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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI QUOTIDIANE SULLA

PAROLA DI DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

OTTOBRE 1996

 

 

MARTEDI’ 1 OTTOBRE 1996

"Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, Gesù si diresse decisamente verso Gerusalemme". (Lc. 9,51)

Gesù è un uomo deciso. Le sue scelte sono la volontà di Dio e l’amore per gli uomini. Sa che questo gli costerà caro ma lo accetta con decisione. Noi, troppo spesso, ci lasciamo paralizzare dall’incertezza, da]. timore di comprometterci, di rischiare, dalla paura... di aver coraggio. Magari abbiamo la velleità di certe scelte, compiamo qualche tentativo, ci buttiamo ma con il salvagente. Gesù ama le persone decise, non quelle fanatiche, intransigenti ma coloro che sono pronti a rischiare, a rompere con il passato, a giocare la propria vita per Lui. Non ci offre garanzie di beni, di successo, ci offre unicamente la sua persona. Oggi ricordiamo la bellissima figura di S. Teresina. Questa ragazza ha scelto decisamente Gesù e altrettanto decisamente Gesù le ha. riempito il cuore di se stesso.

 

 

MERCOLEDI’ 2 OTTOBRE 1996

"Gli angeli di questi piccoli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli". (Mt. 18,10)

Guardate un po’ le contraddizioni: molti oggi sorridono quando sentono qualcuno parlare di angeli, in compenso vanno a cercare nel gran calderone della magia e della superstizione gli "spiriti guida". Io credo all’angelo custode, gli sono riconoscente come sono riconoscente a Dio che me lo ha messo vicino. Non cerco neppure di immaginarmelo. So che vede me e vede Dio. So che in questo momento sta adorando e lodando Dio anche per me. So che lui, fedele, non verrà mai meno al suo compito di proteggermi, difendermi, illuminarmi, guidarmi. So che anche quando io tradisco, pecco, non perde la fiducia nell’amore di Dio e neanche in me. E’ veramente un amico che non tradisce mai, è un compagno di viaggio che vede già la meta e fa di tutto perché io vi giunga. E’ bello, al mattino, rivolgermi a lui che mi accompagnerà nella mia giornata. Sovente, insieme all’ "Angelo di Dio", al mattino gli dico: "Comincia una giornata in cui sarà preso in mille occupazioni. Magari mi dimenticherò anche di Dio, ma tu che lo vedi portami con te ogni istante davanti a Lui e fa’ che anche il mio correre sia unito alla lode che tu in ogni istante gli rendi

 

 

GIOVEDI’ 3 OTTOBRE 1996

"Gesù designò altri settantadue discepoli e li inviò". (Lc. 10,1)

Il Vangelo di oggi ci aiuta a comprendere quali siano le caratteristiche della missione che Gesù affida ai discepoli e a noi. Questa missione nasce dalla preghiera: "Pregate il Padrone della messe... E’ resa possibile dalla povertà. Non conta sull’avere o su grandi mezzi. La missione non si fonda sulla sapienza umana. Bastano parole semplici ma profonde come "Pace" e "Il Regno dei cieli è vicino". Se c’è da fare qualche preferenza esse devono rivolgersi ai malati, ai diseredati, alle persone comuni. Non ci sono poteri straordinari all’infuori di quello di guarire, liberare, restituire l’uomo alla pienezza del suo essere. La missione non è conquista, ma invito, proposta, appello. Un altro aspetto caratteristico della missione è la debolezza: "Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi". Gesù non dice di rivaleggiare con i lupi mostrando i denti, battendo i pugni, urlando più forte, ma presentandosi disarmati, come agnelli. Non basta neppure stare dalla parte degli agnelli, delle vittime. Occorre essere agnello, vittima. Come Cristo stesso.

 

 

VENERDI’ 4 OTTOBRE 1996

"Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce di Cristo". (Gal. 6,14)

Di che cosa potremmo mai vantarci? Di fronte a Dio, di nulla. Tutto abbiamo ricevuto da Lui. Di fronte agli uomini, siamo talmente polvere che il nostro vanto ha ben poco senso. L’unico vanto che possiamo avere è quello di essere stati salvati attraverso la croce di Cristo, in Lui tutto ci è stato ridonato e siamo diventati creature nuove. Questo aveva ben capito Francesco d’Assisi che non si vantava del suo compito di "riparare la Chiesa di Cristo che andava in rovina ma che andava fiero solo di quel Dio che per lui era il suo tutto. E questo suo amore per chi lo ha amato così lo porta ad amare tutto e tutti. Scrive, ad esempio, il suo biografo Tommaso da Celano: "Cammina con riverenza sulle pietre per riguardo a Colui che è detto Pietra, ammira e rispetta i prati e le erbe perché cantano quanto è bello il Padre di tutto il Creato, chiama tutti fratelli perché sente la paternità di Dio che ci fa fratelli". E pensare che gli psicologi dicono che Francesco aveva di base lo stesso carattere di Gabriele d’Annunzio. Questa è una notizia incoraggiante. L’uomo è più forte del suo stesso carattere! In tutti noi può dormire un Francesco. Basta svegliano. Basta volerlo!

