UNA PAROLA AL GIORNO
RIFLESSIONI QUOTIDIANE SULLA
PAROLA DI DIO
a cura di don Franco LOCCI
NOVEMBRE
1995
MERCOLEDI'
1 NOVEMBRE 1995
“Essi
sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato
le loro vesti rendendole candide con il sangue dell'Agnello”. (Ap.
7,14)
“Voi
cattolici, con il vostro culto dei santi, siete degli idolatri” mi diceva un
amico protestante. Può aver ragione quando i santi per qualcuno diventano più
importanti di Dio o quando li si venera solo per ottenere facili miracoli. “Ma gli rispondevo, quando tu ricordi con ammirazione quanto tuo padre ha fatto in mezzo a molte difficoltà,
per salvare la tua famiglia, quando ricordi la sua fede profonda e la sua
preghiera, quando lo pensi unito a Dio nell’eternità, quando raccogli i
ricordi che hai di lui, quasi a chiedergli consiglio nelle tue difficoltà,
pensi di essere idolatra?”. I santi sono persone che nella loro vita hanno
cercato di realizzare la volontà e la santità di Dio, sono ora con Dio e in
Lui hanno desiderio della nostra salvezza. Noi guardiamo a loro come a persone
che con l’esempio della loro vita ci dicono che la santità è possibile, e
che l’eternità con Dio è meta della nostra vita. Noi li sentiamo vicini,
invochiamo la loro intercessione, lodiamo Dio per quanto ha realizzato in loro.
GIOVEDI' 2 NOVEMBRE 1995
‘Dopo
che questa mia pelle sarà distrutta, vedrò Dio”.
Oggi
è giorno di mestizia o di gioia? Per la nostra umanità ricordare i nostri
cari defunti è mestizia: non li abbiamo più con noi materialmente, sentiamo
i nostri affetti feriti, ricordiamo quasi con rammarico il nostro passato
rapporto con loro. Ma nella nostra fede è gioia in quanto noi oggi celebriamo
la risurrezione di Gesù e in Lui quella dei nostri morti e annunciamo la vita
eterna alla quale siamo chiamati, ed è proprio in questa prospettiva che noi
cristiani possiamo trovare un rapporto nuovo con i defunti. Essi sono vivi
(oserei dire: più vivi di noi) in Dio. Hanno trovato in Lui la pace vera. In
Lui guardano a noi con speranza e preghiera di intercessione. “L’eterno
riposo” ripeteremo oggi, forse con nostalgia nel cuore, ma non un riposo
in una cassa, in
VENERDI'
3 NOVEMBRE 1995
“E’
lecito o no curare di sabato?”.
Gesù
è un osservante della legge mosaica. Ci mancherebbe, che il Figlio di Dio,
fatto uomo, non rispettasse la legge di Dio, suo Padre! Ma Gesù non è un
freddo formalista religioso, è un Dio che ama e che insegna amore. L’osservanza
della Legge è la strada per riconoscere su di noi la trascendenza di Dio, ma l'amore e l’unica vera risposta che noi possiamo dare al Signore. Anche le
migliori istituzioni nelle mani di uomini ingiusti e senza amore generano solo
sofferenza e miseria.
SABATO
4 NOVEMBRE 1995
“Chiunque
si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”.
S.
Carlo Borromeo che ricordiamo oggi aveva tutte le possibilità di essere uomo di
potere, di ricchezza. A vent’anni, era già cardinale e segretario di Stato di
suo zio, il papa Pio IV. Ma Carlo credeva veramente a Gesù e al suo Vangelo e
mise a servizio di Dio la sua ricchezza e i doni di intelligenza che aveva
abbondanti. Grazie a lui fu portato a termine il Concilio di Trento. Diventato
Arcivescovo di Milano si diede da fare per rinnovare la vita pastorale della
Diocesi e si prodigò
DOMENICA
5 NOVEMBRE 1995
“Zaccheo
cercava di vedere Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era
piccolo di statura”.
