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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

MAGGIO

 

 

LUNEDI’ 1 MAGGIO 1995

“Alzati amica mia, mia tutta bella e vieni”. (Cantico 2,10)

Mi piace iniziare questo mese di maggio dedicato a Maria, con questa frase del Cantico, In questo inno il Signore sognava la sua sposa, l’umanità. Essa non aveva risposto agli inviti di Dio, si era nascosta per la sua nudità, ma nonostante le piaghe dell’egoismo, del peccato, Dio aveva continuato a farle la corte, a circuirla, a vederla bella. Finalmente, in Maria, Dio riceve la prima risposta totale da parte dell’uomo. Maria non ha paura di farsi scoprire da Dio, di mostrargli il suo volto. E Dio non può, vedendo Lei non innamorarsi di nuovo totalmente e perdutamente della sua creatura. Maria è la primizia e il volto dell’umanità redenta. Spesso in religione, per questioni di falso pudore, abbiamo pensato che il termine ‘innamorarsi’ fosse da usarsi con cautela. Eppure Dio è innamorato di me, è “cotto” per me! E io sono “cotto” per Lui?

 

 

MARTEDI' 2 MAGGIO 1995

“Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io entrerò da lui per sedermi con lui a mensa. Egli potrà cenare con me”. (Ap. 3,20)

Maria ha sentito bussare il Signore e gli ha aperto e qui ha trovato la sorpresa: Gesù non è solo dietro l’uscio, porta con sé tutti i suoi amici, l’umanità intera. Anche per noi, aprire la porta a Cristo, significa accogliere un mucchio di gente sconosciuta. Bisogna allargare la tavola. Allorché Cristo entra nell’esistenza di una persona, insieme a Lui entrano i fratelli. E sono quasi sempre individui esigentissimi. In tal modo la nostra vita viene totalmente occupata, requisita dall’Altro e dagli altri. Come Maria, accogliendo Cristo diventa Madre di Dio e contemporaneamente Madre di tutti gli uomini, se noi accogliamo Cristo dobbiamo pensare al prossimo (vicino e lontano) come a dei fratelli.

 

 

MERCOLEDI' 3 MAGGIO 1995

“L’Angelo Gabriele fu mandato ad una vergine che si chiamava Maria”. (Lc. 1,26)

Nel nostro modo di pensare meschino e materialista, diciamo: “Davanti ad un Angelo, ad un’apparizione non si può dire di no e ci immaginiamo l’annunciazione tra luce e piume svolazzanti di angeli. Maria non ha avuto vita più facile di noi davanti alle chiamate quotidiane e lo dimostra anche con le sue domande e con un “sì” da portare avanti non in quei cinque minuti, ma per tutta la vita. “Se un angelo mi parlasse, mi indicasse la strada!..” diciamo noi e non ci accorgiamo di quanti angeli il Signore mette quotidianamente sul nostro cammino. Dio, attraverso i fatti e le persone, continua ad interpellarci ogni giorno. Solo che noi o non vediamo o facciamo finta di non vedere. Proviamo oggi ad aprire gli occhi, a chiederci se quell’incontro, quel fatto che ci è successo non sia un “angelo” che chiede anche a noi, come ha chiesto a Maria, il nostro “sì”.

 

 

GIOVEDI' 4 MAGGIO 1995

“Il Signore è con te”. (Lc. 1,28)

Questa frase è simile all’augurio che tante volte, durante le celebrazioni liturgiche rivolgo all’assemblea. Ma, mentre il mio è un augurio, una speranza (“sia”), l’angelo dice a Maria “Dio è con te”. La certezza di questo permette a Maria di dire il suo “sì” incondizionato. “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” ci ricorderà S. Paolo. Con Dio, Maria è disposta a giocare la vita. Anche per lei verranno i giorni della prova, dell’esilio, anche lei “perderà” Gesù nel tempio di Gerusalemme e addirittura vedrà suo Figlio morire sulla croce, ma la sua fede non crollerà: si appoggia su Colui che è sempre con Lei. “Io sono con voi tutti i giorni della vostra vita” ha promesso Gesù prima di salire al cielo. Mi consola quel “tutti i giorni”. Sei con me sempre anche quando non ti vedo, quando penso di averti perso, quando c’è il buio della sofferenza, quando c’è il vuoto dell’entusiasmo. Dal giorno dell’incarnazione nel grembo di Maria, Tu sei sempre con noi.

