ALMANACCO 1995
IL TEMPO VA NON LASCIARTELO SFUGGIRE
GENNAIO
Ogni
anno, qualche rappresentante mi regala un’agenda e fa sempre una certa
impressione vedere tutte quelle pagine bianche. Ci si chiede che cosa sarà di
quei giorni, che cosa scriverà la vita per noi su quelle pagine e che cosa
scriveremo noi su quelle pagine. Proviamo a pensarci da cristiani. A ognuna di
quelle pagine bianche sono appese diverse speranze. Le speranze di Dio, prima di
tutto. Ogni giornata che arriva è Dio che ti fa segno... è un dono di Dio, è
segno della speranza di Dio nei tuoi confronti, è un suo messaggio: “Ti
informo che oggi il tuo Dio si fida di te e da te attende qualcosa di buono, di
diverso dal solito. Ma a ciascuna di quelle pagine sta anche legata una speranza
degli uomini su di noi, infatti la nostra vocazione cristiana non costituisce un
fatto individuale, ma è per la “pubblica utilità”. Quindi gli uomini hanno
il diritto di aspettarsi qualcosa da noi. Su ognuna di quelle pagine di diario
si scriveranno nomi, indirizzi, incontri... Ognuno ha il diritto di aspettarsi
da me l’incontro con un uomo, con un cristiano... E allora mi accorgo che
quelle pagine bianche non mi preoccupano più per il mistero che avvolgono ma
diventano il gioioso invito all’avventura cristiana
LA
MELA
Ogni
mattina, il potente e ricchissimo re di Bengodi riceveva l’omaggio dei suoi
sudditi. Aveva conquistato tutto il conquistabile e si annoiava un po’. In
mezzo agli altri, puntuale ogni mattina, arrivava anche un silenzioso
mendicante, che porgeva al re una mela. Poi, sempre in silenzio, si ritirava. Il
re, abituato a ricevere ben altri regali, con un gesto un po’ infastidito,
accettava il dono, ma appena il mendicante voltava le spalle cominciava a
deriderlo, imitato da tutta la corte. Il mendicante non si scoraggiava. Tornava
ogni mattina a consegnare nelle mani del re il suo dono. Il re lo prendeva e lo
deponeva macchinalmente in una cesta posta accanto al trono. La cesta conteneva
tutte le mele portate dal mendicante con gentilezza e pazienza. E ormai
straripava. Un giorno, la scimmia prediletta del re prese uno di quei frutti e
gli diede un morso, poi lo gettò sputacchiando ai piedi del re. il sovrano,
sorpreso, vide apparire nel cuore della mela una perla iridescente. Fece subito
aprire tutti i frutti accumulati nella cesta e trovò all’interno di ogni mela
una perla. Meravigliato, il re fece chiamare lo strano mendicante e lo interrogò.“Ti ho portato questi doni, sire,
rispose l’uomo, per farti comprendere
che la vita ti offre ogni mattina un regalo straordinario, che tu dimentichi e
butti via, perché sei circondato da troppe ricchezze. Questo regalo è il nuovo
giorno che comincia.
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Da domani sarò triste, ma oggi sarò contento: a che serve essere tristi, a che serve? Perché soffia un vento cattivo? Perché dovrei dolermi, oggi, del domani? Forse il domani è buono, forse il domani è chiaro. Forse domani splenderà ancora il sole. E non vi sarà ragione di tristezza. Da domani sarò triste, da domani. Ma oggi, oggi sarò contento; e ad ogni amaro giorno dirò: Da domani, sarò triste. Oggi no.
(Poesia di un ragazzo trovata in un Ghetto nel
1941)
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Perché
arrivi lo stupore, abbiamo bisogno di una pedagogia dei sensi. Bisogno di
assaporare la mora di siepe; bisogno di udire la cicala ed il grillo, il tonfo
delle castagne ed il rumore del mare. Bisogno di toccare la neve e le foglie;
bisogno di sentire la docilità della terra battuta, la sassosità dei lastroni
di pietra; bisogno di odorare le caldarroste...
Se
ti dicono che a credere, sperare ed amare forse non si guadagna nulla, rispondi
che a non farlo si perde sicuramente tutto.
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CUSTODISCIMI
IN QUESTO GIORNO, SIGNORE
Signore,
resta con me in questo giorno e anima le mie azioni, le mie parole e i miei
pensieri.
Custodisci
i miei piedi perché non passeggino oziosi, ma mi portino incontro alle necessità
degli altri. Custodisci le mie mani perché non si allunghino per fare il
male ma sempre per abbraccia-
re
e aiutare. Custodisci la mia bocca perché non dica cose false e vane e non
parli male del prossimo, ma sempre sia pronta ad incoraggiare tutti e benedire
Te, Signore della vita.Custodisci il mio udito perché non perda tempo ad
ascoltare parole vuote e falsità, ma sia sempre pronto ad accogliere il tuo
misterioso messaggio per compiere, anche oggi, la tua volontà.
FEBBRAIO
Non
basta ‘avere’ la vita per considerarsi viventi a pieno titolo, come non
basta “dare” la vita per essere padre o madre. Bisogna “adottare” la
vita. E ciò può avvenire soltanto in uno slancio di amore. La vita è dono. E
questo dono va riconosciuto nello stupore, e celebrato nell’azione di grazie.
Va apprezzato come qualcosa di “unico”. La vita va vista come evento
miracoloso. Non qualcosa di scontato, quasi inevitabile, dovuto. Qualcosa di cui
appropriarsi egoisticamente e sbadatamente. Quando ci si abitua alla vita,
questa si banalizza, diventa insignificante, insulsa. Quando “consumi” la
vita meccanicamente, allora la profani.
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Lo
stesso si può dire della vita. Finché non riesci a vedere la vita come
miracolo, non puoi dire di vivere. Soltanto se un giorno, non indossi la vita
così come indossi gli abiti che la sera prima hai lasciato sulla sedia accanto
ai letto, ma le vai incontro in un atteggiamento di sorpresa, gratitudine,
come dinanzi a un evento prodigioso, mai visto, hai la possibilità di riempire
la tua giornata di cose belle, di non sciupare la vita.
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L’ATTIMO
L’anima
di un uomo si presentò alle porte del Paradiso dove l’Angelo Guardiano la
interrogò: Dimmi, buon uomo, che cosa hai fatto nella tua vita? L’uomo
prese a raccontare tutte le cose che aveva fatto nella sua esistenza, le
attività svolte, le opere compiute, i doveri assolti, fino a che l’Angelo non
lo interruppe soddisfatto. Questo è quello che hai fatto negli anni della tua
vita, ed era cosa buona, ma ora dimmi: cosa facevi in ogni tua giornata? Anche
questa volta, l’uomo ebbe di nuovo molto da dire. Allora l’Angelo lo
interruppe: li tuo giorno era pieno di cose buone, ma dimmi ancora: cosa
facevi in ogni ora della tua vita? Pure questa volta l’uomo ebbe molte cose da
dire. Va bene! - gli disse infine l’Angelo. - Non resta che tu mi dica che
cosa facevi in ogni tuo istante! Ma qui l’uomo ammutolì; ci pensò su, ma non
seppe rispondere. Con rammarico sentì che i suoi anni e i suoi giorni erano
stati pieni, ma gli istanti erano rimasti vuoti.