 

 

SABATO 5 OTTOBRE 1996

"Ti rendo lode o Padre perché hai rivelato queste cose ai piccoli". (Lc. 10,21)

Gesù voleva bene ai "piccoli", sia ai bambini che agli ultimi, ai semplici. E noi, leggendo le pagine del Vangelo dove Gesù si china sui bambini e li benedice, ci inteneriamo. Ma qualche volta è bene passare dalla poesia alla realtà. Ho trovato e vi propongo come riflessione odierna questo messaggio dei bambini ai grandi.

Dici che sono il futuro: non mi cancellare dal presente.

Dici che sono la speranza della pace: non mi indurre alla guerra.

Dici che sono la promessa del bene: non mi affidare al male.

Dici che sono la luce dei tuoi occhi: non mi abbandonare alle tenebre.

Non aspetto solamente il tuo pane: dammi la luce ed esperienza.

Non desidero solo la festa del tuo affetto: ti supplico di educarmi con amore.

Non ti domando appena giocattoli: ti chiedo buoni esempi e buone parole.

Non sono un semplice ornamento del tuo cammino;

sono qualcuno, che batte alla porta in nome di dio.

insegnami il lavoro e l’umiltà, la preghiera e il perdono.

Compatiscimi, orientami, perché io sia buono e giusto.

Correggimi quando è il momento.., anche se mi vedi soffrire.

Aiutami, oggi, perché domani io non ti faccia piangere.

 

 

DOMENICA 6 OTTOBRE 1996 – 27^ DOMENICA DEL TEMPO RDINARIO ANNO A

"Il Padrone mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto". (Mt. 21,34)

Quali saranno i frutti che Dio pretende di raccogliere da noi? Sembra una risposta ovvia, facile, ma mi sorge il dubbio che questi frutti non siano sempre quelli che pensiamo noi o anche quelli che normalmente ci vengono indicati dai rappresentanti della religione sulla terra. Dio non si accontenta di preghiere, devozioni, pratiche varie, manifestazioni esteriori, tessere e neanche di offerte generose. Lui non vuole qualcosa di più, Lui vuole noi. I frutti che Lui pretende da noi non servono ad aumentare le infinite ricchezze che sono già sue; i frutti servono a noi per crescere come uomini e come cristiani. E poi questi frutti sono destinati al prossimo. Quella vigna non è proprietà privata. Intendo dire che tutti coloro che incontro sono esattori autorizzati a riscuotere per conto di Dio. Se non produco e regalo frutti di carità al prossimo, nego a Dio il raccolto che Lui attenda da me.

 

 

LUNEDI’ 7 OTTOBRE 1996

"Va e anche tu fa la stessa cosa". (Lc. 10,37)

Il dottore della legge del Vangelo di oggi è andato da Gesù per sapere qualcosa. Alla fine del suo incontro si sente dire che sa già abbastanza e che adesso è ora di fare. Sai tutto. Ma fin quando non avrai imparato a fare, il tuo sapere non vale niente, è inutile, come moneta fuori corso. Puoi sapere soltanto le cose che fai. Una persona la conosco quando la amo, non quando so tutto sul suo conto. Io conosco il mio prossimo quando comprometto la mia vita per lui, quando supero le distanze. Il Samaritano del Vangelo ci viene proposto a modello perché "ha compassione", cioè compromette il suo cuore. li sapiente si salva solo se arrischia il cuore, se non ha paura di amare, non tiene le distanze, si butta a servire.

 

 

MARTEDI’ 8 OTTOBRE 1996

"Marta, Marta, tu ti inquieti e ti affanni per molte cose". (Lc. 10,41)

Mi sono spesso chiesto dove sia l’errore di Marta, che pure stimo profondamente perché è una che si dà da fare. Forse il suo errore sta nel fatto che vuol costringere l’amico nei propri schemi, nei propri desideri. Decide lei ciò che deve necessariamente far piacere all’ospite e non si accorge che, più che interessarsi al Maestro, si interessa delle cose proprie e queste finiscono di diventare un Assoluto. E’ il rischio che corrono le persone religiose quando Dio diventa troppo "conosciuto", familiare. Ci si illude di sapere tutto, di interpretare i suoi gusti e non ci si accorge che si rischia di imporgli le nostre abitudini. Occorrerebbe invece sospettare che Lui voglia qualcos’altro.

