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ALMANACCO 1994

 

 

365 giorni donati  365 giorni vissuti con amore

  Raccolta a cura di don Franco LOCCI

 

 

 

 

GENNAIO

 

L’inizio di un nuovo anno ci richiama al dono prezioso del   T E M P O

 

Arriva il turno dei fiori, arriva il turno delle messi, arriva il turno dei funghi, arriva il turno delle nevi... e l’anno passa.

 

Hanno inventato il fermacarte, nessuno inventerà mai il ferma tempo.

 

Il Cancelliere tedesco Adenauer diceva ai suoi collaboratori: “il tempo è l’unico che non perde mai tempo”.

 

Una bella espressione spagnola dice: “Caminantes somos to - dos” siamo tutti pellegrini.Il viaggio ce lo portiamo dentro. Ebbene, nota con profondità poetica Marie Noel: “Se il cammino è nel mio cuore, vuoi dire che il paese è altrove”. Il nostro non è un vagabondaggio, ma un pellegrinaggio verso il Paese.

 

Essere buono un poco alla volta. Essere buono 12 ore per volta: questo si proponeva il saggio papa Giovanni XXIII. Pensare di essere buoni per 70 anni può spaventare; pensare di essere buoni per un giorno è sopportabile. Dunque: “Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata, senza voler risolvere il problema della mia vita tutto in una volta. Solo per oggi avrò massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà; non alzerò la voce; sarò cortese nei modi; non criticherò nessuno; non pretenderò di migliorare o disciplinare nessuno tranne me stesso. Solo per oggi, sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell’altro mondo, ma anche in questo. Solo per oggi, mi adatterà alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino tutte ai miei desideri. Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a qualche buona lettura, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così la buona lettura è necessaria alla vita dell’ anima. Solo per oggi, compirò una buona azione e non la dirò a nessuno. Solo per oggi farò una cosa che non desidero fare; e se mi sentirà offeso nei miei sentimenti, farò in modo che nessuno se ne accorga. Solo per oggi mi farò un programma: forse non lo seguirò a puntino, ma lo farò. E mi guarderò da due malanni: la fretta e l’indecisione.  Solo per oggi crederà fermamente, nonostante le apparenze, che la buona Provvidenza di Dio si occupa di me come se nessun altro esistesse al mondo. Solo per oggi, non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere alla bontà. Posso ben fare, per dodici ore, ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare per tutta la vita.” Non si è vecchi fino a quando i rimpianti non prendono il posto dei sogni. Dire “domani” qualche volta è prudenza, ma troppe volte è pigrizia e viltà.

 

Quanta gente perde il suo tempo a rimpiangere il tempo perduto! (Jevons)

 

Se i tempi sono cattivi, viviamo bene ed essi diventeranno buoni. (S. Agostino)

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Chi può disporre delle sue ore dicendo: questa è per Dio e questa è per me, questa alla mia anima e questa al mio corpo? Tutte le vostre ore, dall’una all’altra sono ali palpitanti nello spazio. (Kalhil Gibran)

 

Qualunque tempo faccia fuori, dentro di te è sempre tempo di amare Dio. (S. Francesco di Sales)

 

Il passato è coperto di un velo nero, l’avvenire di un velo rosa. il primo l’ha tessuto l’esperienza, il secondo lo tesse la speranza. (Francesco Domenico Guerrazzi)

 

Un saggio volle scoprire che cosa spingeva i suoi simili a lavorare per tutta la vita. Visitò una cava di pietre e vide un uomo darsi da fare con piccone e scalpello.“Che cosa stai facendo?” -  gli chiese. “Spacco le pietre per il mio dannato padrone. Sgobbo tutto il giorno per un tozzo di pane...” , e maledicendo la sorte, proseguì nel suo lavoro. A un secondo operaio il saggio fece la stessa domanda. “Sto lavorando per pagarmi la casa e per sfamare i miei figlioli.  Ancora pochi mesi e avrò saldato i miei debiti fu la risposta dell’uomo.Il saggio trovò un terzo operaio e anche a lui volle chiedere: “Che cosa stai facendo?”. L’uomo alzò il capo, interrompendo la fatica, e il saggio conobbe un volto radioso e fiero. “Non vedi, amico?” - disse e, con un cenno indicava un edificio lontano, ancora in abbozzo. - “Sto costruendo una cattedrale”.

 

Quando gli uomini non sanno più sognare le cattedrali, non sono più in grado di costruire le belle soffitte.

(E. Mounier)

 

La gente che non è puntuale spreca il tempo degli altri come se fosse il proprio.

 

Parliamo di ammazzare il tempo come, se purtroppo non fosse il tempo ad ammazzare noi. (Allais)

 

Il tempo è crudele. Ma ogni istante che passa, e quindi che uccide, se lo riceviamo da Dio e non dal tempo, può diventare un istante di risurrezione.  (Patriarca Atenagora)

 

Se perdi un’ora al mattino, la cercherai invano per tutta la giornata. C’è molta gente che non sa perdere il suo tempo da sola; ed è il flagello delle persone che hanno da fare.  (De Bonald)

 

FEBBRAIO

 

La miglior medicina per l’uomo malato, stressato, triste è la   G I O I A

 

La gioia è un dovere. La serenità è buona, sempre buona. La tristezza ci peggiora, mentre la gioia ci migliora.

 

“Cani che abbaiano, talora mordono, uomini che ridono non sparano mai”   (Konrad Lorenz)

 

La serenità è buona perché talora è sufficiente sorridere ad una persona per farla esistere.

 

Regalala, buttala via. Spargila ai quattro venti. Vuotati le tasche. Scuoti il cesta. Capovolgi il bicchiere... e domani ne avrai più di prima. Che cosa? La Gioia.

 

Un giorno un ateo disse ad un sacerdote: “Io ho bisogno di vedervi sempre tristi. Allora mi sento tranquillo e mi convinco una volta di più che Dio non esiste. L’unico momento in cui ho dei dubbi, in cui comincio a sospettare che forse non sono tutte frottole quelle che raccontano in chiesa, e che Dio può esistere, è quando vi vedo contenti.”

 

L’ottimista non cerca i difetti, cerca i rimedi. L’ottimista non perde tempo a descrivere l’oscurità: si affretta ad accendere la candela. L’ottimista ha uno sguardo lungo: tra passa l’inverno e immagina già la nuova fioritura. L’ottimista ha lo sguardo buono; dice: “Gli onesti non sono mica morti tutti in Libia!”.

 

Una grossa fabbrica di scarpe manda in Africa due impiegati in cerca di nuovi mercati. Dopo qualche tempo telegrafano.

Il pessimista: “Nessuna possibilità: qui nessuno porta le scarpe”.

L’ottimista: “Enormi possibilità qui nessuno porta le scarpe.

 

Il saggio mette un pizzico di sale in tutto quello che dice, e un pizzico di zucchero in tutto quello che sente.

(Proverbio tibetano)

 

Signore, liberami dal muso lungo. Tu non sei lagnoso. Tu non sei noioso. Tu non sei piagnoso. Oh, Signore, fa’ che una buona volta mostri chi sei Tu: Tu sei la festa! Ed allora, anche se mi hai fatto spilungone, fa’ che non ne senta il magone; anche se mi hai fatto damigiana, fa’ che scacci via ogni lagna! Insomma, Signore, conservami il buonumore. Così un giorno ti sentirà dire: “Ero malinconico, ma tu mi hai rallegrato con il tuo sorriso:

entra nella gioia del mio paradiso”. Amen.

 

Si può sopportare il dolore da soli. Ma per godere veramente di una gioia, bisogna dividerla con qualcuno.