Nell’ultimo
istante - disse l’Angelo illuminandosi - tu hai compreso! E lo fece passare.
Profonda
riflessione del regista Ermanno Olmi:
“A
pensarci, tutti i nostri gesti sono importanti, tutti vengono conservati nella
grande memoria dell’eternità e finiscono così per avere tutti un valore
infinito nel tempo. Non esistono atti insignificanti, così come non esistono uomini
insignificanti. Falsa è la filosofia che oggi sostiene il contrario e predica
l’inutilità delle cose, l’inutilità degli uomini.
VIENE
SEMPRE UN’ORA AZZURRA
La
vita passa e tra i giorni che verranno deve giungere un’ora azzurra anche per
noi. Vi è chi vive la vita e chi la sciupa. Chi vive per godere e chi per
mangiare. Chi per comandare e chi solo per servire. Chi per amare e chi soltanto
per soffrire. Chi per attendere sempre il domani e chi per morire forse stasera.
Ma vi è chi, convinto di vivere la vita, la ignora invece completamente. Chi la
sfiora appena, non la vede che in superficie e non la sente mai in profondità.
Vi è chi raggiunge la sua sera senza aver vissuto, e chi prima del meriggio ha
già sciupato più di una vita. Non incominciamo la giornata senza una promessa
con noi stessi. Non chiudiamo il giorno senza ascoltare ancora una volta il
nostro cuore. Viene sempre un’ora azzurra per amare e per soffrire. E allora
la vita diventa grande e bella. Viene sempre un’ora illuminata per cantare la
speranza. (Nino Salvaneschi)
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Alimenta
la fede, e i tuoi mali moriranno di fame. (Anonimo)
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Le
radici degli occhi sono nel cuore. (Romano Guardin)
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La
felicità è come gli occhiali: si cercano mentre si hanno sul naso. (Francois
Xavier Droz)
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PREGHIERA
“Liberaci
dalla ricerca dell’eccezionale: facci capire che il santo è povero di orpelli
e anche di ori: passa per strada e nessuno lo conosce. Fa’ che amiamo la
povertà di questo anonimato, che amiamo anche noi passare inosservati,
scomparire all’angolo della strada e che nessuno ci guardi dietro. Dacci di
amare i giorni feriali, in cui non c’è dolce sulla tavola, né vestito di
festa, né l’omelia della domenica, ma il pasto normale, la tuta da lavoro, la
messa “liscia” e non succede nient’altro che la vita: questo accadere
immenso, comprensivo di tutto, che è il precipitare, nel tempo, del tuo vivere
eterno (Adriana Zarr)
MARZO
Mi
capita spesso di incontrare persone che sì sfogano: Sto attraversando un
periodo nero. Mi sento sprofondato, perduto nel buio più fitto. Non trovo uno
sbocco, e nemmeno lo cerco, tanto mi sono convinto ormai che non esiste. E la
strada è sempre in salita. Mi manca il respiro, non ce la faccio più.
Confesso, onestamente, di non tenere in mano la carta geografica, di non
conoscere la via d’uscita. D’altra parte, la notte non è uguale per tutti.
Le tenebre sono assai diverse per ogni individuo. Le situazioni - tipo, e
relative soluzioni, esistono unicamente nei libri scritti da chi le ha vissute
soltanto sulla pelle altrui. Mi limito perciò a suggerire, a bassa voce, per
farmi perdonare la presunzione di fornire consigli, che sarebbe opportuno
aggrapparsi a qualcosa, magari a una esile cordicella. importante è non
rimanere fermi, perché allora si rischia la paralisi o l’assideramento. E,
soprattutto, è indispensabile dare continui strattoni alla piccola fune.Una
preghiera semplice, ripetuta, insistita anche di lamento, di protesta, di
invocazione disperata aiuta a compiere qualche passo.
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Nel
cuore dell’estate, tribù di grilli rompono il silenzio sottile della notte.
Fanno un concerto alle stelle. Ma se si avvicina il rombo di un temporale, se
calano le tenebre, i musici smarriscono il loro entusiasmo. Ben presto un
silenzio minaccioso si stende sulle stoppie e sui prati. Capita, allora, che un
grillo, soltanto un po’ esitante, continui ostinato a cantare. Uno solo. Fino
al momento in cui la pioggia un vero disastro! invade la sua casa
sotterranea. Ma non appena l’uragano si allontana brontolando, si sente di
nuovo il cantore solitario che chiama le stelle. Ben presto i suoi innumerevoli
compagni scioglieranno la paura e afferreranno i loro strumenti. Anche le
giornate hanno i loro momenti cupi. Dopo i mazzi di canti di uccelli che
sbocciano con l’aurora, le ombre più inquietanti possono minacciare da presso
la luce, nello scorrere delle ore.
Tutti meno
la merla grigia, Insiste a pigolare finché dura il pericolo. Un piccolo grido
di allarme e di coraggio. E’ la vita che non si arrende, indomita,
invincibile.
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L’AMULETO
FATATO
Un
sultano radunò a corte i maghi più famosi del suo regno e disse loro: A
volte mi sento triste e oppresso per le contrarietà e le disgrazie della vita.
Altre volte sono agitato ed eccitato oltre misura per i successi e gli eventi
lieti della giornata. Non sono mai in pace. Procuratemi un amuleto che mi
preservi da questi eventi, siano essi gioiosi o mesti. I maghi rifiutarono l’
incarico; soliti ad abbindolare gli sprovveduti con pratiche e sortilegi di ogni
genere, ma non avrebbero mai osato incorrere nelle ire di un sultano con un
amuleto che, alla resa dei conti, non avrebbe sortito alcun effetto. Ma un
saggio maestro sufi si fece avanti e disse al sultano:
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LE FORMICHE
Figlio,
il miglior amico di te stesso sei tu. Ma puoi anche essere il tuo peggiore
nemico. Con questa aggravante: che la tua inimicizia contro di te è fatta di
cento piccoli nemici, che abitano nel tuo cuore. Se ce ne fosse uno solo,
sarebbe agevole spazzarlo via; ma sono tanti, e mentre ne uccidi uno ne sbuca
fuori un altro. Ci vuole molta astuzia nel saperli individuare, molta pazienza,
molta sincerità. E un occhio molto vigile. Perché essi sono come le formiche,
che corrodono le fondamenta della casa senza che il padrone se ne accorga.
(Lettera di un Samurai del XVIII0 secolo a suo figlio)
PREGHIERA
Ti
prego, mio Dio dammi anche oggi tanta fatica, tante preoccupazioni e magari
qualche guaio (non grosso per favore). Ma liberami dalla noia. E’ come un
animale viscido e nero, con mille braccia che paralizzano la volontà e il gusto
di vivere.
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Non
darmi, mio Dio, la ricchezza e la gloria: non mi interessano. Dammi qualunque
cosa che mi impedisca di annoiarmi! (Vittorio Ruttafava)
APRILE
Ogni
momento della tua giornata è un nuovo arrivo. E ogni nuovo arrivo deve essere
accolto, salutato, accettato. li tempo va celebrato. Occorre essere presenti.