 

 

MERCOLEDI’ 9 OTTOBRE 1996

"Signore, insegnaci a pregare". (Lc. 11,1)

Siamo anche noi, come gli apostoli alla ricerca di formule di preghiera. Oggi i cristiani vanno nei monasteri a cercare nuovi modi di pregare, si riscoprono formule antiche di preghiera, ci si rivolge al mondo orientale per recuperare strani miscugli di preghiere pagano cristiane. Ricordo la battuta di un saggio e vecchio parroco che davanti al mio entusiasmo per quelle preghiere tanto intimiste di certi gruppi, mi diceva: "Sarà.., ma per pregare non ho bisogno di cappelle private e alla mia età non si addice mettermi con il sedere all’insù". Gesù davanti alla richiesta degli apostoli non insegna tanto una formula di preghiera quanto, come l’ha definita qualcuno, una "preghiera trappola". Eh sì, perché il Padre Nostro non tollera fini dicitori e spettatori neutri li. Esso, infatti, ti schiude davanti un programma di vita la cui vastità è tale da mettere addosso i brividi. E’ una preghiera che ci apre gli occhi perché ci fa scoprire ciò che dobbiamo fare. Ci apre le orecchie, perché ci fa ascoltare ciò che Dio aspetta da noi. Ci mette in piedi perché ci libera dall’inerzia e dalla pigrizia.

 

 

GIOVEDI’ 10 OTTOBRE 1996

"Chiedete e vi sarà dato". (Lc. 11,9)

Gesù, dopo averci regalato la preghiera del Padre Nostro, invita ad una preghiera perseverante. Qualcuno dice che la preghiera non è necessaria, è inutile; qualcun altro dice di non aver tempo di pregare... Perché Gesù, invece, ci chiede di pregare incessantemente? Dio ha forse bisogno della nostra lode, delle nostre parole? No! Siamo noi che abbiamo bisogno di Lui e la preghiera ci aiuta a rendercelo presente, a scoprire la nostra indigenza e la sua Provvidenza. Il "chiedere" allora non è il semplice questuare grazie e aiuti ma è il riconoscere Dio attraverso la fede, l’incontrano, l’informare la nostra vita di Lui, il lodarlo per i suoi benefici, l’affidarci alla sua volontà... Quando esci da un vero momento di preghiera hai già ottenuto la cosa più importante: hai ottenuto Dio stesso.

 

 

VENERDI’ 11 OTTOBRE 1996

"Chi non è con me è contro di me; chi non raccoglie con me, disperde". (Lc. 11,23)

Noi siamo maestri del compromesso. Ci diciamo cristiani e viviamo secondo la mentalità dei mondo. Gesù non ci sta a questi compromessi. Lui non è per le mezze misure. Lui ha detto di sì al Padre e a noi e per quel "sì" andrà fino in fondo, fino alla donazione totale della croce. Rifiutare la luce, significa combatterla, non accettare Cristo totalmente significa agire per il nemico di Cristo. E lo vediamo chiaramente nella nostra storia attuale. Spesso sentiamo dire quella frase assurda: "Sono un cristiano non praticante" e a forza di "non praticare" la preghiera, i sacramenti, il Vangelo, la carità, non solo non sei più cristiano ma agisci come uno che il cristianesimo lo denigra e lo estirpa e vai a metterti nelle mani dei nemici del Cristo.

 

 

SABATO 12 OTTOBRE 1996

"Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano". (Lc. 11,28)

Sono due i verbi contenuti in questa beatitudine: "ascoltare" e "osservare". La fede non può nascere se non dall’ascolto, dalla conoscenza. Quanto sono assurdi, ad esempio, certi genitori che dicono: "Mio figlio quando sarà grande sceglierà lui la sua fede" ma poi non fanno conoscere la fede al figlio: no al Battesimo, no alla preghiera, no alla scuola di religione... Ma che cosa potrà scegliere se neppure conosce? Ascoltare vuoi dire incontrare, conoscere, fare esperienza. Quanti cosiddetti cristiani conoscono magari tutto sull’astrologia e non hanno mai letto i vangeli! Ma per essere beati bisogna poi passare dall’ascolto alla pratica. Non basta conoscere tutto della fede, non basta andare a "sentire" messa. Bisogna che la nostra vita, il nostro agire diventi come quello di Cristo, che la nostra messa non finisca con la benedizione del sacerdote, ma che scenda con noi nella nostra settimana.

