoli diminuiscono sempre più. Un ricordo personale. Qualche tempo fa arrivò un gruppo numeroso di professori dagli Stati Uniti. Mi chiesero: "Ci dica qualcosa che possa esserci utile". Dissi loro: "Sorridetevi scambievolmente". Credo di averlo detto con eccessiva serietà. Uno di loro mi domandò: "Lei è sposata?". Gli risposi: "Sì, e a volte mi riesce difficile sorridere a Gesù; perché arriva ad essere troppo esigente". Credo che l’amore cominci proprio qui: nella famiglia. ( Madre Teresa )

 

IL SILENZIO DI UNA MOGLIE

 

Un giorno, alla televisione, chiesero a Francesco Carnelutti, uno dei maggiori giuristi italiani di questo secolo, quale fosse stato l’elemento decisivo per la sua trionfale carriera. Rispose: "Mia moglie". E, notando la sorpresa dell’intervistatore, aggiunse: "Non ha studiato legge, non si occupa del mio lavoro, non mi chiede e non mi dà mai consigli. Però mi riempie la vita con la sua presenza. Anticipa i miei desideri, intuisce i miei umori, ascolta i miei sfoghi, trova sempre la parola giusta. La sera, mentre consulto le mie carte, siede vicino a me in silenzio e lavora a maglia. Il rumore dei ferri che s’incrociano è il mio miglior calmante. Scioglie la tensione e mi dà un senso di sicurezza infinita. Senza di lei, sarei un pover’uomo. Con lei mi sembra di poter riuscire in qualunque impresa

 

Una coppia di novelli sposi chiese: "Cosa dobbiamo fare perché il nostro amore duri?". Rispose il maestro: "Amate insieme altre cose". Il maestro ascoltò in silenzio le proteste di una donna contro il marito. Alla fine disse: "Il tuo matrimonio sarebbe più felice, mia cara, se tu fossi una moglie migliore". "E come posso esserlo?". "Rinunciando ai tuoi sforzi per fare di lui un marito migliore". Allevare i figli è come tenere in mano una saponetta bagnata: se la stringi troppo schizza via, se la stringi troppo poco scivola di mano. Per tenerla in pugno devi stringerla con delicata fermezza.

 

Mariolino, vedendo i continui bisticci tra papà e mamma, domandò: "Mamma, che cosa si dicono due persone quando vogliono sposarsi?" Si promettono di amarsi e di essere sempre gentili e cortesi l’una con l’altra". "Allora, tu non sei sempre sposata!", ribatté Mariolino.

 

Sia in casa sia nella società, in fabbrica o in ufficio, le nostre relazioni siano ispirate a gentilezza. Non costa nulla ed è fonte di felicità.

 

Gentilezza nel parlare crea fiducia, gentilezza nel pensare crea intimità, gentilezza nel donare crea amore ( Lao Tse )

 

Il piccolo Tom domandò alla mamma: "Mamma, dove va l’acqua del mare quando la marea è alta?".

La mamma era stanca. Il marito la lasciava sola in casa, specialmente la sera. Rispose: "E che ne so io? Non so nemmeno dove va tuo padre quando esce di casa!"

 

La casa è felice quando marito e moglie stanno insieme e godono la compagnia l’uno dell’altra e dei figli.

 

F E L I C I T A’

 

"Ho un disperato bisogno di aiuto, o diventerò matto. Viviamo in una sola stanza, mia moglie, i miei figli e i miei suoceri. Abbiamo i nervi a pezzi, urliamo e gridiamo gli uni contro gli altri. Quella stanza è un inferno "Mi prometti di fare tutto quello che ti dirò?", disse il maestro gravemente. "Giuro che farò qualunque cosa "Benissimo. Quanti animali avete?". "Una mucca, una capra e sei polli". "Prendeteli tutti nella stanza con voi. Poi torna tra una settimana". Il discepolo era atterrito. Ma aveva promesso di obbedire! Così prese in casa gli animali. Una settimana dopo tornò, ridotto a un pietoso essere gemebondo: "1 miei nervi sono distrutti. Lo sporco! Il puzzo! Il rumore! Siamo tutti al limite della pazzia!". "Torna indietro", disse il maestro, "e metti fuori gli animali". L’uomo andò a casa di corsa. E il giorno dopo tornò, con gli occhi brillanti di gioia. "Quant’è dolce la vita! Gli animali se ne sono andati. La casa è un paradiso... così tranquilla, pulita, spaziosa!".

 

MAGGIO

 

"Anche oggi c’è da faticà!" diceva un giovane "sciamannato". Ogni giorno il lavoro ci è compagno: da alcuni benedetto, ricercato, sopportato, amato, maledetto... Non ci chiediamo neanche tanto il perché quanto il senso.

 

IL LAVORO DI UNA MAMMA

 

In questo paese sono innumerevoli le donne che la mattina si alzano, preparano la colazione, vestono i bambini, li mandano a scuola, si vestono a loro volta, vanno al lavoro, tornano a casa, preparano da mangiare, rispondono ai bisogni emotivi dei bambini, fanno il bucato, vanno a letto, e il mattino seguente si rialzano per ricominciare tutto daccapo. E io proprio non capisco come diavolo riescano a fare tutte queste cose. (E. Donahue)

 

LA FORTUNA E IL LAVORO

 

La Fortuna giace in letto aspettando che il postino le porti la notizia di un’eredità; il Lavoro si leva alle sei e con l’opera della penna e del martello pone le fondamenta dell‘agiatezza. La Fortuna piagnucola; il Lavoro zufola. La Fortuna fa assegnamento sul caso; il Lavoro sul carattere. La Fortuna scivola giù lungo il pendio del compiacere a sé; il Lavoro lotta per l’aspra salita aspirando all’indipendenza. (Smiles)

 

 

LAVORO E SALVEZZA

 

Domandarono ad un anziano: "Che cosa bisogna fare per essere salvati?" Questi stava intrecciando una corda e, senza alzare gli occhi dal lavoro, rispose: "Ecco, lo vedi".

