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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

DICEMBRE 1994

 

GIOVEDI’ 1 DICEMBRE 1994

“Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”. (Mt. 7,21)

“Lo dice anche il Vangelo, che non è poi così importante pregare, andare a messa...” mi diceva un giovanotto che da circa 10 anni non metteva piede in chiesa. “Hai ragione — gli ho risposto — ma tu, la seconda parte di questa frase, la stai vivendo?”. Gesù ha parole molto dure contro la religiosità ipocrita, ma chiede a ciascuno di noi un impegno di coerenza non indifferente. Gesù non se la prende con chi prega (lui stesso passava intere notti in preghiera e andava alla sinagoga tutti i sabati) ma invita tutti a fare la volontà del Padre. Per costruire sulla roccia non bastano le parole, bisogna usare il piccone, si suda, si procede adagio, vengono i calli alle mani e in tutto questo la preghiera risulta tutt’altro che inutile ma la forza e la luce di Dio che spinge alla testimonianza.

 

 

VENERDI’ 2 DICEMBRE 1994

“Due ciechi lo seguivano urlando: Figlio di Davide, abbi pietà di noi”. (Mt. 9,27)

“E’ possibile che mia figlia non riesca a vedere che nella vita c’è qualcosa di più importante, di più bello che non solo il sesso e il divertimento?” mi diceva una mamma. Quanti ciechi nel nostro mondo! Si puntano i nostri telescopi su stelle lontane e non riusciamo a vedere il senso della nostra vita, andiamo a cercare Dio nelle forme più strane di religione e non ci lasciamo illuminare da Colui che viene ed è la luce di Dio. Questi due ciechi gridano e nel loro grido c’è il desiderio e la speranza di vedere. Per imparare a vedere e per sperare di vedere come Dio vuole dobbiamo prima imparare a gridare. Il grido, l’invocazione nascono dalla fede e portando alla fede permettono ai nostri occhi di riconoscere la Luce.

 

 

SABATO 3 DICEMBRE 1994

“Vedendo le folle ne sentì compassione perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore”.

(Mt. 9,36)

La televisione ci ha abituati a scene del genere: interi popoli, minacciati da guerre si mettono in cammino alla ricerca di una terra che li ospiti... Gesù vedeva il suo popolo alla ricerca di una terra, di una pace, angariato da cattivi pastori sia morali che politici. Gesù vedeva e vede le sofferenze dei poveri, dei piccoli, i desideri semplici ma profondi degli umili. Gesù sogna, desidera “un sol gregge” sotto la guida del “buon pastore” in cammino verso “pascoli verdeggianti ed acque fresche”, e la sua compassione si trasforma in donazione totale di se stesso. Lui non è il pastore che sfrutta il gregge, non è venuto per tosare e bastonare le pecore, ma per servirle, per dare la sua vita. E questo compito lo affida anche ai pastori della Chiesa ricordando a tutti coloro che hanno ricevuto il potere del servizio e a noi: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.

 

 

DOMENICA 4 DICEMBRE 1994

“Voce di uno che grida nel deserto. ..“. (Lc. 3,4)

E’ strana la missione di Giovanni Battista: è una voce che grida nel deserto. Di certo oggi se uno crede di dover portare un annuncio non va a mettersi a gridare alle pietre in qualche landa desolata, ma affida il suo messaggio ai mass media. Eppure la sorte del testimone, del profeta vero è quella di non venire ascoltato, almeno apparentemente, da nessuno. Voci suadenti, sorrisi stereotipati, paroloni roboanti, vengono ascoltati anche se vuoti, la Parola di Dio che è umile ma sferzante, che può riempire di gioia, ma che va controcorrente, viene bellamente dimenticata. Ma il profeta non deve scoraggiarsi: sa di portare un messaggio più grande di lui, sa che sta correndo per Dio e non per una gloria personale, sa di dover dare testimonianza ad una parola che “non tornerà a Dio senza aver compiuto ciò per cui è stata mandata”. Non stupirti, se quando parli di fede o ti sforzi di testimoniarla, non sei accolto o sei deriso, se le tue parole sembrano cadere nel vuoto, se la tua testimonianza non sembra neppure essere vista: tu stai testimoniando la fedeltà di Dio, il resto lo farà Lui.       