C’è
sempre una folla di persone e di cose che impedisce alla tua piccolezza di
vedere Gesù. “Ho tanto da fare, quante corse per il lavoro, quante
preoccupazioni, e poi la famiglia, il giusto e meritato divertimento, le discussioni,
la televisione, i giornali, perfino la Chiesa". E una ressa di cose si
frappongono tra noi e il Signore. Hai un bell’alzarti in punta di piedi, non
vedi altro che schiene e nuche. Ci vuole un atto di coraggio, di pazzia,
bisogna perdere la faccia, accorgersi della nostra piccolezza e superarla,
servirsi di una pianta o di qualunque altra cosa ci possa elevare un po’. Si
tratta di cambiare prospettiva, di cominciare a guardare dall’alto verso
il basso. Dopo questo passo, proprio Colui che volevamo vedere farà il resto.
LUNEDI'
6 NOVEMBRE 1995
“Quando
dai un banchetto, invita i poveri, storpi, zoppi, ciechi, e sarai
beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla
risurrezione dei giusti”.
Un
Dottore della Legge osservava lo spettacolo della piazza del mercato
formicolante di gente. Improvvisamente gli apparve il profeta Elia.
MARTEDI'
7 NOVEMBRE 1995
“Beato
chi mangerà il pane nel Regno di Dio”.
Quante
volte anche noi, pensando al nostro futuro ci auguriamo la beatitudine eterna!
Facciamo bene; è la nostra meta. Ma Gesù, raccontando la parabola degli
invitati alle nozze che con delle scuse declinano l’invito, ci mette in
guardia. E’ in questa vita che ci viene fatto l’invito per l’eternità.
Dio ha mandato Gesù a farci questo invito. Ma esso, spesso, non trova
accoglienza e le scuse ci sono sempre: “Ho tanto da fare; devo curare i miei
interessi; non ho tempo.. .“. Sembra quasi che pensiamo che per accogliere Gesù
dobbiamo rinunciare a tutto il resto. Ma l’invito di Gesù non è perché
noi disprezziamo le sue creature, e ancor meno l’amore e gli affetti umani.
Egli ci chiede solo che queste realtà create non diventino un ostacolo nel
nostro cammino verso di Lui. Queste realtà sono fatte per rivelarci il
Creatore, che in esse e al di là di esse rimane l’unica vera fonte della
nostra felicità.
MERCOLEDI'
8 NOVEMBRE 1995
“Chi
non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio
discepolo”.
Le
spalle di Gesù non erano fatte per la croce, le mie spalle neppure. Però nella
croce ti imbatti inevitabilmente: ti ammali, subisci un incidente, colui che ami
muore, sei incompreso, subisci persecuzione a causa della tua fede... In ogni
vita umana la croce è una realtà. Tuttavia sono sempre più pochi gli uomini
che si misurano con essa. Non la accettiamo, la subiamo... Eppure, o porterai la
tua croce o essa ti schiaccerà! Ma potremo portare la croce solo se scopriremo
il suo senso e il suo ruolo. La croce ci riconduce alle nostre giuste
dimensioni, quelle di uomini poveri, deboli, fragili, piccoli. La croce può
liberarci dalla materia in cui rischiamo di soffocare, può liberarci dalla
mediocrità. Essa può unirci a Gesù, può parlarci della vita e di Dio. Non ci
salva dalla sofferenza ma ci può salvare dal suo non senso e dalla sua
inutilità.
GIOVEDI' 9 NOVEMBRE 1995
“Fatta
allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del Tempio con le pecore
e con i buoi
Parlavo con un giovane che, di ritorno da un viaggio comprendente la visita ad
alcuni santuari (e pomposamente chiamato pellegrinaggio), mi diceva: “Gesù per
scacciare i venditori del Tempio si è fatta una sferza, ma dovrebbe usarla
ancora sui venditori di pseudo—religioso. Si contrabbandano per fede riti
pagani, si vendono immaginette di ogni tipo a prezzi esosi; si commerciano
addirittura indulgenze: se dici una preghiera al posto di un’altra hai
l’assicurazione al paradiso". L’ho lasciato parlare, provando anch’io vergogna
per queste cose che non solo non aiutano la fede ma la sviliscono. Ma poi ho
detto a questo ragazzo: “Tutto ciò che dici è vero, ma adesso sia io che te
dobbiamo farci un bell’esame di coscienza perché la sferza di Gesù potrebbe
accarezzare anche la nostra schiena quando, ad esempio, entriamo in chiesa senza
neanche salutare e adorare la presenza del Signore, quando pensandoci i migliori
e i puri giudichiamo gli altri; quando ci ricordiamo di Dio solo nei momenti di
necessità e non ringraziamo; quando. E ciascuno continui il suo elenco.
