Gesù
voltatosi presso le donne, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di
me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli”.(Lc.
23,28)
Queste
donne non sono ipocrite. Il Vangelo ce le ricorda al seguito di Gesù, ci dice
che lo hanno aiutato economicamente, ce le presenta ai piedi della croce con
Maria, saranno le prime destinatarie dell’annuncio della risurrezione. Ora
piangono per Gesù e certamente Gesù apprezza questo amore, ma tramite loro ci
aiuta a capire il senso della Passione: il dolore non deve essere solo per la
sua passione ma per i nostri peccati che ne sono la causa.
Gesù,
oggi il peccato è in ribasso, con la scusa della liberazione dell’uomo ci
auto giustifichiamo di tutto. Sovente ci sorprendiamo a pensare: “lo non
ammazzo, non rubo... che peccati ho?” E intanto continuiamo in una vita
individualistica, egoistica, attaccata al benessere e a valori molto effimeri.
Non ti chiediamo di diventare tristi pessimisti che vivono con tante paure
legalistiche ma ti chiediamo di aiutarci ad accorgerci del male che è in noi
per poterlo combattere con la forza che viene proprio dalla tua passione redentrice.
DOMENICA
2 APRILE
1995
“Si
spartirono dunque le sue vesti tirandole a sorte”.(Mt.
27,35)
Quando
il corpo di un uomo viene dato in pasto alla curiosità, alle offese volgari,
alle sghignazzate della teppaglia, quello non è più un uomo.
Gesù
esposto al ludibrio della gentaglia. E’ una conseguenza anche questa dello
“svuotamento” iniziato con l’Incarnazione: “... Pur essendo di
natura divina... spoglia se stesso” (Fil. 2,6—7).
Difficile
convincersi che quell’uomo spogliato, “esposto”, è Colui che è stato
definito “irradiazione della gloria di Dio” (Eb. 1,3), nel quale abita ogni
pienezza (CoI. 1,19).
Eppure
il suo splendore consiste proprio nella spoliazione totale. E la pienezza è
quella di chi ha donato tutto. Senza vestiti. Gli è stata tolta l’ultima
protezione. E prima gli sono stati tolti gli amici, il prestigio, il favore
popolare... I poteri lo hanno vinto, lo hanno spogliato di tutto.
Ora
veramente è messo a nudo l’Amore assoluto e si manifesta senza ombre la
gloria di Dio.
Dobbiamo
guardare. Quel corpo nudo è linguaggio del Verbo che ormai non ha più bisogno
di parlare.
Nessun
dubbio. Se ne va nudo, come era
venuto.
Non ci ha tolto nulla, non si è preso nulla della nostra mercanzia.
E’
una specie di Natale. Lui è nudo come un neonato. Ma mancano i pastori per
riconoscerlo avvolto com’è soltanto nella sua tunica di sangue. E’ pronta
la culla. Se l’è portata Lui stesso, sulle spalle. Tra poco, quando saranno
cessate quelle voci sguaiate si addormenterà.
LUNEDI'
3 APRILE 1995
“Quando
giunsero al luogo detto Cranio, lo crocifissero”.(Lc.
23,33)
I
chiodi sono veri chiodi. E penetrano nella carne, squarciano i tendini, tritano
le ossa. Il dolore raggiunge picchi mostruosi.
Lui
offre le mani, che sono sempre state colme di semente, e si sono posate ad
accarezzare tanti malati.
Offre
i piedi che si sono scorticati lungo tutte le strade.
E’
il momento in cui l’Agnello di Dio viene scannato. Forse i nemici temevano
che, come un uccello, si involasse verso il cielo. Per questo gli hanno inchiodato
le ali sul legno. Ma Lui è venuto per restare, per toccare il fondo della
condizione umana, non per fuggire. Anche il sole impallidisce di fronte a questo
spettacolo efferato.
E’
stato piantato proprio qui, nel “luogo del Cranio”, giardino desolato e
perfino macabro, immondezzaio di ossa,
l’albero
secco. Ora Lui è innalzato tra terra e cielo e non è più pianta secca. Grazie
a una linfa rosseggiante, è diventato albero vivo, con in cima il suo frutto
maturo.
Pare
che tra Dio e l’uomo debba esserci sempre di mezzo un albero. A quel legno è
sospeso il cesto del pane, il boccale del vino. A disposizione di tutti. Ancora
una volta Dio ha preparato una mensa nel deserto. “Prendete e mangiate”...“Bevetene tutti”...
