UNA PAROLA AL GIORNO
RIFLESSIONI QUOTIDIANE SULLA
PAROLA DI DIO
a cura di don Franco LOCCI
DICEMBRE 1996
DOMENICA 1 DICEMBRE 1996 – 1^ DOMENICA DI AVVENTO ANNO B
"Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!".
(Mc. 13,37)Vegliare ha diversi significati collegati tra loro: significa non lasciarci vincere dal Sonno, significa stare attenti, cioè saper guardare, saper cogliere dei segni per non lasciarseli sfuggire. Quando noi cristiani sentiamo la parola "Avvento" scatta in noi: "Siamo ormai a Natale", ma "vegliare" in questo caso non è solo sapere di questa festa, e saperne cogliere il significato più profondo. Se non vuoi perderti il Natale di Cristo e tuo, approfitta di queste quattro settimane per fare un po’ di silenzio interiore dal chiasso, dai preparativi troppo materialistici di questa festa. ‘Vegliai con un po’ di preghiera quotidiana, prova a chiederti che cosa significa per te accogliere Gesù che viene, prova a staccare il tuo cuore dalle cose vane per trovare il senso vero della vita. Prova a vedere se non ci sia qualcosa da cui è bene convertirsi, se non ci sono degli angoli in cui, come cristiano, stai dormendo della grossa. Con questo atteggiamento, forse, il Natale perde un po’ di lustrini inutili ma diventa l’incontro con Colui che viene proprio per te.
LUNEDI’ 2 DICEMBRE 1996
Il centurione lo scongiurava: "Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente".
(Mt. 8,6)L’Avvento ci invita ad una preghiera più profonda e sentita. Ci può aiutare in questo anche la figura del centurione. Quest’uomo, abituato al comando, invasore in un paese straniero ha un servo malato e si rivolge a Gesù. La sua richiesta è scarna come un ordine, direi più che altro, una constatazione di un fatto, ma anche un atto di fiducia profonda. La vera preghiera non ha formule, si serve delle parole che corrispondono alla persona e alle situazioni ma ha bisogno sempre di fiducia in Colui a cui ci si rivolge: io mi fido di te, non ti dico che cosa devi fare, non ti suggerisco i mezzi ma non dubito che Tu puoi tutto. Se qualche volta le nostre preghiere sono solo un borbottio di parole è proprio perché manchiamo di questa fiducia, ci fidiamo più delle formule che della Persona a cui ci rivolgiamo. La preghiera è Lui, tutto il resto è mezzo che può cambiare.
MARTEDI’ 3 DICEMBRE 1996
"Su di Lui si poserà lo Spirito del Signore, Spirito di sapienza e di intelligenza, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di conoscenza e di timore del Signore".
(Is. 11,2)Gesù è il centro del nostro Avvento, è Colui che attendiamo. Isaia ci tratteggia alcune sue caratteristiche: sarà intelligente, sapiente, consigliere, forte, innamorato di Dio. Tutto questo Gesù lo ha realizzato nella sua vita e lo vuole partecipare anche a noi attraverso il dono dello Spirito Santo. Se ami Cristo puoi avere l’intelligenza, la comprensione della vita che Lui ha avuto. Non la semplice e ridotta conoscenza delle scienze umane, ma quella del senso profondo della vita, del suo significato agli occhi di Dio. Puoi avere, ascoltando la sua voce, specialmente attraverso il Vangelo, i consigli per giocare bene i tuoi talenti, per amare in modo pieno. Hai la sua forza, quella forza che ha portato Gesù a vivere con amore anche la croce e soprattutto potrai cominciare ad amare Dio come lo ha amato Lui.
MERCOLEDI’ 4 DICEMBRE 1996
"Davanti a me Tu prepari una mensa".
(Sal. 22)Quando si aspetta un ospite si gioisce per la sua venuta e si prepara una festa, un banchetto per lui. Ma quando si è ospiti la gioia è ancora più grande e si pensa di gusto a ciò che l’amico ha preparato per noi. Le due letture di oggi ci dicono com’è il banchetto che Gesù ha preparato per noi. E’ un banchetto abbondante, si avanzano addirittura ceste piene. E’ un banchetto ricco, Isaia ci parla di grasse vivande, di vini eccellenti, di cibi succulenti. E’ un banchetto di gioia in cui Dio che ci ospita svelerà il suo volto. Non c e spazio per la tristezza e per la morte in quanto "Eliminerà la morte per sempre, il Signore asciugherà le lacrime su ogni volto, farà scomparire la condizione disonorevole del suo popolo. Gesù viene per invitarci a questa festa. E questa festa ha due momenti: quello definitivo dell’eternità anticipato dal banchetto della Comunione con Colui che si fa Pane per noi. Ogni Eucaristia che celebriamo è questa realtà e questo anticipo.
