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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI QUOTIDIANE SULLA

PAROLA DI DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

AGOSTO 1996

 

 

GIOVEDI’ 1 AGOSTO 1996

"Ogni scriba divenuto discepolo del Regno è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche". (Mt. 13,52)

Essere entrati nel Regno significa avere un tesoro prezioso: Gesù, i suoi sacramenti, la sua parola. Tutti questi doni sono per noi, per la nostra gioia e salvezza, ma sono anche talenti preziosi che dobbiamo "commerciare", e il modo di commerciare del cristiano è quello di donare agli altri ciò che a sua volta ha ricevuto. Ecco perché Gesù parla dicendo di utilizzare "cose nuove e cose antiche". La novità è Lui ed è Lui che noi dobbiamo annunciare e testimoniare. Ma ci sono anche cose "antiche", ad esempio tutta la storia della salvezza, l’Antico Testamento, la nostra appartenenza alla Chiesa, i doni particolari che ognuno di noi ha. In questo, ciascuno di noi deve pescare nel suo bagaglio di. storia, di esperienze per presentare al meglio agli altri la fede in Cristo. Tutti siamo testimoni e ognuno è un testimone originale che ha qualcosa di proprio da dire su Gesù.

 

 

VENERDI’ 2 AGOSTO 1996

Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". (Mt. 13,57)

Questo detto che Gesù riferisce a se stesso e ai tanti profeti dell’Antico Testamento, è ancora valido tutt’oggi. Don Bosco faceva un mucchio di bene ma non era molto ben visto specialmente da una parte del clero. I missionari sono ben visti e desiderati dai poveri ma i ricchi, i latifondisti li osteggiano. Nelle parrocchie, le difficoltà, le incomprensioni spesso vengono proprio dai più vicini, per non parlare delle difficoltà alla fede che spesso troviamo proprio nell’ambito della nostra stessa famiglia. Gesù non si è scoraggiato di questi insuccessi e "senza dimenticare i suoi" quando si è visto non accettato, si è rivolto ad altri. Essere fedeli al Vangelo significa incontrare opposizione, beffe, qualche volta anche persecuzione. Invece di scoraggiarci, questo dovrebbe dirci che siamo sulla strada giusta.

 

 

SABATO 3 AGOSTO 1996

"Salvami dal fango, che io non affondi, liberami dai miei nemici, Signore, dalle acque profonde". (Sal. 68,15)

Ci sono momenti nella nostra vita in cui davvero ci sembra di affondare lentamente ma inesorabilmente. La salute non ci accompagna, il morale non riesce a ritrovare gli appigli per rinvigorirsi, le situazioni sembrano invischiarsi sempre più e anche Dio sembra lontano, sordo ad ogni nostro richiamo... Perché, Signore? Ne ho letti tanti tentativi degli uomini per dare una risposta alla sofferenza, ho cercato anch’io, tante volte, di consolarmi e di consolare con parole, con speranze, ma man mano che gli anni passano, mi accorgo che se non entri nell’ambito del mistero e della fiducia in Dio, non si riesce umanamente a dare una risposta alla sofferenza. Il male è un mistero più grande di noi; anche per l’uomo Gesù è stato cosi. Il male ci fa gridare; anche Gesù ha gridato. Ma se Dio è un Padre buono, il male non può essere una sua cattiveria o solo una sua punizione. Il male, allora, nel piano di Dio deve avere un significato: la sofferenza di Gesù è diventato l’amore più grande, il passaggio della croce ha portato alla risurrezione. Con forza, magari gridando, anche noi come il salmista ci rivolgiamo a Dio nella sofferenza: "Signore, non capisco, ma non permettere che il male mi sommerga e mi allontani da te?

 

 

DOMENICA 4 AGOSTO 1996 – 18^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Gli dissero gli Apostoli: "Congeda la folla perchè vada nei villaggi a comprarsi da mangiare". (Mt. 14,15)

E’ la risposta diplomatica degli apostoli davanti ad una folla di cinquemila uomini ("senza contare né donne, né bambini"). Detta in parole più crude: "si arrangino... non siamo mica organizzatori di weekend sull’erba!" E questa frase continua a riecheggiare nel nostro mondo. C’è la fame, la povertà, le miserie... "Sono fatti loro... E io che ne posso... Non è compito mio... Ci sono strutture apposta, paghiamo le tasse proprio per questo... qualcuno dovrà pur pensarci Mica posso portarmi a casa tutta quella gente... E poi, diciamola tutta, anche loro devono darsi da fare, mica pretendere sempre dagli altri... Noi abbiamo già guai a sufficienza per conto nostro... E Gesù ci butta in faccia con la massima naturalezza: "Non occorre vadano: date voi stessi da mangiare". Concretamente, Lui mi dice: "Poche storie. Tocca a te. E’ faccenda tua, non puoi tirarti indietro!".

