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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI QUOTIDIANE SULLA

PAROLA DI DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

FEBBRAIO 1996

 

GIOVEDI’ 1 FEBBRAIO 1996

"Ordinò loro che non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa". (Mc. 6,8)

Quanto siamo ancora lontani dal Vangelo! Quando noi riflettiamo sul modo di portare la buona notizia siamo preoccupati "sul come dire Dio agli uomini di oggi", sui mezzi più moderni da usare, su come strutturare incontri e corsi di formazione cristiana... L’unica preoccupazione di Gesù, quando manda gli apostoli in missione è quella di vedere ciò che non devono portare. Il Vangelo non ha bisogno di mezzi umani adeguati e troppo appariscenti. Deve apparire che la potenza sta nel Vangelo, non nei mezzi impiegati. La nostra forza è il Vangelo, è Gesù che si affida proprio alla nostra povertà e se giusto che noi, da parte nostra, ce la mettiamo tutta per far sì che i nostri doni umani siano usati a). meglio per il Vangelo, è Lui che opera per mezzo e nonostante la nostra povertà. Occorre meno preoccupazione sul modo, su come annunciare il Vangelo o sui mezzi da usare, ma più fede in Colui che vogliamo testimoniare.

 

 

VENERDI’ 2 FEBBRAIO 1996

"Maria e Giuseppe portarono il Bambino al Tempio...". (Lc. 2,22)

Nel racconto della presentazione al Tempio di Gesù, una delle cose che maggiormente mi colpisce è il contrasto tra la semplicità e povertà di un gesto rituale e la grandezza del significato del mistero che si compie. I personaggi sono poveri: un Bambino di quaranta giorni, un falegname e sua moglie, un uomo giusto, Simeone, ma comune; una vecchia di 84 anni, Anna. Anche i mezzi sono poveri: due colombe per riscattare un bambino. Ma c’è il mistero di Gesù, Figlio di Dio che incontra nella gloria del Tempio Dio suo Padre, c’è l’anticipazione gloriosa e dolorosa di un’offerta totale, c’è la fede dei suoi genitori, ci sono le meraviglie di Dio manifestate a due poveri . Durante i battesimi, sovente penso: "Che cosa sarà di questo bambino così fragile?" Vedo dei mezzi così poveri come l’acqua e l’olio, ma sento la potenza di Dio che si incontra e compiace con un suo figlio. Anche nel giorno del mio battesimo Dio si è compiaciuto con me, ha operato le sue meraviglie.., e io, mi comporto come suo figlio?

 

 

SABATO 3 FEBBRAIO 1996

"Gesù si commosse perché erano come pecore senza pastore". (Mc. 6,34)

Oggi molta gente verrà in chiesa per "farsi benedire la gola". Certamente dietro questo gesto c’è fede, tradizione, forse anche superstizione. Certo è che momenti di devozione popolare a volte radunano più gente che non i momenti sacramentali. Ancora oggi, gran parte del popolo di Dio sembra un gregge senza pastore, sbandato, senza idee chiare. Spesso ci lamentiamo dei nostri "pastori" perché li vorremmo migliori, ma che cosa facciamo per aiutarli nel loro compito? Preghiamo per loro? Ascoltiamo la loro voce? Andiamo dal prete, come si andrebbe in bottega, solo quando abbiamo bisogno di qualche servizio o siamo disposti a dare anche il nostro contributo personale per il buon servizio di tutti? Se da gregge sbandato vogliamo diventare popolo di Dio dobbiamo crescere con i nostri preti.

 

 

DOMENICA 4 FEBBRAIO 1996

"Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone". (Mt. 5,16)