GIOVEDI’ 5 DICEMBRE 1996
"Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli".
(Mt. 7,21)E’ perfino troppo facile applicare questo detto di Gesù, specialmente se diventa occasione per giustificare la nostra non preghiera, ecco allora le solite frasi: "Pregare non serve... Dire il Rosario non è forse un ripetere da pappagallo?... Quella persona tanto pia è una baciapile ma poi.. Gesù ci mette in guardia da una fede fatta a compartimenti stagni non comunicanti tra loro. La fede non è puro attivismo, essa si fonda sull’ascolto della Parola (ricordiamo l’episodio di Marta e Maria). Dio è la Roccia su cui noi dobbiamo costruire. Se Dio è soltanto un paravento, se lo tiriamo fuori sola la domenica per poi nasconderlo nella vita quotidiana, la fede è un verbalismo inutile, e la nostra, risulta una costruzione unicamente terrena se si fonda unicamente su noi stessi, sui nostri progetti, sul fare tanto e in fretta senza approfondire, senza scavare. Gesù ci dice che dobbiamo fare la volontà del Padre, ma questa volontà dobbiamo cercarla, pregarla, approfondirla; solo allora il nostro essere cristiano sarà equilibrato: non fondato sulle parole e neanche fatto di tante cose ma senza Cristo.
VENERDI’ 6 DICEMBRE 1996
Gesù chiese al ciechi: "Credete che io possa far questo?". Gli risposero:"Si,o Signore!". Allora toccò loro gli occhi e disse: "Sia fatto a voi secondo la vostra fede".
(Mt. 9,28 - 29)Questo miracolo ci aiuta a capire il rapporto che deve esserci tra fede e sacramenti. La fede parte dal riconoscere noi stessi nella realtà del nostro essere. Siamo ciechi, non vediamo da soli, da soli non possiamo darci la luce. Ma la luce può darcela Qualcun altro, si tratta di crederci e di chiedergliela, magari urlando. Gesù chiede anche a noi: "Credi davvero che io possa farti vedere, possa perdonare i tuoi peccati, possa guarirti da quelle cattive abitudini che tante volte hai scoperto non essere in grado di superare nonostante la tua buona volontà?" Se noi rispondiamo: "Sì, o Signore", ecco allora la strada: Gesù ci tocca. Ed ecco il segno o i segni concreti della grazia che sono i sacramenti. Essi esistono grazie alla fede e per la fede ma sono anche il segno concreto con cui Dio ci dice: "Tu sei mio figlio, Io sono il tuo Pane della vita, Io davvero ti perdono, sono Io che ti consacro nelle tue scelte, nella tua vita, nella tua famiglia, nel tuo dolore". Nel cammino di questo Avvento in cui Gesù è segno concreto dell’Amore di Dio, chiediamoci qual è il nostro modo di accogliere e vivere i suoi segni, i sacramenti.
SABATO 7 DICEMBRE 1996
"Pregate il Padrone della messe che mandi operai nella sua messe".
(Mt. 9,38)Tra le preghiere, specialmente in questo tempo di Avvento, non deve mancare l’intenzione che Gesù stesso ci suggerisce oggi: pregare per le vocazioni. Abbiamo bisogno di preti, di religiosi e religiose, di missionari, abbiamo bisogno soprattutto di santi che ci spronino con vita ed opere. Ma attenzione, quando preghiamo per le vocazioni non dimentichiamoci che qualunque sia la nostra situazione di vita, anche noi che gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente siamo chiamati a dare. Hai mai pensato a quei tuoi vicini di casa che magari buoni non conoscono la strada della fede? A quella persona malata che ti grida forte i suoi perché? A chi da te, oltre alle parole, desidera vedere il segno concreto della tua solidarietà? Anche questa è messe di Dio e Lui esaudisce la tua preghiera mandando proprio te. Prega per le vocazioni ma renditi disponibile perché Dio vuoi mandare proprio te.
DOMENICA 8 DICEMBRE 1996
"Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali".
(Mc. 1,7)Quest’anno l’8 dicembre coincide con la seconda domenica dell’Avvento, quindi Maria Immacolata lascia spazio alla liturgia domenicale dove ci viene presentata la figura del messaggero Giovanni Battista. Ma, sia Maria che Giovanni non hanno che un unico scopo: fare spazio a Gesù, Colui che viene a salvarci. Giovanni ha annunciato e testimoniato Gesù, Maria lo ha accolto nel suo corpo immacolato e lo ha generato per donarlo al mondo. In entrambi i casi, il messaggero non è più grande del messaggio. Noi, come Chiesa, dovremmo comprendere bene questo. La Chiesa ha il compito di annunciare, con immacolatezza Gesù, non ha il compito di mettersi al suo posto. Siamo cristiani perché è Cristo che salva e siamo chiamati ad annunciare non noi stessi ma Lui che salva. Giovanni e Maria ci accompagnino in questo Avvento e ci insegnino a prepararci ad accogliere Gesù, l’unico vero Salvatore.