Tenersi pronti. Non lasciarsi prendere alla sprovvista. Bada che il tempo è
puntuale. Ma ha fretta. Non può aspettare. Non può aspettarti. Peggio per te
se sei distratto o impreparato. Il più grande rischio della tua giornata è
quello di essere assente, mentre il tempo è presente. Hai l’ospite in casa, e
tu stai fuori. Lui è venuto, esatto, all’appuntamento. E tu non ti accorgi di
nulla. Ti comporti sbadatamente. Continui a rimanere “fuori”. Fuori da te
stesso. Fuori dalla consapevolezza.
Il
tempo è lì, disponibile, pronto all’impiego. E tu, troppo spesso,
“manchi” al tempo, lo lasci inutilizzato. Le espressioni di uso corrente
“perdere tempo”, “sprecare il tempo”, “far passare il tempo”... si
possono ricondurre a una unica realtà: essere assenti mentre il tempo è
presente. E poi c’è quell’espressione idiota: “ammazzare il tempo”. Il
peggiore insulto. Quasi a dire all’ospite: non mi servi, non so che farmene di
te, mi infastidisci, mi sbarazzo di te.Tieni presente che ogni momento e
unico”. Ogni momento rappresenta un’occasione “unica”, che non si
ripeterà più. Approfitta delle infinite possibilità che ti offre ogni singolo
istante. Non è addizionando i singoli momenti pieni... a metà, che puoi
illuderti di ottenere una somma passabile. Ogni momento va vissuto in pienezza.
Ciascun istante deve costituire un “totale” soddisfacente.
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I
due fratelli Argon e Kapton erano due gemelli. Erano stati armati cavalieri
nello stesso giorno, ma avevano due personalità completamente differenti:
Argon era forte e valoroso, un perfetto guerriero; Kapton, invece, era timido e
pauroso, amava di più la poesia e il canto che l’avventura. Un giorno
comparve dinanzi a loro l’Angelo della Coscienza che disse: — E’ venuto il
momento che io vi metta alla prova! Dovrete attraversare da soli la Foresta
Tenebrosa portando con voi soltanto il vostro pugnale e il vostro cavallo.
Dopo tre giorni ci ritroveremo alla Radura della Sorgente. Detto questo svanì.
I due si prepararono, si salutarono e partirono ciascuno per la sua strada,
inghiottiti dalla foresta. I giorni della prova trascorsero e, all’alba del
terzo giorno, l’Angelo che attendeva i due fratelli alla radura vide
sopraggiungere Argon, dritto e fiero in groppa al suo possente destriero. Che
cosa hai dunque fatto durante questi giorni? —gli chiese l’Angelo della
Coscienza. Argon si dilungò a narrare con compiacimento le sue imprese contro
draghi e giganti e decantare il suo coraggio nell’attraversare orridi abissi
e salvare donzelle in pericolo. Parlò così a lungo che era ancora intento a
descrivere la sua avventura quando, a tarda sera, sopraggiunse a cavallo
l’altro fratello, stravolto e sfinito. E tu, Kapton, che cosa hai fatto in
questi tre giorni? gli domandò l’Angelo.
Con
un sospiro Kapton confessò il terrore che aveva accompagnato il suo animo
pauroso, consigliandogli di desistere e di tornare indietro ad ogni passo. Ad
ogni scricchiolio aveva sobbalzato e ad ogni soffio del vento aveva tremato.
Non sapeva neanche lui come fosse sopravvissuto al freddo, al buio e alla
terribile solitudine di quei luoghi selvaggi. Mentre ascoltava quelle parole
Argon provava pietà per Kapton e pensava tra sé: Povero fratello! Non avrei
dovuto lasciarlo partire! Solo io potevo superare la prova perché sono
coraggioso e forte.
Ma
l’Angelo della Coscienza guardò con dolcezza Kapton e lo abbracciò con la
sua luce.
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Beato
colui che ha troppo da fare per preoccuparsi di giorno, e troppo sonno per
preoccuparsi di notte. (L. A.)
PREGHIERA
Signore,
liberami dal muso lungo. Tu non sei lagnoso. Tu non sei noioso. Tu non sei
piagnoso. Oh, Signore, fa’ che, una buona volta, mostri chi sei: Tu sei la
Festa! Ed allora, anche se mi hai fatto spilungone, fa’ che non senta il
magone; anche se mi hai fatto damigiana, fa’ che scacci via ogni lagna!
insomma, Signore, conservami il buon umore. Così, un giorno (il più lontano
possibile, per favore!) ti sentirà dire: “Ero malinconico, ma tu mi hai
rallegrato con il tuo sorriso: entra nella eterna gioia del mio paradiso”.
Amen.
MAGGIO
“La
vita è come il pane: con il trascorrere del tempo diventa più dura, ma
quanto meno ne resta, tanto più la si apprezza” (I.
Montanelli).
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E
anche quando il panorama che si presenta davanti ai nostri occhi risulta
piuttosto squallido, in esso non manca mai almeno un elemento, una scheggia di
bellezza, sia pure avvolta in una crosta grigia, che giustifichi un
apprezzamento. Sentenza rabbinica: “L’uomo dovrà rendere conto di tutto ciò
che i suoi occhi hanno visto e di cui egli non ha goduto”. Mi confidava una
donna, confinata in un ricovero: “La vita mi ha sempre presentato dei conti
salati da pagare. Mi ha costretto ad inghiottire tanti bocconi amari. Anche qui
sto vivendo l’esperienza dolorosa dell’ingratitudine dei figli. Per loro
sono già scesa nella bara della dimenticanza... Nonostante tutto ciò, ho
sempre amato la vita e continuo ad amarla. E ogni giorno ringrazio il Signore
per questo regalo in cui non mancano le spine. Mi sono punta tante volte le
dita... e anche il cuore, fino a gridare. Ancor oggi mi pungo. Eppure cerco
sempre di sorridere alla vita. Le faccio un sorriso di riconoscenza... Si dice
comunemente che la vita sorride ai giovani. Ebbene, io che sono vecchia,
sorrido alla vita, anche se lei qualche volta si dimentica di sorridermi”.
Quando mancano i denti, non si riesce più a mangiare il pane secco. Ma si può
sempre sorridere, magari di nascosto, col cuore. il sorriso, in certe
circostanze, può essere l’estrema risorsa per rischiarare un poco il buio
che ci minaccia.
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Il
pessimista si lamenta del vento; l’ottimista si aspetta che cambi; il realista
orienta le vele.
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“Fate
bene il bene”, amava ripetere il beato Giuseppe Allamano, fondatore dei
missionari della Consolata.
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Madre
Teresa di Calcutta dice alle sue suore: “Non voglio che facciate miracoli con
sgarbo, preferisco che facciate sbagli con gentilezza”.