“I
figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli
della luce”.
Gesù lodando un amministratore infedele e ricordandoci la scaltrezza del mondo di certo non vuole darci come modello un imbroglione ma ci ricorda che siamo amministratori dei beni di Dio. Troppe volte, per falsa umiltà, per timidezza, per quieto vivere, abbiamo quasi paura di manifestare e di far portare frutto ai doni che Dio ci ha dato. Se il Signore ti ha dato intelligenza, usala per il bene dei fratelli; se hai il dono della sensibilità nei confronti dei malati, non rintanarti in casa tua; se conosci un po’ di Bibbia, non tenertelo per te; se hai il dono della preghiera, inserisci in essa il mondo intero... Essere “furbi” non significa ingannare gli altri ma usare bene dei doni ricevuti, saperli condividere in modo da essere poi accolti nell’altra vita dove sarà Gesù stesso a condividere con noi l’amore suo, del Padre, dello Spirito Santo.
SABATO
11 NOVEMBRE 1995
“Dio
Conosce i vostri cuori”
Questa
frase di Gesù può spaventarci o riempire il cuore di speranza e di tenerezza.
Può spaventarci se siamo falsi, ipocriti, insinceri. Possiamo nasconderci
davanti agli uomini, farci apparire diversi da quello che siamo, falsare la
realtà, in certi casi possiamo perfino cercare di ingannare noi stessi, Lui
conosce il cuore, le intenzioni e “tutto quello che dite nel segreto sarà
conosciuto da tutti”.
DOMENICA
12 NOVEMBRE 1995
“Dio
non è il Dio dei morti, ma dei vivi”.
Quante
volte noi rendiamo Dio, il Dio dei morti! Quando Lui è autore del fato,
quando è un Dio cui piace la sofferenza, quando pensiamo sia solo soddisfatto
delle nostre preghiere e delle nostre candele votive, quando ci rivolgiamo a Lui
solo in caso di necessità, quando vanifichiamo l’opera del suo Spirito
creatore, quando disprezziamo la natura, quando riduciamo la nostra vita al
materialismo, quando manchiamo di speranza...
LUNEDI' 13 NOVEMBRE 1995
“Se
aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: sii
sradicato e trapiantato in mare, ed esso vi ascolterebbe”.
(Lc. 17,6)
Con
questo esempio—paradosso Gesù vuole indicarci quanto sia importante la fede
vera, l’abbandono totale, la fiducia più piena in Dio. Non voleva di certo
invitarci ad un facile quanto inutile e superbo miracolismo.
MARTEDI' 14 NOVEMBRE 1995
“Le
anime dei giusti sono nelle mani di Dio”.
Nella
cattedrale di Westminster una pietra tombale reca questa iscrizione latina:
MISERRIMUS, cioè infelicissimo. E’ tutto ciò che è scritto riguardo al
morto che giace là.
MERCOLEDI'
15 NOVEMBRE 1995
“Non
si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all’infuori di questo
straniero?”.
Come
è difficile provare gratitudine in questo mondo duro ed egoista in cui viviamo.
Tutto sembra essere comprabile solo da parte di chi ha denaro. Ma esistono
beni che restano fuori da ogni valutazione e da ogni tariffa. Con il denaro
possiamo procurarci una casa, ma non una famiglia felice; un’assicurazione
sulla vita, ma nulla contro il timore della morte; dei tranquillanti ma non la
pace interiore; un avvocato, ma non un Salvatore; un posto al cimitero, ma non
un posto nel cielo. Ma se è vero che i valori veri non possiamo acquistarli, lo
sappiamo che possiamo averli gratuitamente? La salvezza dell’anima, il perdono
dei peccati, la pace con Dio, la vita eterna ci sono offerte senza alcun prezzo.
Dio non ha prezzi, è totalmente gratuito. E noi, siamo riconoscenti?
GIOVEDI'
16 NOVEMBRE 1995
“Quando
verrà il Regno di Dio?”.