LUNEDI’ 9 DICEMBRE 1996
"Ti saluto, o piena di grazia...".
(Lc. 1,28)La liturgia di quest’anno riprende oggi la festa dell’immacolata presentandocela come modello. Infatti Dio, preservando Maria dal peccato ci vuoi dire che anche noi abbiamo la possibilità di vittoria sul peccato, grazie a Gesù che ci salva. Maria è la "graziosa", la piena di Grazia, ma quella Grazia viene offerta a ciascuno di noi ogni giorno. Sono i doni di Dio dati attraverso Gesù che ci chiama ad essere "santi e immacolati al suo cospetto", in quanto santificati da Lui, ricostruiti da Lui nella nostra immagine e somiglianza di Dio. Maria, a braccia aperte, accoglie questo dono e può farlo perché è vuota di se stessa, ha buttato tutto nelle mani di Dio che la riempie di se stesso. Se noi avessimo la fiducia di buttare in Dio noi stessi, di svuotarci di tante inutili preoccupazioni, Dio ci farebbe "graziosi", pieni della sua Grazia.
MARTEDI’ 10 DICEMBRE 1996
"Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una...".
(Mt. 18,12)Gesù con questa parabola della pecorella smarrita ci presenta il vero volto di Dio. Non il Dio "Assoluto", lontano dalla nostra realtà, non il Dio giudice insindacabile, sempre alla caccia dei nostri peccati per poterli condannare, ma il volto di un Padre che non si rassegna a perdere nessuno dei suoi figli e con tenerezza e pazienza li va a cercare, offre loro tutte le possibilità. E Gesù non è forse così? E’ venuto per i malati, per gli ultimi, i lontani, è l’occasione di salvezza per tutti. Mi rendo sempre più conto che non è il nostro volontarismo a salvarci; la cosa più importante è lasciarci trovare da Colui che ci cerca, è lasciarci prendere in braccio da Lui. La conversione non è "lo mi converto" ma "lo mi lascio prendere in braccio e portare da Colui che vuole la mia salvezza al punto di dare la sua vita per me
MERCOLEDI’ 11 DICEMBRE 1996
"Il mio giogo, infatti, è dolce e il mio carico leggero".
(Mt. 11,30)Anche voi, malgrado sia sempre più raro, avrete visto degli animali da soma gravati di pesi che sembrano inumani per le loro forze. Molto dipende dalla distribuzione del carico. Certi carichi mal messi impediscono il cammino, sbilanciano, rischiano di far cadere, feriscono la groppa. Gesù parla di giogo, di fardello, quindi di qualcosa di pesante. Pensiamo alla sua croce e alle tante croci degli uomini. Una croce può far cadere, può schiacciare, può uccidere. Una croce può essere portata, sopportata, detestata. Il giogo di Gesù può diventare leggero, addirittura dolce se ben distribuito, accettato, portato insieme a Lui. La religione che Gesù ci insegna è quella dell’amore e non quella della paura. Non ci nasconde la fatica ma, quando si ama si trovano facili una quantità di cose che sarebbero difficili o insopportabili senza amore.
GIOVEDI’ 12 DICEMBRE 1996
"Il Regno dei Cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono".
(Mt. 11,12)Parole misteriose quelle di Gesù che meditiamo oggi. Qual è la "violenza" che Gesù indica come strada per accedere al Regno? Di certo non è la violenza delle armi: "Riponi la spada nel fodero perché chi di spada ferisce, di spada perisce". Non è l’astuzia e l’intrigo del potere: "Il Regno è dei piccoli, dei miti, dei semplici puri di cuore". Questa "violenza" non si riferirà allora a noi? ad una certa ascesi che ci renda più decisi nella nostra fede? Non ci chiederà, forse, Gesù di fare un po’ di violenza a noi stessi, alle nostre abitudini? Farsi violenza, senza andare a cercare chissà quali eccezionali pratiche religiose, può essere accettare la lotta per amare meglio, la lotta per pregare meglio, la lotta per servire meglio e per impegnarsi di più.
VENERDI’ 13 DICEMBRE 1996
Questa generazione è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che dicono agli altri compagni: "Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo Cantato un lamento e non avete ballato".