 

 

LUNEDI’ 5 DICEMBRE 1994

“Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi”. (Lc. 5,20)

“Io ti assolvo dai tuoi peccati”. Quante volte dicendo questa frase a chi è venuto a confessarsi mi sono fermato a riflettere: “Chi sono io da poter giudicare, da poter dire ad un altro, sei o non sei perdonato! Solo Dio può rimettere i peccati!” Eppure la misericordia di Dio si serve anche di un peccatore come me per far giungere la salvezza. Sono solo un mezzo, un canale attraverso cui Dio ha scelto di far passare la sua grazia. E’ Lui che perdona, la sua grazia va ben al di là delle mie parole, ma arriva al cuore, rinnova di dentro, dà la sua forza, il coraggio di ripartire. Ogni volta che sento dire da un povero prete su di me. le parole dell’assoluzione è come se Gesù realmente mi dicesse: “Coraggio, ripartiamo, io non guardo ai tuoi peccati, per questi c’è il mio sangue che perdona, guardo a te e al cammino che possiamo fare insieme”.

 

 

MARTEDI’ 6 DICEMBRE 1994

“Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la Parola di Dio dura sempre”. (Is. 40,8)

L’autobus era allegramente animato da un gruppo di giovani. Un viaggiatore prese posto accanto a loro, con la sua Bibbia in mano. Un burlone, affettando la più grande serietà, chiese: “Scusi, signore, può darmi un’informazione? E’ lontano il Paradiso?”. Il signore con la Bibbia guardò i]. giovane negli occhi e, con tono affabile e serio, rispose: “Mio caro, il Paradiso, è a un solo passo da te. Vuoi fare adesso questo passo?”. Tutto qui. Ma quelle semplici parole e il modo con cui erano state pronunciate, ritornarono con insistenza allo spirito di quel giovane, che non trovò riposo finché non ebbe fatto quel “passo”, verso Gesù Cristo, il Salvatore. Anche voi, chiunque siate, fatelo senza indugio questo passo della fede, necessario per “passare dalla morte alla vita”. Nessuno può farlo al posto vostro. Forse avrete dei genitori o degli amici credenti. La loro fede non vi serve a nulla, è necessaria la vostra. Forse vi riposate su degli intermediari specializzati fra voi e Dio, nei quali avete fiducia per tutto ciò che concerne “la religione”. Neppure loro possono aiutarvi se non invitandovi a cercare personalmente la presenza di Dio. Non avete nulla da offrirgli ed Egli si aspetta da voi solo una cosa: il pentimento che produce la fede. Non esitate ulteriormente: fate il passo subito!

 

 

MERCOLEDI’ 7 DICEMBRE 1994

“Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò”. (Mt. 11,28)

Tutti corrono: il lavoro, la famiglia, il successo.., e anche la fede e la spiritualità sembrano essere una conquista affannosa... C’è tempo per lavorare e c’è tempo per riposare. Un giorno sant’Antonio stava facendo ricreazione con i suoi fratelli nel deserto, quando arrivò un cacciatore e restò sorpreso, quasi scandalizzato vedendo i monaci giocare. Allora sant’Antonio lo pregò di tirare una freccia col suo arco, cosa che il cacciatore esegui. Ancora, non smettere finché non te lo dico io! — ordinò il santo, e il cacciatore seguitò a tirare frecce sinché si fermò giustificandosi di non poter continuare poiché si era allentata la corda dell’arco. Come vedi — disse il santo — ogni tanto è necessario lasciarla riposare. Lo stesso accade al nostro corpo e al nostro spirito, perché sopportino la fatica. E’ quello che ci hai visto fare quando sei arrivato.

 

GIOVEDI’ 8 DICEMBRE 1994

Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. (Lc. 1,38)

Maria si fida e gioiosamente si affida. E quel si, gioiosamente e totalmente lo ripeterà per tutta la vita sia alla grotta di Betlemme, che alla fuga di Egitto, sia al Calvario che alla risurrezione. Non basta dire “sì”, bisogna ripeterlo e testimoniano serenamente ogni giorno. Un episodio significativo raccontato dal card. Ballestrero:

“Visitavo una scuola di infermiere diretta dalle suore in un grande ospedale e c’erano là un cinquecento alunne. E io, a un certo momento, dissi a tutta questa turba di figliole: — Ma, benedette ragazze, siete qui un esercito, sprizzate vita, sprizzate gioia, avete l’avvenire davanti: è tutto vostro; siete già infermiere, vi appassionate al vostro lavoro, alla vostra missione.., ma perché nessuna si fa suora?