Un
giorno, andando a trovare un amico in ospedale, fui fermato dai “soliti due”
che attaccarono discorso dicendo:
“Lo
sa che sta per venire il Regno di Dio?” e giù a base di catastrofi imminenti,
di pochi salvati, di colpi di fulmine. “E voi lo sapete che il Regno di Dio è
già qui? ed è non solo per pochi eletti ma per tutti? ed è non perché io
converto voi o voi convertite me ad una religione, ma perché Gesù è morto e
risorto per tutti?”. Il Regno di Dio non è suoni di tromba,
clamori, è piccolo come un seme, ma con la potenza di una pianta. Non devo
andare a cercarlo lontano perché è nel mio cuore e nella mia vita. Si
manifesta là dove l’amore riesce a superare l’odio, dove una mano si tende
verso chi è solo, dove Dio prende il posto del denaro.
VENERDI'
17 NOVEMBRE 1995
“Chi
cercherà di salvare la propria vita la perderà”.
In
una miniera d’argento di Santa Maria, alle Miniere, ai piedi dei Vosgi,
fanno vedere al visitatore un cunicolo lungo una cinquantina di metri, largo
cinquanta centimetri e alto meno di un metro e mezzo che tre minatori hanno
impiegato sette anni a scavare.
SABATO 18 NOVEMBRE 1995
“Gesù
disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre”.
Quante
idee diverse e confuse sulla preghiera. Da chi la definisce inutile a chi la fa
consistere in un chilometrico rincorrersi di parole.
DOMENICA 19 NOVEMBRE 1995
“Chi
non vuoi lavorare, neppure mangi”.
L’attesa
del regno definitivo di Dio, ci ricorda oggi S. Paolo, non ci esonera dal vivere
pienamente la nostra vita. Cristo, quando ritornerà (e nessuno conosce la
data; e chi dà a vedere di saperla, la conosce sbagliata), dovrà trovare
ognuno di noi al proprio posto di lavoro, con le mani — non la lingua— in
azione. Il modo migliore per guadagnarsi l’eternità consiste nel guadagnarsi
con onestà e fatica il pane che si mangia nella vita quaggiù. Io non vado in
chiesa perché ho paura della fine del mondo, sono scoraggiato, deluso,
frustrato, nauseato, ma perché intendo iniziare a creare un mondo nuovo con
Colui che è già venuto e verrà a portare a compimento tutto.
LUNEDI'
20 NOVEMBRE 1995
“Signore,
che io riabbia la vista”.
Deve
essere ben triste non vedere la luce, i colori, gli ostacoli, i volti amati...
ma è ancora più triste vivere senza vedere la verità, l’amore, la
giustizia, il prossimo, Dio.
MARTEDI'
21 NOVEMBRE 1995
“Chi
compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”.
“Reverendo,
lei non ci ha mai visto in chiesa, ma siamo una famiglia religiosa, pensi, mio
zio è il Monsignor TAL DEI TALI, sa, quello che ha parlato in televisione, mia
madre andava a Messa tutti i giorni...”, quasi che aver dei parenti
religiosi ci garantisse l’identità cristiana. Gesù ci dice che Maria è
beata, non tanto perché è la mamma del Figlio di Dio ma perché ha compiuto la
volontà di Dio. La vera parentela
nel Regno di Dio non è quella del sangue e neppure quella delle etichette
religiose (leggi concretamente: parrocchia, Opus Dei, focolarini,
pentecostali, gruppi mariani... e chi più ne ha più ne metta...). Gesù è per
tutti, non per qualcuno: nessuno, neppure i santi, neppure la Chiesa che
agisce in suo nome e in suo potere può esclusivizzarlo e questo è estremamente
bello perché ognuno ha la garanzia di poter diventare “parente” di Gesù al
di là di ogni barriera umana, solo ascoltandolo e mettendo in pratica la sua
Parola.
MERCOLEDI'
22 NOVEMBRE 1995
Disse
il servo: “Ho avuto paura di te che sei un uomo severo”
Spesso
facciamo confusione tra timore di Dio e paura di Dio. Timor di Dio è rispetto
davanti alla grandezza e misteriosità di Dio. Aver paura di Dio è non fede
in Lui e nelle sue opere. La fede, infatti, è abbandono nelle sue mani, è
riconoscere la sua paternità e quindi la sua misericordia. La paura non conduce
a niente, anzi blocca, garantisce la propria poltronaggine (come il servo
della parabola odierna), impedisce di gustare la vita e di mettere a frutto i
doni di Dio.