(Mt. 11,16 - 17)Gesù è un attento osservatore. Ha visto dei bambini bizzosi. Qualcuno propone loro un gioco divertente e quelli fanno il muso, allora viene loro proposto un canto triste ed essi altrettanto non partecipano. Gesù osserva la sua generazione: è venuto Giovanni a predicare la penitenza ed è stato considerato un matto, un invasato: si può andare dietro a un pazzo? E’ venuto Gesù che vive come un uomo normale, che parla di misericordia di Dio e lo si accusa di mangione e beone, di amico dei pubblicani. Mi sembra che la nostra generazione, in quanto a infantilismo e capricciosità non sia da meno di quella del tempo di Gesù. E’ una generazione materialistica e cerca spiritualità e credenze in esoterismi e magie. E’ società dei consumi e compie digiuni pazzeschi pur di non perdere la linea. Difficilmente arriva a condannare Gesù o i cristiani ma, in pratica, nel vuol fare a meno. Non siamo forse anche noi gente "Capricciosa"? Abbiamo il senso delle nostre responsabilità? Siamo capaci di perseveranza? In questo periodo di avvento ci siamo presi degli impegni? Li stiamo portando avanti con perseveranza?
SABATO 14 DICEMBRE 1996
"Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto".
(Mt. 17,12)Ci sono tanti modi di "vedere un fatto". Lo si può vedere come una semplice successione di avvenimenti. Lo si può leggere esclusivamente secondo i propri interessi. Si può cercare in esso dei significati più profondi. Si può partire da un fatto per arrivare a delle scelte. I contemporanei di Gesù pensavano che il profeta Elia sarebbe dovuto tornare sulla terra, prima della venuta di Gesù, ma hanno rifiutato Giovanni il Battista, non hanno saputo vedere in lui quell’Elia profetizzato e, quindi, non hanno gioito delle sue indicazioni, non hanno saputo approfittare della misericordia offerta. Quanti "fatti" non letti nella nostra storia, o letti solo tradizionalmente, superficialmente, magari solo subiti, ad esempio un incontro, una gioia, una sofferenza, un’ occasione di preghiera... Quando ero ragazzo, i maestri di spiritualità insegnavano il metodo della revisione di vita che ritengo tuttora valido. Vedere: cioè conoscere ~ fondo un avvenimento; giudicare: cioè cercare di riconoscere la presenza di Dio in questo avvenimento; agire: trasformare questo fatto in qualcosa che mi porta ad agire in comunione con la volontà di Dio.
DOMENICA 15 DICEMBRE 1996 – 3^ DOMENICA DI AVVENTO ANNO B
"Fratelli, siate sempre lieti".
(1 Tess. 5,16)Normalmente si pensa all’Avvento e alla Quaresima come tempi di tristezza, di sacrificio... Per gioire ci sarà Natale o Pasqua. Pensando così facciamo coincidere quello che è serietà di impegno, momento di riflessione con tristezza. Niente di più sbagliato Posso vivere l’attesa di Colui che viene a liberarmi a muso lungo? Il cristiano, poi, non può mai essere triste. Sofferente, sì; provato, sì; con tanti interrogativi, sì; ma mai abbattuto, musone, pessimista. Cristo è venuto per me, per noi; Cristo mi fa vedere il senso profondo della vita; Cristo mi parla di perdono, di misericordia; Cristo mi introduce in un regno che dura per sempre dove "sarà asciugata ogni lacrima, dove non ci sarà più né lutto, né morte": come posso essere triste? La gioia dovrebbe essere la manifestazione della nostra fede, l’ottimismo il segno della speranza, la donazione serena e attenta, la realizzazione della canta.
LUNEDI’ 16 DICEMBRE 1996
Gesù rispose: "Vi farò anch’io una domanda".
(Mt. 21,24)Quante domande abbiamo sempre da porre a Dio! "Perché, Signore, la creazione? Perché la sofferenza? Perché non intervieni con forza davanti ai cattivi? Perché la morte in croce di Gesù? Perché i comandamenti? Perché le ingiustizie?". A Gesù chiedono: "Con quale autorità fai queste cose (= la cacciata dei venditori del Tempio)?". E Lui risponde ponendo un’altra domanda. Gesù non ha risposte preconfezionate ai nostri interrogativi ma rivolge a noi altre domande che ci coinvolgano e di conseguenza ci portino, nella vita concreta, a cercare e dare una risposta di fede alle domande che noi abbiamo posto a Lui. Ma io mi lascio interrogare e mettere in questione da Gesù? E’ giusto chiedere a Dio il perché del male, ma devo lasciarmi dire: "E tu, che cosa stai facendo per combattere il male attorno a te e in te". E’ giusto pregare per coloro che muoiono di fame ma devo anche rispondere concretamente alla sua domanda: "E tu, che cosa stai facendo, nel tuo piccolo, per loro?".
MARTEDI’ 17 DICEMBRE 1996
"Genealogia di Gesù Cristo...".
