UNA PAROLA AL GIORNO
RIFLESSIONI QUOTIDIANE SULLA
PAROLA DI DIO
a cura di don Franco LOCCI
LUGLIO
SABATO
1 LUGLIO 1995
“Perchè si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie”.
(Mt. 8,17)
Spesso, quando consiglio a qualcuno di leggere un po’ di Bibbia, mi sento rispondere: “Finchè è qualche pagina di Vangelo, va bene, ma l’Antico Testamento con tutte quelle storie truculente, con quelle pagine profetiche così lontane dalla nostra mentalità, è così difficile!”. S. Matteo, quando racconta nel suo Vangelo la storia di Gesù, fa spesso riferimento a brani dell’Antico Testamento e ci insegna che queste pagine antiche si devono leggere come preparazione, anticipo, profezia di Gesù stesso. E’ Gesù il compimento della storia della salvezza della Bibbia: “Dio che in molti e svariati modi aveva parlato agli uomini, ora ci ha parlato per mezzo del suo Figlio” che “non è venuto a cambiare neanche una virgola della Legge antica, ma a portarla a compimento”. Ad esempio, nel brano di oggi, ci viene detto che il servo sofferente presentato da lsaia non è altri che Gesù che soffrendo le nostre povertà ci redime dal dolore. Allora capisco che nulla, neppure il dolore, le ingiustizie, sono estranee a Gesù e in Lui ogni momento della nostra vita ha significato.
DOMENICA
2 LUGLIO 1995
“Gesù
si diresse decisamente verso Gerusalemme”.
(Lc. 9,51)
Gesu
va “decisamente” verso la sua missione che comporta la passione. Non è
facile accettare la strada della croce, della prova e anche Gesù ha provato la
ribellione umana verso il male ma accetta la sua strada perché la vede come
piano d’amore del Padre per la salvezza di noi, suoi fratelli.
LUNEDI’
3 LUGLIO 1995
“Non
essere più incredulo, ma credente!” Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio
Dio”.
Tommaso
è un apostolo che sento molto vicino. Forse perché anch’io vorrei vedere e
toccare la presenza di Dio nella mia vita, ma anche perché vorrei arrivare con
lui a fare quell’atto di fede così decisivo: “Mio Signore e mio Dio”. E
mi piace anche l’atteggiamento di Gesù nei suoi confronti. Gesù non lo condanna,
non lo allontana per i suoi dubbi di fede, anzi lo invita a toccare e lo fa
maturare nella fede.
MARTEDI’
4 LUGLIO 1995
“Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così
violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed Egli dormiva”.
Uno
dei salmi grida così: “Signore, perché dormi? Ci hai forse dimenticato?”
Gesù stesso sulla croce, riprendendo un altro salmo, grida: “Dio mio, Dio
mio, perché mi hai abbandonato?” Nel brano di oggi sembra quasi impossibile
che Gesù, su quella barca agitata dalle onde, in mezzo all’ululare dei venti,
riesca a dormire, eppure tutti noi abbiamo fatto e facciamo esperienza di
dolori, di paure con un Dio che sembra latitante, lontano, sordo ai nostri
richiami.
MERCOLEDI’
5 LUGLIO 1995
“Pregarono Gesù che si allontanasse dal loro
territorio”.
Gesù
e gli affari economici non convivono bene insieme. Gesù ha a cuore la salvezza
del corpo e dell’anima di un indemoniato, gli abitanti di quella regione
pensano ai soldi che hanno perso nella strage dei loro maiali che si sono
buttati nel lago. E gli interessi economici hanno la prevalenza: “Questo Gesù,
i suoi miracoli vada a farli da un’altra parte e ci lasci con i nostri maiali
che ci danno ricchezza”.
GIOVEDI’
6 LUGLIO 1995
Disse
Dio ad Abramo: “Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va’
al territorio di Moria e offrilo in olocausto”.