 

 

VENERDI' 5 MAGGIO 1995

“Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio”. (Lc. 1,30)

Noi usiamo questa frase o altre simili della Scrittura per ricordarci che Maria, la piena di grazia, è anche l’Immacolata. Ma se Maria è la tutta pura, la tutta bella davanti a Dio, noi scopriamo che siamo “graziati” perché non essendo immacolati, siamo peccatori salvati ed amati. Un uomo cercava una buona chiesa da frequentare ed entrò per caso in una chiesa in cui i fedeli e il prete stavano leggendo il loro libro di preghiere e dicevano: “Non abbiamo fatto queste cose che avremmo dovuto fare, e abbiamo fatto queste altre cose che non avremmo dovuto fare”. L’uomo si lasciò cadere in un banco e sospirò sollevato dicendosi: “Grazie a Dio ho finalmente trovato la mia gente”. Tutti abbiamo bisogno del perdono di Dio e degli altri. Racconta A. De Mello che un predicatore una volta fece questa domanda a una classe di bambini: “Se tutte le persone buone fossero bianche e tutte quelle cattive fossero nere, voi di che colore sareste?”. La piccola Mary Liane rispose: “Reverendo, io sarei a strisce! “.

 

 

SABATO 6 MAGGIO 1995

“Lo Spirito Santo scenderà su di te”. (Lc. 1,34)

Gesù è figlio di Maria e dello Spirito Santo! Maria mette la sua parte ma è lo Spirito che opera. Non dimentichiamolo: anche per la Chiesa, per noi avviene nello stesso modo. Durante la prima visita di Papa Giovanni Paolo II in Francia, una moltitudine di giovani scandiva questo slogan davanti al Palazzo della Nunziatura di Parigi: “Il santo Padre rinnoverà la faccia della terra.” Il papa affacciatosi al balcone disse loro: “No. E’ lo Spirito Santo che rinnoverà la faccia della terra.., ma non lo farà da solo. Egli si servirà di ognuno di voi!”.

 

 

DOMENICA  7 MAGGIO 1995

“Avvenga di me secondo la tua parola”. (Lc. 1,38)

E con questa accettazione gioiosa, disponibile, Maria diventa accoglienza, casa per Gesù. E così il suo cuore si dilata e diventa casa e accoglienza anche per tutti i fratelli di Gesù, noi. Il segreto è cominciare ad aprire la porta. Ecco una riflessione di S. Ambrogio: che la tua porta sia aperta a colui che viene! Apri la tua porta, spalanca fino in fondo te stesso, perché egli veda la ricchezza della tua semplicità, la pace di cui sei ricco, gli effetti sublimi della grazia. Dilata il tuo cuore, va’ incontro al sole della luce senza fine che illumina ogni uomo. Quella luce infatti brilla per tutti, ma se qualcuno chiude la sua finestra, si priverà da sé di quello splendore incomparabile. Se ti rinchiudi dentro te stesso, Cristo rimarrà fuori. Anche se nessuno potrebbe impedirgli di entrare, egli non vuole introdursi in modo importuno, non vuole costringere chi non vuole aprirgli. Beato dunque colui alla cui porta batte Cristo. La nostra porta è la fede. Se essa è forte, difende tutta la nostra casa. Per questa porta entra Cristo.

 

 

LUNEDI’ 8 MAGGIO 1995

“In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la Giudea”. (Lc. 1,39)

L’atteggiamento di Maria è duplice: lasciarsi fare da Dio e darsi da fare per Dio e per i fratelli; aver fede e offrire se stessa. Mi piace molto questo canto della comunità brasiliana:

Dio solo può dare la fede:tu, però, puoi dare la tua testimonianza.

Dio solo può dare la speranza: tu, però, puoi infondere fiducia nei tuoi fratelli.

Dio solo può dare l’amore: tu, però, puoi insegnare all’altro ad amare.

Dio solo può dare la pace: tu, però, puoi seminare l’unione.

Dio solo può dare la forza: tu, però, puoi dare sostegno a uno scoraggiato.

Dio solo è la Via: tu, però, puoi indicarla agli altri.

Dio solo è la Luce: tu, però, puoi farla brillare agli occhi di tutti.

Dio solo può fare ciò che appare impossibile: tu, però, potrai fare il possibile.

Dio solo basta a se stesso: Egli, però, preferisce contare su di te.