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Perché
simili, ripetuti consigli? Perché “la cortesia è un ramo della carità”. (Papa
Giovanni XXIII)
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Se
le formiche potessero fare una classifica degli animali buoni e cattivi,
metterebbero dalla parte degli animali del tutto inoffensivi e gentili, il
leone, la tigre, il lupo, il boa; e dall’altra le bestie note per la loro
ferocia: il pollo,l’oca, l’anatra... Ognuno vede, ognuno giudica dal suo
punto di vista. Vedere le cose in positivo, parlare in positivo, è sempre molto
meglio che vedere e parlare in negativo.
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E’
molto più intelligente, ad esempio, dire al bambino al quale si insegna ad
andare in bicicletta: “Guarda avanti!”, che: “Attento a non cadere!”.
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Esistono
tre categorie di persone: quelle che fanno accadere le cose, quelle che guardano
accadere le cose, quelle che non hanno mai capito cosa stesse accadendo.
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Martina
aveva solo un vecchio televisore in bianco e nero. Si metteva lì buona buona
sulla sua seggiolina e guardava i cartoni animati sul piccolo schermo grigio.
Talvolta la mamma si affacciava, guardava Martina e si dispiaceva che la
piccola dovesse seguire i programmi ad immagini scialbe e sbiadite. Tutte le
amiche di Martina hanno il televisore a colori! — sospirava la mamma.
Mettiamo nel conto dei nostri risparmi anche questa spesa per lei e facciamole
una sorpresa! diceva. Il papà annuiva e, alla fine, a forza di annuire, riuscì
a racimolare la somma necessaria. Così, un giorno, Martina ricevette in
regalo un bel televisore nuovo. La bimba lo accese. E’ proprio a colori!
la rassicurò subito la mamma. Ma la piccina restò un attimo sorpresa a quelle
parole; poi esclamò con tutto candore: Veramente io la vedevo a colori
anche prima! (Elena Bono)
L’ILLUSIONE
Tu
credi di essere infelice perché non hai questo, ti manca quest’altro, oppure
perché sei ammalato,abbandonato, senza lavoro, senza amici. in realtà, ho
conosciuto ricchi disperati, sapienti amareggiati, potenti nevrotici. E, per contro, morenti sereni, reclusi pacificati, poveri felici. E anche tu, ci
scommetto. Come la mettiamo dunque? Quando ti deciderai a capire che la felicità
non può venire dall’esterno ma nasce di dentro? Quando la smetterai di
illuderti che essere felici è un diritto, senza far nulla per seminare nel tuo
cuore il tuo dovere di felicità?
PREGHIERA
DELLA FAMIGLIA
Vogliamo
costruire una casa con Te, Signore
GIUGNO
Oggi
l’uomo è ingolfato dalle cose. Cose, cose, sempre più cose. Il guaio è che
le cose non sono innocue: creano mentalità, fanno, addirittura, una
“filosofia”, una “filosofia” che, per intenderci, chiameremo “cosismo”.
SETACCIARE
L 'ACQUA?
C’era
una volta un ragazzo che voleva un dado; quando ebbe un dado, non desiderava che
una palla; avuta la palla,
Fulton Sheen
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Un
riccone arrivò in Paradiso. Per prima cosa fece un giro per il mercato e con
sorpresa vide che le merci erano vendute a prezzi molto bassi. Immediatamente
mise mano al portafoglio e cominciò a ordinare le cose più belle che vedeva.
Al momento di pagare porse all’angelo, che faceva da commesso, una manciata
di banconote di grosso taglio. L’angelo sorrise e disse: “Mi dispiace, ma
questo denaro non ha alcun valore”. “Come?”, si stupì il riccone. “Qui
vale soltanto il denaro che sulla terra è stato donato”, rispose
l’angelo. Oggi, non dimenticare il tuo capitale per il Paradiso.
IL
GRANDE ALBERO
Lao
Tzeu stava compiendo un pellegrinaggio con i suoi discepoli. Giunsero in una
foresta dove centinaia di boscaioli stavano tagliando gli alberi. L’intera
foresta era stata quasi rasa al suolo, ad eccezione di un enorme albero che
aveva migliaia di rami carichi di larghe foglie. Quell’albero secolare era così
grande che diecimila persone avrebbero potuto sedersi sotto la sua fresca ombra.
Lao Tzeu mandò i suoi discepoli a chiedere ai boscaioli perché quell’albero
non era stato abbattuto. I taglialegna risposero: Quel pachiderma di rami e
foglie è assolutamente inutile. Non ci si può fare nulla, perché i suoi rami
sono troppo nodosi, non ce n’è neppure uno diritto. Né li si può
usare per fare legna da ardere, perché farebbero solo fumo. E’ un albero
assolutamente inutile; per questo non lo abbiamo tagliato. I discepoli
tornarono da Lao Tzeu a riferirgli la risposta. Il maestro rise e disse:
Siate come quest’albero. Se sarete utili, verrete tagliati e diverrete
mobilio nella casa di qualcuno. Siate come questo albero, assolutamente
inutili... allora crescerete, grandi e maestosi, e migliaia di persone
troveranno ombra sotto di voi. Non è importante ciò che fate per gli altri, ma
ciò che siete per loro Tradizione cinese
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“Non
conosciamo mai la nostra altezza finché non siamo chiamati ad alzarci. E se
siamo fedeli al nostro compito, arriva al cielo la nostra statura” (Dicknson,
poetessa).
PREGHIERA
La
preghiera dei “come”
Fammi
tenero come la leccata della capra madre, verticale come il canto del gallo,
delicato come il guscio d’uovo. Fammi diritto come la palma, esatto come la
luna, benigno come ombra d’albero. Fammi libero come l’aria, compiuto come
tela di ragno, vergine come miele. Fammi profondo come il cielo, profumato
come fragola di prato, pietoso come pioggia sul deserto.Fammi pulito come
l’inverno, colorito come la primavera, ardente come l’estate, mansueto come
l’autunno. Fammi immenso come la Tua creazione, pieno di Te come il biscotto
inzuppato di vino.
LUGLIO
Non
c’è arte di vivere che non sia arte di vivere insieme:
insieme
con se stesso e con l’intero universo, con la persona e con le persone
amate, con il primo che incontri uscendo al mattino e con l’umanità tutta.
Perché ogni pensiero che pensi, ogni parola che dici, ogni gesto che compi,
hanno un effetto concreto nel tessere, punto per punto, la stoffa dell‘universo. (P.
G.)
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In
ogni uomo c’è un po’ di tutti gli uomini. (G. C.
Lichtenberg)
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Nessuno è padrone della propria esistenza. Ciascuno di noi per quanto insignificante produce un effetto su qualcun altro, così come un sasso provoca cerchi concentrici se gettato in uno stagno.(PaulLowney)
ASCOLTARE
IL PROSSIMO PER ASCOLTARE DIO
Il
primo servizio che si deve al prossimo è quello di ascoltarlo. Come l’amore
di Dio incomincia con l’ascoltare la sua Parola, così l’inizio dell’amore
per il fratello sta nell’imparare ad ascoltarlo.