(M. Twain)

 

Se la tua massima gioia è portare il tuo cane a fare pipì sulle ortensie del vicino, non stupirti della scarsa simpatia che ti circonda. Niente dissecca la personalità di un uomo quanto la sua meschinità. (Edgar Allan Poe)

 

Come la madre ha tanta gioia quando vede il primo sorriso della sua creatura, altrettanta ne ha Dio ogni volta che dall’alto dei cieli vede un peccatore che si mette a pregarlo con tutto il cuore. (Dostoevskij)

 

Sappiate trovare il lato buono di ogni cosa: nessuna nuvola è così nera che non le si possa scoprire un bordo d’argento. (Jacques Cortois)

 

Un’ottima cura all’ottimismo può venire dalla memoria storica. Quando mai non è esistita un’epoca che non sia la peggiore? La cosa è vecchia. Vecchissima.

 

900 anni fa, nel 1095 per l’esattezza, Pietro l’Eremita, il famoso predicatore della prima crociata, scriveva: “Il mondo sta attraversando un periodo tormentato. La gioventù d’oggi non pensa più a niente, pensa solo a se stessa, non ha il rispetto per i genitori e per i vecchi; i giovani sono intolleranti di ogni freno, parlano come se sapessero tutto. Quello che noi credevamo sapiente, loro lo ritengono stupido. Le ragazze poi sono vuote e sciocche, immodeste e senza dignità nel parlare, nel vestire, nel vivere”. Questo 900 anni fa. Andiamo più indietro. 2400 anni fa, nel quinto secolo avanti Cristo, un grande filosofo greco, Socrate, si lamentava: “I nostri giovani amano il lusso, sono stati educati male, ridono dell’autorità, non si alzano in piedi davanti ad un anziano. Questo 2400 anni fa. Andiamo più indietro. 4000 anni fa su un caccio babilonese, datato appunto 2000 avanti Cristo, qualcuno ha scritto: “Questi giovani sono marci nel cuore: sono malvagi e pigri, non riusciranno a portare avanti la cultura... Intanto siamo giunti fino a noi!

 

E se tutto quello che abbiamo detto per propagandare la gioia e l’ottimismo non bastasse, sorridiamo, almeno per ragioni di economia. Per corrugare la fronte occorrono 65 muscoli, per sorridere solo 15!

 

Su con la vita! Non arrenderti mai. Saggia è la favola delle due rane cadute in due scodelle di latte: la prima urla: “Aiuto!” e rinuncia a lottare; la seconda si agita e dopo breve tempo si trova sotto i piedi un isolotto di burro dal quale spicca il salto. Salva!

 

C’è chi piange perché le rose hanno spine; tu, gioisci sapendo che le spine hanno rose. (Confucio)

 

C’è una gioia ignorata dagli empi, ma che Tu, o Signore, dai a chi ti serve generosamente. Questa gioia sei Tu stesso, ed essa rende la vita felice. (S. Agostino)

 

Resto ottimista, non perché possa dimostrare che il bene stia trionfando, ma perché ho una fede incrollabile che il bene alla fine deve trionfare. (Gandhi)

 

La gioia che ci si offre dopo il dolore si gusta maggiormente. L’ombra di un albero è specialmente gradita da chi è accaldato. (Detto orientale)

 

 

MARZO

 

Il tempo di Quaresima è un tempo di   AUSTERITA’, SCELTE, SILENZIO

 

Chi è scarso di silenzio è scarso di Dio. Chi non arriva al silenzio non arriva a Dio. E’ Quaresima: riflettiamo sul silenzio.

 

Le cose più grandi e più belle; le cose più ricche e più nobili avvengono in silenzio. La rugiada è silenzio. L’alba è silenzio. Il tramonto è silenzio. Il grano germoglia in silenzio. Il fiore rallegra, il fiore profuma e lascia intatto il silenzio. E il bianco silenzio della neve? E il magico silenzio della pittura di Giotto? E l’infinito silenzio cosmica dell’immenso universo? E il misterioso silenzio della vita eterna? Ancora. Le lacrime non fanno rumore. Il seno materno che tesse la vita del bimbo non fa rumore. Si pensa in silenzio. Si muore in silenzio. Anche l’amore, quando è tutto, è indicibile. Come Dio.

 

Siediti ai bordi dell’aurora, per te si leverà il sole.

Siediti ai bordi della notte, per te scintilleranno le stelle.

Siediti ai bordi del torrente, per te canterà l’usignolo.

Siediti ai bordi del silenzio, Dio ti parlerà.                                 (L. Vahira)

 

I nostri antenati rimasero senza zucchero fino al 1200, senza carbone fino al 1300, senza burro fino al 1400, senza patate fino al 1500, senza caffè e sapone fino al 1600, senza fiammiferi, gas e luce elettrica fino al 1800, senza conserve in scatola fino al 1900... Ebbene, che significa tutto ciò? Significa che le cose non sono determinanti per essere uomini e vivere da uomini. Se lo fossero che differenza ci sarebbe tra noi e le bestie?

 

Signore, ti raccomando le migliaia di bambini africani nudi, gambe sottili e ventri enormi, specialmente quelli che ho incontrato sulla pista vicino al villaggio Agbetico. Tutti intenti a mirare con la fionda. Ma non era un gioco. Avvistavano topolini e li colpivano alla nuca con un sassolino rotondo. Poi li afferravano per la coda e li facevano abbrustolire a un fuoco acceso con le erbacce della boscaglia, quindi li inghiottivano interi. Era l’allucinante gioco della fame. Signore, fa’ che ci vergogniamo delle nostre indigestioni. (Alessandro Pronzato)

 

LA GRANDE BARCA DEL RE

Quella notte, sul fiume, doveva passare la Grande Barca del re. Ma verso il calar della sera, poco oltre il villaggio si era formato sull’acqua un intrico di tronchi molto pericoloso per la navigazione. Come avvisare il re? Come evitare una catastrofe? La notte era talmente buia che pareva una muraglia nera. In più, s’era alzato un terribile vento che, facendo risuonare la foresta, impediva di udire ogni altro rumore. Gli abitanti del villaggio, non sapendo che fare, andarono a chiedere consiglio al loro guru. Sebbene vecchio e cieco, forse li avrebbe aiutati. Ma i giovani mormorarono e scossero il capo. Che avrebbe potuto fare quel vecchio cieco? Il saggio ascoltò, poi disse: Non abbiate paura. Datemi solo delle fiaccole e vengano con me tutti i giovani. Il guru si recò su un poggio prospiciente il fiume. Il buio s’era ancora ispessita. Il vento era ancora aumentato. Il vecchio cieco guardava verso il fiume come un cane mira alla preda. Ecco la barca di un pescatore  disse ad un tratto. E’ un pescatore del villaggio, per lui non c’è pericolo. L’ancoraggio è qui sotto. In effetti era così. Trascorso un po’ di tempo il guru disse: Ecco un barcone da carico, condotto da otto vogatori. Ma anche per essi non c’è pericolo. Stanno navigando lungo l’altra riva del fiume, lontano dall’ostacolo. Nessun giovane aveva visto alcunché. Qualche minuto dopo, però, portate dal vento, udirono le note di una lieta canzone.  Ecco finalmente la Gran Barca del re disse il saggio balzando in piedi.  Va dritta verso l’ostacolo. Presto, accendete le fiaccole e gridate con tutto il fiato che avete in corpo. Benché non vedessero nulla, i giovani obbedirono. Videro allora lumi accendersi sul fiume e udirono grida di risposta e secchi comandi. La Grande Barca aveva sfiorato l’ostacolo senza riportare danni. Tornando al villaggio pieni di ammirazione per il loro guru, i giovani gli chiesero allora:  Maestro, com’è possibile che tu che sei cieco abbia visto quanto a noi non è stato  possibile vedere? lo ho uno sguardo speciale rispose il maestro. Vedo con le orecchie e con gli altri sensi. Li ho talmente abituati nel percepire i minimi rumori e odori, che è stato un gioco per me sentire il sottile fruscio della barca del pescatore, i tonfi dei remi del barcone da carico e i profumi d’incenso e d’arrosto della Grande Barca del re. C’è una lezione per noi in tutto questo?  chiesero i giovani. Una lezione importante. Quando la vita è resa buia da qualche disfatta e il vento delle passioni infuria, fermatevi ad ascoltare le voci più segrete del cuore e a odorare gli antichi profumi dell’infanzia.Vi saranno da guida per superare gli ostacoli, più di ogni ragionamento.