 

 

DOMENICA 13 OTTOBRE 1996 – 28^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

"Amico, come hai potuto entrare senz’abito nuziale?". (Mt. 22,12)

Sarà capitato a ciascuno di noi, specialmente quest’estate, di leggere alla porta di certe chiese a rischio" cartelli che invitavano ad entrare "solo se convenientemente vestiti". E fin qui ci sta bene. Ma il "vestito nuziale" sarà solo questione di decenza o di moda? Penso che Gesù si riferisse ad una decenza diversa dai centimetri delle gonne o dall’abbondanza delle scollature. Non sarà forse la "decenza" di usare con onestà il nome di "cristiani"? "Io sono cristiano perché ho sempre votato quel partito lì", "Io sono cristiano perché nella mia famiglia ci sono tradizioni cristiane.., ho perfino uno zio monsignore", "Io sono cristiano perché faccio il mio dovere: do una offerta al parroco e firmo l’otto per mille per la Chiesa cattolica". E tutto finisce lì. Il vestito bianco non sarà indossare una condotta adeguata, compatibile con il nome di Cristo?

 

 

LUNEDI’ 14 OTTOBRE 1996

"Questa generazione è una generazione malvagia". (Lc. 11,29)

Noi viviamo di tanti luoghi comuni. Ad esempio è facile sentir dire o pensare: "Mai come oggi c’è tanta cattiveria... Il mondo non è mai andato male come oggi". Se leggiamo la storia, partendo da quella della Bibbia fino ad oggi, vediamo che ogni generazione ha le sue colpe e i suoi pregi. Gesù stesso, nel Vangelo di oggi, ci ricorda che la generazione dei suoi contemporanei "è malvagia". Si è malvagi quando non si accolgono i segni di Dio, quando non si rispetta l’intera struttura dell’uomo, quando ci si chiude all’opera dello Spirito Santo. E quando in una generazione non c’è più spazio per Dio, per i suoi comandamenti, per la sua misericordia, poco per volta non c’è neppure più spazio per l’uomo e anche se suonano le trombe per parlare di ogni forma di libertà, l’uomo è schiavo di se stesso e degli altri. Anche oggi Gesù, umilmente, bussa al cuore della mia generazione: ci sarà posto per Lui?

 

 

MARTEDI’ 15 OTTOBRE 1996

"Piuttosto date in elemosina tutto quel che c’è dentro". (Lc. 11,41)

Più volte mi sono chiesto che cosa significhi: "dare in elemosina quel che c’è dentro". Qualche esegeta spiega che Gesù dice di dare in elemosina quello che c’è dentro il piatto invece di pensare di onorare Dio purificando l’esterno dei piatti. Ed è una interpretazione evangelicamente corretta. Ma ho l’impressione che Gesù voglia parlarci dell’interno del cuore. E’ proprio lì il centro del nostro rapporto con Dio. Non basta allora abbellire la facciata, farci vedere buoni, uomini di fede, riempirci la bocca di buone parole... Occorre un cuore capace di amare. Ma c’è ancora un’altra osservazione. Nel mio cuore, insieme all’amore, ai buoni sentimenti albergano anche egoismi, cattiverie, voglia di vendetta, cattivi pensieri e desideri. "Dare in elemosina" queste negatività non vorrà forse anche dire buttar via, far pulizia di tutto ciò che è contrario all’amore?

 

 

MERCOLEDI’ 16 OTTOBRE 1996

"Guai a voi, farisei…". (Lc. 11,42)

Gli scribi e i farisei, condannati da Gesù, si credevano giusti e saggi, ma rifiutando la parola e la persona di Cristo che è il centro del regno di Dio, dimostrano di essere stolti e ciechi alla luce. Per questo camminano persi in osservanze legali minuziose, trascurando quello che è più importante. Gesù ricorda che la precedenza va alla Giustizia o all’amore che derivano da Dio e che l’uomo deve poi tradurre in norma di vita. Anche il cristiano, quando si chiude in schemi legalistici, è schiavo delle regole e vive rivolto verso se stesso ossessionato solo della propria perfezione e della propria salvezza individuale e quindi diventa passivo, conformista, sospettoso di tutti e di tutto. E’ evidente allora che non vive nel clima filiale di libertà che Cristo guadagnò per i suoi figli, che non testimonia la buona novella liberatrice del Vangelo. La risposta del cristiano non si deve basare sull’obbligo di una legge impersonale e fredda ma sull’amore che Dio ci ha manifestato in Gesù.