(Mt. 1,1)Ogni volta che nella liturgia capita di leggere la genealogia di Gesù ritornano in mente due pensieri: il primo è quello del lettore che deve destreggiarsi tra una serie di nomi abbastanza inconsueti, e il secondo è: dopo che ho letto tutti questi nomi di "progenitori" di Gesù, che cosa ne ho? La preoccupazione di Matteo, attraverso il genere letterario della genealogia è semplicemente quello di dirci che la storia di Gesù è concreta. Gesù non è venuto a caso, non è un extraterrestre di passaggio capitato sulla terra. Egli è profondamente inserito in una storia concreta di amore di Dio e di uomini. Egli è davvero un uomo che condivide in pieno la condizione umana con tutti i suoi doni e con tutti i suoi limiti. L’incontro con Gesù è possibile perché è un uomo come me. Quello che mi dice è davvero possibile perché detto e testimoniato da un uomo come me. Questo Messia, Salvatore, Cristo è anche pienamente Figlio dell’uomo, è davvero l’uomo nuovo, la possibilità dell’incontro tra l’uomo e Dio.
MERCOLEDI’ 18 DICEMBRE 1996
"Maria essendo promessa sposa di Giuseppe...".
(Mt. 1,18)Il racconto della nascita di Gesù, ci presenta nel vangelo di Matteo una coppia molto comune di fidanzati, che secondo le usanze del loro tempo, vive la sua storia di innamoramento e di desiderio di costruire una famiglia. Tocca il cuore pensare a questo volersi bene spontaneo, semplice, profondo, palpitante tra Maria e Giuseppe. Dio non è geloso dei sentimenti umani che Lui stesso ha messo nel nostro cuore, anzi si serve delle gioie umane e dell’amore per realizzare il suo piano. Sull’amore umano si innesta l’Amore, lo Spirito Santo e genera Gesù: Figlio di Dio e di Maria. Dio ha bisogno del calore, dell’amore della tua famiglia per testimoniare che l’amore è possibile; Dio ha bisogno del nostro affetto per incarnarsi, ha bisogno della tua fedeltà per manifestare la sua fedeltà. La storia di Gesù comincia con un Dio mendicante di amore vero per poter donare amore a tutti.
GIOVEDI’ 19 DICEMBRE 1996
"Non avevano figli perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni".
(Lc. 1,7)S. Luca inizia il suo Vangelo, la buona notizia di Dio agli uomini, raccontandoci la storia di una sterilità che genera la vita. Gli uomini, dopo il peccato, sono diventati incapaci di generare amore vero; l’umanità è invecchiata nel suo peccato, è sterile nel suo egoismo. Ma Dio, amante della vita fa nascere da questo vecchio tronco sterile un pollone nuovo, in questo caso Giovanni Battista, colui che annuncerà l’uomo nuovo, Gesù. Se leggiamo la nostra storia di oggi, scopriamo tantissime sterilità egoistiche. E’ di questa estate la terrificante notizia di una neonata buttata dal finestrino di una macchina, come un pacchetto di immondizie. E con quanta facilità si abortisce, si ghettizza l’handicappato, il diverso. Quanti atteggiamenti in cui viene proclamato con fatti e parole: "Al mondo ci sono io, degli altri non me ne importa". Eppure anche dal cuore più egoista e sterile Dio può far nascere la vita, basta rendersi disponibile a Dio cui "nulla è impossibile" e perfino il mio cuore sterile può generare amore.
VENERDI’ 20 DICEMBRE 1996
"L’Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, ad una vergine.., la Vergine si chiamava Maria".
(Lc. 1,26—27)Il brano del Vangelo di oggi potremmo definirlo ‘il buon giorno di Dio all’umanità’. E’ un "buon giorno" che parte da un villaggio insignificante, sconosciuto all ‘Antico Testamento. E’ un "buon giorno" che avviene in una piccola e umile casa ben lontana dalla ricchezza e solennità del tempio. E’ un "buon giorno" rivolto ad una ragazza, semplice; è un "buon giorno, Maria", un nome comune pronunciato da amici e vicini. Ma proprio per questo è un "buon giorno" che si rivolge a me e a te. Dio ti saluta. Ti dice che non si è dimenticato di te, non ti tiene il broncio per i tuoi peccati, desidera che la tua vita sia un buon giorno. E’ un Dio che per regalarti un buon giorno ti chiede di ospitarlo, di generano, di poter gioire della sua presenza. Non c e posto allora per la paura, anche se vivi nel mistero, basta rispondere con Maria: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto".
SABATO 21 DICEMBRE 1996
"Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda".
(Lc. 1,39)Troppa "spiritualità intimistica" ci ha presentato una Mania sempre ferma, meditabonda, timida. Nei pochi passi di Vangelo in cui si parla di Lei, invece, la vediamo decisa, interessata, pronta a meditare ma a comunicare, intraprendente, ma soprattutto "in viaggio". Perché Maria in questo caso si mette in viaggio? Perché non può tenere solo per sé la gioia che l’ha invasa. Perché vuole andare ad aiutare la sua anziana cugina che aspetta come Lei un bambino. Perché ha desiderio di vedere "il segno" che l’angelo le ha indicato. Guardando a Maria, chiediamoci: la gioia della salvezza di Cristo ce la teniamo per noi? Preferiamo starcene comodi nelle nostre abitudini religiose o abbiamo il coraggio di inventarci strade nuove per andare ai fratelli? Mi accorgo delle necessità altrui e sono disposto a impegnarmi per loro? Riesco a leggere "i segni" di Dio che viene negli avvenimenti e nei fratelli?