GIOVEDI' 23 NOVEMBRE 1995
“Non
hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata”.
Gesù piange davanti a Gerusalemme. Piange per l’amore
incompreso. Lui ha portato la fedeltà di Dio, il suo amore, la sua pace, la
prospettiva della salvezza e Gerusalemme caccia Gesù, anzi lo uccide.
VENERDI'
24 NOVEMBRE 1995
“Gesù,
entrato nel Tempio, cominciò a scacciare i venditori”.
Bravo
Gesù! Hai fatto bene! Ci vuole ogni tanto un po’ di pulizia specialmente
nel tuo tempio!
SABATO
25 NOVEMBRE 1995
“Coloro
che sono giudicati degni dell’altro mondo non possono più morire perché sono
uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio”.
Ci
vuole fede anche per accettare una cosa che desideriamo tutti: la risurrezione
dai morti. Infatti noi desideriamo l’immortalità ma vediamo che la morte
ha il sopravvento sulla vita, desideriamo la pace ma ogni giorno attorno a noi
e in noi la vediamo insidiata e spesso sconfitta, desideriamo e cerchiamo il
bene, la verità, il bello ma il male riesce a mettere il suo zampino e a
rovinare anche le cose più buone.
DOMENICA
26 NOVEMBRE 1995
Gesù
gli disse: “Oggi sarai con me nel Paradiso”.
Ancora
oggi, pur essendo molto lontani dai tempi dei re, quando c’è il matrimonio
di qualche blasonato, o quando avviene l’incoronazione di qualcuno dei pochi
re della terra, il clima è quello delle grandi solennità: si scomodano i
potenti della terra, le televisioni a suon di miliardi si accaparrano il diritto
di trasmissione in mondovisione, viene seguito un cerimoniale preciso e solenne.
LUNEDI'
27 NOVEMBRE 1995
“Questa
vedova, nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per
Soldi
e religione: quanto è difficile coniugare bene insieme questi due termini.
Innanzitutto la fede, la preghiera non si comprano con i soldi. Quanto è
assurdo pensare di aver comprato una messa in esclusiva per un defunto. Dio non
è sul mercato al miglior offerente. E anche se può essere una buona cosa non
posso pensare di essermi comprato
MARTEDI' 28 NOVEMBRE 1995
Molti
verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono
io" e "Il tempo è prossimo"; non
seguiteli. (Lc. 21,8)
L'insistenza
dei Testimoni di Geova e anche la pochezza e
fragilità del loro modo di leggere e interpretare la Bibbia ha spinto alcuni
gruppi di cristiani a diventare intransigenti nei loro confronti.
Gesù dice una cosa sola: "Non seguiteli". Cioè non lasciatevi
irretire da false chiacchiere o da false apparenze. Alla fede non si arriva con
le discussioni ne con le contrapposizioni nette.
MERCOLEDI'
29 NOVEMBRE 1995
“Con
la perseveranza salverete le vostre anime”.
Gesù,
nel vangelo che leggiamo oggi, prospetta agli apostoli e a noi la persecuzione
per la testimonianza del vangelo. Non è una strada facile quella della fede.
Non è facile vedere Dio non capito, non amato, dimenticato. Non è neanche
facile capire Dio, i suoi progetti, specialmente quando Dio sembra assente
nelle vicende tristi e violente della nostra vita. Eppure Gesù dice che in
mezzo a tutte queste cose neppure
un
capello del vostro capo perirà”. Santa Teresa d’Avila diceva: “Nulla ti
turbi, nulla ti spaventi. Tutto passa. Dio non muta. La pazienza ottiene tutto.
A chi possiede Dio non manca nulla. Dio solo basta”.
GIOVEDI'
30 NOVEMBRE 1995
“E
come potranno credere senza averne sentito parlare?”.
Sociologi
e teologi ci dicono che viviamo in un’epoca di scristianizzazione e non c’è
neppure bisogno che ce lo dicano loro per rendercene conto personalmente ogni
giorno. E un’altra cosa che ci colpisce è che proprio nell’epoca delle
grandi comunicazioni di massa (pensiamo anche solo al ruolo della televisione)
ci sia un’ignoranza sempre più profonda in campo religioso.