UNA PAROLA AL GIORNO
RIFLESSIONI QUOTIDIANE SULLA
PAROLA DI DIO
a cura di don Franco LOCCI
GIUGNO
GIOVEDI’ 1 GIUGNO 1995
"Padre, voglio che
anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io”. (Gv.
17,24)
Questa frase della
preghiera di Gesù è molto rassicurante: Gesù è in Paradiso, quindi vuole che
noi siamo con Lui. Ma è anche conturbante: Gesù è anche sulla croce, continua
la sua passione di amore per noi uomini, Gesù è nel povero, nell’affamato,
nel carcerato e prega perché noi siamo con Lui in tutte queste situazioni, e
questo per noi è più difficile.
VENERDI’ 2 GIUGNO 1995
“Quando eri più giovane
ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio
tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà
la veste e ti porterà dove tu non vuoi”.
Gesù dice questa frase a
Pietro per indicargli che avrebbe reso testimonianza con il martirio, ma questa
frase è verità umana anche per noi. Nel pieno delle nostre forze noi facciamo
progetti, organizziamo la nostra vita, pensiamo di essere padroni di noi, del nostro
avvenire.., basta poi un pensionamento, una malattia,qualche grosso problema che mina il nostro
spirito o il nostro corpo per ritrovarci larve d’uomo, impotenti,
completamente in mano agli altri. Quante volte ci è capitato di vedere uomini e
donne importanti, magari illustri medici, avvocati di grido, sacerdoti e
vescovi, gente che ha avuto potere e onore, languire impotenti per mesi in
stanze di ospedale, con il corpo devastato in attesa che l’infermiere, magari
distratto o troppo preso da altro, venga a pulirli o a dare un po’ di
conforto. Dovremmo pensarci adesso a queste cose e non solo per piangere sulla
crudeltà della vita ma per vivere in altro modo, per scoprire quali siano
veramente i valori della vita per cui vale la pena di correre, di impegnarci.
SABATO 3 GIUGNO 1995
“Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero
scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i
libri che si dovrebbero scrivere”
Qualcuno desidererebbe
conoscere con maggiori particolari la vita di Gesù. Quasi ci lamentiamo con gli
Apostoli e gli Evangelisti di non averci lasciato che dei resoconti molto poveri
di che cosa Gesù ha fatto e detto. E qualcuno (e con quali risultati!)
attraverso presunte rivelazioni o attraverso tanta fantasia ha tentato di
raccontare particolari inediti.
DOMENICA 4 GIUGNO 1995
“Io pregherà il Padre
ed Egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre”. (Gv.14,16)
Una delle tristezze più
grandi e dolorose dell’uomo è la solitudine. Ci sono tanti tipi di
solitudini, alcune anche belle perché piene di Dio, di riflessione, di
purificazione per essere ancora più attenti agli altri; ma ci sono anche
solitudini terribili: quella di essere abbandonati da tutti, quella di sentire
gli altri lontani, quella di sentire anche la lontananza di Dio.
LUNEDI’ 5 GIUGNO 1995
Tobi disse al figlio:
“Va e conduci qualcuno della nostra gente a prendere il pasto con noi”
‘Commuove pensare a
questo personaggio dell’Antico Testamento che, in tempo di persecuzione, pensa
a condividere il suo pasto con qualcuno che ne abbia bisogno.
MARTEDI’ 6 GIUGNO 1995
“Noi siamo figli di
santi e aspettiamo la vita che Dio darà a coloro che non perdono mai la loro
fede in Lui”. (Tb. 2,18)
Ritorniamo
anche oggi sulla figura di lobi. Era giusto, faceva elemosine, seppelliva a
rischio della sua vita i morti e per un incidente diventa cieco e deriso dalla
moglie e dagli amici, ma continua a rimanere fedele a Dio. Solo chi lo ama
veramente sa accettare da Dio anche le avversità. Non che Dio ci goda a vederci
soffrire, ma la sofferenza ha la capacità, se vissuta con Dio, di far scaturire
ancora più limpida la fede, la testimonianza. La
sofferenza o porta ad imprecare, o fa diventare amorfi, o fa nascere fede e
amore.