(Gn. 22,1)
Davvero
Abramo è segno di fede totale. Prima Dio lo fa partire dalla sua terra
promettendogli un paese che sembra non esserci, poi gli dice che diventerà padre
di una nazione numerosa come le stelle del cielo e la sabbia del mare, e lui
invecchia senza figli. E quando nasce il figlio della consolazione gli chiede di
offrirglielo in olocausto. Non ho vergogna di dire che nella mia
VENERDI’
7 LUGLIO 1995
“Non sono i sani che hanno bisogno del medico,
ma i malati”.
(Mt. 9,12)
Rileggendo
questa frase di Gesù mi veniva in mente quanto oggi si insista sulla medicina
preventiva. C’è una medicina che si sforza di curare il male, ma tutti siamo
invitati a gesti che prevengano l’insorgere del male. E allora, se pensi di
essere abbastanza “sano” di fronte a Gesù, se quando vai a confessarti ti
senti di dire: “Non ho peccati gravi” non sarà forse il caso di prevenire
con più attenzione eventuali cadute? “Chi sta in piedi badi a non cadere”
ci suggerisce nella sapienza S. Paolo.
SABATO
8 LUGLIO 1995
“Possono forse gli invitati a nozze essere in
lutto mentre lo Sposo è con loro?”.
(Mt. 9,15)
Se
vai ad una festa non ci vai col muso lungo, se no rovini la tua giornata e
quella degli altri. Così dovrebbe essere per i cristiani. Gesù è la festa
dell’uomo, la sua liberazione, la promessa di eternità, I sacramenti sono la
presenza di Gesù nella nostra vita, il suo perdono, il suo pane... e noi abbiamo
fatto del cristianesimo una osservanza di norme, un noioso succedersi di riti.
Si può essere tristi se Cristo è risorto e vivo in mezzo a noi, si può andare
a Messa come se dovessimo pagare
DOMENICA
9 LUGLIO 1995
“Rallegratevi
piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli”.
(Lc. 10,20)
Quando
i 72 discepoli tornano dalla missione a cui Gesù li aveva mandati, sono
contenti. Fanno un bilancio, vedono che sono riusciti perfino a cacciare dei
demoni, si sentono importanti. Gesù non sminuisce questo entusiasmo ma mette le
cose nel loro giusto posto. Il successo della missione non si misura dal numero
delle conversioni o dei miracoli, ma dalla gioia proveniente dal fatto di aver
operato nel nome di Dio, sicuri che la fedeltà di Dio che vede tutto ascrive a
noi nel cielo la ricompensa alle nostre fatiche. Noi calcoliamo le nostre
riuscite o i nostri insuccessi dai risultati. “Sono anni che cerco di far
cambiare strada a mio figlio, ma... niente!” “La parrocchia va bene perché
ci sono tanti battesimi, tante prime Comunioni, tanta gente a Messa... Dio non
conta i risultati cosi.
LUNEDI’
10 LUGLIO 1995
Pensava:
“Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita”.
(Lc.
9,21)
Qualche
persona zelante vedendo il gesto di questa malata che vuoi toccare la veste di
Gesù per essere guarita, potrebbe dire: “E’ una fede superstiziosa!”
Eppure la donna viene guarita! Molti sono i modi per esprimere la fede. Sta a
noi giudicare il grado di fede degli altri? Se è vero che dobbiamo purificare
la fede dalle esteriorità, false religiosità, superstizioni, è altrettanto
vero che non possiamo giudicare il. cuore di chi compie certi gesti, ad esempio
quando vedo gente compiere certi percorsi in ginocchio, fino a spellarseli,
posso giustamente pensare che Dio non vuole certe sofferenze o che Dio non lo si
compera attraverso certi sacrifici ma non posso giudicare la fede di chi compie
certi gesti, e poi, chi di noi sa od ha la fede giusta, perfetta?
MARTEDI’
11 LUGLIO 1995
“Come
il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, cosi anche
voi se non rimanete in me”.