 

 

GIOVEDI’ 17 OTTOBRE 1996

"In Gesù, Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo predestinandoci ad essere suoi figli adottivi". (Ef. 1,4—5)

Voi che vi dichiarate cristiani, vi rendete conto che portate per questo fatto il nome di Cristo? Ne avete il diritto? Oppure, viceversa, siete uno di quelli ai quali il Signore Gesù Cristo dovrà dire un giorno: "lo non ti ho mai conosciuto?". Per essere cristiano, non è sufficiente figurare sul registro di battesimo di una chiesa. Non sono quei libri che saranno consultati nel gran giorno del giudizio quando Dio farà comparire tutti gli uomini davanti a Sé perché gli rendano i conti. Perché poteste portare il vostro cognome, è stato necessario che all’atto della nascita lo stato civile registrasse la vostra filiazione. La Bibbia ci insegna che, per farci entrare nella famiglia di Dio, è necessaria una nuova nascita. Solo a questa condizione il nostro nome potrà figurare nel Libro della vita, quello "stato civile del cielo" in cui Dio scrive coloro che hanno creduto nel suo Figliuolo, e l’hanno accettato come Salvatore personale. Questi hanno il diritto di essere figli di Dio.

 

 

VENERDI’ 18 OTTOBRE 1996

"Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza perché si compisse la proclamazione del Vangelo". (2 Tm. 4,17)

La festa di San Luca ci ricorda l’autore del terzo Vangelo. Ecco che cosa ci suggerisce oggi un padre della Chiesa a proposito della Parola di Dio. Tutta la Scrittura è ispirata da Dio ed è utile per la perfezione dell’uomo. L’anima ricava quindi grande vantaggio dalla lettura della Bibbia. "Come un albero piantato sulla sponda d’un fiume", l’anima irrigata dalla Bibbia acquista vigore, produce un frutto saporoso, cioè la fede autentica, e si adorna di mille foglie verdeggianti, cioè di azioni che piacciono a Dio. La Bibbia infatti ci conduce alla perfezione pura e alle azioni sante. In essa troviamo l’esortazione a tutte le virtù e il monito alla fuga dal male. Bussiamo perciò al cancello di questo magnifico giardino che è la Bibbia. E’ un giardino profumato, soave, bellissimo. Incanta i nostri orecchi con la dolce polifonia degli uccelli spirituali e divini, tocca il nostro cuore, ci consola nella tristezza, ci placa nel momento dell’ira, ci riempie di gioia eterna. Bussiamo con diligenza e costanza. Non scoraggiamoci di bussare. Il cancello ci verrà aperto. Se abbiamo letto una pagina della Bibbia due o tre volte e non l’abbiamo capita, non stanchiamoci di rileggerla e di meditarla. Cerchiamo alla fontana di questo giardino "gli zampilli dell’acqua che sale fino alla vita eterna". Gusteremo una gioia inesauribile, poiché inesauribile è la grazia del giardino della Bibbia.

 

 

SABATO 19 OTTOBRE 1996

"Lo Spirito Santo vi insegnerà...". (Lc. 12,12)

Abbiamo un compagno di viaggio nella vita che non ci lascia mai. Egli e silenzioso, ma nel silenzio parla. Non si vede ma è forte. Non è ingombrante, non ci porta via niente ma ama. E’ sapiente, intelligente, dà fortezza. E’ lo Spirito Santo, lo Spirito di Gesù. Ci è stato promesso e donato. Opera in noi. Ci apre la mente. Ci ricorda quello che Gesù ha detto e fatto. Ci suggerisce come comportarci da cristiani. Ma bisogna accorgerci di Lui, desiderarlo, invocarlo, affidarci. Lo Spirito può farci vivere in comunione con tutto il creato. Può farci sentire la presenza di Dio. Può guarirci dal male... Perché non rivolgerci a Lui fin dal mattino perché illumini la nostra giornata?