 

 

LUNEDI’ 5 AGOSTO 1996

"Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare". (Mt. 14,23)

Anche Gesù "congeda" la folla. E’ necessario, per poter incontrare Dio nella preghiera. Ma Gesù congeda la folla dopo averla saziata e se l’ha "congedata" non si è separato da essa, dai suoi problemi, dalle sue difficoltà. Noi abbiamo bisogno di sottrarci, in certi momenti, alla folla; dobbiamo allontanarci dai luoghi della superficialità, delle chiacchiere, delle futilità. Non c’è vero incontro con Dio se non troviamo il coraggio di licenziare lo strepito, opporci alla dispersione, voltare le spalle ai cerimoniali dell’insignificanza. Ma tutto questo non significa rifugiarsi in facili spiritualismi. Se devi far tacere il futile e l’inutile, non puoi dimenticare la realtà, le persone, i problemi. Essi fanno parte della preghiera e la preghiera, se è vera, ti rimanderà ai problemi con la forza di Dio.

 

 

MARTEDI’ 6 AGOSTO 1996 – TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

"Gesù si trasfigurò davanti a loro e il suo volto brillò come il sole". (Mt. 17,2)

Oggi è la Festa della "Trasfigurazione di Gesù". Trasfigurazione ci fa pensare a certi volti di uomini e donne che dopo la prova, la sofferenza, e persino la morte, risplendono di una luce interiore che si irradia dall’intimo di loro stessi. Raccontano, ad esempio, i testimoni delle apparizioni di Lourdes che il volto di Bernardetta, in quei momenti, "era splendente di una luce non naturale ma sovraumana". Nella Chiesa orientale, i pittori di lcone si esercitavano a due volti, quello del Cristo crocifisso e quello del Cristo trasfigurato. Li è raccolta la vita cristiana: passione e glorificazione. Nella mia esperienza ricordo soprattutto un volto, che mi è rimasto nel cuore. Un giovane, malato di A.I.D.S. che dopo moltissime sofferenze stava morendo. Ormai del suo viso non era rimasto nulla se non un teschio con della pelle lucida e due grandi occhi, ma in quegli occhi, dopo il perdono finalmente ricevuto, una luce tale che parlava di Paradiso.

 

 

MERCOLEDI’ 7 AGOSTO 1996

"E’ vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni". (Mt. 15,27)

Questa donna, oltre a manifestare una grande fede, ci aiuta a capire il valore delle briciole, delle piccole cose. Siamo troppo abituati alle pagnotte (magari buttate via) per accorgerci delle briciole. Siamo come bambini annoiati in una stanza piena di giocattoli. Anche nella fede, abbiamo tutto. Abbiamo l’Eucaristia e non la apprezziamo, abbiamo abbondanza della Parola di Dio ma essa, spesso, scorre su di noi... Se vogliamo ricominciare ad apprezzare le cose bisogna partire dalle briciole. La limpida giornata può essere una briciola ma ti parla della vita, del tempo che ti è regalato. Il sorriso che puoi ricevere o regalare è una briciola ma ti parla della possibilità di un mondo migliore. Quella "Ave Maria" detta passando davanti a un pilone della Madonna, è una briciola, ma può metterti in comunione con l’Eterno. Forse imparando ad apprezzare le briciole impareremo di nuovo a gustare il pane.

 

 

GIOVEDI’ 8 AGOSTO 1996

"E io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa". (Mt. 16,18)

Simone non è stato scelto perché è la pietra migliore, la più solida. La passione dimostrerà che non e cosi. Nello stesso brano che leggiamo oggi, quella pietra viene definita pietra "di scandalo". Simone riesce addirittura a scandalizzare Cristo, gli si mette come inciampo sul suo cammino. Non è Pietro che edifica la Chiesa, ma il Signore, che vuol servirsi di quelle pietre piuttosto fragili che sono gli uomini. Comunque, anche noi accostiamo a quella di Pietro le nostre piccole pietre. Pure noi siamo chiamati a entrare nella costruzione contro la quale "le porte degli inferi non prevarranno". Tuttavia per quanto minuscola e modesta sia la nostra pietra, deve essere fatta con quel materiale che si chiama fede.

