UNA PAROLA AL GIORNO
RIFLESSIONI QUOTIDIANE SULLA
PAROLA DI DIO
a cura di don Franco LOCCI
MARZO
MERCOLEDI' 1 MARZO 1995
“Venne
una donna con un vaso d’alabastro contenente profumo di nardo... e gli versò
il profumo sul capo”.
Mentre
tutt’attorno a Gesù si sta addensando odio e tradimento, ecco questo gesto di
amore puro, non calcolatore. Anche in questo caso, in mezzo alla negatività,
l’amore ha il sopravvento. Ed è interessante notare che mentre gli altri
parlano, giudicano questo gesto, la donna tace e fa. Quante volte noi parliamo,
discutiamo, filosofeggiamo su fede, su cristianesimo e nascondiamo il nostro non
fare dietro le parole. L’amore più che di parole ha bisogno di fatti. In
questo caso, come sempre, quando si fa qualcosa per amore, è poi Gesù a darne
il significato.
GIOVEDI'
2 MARZO 1995
“E
mormoravano contro di lei”.
Succede
a questa donna la stessa cosa che è successa a Gesù. Lui “passò beneficando
e sanando e facendo bene ogni cosa” e gli scribi, i farisei, i sacerdoti
“cercavano di ucciderlo” e dicevano: “E’ per opera di Beelzebul, capo
dei demoni, che opera miracoli”. Questa donna ha compiuto un atto di amore e
subito i ben pensanti, quelli che non hanno fatto niente, si ergono in cattedra
per giudicare e soprattutto per condannare.
VENERDI' 3 MARZO 1995
“Si
poteva benissimo vendere quest’olio a più di trecento denari”
Gli
Apostoli seduti attorno a Gesù manifestano se stessi: dopo essere stati tre
anni al seguito di Colui che è dono, sono ancora legati alla mentalità del
denaro. Non sanno capire ciò che si cela nel gesto della donna: il dono,
Nel
nostro mondo tutto è calcolato, pesato, tutto ha un prezzo. Il dono, invece, è
la rottura di questo sistema infatti non
dà nessun profitto, non serve a
niente, è inutile, anzi è uno
spreco. Contemplare, amare e donare sono
gesti totalmente gratuiti che non servono a nulla. Ma mediante essi l’uomo
trova la sua vera realtà, ritrova la meraviglia, la gioia, la gratuità, il
vero senso della preghiera e diventa capace di scoprire il vero volto di Dio.
Dal dono gratuito, l’uomo non guadagna materialmente ma guadagna se stesso.
SABATO
4 MARZO 1995
“I
poveri li avrete sempre con voi”.
Qualcuno
ha ingiustamente interpretato questa frase di Gesù come se Gesù dichiarasse la
povertà come un dato inalienabile quasi fosse voluta e giustificata da Dio. Gesù
non vuole dire questo ma vuole affidare alla comunità il compito preciso di
mettersi a servizio dei poveri e di cercare, con l’amore, di eliminare il male
della povertà.
DOMENICA
5 MARZO 1995
“Lei
quel che poteva l’ha fatto, ha profumato in anticipo il mio corpo per la
sepoltura”.
Le
donne, il giorno di Pasqua andranno al sepolcro per ungere e imbalsamare il
corpo di Gesù. Arriveranno al momento giusto, ma sarà troppo tardi. Questa
donna con il suo gesto d’amore invece arriva al momento giusto perché è in
anticipo. Il cristiano non deve essere solo colui che arriva con i tempi
dell’orologio, colui che legalisticamente risponde alle richieste di Dio,
colui che calcola quanto si debba a Dio
LUNEDI'
6 MARZO 1995
“Ovunque
sarà predicato il Vangelo, si racconterà ciò che questa donna ha fatto”. (Mc.
14,9)
Noi
vorremmo il Vangelo più ricco di particolari su Gesù: possibile che si sappia
così poco dei 30 anni di Nazareth, di Maria Santissima; possibile che tre anni
di predicazione di Gesù siano raccolti in pochi capitoli o che la Passione sia
raccontata così sommariamente? E invece Gesù invita a raccontare nel Vangelo
il gesto di questa donna!
Il
Vangelo sembra fermarsi su particolari a prima vista insignificanti. Eppure
questa donna è ricordata perché anche noi facciamo come lei. Perché lo
facciamo ora, non più per Gesù in carne ed ossa ma per i poveri che lo
rappresentano. Spargendo il profumo questa donna ha rinunciato ai suoi lussi per
amore. Quanti lussi e sprechi ci sono ancora nella nostra vita che possono
diventare amore. Se noi riusciremo a fare questi gesti allora anche noi
scriveremo una pagina di Vangelo.
MARTEDI'
7 MARZO 1995
“Dove
vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?”.