 

 

MARTEDI' 9 MAGGIO 1995

“Maria si mise in viaggio verso la montagna”.  (Lc. 1,39)

Maria non è rimasta immobile nella nicchia della propria grandezza. E’ uscita per mettere la sua vita “a servizio”. Ogni cristiano non può non riferirsi a questo segno. Nessuno ha diritto di isolarsi, chiudersi a contemplare e difendere i propri privilegi. Il prete non può rimanere imprigionato nel suo tempio. Il maestro deve sovente abbandonare la sua cattedra e mettersi a disposizione, in ascolto dei piccoli. La Madonna invita ad abbandonare recinti, palazzi, parchi e giardini. Chi porta la Parola nel cuore non può tenersela per sé. Chi riceve Cristo nell’Eucarestia deve portarlo nella vita. Dobbiamo uscire a servire, tenendo dietro alla Madre.

 

 

MERCOLEDI' 10 MAGGIO 1995

“L’anima mia magnifica il Signore”. (Lc. 1,46)

Quando, superando l’abitudine e la ripetitività, recito questa preghiera che Maria ha lasciato sgorgare dal suo cuore, mi sento meravigliato e gioioso nei confronti della Mamma del cielo. Maria, nella sua semplicità, nella sua purezza era una persona che traboccava di “grazie!” Essa ha lasciato che i suoi sentimenti di gratitudine prendessero forma di parole per esprimere quanto c’era nel cuore. Noi, “adulti” abbiamo quasi paura dei nostri sentimenti, noi “calcolatori” arriviamo a dire grazie ma con “compostezza”; abbiamo quasi “pudore” di lasciarci andare alla gioia... Dio non è geloso della nostra gioia. Anzi è Lui che ce la dà. Dio non ha paura dei sentimenti, ci ama di amore paterno, materno, fraterno, sponsale. Mi è sempre piaciuto quel brano dell’Antico Testamento dove si racconta che il re Davide ballava, cantava, suonava davanti al Signore. Perché il nostro grazie, la nostra gioia deve essere sempre “gessata”? Come è bello, qualche volta sorprenderci a cantare, a ballare, a fare i pazzi davanti al Signore per dirgli che gli vogliamo bene, che siamo contenti di Lui!

 

 

GIOVEDI' 11 MAGGIO 1995

“Maria diede alla luce il suo Figlio primogenito”. (Lc. 2,7)

Maria, dando alla luce Gesù, realizza il piano di Dio. Ed è così che:

Gesù, il fedele dei fedeli, nasce dalla fede di Maria.

Gesù, il servo dei servi, nasce dalla disponibilità di Maria.

Gesù, l’innocente, nasce dall’innocenza di Maria.

Gesù, il dono dei doni, nasce dalla gratuità di Maria.

Gesù, l’obbediente, nasce dall’obbedienza di Maria.

Gesù, il Figlio di Dio, nasce dalla santità di Maria.

Gesù è la riuscita dell’Amore di Dio, perché Gesù, Figlio di entrambi,

ama il Padre con tutto l’amore umano possibile,

e ama l’uomo con tutto l’amore divino possibile.

 

 

VENERDI' 12 MAGGIO 1995

“Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”. (Lc. 2,19)

Da quanto ci raccontano i vangeli non si può certo dire che Maria sia una chiacchierona. Sono poche, essenziali, veritiere le sue parole. Oggi c’è l’inflazione delle parole e, come capita per i soldi, quando c’è inflazione sia i soldi che le parole valgono di meno. Spesso si dicono un sacco di parole per non dire niente o peggio, per non farsi capire, o peggio ancora perché la gente capisca l’opposto di ciò che uno ha detto. Pensa alla pubblicità. Quante parole per reclamizzare un dentifricio, una saponetta, un detersivo, la... carta igienica! Quante parole per lodare un calciatore, un cantante, un’attrice, un politico, e magari una settimana dopo se ne sprecano altrettante per dire che era un corrotto, un buono a nulla. La parola serve sempre meno a comunicare, ha sempre meno valore. Una volta si facevano i contratti sulla parola. La parola data era sacra. Oggi capita che uno ti dice di si e mezz’ora dopo ti dice di no. Quante volte una persona dice ad un’altra: “Ti voglio tanto bene” e bisogna capire: “Mi servi, per questo faccio finta di volerti bene; quando non mi servi più, ti butto”. Forse bisogna ritornare a parlare di meno, ascoltarsi di più e, quando parliamo dare un senso autentico, sincero, vero a quello che diciamo.