Una nuvola giovane giovane (ma, è risaputo, la vita delle nuvole è breve e movimentata) faceva la sua prima cavalcata nei cieli, con un branco di nuvoloni gonfi e bizzarri. Quando passarono sul grande deserto del Sahara, le altre nuvole, più esperte, la incitarono: "Corri, corri! Se ti fermi qui sei perduta". La nuvola però era curiosa, come tutti i giovani, e si lasciò scivolare in fondo al branco delle nuvole, così simile ad una mandria di bisonti sgroppanti. "Cosa fai? Muoviti!", le ringhiò dietro il vento. Ma la nuvoletta aveva visto le dune di sabbia dorata: uno spettacolo affascinante. E planò leggera leggera. Le dune sembravano nuvole d’oro accarezzate dal vento. Una di esse le sorrise. "Ciao" le disse. Era una duna molto graziosa, appena formata dal vento, che le scompigliava la luccicante chioma. "Ciao. lo mi chiamo Ola", si presentò la nuvola. "Io, Una", replicò la duna. "Com’è la tua vita lì giù?". "Bè... Sole e vento. Fa un po’ caldo ma ci si arrangia. E la tua?". "Sole e vento.., grandi corse nel cielo". "La mia vita è molto breve. Quando tornerà il gran vento, forse sparirò". "Ti dispiace?". "Un po’. Mi sembra di non servire a niente". "Anch’io mi trasformerò presto in pioggia e cadrò. E’ il mio destino La duna esitò un attimo e poi disse: "Lo sai che noi chiamiamo la pioggia Paradiso?". "Non sapevo di essere così importante", rise la nuvola. "Ho sentito raccontare da alcune vecchie dune quanto sia bella la pioggia. Noi ci copriamo di cose meravigliose che si chiamano erba e fiori". "Oh, è vero. Li ho visti". "Probabilmente io non li vedrò mai concluse mestamente la duna. La nuvola riflettè un attimo, poi disse: "Potrei pioverti addosso io... ‘‘Ma morirai…"Tu però, fiorirai", disse la nuvola e si lasciò cadere, diventando pioggia iridescente. Il giorno dopo la piccola duna era fiorita. Una delle più belle preghiere che conosco dice: "Signore, fa’ di me una lampada. Brucerà me stesso, ma darò luce agli altri".

 

 

LUNEDI’ 5 FEBBRAIO 1996

"E lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano". (Mc. 6,56)

C’era un tempo un uomo così pio che anche gli angeli si beavano nel vederlo.. Un giorno un angelo gli disse: "Sono stato mandato da Dio. Domanda tutto ciò che vuoi e ti sarà dato. Desideri avere il dono di guarire la gente?" "No", rispose l’uomo, "preferisco che sia Dio stesso a guarire "Ti piacerebbe essere un tale modello di virtù che la gente si senta spronata a imitarti?" "No", disse il santo, "perché così sarei sempre al centro dell’attenzione "Che cosa desideri allora?", domandò l’angelo. "La grazia di Dio", replicò l’uomo. "E’ tutto ciò che desidero". "No, devi chiedere una dote miracolosa o ti verrà imposta". "Bé, allora domando che sia compiuto del bene per mezzo mio, senza che io lo sappia". Fu quindi deciso che l’ombra del santo uomo fosse dotata di proprietà miracolose tutte le volte che egli stava di spalle. Così, dovunque la sua ombra si posasse, purché fosse dietro di lui, i malati erano sanati, la terra diventava fertile, zampillavano le fontane e il volto di coloro che erano oppressi dalle pene della vita riprendeva colore. Ma il santo non sapeva nulla di tutto questo, poiché l’attenzione di tutti era così concentrata sulla sua ombra che nessuno si ricordava di lui e il suo desiderio di fare da intermediario senza essere notato fu esaudito fino in fondo.

 

 

MARTEDI’ 6 FEBBRAIO 1996

"Questo popolo mi onora con le labbra, ma il cuore è lontano da me". (Mc. 7,6)

Alcuni anni fa mi trovavo in una famosa città d’arte italiana. Era mattino presto e desiderando andare a Messa mi reco alla cattedrale. All’ingresso vengo fermato, mi dicono: "In chiesa non si può entrare: c’è Messa". Capisco che vogliano evitare il disturbo di turisti mattinieri. Spiego che voglio andare proprio a Messa e alla fine mi fanno entrare. Ore 7: quattro o cinque "canonici" si seggono negli stalli del coro e cominciano.., la preghiera del breviario, sono le lodi del Signore o sono la corsa dei cavalli? Meno male che il Signore riesce a sentire e a capire qualcosa, io no! Ore 7,04: comincia la Messa. Ore 7,12: devo fare una corsa per riuscire a prendere l’Eucaristia se no rischio di non potermi comunicare. Ore 7,15: i "canonici" escono di chiesa per andare a prendere il caffè al bar. Chissà se in certe nostre preghiere abitudinarie e affrettate c’è ancora spazio per il Signore e c’è ancora il nostro cuore?