Tutti
stanno preparando qualcosa. Ci sono i preparativi della festa. Ci sono i capi
che stanno studiando il modo di poter condannare Gesù. C’è Giuda che sta
preparando il suo tradimento e va a vedere come vendere Gesù. C’è soprattutto
Gesù che sta preparandosi per vivere la “sua ora” nella volontà del Padre
e nell’amore dei fratelli.
E
noi a che cosa ci stiamo preparando?
MERCOLEDI' 8 MARZO 1995
“Ho
ardentemente desiderato di mangiare con voi questa Pasqua, prima di soffrire”.
(Lc. 12,15)
Pasqua,
per gli Ebrei era celebrare,rivivendola, la propria salvezza, nella
realizzazione delle promesse di Dio. Gesù desidera ardentemente mangiare e
celebrare questa Pasqua perché sa che questa Pasqua è il suo amore per il
Padre e per noi. Gesù non è ansioso di soffrire, anzi la sofferenza gli crea
timore, come per tutti noi; è ansioso di amare, di dire a Dio: “Ecco, io vengo
per fare la tua volontà”, è ansioso di liberarci dal peccato. Le
prove aspettano anche noi al varco, ma noi facciamo di tutto per evitarle, per
nascondercele, per sfuggirle e spesso quando sono inevitabili, o ci ribelliamo o
le subiamo: le vediamo solo per il loro aspetto negativo. Signore, insegnaci a
vivere pienamente la nostra vita. Donaci l’ansia dell’amare in ogni momento,
di trasformare in amore per Te e per il prossimo, ogni situazione.
GIOVEDI' 9
MARZO 1995
“Gesù
si alzò da tavola, depose le vesti e preso un asciugatoio, se lo cinse attorno
alla vita e cominciò a lavare i piedi ai discepoli”. (Gv.
13,2)
Nelle
nostre celebrazioni liturgiche noi usiamo vestiti sgargianti, fiori che
sottolineino la gioia, ceri e incenso che onorino il Signore... tutto bello,
tutto giusto per onorare il Creatore e il Salvatore, ma c’è anche una
bacinella e un grembiule per lavare dei piedi sporchi?
VENERDI'
10 MARZO 1995
“Se
io dunque, Maestro e Signore ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavarvi i
piedi gli uni gli altri”.
Siamo
disposti a fare molte cose per i nostri fratelli: insegnare loro la verità
(quasi che noi la possedessimo), dare consigli sul modo di comportarsi, persino
dare dei nostri soldi (purché gli altri ne usino come vorremo noi), ma siamo
disposti a “lavarci i piedi”?
SABATO
11 MARZO 1995
“In
verità vi dico, uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà’’.
Essere
stati scelti, chiamati da Gesù, aver abbandonato tutto per seguirlo non rende
immuni dalla possibilità del tradimento. Essere stati battezzati, aver
conosciuto Gesù al catechismo, essere stati suoi intimi e commensali nei sacramenti
non ci rende automaticamente sicuri della nostra fedeltà, Una delle frasi che
sovente mio padre diceva e che a me allora dava fastidio, era: “Non dire mai:
di questo bicchiere non ne bevo”. Mi sono accorto della verità di questa
frase tante volte nella vita, sia per quanto riguarda la salute, le circostanze
e le scelte morali.
DOMENICA 12 MARZO
1995
“Allora
cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l’altro: Sono forse io?”.
Gli
apostoli si sentono colpiti da questa rivelazione e cominciano a riflettere.
Dall’incredulità ad una domanda che dal curioso diventa sempre più personale:
“Sono forse io?”. Mi sembra vero questo atteggiamento. Non si può scansare
quella parola deviandola magari su altri, devi accettare che ti colpisca, che ti
schiaffeggi, che apra una strada verso la coscienza, devi permettere che ti
giudichi, che ti metta in discussione. Questa, in fondo, è la strada della
salvezza: allorché si sente parlare di un colpevole, non guardare in direzione
del vicino, ma cominciare a guardarsi dentro. Si, forse sono io, perché il mio
cuore è una stratificazione di tradimenti. Tra i trenta denari di Giuda c’è
anche il mio contributo... La fedeltà, in certi casi, si può esprimere anche
riconoscendosi capaci di qualsiasi tradimento.
LUNEDI' 13 MARZO 1995
Giuda,
il traditore prese la parola: “Sono forse io, Rabbì?” Ed Egli disse a lui:
“Tu l’hai detto”.
Ancora
oggi quando appare il nome di Giuda tutti sentono il bisogno di calcare la mano.
Il nome di Giuda ha esaurito tutti gli epiteti più infamanti contenuti nei
vocabolari. E’ facile trovare in lui il capo espiatorio di tutto il male e
scaricare su di lui quelle che sono le nostre colpe e i nostri tradimenti. Il
tradimento di Giuda è un mistero: il mistero del Cristo che è povero perché
si dona e che quindi stenta ad essere accettato dalla mentalità degli uomini.