 

 

SABATO 13 MAGGIO 1995 

“Prendi il Bambino.., e fuggi in Egitto”. (Mt. 2,13)

E’ facile immaginarsi lo stato d’animo con cui Maria e Giuseppe avranno accolto l’invito dell’Angelo e partire per l’esilio perché Erode vuole uccidere il Bambino: paura, ansia, dolore, interrogativi, ringraziamento a Dio sollecitudine... Tutte queste cose si saranno addensate nel loro cuore. Anche noi, come loro ci chiediamo il perché di Colui che mandato per la salvezza incontra la persecuzione e di coloro che, innocenti, muoiono per Cristo, anticipando quanto farà Lui per noi sulla croce. Nella nostra presunzione vogliamo spiegarci tutto e non sappiamo accogliere e vivere il mistero. Maria e Giuseppe, pur con tutti gli interrogativi e le ansie fanno una cosa sola: obbediscono e partono. Se noi cristiani invece di perderci in tante discussioni, in tante teologie spiega tutto ci sentissimo inseriti con umiltà e anche consapevolezza nel mistero di Dio e ci fidassimo davvero di Lui, non sarebbe meglio?

 

 

DOMENICA 14 MAGGIO 1995

“Al ritrovarlo, Maria e Giuseppe rimasero stupiti”. (Lc. 2,48)

Durante l’episodio di Maria e Giuseppe che “perdono” Gesù e lo ritrovano tre giorni dopo nel Tempio colpisce il fatto che essi si stupiscono. Se “angosciati” lo cercano, se sono stupiti di ritrovano nel Tempio a discutere con i dottori della legge, questo significa che anche Maria e Giuseppe hanno fatto fatica a comprendere il mistero di Gesù. Non tutto era così chiaro per loro come non tutto è chiaro per noi. Gesù è il compagno del nostro cammino ma non sempre è facile capire dove vuole condurci. E’ imprevedibile umanamente, perché è Dio. Come Maria anche noi conviviamo con il mistero, ma come Maria si fida, si abbandona, si lascia plasmare, anche noi se contempliamo, meditiamo, accettiamo gioiosamente, scopriamo che per qualunque strada ci faccia passare, quel meraviglioso compagno di viaggio che è Gesù, non solo non ci abbandona mai, ma vuole unicamente il nostro bene.

 

 

LUNEDI’ 15  MAGGIO 1995

“A Nazareth il Bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia era sopra di Lui”. (Lc. 2,40)

Mania ha avuto il Figlio presente per tanti anni nella casa di Nazareth. Non è il caso che andiamo a cercare Dio chissà dove. Lui è presente all’appuntamento quotidiano. Lui, se lo vogliamo, si fa trovare nelle occasioni più comuni. Occorre imparare a celebrare Dio secondo la liturgia dei nostri giorni feriali. Fargli posto là dove passiamo la maggior parte della giornata. Lui non si rassegna a essere confinato in un salotto appartato. Sta volentieri in cucina, nello stanzino della portineria, in un corridoio, un’aula, un ufficio, un cortile, una corsia d’ospedale.

Dobbiamo abituarci ad incontrarlo nei nostri gesti abituali, nel solito lavoro, nelle occupazioni meno appariscenti. Farlo passare nella nostra stanchezza, negli smarrimenti, nelle difficoltà, nelle attese, nelle speranze.

 

 

MARTEDI' 16 MAGGIO 1995

“Gesù tornò a Nazareth e stava loro sottomesso”. (Lc. 2,51)

Nei misteri del Rosario noi pensiamo ai fatti gaudiosi, dolorosi, gloriosi della vita di Gesù e Maria: sono le grandi tappe della salvezza realizzata per noi. Ma nella storia di Maria, insieme a questi eventi unici ci sono stati tanti giorni comuni fatti di lavori abituali: andare al pozzo, preparare da mangiare, strigliare l’asino, pregare, educare suo Figlio, parlare con Giuseppe... E in queste “banalità” Maria ha realizzato la stessa santità espressa il giorno del “sì” dell’Annunciazione o del “sì” ai piedi della croce di Gesù. La nostra risposta a Dio (= santità) si realizza quando facciamo le grandi scelte della vita, quando ci viene chiesto qualche atto eroico di perdono o di amore e quando viviamo la banale ripetitività dei nostri giorni. Oggi, forse, sarà “un giorno come tutti gli altri” fatto di piccoli incontri, di lavoro usuale, di gesti comuni. Ma è lì che rispondo a Dio, è lì che santifico il dono del tempo, è lì che posso mettere gusto e sale in ciò che faccio e un sorriso donato con amore, una parola di incoraggiamento, una tavola preparata con gusto, un servizio non fatto brontolando sono un atto di fede, di speranza, di carità.