 

 

DOMENICA 20 OTTOBRE 1996 – 29^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

"Signore, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno". (Mt. 22,16)

E’ un bellissimo, questo complimento che viene fatto a Gesù. Lui parlava apertamente, con chiarezza e coraggio, senza sottintesi, senza calcoli opportunistici. Proclamava la verità con franchezza, senza paura, a costo di urtare la suscettibilità di qualcuno e mettersi contro i potenti, i dotti e i devoti. Noi invece per un falso senso di carità che spesso maschera opportunismo rischiamo di diventare falsi, di metterci al servizio della popolarità, del successo, dei facili applausi invece di servire la carità e la giustizia. Dobbiamo riscoprire la schiettezza e la fedeltà dei profeti che proprio per fedeltà a Dio e amore vero verso il popolo non avevano paura della verità e rendendo "la loro faccia dura come la pietra" dicevano pane al pane e vino al vino.

 

 

LUNEDI’ 21 OTTOBRE 1996

"Chi accumula tesori per sé non arricchisce davanti a Dio". (Lc. 12,21)

E’ un rischio e una tentazione che corriamo tutti quella di legarci alle cose di questa terra e di lasciare che poco per volta siano esse a guidare le nostre scelte e la nostra vita. Persino certi atteggiamenti religiosi possono diventare un accumulare per sé e non per Dio: quando la preghiera à troppo individualistica, quando pensiamo solo "alla salvezza della mia anima", quando chiudiamo il Vangelo nei magazzini dei nostri schemi e lo priviamo della sua freschezza e qualità, quando pensiamo più ai numeri della fede, alle statistiche, alle opere pastorali, dimenticando i volti delle persone. Arricchire davanti a Dio, significa non accaparrarselo ma lasciare che Lui invada la nostra vita e tramite noi possa giungere anche ad altri.

 

 

MARTEDI’ 22 OTTOBRE 1996

"Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese". (Lc. 12,35)

La vigilanza è l’atteggiamento proprio dell’amore che veglia; è la lampada che, attraverso le tendine di una finestra, si vede accesa a tarda notte in attesa del ritorno del marito o del figlio. L’amore mantiene il cuore in guardia, sia quello dell’innamorato che vive pensando alla persona amata, sia quello della madre che veglia il sonno e la salute del figlio malato. Così sono anche la fede e l’amore cristiano: non dormono mai, ma spiano sempre con desiderio il futuro, in attesa del Signore che può arrivare in qualunque momento. L’attesa dell’aldilà non costituisce per il cristiano un ossessione che genera ansia. Di fatto, noi aspettiamo Colui che già possediamo con la fede, che è fondamento della nostra speranza. L’attesa è dunque, come dice Gesù, l’attesa dello Sposo per entrare al banchetto delle sue nozze.

 

 

MERCOLEDI’ 23 OTTOBRE 1996

"A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto". (Lc. 12,48)

Come è diverso il modo di ragionare degli uomini da quello di Dio. Sulla terra c’è la rincorsa ai primi posti (anche quelli religiosi) come potere, onore, ricchezza. Si parla del parente onorevole" o "monsignore" come a un titolo di vanto. Per Gesù chi è arrivato a ruoli importanti è solo uno che ha ricevuto di più e quindi uno che ha maggiore responsabilità e che maggiormente dovrà rendere conto del suo operato. Se dunque hai un ruolo nella tua famiglia, nella società, nella Chiesa, hai ricevuto un incarico per il bene degli altri e quindi sei responsabile di chi ti è stato affidato. Non puoi tirarti indietro come Caino che dice: "Sono forse responsabile di mio fratello?". Non puoi lavartene le mani come Pilato dicendo: "Vedetevela voi". Tu hai dei precisi doveri nei confronti di Dio e nei confronti dei fratelli ed hai anche delle grazie sufficienti per svolgere i compiti che Dio ti ha affidato. E quando ti sembra di non farcela rivolgiti a Lui che ti ha mandato.

 

 

GIOVEDI’ 24 OTTOBRE 1996

"Gesù ha il potere di fare molto di più di quanto possiamo domandare o pensare". (Ef. 3,20)

Paolo ci ricorda che Gesù ha il potere di fare molto di più di quanto noi possiamo pensare o domandare. Proviamo ad esaminare quali sono abitualmente le richieste delle nostre preghiere: chiediamo salute, guarigioni, soluzioni di problemi piccoli e grandi per noi, per i parenti, gli amici, chiediamo pace per il mondo, chiediamo fede, speranza, canta... Certamente sono richieste lecite ed importanti ma Gesù vuole darci di più. Gesù vuole darci se stesso. Dio vuole donarsi a noi nella sua pienezza, con la sua forza, il suo perdono, le sue grazie che sorpassano ogni tipo di nostra richiesta. La preghiera è il luogo privilegiato di questa donazione e l’Eucaristia è il segno concreto di questa comunione. Noi dovremmo imparare solo ad accogliere, adorare, ringraziare. li resto lo fa Lui e lo fa bene, meglio di noi.