 

 

VENERDI’ 9 AGOSTO 1996

"Guai alla città sanguinaria, piena di menzogne, colma di rapine, che non cessa di depredare". (Na. 3,1)

Capita ormai molto raramente di incontrare qualcuno che a nome di Dio ci spari qualche "Guai", eppure la Bibbia è molto chiara a questo riguardo e direi anche molto attuale. Le nostre città non sono forse oggi "sanguinarie"? Se leggiamo le cronache della storia passata ci stupiamo come fosse facile uccidere, violentare, rubare. Perché, oggi non è più così? Basta aprire la cronaca di un qualsiasi giornale in un qualsiasi giorno della settimana. Basta guardare quanta violenza, di svalori, immoralità ci viene gratuitamente distribuita ogni giorno dalla televisione. E’ vero che Dio è "paziente, lento all’ira, pieno di grazia e misericordia", ma Dio è anche giusto, non connivente con il male. Il "Guai" allora sta sul nostro capo, anzi è già in mezzo a noi nelle paure quotidiane, nella vendetta della natura violentata, nei dolori causati dall’egoismo... e pensare che quel "Guai" secondo Gesù potrebbe facilmente tramutarsi in "Beati" se mettessimo Dio al primo posto.

 

 

SABATO 10 AGOSTO 1996

"Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà". (2 Cor. 9,6)

Quando il contadino semina sembra uno sciupio. Tutto quel seme buttato nella terra potrebbe diventare una fragrante pagnotta. Eppure il contadino sa che se non semina, e bene, e abbondantemente, l’anno successivo non ci sarà raccolto. Nella nostra vita spirituale è esattamente la stessa cosa. Se non hai seminato abbondantemente la Parola di Dio, come puoi pretendere che nel momento del buio, della difficoltà, essa ti possa aiutare? Se non ti sei abituato a pregare, ad avere un rapporto diretto con Dio, non puoi aspettarti di incontrarlo con facilità nel terribile tran tran quotidiano! Se non ti sei abituato a perdonare nelle piccole cose, riuscirai a non portare rancore o a non cercare la vendetta quando ti sentirai offeso seriamente? Ed è solo seminando gesti di amore nel quotidiano che potrai capire a fondo l’amore che Dio ha per te. Certo, tra il seminare e il raccogliere ci vuole la pazienza del contadino, I frutti vengono col tempo, non pretendendo di raccoglierli subito dopo la semina.

 

 

DOMENICA 11 AGOSTO 1996 – 19^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

"Signore, comanda che io venga a te sulle acque". (Mt. 14,28)

Umanamente e psicologicamente posso capire questa strana richiesta di Pietro. Vuol provare a fare qualcosa di straordinario, ma in questo desiderio, Pietro lascia anche trasparire il suo orgoglio, il suo desiderio di fare qualcosa di diverso dagli altri, di "emergere" sugli altri che restano nella barca. Quante persone, anche in ambito cristiano la pensano così. Sussiegosi e compassati maestri che facendoti cadere le cose dall’alto ti sembrano suggerire: lo sì che ho la vera fede! Persone che salgono su palcoscenici per raccontare: "Come ero cattivo prima, poi mi sono convertito; come sono buono adesso!". Altri ancora che ti dicono che per essere cristiani bisogna fare come hanno fatto loro, bisogna appartenere al loro gruppo. Ma Pietro, al suo primo tentativo, affonda e si trova tutta la sua umiltà: "Signore, salvami!" E con queste parole Pietro torna ad essere se stesso e anche mio amico. Quante volte, scrivere queste pagine o fare la predica è un qualcosa che mi costa terribilmente: dire agli altri delle verità che stento a vivere, cercare di sostenere il cammino di altri mentre sto andando a fondo. Mi consola il fatto che se tutti insieme riconosciamo di "affondare" c’è la mano di Gesù che si protende verso di noi e ci tira su.

 

 

LUNEDI’ 12 AGOSTO 1996

"Solo il suo nome è sublime, la sua gloria risplende sulla terra e nei cieli". (Sal. 148,13)

 

Due piccole poesie per scoprire il nome di Dio e da Lui il senso della vita.

 

Il sole grida il tuo entusiasmo, l’aurora annuncia la tua letizia.

il temporale il tuo ardore, l’arcobaleno la tua quiete.

Il terremoto il tuo mistero, l’orizzonte la tua libertà.