 

 

MERCOLEDI’ 7 FEBBRAIO 1996

"Siete veramente abili nell’eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione". (Mc. 7,9)

Un po’ di fariseismo c’è in ciascuno di noi, in fondo fa parte della nostra pigrizia mentale. Ad esempio, quante persone, invece di farsi una opinione personale sui fatti preferiscono bere quello che TV e giornali propinano, quanti vanno avanti a base di slogan e di frasi fatte. Anche nella religione è molto più semplice sentirsi a posto "perché sono osservante", "perché peccati grossi non ne ho" piuttosto che cercare ogni giorno, con fatica, ciò che il Signore vuole da me, piuttosto che sporcarsi concretamente le mani per qualcuno, scontrarsi con la propria impotenza nel cercare di fare il bene. Addirittura nella fede possiamo diventare ipocriti quando preferiamo accontentarci di "certezze" che vengono da altri pur di non dover tutti i giorni ricercare la fede attraverso i dubbi, le sofferenze. Ma alla resa dei conti, se abbiamo ancora salvato un po’ della dignità di uomini, potremo ingannare gli altri ma non Dio e neanche noi stessi.

 

 

GIOVEDI’ 8 FEBBRAIO 1996

La donna disse: "Si, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli". (Mc. 7,28)

Questa donna Siro Fenicia, andata da Gesù per chiedere la guarigione della figlia, che si sente apostrofare da Gesù ma che sa rispondergli fino a strappargli il miracolo, è un grande esempio di fede e di preghiera. "Sì, Signore, ma.. . "Con quel "ma... ha preso il Signore in parola e l’ha portato dalla propria parte: "Sì, Signore, so di non aver la fede giusta, sono un cagnolino, non pretendo il pane dei figli, ma gli avanzi che spettano ai cagnolini". La preghiera, in fondo, consiste nel dar ragione al Signore. E quando Lui ha ragione, quando siamo d’accordo con Lui, siamo noi a guadagnarci. Certo Signore, sono un disgraziato. Ma la tua grazia non è destinata appunto a quelli che sono sprovvisti? Certo Signore, sono un peccatore. Ma il perdono non lo puoi tenere per te, lo devi dare per forza a chi ne ha bisogno. Certo Signore, non combino niente di buono. Ma l’importante è che tu faccia qualcosa di buono per me. Vedi, Signore, con me hai tutto da perdere ad aver ragione...!

 

 

VENERDI’ 9 FEBBRAIO 1996

E Gesù disse: "Apriti!". (Mc. 7,34)

Davanti al brano di Vangelo di oggi ciò che conta non è tanto ammirare il prodigio della guarigione di un sordomuto, ma comprenderne il significato. Il sordomuto rappresenta il peccatore rinchiuso nel proprio egoismo: Gesù gli dona di aprirsi alla salvezza, alla sua Parola e di trasmetterla agli altri. Quell’ "Apriti!" è allora anche per me. Apriti allo stupore e alla contemplazione delle meraviglie del creato, apriti a sentire la voce di ogni creatura che ti parla del Creatore. Apriti ad accogliere la parola del perdono e della misericordia che la croce di Gesù ti offre, apriti per accogliere la sua parola che ti guida e ti consola. Apriti per sentire le voci dei fratelli che invocano il tuo aiuto. E apri la bocca per far tacere le parole inutili, convenzionali, ed esprimere invece la lode di Colui che ti ha salvato, la parola di speranza, il canto di gioia, la testimonianza profonda.

 

 

SABATO 10 FEBBRAIO 1996

E domandò loro: "Quanti pani avete?". (Mc. 8,5)

Vi propongo oggi una "provocazione" di A. Pronzato:

Dicono che il mondo sia diventato "un grande villaggio". Un cosmonauta lo potrebbe percorrere in un ora e mezza, non di più. Dicono che in questo villaggio ci sono cento ricchi e duecentotrenta poveri. Dicono che, fatte le proporzioni, nel grande villaggio del mondo ogni anno ci sono 10 milioni di ricchi in più e sempre più ricchi. E sessanta milioni di poveri in più e sempre più poveri. Dicono che nel grande villaggio qualcuno sia molto bravo nel fare i conti. Dicono che nel grande villaggio circola una parola miracolosa: progresso. Ma che i poveri non hanno ancora imparato a riempirsi lo stomaco con questa parola ad alto contenuto nutritivo. Signore, puoi venire a dare un’occhiata a questo grande villaggio? Ti avverto che non dovrai stupirti se qualcuno di noi, mandato a fare l’inventano delle provviste, andrà dritto e filato nelle case dei poveri... Cosa vuoi, è l’abitudine. L’abitudine del progresso.