 

 

VENERDI’ 25 OTTOBRE 1996

"Sapete giudicare l’aspetto del cielo e della terra, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?". (Lc. 12,56)

Quando parliamo o sentiamo parlare della nostra epoca è facile cadere in luoghi comuni di solito negativi e pessimisti: niente funziona, non ci sono più valori, la gioventù è bacata, non c’è più fede... Gesù ci invita ad essere "realisti". Certo, sono tante le cose che non funzionano ma vanno viste con gli occhi della fede e gli stessi occhi della fede ci fanno vedere anche la presenza del Regno di Dio che viene, invitandoci ad unirci al suo dinamismo. Il Regno è presente ed opera nei gesti di liberazione, speranza e solidarietà tra gli uomini, gruppi, chiese e nazioni, in tante persone che amano il povero, il malato, chi è senza famiglia e senza focolare, nella fedeltà di tanti sposi e nell’esistenza dei consacrati a Dio. Il Regno di Dio è presente ed opera anche negli occhi che piangono con chi soffre e nelle labbra che sorridono con i fratelli, in tutti quelli che lavorano per la pace, in ogni uomo che cerca Dio con cuore sincero. Non ci perdiamo d’animo, allora, ma continuiamo con Gesù e in Gesù a camminare nella speranza.

 

 

SABATO 26 OTTOBRE 1996

"Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo". (Lc. 13,7)

C’è un salmo che richiama le parole di questo padrone della vigna: "Per quarant’anni mi disgustai di questa generazione". Quando lo leggo ripenso ai miei quaranta ormai superati da un bel pezzo e penso a Dio che ha tutti i motivi di essere disgustato dalle mie infedeltà, dal non aver saputo portare i frutti che Lui desiderava, dall‘irriconoscenza davanti ai suoi doni. "Perché deve ancora sfruttare il terreno" dice il padrone del fico. "Taglialo!". Ma anche per me c’è un vignaiolo, Gesù, che dice al padrone: "Abbi pazienza, fammi fare ancora un tentativo". Gesù è colui che non si dà per vinto, anzi si prende ancor maggior cura della pianta ingrata, versa su di noi il suo sangue di perdono, ci offre se stesso. Ma fino a quando? Ci sono piante che portano frutto anche in autunno, sembra dirci, ma attenzione a non farti gelare il cuore dal freddo dell’inverno.

 

 

DOMENICA 27 OTTOBRE 1996 – 30^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

"Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?". (Mt. 22,36)

Ancora una volta ci troviamo davanti al grande comandamento dell’Amore. Tutti parliamo di amore. Se c’è una parola che viene ripetuta incessantemente e nelle maniere e nelle sedi più diverse dalle canzoni alle prediche, dai rotocalchi sfacciati alle riviste di genere religioso, dalle congreghe religiose alla TV. questa parola è proprio "amore" . Forse se ne parla tanto, con tante confusioni, proprio perché ce n’è poco. L’inflazione dei discorsi sull’amore forse rivela proprio la scarsità del prodotto. Forse bisognerebbe avere e ritrovare un certo pudore nell’uso di questa parola in quanto usandola tanto spesso con disinvoltura, con leggerezza e spregiudicatezza abbiamo finito per svalutarla, per non sapere più che cosa esattamente significhi. Forse sarebbe bene, per un po’, non usarla. Intanto potrebbero bastare i fatti, le azioni che poco per volta ci facciano purificare e capire in concreto il significato profondo di questa parola e di questa realtà.

 

 

LUNEDI’ 28 OTTOBRE 1996

"Voi, venite edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei profeti, avendo come pietra angolare lo stesso Gesù Cristo". (Ef. 2,20)

Quando Gesù chiama i dodici li destina ad essere le basi solide di un edificio destinato a crescere e a svilupparsi. Alla nostra curiosità spesso piacerebbe scoprire qualcosa di più, venire in possesso di più dettagliate informazioni circa l’operato dei singoli apostoli, e invece non ci è consentito di andare al di là di qualche vaga traccia. Dei due apostoli di cui facciamo memoria oggi, ad esempio, sappiamo solo che Simone era soprannominato "Zelota" perché forse apparteneva a quel gruppo che si proponeva la cacciata dei romani, e Giuda Taddeo ci ha lasciato una breve lettera e nulla più. Ma forse, anche questo fa parte del misterioso disegno del Padre: obbligarci ad andare subito all’essenziale senza offrirci il pretesto (già ne inventiamo tanti!) e perderci in divagazioni senza senso. Siamo noi, qui, ora, chiamati a crescere, ad aver fede, a testimoniare. E’ a noi che è offerto lo Spirito per l’edificazione del Regno. Siamo noi la costruzione che deve svelarsi al mondo come il luogo unico che offre la parola di verità e di vita.