DOMENICA 22 DICEMBRE 1996 – 4^ DOMENICA DI AVVENTO ANNO B
E l’angelo le disse: "Ave o Maria..". (Lc. 1,28)
Come già tante. altre volte, anche quest’anno mi è capitato. Stavo seduto, in silenzio, davanti alla grotta di Lourdes. Ero andato con il mio solito sacco di preghiere, di raccomandazioni. Guardavo un po’ quella statua e un po’ la gente, gente di ogni razza, di ogni età che in fila passava a toccare la roccia di quella grotta. Mi sembrava di non trovare le parole per le mie lunghe tiritere alla Madonna, ma una frase risuonava e si ripeteva come un lungo eco dentro di me: "Ave Maria... Ave Maria Ave Maria, ciao mamma, cantava il mio cuore. Ave Maria, sembravano ripetere i passerotti petulanti che giocavano senza religiosità apparente sulla grotta. Ave Maria, sembravano dire quelle mani che accarezzando quella roccia volevano accarezzare il volto di Maria; Ave Maria, dicevano le lacrime sul volto di quella donna; Ave Maria, bisbigliava il bimbetto che tra il divertito e l’irriverente un po’ pregava e un po’ giocava; Ave Maria, si vedeva scritto sul volto dell’handicappato che sulla carrozzella stava lì, in silenzio, come sempre nella sua vita... Non sono riuscito a dire altro alla Madonna... e sono contento che anche quest’anno sia andata così.
LUNEDI’ 23 DICEMBRE 1996
"Che sarà mai questo Bambino?".
(Lc. 1,66)Il racconto della nascita del Battista anticipa e preannuncia in tutto la nascita di Gesù. Crea gioia: è la gioia di una umanità sterile, egoista, che si scopre capace di generare vita, amore. E’ una gioia che si comunica a macchia d’olio, che non viene consumata a]. chiuso, che raggiunge altri, che dà speranza. E’ meraviglia che scopre i progetti di Dio, più grandi, più belli dei piccoli progetti degli uomini. E’ interrogativo sul futuro: se Dio ha fatto cose così grandi, che cosa farà ancora di più grande per noi? Siamo ormai a due giorni dal Natale, forse sentiamo già il clima di questa festa, un clima bello ma anche ambiguo, in quanto legato anche a tante materialità. Forse tutto, o quasi, è pronto per la festa ma, c’è ancora lo spazio per assaporare la gioia profonda, misteriosa, meravigliata dell’amore di Dio che si rinnova? "Che sarà mai di questo Natale?" Nascerà qualcosa di nuovo in me, nel mondo? Come crescerà la gioia di essere salvato? Come si espanderà questa gioia ne]. mondo? Che cosa ci preparerà ancora Dio di meraviglioso?
MARTEDI’ 24 DICEMBRE 1996
Zaccaria profetò dicendo: "Benedetto il Signore, Dio di Israele, perchè ha visitato e redento il suo popolo".
(Lc. 1,67)Ultima giornata del nostro Avvento e ultima occasione per accogliere Colui che viene. Zaccaria ci indica la strada per viverla. Lui, dubbioso, rimasto muto, ora riacquista il dono della parola per lodare l’opera di Dio. Questa notte in chiesa o davanti ad un presepio, anche la nostra lingua dovrebbe "sciogliersi". Dio ci ha visitato e la sua visita non è un passaggio sporadico e neppure la visita fiscale del padrone che viene a controllare se i suoi servi fanno i suoi interessi. La sua è una visita non ingombrante: è un Bambino. E’ una visita per stare con noi, per farci suo popolo, per liberarci dai nostri nemici, per donarci luce, per dirigere i nostri passi verso di Lui. Davanti ad un bambino non si fanno ragionamenti filosofici, non si parla a lui con parole difficili, si può solo comunicare con il cuore, con la gioia, con la lode. Se la mia fede è parolaia, vorrei che questa sera diventasse una fede che parla attraverso la meraviglia degli occhi che si fondono nella limpidezza degli occhi del Dio Bambino, vorrei che le mie parole tacessero e parlassero le mie mani per accogliere in una carezza Colui che è venuto, vorrei che una volta tanto, senza ragionamenti e discussione, il mio amore si trasformasse in gesti verso coloro che Gesù ha amato e nei quali anche oggi nasce.