Non l’avessi mai detto! Anche perché erano presenti le suore che dirigevano la scuola. Uscì una ragazzina che era alta come un soldo di cacio e mi disse:

— Padre, noi viviamo con le suore e, per essere infelici come loro, noi in convento non ci andiamo.

— Infelici come loro? Cosa hai detto?

— Ma le guardi se ne trova una che sia serena!

— Impertinente che non sei altro — le dissi. Però poi fui costretto a riflettere e dissi alle suore: — Io vi domando scusa se sono stato occasione di una battuta del genere; però fatevi l’esame di coscienza, perché è vero: quelle figliole lì vedono giusto.”

 

 

VENERDI’ 9 DICEMBRE 1994

“Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori... ma si compiace della legge del Signore”. (Sal. 1,1)

Quando ci apprestiamo ad intraprendere un viaggio in automobile, ci preoccupiamo di procurarci una buona carta stradale della zona verso la quale siamo diretti, soprattutto se non la conosciamo ancora. In base alla meta da raggiungere scegliamo poi il percorso da compiere. Non vogliamo certo correre il rischio di sbagliare via e di trovarci nella direzione opposta a quella desiderata!

Aiutati da quest’esempio pratico, domandiamoci: verso quale meta sta camminando la nostra vita? Alcuni di noi non hanno una meta finale, ma solo quelle parziali (il successo, i soldi, il sesso...). Altri invece ce l’hanno, ma non sanno quale cammino percorrere per raggiungerla o stanno forse camminando sul percorso sbagliato. Dio, il nostro Creatore, desidera che tutti noi raggiungiamo una meta: la salvezza eterna e la conoscenza della verità (1 Tim. 2,4). Ed ha fissato per noi anche un percorso, una via: Cristo Gesù. Se stiamo percorrendo altre vie, si tratta sempre e comunque di percorsi “contrari al Suo volere”.

 

 

SABATO 10 DICEMBRE 1994

“Tu Pastore di Israele, ascolta, tu che guidi Giuseppe come un gregge...”. (Sal. 79,1)

Qualche anno fa, nelle montagne del Vallese, in Svizzera, una sera un pastorello si accorge che manca un agnello del suo gregge. Eccolo dunque, in piena notte, che parte alla sua ricerca e lo trova, possiamo ben pensarlo, paralizzato dalla paura, su un pendio scosceso.

Sfortunatamente, sulla strada del ritorno, egli fece un passo falso e scivolò nel burrone. Il giorno dopo furono trovati tutti e due in fondo al precipizio. L’agnello, protetto nella caduta dalle braccia del pastore, era vivo, ma il pastore, era morto. Aveva dato la sua vita per salvare la sua pecora. Questa storia toccante e commovente non illustra forse significativamente l’evangelo? Come quel pastore, Gesù è andato alla ricerca degli uomini perduti, di quelli che erano in pericolo di morte eterna. E’ venuto a cercare e a salvare, al prezzo della propria  vita, quelli che erano perduti, cioè voi e me. Noi tutti avevamo meritato il giudizio e le pene eterne, ma Gesù è morto sulla croce per salvarci. Lui, senza peccato, ha portato al loro posto i peccati di tutti coloro che credono. “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliolo, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Gv. 3,16). “Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna; ma chi rifiuta di credere al Figliuolo non vedrà la vita, ma l’ira di Dio resta sopra lui” (Gv. 3,36).

 

 

DOMENICA 11 DICEMBRE 1994

“Il Signore è vicino. Non siate con ansietà solleciti di cosa alcuna; ma in ogni cosa siano le vostre richieste rese note a Dio in preghiera e supplicazione con azioni di grazie. E la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, guarderà i vostri cuori e i   vostri pensieri in Cristo Gesù (Fil. 4,6—7)

PREGARE PER TUTTA LA FAMIGLIA

Una mamma, che era stata educata secondo principi cristiani, aveva mantenuto l’abitudine di far recitare al suo figlioletto questa preghiera: “Signore, benedici papà, benedici la mamma, fa’ di me un bravo figlio”.

Una sera, dopo la preghiera, il piccino alzò gli occhi verso la madre: “E tu, la fai la tua preghiera?”

— Qualche volta.

— E papà?

— Non lo so... mi stupirebbe!