Detti dei Padri del Deserto

 

 

COME COMUNICARE IL SIGNIFICATO E L’ISPIRAZIONE

 

Facevo parte di un coro che doveva cantare ‘La passione secondo San Matteo" di Bach, ed ero ansioso di essere diretto per la prima volta dal grande maestro Leopold Stokowski. Durante la prova generale, a un certo momento Stokowski batté con forza la bacchetta per interrompere sia i coristi sia l’orchestra. Quindi disse: "Mi sembra che le note le conosciate abbastanza, ma mi accorgo che manca lo spirito. Sarebbe bene che stasera ognuno di voi prendesse il Vangelo e leggesse la vita di Cristo secondo Matteo. Cercate di capirne il significato. Può darsi che il messaggio sia proprio ciò che il nostro pubblico ha bisogno di ascoltare in questi tempi di dubbi e di angosce. Poi torneremo alla nostra esecuzione, cercando di comunicare al pubblico il significato e l’ispirazione di quelle sacre parole". Noi cantanti fummo molto sorpresi nel sentire questo suggerimento da un gioviale uomo di mondo come Stokowskj. Ma facemmo quel che ci aveva raccomandato. Il giorno dopo cantammo per lui con tutta l’anima.

 

NIENTE DI NOIOSO NELLA VITA

 

Nella vita non c’è niente di noioso, tranne noi stessi. Nemmeno il lavoro più umile è necessariamente noioso. Ricordo Madame Duval, la vecchia che puliva i pavimenti nella mia casa di Gargenville. Penso a lei con grande rispetto e ammirazione. Aveva 80 anni. Un giorno bussò alla mia porta e disse: "Mademoiselle, so che non vuole essere disturbata, ma venga a vedere come risplende il pavimento!" Io sono convinta che Stravinskij e Madame Duval compariranno davanti al Signore per la medesima ragione. Ognuno avendo fatto coscienziosamente quello che ha fatto. Quando lo dissi a Stravinskij, che conosceva Madame Duval, mi rispose: "Lei mi lusinga, perché quando io faccio qualcosa, ho qualcosa da guadagnare. Ma Madame Duval ha solo un lavoro ben fatto". (N. Boulanger)

 

LA COSA GIUSTA IN QUEL MOMENTO

 

Il giudice Hogo L. Black aveva 51 anni quando nel 1937 il presidente Roosevelt lo destinò alla Corte Suprema degli Stati Uniti. A 87 anni, ancora in carica, fu intervistato in occasione del compleanno. A proposito della propria carriera il giudice disse: "Non rifarei tutto quello che ho fatto in passato nè ripeterei tutto quel che ho detto. Ma ogni volta che ho fatto qualcosa, mi è sembrata la cosa giusta da fare in quel momento, e quando un uomo ha questa certezza non ha molto da rammaricarsi del suo passato".

 

TROVARE IL MODO GIUSTO

 

Ho imparato molto dai cani. Anni fa, facevo ingoiare tutti i giorni una cucchiaiata di olio di fegato di merluzzo al mio cucciolo di pastore tedesco, con gran fatica. Un giorno, il cane mi sfuggì di mano, rovesciando la medicina sul pavimento. Poi cominciò a leccare il cucchiaio. L’olio di fegato gli piaceva, ma non il mio modo di darglielo. Ho applicato questo concetto all’insegnamento. Quel che il maestro ha da offrire lo studente lo apprezza; basta che il maestro glielo dia nel modo giusto. ( E.A. Smith )

 

E’ BELLO ESSERE SE STESSI

 

Papa Giovanni XXIII passava ore anche a preparare i discorsi meno importanti. Lo ha testimoniato Pericle Felici, che fu segretario del Concilio Vaticano Il. "Andai in udienza e lo trovai che stava scrivendo un discorso per un gruppo minore. Mi permisi di osservare: "Padre santo, con tutto quello che ha da fare, si mette anche a scrivere questi discorsi... Non basterebbe dare i concetti generali e affidarli a un collaboratore?" Mi rispose: "Lo voglio o lo debbo fare da me. Sono un papa, non un pappagallo. Quello che dico voglio sia farina del mio sacco".

 

GIUGNO

 

A qualcuno pregare sembra tempo perso: "Con tutto quello che c’è da fare in una giornata!", e poi: che se ne fa Dio delle nostre preghiere? Non accrescono la sua grandezza e poi, Lui sa già quella che è la sua volontà su di noi!". Che ne diresti di due fidanzati che non desiderino passare del tempo insieme o che non si dicano mai "Ti voglio bene!"?

 

LA PREOCCUPAZIONE DI LINCOLN

 

Un amico cercava di incoraggiare Lincoln, quotidianamente alle prese con grandi problemi: "Coraggio! il Signore è con noi". "Io non sono affatto preoccupato di questo", rispose il Presidente, "perché Dio è sempre con il giusto. Ma la mia preoccupazione e preghiera è che io e la nazione siamo con Dio

 

Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Non è Lui a doversi adattare ai nostri progetti: siamo noi che dobbiamo adattarci ai suoi piani e alla sua volontà. Quando preghiamo: "Sia fatta la tua volontà", cooperiamo alla pace di tutti. La nostra pace è fare la volontà di Dio.

 

La nonna domanda al nipotino: "Dici le preghiere tutte le sere?" "Certo, nonna!". "E tutte le mattine?" "No! Io non ho paura di giorno!".

 

Noi chiamiamo Dio "Padre nostro", ma a volte ci rivolgiamo a Lui, come facciamo con il dottore, solo quando stiamo male. Non preghiamo Dio soltanto quando ne abbiamo bisogno, ma soprattutto andiamo a Lui come a un genitore e diciamogli anche le nostre gioie, i nostri successi, la nostra gratitudine.

 

Il più grande dono della mente è la conoscenza di Dio (Spinoza)

 

Arthur Rank, produttore cinematografico, suscitava la curiosità di tutti per l’abitudine di fare sempre le scale invece di usare l’ascensore. Quando gliene fu chiesta la spiegazione, rispose: "Sarebbe più facile prendere l’ascensore, ma preferisco fare la mia "scala di preghiera". Al mattino salga le scale per avere alcuni minuti di preghiera, in modo da poter prendere decisioni giuste per le migliaia di uomini che lavorano con me e per i milioni che vedranno le mie pellicole. La sera scendo le scale per avere il tempo di ringraziare il Signore per il suo aiuto".