Giuda è nella morte e porta la morte, perché continua a restare nei suoi
criteri umani, continua a voler essere lui a guidare il Cristo e non sa stargli
dietro. Giuda è il cristiano che sta con Cristo fino all’Ultima Cena ma che
poi non sa vivere ciò che essa significa.
MARTEDI'
14 MARZO 1995
“Prendete,
questo è il mio Corpo”.
Tenendo
conto di ciò che succederà nella Passione, l’espressione: “Questo è il
mio Corpo” potrebbe venire completata così: “Questo è il mio Corpo
tradito, percosso, fatto oggetto di schemi e oltraggi”. Comunicare con quel
Corpo significa ricevete tutto ciò che quel Corpo ha subito. Certo è anche un
Corpo “glorioso”. Glorioso perché la risurrezione manifesterà che
l’amore riporta la vittoria sul tradimento, la violenza e gli insulti.
Comunicare con quel Corpo significherà sempre, per la comunità cristiana,
assimilare la sua forza di amare e la sua capacità di perdono. L’Eucarestia,
allora, non è tanto “stare con Lui” ma “lasciarsi portare con Lui”.
Partecipare all’Eucarestia rappresenta un preciso impegno a crescere e ad
essere presenti ovunque l’uomo soffre.
MERCOLEDI'
15 MARZO
1995
Gli
disse Pietro: “Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò”.
E
così Pietro, nonostante l’esperienza precedente ci è cascato di nuovo.
Già una volta, quando aveva voluto mettersi lui davanti al suo Maestro si era
preso una rispostaccia da Gesù: “Vattene da me! Tu mi sei Satana!”
Ora
si fida di sé, giudica gli altri e non riuscendo a capire il dramma, e il
GIOVEDI'
16 MARZO 1995
Gesù
disse a Pietro: “In verità ti dico:
proprio tu oggi, prima che il gallo canti mi rinnegherai tre volte”.
Oggi
esistono addirittura “scuole delle motivazioni” che cercano di aiutare gli
uomini a trovare se stessi, a sentirsi forti, sicuri di sé. Se è un bene
conoscere a fondo se stessi, vincere le timidezze e le paure, c’è però il rischio
costante del pensare che tutto dipenda da noi, dalle nostre forze. Pietro è
sicuro di se stesso quando proclama la propria fedeltà a Gesù ma non è
abbastanza umile (= realista) da vedersi com’è, con i propri limiti e
da chiedere aiuto.
VENERDI'
17 MARZO 1995
“E
cominciò a provare paura e angoscia”.
Proviamo
a rivivere la situazione di Gesù: è
finito il momento conviviale.
SABATO
18 MARZO 1995
“Vegliate
e pregate
per non entrare in tentazione”.
Nella
sua solitudine Gesù sembra quasi elemosinare una preghiera dai suoi amici e ci
indica la forza della preghiera per vincere la tentazione.
Vinci
la tentazione solo se ti fidi di Dio, delle sue strade misteriose, se conti poco
su te stesso e molto su di Lui, e qui hai bisogno di forza. E in questo caso
valgono di più le gambe che sanno inginocchiarsi che quelle che sanno correre,
le mani che sanno giungersi che quelle che sanno diventare pugni, il cuore che
sa farsi tenerezza che non quello che sa indurirsi.
DOMENICA
19 MARZO
1995
E
diceva: “Abbà, Padre! Tutto è possibile a Te, allontana da me questo calice!
Però non ciò che voglio io, ma ciò
che vuoi Tu”.
Nel
momento più angoscioso e difficile della vita di Gesù scaturisce questa
preghiera che diventa modello alla nostra preghiera.
LUNEDI'
20 MARZO 1995
“Li
trovò addormentati”.
Questi
occhi pesanti non sono solo frutto di un pranzo abbondante ma sono occhi ciechi,
incapaci di vedere, di vegliare, di cogliere il mistero che si sta compiendo.
MARTEDI'
21 MARZO 1995
Gesù
gli disse: “Giuda, con un bacio tradisci
il Figlio dell’uomo?”.
Ogni
volta che vedo una mamma baciare il suo bambino rimango colpito dal profondo
rapporto che questo gesto così semplice instaura: rapporto di sicurezza e
protezione, rapporto affettivo e senso di pace, gusto di vita e di serenità.
Così, spesso, vedendo due fidanzati o sposi baciarsi à facile capire che
questo gesto parte dal cuore, passa attraverso gli occhi e i sensi e comunica più
di lunghi discorsi.
MERCOLEDI'
22 MARZO 1995
“Lo
condussero davanti al Sinedrio e gli dissero: Se tu sei il Cristo, diccelo”.