MERCOLEDI’ 7 GIUGNO 1995
“Quando i morti
risusciteranno, infatti non prenderanno moglie né marito, ma saranno come
angeli nei cieli”. (Mc. 12,25)
Alcune persone che
pensavano non esserci risurrezione dopo la morte vanno da Gesù con un caso
iperbolico, quello di una donna che aveva avuto sette mariti, per mettere
ironicamente Gesù in imbarazzo: quando risorgerà, di chi sarà moglie?
GIOVEDI’ 8 GIUGNO 1995
Tobia disse alla sua
sposa: “Sara, alzati: preghiamo Dio... poi vivremo come marito e moglie”. (Tb
8,4)
Leggendo la storia di
Tobia e Sara rimaniamo colpiti da questi due sposi che mettono Dio al centro
della loro vita matrimoniale e non si può fare a meno di fare un paragone con
la maggioranza delle giovani coppie di oggi che per prima cosa pensano ad andare
a letto insieme e poi magari anche al matrimonio in chiesa per “fare una bella
festa”. Non è il caso di fare gli ipocriti moralisti ma quanto siamo lontani
dalla vera dimensione religiosa del matrimonio! Dio non è geloso dell’amore
di una coppia, neanche dell’amore carnale, se no non ci avrebbe creati così,
ma noi spesso riduciamo l’amore ai sentimenti e alla carnalità dimenticandoci
che l’amore umano è fatto anche di tante altre cose e che non dovrebbe essere
altro che uno specchio che riflette l’amore divino e che la coppia è chiamata
a questo cammino per continuare l’opera creatrice di Dio che si manifesta
nella gioia della vita della coppia e nella fatica che gli sposi fanno per
essere fedeli alla volontà di Dio e generatori di amore.
VENERDI’ 9 GIUGNO 1995
“Il Signore è fedele
per sempre (Sal. 145,2)
Una delle cose che maggiormente consola nel cammino della fede è pensare alla fedeltà di Dio. Egli non è un voltagabbana, uno che un giorno la pensa in un modo e un altro cambia le carte in tavola. Dio vuole la mia salvezza da sempre e per sempre. Per questo mi ha creato, per questo ha mandato suo Figlio Gesù, per questo è Provvidenza. Non si lascia spaventare neanche dai miei peccati, mi cerca quando mi allontano, come il buon pastore cerca la pecora perduta, quando ritorno a Lui mi abbraccia con la sua misericordia, mi è vicino nelle prove della vita, vuole la mia felicità definitiva. Se questo è vero, ha proprio ragione Gesù quando dice che l’unico peccato che non può essere perdonato è quello contro lo Spirito, cioè il chiudere a Dio tutte le possibilità di manifestarci la sua misericordia.
SABATO 10 GIUGNO 1995
“E proprio perché tu eri gradito a Dio, fu
necessario che la tentazione ti mettesse alla
Ieri
pensavamo alla fedeltà di Dio. Ma una domanda ci può venire spontanea: “Se
Dio è fedele e vuole la mia salvezza, come mai permette la tentazione, il
male?” Il libro di Tobia ci dà una risposta: Dio non è contento del male e
non è neppure sadico al punto di dirci: “Soffri, che poi avrai
un premio!” Dio permette il male e la tentazione perché da noi impastati di
grandezza e di povertà, di grazia e di peccato, emerga il nostro amore per Lui.
Per un vero credente il male e la tentazione (che pure non ci piacciono) devono
diventare momenti di fede, occasioni preziose per accorgerci dell’amore di
Dio, momenti di abbandono fiducioso, motivo di scelte decise, di offerta totale.
Solo così il male, invece di chiuderci, di renderci ancora più cattivi, di
chiudere i nostri occhi alla speranza, diventa motivo di fedeltà, di scoperta,
di lode, di fiducia, di certezza della fedeltà di Dio nei nostri confronti.
DOMENICA 11 GIUGNO 1995
“Quando verrà lo
Spirito di verità, Egli vi guiderà alla verità tutta intera”. (Gv.