 

 

MERCOLEDI' 17 MAGGIO 1995

“Se non diventerete piccoli come bambini non entrerete nel Regno di Dio”. (Mt. 18,3)

Umanamente parlando, Maria non ha fatto cose grandi, è stata una mamma come tante che ha seguito nella gioia e nel dolore il suo Figlio. La sua grandezza è proprio lì. Sono spesso le piccole cose che fanno pensare di più. Il treno attraversava un villaggio di un centinaio, al massimo, di abitanti. Il ferroviere di turno chiede a me, che sono l’unico viaggiatore, il permesso di aprire per mezzo minuto il finestrino. Dà un discreto colpo al suo fischietto ed alza, sorridente, la mano destra. “Sono contento di aver salutato la nonna anche oggi: mi aspettava come sempre alla finestra della cucina. Faccio così tutte le volte che passo da queste parti”. E mi confida anche che, quando era un giovane alunno, un suo istruttore gli aveva insegnato, passando davanti ad una nota casa per persone anziane, a salutare con la mano. “C’è sempre qualcuno — gli diceva — che ne prova una grande gioia. Per lui è forse l’unico segno di interessamento alla sua persona che riceva dal di fuori

 

 

GIOVEDI' 18  MAGGIO 1995

“Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la Madre di Gesù”. (Gv. 2,1)

Qualcuno, pensando di onorare Maria, l’ha fatta diventare talmente compresa dei misteri che viveva e dei doni ricevuti, da renderla talmente “spirituale” e avulsa dalla realtà da allontanarla da quello che è il suo compito principale: permettere a Cristo di incarnarsi nella nostra realtà. Invece Maria, la pura, la santissima, va ad una festa di nozze, e attenta alle necessità spicciole degli sposi aiuta Gesù a fare un miracolo “superfluo” che ci aiuta a comprendere che Lui è il vero sposo della nostra umanità. Dio non è il Dio della tristezza, ma della gioia. La fede, la religione non servono solo per accompagnarci ai funerali, ma per gioire. Gesù non è venuto solo per caricarsi le nostre croci ma per condividere le nostre gioie. Non pensare di essere un buon cristiano se sei solo sempre estremamente “serio”, “compassato”, “col collo torto”, dedito ad ampie e profonde spiritualità e non capisci e vivi con i fratelli la gioia. “Vangelo” significa peso, osservanze religiose più o meno ipocrite o gioiosa notizia?

 

 

VENERDI' 19  MAGGIO 1995

“La Madre disse a Gesù: “Non hanno più vino”. (Gv. 2,3)

Maria è una che si accorge di ciò che le capita vicino e delle esigenze concrete del suo prossimo. Una deformazione abbastanza frequente nella nostra vista fa sì che, nel campo della carità, vediamo il prossimo “lontano” ma non riusciamo a vedere quello “vicino”. Non abbiamo difficoltà a vedere il bambino africano dal ventre gonfio per la denutrizione, ma trascuriamo la persona che ci sta accanto, e non ce la fa più, e scoraggiata, avrebbe bisogno di un sorriso, di un po’ di attenzione, di una minuscola delicatezza. C’è chi vede il carcerato e trova il tempo di scrivergli ma non si ricorda di far trovare un bigliettino al marito il giorno del compleanno. Dobbiamo implorare dalla Madonna la grazia di poter vedere le persone che ci stanno davanti agli occhi. Perché a forza di essere vicine rischiano di diventare invisibili.

 

 

SABATO 20 MAGGIO 1995

La Madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”. (Gv. 2,3)

Maria a Cana ci insegna la preghiera. Noi ci saremmo aspettati che Maria andasse da Gesù, spiegasse la situazione, implorasse il miracolo... Maria, invece rivolgendosi al Figlio ha lasciato intendere più che imporre. Ha suggerito delicatamente, non ha preteso. Ha fatto intravedere un desiderio, non ha dettato una soluzione. Ha accennato a un bisogno senza preoccuparsi di fornire delle cifre o dei dati precisi relativi alla situazione. Anche le nostre preghiere sono così? o non piuttosto un lungo, dettagliato, prolisso elenco di cose che il Signore dovrebbe fare se davvero vuol essere un buon Padre?