(Gv. 15,4)
La
festa odierna di S. Benedetto ci ricorda una persona che per contestare la
società corrotta del suo tempo, si ritirò nella solitudine di Subiaco per
cercare Dio e vivere sotto il suo sguardo. Noi non siamo chiamati a farci monaci
ma, se vogliamo essere cristiani veri, dobbiamo mettere Gesù al centro della
nostra vita. Dio lo si incontra ovunque, sia nella preghiera che nel lavoro.
Rimanere in Lui significa trovare in Lui le radici delle nostre scelte
quotidiane, significa lasciare che il suo Spirito ci guidi, significa non porre
ostacoli affinché la sua linfa vitale passi in noi. Ecco perché è importante
la preghiera nella nostra vita, proprio per creare la comunione con Lui. Pregare
non è tempo perso o rubato al nostro agire: è permettere a Gesù di operare in
noi e attraverso noi.
MERCOLEDI’
12 LUGLIO 1995
“E
strada facendo, predicate che il Regno dei Cieli è vicino”.
(Mt. 10,7)
Spesso
siamo convinti che predicare il Vangelo richieda doti particolari, sia un
incarico riservato a preti e missionari. A me piace molto la frase di Gesù che
meditiamo oggi: “Strada facendo, predicate il Vangelo”. Ognuno di noi ha la
sua strada, la strada del quotidiano della vita ed è lì che noi realizzando
noi stessi siamo chiamati a testimoniare la fede. Si può e si deve essere
cristiani sul tram, in macchina, in casa, in ufficio, nelle corsie di un
ospedale come nella gioia di una vacanza, nella missione più sperduta Amazzonica
come nel nostro borgo. “Strada facendo”: nei giorni felici e in quelli duri,
nell’incontro fortuito di un compagno di viaggio, come con i tuoi parenti.
GIOVEDI’
13 LUGLIO 1995
“Non
crucciatevi per avermi venduto. Dio mi ha mandato qui prima di voi per
conservarvi in vita”. (Gn
45,5)
La
storia di Giuseppe venduto dai fratelli e diventato dopo molte disgrazie viceré
dell’Egitto ha molte cose da insegnarci. Quando, potente, incontra i fratelli
che gli hanno fatto del male, Giuseppe superando l’istinto di vendetta legge
la sua storia con gli occhi di Dio: “E’ Dio che ha permesso questo perché
ora io invece di vendicarmi possa aiutarvi”.
VENERDI’
14 LUGLIO 1995
“Siate prudenti come serpenti e semplici come
colombe”.
(Mt. 10,16)
Troppo
spesso si è confusa semplicità con stupidità, perdono con debolezza di
carattere, purezza di cuore con mancanza di concretezza, non violenza con debolezza
e si è fatto del cristiano uno che vivendo in un “altro mondo” non ha i
piedi sulla terra. Gesù nel Vangelo ci insegna la semplicità come strada per
incontrare Dio e i valori fondamentali della vita, ma ci invita anche ad essere
accorti, a saperci difendere, a saper cogliere con furbizia le occasioni di
bene; ci insegna a perdonare ma a dire sempre la verità, a porgere l’altra
guancia ma a chiedere le motivazioni, a offrire sempre un’altra possibilità
ma non a diventare conniventi con il male. La fede cristiana non si fonda
sull’abdicare alla realtà umana, ma nell’incarnare nell’umanità una
realtà che la supera e la porta al suo vero essere.
SABATO
15 LUGLIO 1995
“Un
discepolo non è da più del Maestro; è sufficiente per il discepolo essere
come il suo Maestro”. (Mt.
10,24—25)
Sentendo
parlare certi teologi, certi cristiani saccenti e presuntuosi, si ha
l’impressione che Gesù è ben poca cosa a loro confronto. Già gli apostoli
avevano il vizio di camminare davanti al Signore invece di seguirlo. Ricordo
sempre un vecchio aneddoto greco dove si raccontava di un filosofo che lodò il
ciabattino perché gli aveva confezionato un ottimo paio di scarpe. Questi
inorgoglito dell’elogio si mise a riprendere il filosofo parlandogli con
orgoglio di principi di filosofia che non conosceva. Il filosofo gli disse:
DOMENICA
16 LUGLIO 1995
“Un
Dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù”.