16,13)
Che bello scoprire,
attraverso la festa odierna, che Dio è famiglia. Le filosofie ci fanno pensare
a un Dio entità suprema, a qualcuno di perfetto, di immobile. Il nostro Dio
invece è eterna relazione, è creazione rinnovata ogni giorno, è salvezza
offerta. E’ paternità, è fratellanza, è generazione d’Amore. E scoprendo
questo Dio Dialogo, Relazione, facciamo la gioiosa scoperta di poter anche noi
entrare in rapporto, in comunione con Lui: noi facciamo parte della sua
famiglia, Lui ci ha creati, Gesù ci ha salvati, lo Spirito ci rigenera ogni
giorno. Con un Dio che è Padre, posso parlare, avere fiducia, con Gesù posso
fare Comunione, posso scoprire lo Spirito nella creazione e in me, posso ogni
giorno ascoltare i suoi suggerimenti, sono chiamato a stare con Lui e con i miei
fratelli per sempre: Dio Trinità è la mia vera e definitiva famiglia.
LUNEDI’ 12 GIUGNO 1995
“La pazienza si dimostra
nel sopportare le sofferenze”. (2
Cor. 1,6)
Precisiamo subito. La
pazienza è una virtù attiva e non ha niente a che vedere con la rinuncia,
l’inerzia, l’indifferenza, l’atteggiamento dimissionario, l’abdicazione,
l‘accantonamento dei progetti più audaci. La pazienza esclude la fretta, non
la passione. Il suo simbolo non è certo la cenere, ma piuttosto una fiamma
vigorosa. Non c e pazienza se non c e un’ardente passione per qualcosa. La
passione, quanto più è grande, divorante, tanto più deve essere accompagnata
da una interminabile pazienza.
E si porta a termine
un’opera nella pazienza.
MARTEDI’ 13 GIUGNO 1995
“Risplenda la vostra
luce davanti agli uomini”. (Mt. 5,16)
Nella mia esperienza di
sacerdote incontro tante persone che vengono a chiedere un consiglio e spesso mi
trovo imbarazzato: non c’è, neanche nel Vangelo, una ricetta valida per tutti
i problemi. Altre volte, poi, sono io stesso ad essere incerto, o a dover
consigliare cose che io stesso stento a vivere. E allora mi riscopro cieco, povero,
incapace di dare luce.
MERCOLEDI’ 14 GIUGNO
1995
“Non sono venuto per
abolire la Legge ma per darle compimento”. (Mt.
5,17)
Presso gli ebrei il
rispetto del sabato, il giorno consacrato al Signore, era in origine un fatto
gioioso, ma troppi rabbini insistettero nell’accumulare ingiunzioni sul modo
esatto di osservano, il tipo di attività permesse, finché ci fu chi non osava
neppure muoversi di sabato per paura di trasgredire a qualche regola.
Baal Shem, figlio di
Eliezer, meditava spesso su questo problema. Una notte fece un sogno. Un angelo
lo portò in cielo e gli mostrò due troni collocati molto più in alto degli
altri.
GIOVEDI’ 15 GIUGNO 1995
“Mettiti presto d’accordo con tuo fratello mentre sei per via”. (Mt.
5,25)
C’è chi dichiara:
“Non voglio avere debiti con nessuno”. Il guaio è che abbiamo debiti con
tutti. Si tratta dei debiti di amore, che non sono mai onorati una volta per
tutte. Quando li hai pagati, restano da pagare... La carità non è qualcosa in
più che, nella tua generosità, senza avere alcun obbligo specifico al
riguardo, offri agli altri.
VENERDI’
16 GIUGNO 1995
Fratelli,
noi abbiamo un tesoro in vasi di creta”. (2 Cor. 4,7)
Gli indù raccontano una strana leggenda. La
leggenda del capriolo delle montagne.
SABATO 17 GIUGNO 1995
“Se uno è in Cristo, è
una creatura nuova”. (2 Cor. 5,17)
“Se solo potessi nascere
di nuovo”, si lamentano tanti, davanti alla loro vita disastrata. Ebbene è
possibile. Cristo ci dà questa meravigliosa possibilità: non importa
quanto negative siano state le nostre esperienze, quanto lontano sia arrivata la
nostra incredulità, Dio ci dà, in Cristo, ma solo in Cristo, la possibilità
di ricominciare da capo.