Il cielo la tua apertura, il pane il tuo amore...

Tutto ha sapore di Te. Tu sei fuoco. Tu sei vento.

Tu sei roccia. Tu sei abisso. Tu sorgente. Tu serbatoio...

Tutto è pieno di Te.

Solo il silenzio può cantarti,

grande Iddio che conosci la marcia delle stelle lassù e il segreto dei cuori quaggiù.

 

 

Le messi hanno bisogno di sole, gli uomini hanno bisogno di sonno.

Le risposte hanno bisogno di riflessione,

le impazienze (anche se sacrosante) hanno bisogno di pazienza.

Signore, insegnami a lasciare le cose in sospeso

a non voler sistemare tutto prima di andare a dormire.

 

 

MARTEDI’ 13 AGOSTO 1996

"Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me". (Mt. 18,5)

Gesù, usando l’esempio dei bambini che vanno accolti, chiaramente non intende solo i piccoli in età, ma è certo che i bambini sono al centro dell’attenzione sia di Gesù che nostra. Dice P. Holland: "Sarebbe bene che i bambini venissero ascoltati tanto quanto sono guardati. Sì, perché è incredibile la capacità intuitiva del piccolo. Ecco alcune frasi di bambini che valgono interi testi di psicologia e di pedagogia: "Ieri sera mi ha preso mal di denti e tu, mamma, mi hai dato l’aspirina. Non mi ha fatto effetto, ma tu, per me, ti sei alzata da letto?" (Marco 10 anni).

"Quando alla sera, tu papà torni a casa dal lavoro, mi sembra di essere in vacanza  (Mario 7 anni).

"Papà, vorrei che quando mamma ti chiede qualcosa tu non faccia finta di non sentire" (Claudia 8 anni).

"Bisticciano sempre però sono innamorati. Perché quando siamo a tavola, papà dice alla mamma: "Versami il vino, così è più buono" (Monica 10 anni).

 

 

MERCOLEDI’ 14 AGOSTO 1996

"Se il tuo fratello commette una colpa, va e ammoniscilo tra te e lui solo". (Mt. 18,15)

Gesù è realista, sa che anche tra credenti possono insorgere incomprensioni e colpe vicendevoli, ma ci invita ad una serena correzione fraterna fondata sull‘amore. Una vecchia favola buddista narra che una formica cadde un giorno in un grosso barile di acqua piovana. Arrivò un tale (che si chiamava Egoismo), vide l’insetto e gli disse: "Cosa fai nel mio barile?". Prese la formica e la sbatté lontano. Giunse poco dopo una seconda persona di nome Tolleranza, che vista la formica, le disse: "Rimani pure. Fuori fa caldo e non mi fai alcun danno. Finalmente un terzo vide la bestiola: le diede uno zuccherino e poi la rimise sull’albero di dove era caduta. Si chiamava Amore.

 

 

GIOVEDI’ 15 AGOSTO 1996

"In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna". (Lc. 1,39)

Oggi, festa dell’Assunta ci aiuta questo pensierino preghiera di Pino Pellegrino:

 

Tu, Maria, amavi le salite.

Ti sei messa in viaggio "verso la montagna" per andare a trovare la cugina Elisabetta.

"Salisti" in Giudea per farti registrare nel censimento.

"Salisti" a Gerusalemme con Gesù dodicenne e con Giuseppe per la festa della Pasqua.

"Salisti" al calvario.

"Salisti" al piano superiore con gli Apostoli in attesa della Pentecoste.

Infine, sei salita al Cielo.

Vergine delle salite, tirami su dal basso in cui, troppe volte, ristagno.

 

 

VENERDI’ 16 AGOSTO 1996

"Tu abiti in mezzo a una genia di ribelli che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono". (Ez. 16,2)

Quanto è reale questa frase ai nostri giorni! E’ facile incontrare Dio nella creazione, nella sua Parola, nelle persone, ma i nostri occhi distratti non lo vedono. La vita ha sempre i suoi valori ma il nostro correre spesso ci fa affannare dietro pseudo valori. Il mondo va avanti benissimo anche senza i nostri spintoni. Troppi arrivano tardi a capirlo, quando i giochi ormai sono fatti. E’ capitato, ad esempio, a quel nonno che prima di morire lasciò ai nipoti una lettera nella quale diceva come si sarebbe comportato se avesse potuto ricominciare tutto da capo. "Se dovessi vivere di nuovo la mia vita, cercherei di compiere qualche errore in più. Non cercherei di essere troppo perfetto. Mi rilasserei di più. Non prenderei sul serio tante cose banali. Contemplerei qualche tramonto in più. Io sono stato uno di quelli che non vanno da nessuna parte senza una maglia di lana, una cassetta di pronto soccorso e un impermeabile. Nella mia nuova vita viaggerei più leggero. Farei molte più gite e giocherei con qualche bambino in più."