 

E’ il paesaggio interiore che illumina tutto. Chi ad esempio ha poca carità, vede pochi poveri: chi ha molta carità vede molti poveri; chi non ha nessuna carità non vede nessuno. Anche la natura non è che l’eco dell‘anima. Prendiamo le stelle. Per il navigante sono punti di riferimento; per lo scienziato sono problemi; per il poeta e per il bambino sono gocce d’oro.

 

Sempre nella vita siamo chiamati a scegliere, anche solo se sorridere o chiuderci nel nostro dolore. E secondo la scelta che facciamo avremo o no la pace del cuore. (Mattia Frankel)

 

L’amore senza sacrificio è illusione: il sacrificio senza amore una impossibilità. (Bordeaux)

 

A colui che dimostrava non esistere il moto dissertando sulle contraddizioni che tal concetto implica, il saggio rispose senza parole: camminando. I troppo intelligenti ti dimostreranno che Dio non esiste? E tu non risponder loro, ma va a pregare. (Lanza del Vasto)

 

Bisogna sempre pregare come se l’azione fosse inutile e agi­re carne se la preghiera fosse insufficiente.

(S. Teresa del Bambin Gesù)

 

APRILE

 

Il tempo di Passione e di Pasqua ci ricorda  L ’ A M O R E

 

E’ terribile essere soli quando nessuno pensa a te, nessuno ha bisogno di te. E’ inutile guardar verso la porta, perché non arriva nessuno; è inutile varcarla perché nessuno aspetta fuori... Chi è solo è di nessuno; è ridotto a cosa: può morire senza morire! Invece, se ciascuno avesse anche una persona sola nella vita che gli dica: “Ti amerò, indipendentemente da tutto. Ti amerà anche se sei stupido, anche se batti il naso, se sbagli, se commetti errori, se ti comporti come un essere umano.., io ti amerò ugualmente”, allora la gente non finirebbe più negli ospedali psichiatricì. Gli psicoterapeuti difficilmente curano persone innamorate.

 

L’amore può fare miracoli. Dunque passa all’amore. Intanto all’amore di te stesso. Solo chi accetta se stesso, sa accettare gli altri. Solo chi sa convivere con se stesso, può convivere con gli altri. Che fare dunque? Guardati con occhio buono. Non esiste persona sbagliata del tutto. Nessuno può dire: “Quando io nacqui, Dio dormiva Allora al mattino mi alzo, prendo lo specchio, mi contemplo e dico: “Questo sono io, mi piaccio. Complimenti! Non voglio barattarmi con nessuno!” E’ incredibile il bel tempo che possono portare l’esercizio dello specchio e questi pensieri!

 

Passa poi all’amore della vita.

 

Il pessimista guarda al passato, è freddo, ansioso, non vibra più alla prima nevicata che profuma di Natale, passa davanti al mare senza accorgersene, si lamenta di tutto, trova gli uomini noiosi, si arrabbia quando la minestra e cattiva, urla perché i bambini giocano in cortile... L’amante della vita, invece sa meravigliarsi, preferisce il nuovo, ama l’avventura, è ottimista, fa tutto con passione, considera la gioia come virtù fondamentale, è attivo, intraprendente, sorride, vive intensamente le varie esperienze. Imposta la vita su questo meraviglioso consiglio dello scrittore russo Dostoevskij: “Fratelli, amate l’uomo anche nel suo peccato... Amate tutta la creazione divina, nel suo insieme e in ogni grano di sabbia. Amate ogni foglia, ogni raggio di sole, amate le piante, amate ogni cosa. Amate le bestie: Iddio ha dato loro il principio del pensiero e la gioia pacifica... Amate particolarmente i bambini, perché essi sono senza peccato, come gli angeli”.

 

Chi ama non colonizza l’altro, non lo assorbe. Chi ama si colloca dall’altra parte, al posto dell’altro. “E’ strano, ma quando un altro mette molto tempo a fare una cosa, è lento; quando sono io a metterci molto, sono scrupoloso. Quando un altro non fa una cosa è uno scansafatiche:  quando non la faccio io sono occupato.  Quando un altro fa una cosa senza che glielo chiedano, oltrepassa i suoi limiti; quando io faccio una cosa senza che me io chiedano, dimostro spirito di iniziativa. Quando un altro dimostra con vigore le sue opinioni, e un testone; quando lo faccio io dimostro fermezza. Quando un altro trascura certe norme di galateo, è un villano; quando ne salto qualcuna io, faccio i fatti miei.” (Knigt)

 

Ecco alcune leggi dell’amore:

 

L’amore è come la luna: se non cresce, cala.

L’amore non si divide: si moltiplica.

L’amore non si vende e non si compra: si dona.

L’amore o è umile o non e.

L’amore prima di dire: “Ti do un bacio”, dice: “Ti do una mano”.

L’amore che fa economia di amore non è vero amore.

Amare non è abituarsi all’altro.

Amare è ricondurre dolcemente una persona a se stessa.

Amare è costruire la felicità di qualcuno.

Amare è andare oltre al necessario.

La speranza innaffia il giardino per far coraggio al sole.

La speranza vede la spiga quando gli occhi non vedono che il seme che marcisce

(Che cosa vogliamo di più?)

 

Siamo in primavera, sveglia la vita!

La vita è un’opportunità, coglila.

La vita è bellezza, ammirala.

La vita è beatitudine, assaporala.

La vita è sogno, fanne una realtà.

La vita è una sfida, affrontala.

La vita è un dovere, compilo.

La vita è un gioco, giocalo.

La vita è preziosa, abbine cura.

La vita è una ricchezza, conservala.

La vita è amore, godine.

La vita è un mistero, scoprilo.

La vita è promessa, adempila.

La vita è tristezza, superala.

La vita è un inno, cantalo.

La vita è una lotta, accettala.

La vita è una tragedia, afferrala corpo a corpo.

La vita è un’avventura, rischiala.

La vita è felicità, meritala.

La vita è vita, difendila.”

(Madre Teresa di Calcutta)

 

MAGGIO

 

La primavera ci ricorda la  RINASCITA della VITA

 

Offri qualcosa per cui meriti essere vivi!  Siamo onesti, che cosa offriamo oggi, ai nostri ragazzi?

Diciamo che è male avere l’alito cattivo, la forfora nei capelli. Proponiamo saponi, dentifrici, deodoranti... Mettiamo sotto i loro occhi individui felici per una certa lavatrice, prestanti per una certa cintura elastica, liberi dalla pancia perché in tavola c’è un certo olio... Insegnamo che la vita è un tempo concesso dalle industrie per impegnarlo a comprare la felicità nei supermercati, felicità che si nasconde in scatole colorate ed in barattoli “sotto vuoto spinto”.

 

Non è tradimento questo? Non è disonesto proporre di agganciare la vita a cose che in un attimo crollano e deludono? I ragazzi tristi, disorientati, stanchi, sono in aumento. Quante unghie rosicchiate, quante penne mangiate. Ha ragione Thomas Merton quando dice: “Essere nemici della vita vuol dire non avere nulla per cui vivere”. Il rispetto dei ragazzi impone che si ritorni a proporre qualcosa che li stacchi dal suolo, qualcosa per cui meriti nascere: che si riparli di lealtà, giustizia, pace, amore, coscienza, fratellanza... Ecco ciò che più urge in campo educativo, perché quando declinano i valori, c e caduta di tensione, c e perdita della voglia e della gioia di vivere.

 

Rosanna Benzi, questa ragazza nata in un piccolo paese dell’Alessandrino, che a tredici anni, una mattina, si svegliò paralizzata dalla poliomielite, aveva in sé una fierezza, un orgoglio e un’energia tali da permetterle non solo di sopravvivere, ma di vivere con pienezza e perfino con allegria: “Forse qualcuno può scegliere la morte, io scelgo la vita, sempre”. Restò per 29 anni rinchiusa in un polmone d’acciaio all’ospedale S. Martino di Genova. Del suo “vizio di vivere” aveva fatto il titolo di un libro autobiografico che ha avuto quattordici ristampe. Un libro come lei: allegro, ironico, senza peli sulla lingua, polemico. Rosanna portava al collo un ciondolo, con questa frase incisa:

“E che la morte ci trovi ancor vivi, e la vita non ci trovi già morti”.