MERCOLEDI’ 25 DICEMBRE 1996 – SANTO NATALE
"Maria diede alla luce il suo Figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia".
(Lc. 2,7)E’ vero, è molto facile, in questo giorno, lasciarsi prendere dal sentimentalismo e dimenticare, davanti a Gesù Bambino, che Lui è venuto per salvarci donando la sua vita sulla croce, dimenticare che oggi ci sono ancora tanti bambini per i quali il Natale non c’è, in quanto la loro vita finisce su un tavolaccio di ospedale. Ma penso anche che Dio, facendosi bambino e offrendosi a noi, voglia anche parlarci attraverso quel dono meraviglioso che sono i nostri sentimenti. In tutti noi, anche se vecchi o stanchi, anche se sussiegosi professori o rispettabili manager è sempre un bambino pieno di meraviglia negli occhi, magari un po’ capriccioso, ma con tanta voglia di giocare con la vita e Gesù Bambino, al di là di tutti gli altri validi motivi teologici per cui è venuto, non vorrà forse far rinascere e dar spazio alla nostra infanzia? Lascia nascere il bambino che è in te. impara a meravigliarti di tutto. Impara ad aver bisogno di tutto e a chiederlo, magari piangendo. Non aver paura delle lacrime nè dei sorrisi, prendi gusto, qualche volta, a "perdere tempo". Scruta con occhi puri per riconoscere dei volti. Impara a conoscere con le mani, con la bocca. Non vergognarti della tua goffaggine. Loda, parla non con le parole ma con la vita. Dio, nel suo amore, non solo non si è spaventato di queste cose ma le ha fatte sue perché tu possa riappropriartene e anche attraverso questo nascere a uomo. Dio si fa uomo perché tu, prima di tutto, possa essere uomo.
GIOVEDI’ 26 DICEMBRE 1996
"Sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà fino alla fine sarà salvato".
(Mt. 10,22)Può sembrarci strano che la liturgia, nel giorno dopo il Natale, ci presenti un altro Natale ben diverso: il Natale al cielo, attraverso il martirio di Stefano. Eppure la gioia di Gesù che si incarna non nasconde che la sua venuta è fonte di contraddizione e di croce. Essere cristiani gioiosi non ci esime dal seguire la sorte di Gesù che non solo deve nascere in una stalla perché per Lui non c’è posto all’albergo, ma di Colui che presa la croce su di sé, vi morì per la nostra salvezza. Non ho paura a dirlo: per me non c’è nulla di più ributtante che il pensiero della sofferenza e umanamente, nei miei ragionamenti, mi chiedo perché bisogna passare attraverso ad essa. Non so rispondere e non voglio neppure nascondere questo interrogativo con una valanga di parole o di facili risposte pseudo religiose. Mi attacco a Gesù, alle sue parole che mi invitano a non preoccuparmi. Chiedo a Gesù, nel momento della prova, di farmi vedere la sua croce e come Stefano, ciascuno di noi, in quel momento, possa vedere "i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio".
VENERDI’ 27 DICEMBRE 1996
Maria Maddalena corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava". (Gv. 20,2)
S. Giovanni, nel suo Vangelo, si autodefinisce: "colui che Gesù amava". Ci può sembrare persino una parola audace. Eppure Gesù che ama indistintamente tutti ha modi particolari di rivolgersi a ciascuno. Le scelte di Dio sono misteriose e incomprensibili. Ogni uomo riceve una vocazione unica... Pietro ha ricevuto il primato tra i Dodici, Giovanni ha ricevuto la vocazione di essere "colui che Gesù amava". Entrambi questi ruoli hanno significato all’interno della Chiesa. E’ necessario che ci sia il ruolo della guida e il ruolo dell’animazione interiore. E’ necessario correre insieme, come ci viene detto nel Vangelo di oggi, anche se uno corre più forte dell’altro, ma è anche necessario sapersi aspettare. Anche tu hai dei doni particolari: è il modo di Gesù di parlarti, ed essi sono il modo con cui tu puoi rispondere a Lui. I doni che tu hai, però, non sono per farti superiore agli altri, sono per il bene comune. Hai mai pensato a chiederti qual è la tua vocazione, cioè quali sono i modi specifici con cui Dio ti ama? Se Dio ti ama così particolarmente, sai mettere a servizio degli altri ciò che Dio ti ha dato?
SABATO 28 DICEMBRE 1996
"Erode si infuriò e mandò ad uccidere i bambini di Betlemme".