 

 

SABATO 17 AGOSTO 1996

"Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il Regno dei cieli". (Mt. 19,14)

Perché il bambino è la persona ideale ad accogliere il Regno di Dio? Perché ha bisogno di tutto, perché è capace di accogliere amore, perché si abbandona e si fida, perché è spontaneo e sa gioire e giocare, perché Dio può riversare su di lui tutti i suoi doni. Noi consideriamo adulto il ragionatore, il calcolatore, il serioso, il riuscito, lo scaltro, l’arrivato.., e uno che sia tutto questo ha ancora bisogno di Dio o al massimo Dio fa parte dei suoi calcoli? Basterebbe guardarci nella nostra realtà: siamo piccole formichine sulla crosta di un pianetino, siamo alla ricerca di felicità, abbiamo estremo bisogno di amore e di comprensione.., perché impedirci di "gioire e giocare" con un Dio che ci è Padre?

 

 

DOMENICA 18 AGOSTO 1996 – 20^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

"Donna, davvero grande è la tua fede". (Mt. 15,28)

Viene abbastanza istintivo avvicinare questa lode che Gesù fa a questa donna straniera con la frase che abbiamo sentito rivolgere domenica scorsa a Pietro, primo papa: "Uomo di poca fede.. "Bisogna ammettere che Pietro ne esce abbastanza malconcio sul terreno della fede. Pietro aveva chiesto una cosa abbastanza futile: "camminare sulle acque"; la donna Cananea chiede per sua figlia. Pietro, quando ottiene, dubita di se stesso e di Gesù; la donna, nonostante la "rispostaccia" di Gesù, non si lascia smontare e gli risponde a tono; dovendo mordere il pane duro del disprezzo, ha dichiarato di gradire le briciole. Quanto ci dovrebbe far pensare sul nostro modo di giudicare sulla fede degli altri! E quanto dovremmo renderci conto che la fede è davvero l’unica grande forza dell’uomo e la debolezza di Dio che da essa è conquistato.

 

 

LUNEDI’ 19 AGOSTO 1996

"Il giovane se ne andò triste, poiché aveva molte ricchezze". (Mt. 19,22)

La storia del giovane ricco che cercava la perfezione ma che non ha trovato la forza di staccarsi dai suoi beni per seguire Gesù e se ne va triste mi ha fatto venire in mente questo racconto parabola: ognuno lo adatti a se stesso. Un giorno due ricchi mercanti decisero di mettersi alla ricerca della cosa più preziosa del mondo. Si sarebbero ritrovati quando l’avessero trovata. Il primo non ebbe dubbi: parti alla ricerca di una gemma. Attraversò mari e deserti, salì sulle montagne e visitò città finché non l’ebbe trovata: era la più splendida gemma che avesse mai rifulso sotto il sole. Tornò allora in patria in attesa dell’amico. Passarono molti anni prima che questi arrivasse. Sfido io, era partito alla ricerca di Dio! Aveva consultato i più grandi maestri, aveva letto e studiato, ma Dio non lo aveva trovato. Un giorno, mentre dopo tanto cercare stava seduto sulla riva di un fiume, vide un’anatra che in mezzo ai canneti cercava i piccoli che si erano allontanati da lei. I piccoli erano tanti e birichini, per cui l’anatra cercò fino al calar del sole, finché non ebbe ricondotto sotto la sua ala l’ultimo dei suoi nati. Allora l’uomo sorrise e fece ritorno al paese. Quando l’amico lo rivide gli mostrò la sua gemma, e poi trepidando gli chiese: "E tu che cosa hai trovato di prezioso? Qualcosa di magnifico, se hai impiegato tanti anni. Lo vedo dal tuo sorriso.. "Ho cercato Dio", rispose l’altro. "E lo hai trovato?", chiese l’amico sbalordito. "Ho scoperto che era lui che cercava me!".

 

 

MARTEDI’ 20 AGOSTO 1996

"E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel Regno dei cieli". (Mt. 19,24)

La ricchezza è una delle cose che impediscono l’ingresso nel Regno ma credo che un altro grande impedimento al Regno di Dio e anche all’essere uomini è il "pantofolismo".