 

 

DOMENICA 11 FEBBRAIO 1996 – 6^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

"Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono e va prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono". (Mt. 5,23)

"Siccome i cristiani che vanno in chiesa non si comportano bene, io non vado più in chiesa". E’ una risposta che sovente mi sento dare e qualcuno trova pure una giustificazione dicendo che anche Gesù la pensava così. Gesù è preoccupato che i nostri gesti di preghiera siano sinceri e non ipocriti. Gesù ci invita a pregare, è lui che ci ha lasciato l’Eucaristia e che ci ha detto: "Fate questo in memoria di me". Ma proprio perché questa memoria sia vera occorre non risolvere la preghiera solo con un rito o delle vane parole, ma se celebro la mia comunione con il Signore come posso non essere in comunione con i fratelli? Se prego Dio, mio Padre, prego anche il Padre del fratello con cui ho litigato. I sacramenti e particolarmente la Messa sono allora davvero il punto di partenza e di arrivo della nostra vita. Di lì parte la motivazione di comunione con i fratelli e lì arriva il cammino faticoso del nostro vivere con loro.

 

 

LUNEDI’ 12 FEBBRAIO 1996

"Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove". (Gc. 1,2)

Una volta avevamo il buon senso di capire che la disperazione periodica è normale, che i litigi tra coniugi e genitori e figli sono inevitabili, che nessuno è fatto per vivere in perfetta felicità. Avevamo persino il buon senso di capire che chiunque era sempre felice doveva essere pazzo... Un indizio di buona salute è appunto la capacità di essere infelici senz’ansia, senza bisogno di scusarsi o di difendersi. Un tempo la parola "divertente" era riservata ai bambini, I grandi non si divertivano, si limitavano a godere di qualche cosa. Oggi, nella nostra smania di essere felici, non soltanto ci comportiamo da bambini invece che da adulti, ma, a poco a poco, anche gli scopi della nostra vita cambiano... "Rilassati" ha preso il posto di "tenta". "Spendi" quello di "risparmia". "Sii felice" ha preso il posto di "concludi qualcosa".

 

 

MARTEDI’ 13 FEBBRAIO 1996

"Beato l’uomo che sopporta la prova". (Gc. 1,12)

Ci aiuta oggi la riflessione di un attore: Nino Manfredi.

Tutto sommato, la malattia mi ha arricchito: rendendo più acuta la mia sensibilità, affinando le mie percezioni e accrescendo le mie capacità espressive. Del resto non sono il primo a scoprire che, dalle esperienze dolorose, nascono i frutti migliori. Dal benessere invece nascono pochi frutti, non di rado insipidi e persino guasti. Nella malattia la vita acquista un valore più intenso, e assapori fino in fondo quello che stai per perdere o che, comunque, si allontana da te. In sanatorio, pochi mesi o anche un solo giorno di vita, possono avere più significato di settant‘anni vissuti svogliatamente, con la scontentezza di chi non sa apprezzare un bene prezioso. Ci pensai un giorno quando, mentre lavoravo al traforo, dalla finestra aperta entrò una farfalla. Deposi la seghetta per seguire il suo volo leggero e silenzioso, finché andò a posarsi sulla parete bianca. Era una festa di colori: turchese, giallo, avana, e apriva e chiudeva le ali come per esibire la sua bellezza. "Quanto può vivere una farfalla?", mi domandai. Una stagione, forse. Eppure in quel breve arco di tempo regala al mondo i suoi colori compiendo la missione che la natura le ha affidato. I nostri giorni, infatti, sarebbero più poveri senza queste festose creature dalla vita breve. Oggi si parla molto della possibilità di allungare la vita umana fino a centocinquant’anni. Intendiamoci, non che l’idea mi dispiaccia, ma penso che la durata conti poco, senza la qualità.