 

Per mezzo di brevi preghiere, durante la giornata è più facile mantenere la calma e la serenità necessarie per collaborare con gli altri

 

CHI NON PREGA?

 

Un contadino, durante un giorno di mercato, si fermò a mangiare in un affollata ristorante dove pranzava di solito anche il fior fiore della città. li contadino trovò un posto in un tavolo a cui sedevano già altri avventori e fece la sua ordinazione al cameriere. Quando l’ebbe fatta, congiunse le mani e recitò una preghiera. I suoi vicini lo osservarono con curiosità piena di ironia, un giovane gli chiese: "A casa vostra fate sempre così? Pregate veramente tutti?". Il contadino, che aveva incominciato tranquillamente a mangiare, rispose: "No, anche da noi c’è qualcuno che non prega". Il giovane ghignò: "Ah, sì? Chi è che non prega?". "Be’", proseguì il contadino "per esempio le mie mucche, il mio asino e i miei maiali

 

Mi ricordo che una volta, dopo aver camminato tutta la notte, ci addormentammo all’alba vicino a un boschetto. Un derviscio che era nostro compagno di viaggio lanciò un grido e s’inoltrò nel deserto senza riposarsi un solo istante. Quando fu giorno gli domandai: "Che ti è successo?". Rispose: "Vedevo gli usignoli che cominciavano a cinguettare sugli alberi, vedevo le pernici sui monti, le rane nell’acqua e gli animali nel bosco. Ho pensato allora che non era giusto che tutti fossero intenti a lodare il Signore, e che io solo dormissi senza pensare a Lui". (Sa’di)

Il piccolo Marco, di cinque anni, diceva già le preghiere della sera da solo. Tuttavia la mamma gli stava vicino, per sentire se per caso ne dimenticasse qualcuna. Dopo aver detto: "Signore, benedici la mamma, benedici il papà, benedici la nonna", generalmente si metteva a letto. Ma una sera aggiunse: "E tu, Signore, abbi cura di te stesso, perché, se ti succede qualcosa, noi siamo tutti fritti!".

 

Fortunatamente Dio non cambia e non è soggetto ai nostri umori. Possiamo sempre contare su di Lui, nostro Padre, nella gioia e nel dolore, nella serenità e nella inquietudine.

 

"DAMMI FORZA, SIGNORE!"

 

Il poeta Robindronath Tagore, premio Nobel, è uno dei più illustri figli del subcontinente indiano. Fu promotore di pace e di armonia fra la sua gente, amato da tutti senza distinzione di razza, casta o credo. Con la sua poesia abbatté le barriere tra Oriente e Occidente. Prendiamo ispirazione dalla sua preghiera intitolata "Dammi forza, Signore!".

 

Questa è la mia preghiera a Te, o Signore.

Metti la scure, taglia alla radice la povertà del mio cuore. Dammi forza di sopportare serenamente gioie e dolori. Dammi coraggio di donare il mio amore a servizio degli altri. Dammi coraggio di non abbandonare il povero o piegare le ginocchia alla prepotenza umana. Dammi forza per elevare la mente sopra la grigia quotidianità. Dammi forza, Signore, di abbandonare la mia capacità alla tua volontà con amore. Quando congiungi le mani, Dio apre le sue.

 

LUGLIO

 

Quali sono i valori della vita che valgono veramente? Quale il vero successo? Qualcuno dice: "La vita è da spremere, e n anche in fretta, perché ti scivola di mano", qualcun altro pensa ad accumulare "per la vecchiaia serena". Qualcuno, davanti agli insuccessi, si scoraggia e dice: "Non c’è niente per cui valga la pena vivere. Enzo Biagi, davanti all’interrogativo sul senso dei valori della vita rispondeva:"Le verità che contano, i grandi principi, alla fine sono sempre due o tre. Sono quelli che ti ha insegnato tua madre da bambino".

 

NON TI PENTIRAI MAI

 

Non ti pentirai mai di fare del tuo meglio, essere gentile con tutti, ascoltare prima di giudicare, riflettere prima di parlare, essere fedele ai tuoi principi, chiudere le orecchie ai pettegolezzi, essere benevolo con i nemici, chiedere scusa quando sbagli, essere onesto nel lavoro, aiutare uno sfortunato, mantenere le promesse, vedere il meglio nelle azioni degli altri. I traguardi raggiunti dagli uomini grandi non sono stati conseguiti con un volo improvviso. Essi, di notte, mentre i loro compagni dormivano, lavoravano intensamente.

 

IL VALORE DEGLI ZERI

 

Il papà era in giardino con i suoi tre figli. In vena di conversare, domandò: "Se i vostri desideri diventassero realtà, che cosa vorreste?" "Io vorrei essere bella", disse la bambina. "A tutti piace la bellezza e tutti mi amerebbero". "Come sei sciocchina", le disse il fratello. "Ti ricordi come era bella la tua amica, Lalita, prima del vaiolo? La bellezza passa. Per conto mio, desidero diventare ricco, Il denaro governa il mondo e mi permetterà di comprare ciò che voglio". Anche l’altro fratello espresse il proprio desiderio: "lo credo che tu sia sciocco come tua sorella. La ricchezza svanisce quanto la bellezza. Io scelgo la sapienza. Nessuno me la potrà rubare". Il padre ascoltò in silenzio. Con un bastoncino scrisse sulla sabbia alcuni zeri e soggiunse: "Le cose che avete detto bellezza, ricchezza e sapienza sono nulla per un uomo virtuoso. Sono come tanti zeri. Ma se mettete un numero davanti agli zeri, essi acquistano un valore immenso. Ciò che veramente conta è la virtù. Sola la virtù vi fa belli, ricchi e sapienti".