 

 

DOMENICA 21MAGGIO 1995

La Madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”. (Gv. 2,3)

A Cana, la Madonna si è accorta che mancava non il necessario, ma il superfluo. E’ intervenuta per assicurare non il pane, ma il vino “inutile”. Gesù stesso nella sua vita ha accettato doni “inutili” L’assistenza economica delle donne, il gesto della donna che lo “ungeva” con il suo profumo costosissimo. Nell’amore non si può essere solo calcolatori, ci vuole fantasia. Un gesto di carità se non è accompagnato da fantasia, da cortesia, da un sorriso rischia di diventare un peso se non un insulto. Non si tratta solo di rispondere a delle attese. Il “di più” spesso risulta indispensabile per vivere.

 

 

LUNEDI’ 22 MAGGIO 1995

La Madre dice ai servi: “Fate ciò che vi dirà”. (Gv. 2,5)      

Maria, come sempre, ci indica la strada.    
Tante volte noi ci chiediamo: “Che cosa devo fare?” e subito cominciamo a pensare, ad arzigogolare, a trovare secondo i nostri criteri le strade. Maria invece ci dice: “Continua a fare il servo. Obbedisci a ciò che il Signore ti chiede ogni giorno. Non stare a chiederti troppi perché. Fai con semplicità le cose che ti sono chieste anche se a prima vista ti possono sembrare assurde come sarà sembrato assurdo ai servi di Cana il riempire di acqua delle anfore. Fallo e fidati!” Quanti di noi, davanti alle difficoltà della vita, davanti alle scelte pensano, prima di decidere, a confrontarsi con il Vangelo? A mettersi prima di tutto in ascolto? A lasciarsi guidare non da se stessi ma dalla Parola di Colui in cui diciamo di credere?

 

 

MARTEDI' 23 MAGGIO 1995

E Gesù disse: “Donna, ecco tuo Figlio... Figlio, ecco tua Madre”. (Gv. 19,26)

Pensando al mistero della croce siamo sempre portati a pensare che in quell’ultimo momento della sua vita Gesù ci ha fatto ancora il regalo di sua Madre. Proviamo oggi a pensare anche ad un’altra cosa: Gesù ci ha anche affidato sua Madre, cioè noi poveri uomini abbiamo il compito di portare nella nostra vita Maria, In Lei noi portiamo la sua maternità, perché Cristo nasce al mondo, portiamo la sua umiltà perché il Vangelo sia il gioioso annuncio ai poveri, portiamo il suo dolore perché il nostro dolore venga redento, portiamo la sua purezza perché il male sia vinto. Maria porta noi a Gesù ma noi dobbiamo portare Maria, e in Lei il mistero di Cristo, al mondo intero. Portare Maria non è certo un peso ma una gioia. Ai piedi della Croce, nel dolore, Maria ci ha generati ma proprio per questo, essendo suoi figli, noi dobbiamo manifestare al mondo i tratti di nostra Madre.

 

 

MERCOLEDI'  24  MAGGIO 1995

“La carità è paziente”. (1Cor. 13,4)

Maria è paziente. Attende che si realizzino in Lei le promesse di Dio. Durante l’esilio d’Egitto attende pazientemente di poter tornare a casa. A Cana attende con fiducia che Gesù compia il miracolo. Ai piedi della croce “patisce” con Cristo la sua sofferenza... Oggi si confonde pazienza con rassegnazione. Quando le cose vanno male, si allargano le braccia mormorando sconsolati: “Pazienza... doveva andare a finire così... non c’è niente da fare.. Quindi, la pazienza interverrebbe unicamente per firmare la sera. Quale equivoco! La pazienza, al contrario, non si arrende mai, non si dà per vinta neppure nella sconfitta, è sempre disposta a ricominciare da capo. L’uomo della pazienza è un lottatore ostinato. La pazienza non è una debolezza, ma una forza, un’energia. La pazienza assicura solidità a tutta la costruzione. La pazienza è in fondo la benevolenza dell‘amore.

 

GIOVEDI' 25 MAGGIO 1995

“Il vostro ornamento non sia quello esteriore, capelli intrecciati, collane d’oro, sfoggio di vestiti ; cercate piuttosto di adornare l’interno del vostro cuore con un’anima incorruttibile piena di mitezza e di pace”. (1 Pt. 3,3—4)

Non mi piacciono le raffigurazioni di Maria super adornate, Il desiderio di onorare Maria ha spesso fatto sì che statue e dipinti vestissero la Madonna con modelli di vestiti all’ultima moda per l’epoca, con gioielli splendenti. Ma a me sembra che queste cose, invece che onorare deturpino la sua bellezza e la sua semplicità. La stessa cosa avviene quando certi “madonnari” per onorare Maria la fanno diventare una dea, a volte addirittura più importante di suo Figlio o di Dio. La bellezza, la forza di Maria non stanno né nelle esteriorità né nei doni particolari che pur Maria ha, ma nella sua semplicità, bontà, attenzione. Così è anche per gli uomini e le donne: che cosa conta di più? Il vestito dernier-cri, il telefonino status symbol, il trucco per nascondere le rughe, la dieta per evitare la ciccia o la disponibilità, la mitezza d’animo, la pace e la gioia del cuore?