TUTTI
POSSIAMO ESSERE UTILI
Se
la nota dicesse: non è una nota che fa la musica, non ci sarebbero le sinfonie;
se la parola dicesse: non è una parola che fa la pagina, non ci sarebbero i
libri; se la pietra dicesse: non è una pietra che fa il muro, non ci sarebbero
le case; se la goccia dicesse: non è una goccia che fa il fiume, non ci sarebbe
il mare; se il chicco dicesse: non è un chicco che forma il campo, non ci
sarebbe il pane; se un uomo dicesse: non è un gesto di amore che può salvare
l’umanità, non ci sarebbero mai né giustizia, né pace, né felicità sulla
terra.
L’OCCHIO
DEL FALEGNAME
C’era
una volta, tanto tempo fa, in un piccolo villaggio, la bottega di un falegname.
Un giorno, durante l’assenza del padrone, tutti i suoi arnesi da lavoro
tennero un gran consiglio. La seduta fu lunga e animata, talvolta anche
veemente. Si trattava di escludere dalla onorata comunità degli utensili un
certo numero di membri. Uno prese la parola: “Dobbiamo espellere nostra
sorella Sega, perché morde e fa scricchiolare i denti. Ha il carattere più
mordace della terra”. Un altro intervenne: “Non possiamo tenere fra noi
nostra sorella Pialla: ha un carattere tagliente e pignolo, da spelacchiare
tutto quello che tocca”. “Fratel Martello — protestò un altro — ha un
caratteraccio pesante e violento. Lo definirei un picchiatore. E’ urtante il
suo modo di ribattere continuamente e dà sui nervi a tutti. Escludiamolo!”.
“E i Chiodi? Si può vivere con gente così pungente? Che se ne vadano! E
anche Lima e Raspa. A vivere con loro è un attrito continuo. E cacciamo anche
Cartavetro, la tua unica ragion d’essere sembra quella di graffiare il
prossimo!”. Così discutevano, sempre più animosamente, gli attrezzi del
falegname. Parlavano tutti insieme. Il martello voleva espellere la lima e la
pialla, questi volevano a loro volta l’espulsione di chiodi e martello e così
via. Alla fine della seduta tutti avevano espulso tutti.
La
riunione fu bruscamente interrotta dall’arrivo del falegname. Tutti gli
utensili tacquero quando lo videro avvicinarsi al bancone di lavoro. L’uomo
prese un asse e lo segò con la Sega mordace. Lo piallò con la Pialla che spela
tutto quello che tocca. Sorella Ascia che ferisce crudelmente, sorella Raspa
dalla lingua scabra, sorella Cartavetro che raschia e graffia, entrarono in
azione subito dopo. li falegname prese poi i fratelli Chiodi dal carattere
pungente e
PER
ESSERE UNA SOLA FAMIGLIA
Padre,
che tanto ci ami, fa’ che formiamo una sola famiglia. Guarda i nostri
genitori, fratelli e amici, coloro che lavorano, che soffrono e tutti gli
uomini. Accogli i nostri morti nella gioia del Paradiso. Concedi a tutti noi di
partecipare alla festa eterna del tuo Regno, con la Vergine Maria e tutti i
Santi. Amen.
AGOSTO
DECALOGO
DELLA GENTILEZZA
1.
Sorridi nella monotonia del dovere quotidiano, per non
2.
Taci quando ti accorgi che qualcuno ha sbagliato, per non umiliarlo
pubblicamente.
3.
Elogia il fratello che ha operato il bene.
4.
Rendi un servizio a chi è sottoposto.
5.
Stringi cordialmente la mano al fratello che è nella tristezza.
6.
Guarda con affetto chi cela un dolore.
7.
Riconosci umilmente il tuo torto, rammaricandoti sinceramente del male fatto.
8.
Saluta affabilmente gli umili, quelli che si sentono abbandonati.
9.
Parla con dolcezza, con lievità inoffensiva, agli impazienti e agli
importuni.
10.
Fa’ in modo che tuo fratello sia sempre contento di te.
A
PIENO CUORE
Spendi
l’amore a piene mani! L’amore è l’unico tesoro che si moltiplica per
divisione: è l’unico dono che aumenta quanto più ne sottrai. E’ l’unica
impresa nella quale più si spende e più si guadagna. Regalalo, buttalo via,
spargilo ai quattro venti, vuotati le tasche, scuoti il cesto, capovolgi il
bicchiere e domani ne avrai più di prima.
PRENDERE
GLI ALTRI PER IL VERSO GIUSTO
Un
giorno, in pieno oceano, una nave da crociera, strapiena di turisti, sta per
affondare. “Gettarsi in mare”, ordina il comandante. “Gettarsi in mare!”;
ma nessuno si muove. Allora il comandante chiama il vice e gli dice: “Cerca di
convincerli tu”. Dopo un po’ il vice ritorna e dice al capo: “Si sono
lanciati tutti in mare”. “Come sei riuscito a convincerli?”. “Con la
psicologia, signor comandante. Ho detto agli inglesi che sarebbe stato un gesto
sportivo e si sono buttati. Ho detto ai francesi che era una cosa chic, ai
tedeschi che era un ordine, agli italiani che era proibito, ai russi che era
rivoluzionario “Ma come hai convinto gli americani?”. “Facilissimo. Ho
detto che erano assicurati!”.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Anche
la sigaretta, anche i fiammiferi vanno presi per il loro verso: perché non gli
uomini?
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Vi è la segnaletica stradale, vi è il codice stradale.... perché non dovrebbe esservi anche la pedagogia stradale? Ebbene, si, questa pedagogia c’è, ed è stata scritta niente meno che duemila anni fa. Basta far parlare un Libro che vale per tutte le stagioni e tutte le occasioni. Ecco la prova: se il Protagonista di quel libro scendesse oggi in un grande parcheggio, direbbe pressapoco cosi: “Fratelli, che state al volante.., avete sentito dire: occhio per occhio, dente per dente, insulto per insulto, precedenza negata per precedenza negata, abbaglianti per
abbaglianti...; ma io vi dico: se qualcuno
non ti dà la precedenza a cui hai diritto, perdonalo e lascialo andare in pace;
se qualcuno ti punta gli abbaglianti addosso, non farlo anche tu nei suoi
confronti; se qualcuno ti insulta, non aspettarlo al primo semaforo per
restituirgli gli insulti con relativi interessi.., perché non solo chi uccide
il fratello sulle strisce o per un sorpasso azzardato è reo di giudizio, ma
anche chi si adira contro di lui, e gli grida dal finestrino scemo o cornuto con
relativi gesti illustrativi... Anzi, a chi ti rifiuta la precedenza, lasciagli
anche il posto al parcheggio; se qualcuno con una macchina meno potente della
tua cerca di sorpassare, rallenta e lascialo andare... Fratelli automobilisti...
avete sentito dire che ogni altro automobilista è vostro nemico, ma io vi dico
di amare i vostri fratelli automobilisti, di amare chi vi sorpassa, chi vi
strombazza dietro, chi vi infastidisce con le sue manovre, perché anche ogni
automobilista è figlio del Padre vostro celeste che ha creato la strada sia
per i buoni che per i cattivi.. .“ (Confrontare con Matteo 5,38 ).