Salim era un povero pescatore e abitava sulle rive del Gange. Dopo una pesca scarsa, mentre ritornava alla sua capanna, si mise a pensare che cosa avrebbe fatto se fosse stato ricco. Intanto il suo piede aveva calpestato un sacchetto che conteneva qualcosa di simile a sassolini. Distrattamente lo raccolse e cominciò a tirare i sassolini nell’acqua. "Quando sarò ricco, avrò una bella casa". E tirò un sassolino. "Avrò anch’io dei servi". E ne tirò un secondo. "Avrò cibo abbondante". E via il terzo, e così di seguito. Poi prese l’ultimo, lo osservò, lo rigirò fra le dita e scoprì che era una pietra preziosa. Forse aveva gettato via la ricchezza dei suoi sogni.

Abbiamo nelle nostre mani il potere di arricchire la nostra vita, anche per l’eternità.

 

"SE VINCESSI UN MILIARDO.."

 

Era un giorno piovoso e buio. Per infondere un po’ di brio nella scolaresca distratta, la maestra propose a tutti di svolgere il tema: "Che cosa farei se vincessi un miliardo". Tutti si misero a scrivere, presi dalla fantasia di avere un miliardo in tasca. Ma Gino chiuse gli occhi e, con le mani incrociate, si riposava ozioso. La maestra lo osservò, gli si avvicinò e gli disse: "Gino, non fare il poltrone! Devi svolgere il tema: "Che cosa farei se vincessi un miliardo!". "Signora maestra, questo è ciò che farei se avessi tutti quei soldi!" Molti preferiscono stare con le mani in mano, tenere tutto per sé, invece di condividere con gli altri il frutto delle proprie capacità. Dà al mondo il meglio che hai, e il meglio tornerà a te!

 

Mark Twain, sempre un po’ paradossale, osservava: "Cerchiamo di vivere in modo che, quando moriremo, anche il becchino sia dolente per la nostra scomparsa

 

Si piange la scomparsa di coloro che hanno cercato di rendere migliore la società, schierandosi con gli emarginati e lavorando per gli ultimi. Quelli che hanno arricchito la società con un servizio generoso e costante sono amati e trasmettono la propria ricchezza ad altri.

 

Tutto è destinato a perire in questo mondo. Potere e volontà svaniscono, ma la virtù di un nome grande dura per sempre. (Rama Pratap Singh)

 

QUAL E’ LA TUA ETA’?

 

Puoi essere sicuro che stai diventando vecchio se trovi difficoltà ad avere nuovi amici, pensi che le nuove generazioni siano peggiori di una volta, parli sovente dei "nostri bei tempi", parli volentieri dell’ultimo intervento chirurgico, indulgi a piccoli pregiudizi, ti dimostri più egoista di prima, desideri essere lasciato solo, cominci a pensare che la vita sia noiosa, ti irriti quando trovi la tua sedia spostata. L’età non dipende dal colore dei capelli, dai denti o dalla freschezza della pelle. La vecchiaia è qualcosa di più profondo.

 

AGOSTO

 

Maleducazione, prepotenza, non rispetto degli altri sono cose che troviamo continuamente sui tram, per le strade, nei luoghi pubblici, e allora viene voglia di rispondere con violenza; ma c’e ancora qualcuno che si alza per cedere il posto a un anziano, qualcuno che ti saluta con un sorriso, qualcuno che con la paletta raccoglie la popò del suo cane, qualcuno in ospedale che non ti tratta da "Letto 23". Dice un proverbio giapponese: "Una parola gentile riscalda per tre mesi d’inverno

 

L’ACQUA DEL DESERTO

 

Un arabo, viaggiando attraverso il deserto, raggiunse un pozzo. Si dissetò con l’acqua fresca, ne riempì la borraccia di pelle e continuò il viaggio per parecchi giorni. Arrivato a Baghdad, volle fare dono dell’acqua al governatore. Era tutto quello che aveva. Il califfo accettò il dono con gratitudine e a sua volta ricompensò l’ospite con doni. I cortigiani chiesero al califfo di assaggiare l’acqua del deserto, ma egli negò loro questo privilegio. Quando l’arabo fu lontano, il califfo spiegò il proprio comportamento: l’acqua della borraccia era inquinata e puzzolente: sapeva che, se altri ne avessero bevuto, ne avrebbero disprezzato il generoso donatore. Delicatezza è una parola grande che si pratica nelle cose piccole.

 

LA GENTILEZZA NON COSTA NULLA

 

Quando andò per la prima volta a Natal (Sudafrica), dove cominciò il suo movimento di non violenza, Gandhi pranzò in un ristorante. Al termine del pranzo disse al cameriere: "Grazie per il suo pronto e gentile servizio". Il cameriere apprezzò le sue parole: "Non mi dimenticherò di lei. Sono poche le persone che ringraziano per il servizio La gentilezza non costa nulla e ottiene grandi benefici. Piccoli atti di gentilezza sono come un mazzo di lavanda chiuso in un cassetto che profuma tutta la casa. Cuori gentili sono il giardino, pensieri gentili sono le radici, parole gentili sono i fiori, atti gentili sono i frutti.

 

 

UN FURTO SVENTATO

 

Un uomo fu svegliato nel cuore della notte da uno strano rumore. Si alzò, si diresse verso la cucina e vide un ladro che rubava le posate. Puntò il fucile e disse: "Amico, io non vorrei farti male, ma tu sei nel mirino del mio fucile". Il ladro se la diede a gambe.