 

Si può nascere in un pollaio e diventare cigni. Bach era figlio di poveri diavoli, Edison era un poveraccio... Al contrario Giuda viveva con amici irreprensibili, eppure... Semplici dati che provano un grande principio: l’uomo non è un prodotto astrale, non è un prodotto istintuale, né un prodotto sociale: l’uomo è un prodotto personale.

 

Ognuno è ciò che decide di essere. Siamo onesti! Non è giusto dare la colpa alle stelle (sono nato sotto una cattiva stella), al temperamento (sono fatto così), o all’ambiente. E’ vero che tutto ci può condizionare, ma è rarissimo il caso che qualcosa possa azzerare la nostra libertà. Dare tutta la colpa agli altri o all’ambiente è come dire che i gatti sono neri perché la notte è nera. C’è un proverbio africano quanto mai intelligente: “Non è perché il legno è stato nell’acqua che per questo diventa coccodrillo”.

 

L’uomo seduto senza speranza sulle sue macerie d’uomo, piangeva la sua irreparabile sconfitta: ma ecco San Francesco che si mette a cantare il cantico delle creature: tutte le cose create, come l’acqua, il fuoco, il vento, il sole, la luna, le stelle ed anche la morte diventano fratelli e sorelle dell’uomo; e l’uomo sente che ha valore sulla terra, il suo valore d’uomo, si riprende, si rialza, si mette a camminare nel nuvola e nel sereno, con la sua faccia d’uomo, ed è una bella faccia, somiglia alla faccia di Dio.  (Vittorio G. Rossi)

 

Nella chiesa di S. Paolo a Baltimora è stata trovata questa lapide risalente all’inizio del 1700:

Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio.

Finché è possibile sii in buoni rapporti con tutte le persone. Dì la verità con calma e con chiarezza, e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli ignoranti: anche loro hanno una storia da raccontare.  Evita le persone volgari e aggressive, esse opprimono lo spirito. Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te l’orgoglio e l’acredine, perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te. Gioisci dei tuoi risultati e dei tuoi progetti. Conserva l’interesse per il tuo lavoro, per quanto umile; è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo.

 

Sii prudente nei tuoi affari perché il mondo è pieno di tranelli. Ma ciò non accechi la tua capacità di distinguere la virtù; molte persone lottano per grandi ideali, e dovunque la vita è piena di eroismo. Sii te stesso. Soprattutto non fingere negli affari e neppure sii cinico riguardo all’amore, poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni, esso è perenne come l’erba. Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall’età, lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza. Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l’im­provvisa sfortuna.

Non tormentarti con l’immaginazione. Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine. Al di là di una disciplina morale sii tranquillo con te stesso. Tu sei un figlio dell’universo non meno degli alberi e delle stelle; tu hai diritto di essere qui. E che ti sia chiaro o no, non vi è dubbio che l’universo ti si stia chiarendo come dovrebbe.  Perciò sii in pace con Dio, comunque tu lo concepisca, e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni, conserva la pace con la tua anima, pur nella rumorosa confusione della tua vita. Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti, è ancora un mondo stupendo. Fai attenzione, cerca di essere felice.

 

lo non credo che ci siano dolori piccoli e dolori grandi. Conta soltanto in che maniera incidono su di noi. Ho visto piangere una donna importante per una bambola rotta. Non mi è passato per la mente di riderne. Ho assistito al dramma di una mia amica per il cane ucciso da un’automobile. Non ho detto: “Si soffre così per un figlio”. Soffriva e basta. Il dolore è sempre un aspetto di amore, e ognuno ama quello che ama. E’ da tempo che ho imparato a rispettare ogni manifestazione, comunque, originata dal dolore. (Giulietta Masina)

 

 

GIUGNO

 

Vivere non è solo correre, lavorare:  DIAMO UN SENSO ALLA VITA

 

Calma ragazzi! La terra è stanca di gente che corre. Beve di corsa una Coca Cola e butta la lattina. Sgranocchia patatine e lascia il sacchetto sulla spiaggia. infila la discoteca. E poi salta in auto così, senza pensare. La terra è stanca di gente che corre pensando di arrivare da qualche parte e non arriva mai a niente. Di gente che vola via per non vedere, per non accorgersi. Oggi ci vuole coraggio a fermarsi.

 

Una volta una ragazzina vide in un bosco una bella farfalla impigliata in un rovo. li cuore gentile le suggerì di salvarla dalla morte. La liberò dolcemente e la farfalla variopinta si mise a volare. Ma, dopo qualche metro si trasformò in una dolce fata. “Tu mi hai salvato la vita, bambina generosa. Che cosa posso fare per te?”.

La bambina le chiede la ricetta della felicità e la fatina le rivela il segreto della gioia permanente. La piccola trascorre una vita comune, sempre perfettamente felice. Diventata una vecchietta sorridente e piena di brio, i familiari si preoccupano di conoscere il segreto della fata, perché non scenda nella tomba con lei.

Finalmente la vecchietta cede e racconta. Ecco la formula della felicità: “Ricordati che ogni persona, anche se sembra molto sicura di sé, ha bisogno di te”. Io conosco un bambino davvero straordinario  che un giorno si chiama Renzo e il giorno dopo Dario. Gli piace cambiare nome  perché ogni nome è bello: La mattina si chiama Davide la sera Marcello.  Ma anche quando si chiama  Riccardo e Federico  vi sorriderà subito se lo chiamate Amico. (Gianni Rodari)

 

Un gran riccone si lamentò un giorno con un amico: “Tutti mi accusano di essere avaro. Chissà perché! Lo san bene che quando morirò le mie ricchezze andranno ai poveri!”. Allora l’amico gli raccontò la favola del maiale e della mucca. C’era una volta un maiale che si lamentava con la mucca di non essere molto popolare. “La gente non fa che parlare della tua natura gentile, le diceva, e dei tuoi occhi mansueti”. “E’ vero — continuava — che tu dai il latte e il burro, ma io do di più. Io do la pancetta, il prosciutto, le setole. Persino i miei piedi sono buoni in salamoia! Però non sono simpatico a nessuno. Come mai?”. La mucca ci pensò un minuto e rispose: “Bè, forse è perché io do mentre sono ancora in vita!”.

Non è saggio aspettare che la morte mi faccia buono per forza. E’ meglio esserlo prima.

 

Un giorno il buon Dio organizzò nel suo paradiso una grande festa e vi invitò tutte le virtù. Queste giunsero da ogni parte del mondo. Arrivarono la Giustizia e la Pace e, subito, si diedero la mano. Arrivarono la Semplicità e l’Umiltà e si abbracciarono. Arrivarono la Verità e la Trasparenza e si baciarono...

Solo due virtù si squadrarono, visibilmente stupite l’una dell'altra.

“Ah, è vero, sorrise il buon Dio. Avevo dimenticato che voi non vi siete mai incontrate. Permettetemi che vi presenti: la Beneficenza e la Riconoscenza.”

 

Quando la minestra sa di bruciato, tutti se ne accorgono; quando è buona e ben condita, chi pensa a congratularsi con la cuoca?

La ragione e la passione sono il timone e la vela di quel navigatore che è l’anima vostra. Se il timone o la vela si spezzano, sbandati andrete alla deriva e resterete inermi in mezzo al mare.

Poiché, se la ragione domina da sola, è una forza che imprigiona; e la passione, se incustodita, è una fiamma che brucia e distrugge. Perciò la vostra anima esalti la ragione fino alla passione, affinché essa canti. E con la ragione diriga la passione, affinché questa viva in risurrezione quotidiana e sorga come la fenice dalle ceneri. (Kahlil Gibran)

 

Durante il pranzo organizzato dalla ditta, i soci regalarono al direttore generale un quadro raffigurante un paesaggio. Commosso sino alle lacrime, il grande capo ringraziò con manifesta sincerità i donatori per quello che definì “il più bel regalo ricevuto”. Sia il tipo di dono, sia la reazione del ricevente lasciarono molti dei convenuti confusi e scioccati, perché il direttore generale era cieco.