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
“Tutto
ci potrà essere perdonato, ma non ci riusciremo mai a giustificare di fronte a
Dio, a noi stessi e ai nostri fratelli di non aver fatto quello che era
possibile, quel poco che a tutti è possibile per aiutare altri ad essere persone.”
(Abbè Pierre)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Ad
un discepolo che si lamentava continuamente degli altri, il maestro disse: “Se
è la pace che vuoi, cerca di cambiare te stesso, non gli altri. E’ più
facile proteggersi i piedi con delle pantofole che ricoprire di tappeti tutta la
terra”.
PREGHIERA PER NON INVECCHIARE
Signore,
fa’ che io sia del mio tempo, e non della mia età. Che non mi affezioni alle
idee come un avaro al suo gruzzolo.Ma ne controlli, frequentemente, la
validità, e, soprattutto, ne assicuri costantemente la “convertibilità”.
Aiutami a non prendermi troppo sul serio. A sorridere ai miei successi come ai
miei fiaschi. Fammi guardare con simpatia a ciò che fanno gli altri, specialmente
se tentano qualcosa cui io non avevo mai pensato, oppure si avventurano in
territori dove io non mi sono mai arrischiato.Che sappia comprendere più che
giudicare. Apprezzare più che condannare. Incoraggiare più che diffidare.
Fa’ che resista alla tentazione di “raccontarmi”. Fammi capire che è
importante ciò che faccio oggi, non ciò che ho fatto dieci anni fa. E gli
altri hanno diritto di avere da me ciò che sono, non ciò che sono stato.
SETTEMBRE
“Alla
larga dalla saggezza che non piange, dalla filosofia che non ride, dalla
grandezza che non si inchina davanti ai bambini” (K. Gibran).
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
“Soltanto la potenza che abbraccia può essere guida” (Martin Buber);
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
“solo
chi ama ha il diritto di castigare” (Tagore).
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Due
affermazioni che sono un condensato di sapienza pedagogica. Solo chi abbraccia,
solo chi ama può essere guida sempre: anche quando sgrida, anche quando fa
lacrimare. Un uomo veramente ricco è quello i cui figli gli corrono tra le
braccia quando ha le mani vuote. (Detto nepalese)
AUGURIO
DI UN PADRE AL FIGLIO
Se
saprai conservare la testa, quando intorno a te tutti perderanno la loro e te ne
incolperanno; se crederai in te stesso quanto tutti ne dubiteranno, ma saprai
comprendere il loro dubbio; se saprai aspettare senza stancarti di attendere,
o essere calunniato senza calunniare a tua volta, o essere odiato senza dar
sfogo al rancore, e non apparire troppo bello, né parlar troppo saggio; se
saprai sognare ma non rendere i tuoi sogni padroni; se saprai pensare e non fare
dei pensieri il tuo fine; se saprai incontrare il Trionfo e il Disastro e
trattare questi due impostori allo stesso modo; se saprai sopportare di
sentire ciò che hai detto di giusto falsato dai ribaldi per farne trappole ai
creduli, o vedere le cose per cui hai dato la vita, spezzate, e curvarti, per
ricostruirle con utensili già logori; se saprai fare un mucchio di tutte le tue
vincite e rischiarle in un giro di testa o croce, e perdere, e ricominciare
daccapo, e non fiatare verbo sulle tue perdite; se saprai forzare il tuo cuore e
i nervi e i tendini per sostenere il tuo volere, anche quando sono consumati, e
così resistere quando non c’è più nulla in te tranne la volontà che dice
loro: “reggete!”; se saprai parlare con le folle e mantenere le tue virtù,
o passeggiare coi Re senza perdere la semplicità; se non nemici né amici
avranno il potere di offenderti, se tutti per te conteranno, ma nessuno conterà
troppo; se saprai riempire il minuto che non perdona coprendo una distanza che
valga i sessanta secondi, allora tuo sarà il mondo con tutto ciò che contiene,
e ciò che conta sarai un uomo (RudyardKìpling)
LO
SCRIGNO
Un
nonno, in punto di morte, affidò al nipote uno scrigno dicendogli che conteneva
una cosa molto preziosa. Gli raccomandò di metterlo in un luogo sicuro e di
non aprirlo fino a che non avesse compiuto la maggiore età. li ragazzo promise
e ripose il dono in un posto segreto ricavato in una nicchia del muro in
attesa che arrivasse la data fatidica. E più passavano i giorni, più diventava
impaziente di scoprire che cosa vi fosse custodito dentro. Parecchie volte si
era avvicinato alla parete per aprire il piccolo scrigno ed altrettante volte
si era allontanato riuscendo a superare quell’attimo di debolezza. Un giorno
però la curiosità ebbe il sopravvento e di soppiatto, come un ladro, il
giovane estrasse il forziere e, sollevatone il coperchio, scoprì, con sua
grande delusione, che era vuoto. Ma come? Il nonno morendo si era divertito a
fargli uno scherzo? O qualcuno, scoperto il nascondiglio, gli aveva trafugato il
tesoro? Il ragazzo non si dava pace. Poi decise di guardar meglio.
(Silvia
Guglielminetti)
PREGHIERA
DEI GENITORI PER I FIGLI
Padre
della vita, benedici e custodisci i nostri figli che Tu stesso ci hai dato. Tu
li ami con amore più grande e più puro del nostro. Tu hai per loro parole
silenziose e forze soavi a noi sconosciute; Tu sei con loro in ogni momento e
ne scruti la mente e il cuore. A Te li affidiamo. Sii per essi la via, la verità
e la vita; fa’ che non si allontanino dalla vera fede e non siano corrotti dal
male. Dona loro la salute del corpo e la forza dello spirito perché compiano
fedelmente la loro missione nella vita. Chiamali ad essere operai fedeli nel tuo
Regno. Amen.
PER
L’AVVENIRE DEL FIGLIO
O
Signore, è arrivato per nostro figlio il momento delle scelte fondamentali e
impegnative, piene di responsabilità per il futuro: la scelta dello stato di
vita, della professione. Guidalo con la luce del tuo Spirito, perché possa conoscere
la vocazione alla quale Tu lo chiami, e possa orientare tutta la sua vita alla
donazione e non all'egoismo. Concedi a noi di poterlo aiutare.
OTTOBRE
Quando
ti sentirai leggero come l’aria, trasparente come lo sguardo di un bimbo,
pacificato come il mare di primo mattino, non stupirti. Stai raccogliendo i
frutti di aspre battaglie con te stesso, stai raccogliendo te stesso com’eri
nel ventre di tua madre.(Niceforo)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Ogni
giorno il primo. Ogni giorno una vita.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Ogni mattino dobbiamo porgere il calice del nostro esser per ricevere, per contenere, per ridonare. Porgerlo vuoto, perché il passato va rispecchiato solo nella sua chiarezza, nella sua forma e nella sua capacità.