— Oh!... riprese il fanciullo, non è certo un bambino come me che può pregare per tutta la famiglia! Dovete aiutarmi. Queste semplici parole di un bambino penetrarono nel cuore della mamma. Da quel giorno ricominciò a pregare e più tardi fu la volta anche di suo marito. Si è detto che la preghiera è come il respiro dell’anima, un contatto privilegiato permanente con il cielo dove il credente ha i suoi veri interessi. Il suo contenuto: è tanto vario quanto lo sono i nostri bisogni. La sua forma: possono essere lodi, ringraziamenti, richieste, a volte un grido di aiuto. Preghiamo quando siamo soli, in famiglia, o con i nostri fratelli credenti. Dio apprezza le nostre preghiere che sono l’espressione di un’umile fiducia in Lui. Le ascolta, e le esaudisce nel modo e nel tempo che riterrà più opportuni per noi.

 

 

LUNEDI’ 12 DICEMBRE 1994

“Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri, guidami nella tua veritàe istruiscimi”. (Sal. 24,1)

Non dire: “Non sono capace”, “non ne ho le doti”. C’è sempre la possibilità di guardare e di vedere lontano o di chiedere a Qualcuno che ti illumini.

Nell’ombra del tempio vedemmo, il mio amico ed io, un cieco che sedeva in disparte. E il mio amico disse: Guarda, l’uomo più saggio della   nostra terra. Lasciando il mio amico mi avvicinai al cieco, salutandolo. E prendemmo a parlare. Dopo un poco dissi: Perdona la mia domanda: da quanto tempo sei cieco? Dalla nascita — rispose. Dissi io: E quale sentiero di sapienza percorri? Disse lui: Sono astronomo. E appoggiando la mano sul petto, disse: Scruto questi soli, e lune, e stelle.

 

 

MARTEDI’ 13 DICEMBRE 1994

‘Guai alla città ribelle e contaminata, alla città prepotente! Non ha ascoltato la mia voce, non ha accettato la correzione (Sof. 3,1—2)

Molti pensano che la felicità consista nei fare tutto quello che si vuole. Purtroppo generazioni di bambini sono state allevate in base al principio che non si doveva impedire loro nulla, perché potessero crescere senza traumi sviluppando al meglio la loro personalità. Ma le teorie dell’uomo non sempre sono molto sagge. Adolescenti confusi, ribelli, infelici sono stati il risultato di queste teorie educative. Dio non fa errori di questo tipo: ha dato all’uomo delle regole precise da seguire; ci ha detto cosa dobbiamo fare e cosa non dobbiamo fare. E non per far piacere a Lui, per ribadire il suo dominio su di noi, per far vedere che è il padrone, no, ma perché siamo felici. Ricordiamoci sempre che certi steccati sono necessari per non cadere nel precipizio.

 

 

MERCOLEDI’ 14 DICEMBRE 1994

“Io, io cancello i tuoi misfatti, per riguardo a me non ricordo più i tuoi peccati...”.(ls. 43,25)

Da parte sua, dunque, Dio si propone come modello di dimenticanza: non ricorda più le nostre malefatte. Assicura solennemente di averle cancellate dalla memoria. Certi rimorsi insistiti, e compiaciuti, certi sensi di colpa esasperati e coltivati amorevolmente costituiscono un comodo alibi per dispensarsi dal progettare e costruire un futuro diverso, o almeno permettere a Dio di realizzarlo. Ci sono rimorsi utili, che stimolano a camminare, a inventare una strada nuova. Ma ci sono rimorsi sterili, che paralizzano, impediscono la conversione (la conversione è movimento in avanti, non un girare attorno a una colpa sospirando o piagnucolando). Per certi individui, il passato non si decide mai a... passare. D’altra parte, hanno bisogno che non passi del tutto, perché, qualora avesse finito di passare, loro dovrebbero scuotersi e camminare. Più che attardarsi a ricordare e rimestare gli errori, si tratta di raccogliere le proposte dell’oggi, non perdere l’appuntamento col presente. Inutile rimpiangere “ciò che è stato”, dal momento che viene offerta una possibilità nuova, inaudita. “Ciò che è stato” viene cancellato da “ciò che può essere”. Più che ricordare il peccato, è opportuno ricordare il perdono ottenuto. Ma il perdono del Signore rimanda necessariamente al futuro, costringe a guardare avanti, non indietro. Il perdono, più che saldare i debiti, apre un conto di fiducia, un credito di speranza per l’avvenire. Quindi avere memoria del perdono non significa ricordare i peccati, ma rispettare le attese.