Dio
è immobile, paralizzato da quattro chiodi. Ma le sue mani restano aperte. E le
braccia sono spalancate in uno smisurato gesto di benedizione che abbraccia
tutti, compresi quelli che hanno usato il martello, compresi i due malfattori
che gli hanno trapiantato accanto, colpevoli di aver prodotto frutti avvelenati.
Dio
è immobile. Ma il dono non può essere arrestato. Come non può essere bloccato
il sangue che sgorga da quel corpo diventato un’unica piaga.
Dio
è immobile. Ma si ha l’impressione che prenda l’avvio, dai punti più
diversi della terra, una immensa processione, attirata irresistibilmente da
quella bandiera color sangue.
MARTEDI'
4 APRILE 1995
“Ha
salvato gli altri, non può salvare se stesso?”.
(Mc.
15,31)
Per
chi vede dall’esterno, la Passione di Cristo non ha niente di glorioso,
eroico, ma è qualcosa di scandaloso, ridicolo, disprezzabile. Cristo, sulla
croce, non viene concesso all’ammirazione, ma al disprezzo, al compatimento.
“Ha
salvato gli altri, non può salvare se stesso”... Qui l’incomprensione tocca uno dei suoi vertici. Quella gente non arriva a
capire che Gesù può aiutare gli altri proprio perché non soccorre se stesso.
Può salvare gli altri soltanto perché non ha accettato di salvare la propria
vita, ma ha accettato di perderla.
Ilgrande miracolo di cui tutti abbiamo goduto è che sia riuscito a non
scendere dalla croce.
Se
la gente capisse il significato della crocifissione, prova suprema
dell’obbedienza di Cristo al Padre e del suo amore per gli uomini, dovrebbe
sentirsi al sicuro proprio perché i chiodi tengono...
MERCOLEDI'
5 APRILE 1995
“E
con Lui crocifissero due ladroni,unoallasuadestra e un altro alla sua sinistra”.(Mc.
15,27)
Ricordiamo
tutti il brano di Mc. 10,37, dove Giacomo e Giovanni erano andati da Gesù a
chiedergli: “Concedici di sedere nella tua gloria, uno alla tua destra e uno
alla tua sinistra”. Ora alla destra e alla sinistra, non seduti sulla sedia
del comando, ma crocifissi con Lui, sono due briganti.
Giacomo
e Giovanni ed anche noi siamo allora in grado, adesso di comprendere che cosa
significa “sedere alla destra e alla sinistra di Gesù”.
La
croce rivela anche il cristiano.
Inutile
cercare altrove che sul Calvario l’identità del cristiano.
Seguire
Gesù senza accettare la croce diventa recita, non vita.
Ilcristianesimo senza sacrificio si riduce a chiacchiera inconcludente. La
croce, certo, non va cercata per se stessa: essa è fatta di sofferenza, di
solitudine, incomprensione, abbandono, ingratitudine, umiliazione, rifiuto ma è
fatta soprattutto di amore.
Occorre
portare la croce nella direzione in cui l’ha portata e vissuta Lui, soffrire
nella stessa linea di dono e pienezza.
GIOVEDI'
6 APRILE 1995
C’era
una scritta sopra il suo capo: “Questi é il Re dei Giudei”.(Lc.
23,38)
Pilato,
facendo apporre questa scritta, pensava di beffare Gesù e i capi degli ebrei:
“Guardate un po’ il vostro re che bella fine ha fatto, e per di più lo
avete voluto voi”, ma non sapeva invece di dire la verità. Gesù è realmente
re dei Giudei e di tutti gli uomini. Non c'é un trono ma un duro legno che
scarnifica e uccide; non uno scettro, le mani sono inchiodate; non un comando,
una condanna, ma un perdono e una preghiera; non una corona tempestata di
diamanti, ma una corona di spine pungenti.
Tu,
o Gesù, sei il Re dell’Universo, sei la Parola che crea, che guida, che
salva, sei la Via, la Verità, la Vita e muori come l’ultimo pezzente
disperato della terra. Ma proprio per questo sei re. La vita non l’hai tenuta,
l’hai regalata. Non hai chiesto la vita dei
tuoi
sudditi per te, hai dato la tua per loro. Non hai imposto nuove leggi e pesanti
tributi ma hai pagato tu, di persona. Re dell’Universo, insegnaci il servizio!