 

 

MERCOLEDI’ 14 FEBBRAIO 1996

Quegli, alzando gli occhi, disse: "Vedo gli uomini come degli alberi che camminano". (Mc. 8,24)

Ci aspetteremmo, in una pia lettura di questo brano, che la prima cosa che il cieco guarito dovrebbe vedere, fosse il volto di Gesù, di colui che lo ha guarito. Invece, comincia a vedere gli uomini anche se in forma ancora non ben definita. Vederci, nella fede cristiana, significa, prima di tutto, cominciare a vedere gli uomini, i fratelli. Non basta pensare che la fede sia qualcosa che ci fa vedere Dio. "Come posso dire di amare Dio che non vedo se non amo il fratello che vedo?". La logica dell’amore di Dio è l’incarnazione. Gesù si è fatto uomo, Gesù si rende visibile negli uomini, Gesù lo incontri principalmente nei fratelli anche se li vedi ancora in modo indefinito, anche se ti risulta difficile riconoscerlo nel volto dello straniero o del sieropositivo o anche solo del tuo familiare che la pensa così differentemente da te.

 

 

GIOVEDI’ 15 FEBBRAIO 1996

"Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". (Mc. 8,33)

Pietro non si è sbagliato circa l’identità di Gesù, lo ha riconosciuto come Cristo ma si è sbagliato sul modo di intendere la sua missione. L’errore di fondo non riguarda la gloria, ma la strada per arrivarci. Pietro non è cieco perché non vede la luce, ma perché è incapace di sopportare il buio. Anche per noi non basta che i fini siano belli, pii, che le intenzioni siano buone, lodevoli. Bisogna che i mezzi impiegati siano quelli adottati da Cristo. Non basta che le battaglie siano giuste, bisogna combatterle con i mezzi poveri scelti da Gesù: debolezza, umiliazione, sofferenza, sconfitta... occorre in parole povere seguire la stessa strada per la quale Lui è passato: la passione. Quando si scavalca la croce, anche se ci imbattiamo nello splendore abbagliante del successo, non illudiamoci: quella non è la gloria di Dio, ma il ghigno dell’avversario.

 

 

VENERDI’ 16 FEBBRAIO 1996

"Chi si vergognerà di me davanti a questa generazione, il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui". (Mc. 8,38)

"Io non ti rinnegherà mai", aveva promesso Pietro, e certamente mentre lo diceva era convinto di fare così, ma nel momento in cui "è buio", in cui si comincia a sentire odore di croce, bastano le chiacchiere di una serva a mandarlo in crisi e a fargli spergiurare di non conoscere Gesù. Signore, io non ti giuro che non ti rinnegherà mai. Conosco troppo bene, per esperienza, la mia debolezza, i momenti di entusiasmo e quelli di ripiegamento su me stesso, le vigliaccherie per "defilarmi" da certe situazioni che richiederebbero il coraggio della testimonianza. Al mattino ti dico che "ti amo con tutto il cuore", ed è vero in quanto a desiderio e a volontà di impegno ma se tu non mi dai la tua grazia, so che le paure e gli egoismi hanno il sopravvento in me. E fa’ che, anche se la mia debolezza mi portasse a non essere un buon testimone, ci siano sempre anche per me, come per Pietro, le parole che mi danno il tuo perdono e il tuo incoraggiamento.

 

 

SABATO 17 FEBBRAIO 1996

Disse Pietro: "Facciamo tre tende". (Mc. 9,4)

E’ curioso come l’uomo si preoccupi sempre di costruire una casa a Dio, che, invece, è sceso sulla terra proprio per abitare nella casa dell’uomo. La progettazione della tenda, forse, risponde al desiderio inconscio di tenere Dio in luoghi ben definiti. Troppi cristiani preferiscono andare a trovare Dio nella sua casa, piuttosto che farsi trovare da Lui nella propria abitazione miserabile. Preferiscono rimanere in ginocchio per un certo tempo, e poi, una volta alzati, fare la propria strada senza correre il. rischio di trovarselo accanto tutti i momenti. Invece la logica dell’incarnazione è quella di un Dio che vuole stare con noi, che si serve addirittura di noi per continuare a venire a portare la sua proposta di amore per gli uomini.