DOMENICA 18 GIUGNO 1995
“Come può costui darci
la sua carne da mangiare?”. (Gv. 6,52)
Spiegare ed annunciare
l’Eucarestia non è facile. E’ entrare nella sfera più profonda
dell’Amore e quindi del Mistero. E’ un Dio che ama talmente i suoi figli da
farsi pane per loro. Una frase che le mamme usano con i loro bambini è: “Sei
talmente caro che ti mangerei tutto”. Forse questa frase è un ricordo di quel
rapporto di comunione unico che si attua nel momento della gestazione. Gesù ha
sentito talmente questo desiderio che Lui si fa pane per noi. E noi, sentendo
questa “nostalgia” di Dio da cui e per cui siamo fatti, abbiamo la
possibilità di cibare cuore, mente e vita con la comunione a Cristo. Quanto è
immensamente più grande di un semplice rito religioso! E’ comunione di vita
che va ben al di là dei pochi minuti del “ringraziamento”. Quanto è
importante questa comunione per poter camminare “con la forza che ci viene da
questo pane”, quanto apre la nostra vita al ritorno a Dio, colui che ci ha
creati, colui che ci ha salvati, colui che ci chiama all’eternità con Lui. E
allora perché voler spiegare un mistero? immergiamoci con umiltà e
riconoscenza in questo mistero d’amore.
LUNEDI’ 19 GIUGNO 1995
“Ecco ora il momento
favorevole, ecco ora il giorno della salvezza”. (2
Cor. 2,2)
Sì racconta che poco dopo la morte del
rabbino Mokshe, il rabbino Mendel di Kotyk chiese a uno dei discepoli: “A che
cosa più di tutte dava importanza il tuo maestro?”
MARTEDI’ 20 GIUGNO 1995
“Amate i vostri nemici... perché siate figli del Padre vostro celeste,
che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i
giusti e sopra gli ingiusti”.
Quindi l’essere figli
non è un fatto acquisito una volta per sempre. E’ un titolo che viene
guadagnato cercando di rassomigliare al Padre nella sua generosità verso tutti,
compresi i nemici, nella sua benevolenza verso gli “ingiusti” e i
“malvagi”.
MERCOLEDI’ 21 GIUGNO
1995
“Chi semina scarsamente,
scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà”.
(2 Cor. 9,6)
Leggiamo quest’oggi un
racconto. Può farci meditare profondamente.
GIOVEDI’ 22 GIUGNO 1995
“Voi, dunque, pregate
così: Padre nostro...”. (Mt. 6,9)
Dio pretende di essere chiamato con questo, che è il suo
vero nome: Padre, anzi Abbà, papà caro, babbo mio. Dire che Dio è Padre
significa affermare che Dio sta dalla parte della vita, comunica la vita, è
amante della vita,
VENERDI’23 GIUGNO 1995
“Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori, per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”.
(Rm. 5,5)
La stanchezza, la noia, la
delusione, le difficoltà sembrano soffocare talvolta la nostra capacità di
sperare.
SABATO 24 GIUGNO 1995
“Signore, Tu mi scruti e
mi conosci”. (Sal 138,1)
Signore, questa mattina mi
sono alzato storto. Non so perché, ma tutto mi dà fastidio. Il pensiero degli
impegni di oggi, che di solito è motivo di gioia, di riscoperta di servizio, mi
pesa enormemente. I primi “barboni” della giornata sono stati accolti con un
muso duro, tant’è che uno mi ha detto: “C’è qualcosa che non va?” e
dentro ho sentito ancora più rabbia. Mi guardo dentro e non trovo motivi.
“Saranno paturnie” mi dico per tirare avanti. Eppure se io non mi conosco,
Tu mi conosci. Sai che vorrei volerti bene pienamente, gioiosamente. Sai che
vorrei amarti nei fratelli. Sai che oggi vorrei servirti nella Chiesa. Sai che
vorrei un mondo più giusto e senza inganni.