VENERDI'
7 APRILE 1995
“Padre,
perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.(Lc.
23,34)
Stupisce
che un morente, invece di badare a sé, non solo si occupi di altri, ma si dia
cura di scagionare gli altri che lo fanno morire. Quelli lo fanno morire sulla
croce ma Gesù muore per
essi.
I crocifissori appartengono alla carità della sua morte e ne godono per primi.
lo sono qualcuno perché Lui mi vuol bene senza che io lo meriti, sono qualcuno
perché sul suo esempio anch’io posso amare, anche chi non lo merita.
“Non
sanno quel che fanno”. E’ l’arringa più breve e più convincente in bocca
all’avvocato più degno. E’ la carità del Figlio che scongiura la carità
del Padre.
SABATO
8 APRILE
1995
E' aggiunse:“Gesù,
ricordati di me quandoentrerai nel tuo
Regno”. Glirispose: “In verità tidico, oggisarai con me inParadiso”. (Lc.23,42-43)
In
mezzo a tutti questi tradimenti, fughe, incomprensione, cattiveria, curiosità,
un grano di fede. Non viene dai religiosi, non dai sapienti, non daipotenti ma da un ladro morente: il regno dei poveri si sta compiendo
davvero se un ladrone sofferente trova compassione e fede e per di più non per
ottenere una liberazione immediata ma una promessa futura. Mi riempie il cuore
di gioia sapere che il primo “santo” sicuro sia un ladro, perché veramente
il regno di Dio si compie, perché allora davvero in quel paradiso c’è posto
anche per me. Gesù, molto onestamente, non so
dirti se nelle stesse situazioni avrei avuto la fede di quel ladro, ma ti dico
grazie per lui e per noi per avergli fatto quella promessa.Nel
momento del passaggio fa’ che anch’io possa posare lo sguardo sulla tua
croce sicuro che la tua misericordia mi dirà: “Oggi sarai con me
in
paradiso”.
DOMENICA 9
APRILE 1995
“Stavano
presso la croce di Gesù, sua Madre, Maria di Cleofa, Maria di Magdala e il
discepolo che Egli amava”.(Gv.
19,25)
Poco
per volta si è fatto il vuoto: le folle che osannavano sono diventate
assetate
di sangue, i miracolati, ricevuta la grazia, se ne sono andati a casa, i
curiosi, visto come è andata a finire se ne sono andati a raccontarlo ad altri,
gli Apostoli si sono dispersi: restano la Madre, la sorella della Madre, una
peccatrice perdonata e undiscepolo ancora
ragazzo.E’
la Solitudine appena lenita da chi veramente sa amare. E sono contento che tra
questi quattro, insieme all’Immacolata ci sia anche una peccatrice. Amare come
tua Madre non ne sono capace, insegnami ad amare almeno come la Maddalena.
LUNEDI' 10
APRILE 1995
Gesù
vedendo che v’erano sua Madre e il suo discepolo prediletto, disse alla Madre:
“Donna, ecco il tuo Figlio”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua
Madre”.(Gv.
19,26—27)
Riflette
don Mazzolari:
“L’egoismo
non dice mai basta; l’amore non dice mai basta. Sono due avventure del cuore:
l’una tiene e l’altra dà, l’una pretende, l’altra si immola. Ora la
spoliazione di Gesù è completa. Gesù non ha più niente, neanche la Madre.
Muore senza madre benché ella stia ai piedi della croce. Uguale olocausto Egli
chiede alla Madre: direi che glielo impone, non per mancanza di pietà ma per
farne la Pietà, avendo commisurato la dilatazione del suo cuore e il desiderio
di compartecipare pienamente all’opera del Figlio. Non può morire con Lui, ma
è crocifissa con Lui. Nessuno parla: non la donna, non il discepolo, ma è
tutto un aprirsi silenzioso e senza limiti, come le braccia del Crocifisso.”
MARTEDI' 11
APRILE 1995
Gesù,
gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani affido il mio Spirito”.(Lc.