 

Anni fa dei nostri vicini regalarono a mio padre un paio di calze, che lui accettò con gioia ed emozione, benché avesse amputate ambedue le gambe.

 

Perché regali apparentemente poco accorti hanno invece suscitato reazioni positive in due persone menomate? La spiegazione è semplice: entrambi avevano ricevuto il dono più grande, quello di essere considerati normali dai propri amici. (John Thiele)

 

LUGLIO

 

Viviamo con una grande compagna: LA NATURA

 

Isacco di Stella, grande monaco inglese dei Medioevo, diceva: Questo mondo serve l’uomo in due modi: nutrendolo e insegnandogli.

 

In realtà è possibile che Dio abbia progettato infinite cose solo per il nostro piccolo stomaco e non anche per la nostra grande anima?

 

Tutto è così pieno di richiami e di messaggi! Proviamo dunque ad andare a scuola dal creato.

Vado a scuola dall’acqua che non si ferma mai.

Vado a scuola dal fiore: rallegra, profuma e lascia intatto il. silenzio.

Vado a scuola dalle radici che nel buio della terra credono al sole.

imparo dagli uccelli che sono nel mondo ma non impigliati nel mondo.

imparo dalle rive che si guardano lealmente.

Imparo dall’albero che sopporta il calore e dà agli altri la freschezza.

Anche dal filo d’erba imparo: calpestato si solleva e guarda il cielo come cosa sua.

Anche dalla goccia imparo: racchiude tutti i colori dell’arcobaleno.

Anche dall’ulivo imparo: ne ha passate tante eppure continua a prodigare oli e bagliori d’argento.

Imparo dalle cime circondate di luce e impastate di silenzio. imparo dall’alba che continua a nascere anche se nessuno assiste allo spettacolo.

imparo dalle piante che muoiono in piedi.

Imparo... Imparo da tutto il creato le iniziali del Creatore.

 

Il sole viaggiava in cielo, allegro e glorioso nel suo carro di fuoco, gettando i suoi raggi in tutte le direzioni, con grande rabbia di una nuvola di umore temporalesca, che borbottava: “Sciupone, mano bucata, butta via, butta via i tuoi raggi, vedrai quanti te ne rimangono!”.Nelle vigne ogni acino d’uva che maturava sui tralci rubava un raggio al minuto, o anche due; e non c’era filo d’erba, o ragno, o fiore, o goccia d’acqua che non si prendesse la sua parte. “Lascia, lascia che tutti ti derubino: vedrai come ti ringrazieranno, quando non avrai più niente da farti rubare!”. Il sole continuava allegramente il suo viaggio, regalando raggi a milioni, a miliardi, senza contarli.

Solo al tramonto contò i raggi che gli rimanevano: e guarda un po’, non gliene mancava nemmeno uno. La nuvola, per la sorpresa, si sciolse in grandine, il sole si tuffò allegramente in mare. (Gianni Rodari)

 

Entrando nel Parco nazionale del Gran Paradiso c’è un cartello che merita d’esser letto non solo in quel luogo stupendo: Ecco lo spazio, ecco l’aria pulita, ecco il silenzio. Acque libere, uomini liberi. Qui incomincia il paese della libertà... La debolezza ha paura dei grandi spazi, la stupidità ha paura del silenzio. Aprite gli occhi e le orecchie e chiudete i transistor. Niente rumori, niente motori. Ascoltate la musica delle montagne. Le vere meraviglie non costano una lira. Camminare pulisce il cervello e rende allegri. Sotterrate le preoccupazioni e i barattoli vuoti. Raccogliete bei ricordi, ma non cogliete i fiori. Chi distrugge un nido rende vuoto il cielo e sterile la terra. Qui è vietata la caccia, tranne che alle immagini.

 

Non vivere su questa terra come un ospite o come un turista della natura.

Vivi in questo mondo come nella casa di tuo Padre.

Credi al grano, alla terra e al mare. Ma prima di tutto credi all’uomo.

Ama le nuvole, le macchine, i libri, ma prima di tutto ama l’uomo.

Senti la tristezza del ramo che secca, dell’astro che si spegne,

ma prima di tutto senti la tristezza dell’uomo.

Ti diano gioia tutti i beni della terra, l’ombra e la luce, le quattro stagioni,

ma, soprattutto, a piene mani, ti dia gioia l’uomo! (Nezim Hilmet)

 

Impara dalla montagna.

 

La dimensione della montagna è la calma. La montagna è maestra perché non ha fretta. E’ lì da sempre e non ammette gli impazienti, i faciloni, i precipitosi. In montagna chi è avventato, impetuoso, paga. in montagna ogni passo va misurato, ogni successo richiede uno sforzo.

La montagna ci educa alla prudenza e al sacrificio. Dalla cima della montagna le costruzioni umane giù in basso, appaiono insignificanti. La montagna ci educa a staccarci dalle cose, se vogliamo dominarle. La montagna insegna che le distanze non si misurano ad occhio, ma percorrendole; che fra il contemplare una cima e metterci sopra i piedi, c’è di mezzo il nostro sudore. Imparare la montagna è imparare a camminare, anzi, è imparare a vivere. L’uomo non è completo se, almeno nel cuore, non è un montanaro. (Armando Moore)

 

Alcuni consigli per salvare le vacanze dalla banalità.

 

1) Divertiti! Sta allegro! La tristezza è il cancro delle vacanze. Non ammazzarle, dunque con i pettegolezzi da spiaggia e con la stupida invidia di chi ha di più e può di più.

2) Stacca il piede dall’acceleratore! Cammina senza fretta. Fermati a guardare le cose belle a tutte le ore.

3) Scopri la ricchezza di chi ti è vicino al mare, di chi incontri ai monti. In ogni uomo c e più mistero che nel mondo intero.

4) Ritaglia ogni giorno qualche parentesi di silenzio. Chi tace vede più lontano, vede più profondo.

5) Non tutto può andare in vacanza. La buona educazione, ad esempio, la morale, la coscienza.., non possono andare in ferie. Forse che in vacanza si dovrebbe smettere di essere onesti?

6) Calura fa rima con lettura. Perché non sorseggiarti un bel libro e non limitarti ad usarlo solo come poggiatesta?

7) Ovunque puoi trovare spunto per ristorare anche lo spirito. A). mare puoi pregare: “Dammi, Signore, la libertà azzurra del gabbiano; il silenzio della conchiglia che prepara la perla in montagna: “Nutrimi gli occhi di cielo, fa’ che veda sempre le cose dall’alto..

 

 

AGOSTO

 

C’è un tempo per lavorare e un tempo per  RIPOSARE

 

Un uomo riposava beato all’ombra di un albero quando un amico gli disse: “Ehi, perché non vai a fare un po’ di legna?”.  “A che scopo?”

“Per venderla. Col denaro ricavato puoi comprare un asino e distribuire la legna di casa tua. Così guadagnerai altri soldi e potrai acquistare un camion, poi una segheria, poi altri camion. In questo modo ti creerai un impero.” 

“A che scopo?”

“Per diventare milionario e potertela prendere finalmente comoda."

“E tu cosa credi che stia facendo adesso?”.

 

Agosto, tempo di viaggi. Gente sulle strade. Con in mano il Vangelo di Matteo al capitolo 5,38 e con un po’ di fantasia, prova a sentire il discorso della montagna di Gesù agli automobilisti.