DOMENICA 25 GIUGNO 1995
“O Dio, Tu sei il mio
Dio, all’aurora ti cerco, di Te ha sete l’anima mia, a Te anela la mia carne,
come terra deserta, arida, senz’acqua”. (Salmo 62,2)
S.
Agostino esprime così il desiderio di Dio che c’è al fondo del cuore
di ogni uomo:
LUNEDI’ 26 GIUGNO 1995
Il Signore disse ad Abramo:
“Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il
paese che io ti indicherò”. (Gn. 12,1)
Uno dei canti che abitualmente facciamo
durante le nostre celebrazioni dice:
“Esci dalla tua terra e va”. Sembra una cosa semplice
ed anche entusiasmante, ma per Abramo non fu così. Lasciare la propria terra,
la sicurezza, le proprie abitudini per inoltrarsi nel deserto senza una meta
specifica, ma solo con una promessa, coinvolgere la sua famiglia in questa
avventura rischiosa, non avere più il solito tran—tran quotidiano ma dover
inventare la vita ogni giorno, non è una cosa semplice. Provate a pensare se
oggi il Signore si mettesse a parlare a ciascuno di noi dicendoci: “Ho in
mente un progetto per te. Lascia la sicurezza del tuo lavoro, parti per
l’Africa, non portarti dietro niente...”
MARTEDI’ 27 GIUGNO 1995
“Tutto quello che volete
che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. (Mt.
7,12)
Siamo molto esigenti con gli altri specialmente in quelli che noi riteniamo essere i nostri diritti, ma sovente o rimaniamo spettatori o non muoviamo un dito in favore di altri.
IL SASSO IN MEZZO ALLA STRADA
Un giorno Diogene stava all’angolo della strada ridendo
come un matto. “Perchè ridi?”, gli chiese un passante. “Lo vedi quel
sasso in mezzo alla strada? Da quando sono arrivato qui questa mattina, ci sono
inciampate dieci persone, maledicendolo. Ma nessuno si è preso la briga di
spostano in modo che gli altri non ci incespicassero”.
MERCOLEDI’ 28 GIUGNO
1995
“Dai loro frutti li
riconoscerete”. (Mt. 7,16)
Quando ci lasciamo guidare
dal possesso delle cose sono le cose a possedere noi, quando guardiamo
all’esteriorità e alle apparenze esse ci dominano e condizionano. Se il
nostro occhio e il nostro cuore guardano all’essenza, le cose non ci dominano
più e noi le gustiamo profondamente.
Massimo d’Azeglio
racconta: “Mi ricordo che nella fanciullezza, essendo un giorno riuniti in
famiglia — presente qualche amico di casa — il discorso cadde sulla nobiltà.
lo, così, alla brusca e senza malizia, dissi: “Noi, signor padre, siamo
nobili?”. Mi accorsi che dovevo aver fatto una domanda sciocca vedendo che
tutti ridevano di me. Mio padre, sorridendo anch’esso, rispose: “Sarai
nobile se sarai virtuoso”. E io non cercai più in là”.
GIOVEDI’ 29 GIUGNO 1995
“Tu sei Pietro e su
questa pietra edificherò la mia Chiesa”. (Mt. 16,18)
Quante discussioni e
divisioni lungo questi 20 secoli di cristianesimo, attorno alla figura di Pietro
e dei suoi successori! Chi vuole e ricerca la sua autorità e il. suo potere in
modo assoluto, chi esalta Pietro e il Papa quasi fosse Dio e chi lo vede come
figura storica di potere tutt’altro che in linea con il messaggio di Gesù.
VENERDI’30 GIUGNO 1995
“Se vuoi puoi
guarirmi”. (Mt.
8,2)
In quel “se vuoi” c’è
tutta la speranza e la fede di questo lebbroso che si rivolge a Gesù. Egli
afferma che Gesù è Figlio di Dio, ha potere di guarire ma esprime anche
l’abbandono alla sua volontà: “Mi fido che qualunque cosa farai, la farai
per il mio bene".