La nostra è la società delle pantofole

Delle pantofole perché tanti confondono la vita con una crociera, con un lecca lecca. Tra le proprie gambe o la vecchia scala per salire, non hanno dubbi: scelgono l’ascensore o la scala mobile. Gli psicologi parlano di psicastenia: di mancanza di resistenza alla fatica, e paragonano gli "io" ai cubetti di ghiaccio che, tirati fuori dal frigorifero, subito si sciolgono, non appena toccano il tiepido. In casa, per le strade, sulle spiagge senti sempre più genitori e nonni, dire: "Ce la fai, caruccio? Ne hai voglia, piccolo mio?". Insomma, è un dato di fatto: si manca di grinta. E le conseguenze si vedono. Sono quattro antipaticissime malattie della personalità. O Il "minimismo": malattia del "6" in tutte le materie, non solo dello studio, ma anche della vita. O Il "conformismo": malattia dell’intruppato, dell’io schiacciato dal "così fan tutti". L’ "anguillismo": malattia di chi sgattaiola via e lascia che si impegnino gli altri. O il "capracavolismo" malattia dell’io pendolare che vuoi salvare capra e cavoli: cattolico in religione, comunista in politica, liberale in economia, radicale in morale. Quattro malattie. Di chi? Lo chiameresti ancor Uomo?

 

 

MERCOLEDI’ 21 AGOSTO 1996

"Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e tu li hai trattati come noi che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo". (Mt. 20,12)

A prima vista questa parabola ci lascia sconcertati. Ci sta bene che il Signore ci cerchi e ci chiami ad ogni ora della nostra vita ma non ci sembra giusto che ricevano lo stesso salario coloro che hanno lavorato tutto il giorno come coloro che hanno faticato solo poche ore. Questo mette in luce l’opposizione tra il modo dì vedere degli uomini e quello di Dio a proposito della salvezza. Per gli uomini, la salvezza è una ricompensa per ciò che hanno fatto. Per Dio è il dono della sua grazia. Invece di provare gelosia nei confronti di coloro che lo ricevono, bisogna imparare a rendere grazie per l’infinita bontà di Dio.

 

 

GIOVEDI’ 22 AGOSTO 1996

"Il Regno dei cieli è simile ad un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio". (Mt. 22,2)

Ci sorprende che Dio presenti il Regno come un banchetto di nozze. Forse ci saremo aspettati un Dio che regola i conti, siede in tribunale a giudicare, convoca i sudditi per la presentazione del codice delle sue leggi, procede a un rigoroso controllo dei documenti. Niente di tutto ciò Abbiamo, invece, un banchetto di nozze, simbolo per eccellenza della gioia, della convivialità, dell’incontro, della comunione e anche dell’intimità. E’ bello questo regno dove cose materiali diventano doni, sacramenti di fraternità, piatti appetitosi, caraffe traboccanti di vini eccellenti, e gli occhi che non si limitano al piatto, ma vanno a cercare lo sguardo dell’altro. E’ un Regno dove corpo e spirito sono un tutt’uno. Ed è una grande indicazione per noi: l’uomo, per grazia di Dio è salvato corpo e spirito!

 

 

VENERDI’ 23 AGOSTO 1996

"Potranno queste ossa rivivere?". (Ez. 37,3)

Il Paradiso non è il sogno dei bambini della prima Comunione: è la felicità assolutamente reale per la quale tutti siamo stati creati. Il Paradiso sarà un’eterna delizia. Così, simpaticamente, lo descrive Martin Lutero: "Allora l’uomo giocherà con il cielo e con la terra, giocherà con il sole e con tutte le creature. Tutte le creature proveranno anche un amore immenso, una gioia lirica, e rideranno con te, o Signore, e tu, a tua volta, riderai con loro". Anche per lo scrittore Ferruccio Parazzoli il Paradiso sarà una gioia che ricolma tutti gli spazi dell’anima. "Ogni tanto mi sorprendo a fantasticare sulla vita eterna e a immaginare come sarà... Immagino che l’uomo subito dopo la sua morte si incontri con Dio; e che entrambi si abbraccino, scoppiando in una grande risata. Poichè tutti e due in quel momento scoprono che era così semplice e così bello e che hanno giocato bene il loro gioco e che questo gioco era degno d’essere giocato".