 

E’ possibile essere al tempo stesso gentili e risoluti, delicati ed energici nel difendere i propri diritti. In poche parole, dissentire senza essere sgradevoli. Chiunque cerchi la verità ha l’obbligo di essere cortese, anche con chi non condivide le sue idee. Hai ricevuto una gentilezza? Passala. Non è stata data solo per te. Passala Fa che cammini negli anni, che possa asciugare le lacrime di un altro. Finché si giunga al cielo. (Henry Burton)

 

 

L’AVVENTURA DEI RICCI

 

Un’estate, una famiglia di ricci venne ad abitare nella foresta. Il tempo era bello, faceva caldo, e tutto il giorno i ricci si divertivano sotto gli alberi. Folleggiavano nei campi, nei dintorni della foresta, giocavano a nascondino tra i fiori, acchiappavano mosche per nutrirsi e, la notte, si addormentavano sul muschio, nei pressi delle tane. Un giorno, videro una foglia cadere da un albero: era autunno. Giocarono a rincorrere la foglia, dietro le foglie che cadevano sempre più numerose; ed essendo le notti diventate un poco più fredde, dormivano sotto le foglie secche. Faceva però sempre più freddo. Nel fiume a volte si formava il ghiaccio. La neve aveva ricoperto le foglie. I ricci tremavano tutto il giorno, e la notte non potevano chiudere occhio, tanto avevano freddo. Così una sera, decisero di stringersi uno accanto all’altro per riscaldarsi, ma fuggirono ben presto ai quattro angoli della foresta: con tutti quegli aghi si erano feriti il naso e le zampe. Timidamente, si avvicinarono ancora, ma di nuovo si punsero il muso. E tutte le volte che uno correva verso l’altro, capitava la stessa cosa. Era assolutamente necessario trovare un modo per stare vicini: gli uccelli si tenevano caldo uno con l’altro, così pure i conigli, le talpe e tutti gli animali. Allora, con dolcezza, a poco a poco, sera dopo sera, per potersi scaldare senza pungersi, si accostarono l’uno all’altra, ritirarono i loro aculei e, con mille precauzioni, trovarono infine la giusta misura. Il vento che soffiava non dava più fastidio; ora potevano dormire al caldo tutti insieme.

 

Dovrebbe esistere anche un "Decalogo della tenerezza Potrebbe essere, più o meno, così:

 

1. Poiché la tenerezza è possibile, non c’é nessuna ragione per stame senza.

2. Parlatevi un po’ ogni giorno.

3. Crescete insieme, continuamente.

4. Stimati. Gli unici che apprezzano uno zerbino sono quelli che hanno le scarpe sporche.

5. Sii compassionevole.

6. Sii gentile. L’amore non ammette le cattive maniere.

7. Scopri il lato buono e bello delle persone, anche quando fanno di tutto per nasconderlo.

8. Non temere i dissapori e i litigi: solo i morti e gli indifferenti non litigano mai.

9. Non farti coinvolgere dalle piccole irritazioni e meschinità quotidiane.

10. Continua a ridere. Tiene in esercizio il cuore e protegge da disturbi cardiaci.

 

 

 

SETTEMBRE

 

Sono scomparse tante magagne dal nostro mondo ma non la noia e la tristezza. Qualcuno è arrivato a sostenere che oggi il 70% degli uomini è ammalato di malumore, di scontentezza. Quante mascelle grintose, quanti musi duri. Urge una sostanziosa fleboclisi di buon umore, urge un po’ di propaganda all ‘allegria.

 

RISATE SALUTARI

 

Lin Yutang scrive che questo mondo confuso ha bisogno di ridere di più. Ecco le sue parole: "Se gli uomini avessero abbastanza senso dell’umorismo, non ci sarebbe più ansietà in questo mondo; se alle conferenze internazionali le nazioni fossero rappresentate dai loro più grandi umoristi, non ci sarebbero più guerre Come è noto, ridere fa bene anche alla salute. Questo il parere dei medici: "La risata causa movimenti ritmici ai muscoli dell’addome, massaggia lievemente gli organi intestinali, migliora la digestione e la circolazione del sangue. Ha un effetto positivo sulle ghiandole secretive, esercita un influsso depurativo sulle sostanze chimiche connesse col sistema muscolare". Cerca di ridere anche quando non ne hai voglia. Soprattutto impara a ridere di te stesso, dei tuoi sbagli, delle tribolazioni della giornata. Sdrammatizza i tuoi e gli altrui difetti.

 

 

SORRIDI!

 

Nel suo libro "L’arte della longevità", Louis Chapuis scrive: "Se vi sentite mancare di coraggio o di fiducia, sorridete a voi stessi e vi ritemprerete. Sorridete all’incontro con ogni persona: così la incontrerete davvero. Chi vi vede sorridere vi si avvicinerà tanto più amichevolmente quanto più aperto sarà il vostro sorriso e quindi il vostro cuore. "Sorridetevi quando siete soli: così facendo vi migliorerete dentro e migliorerete tutto anche fuori. Il sorriso vi libera dalle angustie, vi apre, vi eleva e vi raffina". Il sorriso non viene da sé, bisogna volerlo. La vita senza sorriso è una lampada senza olio. La mente limpida e serena, il cuore amoroso, le labbra belle sorridono volentieri. Il sorriso è vantaggioso anche per gli altri che vivono accanto a noi ed è la migliore dimostrazione della nostra solidarietà.

 

 

IL VALORE DI UN SORRISO

E ormai nota la storia di padre Walsh, il missionario che, durante la seconda guerra mondiale, si trovò di fronte un soldato giapponese con la baionetta puntata e gli occhi pieni di odio. Il soldato voleva ucciderlo, ma padre Walsh, sorprendentemente, sorrise. Il giapponese, disorientato, si fermò e lo fissò. Si sarebbe aspettato resistenza, odio, risentimento, e invece si trovava di fronte a qualcosa di imprevisto. Guardò intensamente il prete e, con l’aria di un ragazzino, cominciò a sorridere a sua volta. Quando più tardi padre Walsh, destinato al campo di concentramento, tornò al suo alloggio per raccogliere i pochi abiti che aveva, li trovò già piegati e impacchettati, dal soldato giapponese. Esistono diversi tipi di sorriso: il sorriso superficiale dell’uomo sensuale; il sorriso che esprime sensibilità e intelligenza; il sorriso più significativo e profondamente interiore che richiede una "percezione spirituale".

 

 

BUON UMORE

 

Il buon umore allegria, contentezza, gioia è un lubrificante efficace per una vita pacifica e serena. Il buon umore apre tutte le. Il poeta latino Orazio scrive: "La mente che è gioiosa nel presente saprà opporsi a tutte le preoccupazioni del futuro e affronterà le situazioni tristi con un sorriso". Il buon umore abbassa le montagne, livella le valli, addolcisce il dolore. Il buon umore è una condizione necessaria per chi cerca la santità. La santità implica la conquista di sé, e nel processo di conquista di se stessi un cuore contento è di grande aiuto. Il buon umore allevia la fatica, gode del lavoro e aiuta a farlo bene. Rende meno pesante la quotidianità e il lavoro stesso diviene un azione d’amore.