Fratelli, che state al volante.., avete sentito dire occhio per occhio, dente per dente, insulto per insulto, precedenza negata per precedenza negata, abbaglianti per abbaglianti... Ma io vi dico: se qualcuno non ti dà la precedenza a cui hai diritto, perdonalo e lasciala andare in pace; se qualcuno ti punta gli abbaglianti addosso, non farlo anche tu nei suoi confronti; se qualcuno ti insulta non aspettarlo al primo semaforo per restituirgli gli insulti con relativi interessi... Perché non solo chi uccide il fratello sulle strisce e reo di giudizio, ma anche chi si adira contro di lui e gli grida dal finestrino scemo o cornuto con relativi gesti illustrativi... Anzi, a chi ti rifiuta la precedenza, lasciagli anche il posto al parcheggio; se qualcuno con una macchina meno potente della tua cerca di sorpassare, rallenta e lasciala andare... Fratelli automobilisti... avete sentito dire che ogni altro automobilista è vostro nemico, ma io vi dico di amare i vostri fratelli automobilisti, di amare chi vi sorpassa, chi vi strombazza dietro, chi vi infastidisce con le sue manovre, perché anche ogni automobilista è figlio del vostro Padre celeste che ha creato la strada sia per i buoni che per i cattivi...

 

L’estate è il tempo migliore per conoscere Dio in diretta.

“Se volete conoscere Dio, guardatevi intorno e lo vedrete giocare con i vostri bambini.

E guardate lo spazio, lo vedrete camminare sulla nube,

tendere le braccia nel bagliore del lampo e scendere con la pioggia.

Lo vedrete sorridere nei fiori e sulle cime degli alberi sciogliere carezza.” (G.K. Gibran)

 

Siamo tutti sulla stessa barca, Signore.

Ti assicuro che a volte sento i miei compagni di viaggio,

che mi urtano da tutte le parti e mi schiacciano i piedi.

Ma, siamo tutti sulla stessa barca. Signore, aiutami a non lasciarmi andare.

Fa’ che io prenda la mia parte di fatica e condivida la gioia di andare avanti con tutti.

Ricordati di quelli che sono là in fondo e che non hanno più forza.

Dobbiamo arrivare insieme, se no, che gusto c’è?

Ci sarebbe più largo, ma non ci sarebbe più festa!

 

Agosto, tempo di safari.

Dice un proverbio africano:”Ogni mattina un leone si sveglia. Sa che deve correre più veloce della gazzella se vuole catturarla o morirà di fame.

Ogni mattina in Africa, una gazzella si sveglia. Sa che deve correre più veloce del leone o perderà la vita. Ogni mattina quando ti svegli, non chiederti se sei leone o gazzella, ma mettiti a correre!”.

 

Agosto, tempo di esodo.

La gente esce di casa e si mette per strada. Perché non avere qualche pensierino anche su questa umile realtà calpestata da tutti? Non produce un filo d’erba, non uno stelo di grano, e neppure un fiore. Non fa muovere, come il torrente che le passa accanto, il mulino. Non offre riparo al sole cocente... Tuttavia è lei che conduce al verde prato e al campo, al giardino fiorito e all’orto. E’ lei che congiunge il contadino al mugnaio e il fedele alla chiesa...Strada solitaria o straripante di folla, strada piccola o larga, benedetta tu sia che aiuti l’uomo a trovare il suo simile. Sassoso viottolo o superba autostrada, sei il simbolo del cammino verso il nostro alto destino.

 

Non c'é miglior riposo che la gioia. (S. Tommaso d’Aquino)

 

La voglia di far niente può indicare che si è fatto troppo. in questo caso far niente significa far la cosa più opportuna: riposare. 

(H. James)

 

Ad un discepolo che si lamentava continuamente degli altri, il maestro disse:

“Se è la pace che vuoi, cerca dì cambiare te stesso, non gli altri.

E’ più facile proteggersi i piedi con delle pantofole che ricoprire di tappeti tutta la terra.”

 

Il grande Newton passeggiava sulla spiaggia del mare.

Ad un tratto si fermò, e fece un grande e riverente inchino.

“Maestro, che fate?”. “Saluto l’immensità di Dio”.

 

SETTEMBRE

 

Ci sono nella nostra vita  PAROLE e FATTI

 

Abbiamo parole per vendere,

parole per comprare,

parole per fare parole,

ma ci servono parole per pensare.

Abbiamo parole per uccidere,

parole per dormire,

parole per fare il solletico,

ma ci servono parole per amare.

Abbiamo macchine per scrivere parole,

dittafoni, magnetofoni, microfoni, telefoni.

Abbiamo parole per far rumore,

parole per parlare non ne abbiamo più.                  (Gianni Rodari)

 

Si tratta solo di deliberare? La corte formicola di consiglieri.

Bisogna eseguire? Non si trova più nessuno.          (La Fontaine)

 

Un santo monaco rispose una volta ad un suo ospite che affermava di aver conosciuto un uomo che aveva una grande idea di se stesso: “Sii certo che quando uno ha una grande idea di se stesso, quella è l’unica grande idea che ha.”

 

Molte persone commettono nei confronti di Dio, lo stesso errore che commettono nei confronti degli amici: parlano sempre loro. (Adolfo L’Arco)

 

Nessuno vive sempre in cima alla montagna. E’ bello salirvi di tanto in tanto, per ispirarsi ed avere nuove prospettive, ma poi bisogna ridiscendere. La vita si vive a valle. E’ lì che sono le fattorie, gli orti e i frutteti, è lì che si ara la terra e che si lavora. E’ lì che si traducono in realtà le ispirazioni che si possono aver avute lassù. 

(Arthur Gordon)

 

Quante cose si possono fare in un giorno!

Mantenere una promessa.

Dimenticare uno sgarbo.

Riparare un torto.

Eliminare un rancore.

Trovare tempo, anche un pizzico soltanto, per un importuno.

Salutare un bambino.

Canticchiare senza ragione.

Alzare gli occhi al cielo, non importa che sia giorno o notte, che sia azzurro o grigio: è sempre cielo.

Cercare il sole. Parlare alle stelle.

Ammirare un fiore.

Pensare un attimo a Dio.          (G. Bonetto)

 

Campi una buona azione fuori dell’uscio di casa tua

piuttosto che andare a bruciare incenso in un tempio lontano.  (Proverbio cinese)

 

Un giardiniere con il suo lungo lavoro era riuscito a comprare una vigna tutta per sé. Da quella vigna traeva i mezzi per vivere felice. Prima di morire radunò intorno al suo letto i suoi tre figli che avevano poca propensione al lavoro e disse loro: “Figlioli cari, prima di morire voglio svelarvi un prezioso segreto. E’ nascosto nella nostra vigna un tesoro. Cercatelo e dividetelo fraternamente. ”Morto il padre, i tre figli di buona lena si diedero a zappare, vangare, smuovere profondamente la terra. Ma il tesoro era introvabile. Non ci fu angolo in cui la terra non fosse rivoltata; non ci fu zolla che non fosse spezzata, ma non fu trovato niente di quel che cercavano. Intanto, a forza di essere lavorata e zappata, la vigna divenne bella, ordinata e soprattutto feconda. I tre fratelli capirono allora quello che aveva inteso dir loro il padre sul letto di morte: la vigna ben curata diventa un tesoro. E da quel giorno compresero che il più grande tesoro per l’uomo è il frutto del proprio lavoro onesto.  (Leone Tolstoij)

 

Niente è peggio che fare le cose a metà: essere buoni a metà, studiare a metà, pulirsi a metà.

Pensate quanto sarebbe piacevole se la moglie sapesse cucinare la carne solamente in questi tre modi: mezza cruda , mezza cotta e mezza bruciata! Ogni mattina è una giornata intera che riceviamo dalle mani di Dio. Dio ci dà una giornata da Lui stesso preparata per noi. Non vi è nulla di troppo e nulla di non abbastanza, nulla di indifferente e nulla di inutile. E’ un capolavoro di giornata che viene a chiederci di essere vissuto. Noi la guardiamo come una pagina d’agenda, segnata d’una cifra e di un mese. La trattiamo alla leggera come un foglio di carta.