 

 

DOMENICA 18 FEBBRAIO 1996 – 7^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A

"Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente, ma io vi dico di non opporvi al malvagio. Anzi, se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra. E a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello...". (Mt. 5,38 - 40)

Sì, facciamoci pure spiegare dagli esegeti che è il loro mestiere, il significato e la portata della legge del taglione, la normativa sui pegni, la prassi della precettazione o requisizione da parte degli occupanti romani in Palestina, il concetto di prossimo e di nemico nell’Antico Testamento, l’insulto rappresentato dal manrovescio... Ma poi, mettiamoci a faccia e cuore scoperti, senza difese, dinanzi a queste frasi del Vangelo. Devo rendermi conto che è compito mio sgombrare il cuore dalla collera, dall’odio, dal risentimento, dal livore, dalla grettezza, dall’istinto polemico. Sono io che devo rinfoderare gli artigli, deporre la mentalità forcaiola. Sono io che devo perdonare, donare senza calcoli, amare i nemici, pregare per i persecutori, desiderare per i malvagi tutto il bene possibile, salutare coloro che mi mostrano un volto feroce o girano la faccia dall’altra parte, incontrare quelli che vorrei scansare, beneficare chi non se lo merita o mi ha procurato parecchi guai, voler bene a quelli che non amano nessuno e che nessuno ama. Insomma, dopo la spiegazione, tutto resta da... fare.

 

 

LUNEDI’ 19 FEBBRAIO 1996

"Fino a quando sarò costretto a sopportarvi?". (Mc. 9,19)

Gesù si lamenta della incomprensione, dell’ostilità, dei rifiuti di troppa gente, ma ci sono anch’io come causa di quella stanchezza. Anch’io faccio parte della generazione incredula. E’ facile riconoscersi nello sfogo di Gesù. Quante volte siamo stati attanagliati dalla sfiducia, ci siamo ritrovati come svuotati da un senso di inutilità. E abbiamo concluso che non valeva la pena continuare, non era il caso di insistere, meglio lasciar perdere, per quello che si otteneva... Soltanto che Gesù, quando è stanco, riprende a lottare... Mentre noi, tante volte, ci sentiamo stanchi per la paura di dover affrontare la lotta. Dobbiamo imparare anche questa lezione da Gesù che, stanco degli uomini, fino a non poterne più, ricomincia a lavorare per renderli diversi.

 

 

MARTEDI’ 20 FEBBRAIO 1996

"Resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi. Avvicinatevi a Dio ed Egli si avvicinerà a voi". (Gc. 4,7)

Quante volte diciamo a Dio: "Non ci indurre in tentazione"! Ma alla preghiera, affinché Dio ci protegga, ci difenda, aggiungiamo anche la vigilanza e il fuggire le occasioni di male? Certo, il male, il peccato non lo vogliamo, ma quante volte lasciamo la porta socchiusa e poi esso si insinua ed entra in noi. Quante persone che si sentono oppresse, invasate dal male hanno cominciato dicendo: "Che male c’è provare a chiedere ad un mago se può aiutarmi per il mio futuro?". Quanti avari, gretti di cuore hanno cominciato dicendo: "Un po’ di soldi mi possono servire solo per darmi serenità". Quante volte stiamo in guardia dai piccoli giudizi, dalle parole avventate, dalla curiosità? Se chiudi la porta e la spranghi per bene con la fiducia in Dio, con la preghiera, il male si scornerà contro di essa e man mano si allontanerà anche perché non può sopportare la presenza di Dio.

 

 

MERCOLEDI’ 21 FEBBRAIO 1996 – "LE CENERI"

"Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché Egli è misericordioso e benigno". (Gl. 2,13)

E’ proprio vero che i gesti, per essere significativi ed efficaci hanno bisogno di comprensione e di cuore. Mi diceva una persona non abituata a frequentare la Chiesa: "Sono entrato in chiesa un mercoledì delle Ceneri e non ho potuto far a meno di ridere vedendo tutte quelle teste macchiate di cenere. C’era poi un prete che sembrava quasi divertirsi: quando arrivavano quelle signore tutte imbellettate, quelle che a lavarle la faccia perdono subito un chilo, lui prendeva un bel pizzico di cenere e mentre faceva il segno di croce ne lasciava cadere abbondantemente sul volto e sulle pellicce... Quelle, poi, tornando al banco se la sbattevano via: sembrano quelle oche che quando escono dall’acqua sì sbattono per bene per mandar via l’acqua". Se questo giudizio può essere grossolano, tuttavia ci invita alla serietà in questo primo giorno di Quaresima. Non basta un p’ di cenere sulla testa, qualche digiuno ben calibrato, qualche preghiera bofonchiata in più, occorre un cuore deciso a convertirsi, una volontà decisa, occorre sapere di essere amati, sapere che Dio ci tiene più di noi a donarci il suo perdono.