(Lc. 10,25)
Mi
chiedo se questo maestro della Legge che interroga Gesù fosse uno che voleva
solo sapere, discutere di religione o se fosse uno che voleva davvero impegnarsi
a vivere la fede. Conosco un mucchio di cristiani (e nel mucchio ci sono
anch’io) che vogliono sapere, conoscere tutto di Dio, partecipano a corsi
biblici, a simposi e seminari sul cristiano oggi, magari si riempiono la bocca
di sinodi diocesani sul come comunicare la fede, ma non si muovono mai. Su tutto
hanno una loro ricetta, una “lettura sociologica”, una intuizione ecclesiale
per fare lavorare gli altri a patto poi di criticarli perché non hanno fatto
bene ma... “dal dire al mettere in pratica” ci sta di mezzo il mare.
LUNEDI’
17 LUGLIO 1995
“E
chi avrà dato anche solo un bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli,
perché è mio discepolo, in verità vi dico non perderà la sua
ricompensa”.
(Mt. 10,42)
Racconta
Shundo Aoyama nel libro “La voce del fiume”:
C’è
una storia che non riesco a dimenticare, anche se sono passati tanti anni da
quando l’ho ascoltata dal saggista Matsui Tòru. Riguarda una giovane donna
cristiana di nome Kitahara Reiko, figlia di un professore universitario.
MARTEDI’
18 LUGLIO 1995
“Gesù
si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di
miracoli”. (Mt.
11,20)
Un brano di Giovanni Crisostomo:
Pensate
agli attori: si mascherano, si travestono. Uno sembra un filosofo, un altro un
re benché re non sia, un terzo ha l’aspetto d’un medico pur non sapendo
affatto curare i malati, un quarto fa lo schiavo nonostante sia libero, un
altro ancora recita la parte del professore senz’aver compiuto gli studi
necessari.
Non appaiono così come sono, appaiono per quello che non sono. Il filosofo è
filosofo solo per la chioma abbondante ma finta, il soldato è soldato solo
perché indossa la divisa militare. Questa mascheratura tende a creare una situazione
illusoria, a dissimulare la realtà.
MERCOLEDI’
19 LUGLIO 1995
“Ti benedico, Signore del cielo e della terra perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”.
(Mt. 11,25)
Quante
volte nella mia storia di prete mi è capitato di constatare la realtà di
queste parole. Ho incontrato scienziati e teologi che non sapevano se non
balbettare qualcosa di natura e di Dio,
GIOVEDI’
20 LUGLIO 1995
“Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico
leggero”.
(Mt. 11,30)
“Essere
cristiani è estremamente difficile: perdonare, essere poveri, condividere,
farsi prossimo, è un peso... E’ vero, se prendiamo l’osservanza dei
comandamenti come un qualcosa che dobbiamo fare per essere a posto con Dio, è
un peso; ad esempio se andiamo a messa per il precetto troveremo duro trovare il
tempo, se preghiamo al mattino e alla sera per essere osservanti ne sentiremo il
peso. La perfezione definita dalla legge è un fardello troppo pesante per
l’uomo debole e peccatore.
VENERDI’
21 LUGLIO 1995
“Misericordia io voglio e non sacrificio”.
(Mt. 12,7)
Che cosa vuoi dirci Gesù con questa frase? Esaminiamo le parole:
SACRIFICIO vuoi dire qualcosa che costa rinuncia ma vuoi anche dire rito di offerta.
MISERICORDIA
vuoi dire aver compassione ma anche essere disponibilità, accoglienza,
servizio. Gesù qui vuoi dirci che davanti agli occhi di Dio è più importante
questa attenzione agli altri, questo farsi parte delle situazioni altrui che non
l’osservanza formale della legge o i riti di preghiera vissuti per abitudine.
SABATO
22 LUGLIO 1995
‘I farisei, usciti, tennero consiglio contro
Gesù per toglierlo di mezzo”.