23,46)
Il
mistero della morte avvolge tutta la vita degli uomini. Il Dio—con—noi ha
voluto sperimentare anche il momento della morte. Qualcuno della morte ha
terrore, qualcuno magari malato o solo da anni la invoca, qualcuno grida
disperato. Gesù prova tutti questi stati d’animo: “Come vorrei già aver
ricevuto questo battesimo”, “sudò sangue”, “Dio mio, perché mi hai
abbandonato?”, ma alla fine si butta come un bambino tra
le
braccia del Padre: “Nelle tue mani affido il mio spirito”.
Gesù,
verrà anche per me il momento della morte, e nonostante tutte le mie
prevenzioni, paure, culture in quel momento mi troverò solo, nudo, avvolto nel
mistero. Fa’ che in quel momento ci sia finalmente per me l’abbandono più
totale, sicuro che quello non sarà il salto nel buio ma il caldo abbraccio
della paternità di Dio, nella misericordia da te meritata.
MERCOLEDI'
12 APRILE
1995
“Ma
Gesù dando un grido forte, spiro”.(Mc.
15,37)
Quante
volte questo grido è stato elevato dall’uomo.
Nel
suo lamento risuonano l’abbandono di tutti i perduti, il grido di tutti gli
oppressi e di tutti gli uomini senza speranza, la disperazione del fallito,
l’urlo dell’ucciso proditoriamente che si vede sottratta la vita in cui
credeva e sperava: è l’abisso dell’uomo senza salvezza e senza Dio, di
colui che vive oltre il limite delle leggi... è il grido disperato, a volte
gridato con gli occhi, come quella mamma che in India non ha pane per i suoi
figli e li vede morire, come quegli occhi grandi, dilatati dei prigionieri dei
campi di sterminio, comandati a scavarsi la fossa.
Si,
è il grido di chi muore ma è anche e soprattutto il grido di uno che nasce.
Quel grido è il grido di uno che passa attraverso il buio della morte, ma
saluta, al tempo stesso, il “Giorno di Dio” che spunta sul mondo.
In
fondo quel grido può essere anche il grido della mia nascita nello Spirito. Lo
Spirito che, dal fondo del mio essere, mi suggerisce la preghiera del neonato:
“Abbà, Padre!”.
GIOVEDI'
13 APRILE 1995
“Visto
ciò che gli era accaduto, ilcenturioneglorificava Dio:
Veramente
quest’uomo era giusto”.(Lc.
23,47)
Tutto
è finito, ma tutto comincia. La morte ha avuto la sua vittoria, si è presa
l’autore della vita, ma tutto comincia.
Gesù,
non sei morto invano! Ai piedi della croce, un lontano, uno di quelli per cui tu
sei venuto, fa la sua dichiarazione di fede. La tua sofferenza, le lacrime di
tua Madre, proprio nel momento della sconfitta, danno frutto. Quando tutto
sembra finire, Signore, che io sappia che tutto sta per rinascere. Quando il
chicco di frumento sta marcendo è lì che nasce la nuova pianta, quando sto
pagando perché l’amore non è compreso, vilipeso, ucciso, è lì che nasce
l’amore. Sei veramente il Dio della vita che fa nascere dalla morte!
Grazie
Gesù, con Te non si può mai smettere di sperare.
VENERDI' 14
APRILE 1995
“Giuseppe
D’Arimatea lo depose in un sepolcro scavato nella roccia”.(Mc.
15,46)
Una
sepoltura di corsa, il grembo della terra si apre e sembra inghiottire il suo
Creatore. Silenzio. Tristezza. Anche la speranza più radicata sente il colpo
secco di quella pietra che si chiude.
E’
l’esperienza del buio, della notte, del dolore che non trova risposta, del Dio
a lungo invocato che sembra assente, è la paura che tutto nella vita sia solo
morte, è la vittoria del male, è l’odio che vince l’amore... Quante volte
abbiamo fatto questa esperienza! Eppure basta leggere la Bibbia e crederci per
capire: “Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o
popolo mio, vi riconduco nel paese di Israele. Riconoscerete che io sono il
Signore, quando aprirà le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o
mio popolo. Farò entrare il mio Spirito in voi e rivivrete; vi farò riposare
nel vostro paese; sapete che io sono il Signore...” (Ez. 37,12—14).
SABATO
15 APRILE 1995
“C’erano
anche alcune donne che stavano ad osservare da lontano”.(Mc.