 

 

GIOVEDI’ 15 DICEMBRE 1994

“Che cosa siete andati a vedere nel deserto?”. (Lc. 7,24)

“Padre, deve venirci anche lei! Siamo in tanti, ci sono anche tanti sacerdoti e tantissime suore... Sa, quell’uomo fa veramente miracoli!”. Oggi nel deserto della vita e dei valori, sfuroreggiano personaggi che “compiono miracoli”, gruppi che alzando le mani gridano forte i loro “Amen” e i loro “Alleluia”, che radunano nuove masse... Sarà vero, guai a noi se spegnessimo lo Spirito che soffia dove vuole ma con Gesù per distinguere la verità dal fenomeno da baraccone, chiediamoci: chi andiamo a vedere? Qualcuno che ci indica la strada verso Gesù? Qualcuno che non pensa a se stesso, alle sue morbide vesti? Qualcuno che segue la Parola o le mode del tempo? Qualcuno che si lascia piegare dal vento o dalle sottili trame del potere? Giovanni grida nel deserto di Giuda e nella città del potere di Erode, degli scribi e dei farisei. Giovanni testimonia con la sua vita. Giovanni non parla di sé, e voce”. Giovanni non fonda una nuova setta di intransigenti, ma porta a Gesù.

 

 

VENERDI’ 16 DICEMBRE 1994

“Dio abbia pietà di noi e ci benedica e su di noi faccia splendere il suo volto”. (Sal 66)

E’ necessario, almeno qualche volta, “rinnovare” il volto di Dio. Forse l’immagine cui leghiamo la nostra fede e la nostra pietà si è coperta della patina grigia dell’abitudine, che ha tolto splendore, bellezza, fascino a quel volto. La distrazione, la sbadataggine, l’hanno reso scolorito, privo di espressività. Rinnoviamo il mobilio di casa, la cucina, le stoviglie, le varie suppellettili. E non ci preoccupiamo di quell’immagine stinta, sempre la stessa, priva di vita, appiattita, spenta. Questa stupenda benedizione ci aiuta opportunamente a “rinnovare” il volto di Dio che abbiamo troppo a lungo trascurato fino a renderlo irriconoscibile, se lo paragoniamo a quello, originale, che appare dalle pagine del Libro. E’ un volto intriso di luce e che ci inonda di luce. E’ un volto “propizio”, ossia che ci è favorevole, ci manifesta benevolenza, protezione. Dio sta “voltato” dalla nostra parte. Non è minaccioso, ma ci comunica pace, serenità, tranquillità. Vogliamo dire che è un volto sorridente? E’ possibile inoltrarsi lungo un autentico itinerario di fede, solo nella consapevolezza che questo itinerario è illuminato dal sorriso di Dio.

 

 

SABATO 17 DICEMBRE 1994

“O sapienza che esci dall’Altissimo e tutto disponi con forza e dolcezza: vieni a insegnarci la via della vita”.

Dio poteva donarci la salvezza e il perdono in mille modi diversi. La sapienza di Dio ha scelto di darci la vita attraverso Gesù, vita donata perché avessimo la vita. “Spirito Santo, sapienza di Dio che ci hai donato Gesù e che in Gesù ci doni la vita che dura per sempre, fa’ che accogliamo l’autore della vita e gioiamo in Lui per ogni manifestazione di essa. Che nessuno si lasci vivere ma apprezzi e gusti il dono della vita nelle sue quotidiane manifestazioni. Che nessuno attenti alla propria vita o a quella dei fratelli; che miglioriamo la qualità della vita di questa nostra umanità, che accogliamo la vita in ogni manifestazione, che crediamo nella vita che dura per sempre. Fa’ che, guardando a Maria, portatrice di Cristo, autore della vita, ci lasciamo da Lei guidare per ridonare a piene mani e con la sua stessa generosità la vita, il perdono, la gioia che Lui è venuto a portarci.

 

 

DOMENICA 18 DICEMBRE 1994

“O Signore, guida del tuo popolo, che hai dato la Legge a Mosè sul monte Sinai: vieni a liberarci con la tua potenza.

Dio è fedele: aveva promesso e anticipato la liberazione del suo popolo ed ora mantiene fede alle sue promesse mandandoci Gesù, il liberatore definitivo. “0 Dio che in tanti modi, lungo i secoli hai manifestato il tuo amore per i tuoi figli, noi gridiamo a Te, ancora prigionieri delle catene della schiavitù del peccato e del male. Tu ci hai dato i tuoi comandamenti non come un giogo ma come liberazione interiore; Tu ci hai dato Gesù, via dell’amore, liberatore dell’uomo. Fa’ che accogliendo e vivendo questo dono lasciamo a Lui la capacità di combattere e di vincere con la sua potenza il male che ancora ci attanaglia. Ci guidi la Vergine Maria che fedele ai tuoi comandi ha accolto  quel Figlio che ha vinto in Lei ogni I peccato e l’ha resa per noi Madre Immacolata e senza colpa, figura e anticipo  di ciò che quel Figlio e Fratello vuol donare a noi.”