Se potessimo frugare nel mondo e vedere questo giorno elaborarsi e nascere dal fondo dei secoli, comprenderemo il valore di un solo giorno umano.   (M. Delbrel)

 

Auguro a tutti di spegnere almeno ottanta candeline. Ma, a conti fatti, l’età non conta più di tanto.

 

Marconi aveva 21 anni quando compì il suo primo esperimento di trasmissione senza fili.

Raffaello morì a 37 anni;

Leopardi e Chopin a 39;

Cristo a 33.

Pascal a 16 anni già scriveva opere e a 18 anni inventava la prima macchina calcolatrice.

Domenico Savio fu santo a 12 anni;

Sant’ Agnese fu martirizzata a 13;

San Francesco d’Assisi divenne tutto quel che è divenuto entro i 45 anni...

Il genio e la bontà non hanno età. La vita non è questione di anni: la vita è questione di vita!

Abbiamo imparato a nuotare come i pesci.

Abbiamo imparato a volare come gli uccelli.

Abbiamo imparato a solcare gli spazi come le meteore.

Quando impareremo a camminare sulla terra come uomini?

 

OTTOBRE

 

“E i due siano una cosa sola” LA COPPIA

 

UOMO E DONNA

Quando il primo uomo e la prima donna vennero al mondo, capirono di essere molto diversi. Riuscire ad andare d’accordo sarebbe stato molto difficile. O forse una magnifica avventura?

All’udire questa seconda ipotesi il diavolo intervenne subito. Sparse una semente nei campi e nacquero le male lingue. Fu da allora che se un uomo e una donna vogliono andare d’accordo debbono starsene soli come all’inizio del mondo, chiudendo le orecchie ad ogni voce che non sia quella del proprio cuore.

 

MALATTIA D’AMORE

Una giovane sposa fu colpita dal vaiolo prima di fare il suo ingresso nella casa del marito.

Questi disse: Mi dolgono gli occhi. E più tardi: Sono divenuto cieco.

La sposa gli fu condotta in casa.

Quando, dopo vent’anni di matrimonio, essa venne a mancare, il marito riaperse gli occhi.

Richiesto di spiegazioni, rispose:

Non ero cieco, ma mi sono finto tale

perché mia moglie non si addolorasse pensando che io la vedevo deturpata dal vaiolo.    (Fiaba africana)

 

Un frate cappuccino, andando alla questua, entrò un giorno in una casa, dove una donna piangeva. Domandò: - Perché piange, la mia cara donna? Quella rispose: - Perché mio marito mi maltratta spesso, mi picchia perfino. Riprese il frate: - So che tu sei buona e perciò capirai il mio rimedio. - Quale rimedio? - interrogò la donna? - Ecco, prendi questa bottiglietta. Quando tuo marito minaccerà tempesta, metti in bocca quest’acqua prodigiosa. Vedrai che il temporale cesserà quasi d’incanto. Quando il marito con il suo caratteraccio prepotente incominciava ad urlare, la buona donna si metteva l’acqua in bocca, e quindi, naturalmente, non poteva rispondere. Vedendo tanta dolcezza e sentendo silenzio, il marito si calmava: la sua ira sbolliva immediatamente. Ritornando, il frate chiese: - E allora come va la mia medicina? Rispose la donna: - Mi costa un mondo di fatica, ma è veramente prodigiosa! - Certo - concluse il buon frate cappuccino, - è nient’altra che acqua di fonte, acqua di bontà... Ne ho qui una bottiglietta anche per suo marito!

 

UNO STRANO TRASLOCO

Avvenne una volta che un uomo decise di ripudiare la moglie, poiché non gli aveva dato figli. Si presentò allora al rabbino per avere la sua approvazione. Il rabbino disse: — Approvo, ma a una condizione. Che come avete fatto festa quando vi siete uniti, così facciate festa ora che vi dividete. Fu fatta quindi una gran festa, con danze, cibi prelibati e ottimo vino. La donna approfittò dell’occasione per far bere il marito più del solito, così che questi, in preda all’euforia, a un certo punto le disse: — Figliola, puoi portare via dalla mia casa quel che più ti piace; e poi torna alla casa di tuo padre. Che cosa fece allora la donna? Quando il marito fu addormentato, ordinò ai servi di portare lui e il letto in cui dormiva nella casa di suo padre.

 

ALCUNE PISTE PER UNA COPPIA IMBATTIBILE

 

1 - LOGORATE LE POLTRONE

La casa che non ha le poltrone un po’ logore è una casa senz’anima.

Non avere le poltrone logore significa, infatti, che in quella casa

si corre sempre, nessuno si ferma, nessuno trova il tempo d’esser felice.

 

2 - TENETE LE PORTE APERTE

Aperte agli altri.

Quando il mondo della coppia arriva solo fin dove arriva l’uscio di casa,

allora si finisce col morire di asfissia.

Si pensa in piccolo, si vede corto, si ama stretto.

Il matrimonio diventa una fabbrica di poveri:

poveri di mente, poveri di cuore.

 

3 - PERDONATE

Il perdono è la strada regia del disgelo.

Non è debolezza, ma forza che risveglia la scintilla di bontà nascosta in ogni uomo.

Ed è così liberante!

 

4 - TACETE

Tanti cortocircuiti nascono perché la lingua parla quando è troppo calda.

Dunque, per prima cosa tacete; poi, lasciate passare qualche ora;

adesso parlate pure!

 

5 - SORRIDETE

il sorriso è una magia bianca.

Talora basta un sorriso per tirare avanti una settimana.

Sorridetevi.

Gli esseri inferiori non sorridono

perché il sorriso vuole l’intelligenza di chi è arrivato a capire che non è serio prendersi troppo sul serio!

 

6 - GUARDATE IN POSITIVO

Guardate, cioè, a quello che va più che a quello che non funziona.

A che serve il pessimismo?

I salici piangenti non hanno mai avuto fortuna.

 

7 - LOTTATE CONTRO LA MONOTONIA

Un po’ di fantasia!

Ad esempio, un’improvvisata di lui a lei, di lei a lui: un fiore, un regalino,

una pietanza speciale...

 

8 - TENETEVI BELLI

Le rughe potranno impedirvi di essere sempre belli fuori, ma non già di continuare ad esserlo dentro.

Un pizzico di tenerezza, di buone maniere, ed ecco il brillìo interiore che,

a conti fatti, vale infinitamente di più del più affascinante look esteriore.

 

9 - USATE MISERICORDIA

Quale coppia può farne a meno?

Se i preti fanno voto di castità,

gli sposi, dovrebbero fare il voto di pazienza, di misericordia.

Prima del matrimonio è bene aprire tutti e due gli occhi,

poi è bene, talora, chiuderne uno.

 

10 - NON TOGLIETE DIO Dl CASA

Sarebbe uno degli sbagli più gravi. Dio unisce. Dio sorregge.

Dio, in tante circostanze, è l’unica realtà che permette di poter continuare a vivere;

è l’unica certezza che permette di poter sopportare di vedere il proprio coniuge morire!

 

NOVEMBRE

 

Ricordando i nostri MORTI sentiamo l’invito alla SANTITA’

 

“Penso alla possibilità della morte ogni giorno: è un buon esercizio”.    (S. Freud)

 

Davanti alla morte si possono avere atteggiamenti diversi.

 

L’imperatore Augusto diceva: “Lo spettacolo è finito”.

 

Lo scrittore Honorè Balzac: “Otto giorni di febbre: avrei avuto il tempo di scrivere ancora un libro”.

 

Cecil Rhodes: “Così poco di fatto e tanto da fare!”.

 

San Roberto Bellarmino: “Gesù, sono pronto per il viaggio”.

 

Heinrich Heine: “Dio mi perdonerà: è il suo mestiere”;

 

e il matematico Louis Augustin Cauchy: “Ho amato la vita per cercare Dio; amo la morte che me lo fa trovare”.