15,40)
Sono
fondamentalmente due i modi di partecipazione all’evento della croce: c’è
l’agire febbrile e determinato dei crocifissori, la follia dei farisei, il
fragore del Calvario; e c’è l’immobilità, il silenzio e l’ascolto
profondo delle donne. Queste donne che guardano da lontano ci devono coinvolgere
profondamente. Sono quelle stesse che accoglieranno il messaggio della risurrezione.
Questa muta contemplazione, apparentemente passiva, di fatto contiene una
misteriosa capacità di azione, è come una presenza di vita nuova; essa è
affidata a delle donne che per vocazione ne conoscono il segreto e l’attesa;
è nel loro cuore la gestazione inconscia di una vita che proromperà tra breve.
Il mistero della croce lo si può solo contemplare e “da lontano” senza
voler capire tutto ma consci di questo amore che salva e che rigenera.
DOMENICA 16
APRILE 1995
“Il
primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, le donne si recarono alla tomba
portando con sé gli aromi che avevano preparato”.(Lc.
24,1)
Le
donne che pur hanno contemplato la morte di Gesù, che hanno creduto in Lui,
vanno al sepolcro a compiere riti di sepoltura: non hanno dunque fede? Quelle
donne, Gesù, forse non avevano ancora la fede nella tua risurrezione, ma ti
amavano profondamente al punto di voler amare e rispettare anche un corpo
inanimato. Vorrei avere, almeno il loro amore, che pur non essendo ancora fede
totale, sa dimostrarsi anche in quei piccoli gesti di una sepoltura che, grazie
a tuo Padre, non ci sarà mai.
LUNEDI' 17 APRILE
1995
“Chi
ci rotolerà via il masso dall’ ingresso?”.(Mc.
16,2)
Una
pietra aveva chiuso la tomba, ma una pietra più grossa era stata posta sul
cuore. Quella pietra per gli ebrei chiudeva l’ingresso al “regno dei morti”,
sigillava la fine della loro vita e salvaguardava indirettamente i viventi dal
loro mondo. E la pietra posta sul cuore sembrava la parola fine.
Ledonnevoglionospostare questa pietra, forse non per fede nella risurrezione, ma per un
gesto tipico di pietà. C’è questa pietra e c’è l’incapacità di
rimuoverla da soli. Essa ostruisce l’accesso, lascia forse passare qualche
barlume di luce ma impedisce di entrare e di uscire. E soprattutto è grande,
immobile, pesante.
Ancora
una volta queste donne diventano nostra figura. I ragionamenti, le filosofie, le
teologie non bastano a rimuovere la pietra che sul nostro cuore ci impedisce
l’accesso alla fede, ma se noi cominciamo a camminare come queste donne anche
solo per un gesto d’amore e se, cammin facendo ci sentiamo talmente poveri da
accorgerci di aver bisogno di qualcuno che ci rimuova quella pietra, perché da
soli non ce la facciamo, stiamo sicuri, il Dio della vita proromperà dal
sepolcro per dirci in Gesù: “La tua fede ti ha salvato!”.
MARTEDI' 18 APRILE
1995
“Non
abbiate paura”.(Mc.
16,6)
E’
la prima parola che dice l’Angelo della risurrezione ma è anche una delle
parole ripetute sovente da Gesù; l’aveva rivolta in forma interrogativa ai
discepoli quando lo avevano svegliato durante la tempesta; è la stessa parola
di Gesù ritenuto assente e creduto fantasma nella sua presenza notturna, rivolta
ai discepoli in difficoltà sul mare. Sono le parole con le quali Dio si
presenta nell’Antico Testamento, quando si rivela all’uomo. La paura è la
grande costante dell’uomo: paura di se stesso, paura del mondo, paura del
mistero. Cristo risorto e vivente è la
vittoria
della luce sull’ombra e sulla notte; è la vittoria della vita sulla morte.
L’uomo che crede nel Risorto non ha più paura, non perché abbia risolto
tutte le paure e le difficoltà della vita ma perché la luce del Risorto illumina
ogni dimensione, anche la più nascosta della vita, e tutto, anche dolore e
morte, alla sua luce perdono l’aspetto della paura e del timore per acquistare
luce di vita.
MERCOLEDI'
19 APRILE 1995
“Perchè
cercate tra i morti Colui che è vivo?”.(Lc.
24,5)
Quante
volte la nostra ricerca di felicità, di amore, di Dio sbaglia luogo, ci spinge
in regioni di morte, ci falsa i valori.