 

 

LUNEDI’ 19 DICEMBRE 1994

“O germoglio della radice di lesse, che ti innalzi come segno per i popoli: vieni a liberarci, non tardare.

Gesù che viene, non è un marziano che appare improvvisamente, Egli si innesta, nuovo germoglio di vita, speranza di futuro, sul vecchio e qualche volta apparentemente secco tronco della storia del popolo di Israele. “O Dio della storia della salvezza, le nostre radici risalgono all’umanità passata e noi ci sentiamo parte di tutta la storia precedente e presente e in essa vediamo e sentiamo la tua presenza che guida, anima, purifica; fa’ che guardando a Gesù, novità e germoglio di vita nuova ci innestiamo in Lui per formare la nuova pianta, il nuovo regno, che con radici profonde nella storia stenda i suoi rami verso il sole per arrivare al cielo e fare del passato, del presente e del futuro, l’unico corpo del tuo Figlio, il Cristo Salvatore.”

 

MARTEDI’ 20 DICEMBRE 1994

“O chiave di Davide, che apri le porte    del Regno dei Cieli: vieni e libera chi giace nelle tenebre del male.”

L’uomo che nel suo orgoglio aveva voluto mettersi al posto di Dio, aveva perso la chiave dell’albero della vita. Gesù con se stesso viene a ridonarcela. “0 Padre, noi siamo il tuo popolo spesso orgoglioso della sua storia, delle sue conquiste; abbiamo persino continuato a costruire le nostre torri di Babele per giungere fino al cielo, ma poi ci troviamo poveri, ammalati, schiavi di mille cose e di noi stessi. Siamo un popolo che cammina nelle tenebre, e Tu ci hai mandato una grande luce: la Luce venne nel mondo e venne per rallegrare, liberare e illuminare scaldando i cuori. Fa’ che non succeda che “i suoi non l’accolsero”, che preferiamo il buio alla luce, il freddo al calore, la scienza alla sapienza, l’assurdo calcolo alla generosità, l’egoismo all’amore; fa’ invece che guardando a Gesù, luce nelle tenebre, sentiamo in noi la nostalgia della vera casa e affrettiamo gioiosamente il passo sicuri di giungervi.”

 

 

MERCOLEDI’ 21 DICEMBRE 1994

“O Astro che sorgi, splendore di luce eterna e sole di giustizia: vieni e illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte.”

Strano modo di agire quello della giustizia di Dio. Il giudice, invece di condannare, manda il Figlio che si fa peccato per redimere i peccatori. “0 Padre, noi invochiamo spesso giustizia. La cerchiamo dagli uomini, a volte gridiamo a Te e vorremmo giustizia sommaria nei confronti dei cattivi. Tu, nella tua sapienza, tramuti la giustizia vendicativa in amore offerto ad oltranza, Tu, invece di puntare il dito, tendi la mano di tuo Figlio. Signore, fa’ che accogliamo il perdono come dono. Fa’ che impariamo a non giudicare per non essere giudicati, fa’ che in noi il perdono vinca sul desiderio di vendetta, che il desiderio di pace diventi ancora e sempre offrire all’altro un’occasione di perdono, che la porta del nostro cuore non si chiuda mai definitivamente per nessuno.”

 

 

GIOVEDI’ 22 DICEMBRE 1994

“O Re delle genti e pietra angolare della Chiesa: vieni e salva l’uomo che hai tratto dalla terra”.

“L’uomo saggio costruì la sua casa sulla roccia.. .“ Sono diverse le rocce su cui gli uomini costruiscono la propria vita, ma una sola ha la potenza di Dio, la forza dell’amore che non finisce e permette alla costruzione degli uomini di giungere a Dio.

“O Dio, Tu sei il nostro Dio, senza di Te non abbiamo nulla eppure siamo così stupidi che costruiamo la nostra vita sulle basi effimere del potere, del denaro, del piacere. Tu sei la nostra roccia, lo scudo la difesa, il fondamento. Aiuta ciascuno di noi e la tua Chiesa intera a costruire su di Te e su tuo Figlio Gesù il regno della vita che Lui stesso venuto ad inaugurare.