 

 

SABATO 24 AGOSTO 1996

"Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli". (Sal. 144,10)

In questo mese di vacanze, perché non lasciare cantare in noi la natura? Uniamoci a questo inno di lode al Creatore di don Mazzolari. Gli alberelli, i cespugli e i fiori devono soffrire quando mi vedono passare frettoloso e senza sguardo per la festa che mi preparano, per la gioia che mi offrono. Rinascono per me, si vestono di foglie e di fiori per me, profondono sul mattino i loro profumi, tra il bacio della rugiada e quello del sole, per me: vale a dire per uno che passa distratto e non li saluta neanche: neanche un inchino, neanche un sorriso.., come se i fiori del mio giardino non fossero libri più belli di quelli che tengo sul tavolo!

 

 

DOMENICA 25 AGOSTO 1996 – 21^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Chiese Gesù ai discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?". (Mt. 16,13)

Oggi il mondo sembra andare avanti a base di statistiche e di sondaggi di opinione. Anche Gesù ha voluto fare un sondaggio su cosa la gente pensava di Lui? Non credo! Intanto Gesù che conosce i cuori sapeva benissimo quali erano le opinioni e la fede che ciascuno aveva in Lui. A Gesù questa domanda serve unicamente per provocarne un’altra, quella più importante: "Che cosa ne pensi tu? Chi sono io per te?". Che cosa rispondiamo? La nostra risposta può essere quella pappagallesca del catechismo: "Gesù è il Figlio di Dio incarnato, la seconda persona della Santissima Trinità.. ." Ma al Signore interessa poco la teologia. A Gesù interessi tu, la tua persona, il tuo cuore. La risposta, anche se non ti è facile esprimerla con la bocca, la stai già esprimendo con la tua vita, le tue scelte. Gesù c’entra con le tue scelte di famiglia, di lavoro? E’ Lui che guida i tuoi rapporti con gli altri? Senti il bisogno di Lui, della preghiera, dei sacramenti? Hai gioia nel saperti salvato da Lui? Senti il dovere di dire Gesù agli altri come la più bella esperienza della tua vita? A Gesù non fanno né caldo né freddo i sondaggi sulla fede, sulla partecipazione alla Messa, sul celibato dei preti o sul sesso degli angeli, a Gesù non interessano i "salotti religiosi", interessi tu. Non ha dato la vita sulla croce perché i teologi avessero modo di disquisire sulla redenzione, ha dato la vita per te.

 

 

LUNEDI’ 26 AGOSTO 1996

"Guai a voi, guide cieche". (Mt. 23,16)

E’ un rimprovero, quello di Gesù, che sento sovente sulla mia pelle. In particolare io, prete, ma ognuno di noi, cristiano, ha, fin dal suo Battesimo, il compito di essere testimone del Vangelo, ma quanto siamo poveri, quanto ciechi, quante volte trasmettiamo una fede fatta di parole, di tradizioni. Per guidare gli uomini verso la felicità a cui Dio li chiama bisogna far loro conoscere Dio e il suo amore e non una casistica di regole senza nessun rapporto con la realtà di chi è invitato ad osservarle. Per dire Gesù agli altri, bisogna lasciarci guidare da Gesù, essere innamorati di Gesù, sentirlo dentro, lasciarci portare dallo Spirito di Gesù e allora... Lui fa il resto.

 

 

MARTEDI’ 27 AGOSTO 1996

"Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’aneto e del cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge, la misericordia e la fedeltà". (Mt. 23,23)

Dio non sopporta l’ipocrisia: Lui conosce i cuori nella loro realtà. Anche tra gli uomini l’ipocrisia e la supponenza sono una facciata che nasconde il vuoto. Un giorno un nipote passeggiava col nonno, vicino ad un campo di grano. Ad un tratto il piccolo notò che alcune spighe piegavano in giù il loro stelo, toccando quasi a terra, mentre altre se ne stavano ben diritte, slanciate verso il cielo. "Perché nonno, alcune spighe sono piegate e altre sono diritte?". Il nonno colse due spighe e disse: "Vedi, quella ripiegata è carica di frutti". Poi tentò di sgranare l’altra e disse: "Vedi, questa è vuota... Accade così spesso, anche tra gli uomini, ragazzo mio: le teste leggere si innalzano scioccamente al di sopra delle altre..