Cerchiamo
felicità e pensiamo di trovarla nel piacere. Cerchiamo eternità e ci
attacchiamo a cose materiali che finiscono.
Cerchiamo
verità e pensiamo di trovarla in libri ammuffiti.
Cerchiamo
Dio e ci imbrogliamo in mezzo a pastoie e formalismi religiosi. Gesù, è
inutile andare a Gerusalemme per vedere un “sedicente” sepolcro vuoto. Tu
sei vivo. Dio non è lì, sei qui in mezzo a noi, sei confuso nei volti dei
circa sei miliardi di fratelli della nostra terra, sei vivo nelle mani di coloro
che operano amore, soprattutto non devo andare a cercare tanto lontano perché
sei vivo in me.
GIOVEDI' 20 APRILE
1995
“Ed
esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto
questo agli undici e a tutti gli altri”.(Lc.
24,9)
La
possibilità di credere alla risurrezione c’era già prima: avevano le sue
parole! Ma il dolore, la testa dura, il facile dimenticare avevano sotterrato la
speranza sotto un manto di polvere, di dubbi, di paure, di delusione. La tomba
vuota è come un soffio di vento che spazza la polvere e fa vedere nel cielo
limpido e nell’aria fresca di quel mattino che, dietro le nuvole e il buio,
c’è il sole.
Gesù,
nei momenti di buio, di scoraggiamento ricordami le tue parole di speranza, di
vita eterna; fa’ che anche nei momenti del buio, della tempesta, ci ricordiamo
che il sole c'é sempre anche se qualche nuvola sembra impedirci di vederlo.
VENERDI' 21
APRILE 1995
“Apparve
prima a Maria Maddalena”.(Mc.
16,9)
Chissà
se gli apostoli, a cose avvenute, non hanno avuto un po’ di invidia per questa
prima apparizione del Risorto: “E come, siamo noi i dodici, i rappresentanti
delle tribù di Israele, gli scelti, la Chiesa gerarchica garante della verità
e Gesù va apparire ad una donna e neanche dalla reputazione troppo pulita!”.
Ma se questa idea è entrata nella loro mente si saranno anche detti: “Ma chi
ha amato veramente? Dove eravamo noi quando Gesù è stato messo in croce?”.
Ancora
una volta, anche nell’annuncio della risurrezione prevale la logica del
Vangelo, la logica dell’amore contro quella della potenza. Gesù non si serve
di chi strombazza parole, ma di chi sa amare sul serio, perché colui che ama
gioisce talmente che, pieno di gioia, non può tenersela per sé ma la porta
agli altri.
SABATO
22 APRILE 1995
“Dite
ai discepoli... Egli vi precede in Galilea”.(Mc.
16,7)
Questa
preoccupazione di Marco di ricordarci che le apparizioni e le prime predicazioni
apostoliche avvengono in Galilea, non mi sembra solo una preoccupazione
geografica. E’ in Galilea che Gesù si è manifestato la prima volta ed è là
che è avvenuta in gran parte la sua predicazione.
Questo
ritornare in Galilea mi sembra allora un invito specifico di Marco, ora che
abbiamo fatto l’esperienza della Passione e Risurrezione di Gesù, a
rivisitare tutto il Vangelo. Perché è proprio attraverso l’esperienza della
Croce e della vittoria sulla morte che capiremo a fondo le parole e i gesti di
Gesù. Dopo questa esperienza non chiederemo più a Gesù con i discepoli di
“sedere alla destra o alla sinistra”, non discuteremo più su chi “fosse
il più grande”; se la nostra barca sarà sballottata sapremo che c'é un
Signore con noi; se la morte ci colpirà, in Cristo morto e risorto sapremo che
“non è morto, ma dorme”; impareremo a seguire Gesù sapendo che ci porterà
alla croce ma che essa è segno di vita...
E
qui mi assale il dubbio: tutte queste cose sono anni che le so, ma come le vivo?
DOMENICA 23
APRILE 1995
“Due
di loro erano in cammino per Emmaus e conversavano tra loro di tutto quello che
era accaduto”.(Lc.
24,13—14)
E’
il viaggio del ritorno, della delusione. Avevano riposto la loro speranza in
quel Gesù. Si erano “illusi” che quel Gesù avrebbe cambiato la loro vita.