 

 

VENERDI' 26  MAGGIO 1995

“Siate santi come io sono santo”. (Lev. 11,45)

Ogni giorno, ripetendo l’Ave Maria noi invochiamo “Santa Maria, prega per noi peccatori”: a Maria si addice la santità, a noi l’essere peccatori. Perché Maria è santa? Perché, lasciandosi fare da Dio ne rispecchia la santità. Noi siamo peccatori perché volendo fare da soli escludiamo la santità di Dio che è in noi.

Essere santi non significa essere anormali o dotati di doni particolari che permettano di fare miracoli, ma solo lasciare che Dio manifesti in noi la sua bontà, la sua misericordia, la sua grazia. La prima qualità del santo è non opporre ostacoli all’opera di Dio. La santità non è solo di Maria o quella dei santi riconosciuti, è di tutti e proprio perché peccatori ancora più manifesta della grandezza di Dio che guarda alla povertà dei suoi servi e fa cose grandi in noi.

 

 

SABATO 27 MAGGIO 1995

“Gli occhi sono come la lampada del corpo: sei tuoi occhi sono buoni, tutto il corpo è illuminato”.  (Mt.6,22)

  Quando si parla di purezza a me piace intenderla soprattutto così: occhi puri, gioia di vivere, rispetto del bello, semplicità di cuore. La purezza di Maria era così. Come mai, noi non riusciamo ad essere puri di cuore? Non sarà forse un difetto di vista? Ecco cosa ne dice un padre della Chiesa, Teofilo di Antiochia:

Dio è percepibile da coloro che hanno aperti gli occhi della loro anima.

Gli occhi li hanno tutti, ma alcuni li hanno velati e non possono vedere la luce del sole.

Se uno è cieco e non vede, non per questo la luce del sole non brilla più:

essi diano la colpa a se stessi e ai loro occhi.

Anche tu, o uomo, hai gli occhi offuscati dai peccati e dal tuo agire indegno.

Se c'é della ruggine nello specchio, non riesci a scorgere in esso il volto di un uomo;

così quando l’uomo è nel peccato è in una condizione da non poter vedere Dio.

Come una malattia agli occhi impedisce di fissare la luce del sole,

così anche tu, o uomo, sei impedito dai tuoi peccati e non puoi vedere Dio.

 

 

DOMENICA 28 MAGGIO 1995

“E ne costituì 12 che stessero con  Lui  e  anche  per mandarli a predicare”. (Mc. 3,14—15)

Gesù sceglie i suoi apostoli. Sono gente comune che viene fatta partecipe del mistero di Cristo e che viene autorizzata a parlare e testimoniare in nome di Gesù. Sono gli amici di Gesù e quindi sono anche gli amici di Maria.

La missione che Dio ha affidato a Maria di portare al mondo Gesù viene partecipata ad altre persone. Maria è contenta di questo. Noi la invochiamo nelle litanie come Regina degli Apostoli e Madre della Chiesa, infatti la missione della Chiesa continua il ruolo di Maria nel mondo. Noi come Chiesa abbiamo quindi davanti il modello di Maria e a Lei dobbiamo ispirarci. Quanto saremmo più incisivi nella nostra testimonianza se invece di fidarci delle nostre forze e organizzazioni facessimo come Maria che offre presenza e silenzio, che sa entrare in punta di piedi nel mistero, che sa vedere e prevenire le necessità dei fratelli, che gioisce dei doni ricevuti e che subito li offre, che sa stare ai piedi della croce e che sa invocare con gli apostoli paurosi, il dono dello Spirito.