 

 

GIOVEDI’ 22 FEBBRAIO 1996

"Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà". (Mt. 16,24)

Dunque, il cristianesimo è sofferenza? L’umiltà è non valutarsi? Il cristiano è uno che non deve realizzare se stesso? No. Gesù non mi proibisce di realizzarmi, non vieta di affermarmi. Soltanto che la realizzazione passa attraverso il rinnegamento, l’affermazione attraverso la negazione di me stesso. Devo avere una personalità, certo. Ma è quella che ricevo da Lui, in Lui. Devo vivere in pienezza, senza dubbio. Ma, prima, devo morire al vuoto. Gesù non mi impedisce affatto di farmi strada. Soltanto che la strada devo farmela con la croce, non con altri mezzi. E la croce non devo andarmela a cercare, essa è già pronta e commisurata per le nostre spalle.

 

 

VENERDI’ 23 FEBBRAIO 1996

"Vero digiuno è sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo". (Is. 58,6)

Non sarà ora di smetterla con certe ipocrisie: noi che in questo tempo calibriamo se mangiare pesce al posto della carne sia digiuno, quando nel mondo un uomo su tre fa digiuno davvero perché non ha il sufficiente per la propria nutrizione? Il rinunciare a qualche cibo o a qualche altra cosa fa forse contento Dio o lo fa diventare più grande di quello che è? Se rinuncio a qualche sigaretta non faccio un sacrificio "per Dio" ma al massimo faccio un bene alla mia salute e se trasformo il mio superfluo in aiuto concreto per qualcuno che ha fame, condivido e restituisco solo quanto Dio aveva disposto servisse a tutti.

Il vero digiuno, allora, non e rinunciare a.... ma e ritrovare il proprio volto di figli di Dio, è lasciare che il cuore riposi unicamente su chi è la nostra vera speranza, è riscoprire nella solidarietà concreta il volto dei fratelli, è lasciare che il Regno di Dio fondato su Gesù venga, cresca, si realizzi per noi e per tutti.

 

 

SABATO 24 FEBBRAIO 1996

I farisei e gli scribi mormoravano:

"Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?". (Lc. 5,30)

Basta aprire una qualunque rivista missionaria per scoprire quale siano le preferenze della parte "buona" della Chiesa: poveri, emarginati, barboni, malati, diseredati, peccatori... C’è da scandalizzarsi come succedeva ai farisei al tempo di Gesù? "Come mai tante energie, tanti soldi per quella gente che intanto è destinata alla povertà e al male?" "Lei dà una mano ai barboni, ai drogati, ai malati di AIDS, mi diceva un signore, ma quanti di questi ha portato in Chiesa?" Sembra una fatica inutile! Gesù non ha paura di andare a mangiare con pubblici peccatori, a frequentare Zeloti (= rivoluzionari), prostitute, adultere... morirà in mezzo a due ladri e l’unico vero frutto della sua morte sarà proprio uno di essi. Gesù predilige questa gente non per il male che hanno commesso ma perché spera in loro. Pensa: nonostante i tuoi no, Gesù spera perfino ancora in te!

 

 

DOMENICA 25 FEBBRAIO 1996 – 1^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO A

"In quel tempo Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo". (Mt. 4,1)

Non bisogna essere ossessionati dal diavolo, ma neppure ignorano. Si deve credere in Dio, più che nel demonio ma non devo anche sottovalutarne il potere e l’astuzia. E’ inutile farsi illusioni: nel deserto trovi anche il demonio; nella preghiera trovi anche il demonio; nel servizio a Dio trovi anche il demonio. Ossia, tutte le volte che cerchi veramente Dio, ti imbatti necessariamente nel suo "concorrente". Se, lungo il corso di un cammino, non incontri l’Avversario, non trovi la tentazione, c e da dubitare che quella strada conduca a Dio. Ma il modo più sicuro per respingere le tentazioni del demonio, consiste nel lasciarsi tentare da Dio, nel lasciarsi sedurre da Lui. Satana non ha alcun potere su di me se mi lascio totalmente afferrare da Dio. Per non ascoltare altre voci, occorre fare in modo che risuoni forte in me la voce di Dio.