Avevano visto in Lui la possibilità di realizzare delle speranze dei poveri..,
e poi... il tradimento.., una reazione sperata ma non avvenuta.., una croce...
una tomba...: e ora di tornare a casa, non c’è proprio speranza per i poveri,
al massimo si può parlare di quei bei giorni di illusione.
Gesù,
si può essere delusi da Dio?
E’
vero che i “suoi pensieri non sono i nostri pensieri”, è vero che a volte
ci si sente traditi, abbandonati... Ma Dio non può deludermi!
Signore,
quando siamo tentati di tornare delusi accompagnaci, non lasciarci tornare
indietro, apri i nostri occhi e il nostro cuore perché possiamo ritrovare Colui
che stupidamente pensiamo di aver perso.
LUNEDI' 24
APRILE 1995
Si
fermarono col volto triste e gli dissero: “Sei tu il solo forestiero in
Gerusalemme a non sapere ciò che è accaduto in questi giorni?”.(Lc.
24,17)
C’è
qualcuno che accompagna quei due viandanti, uno strano personaggio che ascolta,
che fa domande. E questi due talmente presi dalle proprie paure e delusioni non
lo guardano neppure in faccia e non lo riconoscono.
Gesù,
Tu sei il compagno del nostro camminare quotidiano ma noi siamo talmente presi
dai nostri problemi che non ti sappiamo riconoscere, ti consideriamo un
forestiero. Magari ci lamentiamo della tua assenza proprio mentre stiamo
parlando con Te: o Tu sai mimetizzarti molto bene o sono i nostri occhi e il
nostro cuore che sono ciechi. Oggi certamente Tu sarai compagno del mio cammino
nelle persone della mia famiglia, nella ressa dell’autobus, tra la gente al
mercato, mi parlerai con voci diverse: persone, fatti, giornale...
Fa’,
o Signore, che ti riconosca!
MARTEDI' 25 APRILE
1995
Essi
insistettero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno volge al
declino”.(Lc.
24,29)
L’unico
passo da fare è proprio questo: invitare Gesù a fermarsi da noi. E’ vero,
spesso non lo riconosciamo, spesso pensiamo di essere soli mentre è con noi, ma
l’importante è non chiudersi, è il non lasciare che il pessimismo, la
delusione, in una parola, l’orgoglio abbiano il sopravvento e ci chiudano
definitivamente in noi stessi. Dovremmo ogni tanto ricordarci le parolediPietro:“Signore,dachi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna
Gesù,
resta con noi specialmente quando giunge la sera della tristezza, del dubbio,
della solitudine, della malattia. Rimani con noi anche se stentiamo a
riconoscerti. Fa’ che peri sentiamo sempre il desiderio di te e manifestati
ancora, affinché riconoscendoti possiamo ritrovare la vera gioia di non saperci
soli.
MERCOLEDI' 26
APRILE 1995
Si
dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre
conversava con noi lungo il cammino? Quando ci spiegava leScritture?”.
(Lc.
24,32)
Dopo
aver riconosciuto Gesù Risorto nello spezzare del pane, i due discepoli di
Emmaus rileggono la storia del loro cammino e scoprono che Gesù era già
presente nella Parola.
Noi,
nel nostro schematizzare, etichettare le cose, anche quelle divine, parliamo di
presenza reale di Gesù solo a proposito dell’Eucarestia, ma Gesù è già
realmente presente in tanti altri modi ed in particolare nella Parola che ci
dona ogni volta che noi la lasciamo penetrare nel nostro cuore.
Gesù,
quanta Parola di Dio ho letto, ascoltato, studiato nella mia vita. Quante volte,
con la Bibbia, tu hai continuato a scrivermi questa lunga e sempre attuale
lettera d’amore.
Ma
non sempre mi sono “sentito ardere il cuore”. L’abitudine, la distrazione,
la superficialità hanno fatto sì che la tua Parola cadesse nel vuoto.
Rendici
terreno buono perché la tua Parola possa portare ora il trenta, ora il
sessanta, ora il cento per uno e perché essa possa tornare a te con il frutto
per il quale tu l’hai mandata.
GIOVEDI' 27 APRILE
1995
“E
io manderò in mezzo a voi quello che il Padre mio ha promesso”.(Lc.
24,49)
Gesù
lo aveva promesso più volte il dono dello Spirito: “Io pregherò il Padre ed
egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre”. Gesù
non ci lascia soli: ci lascia il suo Spirito, quello Spirito che ci aiuta a
pensare come ha pensato Gesù e ad agire come ha agito Lui.