 

 

VENERDI’ 23 DICEMBRE 1994

“O Emmanuele, Dio con noi, attesa dei popoli e loro liberatore: vieni a salvarci con la tua presenza.”

Dio—con—noi: sogno e rischio di tutti gli uomini. Sogno in quanto è vinta la solitudine, in quanto è Lui, l’inaccessibile che si fa compagno. Rischio in quanto l’uomo subito vuole impossessarsene, farlo suo in modo esclusivo.., ma Gesù “corre questo rischio” perché ci ama.

“Fratello Gesù che vieni da lontano per essere vicino, che vieni dal mistero per essere rivelazione, che vieni dall’amore per essere perdono, benvenuto! Non abbiamo grandi cose da offrirti, c’è la nostra povertà, c’è il nostro peccato, ma c’è il desiderio di Dio, la speranza in Lui. Tu non sei venuto per star comodo ma per stare con noi. Entra allora nella nostra vita sgangherata, porta la tua luce, la gioia, la speranza e anche se la nostra è la grotta stalla di Betlemme fa’ che sappia ospitare Giuseppe, Maria e Colui che viene, l’Emmanuele.”

 

 

SABATO 24 DICEMBRE 1994

“Ecco è giunta la pienezza dei tempi: Dio ha mandato il suo Figlio nel mondo.”

Gesù è la pienezza dei tempi. Gesù è l’uomo nuovo ricreato da Dio dopo il peccato degli uomini. Gesù è il sì finalmente incondizionato. In Gesù, il Padre vede la pienezza della sua creazione, in Lui può realizzare la salvezza dell’umanità. “Gesù, questa notte noi non celebriamo solo la memoria della tua nascita dalla Vergine Maria ma celebriamo la nostra nascita alla pienezza di Dio in Te e con Te. In Te noi possiamo chiamare Dio col nome di Padre, con Te noi possiamo vedere il progetto che Dio ha su di noi, con Te rinasce la speranza. Gesù, guardandoti bambino, riscopriamo la semplicità e l’infanzia della nostra umanità, non permettere che, nella nostra furia di crescere perdiamo l’innocenza che Tu ci hai meritato.”

 

 

DOMENICA 25 DICEMBRE 1994

“Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, Lui lo ha rivelato”. (Gv. 1,18)

E’ molto difficile trovare un ateo puro, in compenso trovi spesso qualcuno che dice: “Anch’io credo che, dopo tutto, ci deve pur essere qualcosa sopra di noi.. .“. Eppure la fede cristiana è ben diversa da un vago sospetto. Non si tratta di “qualcosa”, ma di “qualcuno”. E questo “qualcuno” non lo si trova al termine di una strada percorsa dall’uomo, con le ben note varianti: speculazione filosofica, pratiche ascetiche, riti... Questo “qualcuno” lo incontriamo solo grazie al cammino discendente intrapreso dall’unico Messaggero autorizzato: Gesù. Allora non c’è più posto per il Dio dei filosofi, o per qualsiasi Dio, e nemmeno per il “mio Dio” (questi non sono altro che idoli fabbricati dall’uomo). Sull’orizzonte del credente si affaccia unicamente il Dio manifestato da Gesù Cristo.

Il. Dio geloso è il Dio geloso, prima di tutto, della propria immagine, consegnata in esclusiva all’unico specchio fedele: il Figlio.

 

 

LUNEDI’ 26 DICEMBRE 1994

“Trascinarono Stefano fuori della città e si misero a lapidarlo”. (At 7,58)

Il martirio di Stefano ci aiuta a riflettere sul senso e valore delle prove che incontriamo nella vita. I membri di certe tribù dell’Africa, quando devono attraversare a guado un corso d’acqua di notevole portata, ritengono vantaggioso per la loro sicurezza portare un pesante carico sul capo. Questo peso li costringe a camminare con passo più fermo ed a mantenersi sempre in perfetto equilibrio, con lo sguardo fisso in lontananza. Non è questa una bella figura del credente che sta attraversando una prova di cui porta il peso? Egli deve fissare il suo sguardo su Gesù, il capo della sua fede (Ebrei 12,2) e questo per non essere portato via dal dubbio e dallo scoraggiamento e per non essere preoccupato per la forza delle onde. Deve portare il suo peso ben eretto, con fiducia, contando per questo sull’aiuto del suo Signore. Sarà allora sorpreso nel constatare che la prova attraversata in queste condizioni è meno pesante da sopportare di quanto temesse. Deve assicurare i suoi passi appoggiandosi sulla preghiera e sulla Parola di Dio, per discernere la sua volontà nei dettagli delle decisioni e delle scelte quotidiane. Deve mantenere il suo equilibrio. La prova ci fa prendere coscienza della nostra debolezza. Ci avvicina al Signore. Cerchiamo di portare la prova “sul capo” ed il Signore la porterà con noi.