 

 

MERCOLEDI’ 28 AGOSTO 1996

"Guai a voi scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati; essi all’esterno sono belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putredine". (Mt. 23,27)

Questi rimproveri di Gesù ci danno occasione di pensare a quella forma di ipocrisia che è la bugia. Forse mai, come oggi, lo stato di salute della sincerità del mondo fu così cagionevole. Al limite del collasso! Le bugie non si contano più. Dalla prima, quella inventata dal diavolo al mattino dell’umanità (Gn. 3,5), si sono aggiornate, raffinate, infiltrate ovunque. Cesare Marchi ha tentato di farne un elenco, del tutto provvisorio. "Bugia pietosa: quella del medico. Bugia spavalda: quella dei cacciatori. Bugia editoriale: centomila copie vendute. Cimiteriale: padre esemplare, cittadino integerrimo. Scolastica, dopo un ponte abusivo mio figlio ieri è rimasto assente causa forte mal di testa. Teatrale: a grande richiesta. Telefonica: attenda un attimino. Televisiva: la trasmissione sarà ripresa tra qualche istante. Turistica: tutto compreso. Oratoria: sarò breve. Ferroviaria: treno rapido. Ministeriale: si assicurano i cittadini che, in occasione dello sciopero dei trasporti, saranno garantiti i servizi essenziali". A queste possiamo aggiungere: "La mia modesta persona". "Giornale indipendente". "Giovane onesto, di buona famiglia, cerca. Eppure è scritto: "Meglio un povero che un bugiardo" (Pr.19,22). "Non mentitevi gli uni gli altri" (Col. 3,9). "Sia il vostro parlare Si, o No!" (Mt. 5,37).

 

 

GIOVEDI’ 29 AGOSTO 1996

"Ed ecco, oggi io faccio di te una fortezza, come un muro di bronzo". (Ger. 1,18)

Pensare oggi al martirio di Giovanni Battista ci mette davanti un uomo integro, forte, che resiste al male. Ci vuole coraggio, fiducia in se stessi e anche in Dio. Viktor Frankl è uno psicologo ebreo che, come tanti suoi connazionali, conobbe il lager di Auschwitz. La situazione era spaventosa. i camini fumavano diffondendo un fumo acre di. carne umana bruciata nei forni crematori. Di tanto intanto, qualcuno cedeva e si buttava contro i fili spinati ad alta tensione che circondavano il lager. La visione di quello straccio di cadavere vestito della casacca a righe dei deportati, ingrovigliato tra quei fili che avevano fulminato, era per qualcuno una tentazione forte: farla finita per sempre! Ma Frankl seppe resistere. Aveva giurato a se stesso di "non correre al filo", di non lasciarsi mai annientare dalla disperazione. Nell’oscurità di quell’inferno seppe alimentare in sé e nei compagni quel filo di speranza che l’avrebbe salvato. Sì, la vita aveva un senso anche in quella bolgia. Uscito dal lager, Viktor Frankl è andato in giro per il mondo a dire a tutti: "Tenete duro perché per tutti la vita ha sempre un senso".

 

 

VENERDI’ 30 AGOSTO 1996

Le sagge risposero: "No, che l’olio non debba mancare per voi e per noi". (Mt. 25,9)

A prima vista ci sembra una risposta cattiva, quella che le vergini sagge danno a quelle stolte. Eppure anche qui c’è un briciolo di sapienza. Vi sono cose che non si possono "trasferire". L’altro non è un recipiente da riempire ma piuttosto un fuoco da accendere. Ciascuno è protagonista della propria storia, responsabile delle proprie scelte. O sono io che penso, o nessuno pensa al mio posto. O sono io che amo, o nessuno ama al mio posto. Le cose più serie, le cose più importanti dell’uomo sono personali. Sarebbe troppo comodo se qualcuno potesse sostituirmi. Vivere da uomo è cosa mia, e ci tengo!

 

 

SABATO 31 AGOSTO 1996

"Signore, disse il servo, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento". (Mt. 25,24 - 25)

Ho l’impressione che perfino la fede possa diventare un talento sotterrato e quindi sprecato. E ciò succede quando la consideriamo un fatto privato. Quando ci limitiamo nella migliore delle ipotesi a conservarla, a non perderla. Lui, infatti, esige che anche questo talento venga trafficato. Per cui la nostra fede dovrebbe diventare contagiosa, comunicativa. Dovrebbe moltiplicarsi. Una fede innocua, che non dice niente a nessuno, che non si traduce in testimonianza, incoraggiamento o invito per altri è un dono inutilizzato. Questo "Padrone" generosissimo diventa "duro" quando ci vede incapaci di donare quanto ci ha donato. Forse preferirebbe vederci tornare a Lui a mani vuote, ma avendo donato.

     
     
 

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