 

 

LUNEDI’ 26 FEBBRAIO 1996

"Siate santi perché io, il Signore, Dio vostro, sono Santo". (Lv. 19,2)

Spesso noi guardiamo ai comandamenti di Dio e alle leggi di Gesù, come ad una serie di pesanti imposizioni e allora tutto diventa difficile. La motivazione che oggi ci dà il Libro del Levitico, è un’altra: non si tratta di osservare delle leggi di un Dio padrone, si tratta di far risplendere, nella nostra vita, la santità del Padre! Non si tratta di non rubare, di non uccidere, di mantenersi puri, di essere giusti, perché qualcuno ce lo ha imposto o per la paura di un’eventuale punizione; si tratta di entrare invece nel cuore di Dio, nella sua equità, nella sua misericordia, nella sua giustizia, nel suo amore, nella sua santità, per non violarla, non nasconderla ma farla brillare. Se siamo davvero figli di Dio, se siamo stati creati a sua immagine e somiglianza, perché lasciare che il male deturpi il volto della sua santità che è in noi?

 

 

MARTEDI’ 27 FEBBRAIO 1996

"Voi dunque pregate così: Padre nostro..". (Mt. 6,9)

Noi, abituati a tirar giù tanti "Padri nostri", proviamo qualche volta a fermarci su qualcuna delle parole che diciamo. "Padre nostro": Dio non è un Dio lontano, è mio Padre, è il Padre di Gesù mio fratello. E’ il Padre buono e misericordioso che mi cerca non per punirmi ma per amarmi, perdonarmi. E’ il Padre che gioisce nel riflettere il suo sguardo in me, suo figlio. E’ colui che per me vuole un avvenire di bene. E’ il Padre di tutti. in Lui ogni uomo è mio fratello. E’ un Padre talmente tenero che ha voluto mettermi vicino una Madre, quella di Gesù. E’ un Padre Provvidente che pensa agli uccelli del cielo e ai fiori del campo e quindi figurarsi se non pensa a me... E’ mio Padre!

 

 

MERCOLEDI’ 28 FEBBRAIO 1996

"Questa generazione è una generazione che cerca un segno". (Lc. 11,29)

Anche la nostra generazione cerca segni. Da chi cerca il segno della scienza come liberazione e affrancamento totale dell’uomo da ogni schiavitù, a chi si rivolge alla magia, all’esoterismo per confortarsi sull’esistenza dell’aldilà, a chi molto più semplicemente si vende agli oroscopi e agli astri per ottenere piccole e false sicurezze. C’è anche chi dice: "Se Dio c’è, si faccia vedere". Ma ci sono o no segni di Dio? I segni ci sono, bisogna vedere se vogliamo leggerli o se siamo in grado di decifrarli. La natura può parlarci di Dio, il pensiero può parlarci di Dio, gli altri possono parlarci di Dio... Ma soprattutto c’è un segno che ci parla di Dio ed è Gesù con il suo mistero di incarnazione, di passione, morte, risurrezione. E’ il segno della croce di Gesù, la risposta ultima, definitiva di Dio per l’uomo. Chissà, se noi, abituati purtroppo a passare vicino a tante croci umane sappiamo ancora cogliere la salvezza che ci viene dalla croce di Gesù?

 

 

GIOVEDI’ 29 FEBBRAIO 1996

"Il Signore completerà per me l'o pera sua. Signore, la tua bontà dura per sempre: non abbandonare l'opera delle tue mani". ( Sal. 137)

Uno dei capisaldi fondamentali di tutta la Bibbia è la fedeltà di Dio. Nonostante i tanti no degli uomini Dio porta avanti il suo progetto di amore e di salvezza. Noi spesso ci scoraggiamo. Abbiamo cercato di fare il bene, ce l'abbiamo messa tutta in quella iniziativa caritativa, abbiamo cercato tutte le strade per far pace con quel parente che non vuoi sentire parlare di noi.., ed ecco l'insuccesso quando addirittura il bene fatto non viene capito o viene ritorto contro chi lo fa. E allora sorge spontanea la domanda: "Ma vale la pena?" "Il Signore completerà per me la sua opera". Se è veramente bene ciò che hai intrapreso, se è un atto di amore quello che è stato vanificato, stai tranquillo: non andrà perso! Le avversità sembrano averlo distrutto ma Dio lo farà crescere altrove quando e come Lui saprà essere necessario e buono. Da questo dovrebbe nascere una grande serenità in noi: quando ho cercato di fare del mio meglio nel bene, non devo poi preoccuparmi troppo dei risultati. Anche se i miei conti non tornano, nelle mani di Dio la contabilità torna sempre: Lui è perfetto!

     
     
 

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