 

Un aspetto allegro fa di un piatto una festa. (V. Herbert)

 

Chi non arriva alla gioia è una personalità mancata. Il grande psicologo Allport fissa come criterio fondamentale della maturità di una persona il senso dell’umorismo, il non essere di peso, la capacità di non avvelenare l’aria che gli altri devono respirare. Walter Chiari diceva che avremmo bisogno di incontrare, almeno due volte la settimana, qualcuno che ci facesse ridere. E anche nella vita spirituale bisogna saper sorridere su di sé, sugli altri, con Dio. Durante l’ingresso a Venezia come patriarca, mentre il solenne corteo faceva ala alla gondola d’onore, un gabbiano a volo radente, sporcò la porpora del futuro papa Giovanni XXIII. Gelo tra gli astanti. Ma lui, sorridendo: "Sarebbe stato molto peggio se le mucche volassero!".

 

OTTOBRE

 

Oggi tutti andiamo in cerca delle tecniche più avanzate per fare qualsiasi cosa, e presto, e bene! Oggi un uomo è tanto più qualificato quanto più è "specializzato". Anche tu hai un Inventore, un Architetto sapiente, che ti ha creato per amore perché Lui è proprio l’AMORE! Ti ha costruito col suo Spirito sapiente come un essere ad altissimo livello di perfezione: gli ingranaggi più sofisticati non reggono al paragone. Del resto non c’è da meravigliarsi, ti ha fatto simile a Lui, tu eri un’ immagine del suo equilibrio d’amore; tutte le parti del tuo essere d’accordo tra loro, piedi e testa, cuore e cervello...; tu d’accordo con tutti; tu e tutti d’accordo con Dio. Ma un guasto, o meglio, un guastatore ha rotto l’ingranaggio e fatto saltare l’equilibrio dell’amore. Il nemico numero uno di questo equilibrio: l’egoismo. Che cosa è accaduto? Hai voluto far da te, pensando solo per te... e sei andato in mille pezzi. Bel frutto! Bel risultato! Che cosa puoi fare? Non c’è che un rimedio: bussare alla porta di chi ti ha costruito, fare appello al suo Spirito intelligente. Lui conosce bene i meccanismi dell’amore e ti rimetterà in sesto liberandoti dalla confusione provocata dai tuoi e altrui egoismi. E ricomincerai a viaggiare per le strade del mondo in mezzo ai tuoi fratelli con il cuore leggero pieno di libertà e di gioia! Questo è un vero risultato!

 

QUANDO FINISCE LA NOTTE

 

Un vecchio rabbino domandò una volta ai suoi allievi da che cosa si potesse riconoscere il momento preciso in cui finiva la notte e cominciava il giorno. "Forse da quando si può distinguere con facilità un cane da una pecora?". "No", disse il rabbino. "Quando si distingue un albero di datteri da un albero di fichi?". "No", ripeté il rabbino. "Ma quand’è, allora?", domandarono gli allievi. Il rabbino rispose: "E’ quando guardando il volto di una persona qualunque, tu riconosci un fratello o una sorella. Fino a quel punto, è ancora notte nel tuo cuore

 

 

Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l’arte di vivere come fratelli. (Martin Luter King)

 

MENO DI NIENTE

 

"Dimmi, quanto pesa un fiocco di neve?", chiese la cinciallegra alla colomba. "Meno di niente", rispose la colomba. La cinciallegra allora raccontò alla colomba una storia: "Riposavo sul ramo di un pino quando cominciò a nevicare. Non una bufera, no, una di quelle nevicate lievi lievi, come un sogno. Siccome non avevo niente di meglio da fare, cominciai a contare i fiocchi che cadevano sul mio ramo. Ne caddero 3.751.952. Quando, piano piano, lentamente sfarfallò giù il 3.751.953esimo meno di niente, come hai detto tu il ramo si ruppe. Detto questo, la cinciallegra volò via. La colomba, un’autorità in materia di pace dall’epoca di un certo Noè, rifletté un momento e poi disse: "Manca forse una sola persona perché tutto il mondo piombi nella pace?". Forse manchi solo tu.

 

I  PROPOSITI

 

L’adolescente scriveva i suoi propositi chino sul tavolo, mentre la mamma stirava la biancheria.

"Se vedessi qualcuno in procinto di annegare", scriveva l’adolescente, "mi butterei subito in acqua per soccorrerlo. Se si incendia la casa salverei i bambini. Durante un terremoto non avrei certo paura a buttarmi tra le macerie pericolanti per salvare qualcuno. Poi dedicherei la mia vita per aiutare tutti i poveri del mondo.. La mamma; "Per piacere, vammi a prendere un po’ di pane qui sotto". "Mamma, non vedi che piove?".

 

QUANTI "VORREI" NELLA VITA SPIRITUALE...

Una bambina di 12 anni ha scritto: "Siamo noi gli uomini del futuro, tocca a noi migliorare la situazione. La cosa più grave è star lì a far niente, a guardare questo povero mondo che si sbriciola. Noi diciamo "Viva la pace" e facciamo la guerra, abbasso la droga e ne aumentiamo il commercio, basta col terrorismo e uccidiamo i giusti. Però non è detto che a ciò non si possa mettere fine, lo volevo dire questo: se sei triste per l’odio nel mondo, non piangere e non perdere la speranza, ma fa’ qualcosa, anche di piccolo".

 

FA’ QUALCOSA, ANCHE DI PICCOLO..