(Dag Hammarskjold)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Ogni
mattina è una giornata intera che riceviamo dalle mani di Dio. Dio ci dà una
giornata da Lui stesso preparata per noi. Non vi è nulla di troppo e nulla di
“non abbastanza”, nulla di indifferente e nulla di inutile. E’ un capolavoro
di giornata che viene a chiederci di essere vissuto. Se potessimo frugare il
mondo e vedere questo giorno elaborarsi e nascere dal fondo dei secoli,
comprenderemmo il valore di un solo giorno umano. (Madeleine Delbrel)
IL
CORAGGIO DI VIVERE
Ricordo
d’aver letto questa frase: “Bisogna vivere con il pessimismo della ragione e
l’ottimismo della volontà”. Mi sembra una massima straordinaria. Infatti
insegna al tempo stesso a guardare con realismo alle miserie della vita, senza
facili illusioni, ma anche a trovare in se stessi l’energia per ribellarsi.
E’, in poche limpidissime parole, l’esaltazione della più alta virtù
dell’uomo: il coraggio. (Vittorio Ruttafava)
TEMERE
DI MENO, SPERARE DI PIU’
Un
detto suona pressappoco così: “Temi di meno, spera di più; mangia di meno,
mastica di più; gemi di meno, respira di più; parla di meno, dì di più; odia
di meno, ama di più; tutte le cose buone saranno tue”. Da notare che in
questo detto “temi di meno” è in testa all’elenco delle cose importanti
da fare, se vuoi che tutte le cose buone siano tue. Nella nostra vita, il
coraggio è una necessità assoluta. (Norman Vincent Peale)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Il
coraggio è l’arte di aver paura senza che questa appaia. (Pierre
Véron)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Perché
scoraggiarsi? Uno dei ladroni fu salvato: è una buona percentuale.
(Samuel Beckett)
C’E’
CORAGGIO E CORAGGIO
Il
concetto del coraggio come misura del valore di un uomo è illusorio. In realtà
quello che in uno è coraggio in un altro può essere stupidità, avventatezza
e codardia. Gli atti di coraggio di una persona possono essere valutati soltanto
in rapporto alle sue paure. Di due uomini che agiscono coraggiosamente in un
momento critico, uno può non avere avuto la minima paura e perciò non deve
destare troppa ammirazione per il suo coraggio, mentre l’altro, che è riuscito
a vincere il terrore, ne merita moltissima. E come dobbiamo giudicare il
coraggio di un uomo che non reagisce se qualcuno gli sferra un pugno... ma che
è pronto a gettarsi in acqua per salvare una persona sul punto di annega re?
(Robert J. Levin)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
L’uomo
prudente è come lo spillo: la testa gli impedisce di andare troppo oltre.
L’OMBRA
Il
primo giorno di scuola, in un paesino di campagna, un bambino camminava verso la
scuola, di buon mattino, accompagnato dalla mamma.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Una
volpe contemplando la sua ombra al levar del sole, disse: “Oggi a pranzo
mangerò un cammello”. Per tutta la mattina si aggirò in cerca di cammelli.
A mezzogiorno però, rivedendo la sua ombra disse: “Un topo farà lo stesso
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Giudica
te stesso solo sotto il sole bruciante di mezzogiorno. (K. Gibran)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Il
segno più evidente della saggezza è la continua allegria. (Montaigne)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Tutto
ciò che accumuliamo per noi stessi ci separa dagli altri; il nostro possesso
è la nostra limitazione. (Tagore)
PREGHIERA
Signore, impedisci che faccia l’abitudine a me stesso. A quel me stesso solito che conosco anche troppo bene e che ormai tendo ad accettare o sopportare come si accetta o sopporta un vecchio conoscente.
Devo “sorprendermi”. Devo
obbligarmi, ogni giorno, a riconoscermi nuovo, diverso, inedito. Devo impararmi
“sconosciuto”. Devo accettarmi “altro”. Devo esplorarmi al di là dei
confini abituali. Devo accogliermi inaspettato. Devo frequentarmi insolito.
NOVEMBRE
IL
PERICOLO DI NASCERE VECCHI
E'
reale per tutti, il pericolo di nascere vecchi.
Vecchi
di abitudini.
Vecchi
di condizionamenti.
Vecchi
di convenienze.
Vecchi
di raccomandazioni.
Vecchi
di esperienze (altrui).
Vecchi
di suggerimenti.
Vecchi
di una parte da recitare.
Per
non parlare delle maschere che noi stessi ci mettiamo più tardi sul volto, per
adeguarci alle circostanze. Si tratta di un lungo lavoro di spoliazione. Certe
maschere, certi vestiti non sono semplicemente appiccicati alla pelle. Bisogna
strapparli dalla carne viva. Ma è soltanto grazie a queste lacerazioni, a
questi strappi decisi che acquistiamo, progressivamente, la nostra faccia.
Diventiamo nuovi. Riusciamo bambini. Vestiti soltanto, questa volta, della
verità del nostro essere. (Alessandro Pronzato)
IO,
GLI ALTRI E GLI AFFETTI
Ho
avuto una vita molto varia e ho conosciuto alcune persone interessanti. Ma ora
che sono arrivata alla “fine della partita”, le figure che ancora sono
impresse nella mia mente sono quelle delle persone alle quali sono stata legata
da vincoli di affetto. Non solo sono le persone che ricordo più vividamente, ma
capisco che è stato tramite loro se ho imparato qualcosa dalla vita. Tutto
quello che della mia vita non si è perso nella nebbia, è passato attraverso il
filtro, non della mia mente, ma dei miei affetti. (Iris Origo)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Vuoi imparare ad invecchiare? Non calcolare tutto ciò che la vecchiaia ti toglie ma tutto ciò che ti lascia.
(E. Legouvè)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Che dispiacere incontrare un vecchio infelice. Tutti i vecchi dovrebbero poter ridere, seminare saggezza.
(Giovanni Arpino)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
lnvecchiando
ci accorgiamo che la sola cosa che ci riempia le mani non è quanto abbiamo
preso ma quanto abbiamo donato. (O. Paysan)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
I
giovani belli sono capricci della natura. i vecchi belli sono opere d’arte. (Marijonie
Barstow Greenble)
L’ALCHIMISTA
DISTRATTO
Gli
alchimisti, come tutti sanno, erano scienziati che cercavano la pietra
filosofale, una rara pietra che aveva il potere di trasformare in oro gli
oggetti di ferro. In un paese lontano c’era un alchimista che aveva dedicato
la sua vita alla ricerca di questa magica pietra. “Proverà tutte le pietre
della terra, una dopo l’altra. Troverà certamente la pietra filosofale”,
pensava. In principio, sembrava una cosa semplice. L’alchimista si era cinto i
fianchi con una catena di ferro e aveva cominciato a toccarla con tutte le
pietre che trovava. Camminava e camminava e, appena vedeva una pietra, la
prendeva e con essa toccava la sua catena. Quel gesto era diventato tutta la sua
vita. Passarono gli anni e l’alchimista, con i capelli arruffati, coperti di
polvere, il corpo ridotto a un’ombra, le labbra serrate come le porte chiuse
del suo cuore, continuava a vagare in cerca della pietra magica. Tutti ormai
lo credevano pazzo. Un giorno, un ragazzo del villaggio si avvicinò e gli chiese:
“Dimmi, dove hai trovato questa catena d’oro che ti cinge la vita?”.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Trova
la tua pace interiore, e migliaia di individui si salveranno al tuo fianco.