Gesù,
oggi anche noi, con una antica e bella preghiera della Chiesa, lo invochiamo:
Sii luce all’intelletto, fiamma ardente nel cuore;
sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore.
Difendici dal nemico, reca in dona la pace,
la tua guida invincibile ci preservi dal male.
Luce d’eterna sapienza,
svelaci il grande mistero di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo Amore.
Amen.
VENERDI' 28 APRILE
1995
“Andate
in tutto il mondo...”.(Mc.
16,15)
Un
mistero sconvolgente: proprio mentre gli apostoli sono non credenti, preferiscono
rifugiarsi nel lutto piuttosto che credere alla vita, Cristo li raggiunge e li
fa uscire proiettandoli verso la missione. Si direbbe che li faccia guarire
dalla incredulità promovendoli “missionari”.
E
questa è la vera figura del “missionario”: uno che reca una buona notizia
non sua e che è sostenuto non da forze sue ma dalla potenza di un Altro.
Ma
per “andare” bisogna alzarsi, bisogna partire.
La
strada non la si compie con le parole, le discussioni, le dotte dispute
teologiche o ecclesiali, la si compie con il movimento, la fatica delle gambe e
del corpo.
Chiesa
seduta o Chiesa in cammino? L’imperativo di Gesù non lascia dubbi! Una buona
notizia se non è trasmessa non è neppure una notizia. Ma, particolarmente per
la nostra Chiesa occidentale e per me, il Vangelo è ancora una buona notizia
che ti riempie il cuore e scuote dal torpore e smuove le gambe impigrite dal
troppo immobilismo?
SABATO 29 APRILE
1995
“E
questi saranno i segni che vi accompagneranno”.(Mc.
16,17)
Ma
i miracoli ci sono o no nella Chiesa?
Certo
che ci sono! E se dobbiamo fare attenzione e non cadere in un facile miracolismo
dobbiamo anche ammettere che da sempre, soprattutto grazie alla fede di persone
umili e semplici, imiracoli hanno accompagnato e accompagnano il cammino
della Chiesa.
Ma
oltre a quelli che sono fatti prodigiosi evidenti, ci sono anche tanti altri
miracoli. Faccio alcuni esempi. Non è forse un miracolo che la Chiesa,
nonostante tutti gli errori interni e tanti sforzi da parte dei suoi nemici, ci
sia ancora dopo circa duemila anni?
Non
è forse un miracolo la misericordia di Dio che sempre e nonostante i nostri
peccati è disposta a perdonarci?
E
l’attività di suore come Madre Teresa, come le suore del Cottolengo a servizio
degli ultimi e abbandonati non è un miracolo continuo di vita?
E
quando al posto di odiare e vendicarsi, un uomo per amore di Cristo, sa
perdonare, non è forse un miracolo più grande di altri prodigi?
Che
il Signore ci faccia cogliere i suoi segni e ci aiuti ad essere disponibili
perché attraverso noi e nonostante noi possa ancora compiere i miracoli del suo
amore per gli uomini.
DOMENICA 30 APRILE
1995
“Mentre
li benediceva si staccò da loro e fu portato al cielo”.(Lc.
24,51)
Gesù,
all’inizio della tua vita avevi detto: “Ecco, io vengo a fare la tua volontà”.
Ora puoi dire al Padre: “Missione compiuta!”. Tu hai realizzato la sua
volontà di Amore e la nostra salvezza. Ma il tuo andartene non è un lasciarci,
è un rimanere con noi perché anche noi possiamo, al termine della vita, dire:
“Missione compiuta!”.
E
il salire al cielo non è per startene tranquillo: tu porti con te tutta la
nostra umanità: hai gioito, hai sofferto, hai amato, sei stato tradito, hai
provato la forza di Dio e anche il suo apparente abbandono. Sei tutti noi, negli
affanni e nelle gioie. E poi hai ancora un compito importante che tu stesso hai
detto di andare a compiere:
“Vado
a prepararvi un posto”.
Preparacelo,
affinché camminando con i piedi ben piantati sulla terra ma con gli occhi
rivolti al cielo non ci manchi mai la speranza della tua presenza
in
questa vita nell’attesa di incontrarti definitivamente nel bel posto che tu ci
hai preparato.