 

Un eminente pediatra aveva messo a punto una terapia che aveva un successo sicuro e immediato. Quando andava al reparto di pediatria dell’ospedale e visitava un bambino che non guadagnava peso o dimostrava un malessere generale, prescriveva all’infermiera: "Questo bambino deve essere amato ogni due ore Non solo i bambini hanno bisogno di amore. I medici sono d’accordo nell’affermare che molte malattie sono indotte dalla carenza di amore e da un senso di insicurezza. L’amore per il prossimo è sempre il miglior antidoto sia per gli altri sia per noi stessi. Amore diventa vita e salute. Quando sarai davanti a Dio per il tuo rendiconto finale, egli non ti domanderà: se sei stato popolare durante la vita, se sei stato membro di associazioni, se eri ben vestito, se ti sei divertito, se avevi un grosso conto in banca. Egli ti domanderà che cosa hai fatto per gli altri: se hai nutrito gli affamati, se hai vestito i nudi, se hai accolto i forestieri, se hai consolato gli afflitti, se hai tenuto compagnia agli emarginati, se hai servito i malati, se hai comunicato la verità, se hai rivelato il suo amore. Fa in modo che gli uomini seguano la dottrina di una vita buona, non di una vita cattiva. Il giusto riposa felice sia in questa vita, sia in quella futura. (Buddha)

 

 

NOVEMBRE

 

Quando pensiamo all’eroe ci viene subito in mente, il coraggioso, il martire, il temerario. Ma credo che il vero eroe sia colui che ogni giorno, affrontando la vita, fa quello che può. In ciascuno di noi c’è una riserva di energia che si può utilizzare per il bene, e questo nel quotidiano, senza perderci di coraggio, ricominciando sempre, contagiando di speranza chi vive intorno a noi.

 

RISORSE INSPERATE

 

Un marito aveva abbandonato la moglie lasciandola senza mezzi di sussistenza. il giudice domandò alla donna: "Quali mezzi ha per vivere?" "Per dire il vero, ne ho tre", rispose lei. "Tre! E quali sono?", ribatté attonito il giudice. "Le mie mani, la buona salute e Dio".

 

ingegnosità, fiducia in sé e fede in Dio sono risorse a cui tutti possono attingere.

"Aiutati che il ciel t’aiuta" è un proverbio sempre valido. La forza che deriva dalla nostra fede in Dio ci aiuta ad avere fiducia in noi stessi.

 

CORAGGIOSO MA NON IMPRUDENTE

 

Tre giovani fecero domanda per ottenere un posto di conducente di autobus presso una compagnia che operava in una zona di montagna. Dopo che furono considerate le loro referenze e il loro curriculum, a ciascuno di essi fu posta questa domanda: "Con quale margine di sicurezza potresti guidare l’autobus in una curva pericolosa sopra un profondo precipizio?" Il primo rispose che poteva condurre con sicurezza il mezzo a dieci centimetri dal bordo della strada. Il secondo disse che poteva fare di meglio: poteva condurre l’autobus con metà della ruota fuori dal ciglio stradale. Il terzo, considerando il problema da un’altra angolatura, disse prudentemente: "Veramente non so quanto potrei avvicinarmi all’orlo della strada. Comunque preferirei tenermene lontano il più possibile" Il posto di conducente fu assegnato a quest’ultimo. Se vuoi avere successo nel tuo lavoro, sappi distinguere tra l’agire con un certo rischio e l’agire con imprudenza.

 

Helen Keller rimase completamente sorda e cieca a soli diciannove mesi. Col tempo, grazie all’aiuto della sua insegnante, imparò a parlare e divenne scrittrice e poliglotta. Ecco un suo pensiero: "Unisciti alla grande compagnia di coloro che, con la gentilezza, convertono le zone deserte della vita in fruttuose. Abbi una visione di paradiso nel tuo cuore e renderai la casa, la scuola, il mondo corrispondenti a tale visione. Il tuo successo e la tua felicità sono in te. "Le condizioni esterne sono i casi della vita, le sue decorazioni esteriori. Le realtà grandi e durature sono amore e servizio. La gioia è il fuoco sacro che mantiene il nostro proposito caldo e la nostra intelligenza accesa

 

Fa’ il proposito di essere felice: tu e la tua gioia sarete un esercito invincibile contro le difficoltà.

Quando Nathaniel Hawthorne fu licenziato dall’ufficio doganale dove lavorava, sua moglie lo rincuorò: "Adesso potrai dedicarti al libro che hai in mente di scrivere... "E con che cosa vivremo?", domandò Hawthorne scoraggiato. La moglie prese da un cassetto una somma di denaro che aveva segretamente risparmiato e spiegò: "Ho sempre saputo che sei un uomo che vale e spero che un giorno scriverai un capolavoro. Tutte le settimane ho risparmiato qualcosa sulle spese di casa, e questo ci basta per andare avanti almeno un anno In quell’anno Hawthorne scrisse "La lettera scarlatta", il suo capolavoro. Chi ama crede.

 

PAURA DI SBAGLIARE

 

"L’uomo che non sbaglia è l’uomo che non fa niente. E’ il freno alla ruota del progresso. Non si può nemmeno dire che non sbagli, perché il suo grande errore è di non provare a fare, limitandosi a criticare quelli che fanno". La paura di sbagliare conduce alla mediocrità. E’ una paura egoistica. E’ la paura di ciò che dirà la gente. La fiducia in sé è il primo requisito per realizzare grandi imprese. (Samuel Johnson)

 

 

OGNI ETA E BUONA PER COMINCIARE

 

Thomas Jefferson aveva trentatrè anni quando redasse la ‘Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America’. Benjamin Franklin aveva ventisei anni quando scrisse l’Almanacco del povero Riccardo. Charles Dickens aveva ventiquattro anni quando cominciò a scrivere Il circolo Pickwick e venticinque quando scrisse Oliver Twist. McCormick aveva ventitré anni quando inventò la mietitrice. E Newton aveva ventiquattro anni quando scoprì la legge della gravitazione universale. Ma Giuseppe Verdi a sessantaquattro anni compose l’Otello e a ottanta il Falstaff. Goethe a ottantadue anni fece una nuova versione del Faust. A settantacinque Michelangelo cominciò la Pietà Rondanini, a cui lavorò fino alla morte. Spesso cerchiamo scuse per aver omesso azioni che avremmo facilmente compiuto se solo avessimo avuto la volontà. Ogni età è buona per cominciare qualcosa, e non c’è tempo migliore che il presente. Combatti te stesso. Perché combattere i nemici esterni? Chi controlla se stesso otterrà la felicità (Lord Mahavira)

 

Non progredire è regredire (Proverbio latino)

 

DICEMBRE

 

E per l’ultimo mese dell’anno, una serie di piccoli segreti che però possono rendere felice la vita: la tua come la mia.