(Serafino dì Sarov)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Siamo
nel mondo per reciproco aiuto, come piedi, come mani, come palpebre, come i
denti di sopra e di sotto; di conseguenza, è contro natura ogni azione di
reciproco contrasto.
PREGHIERA
LA
MIA VITA DECLINA
Signore
Gesù Cristo, la mia vita declina di giorno in giorno. Dio delle anime e dei
corpi, Tu conosci l’estrema fragilità della mia anima e della mia carne.
Concedimi forza nella mia debolezza, sostienimi nella mia miseria. Dammi un
animo riconoscente; che mi ricordi sempre dei tuoi benefici, Signore, pieno di
bontà. Non ricordare i miei numerosi peccati, perdona tutti i miei tradimenti.
Signore, non disdegnare la mia preghiera, conservami la tua grazia sino alla
fine, custodiscimi come per il passato. Signore, Ti lodo e Ti glorifico,
nonostante le mie indegnità, perché la tua misericordia con me non ha avuto
limiti. Sei stato per me aiuto e protezione.
Sia
lodato in eterno il tuo nome. Amen. (Santi Efrem)
DICEMBRE
TRAGEDIA
E POSSIBILITA’
La
tragedia dell’oggi è che l’uomo non sa più di avere un cuore. Ubriaco di
conoscenza, ha chiuso gli occhi dell’anima, i soli che sanno vedere “l’oltre” delle cose e degli eventi. Così è sommerso da mille miraggi, da
infinite illusioni. Rincorre la libertà, ma ignora che la sola libertà è
nel cuore. Chi è libero dentro, è sovrano.
(W. Reich)
IL
FELICE INFELICE
Occorre
più felicità per riempire un castello, che una capanna. (Detto popolare)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
E
quando sono arrivato dove volevo, ho scoperto che non mi bastava. (Dorian. Gray)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
L’uomo
è infelice perché non sa che è felice (Fedor Dostoevskij)
LA
REALTA’ E IL FUMO
Ci
sono momenti felici, in cui le cose vanno bene e ci si sente incoraggiati, altri
invece, difficili, in cui ci si sente avviliti. Ma non ha senso parlare di
ottimismo e di pessimismo. L’importante è sapere che, se in un campo di
patate si lavora bene, le patate crescono. Se tra gli uomini si opera bene, gli
uomini crescono. Questa è la realtà: il resto è fumo. (Danilo Dolci)
COME
FAR DURARE NATALE TUTTO L’ANNO
Sapete
far durare Natale tutto l’anno?
Siete
disposti a dimenticare quel che avete fatto per gli altri e a ricordare quel che
gli altri hanno fatto per voi? A ignorare quel che il mondo vi deve e a pensare
a ciò che voi dovete al mondo? A mettere i vostri diritti in fondo al quadro, i
vostri doveri nel mezzo e la possibilità di fare un po’ di più del vostro
dovere in primo piano? Ad accorgervi che i vostri simili esistono come voi, e a
cercare di guardare dietro i volti per vedere il cuore? A capire che
probabilmente la sola ragione della vostra esistenza non e ciò che voi avrete
dalla vita, ma ciò che darete alla vita? A non lamentarvi per come va
l’universo e a cercare intorno a voi un luogo in cui potrete seminare qualche
granello di felicità? Siete disposti a fare queste cose sia pure per un giorno
solo? Allora per voi Natale durerà per tutto l’anno. (Henry Van
Dyke)
IN
UNIONE CON PASSATO E FUTURO
Non
dimenticare mai, quando ammiri un tramonto o contempli il mare o ti scaldi
accanto al fuoco che la gioia che godi ti è possibile grazie a milioni di
esistenze che ti hanno preceduto e che tutte, in infiniti, ignoti modi hanno
preparato per te questo momento. E che la tua esistenza sta preparando per
un altro chissà chi? chissà quando? chissà dove? un simile
momento nel quale tu stesso, in qualche modo, rivivrai. (P. G.)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Dammi,
Signore, un cuore di bimbo per Dio, un cuore di fratello per il prossimo, un
cuore di giudice per me stesso.
L’INVITO
Il signore di un castello diede una gran festa, a cui invitò
“Metteremo
al centro del cortile dove si terrà il banchetto un capiente barile. Ciascuno
porti il vino che può e lo versi nel barile. Tutti poi vi potranno attingere
e ci sarà da bere per tutti”. Un uomo del villaggio prima di partire per il castello si procurò un orcio e lo riempì d’acqua, pensando: “Un po’
d’acqua nel barile passerà inosservata.., nessuno se ne accorgerà!”.
Arrivato alla festa, versò il contenuto del suo orcio nel barile comune e poi
si sedette a tavola. Quando i primi andarono ad attingere, dallo spinotto del
barile uscì solo acqua. Tutti avevano pensato allo stesso modo. E avevano
portato solo acqua.
“A
PRESTO, SIGNORE”
Quando
mi verrai a cercare, o Signore, posso chiederti d’avere la bontà di bussare
alla mia porta perché io sappia che tu arrivi? Lo so che hai detto che tu
verrai come un ladro... Ma ciò non è indispensabile, puoi presentarti anche
diversamente. E’ perché noi fossimo sempre pronti che hai detto così:
Grazie, Signore! Ma vedi, Signore, quando in casa io sbrigo le faccende,
indosso il grembiule e facilmente mi sporco; e se un amico bussa all’uscio,
prima d’aprirgli mi tolgo il grembiule per non offrirgli vista sgradevole.
Lasciami il tempo di nascondere il grembiule per ben riceverti! Io te lo
chiedo, ma so bene che farai come vorrai; e sarà per il meglio. Era solo un
desiderio che ti ho voluto confidare: non si fa così tra amici? E sei tu il
grande amico, colui che mai mi verrà meno e in cui ho piena confidenza. A
presto, Signore!
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Lettera
al 1995 di Claudio Sorgi
Caro
Anno Vecchio, scrivo a te che ormai già tutti mettono in archivio. Perché
scrivo a te e non al tuo successore, come si fa di solito? Per un paio di
motivi. Il primo è perché mi dà un po’ fastidio la mania diffusa di
soccorrere il vincitore. Il vincitore è l’anno nuovo, il tuo successore. E’
il vincitore perché dal primo gennaio, sarà lui a dettare legge in capo a
tutte le lettere, i giornali, i contratti... Ma oltre alla vergogna per lo
scodinzolare, scrivo a te per pietà. Mi dispiace vederti morire solo e
abbandonato, circondato dall’ingratitudine e dall’oblio. Avrai, sì, un
po’ di giustizia. Magari un giorno gli storici ti chiameranno “cruciale” o
“determinante”. Ma vuoi mettere come sarebbe meglio sentirsi dire subito
qualcosa come “favoloso” o “mitico” o “indimenticabile”? Bene, te
lo dico io. Per me sei indimenticabile! Non ti dimenticherò, nel bene e nel
male perché tu sei una tappa della mia eternità. Ecco perché ti scrivo e ti
ringrazio caro Anno Vecchio: tu mi hai condotto per mano verso la casa del
Padre. Ora essa è più vicina. (Claudio Sorgi)