 

Prendi per guanciale la morte quando vai a dormire e tienila sempre davanti agli occhi quando sei sveglio. (Detto musulmano)

 

“Un uomo che non si ponga il problema della morte e non ne avverta il dramma, ha urgente bisogno di essere curato”. (L. Jung)

 

La morte ci dice: attenti alle montature! Certe cose che ora vi sembrano così solenni e importanti, viste dalla mia parte fanno sorridere. La prima montatura che crolla davanti alla morte è quella di chi ha impostato tutta la vita sulla carriera. La morte ci insegna a ridere della serietà feroce di quelli che si attaccano alla loro posizione. Anche senza di noi il mondo va avanti benissimo! Eppure i cimiteri son pieni di gente che si riteneva insostituibile.

La seconda montatura che crolla davanti alla morte è l’impostazione della vita sulla fama. C’è gente che fa ruotare tutta la sua esistenza sugli altri: su quello che possono dire o pensare. Non esce di casa per paura degli altri, non parla per paura degli altri... Gente schiava perché non pensa che tutto è vanità; non pensa che passa la scena di questo mondo. Ecco: il pensiero della morte mi affranca dall’opinione. Mi libera. Passa il giudizio degli altri, passa il ricordo, passa la fama: solo il bene e il male fatto non passeranno. Di questi sarà da saggio occuparmi. La terza montatura che crolla davanti alla morte è l’impostazione della vita sulla ricchezza, sull’ “avere”. Se c’è cosa perfettamente inutile negli abiti dei defunti, sono le tasche! Vivere non è raccogliere; vivere è lasciare, è donare. Ecco un’altra profonda lezione che ci viene dalla morte. Chi vive unicamente per avere e consumare, vive a rovescio. Solo ciò che abbiamo fatto, solo ciò che abbiamo dato, si salverà dopo di noi e continuerà a restare nelle generazioni future. I faraoni passano, le piramidi restano. Se vuoi che il tuo nome viva, è più importante che viva nel cuore delle persone che nel loro cervello. Non si conosce nessuno al quale vengano le lacrime agli occhi quando pensa a chi ha inventato la macchina a vapore. L’amore più convincente non è quello che fa versare lacrime sulla tomba di un caro estinto, ma quello che sì adopera per non farle spuntare sugli occhi dei vivi.

 

Vi sono tre modi di suicidarsi.

Il primo consiste nel darsi bruscamente la morte.

Il secondo consiste nel lasciarsi morire, ed è altrettanto grave.

Il terzo, il più subdolo, quello a cui meno si pensa, consiste nel lasciarsi vivere.

 

Se i nostri padri fossero stati così bravi, come è scritto sulle lapidi dei cimiteri, non ci troveremmo in queste condizioni.

 

Quando entreremo in paradiso, avremo tre sorprese.

La prima: dove sono tutte quelle facce che credetti sante?

La seconda: misericordia! Come sono entrati tanti tipi sospetti?

La terza: ci sono anch’io!

 

Sono giovane come la mia speranza vecchio come la mia disperazione.

Sono giovane come la mia fede vecchio come il mio dubbio.

Sono giovane come i miei slanci vecchio come le mie lagne.

Sono giovane come il mio sorriso, vecchio come il mio broncio.

Sono giovane come le mie virtù ,vecchio come i miei peccati.

Sono giovane come le mie sorprese , come le mie abitudini.

Sono giovane come il mio amore, vecchio carne il mio rancore.

Sono giovane come la mia dolcezza ,vecchio come la mia durezza.

Sono giovane come la mia gioia, vecchio come la mia noia.

Sono giovane... Sono vecchio... come decido d’esser giovane d’esser vecchio.

 

La santità può sedere su un trono, dove tutti riconoscono che le difficoltà che incontra sono grandissime.

Oppure nascondersi sotto le vesti di un mendicante, dove spesso si è più propensi a cercarla.

Ma nessuno sa se ci vuol maggior forza per resistere al demone dell’orgoglio o a quello dell’invidia. (L. Lavelle)

 

DICEMBRE

 

E’ il freddo dell’ INVERNO ma il caldo del  N A T A L E

 

Inverno: tempo di silenzio.

Del più bel silenzio dell’anno: silenzio bianco, silenzio luminoso delle nevi.

Tempo di silenzio, quindi tempo prezioso.

Nel silenzio, infatti, risplende sempre qualcosa.

No, non ha sbagliato chi ha definito l’inverno la primavera del genio.

Inverno: tempo di trasparenza.

Stagione pulita, stagione cristallo.

Puoi perdere la testa in un cielo colmo di stelle.

L’inverno ricorda che l’uomo è un dio caduto dall’alto, che ha nostalgia di cieli.

Inverno: tempo di gelo.

Ogni cosa è rigida, ferma, bloccata.

Eppure continuo a credere al grano, ai fiori, alle rondini

Dove c'é speranza, anche sotto i cappotti si può sentire il sole.

 

Per la Chiesa questi sono i giorni dell’Avvento: giorni, cioè, dell’attesa del Natale. Aspettare è un verbo bellissimo! L’intensità e l’altezza dell’attesa sano cartine di tornasole per valutare la freschezza di uno spirito.

 

Diceva Cesare Pavese: “Aspettare è ancora un’occupazione. E’ non aspettare niente che è terribile”.

 

A Pavese fa eco Lanza del Vasto: “La disperazione non è non aver niente. E’ non aspettare più niente”.

 

Pensate al grande mistero che si sta compiendo: un Dio che si fa uomo! Bisogna che la mia anima sia qualcosa di grande, se i cieli e la terra si commuovono e un Dio viene a farsi bambino proprio per me. (S. Giovanni Bosco)

 

Chi non attende nulla non è capace di far veramente qualcosa. (Simone Weil)

 

Più lunga l’attesa, più grande la gioia. (Proverbio russo)

 

Il principale compito dell’uomo nella vita è quello di dare alla luce se stesso. (E. Fromm)

 

Lui, il bambino, ammira,

tu, adulto ragioni;

lui sogna,

tu contratti;

lui fa l’ombra corta,

tu l’ombra lunga;

lui ha paura del buio,

tu della luce;

lui dice la verità con la faccia sporca,

tu la menzogna con i denti puliti;

lui cresce,

tu invecchi...

Viene voglia di essere un bambino grande!

 

Il regalo

(siamo nei giorni di regali) può avere tanti significati, può dire tante cose. La psicologia ci aiuta a scoprirle. Con il regalo si può dire all’altro: “Guarda come sono bravo, e che bel gusto ho io, e che ricchezza!”; oppure: “lo ti do questo, ma è chiara che mi aspetto da te un servizio, il favore che sai o che poi ti dirò”. Il regalo può voler dire: “Ti offro questo per rabbonirti, perché ti so capace di tutta”; o “Ti regalo questo perché tu sappia che io continuo ad essere il tuo padrone, quello che può dar gioia a te e ai tuoi”. E’ facile comprendere che tutti questi motivi fanno del dono una finzione, gli rubano quella che dovrebbe essere la sua anima, il suo cuore: essere espressione di bontà e di sentimento. Solo due ragioni rendano autentico e puro il regalo. Questa: “Accetta questo dona come segno dell’immenso amore che ti voglio”; oppure, più in alto ancora: “Ti faccio questo regalo perché far piacere a qualcuna mi dà casi tanta gioia che viene voglia di ringraziarla!”.

 

Caro Gesù Bambino,

lasciami sognare che tutte le mamme diventino parenti di Maria,

e i padri parenti di Giuseppe,

e i figli parenti tuoi!

Allora sempre Natale sarà!

 

“Quando sento cantare ‘Gloria a Dio e pace in terra,

mi domando dove oggi sia resa gloria a Dio e dove sia la pace sulla terra.

Finché la pace sarà una fame insaziata,

e finché non avremo sradicato dalla nostra civiltà la violenza,

il Cristo non sarà nato”. (Gandhi)

 

“Grazie” è una parola di poche lettere, ma di molto peso:

ingentilisce la terra e la profuma. Allora,

“grazie” a chi ha avuto la pazienza di leggere queste righe;

“grazie” a chi le ha composte;

“grazie” a chi le ha stampate.

“Grazie” a tutti!  Ringraziare è un verbo da reimparare.

 

         
   

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