(Mt. 12,14)
Gesù
accetta davvero la sorte del giusto. Quando c’è qualcuno che non rientra
negli schemi o si cerca in qualche modo di inglobarlo, di zittirlo o si
complotta per farlo fuori. Se non rientri nella macchina ben oliata della società,
della politica, della Chiesa struttura, dai fastidio e allora o ti si promuove
per zittirti o ti si esclude. Oscar Romero, don Puglisi danno fastidio al
potere, alla mafia? Meglio farli fuori! Gesù non rientra nell’ordine
costituito della religione ebraica? “Meglio che un uomo solo muoia piuttosto
che debba soffrirne una intera nazione”
(leggi: piuttosto che noi dobbiamo rimetterci nei nostri privilegi).
DOMENICA
23 LUGLIO 1995
“Marta,
Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose. Ma una sola è la cosa di cui
c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà tolta”.
(Lc. 10,42)
Gesù
non intende opporre due diversi stati di vita. Non ci sono da un lato gli
aristocratici della vita cristiana e dall’altra le truppe semplici del ministero
apostolico di cui la Chiesa ha bisogno quaggiù ma che sarebbero condannati ad
una santità di secondo grado. La risposta di Gesù a Marta non è assolutamente
rivolta a fornire una buona coscienza a chi ritenesse di potersi riconoscere in
Maria. Gesù vuole soltanto ricordare che c’è una cosa indispensabile:
ascoltare la parola del Signore per serbarla nel proprio cuore e metterla in
pratica. Questo è ciò che fa il vero discepolo. Anche la Madonna non ha smesso
di fare le faccende di casa per tutta la sua vita ma le ha fatte in un certo
modo e con un certo spirito proprio perché ascoltava e “serbava nel suo
cuore” le promesse e i misteri della Parola.
LUNEDI’
24 LUGLIO 1995
“Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un
segno”.
Quando
scribi e farisei chiedono a Gesù un segno, Egli aveva già compiuto molti
miracoli. Ma davanti ai miracoli c’era chi aveva creduto e chi ancora di più
aveva preso Gesù per un millantatore, per un impostore. La fede non si fonda
sui miracoli ma sulla accettazione di una persona. I miracoli, al massimo,
possono confermare la fede. Non è cambiato molto dai tempi di Gesù. La nostra
generazione pur così materialista è sempre alla ricerca dello straordinario,
del miracoloso. Andiamo a cercare segni e non sappiamo leggere i segni
MARTEDI’
25 LUGLIO 1995
“Noi
abbiamo un tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza
straordinaria viene da Dio, non da noi”.
(2Cor. 4,7)
L’esperienza
di essere vasi di creta, molto fragili, continua nella nostra vita. Siamo
deboli, come forze, come salute, come peccabilità. Siamo deboli come idee, come
costanza, limitati nello scoprire, nell’agire. Eppure, così deboli, scopriamo
di avere un cuore con capacità illimitate, una voglia di bello, di giusto, di
vero che non trova mai il suo appagamento completo. Ed è così anche nella
fede. Dio, l’Eterno, entra nel nostro tempo; Lui, io Spirito prende carne;
Lui, l’Uno, moltiplica il suo pane per tutti per farci uno. E noi, povere
persone, piene di peccati, siamo chiamati ad annunciare ad altri un mistero più
grande di noi.
MERCOLEDI’
26 LUGLIO 1995
“Uscì il seminatore a seminare”.
(Mt. 13,3)
Gesù
si paragona al seminatore. Quando noi vediamo un contadino seminare, sia noi che
lui sappiamo che non tutti quei chicchi buttati porteranno frutto. Ma nonostante
questo il contadino semina nella speranza di vedere una splendida messe. Anche
Gesù sapeva che molte delle sue parole sarebbero cadute nel vuoto, che il suo
sangue versato per noi, non sempre sarebbe stato accolto da coloro che era
venuto a salvare, ma non per questo si è spaventato o tirato indietro. Così è
per noi: non si tratta di voler vedere ad ogni gesto, ad ogni parola, il frutto
immediato, si tratta di seminare e seminare in abbondanza e dappertutto, nei
terreno buono ma anche ai margini. E bisogna fare questo nella speranza e nella
fede. Non sta a noi far nascere la pianta, dipende da tante cose: la bontà del
seme, il terreno, il sole, le stagioni... Un’unica cosa dipende da noi: il
seminare. Se non semino sicuramente non crescerà niente.