 

UNA BELLA ABITUDINE

 

Seneca, filosofo e tutore di Nerone, scrisse: "Ogni notte, quando spengo la lampada e mia moglie, conoscendo la mia usanza, rimane silenziosa, io esamino la giornata. Ripenso a ciò che ho detto e ho fatto, senza nascondermi niente. Se trovo qualcosa di riprovevole, mi dico: "Stavolta ti perdono, ma non farlo più".

 

Se i sapienti del passato, nel loro desiderio di perfezione, facevano ogni giorno l’esame di coscienza, a maggior ragione dovremmo farlo noi. L’esame di coscienza avvicina a Dio, conduce alla perfezione, fa conoscere se stessi e apre al prossimo.

 

 

UNA VITE FUORI POSTO

 

Un aereo con numerosi passeggeri fu costretto a un atterraggio di fortuna per il cattivo funzionamento del carrello di servizio. Solo l’abilità del pilota evitò una tragedia. I tecnici lavorarono per tre ore prima di scoprire che una piccola vite, fuori posto, era stata la causa di questo incidente meccanico.

 

Piccole cose, buone o cattive, possono portare vantaggi o svantaggi a moltissime persone. In fabbrica, in ufficio, nella scuola, nel governo, chi è sleale o irresponsabile può danneggiare tanti. Al contrario, chi lavora con responsabilità e per il bene di tutti impedirà tante ingiustizie. Non sottovalutare la tua capacità di bene e nemmeno il valore dei piccoli atti di carità e di giustizia.

 

LA SCORCIATOIA

 

Il padre accompagnò il figlio all’università. Quando vide il piano di studi, scosse la testa in segno

di disapprovazione. Ottenuto un incontro con il preside di facoltà, gli domandò: "Mio figlio deve

seguire questo programma? Non si può accorciare? Egli vuole cavarsela in fretta!" Il preside rispose: "Certo, suo figlio può seguire un corso più breve. Tutto dipende da ciò che vuole essere. Quando il Signore vuole far crescere una quercia, ci impiega vent’anni, ma ci mette solo due mesi per far crescere una zucca

 

Le scorciatoie sono sempre attraenti ma, come la quercia cresce con il tempo, così è anche della mente e del carattere. "A chi non fatica, il tempo produce ortica".

li successo non consiste nel fare ciò che piace, ma nel godere di ciò che si fa.

 

FELICITA E’...

 

La felicità è stata definita in molti modi. Per Emerson la felicità è amicizia. Per Thoreau è la bellezza della natura.

Per Robert Louis Stevenson è il tempo di sedere vicino al fuoco e pensare.

Per Gandhi la felicità dipende da ciò che tu puoi dare, non da ciò che puoi ricevere.

Per Buddha felice è la virtù che dura fino a tarda età, felice è la fede saldamente radicata, felice è il possesso della sapienza, felice è evitare il peccato.

W. Beran Wolfe definì così la felicità: "Se osservi un uomo veramente felice, lo troverai a costruire una barca, a scrivere una sinfonia, a educare il proprio figlio, a crescere dalie a doppia corona o a cercare uova di dinosauri nel deserto di Gobi... Ma sarà consapevole del fatto che è felice perché vive intensamente ventiquattro ore al giorno".

 

Signore, tu ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te.  (Agostino di Ipponao)

LE DUE FACCE

 

In una discussione, un uomo disse: "Ci sono due facce in ogni questione". Un altro ribadì: "E’ vero. Ci sono due facce anche nella carta moschicida, ma o e una bella differenza per la mosca scegliere un lato piuttosto che l’altro!"

 

Ci sono due aspetti in tutte le cose ma, mentre uno è positivo, l’altro può essere negativo. L’importante è conoscere la differenza. O sosteniamo una causa o siamo contro. O vogliamo la pace nel mondo o non ce ne occupiamo e lasciamo che i nemici della pace regnino.

Facciamo la nostra parte per la pace, promuoviamo la giustizia e opponiamoci all’iniquità

 

Federico II di Prussia, passeggiando per i sobborghi di Berlino, urtò accidentalmente un vecchietto. "Chi sei?", domandò Federico. "Sono un re "Un re?", ripeté Federico. "E su quale principato regni?" "Su me stesso", rispose con dignità il vecchietto. "lo comando me stesso perché controllo me stesso. lo sono il mio unico suddito’’.

 

VERSO LA LUCE

 

Una donna anziana, ammalata e da lungo tempo confinata nella sua camera, aveva un vaso di rose sul davanzale della finestra. Un giorno notò che le rose si erano girate verso la luce. Essa girò il vaso verso il letto per godere la bellezza dei fiori, ma il giorno dopo le rose erano nuovamente girate verso il sole.

 

Segui l’esempio delle rose: guarda la luce, cammina verso la luce. Vivi orientato verso il sole. Non lasciarti mai ingabbiare dalla depressione, dal vuoto esistenziale, dalla malinconia. La gioia è più preziosa del dolore. Tutti noi stiamo volentieri con quelli che hanno un sano ottimismo e sono allegri. L’uomo che canta sul lavoro lavora di più, lavora meglio e vive più a lungo.

 

 

 

1996 BUONA SPERANZA

 

La speranza è una merce che non ha bisogno di nastrini e non entra nei pacchi dono, ma senza di essa la vita si spegne, senza di essa si molla tutto. Non importa se avremo dodici mesi di incognite, di inquietudini, di cose sconosciute: ciò che importa è non smarrire la speranza.

 

Trilussa, il noto poeta in dialetto romanesco, ha ragione: "Chi ha perso tutto, ancora non abbastanza se le rimane un filo di speranza"

     
     
 

Archivio