(Mt. 2,16)S. Matteo, raccontandoci l’ira di Erode e il suo piano che, per eliminare un eventuale concorrente gli fa compiere una strage di bambini, ha certamente presente la storia di Mosè. Anche là, il Faraone per eliminare un popolo che poteva causargli dei guai, aveva ingiunto l’uccisione di tutti i neonati maschi. Si comincia sempre così. Per ottenere potere, per paura, per ira ci si accanisce sui più deboli. Quel bambino che sta per nascere infangherà il mio buon nome? ci darà fastidio? non ci permetterà libertà? Uccidiamolo! Abbiamo addirittura una legge dello stato che ce lo permette. I nostri soldi non rendono più abbastanza? Chiudiamo quella fabbrica, mandiamo alla disperazione centinaia di famiglie e giustifichiamoci dicendo che è la legge dell’economia che lo vuole. Quegli aborigeni che vivono nella foresta danno fastidio alle nostre imprese: spariamogli addosso, sono solo come bestie... E’ lunga questa strage di innocenti. Ma il sangue dei piccoli, dei poveri, degli umiliati grida vendetta. Dio salva sempre Qualcuno. E Gesù, prendendo la via dell’esilio si prepara a ritornare. Egli sarà la vendetta di Dio. E la vendetta di Dio sarà ancora una proposta di Amore. Gesù salvato in questo caso non sarà più "salvato" al momento della croce, quando Lui, la vendetta di Dio crocifissa, griderà: "Padre, perdonali perchè non sanno quello che fanno".
DOMENICA 29 DICEMBRE 1996 – SACRA FAMIGLIA DI GESU’ MARIA E GIUSEPPE
"Lo portarono a Gerusalemme per presentano al Signore... e offrire al Signore una coppia di tortore".
(Lc. 2,22.24)Una famiglia religiosa, osservante e povera. Gesù non aveva bisogno di essere presentato al Signore: è Lui il Signore. Maria non aveva bisogno di purificarsi: è l’immacolata. Eppure eccoli in fila al Tempio per adempiere la legge del Signore. Il fatto di avere con loro "il Dio con noi" non li ha insuperbiti. E per di più loro che hanno "il Creatore di tutte le cose", sono poveri. La legge ebraica, infatti, prevedeva di offrire un agnellino ma "se la madre non può procurarsi la somma necessaria per un agnello offra due tortore o due piccioni". Maria non ha potuto far di meglio. Semplicità e fede. Ci fossero questi due pilastri alla base delle nostre famiglie! La semplicità ci eviterebbe tante complicazioni e la fede ci permetterebbe di crescere come vuole Dio.
LUNEDI’ 30 DICEMBRE 1996
"C’era anche una profetessa, Anna...".
(Lc. 2,36 - 38)Fermiamoci un momento, oggi, a pensare ad Anna, questa povera anziana che accoglie nella lode Gesù. Anna fa parte dei "poveri di Dio". Non ha niente. Anche la vita non le ha riservato molto. E’ rimasta vedova. Ma è ricca di Dio. Si reca al Tempio dove si dedica giorno e notte alla preghiera. Lei, vecchia, sola, malandata è giovane davanti a Dio. Nel nuovo Regno sono proprio questi poveri che contano, sono i piccoli che prendono il posto dei potenti, sono gli anziani che manifestano la giovinezza dell’amore di Dio. Il nostro mondo è vecchio, capita spesso di incontrare giovani - vecchi, ma è un mondo che può ringiovanire se sa fidarsi e abbandonarsi a Dio. Conosco anziani che sono più vivaci di spirito che non certi giovani. Conosco persone sole umanamente che hanno saputo riempire la loro vita di Dio e che, magari da un letto di ospedale, sono più aperte a Dio e al mondo di coloro che con aerei sono oggi a Roma, domani a Londra e post domani a New York. La giovinezza dello spirito non ha età. Ed è proprio a questi che diventa facile riconoscere in un povero bambino inerme, il Figlio di Dio Onnipotente.
MARTEDI’ 31DICEMBRE 1996
"In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio...".
(Gv. 1,1)I
l Papa ci invita continuamente a prepararci con Gesù al terzo millennio del Cristianesimo. E, il tempo che passa, l’anno che finisce, ci ricorda che ad esso ci stiamo avvicinando. Non ci sembri strano, allora, che proprio oggi, ultimo giorno dell’anno, il Vangelo inizi con quella frase: "In principio.. .". Dio è all’inizio della creazione, Gesù è all’inizio della nuova creazione. E’ l’Uomo nuovo, l’inizio e la fine, l’Alfa e l’Omega. E, allora, chiediamoci a proposito dell’anno passato: quale posto ha avuto Cristo nella mia vita, nei miei pensieri, nelle mie scelte? Da Lui sono partiti i miei progetti? Il tempo è stato vissuto come un dono da apprezzare e da donare a mia volta? Mi sento più vecchio di un anno che guardo con nostalgia o mi sento più giovane di un anno perché vissuto in pieno? E l’anno nuovo che comincia, lo guardo con tremore o con la gioia di poter correre con Cristo una nuova avventura nel tempo già carico di eternità?