Signore,
donaci un segno. Quante volte vorremmo avere un segno concreto e sicuro da Lui:
“Se mi vuoi bene, guariscimi! Se vuoi che creda in Te, dammi la prova...”.
GIOVEDI'
23 MARZO 1995
“Alcuni
si alzarono per testimoniare il falso contro di Lui”.
Il
resoconto del processo davanti al Sinedrio è come il resoconto di tanti
falsi processi e di tante ingiustizie perpetrate contro gli uomini. Quando si
vuole fare del male a qualcuno, la scaltrezza degli uomini trova tutto ciò che
le è necessario e anche l’atto più nefando si riveste di forme di giustizia.
VENERDI'
24 MARZO 1995
Ma
Pietro cominciò a imprecare e giurare: “Non conosco quell’uomo che voi
dite”.
Mentre
il Maestro è processato anche Pietro subisce un processo. I due interrogatori
sono quindi collegati tra loro: l’uno riguarda Gesù e l’altro il discepolo.
Si svolgono inoltre con una certa simmetria. A Gesù si chiede:
“Sei
tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?” e a Pietro: “Tu eri con Gesù?”.
Gesù conferma: “lo lo sono” e si rivela pienamente; mentre Pietro nega e
non sa. Come il sommo sacerdote si rivolge ai circostanti dicendo: “Che ve ne
pare?”, così la serva si rivolge ai presenti dicendo: “Costui è di
quelli”.
SABATO
25 MARZO 1995
“E
subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù... e
uscito all’aperto pianse amaramente”.
Il
richiamo stridente di quel “gallo” è la voce della coscienza riscoperta di
Pietro. Chissà se lo sentiamo ancora cantare anche per noi e in noi.
Quel
gallo dovrebbe essere in servizio permanente nella Chiesa. Per destarci dal
sonno. Per farci avvampare le gote di rossore (l’unica luce, forse, che ci
permette di camminare nell’oscurità in cui ci siamo cacciati). Per farci
spuntare negli occhi quelle lacrime che, solo, ci permettono di ritrovare i
lineamenti del Condannato.
DOMENICA
26 MARZO 1995
“E
lo consegnarono a Pilato”.
E’
difficile avere notizie precise su Pilato. Gli scrittori giudaici, forse con
esagerazione, lo presentano come persona crudele. Dai vangeli ne viene fuori un
breve ritratto di uomo ambizioso ed opportunista.
LUNEDI'
27 MARZO 1995
“Pilato
lo mandò da Erode”.
E’
il gioco dello scaricabarile. Gesù non è più una persona, è un incomodo
ingombro che passa di mano in mano. Sembra quello che succede ai nostri poveri:
“Va’ all’ufficio assistenza”, “va' in parrocchia”,
“dipendi dall’assistente sociale del quartiere”, “bisogna rivolgersi ad
un altro ufficio”... E l’uomo non è più uomo: è una cosa scomoda a cui
deve sempre pensare qualcun altro.
MARTEDI'
28 MARZO 1995
‘Rilasciò
loro Barabba e consegnò loro Gesù”.
Pilato
con un colpo solo riesce a liberarsi di due ingombranti problemi; egli regala al
popolo due prigionieri: è affare loro!
MERCOLEDI' 29 MARZO 1995
“E
intrecciata una corona di spine gliela misero sul capo”.
Gesù
vestito da Re, incoronato di spine: sembra una penosa burla fatta da uomini
privi di umanità. Ma anche questa scena oltraggiosa racchiude e illumina il
mistero di Cristo.
“Tutto
è stato creato per Lui e in vista di Lui”, dice S. Paolo.
GIOVEDI'
30 MARZO 1995
“E
requisirono un passante, Simone di Cirene, che tornava dai campi, perchè
portasse la croce di Gesù”.
Così
commenta don Mazzolari:
“Per
portare la croce di Gesù, requisirono un povero. E’ sempre il povero che
porta la croce. Lasciata cadere da chi dovrebbe portarla, essa finisce sempre
sulle spalle del povero. Nessuno si era offerto per Gesù. Anche Simone,
divenuto “pietra” aveva ceduto. Solo questo Simone, venuto da Cirene,
impresta le sue spalle a Cristo, in luogo di Simone, l’eletto. Qualcuno si
domanda se l’abbia fatto volentieri, per amore o di malavoglia. Ciò che
sappiamo è che ha portato la croce e che ha dato sollievo.”
VENERDI'
31 MARZO 1995
“Lo
seguiva una gran folla di popolo e di donne che si lamentavano e lo
compiangevano”.
Grazie
al cielo non c’è solo la turba che arresta Gesù, la folla che sobillata dai
capi e dai sacerdoti grida “A morte”. C’è anche una gran folla di popolo
che segue silenziosa e addolorata la passione di Gesù. li popolo dei semplici
ha capito qualcosa. Se non ha capito il Figlio di Dio, sa commuoversi