GIOVEDI’
27 LUGLIO 1995
“Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete,
ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo si è indurito”.
(Mt. 13,14—15)
Se
penso a quanta Parola di Dio ho letto e sentito nella mia vita, a quanti segni
Dio mi ha donato lungo questi anni, mi stupisco di non essere ancora cambiato
totalmente. Anche il nostro mondo non può dire di non aver avuto l’opportunità
di sentire in mille modi la Parola di Dio eppure è più che mai
scristianizzato. La colpa allora non è di Dio e probabilmente neanche per la
mancanza di annunciatori, di predicatori, è invece il cuore che si è indurito,
che non accoglie la Parola o che la sente solo alla superficie.
VENERDI’
28 LUGLIO 1995
“Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò
che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra”.
(Es. 20,4)
La
tentazione degli idoli è sempre la stessa lungo i secoli. All’epoca
dell’Esodo, vivendo gli Ebrei in mezzo a popoli politeisti c’era il pericolo
di lasciarsi condurre ad adorare dei e idoli, oggi vivendo in un mondo
materialista ed edonista gli idoli sono cambiati ma la tentazione è sempre la
stessa. Faccio qualche esempio dal piccolo al grosso: “Non ho tempo per andare
a Messa la domenica!” ma la stessa persona la ritrovi alla domenica a lustrare
la macchina davanti a una fontana pubblica. “Non si può servire Dio e il
denaro” ci ha detto Gesù, ma quante adorazioni al dio denaro e quante vittime
a causa del denaro. E il dio del sesso a cui si sacrificano valori, affetti,
famiglie? Dio non è geloso, non ci chiede di metterlo al centro della vita
perché ci gode della nostra lode, ci ricorda di essere l’Unico, perché
l’unico a dare senso al vivere, al gioire, al soffrire, al morire, allo
sperare.
SABATO
29 LUGLIO 1995
“Mentre
tutti dormivano venne il suo nemico e seminò zizzania in mezzo al
grano”.
Spesso
ci chiediamo: perché Dio permette che veniamo tentati? Ecco come Massimo il
Confessore, un padre della Chiesa del 500—600, rispondeva:
perché
l’esperienza del male, fatta in questi casi, c’ispiri un odio illimitato per
esso; soprattutto perché, giunti alla libertà interiore, ci convinciamo della
debolezza nostra e della potenza di Colui che ci ha soccorsi.
DOMENICA
30 LUGLIO 1995
“Signore,
insegnaci a pregare”.
C’è
tanta gente che desidera pregare. Oggi c e addirittura un’inflazione di
“scuole di preghiera”. Ma più che cercare i modi e le forme di preghiera abbiamo
bisogno di trovare uomini che pregano.
LUNEDI’
31 LUGLIO 1995
“Il
Regno dei Cieli si può paragonare al lievito. .”.
La Parola di Dio ha una forza tutta sua per portare frutto, ma anche noi cristiani dovremmo essere lievito per far fermentare negli altri la Parola che salva. Se penso alla Chiesa primitiva è stato proprio così: poche povere persone, con pochissimi mezzi, in mezzo a prove e persecuzioni sono riuscite a far nascere comunità cristiane in tutto il mondo allora conosciuto. Ma oggi i cristiani sono ancora lievito? Il novanta per cento degli italiani sono battezzati ma la società italiana è cristiana? Siamo testimonianza e fermento di idee cristiane nella società, nella politica, nel mondo giovanile, nelle fabbriche o abbiamo smesso di essere fermento perché ci siamo adagiati nella tradizione, nelle abitudini, perché ci siamo creati una scorza tale che neppure il seme della Parola di Dio riesce a rompere?