 

 

MARTEDI’ 29 OTTOBRE 1996

‘Il Regno dei Cieli è simile ad un granello di senapa". (Lc. 13,19)

Gli uomini sono portati a guardare le grandi cose e a disprezzare le piccole. Gesù, invece, per parlarci del suo Regno parte da un granello di senapa. Noi, oggi, conosciamo i dinosauri solo dalle loro ossa. Se fossimo vissuti al tempo del dinosauro non avremmo di certo sospettato che un animale così grosso e forte fosse destinato all’estinzione. La loro "arroganza del potere" non è servita a nulla. Il Regno di Dio non è nato dalla forza ma dalla povertà. Non si fonda sulle armi ma sulla non violenza. Nasce da un uomo, Gesù, che dà la vita per gli altri, eppure dopo duemila anni, nonostante la povertà dei suoi aderenti è ancora vitale, grazie proprio ai piccoli, ai poveri, ai semplici che si appoggiano solo su Dio e sulla sua misericordia. Anche nella tua vita, se vuoi cogliere i segni di questo regno cercali nei giorni feriali, in fondo alle cose familiari, nella debolezza... lì troverai ancora quell’albero cresciuto "dove gli uccellini possono fare il nido" e un ramo su cui appoggiarsi per poter cantare.

 

 

MERCOLEDI’ 30 OTTOBRE 1996

"Signore, sono pochi quelli che si salvano?". (Lc. 13,23)

Una domanda "teologica" quella che viene fatta a Gesù. E di solito chi fa di queste domande dà per scontato il fatto di appartenere al numero degli eletti. Si mostra curioso di sapere se la compagnia sarà numerosa, lasciando intendere che gradirebbe presenze selezionate. Gesù, ancora una volta non si lascia invischiare da questo tipo di problematica fasulla. E, dopo aver fatto entrare in scena uno "scandaloso" corteo di inattesi, vorrei dire di intrusi ("verranno da oriente e da occidente..."), sposta il dibattito su un altro piano. E piazza in mezzo una inquietante, ma assai concreta "porta stretta". Dice che non è questione di conoscere il numero. Che la quantità non deve interessarci. E’ nemmeno necessario immaginare che cosa c e aldilà di quella porta. L’unica cosa che importi sapere è questa: cosa vuole Dio, da me, qui, oggi. Insomma, lo gradiamo o meno, dobbiamo fare i conti con quella porta stretta.

 

 

GIOVEDI’ 31 OTTOBRE 1996

"Attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza". (Ef. 6,10)

Se spingi la tua macchina a forte velocità, logorerai il motore.

Se vivi continuamente sotto pressione,

il tuo corpo e il tuo spirito si consumeranno troppo presto.

Se continui a correre, non incontrerai più nessuno e, ciò che è più grave,

non incontrerai più te stesso.

Se vuoi afferrare quello che di più profondo è in te, occorre che tu sappia fermarti.

Se mangi in piedi, digerisci male. Siediti.

Se pensi correndo, rifletti male. Calmati.

Non attendere che Dio ti fermi per prendere coscienza che tu esisti.

Sarebbe troppo tardi e non ne saresti più degno.

Se ti fermi, è per prendere coscienza di te, riunire tutte le forze, riordinarle e dirigerle,

al fine di impegnarti tutto intero nella tua vita.

Accettare di fermarsi, è accettare di guardare se stesso, e accettare di guardarsi,

è già impegnarsi, perché è far penetrare lo spirito nell’interno della propria casa.

Non ti riconoscerai né ti comprenderai appieno se non nella luce di Dio.

Quando dai appuntamento a te stesso,

tu dai contemporaneamente un appuntamento al Signore.

Nel corso delle tue giornate,

cogli tutte le occasioni che la vita ti offre per riafferrarti e comunicare con Dio:

l’attesa dell’autobus, il motore della macchina che si scalda prima di mettersi in marcia,

il rosso del semaforo per strada...

Non "sprecare il tempo": per breve che sia, è un dono della Provvidenza;

il Signore vi è presente.

Egli t’invita alla riflessione e alla decisione per diventare più buono!

 

 

 

 

 

 

 

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