 

 

LUNEDI’ 29  MAGGIO 1995

Maria di Magdala andò ad annunziare ai discepoli: “Ho visto il Signore”. (Gv. 20,18)

Carlo Carretto, in un suo libro su Maria, chiede alla Madonna che cosa vuol dire credere alla risurrezione e si immagina questa risposta: “Quando vedrai la tempesta schiantare la foresta e i terremoti scuotere la terra, e il fuoco bruciare la tua casa, dì a te stesso: credo che la foresta si rifarà e la terra tornerà alla sua immobilità e io ricostruire la mia casa.Quando il peccato ti stringerà alla gola e ti sentirai soffocato e finito, dì a te stesso: Cristo è risorto dai morti e io risorgerò dal mio peccato. Quando la vecchiaia o la malattia tenterà di amareggiare la tua esistenza, dì a te stesso: Cristo è risorto dai morti ed ha fatto cieli nuovi e terra nuova. Quando vedrai tuo figlio fuggire di casa in cerca di avventura e ti sentirai sconfitto nel tuo sogno di padre o di madre, dì a te stesso: Mio figlio non sfuggirà a Dio e tornerà perché Dio lo ama. Quando il mondo ti apparirà come sconfitta di Dio e sentirai la nausea del disordine, della violenza, del terrore, e la terra ti sembrerà il caos, dì a te stesso: Gesù è morto e risorto proprio per salvare e la sua salvezza è già presente tra di noi. Quando tuo padre o tua madre, tuo figlio o tua figlia, la tua sposa, il tuo amico più caro, ti saranno dinanzi sul letto di morte e tu li fisserai nell’angoscia mortale del distacco, dì a te stesso e a loro: Ci rivedremo nel regno, coraggio. Questo significa credere nella risurrezione.”

 

 

MARTEDI' 30 MAGGIO 1995

“Non è qui, è risorto e vi precede”. (Mc. 16,6—7)

Continuiamo la riflessione di ieri e pensiamo che Maria ci dica: “Credere in Cristo Risorto significa ancora qualcosa:

Significa per Madre Teresa di Calcutta sollevare il moiribondo e per te fare altrettanto. Significa per Luther King affrontare la morte e per te non aver paura di affrontare la morte per i tuoi fratelli. Significa per l’abbè Schultz, il priore di Taizè, aprire il suo convento alla speranza e per te aprire la tua casa alla speranza. Ogni missionario che parte è un atto di fede nella risurrezione. Ogni trattato di pace è un atto di fede nella risurrezione. Quando perdoni al tuo nemico, quando sfami l’affamato, quando difendi il debole, credi nella risurrezione. Quando ti alzi sereno al mattino, quando canti al sole che nasce, quando vai al lavoro con gioia, credi alla risurrezione. Credere nella risurrezione significa permeare la vita di fiducia, significa dar credito al fratello, significa non aver paura di nessuno. Credere nella risurrezione significa pensare che Dio è Padre, Gesù tuo fratello e io, Maria, tua sorella e, se vuoi, tua Madre.”

 

 

MERCOLEDI' 31 MAGGIO 1995

“Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura”. (Mc. 16,15)

Concludiamo il mese di maggio con un pensiero del Papa che, proprio ispirandosi a Lei, ci invita alla missionarietà.

MARIA è modello di consacrazione alla Missione, anzi è il modello assoluto di ogni evangelizzazione, in virtù del privilegio, veramente unico, di Madre di Dio, che ha concepito, portato in seno e donato al mondo il Divin Redentore. A questo modello impareggiabile devono guardare tutti coloro che nella Chiesa lavorano nel vasto campo apostolico,nella vigna di Dio.La Chiesa, nel suo insieme, partecipa della stessa maternità di Maria, portando Cristo al mondo. Mi riferisco ora, in particolare, all’azione evangelizzatrice della Chiesa e al suo magistero. Chi sa riconoscere il senso materno che pulsa in tale magistero di verità non trova serie difficoltà ad accoglierlo, anche se esso è esigente e non è facile da tradurre nella vita di ogni giorno. Sa piuttosto scorgervi, in ogni circostanza, l’amore di una madre sapiente e premurosa, che ad altro non tende se non alla salvezza integrale dell‘uomo. La Vergine Santa, come ricorda la tradizione cristiana, è il segno e l’immagine di questa spirituale maternità della Chiesa. Alla sorgente esemplare della fede di Maria oggi ricorre fiduciosa, come nel passato, la comunità cristiana: invoca la sua particolare protezione e vuole apprendere da lei a comunicare la Parola di Vita agli uomini del nostro tempo. Cari fratelli, vi assista la Madonna con la sua materna intercessione nel vostro impegno a servizio dell’evangelizzazione e benedica i vostri sforzi e i vostri propositi di bene. Giovanni Paolo II°

     
     
 

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