 

 

MARTEDI’ 27 DICEMBRE 1994

“Ciò che era fin dal principio, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi”.

(1Gv. 1,1.3)

Un viaggiatore aveva preso una guida indiana per attraversare una regione particolarmente difficile del Nord America. Era inverno. La neve era caduta abbondantemente e ricopriva il suolo. Improvvisamente il viaggiatore scorse sulla neve delle orme umane non molto nitide.

Qualcuno ha dunque potuto passare qui da solo! disse alla sua guida. Chi ha potuto avventurarsi così. in questa solitudine? Oh, replic6 l’indiano, non ingannarti, uomo bianco, è passata di qua tutta una squadra! Ma, rispose il viaggiatore meravigliato, non è possibile! Io vedo qui le impronte di un solo uomo! La guida sorrise vedendo lo stupore del suo cliente. “Uomo bianco, tu ignori che, quando gli indiani si spostano, vanno uno dietro all’altro. il capo cammina in testa. il secondo mette i piedi nell’orma lasciata dal capo, il terzo fa lo stesso, e così di seguito fino all’ultimo, di modo che si vede una sola impronta di passi, là dove è passata un’intera tribù”. Non credete che la pista indiana dovrebbe essere il modello di quella che potrebbe essere chiamata la “pista cristiana”? Cristo, il Capo, ha lasciato le sue orme sulla terra ed ogni credente dovrebbe aver cura di mettere i suoi piedi nelle orme di quelli del suo Modello divino.

 

 

MERCOLEDI’ 28 DICEMBRE 1994

“Se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto”. (1 Gv. 2,1)

Si racconta che Federico il Grande un giorno fu avvicinato da un pover‘uomo che voleva parlargli. “Non ho tempo per ascoltarti”, gli disse il re senza fermarsi. “Sire, ho solo due parole da dirvi”. “Bene — rispose Federico — ma due parole, non una di più”. “Fame, freddo”, esclamò l’infelice al posto del piccolo discorso che si era preparato. “Pane, carbone” rispose il re con altrettanta brevità. E gli fece pervenire cento talleri. Non è forse possibile riassumere ugualmente in due parole lo stato di miseria nel quale è immersa la razza umana? Queste due parole sono: Peccato e Morte. Per mezzo del peccato del primo uomo, la morte è entrata nel mondo, e “la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato” (Rm 5,12). Dunque è proprio il peccato che è all’origine di tutti i mali di cui soffre l’umanità, in particolare del più terribile di tutti, la morte, quell’ombra che aleggia su noi come una minaccia permanente. Riconosciamo questo fatto. E poi? Facciamo come il povero mendicante: avviciniamoci al Dio sovrano che è sempre pronto ad ascoltarci, e, senza molte parole, confessiamo il nostro stato tragico e senza rimedio. Egli ci ascolterà, e a sua volta pronuncerà le parole di cui la nostra anima ha bisogno. La sua risposta è pure racchiusa in due parole: Perdono e Vita eterna. Sì, la sua Parola, la Bibbia contiene questa duplice promessa: “Chiunque crede in Lui riceve la remissione dei peccati” (At 10,43) e “Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna” (Gv 3,36).

 

 

GIOVEDI’ 29 DICEMBRE 1994

“Chi ama suo fratello dimora nella luce e non vi è in lui occasione di peccato”. (1Gv. 2,10)

C’è chi dichiara: “Non voglio avere debiti con nessuno”. Il guaio è che abbiamo debiti con tutti. Si tratta dei debiti di amore, che non sono mai onorati una volta per tutte. Quando li hai pagati, restano da pagare... La carità non è qualcosa in più che, nella tua generosità, senza avere alcun obbligo specifico al riguardo, offri agli altri. La carità la “devi”. E’ un credito che gli altri vantano nei tuoi confronti. L’amore: ecco ciò che il cristiano deve a tutti. Allorché hai amato i] prossimo, l’hai aiutato, servito, perdonato, sfamato, curato, beneficato, non hai fatto niente di straordinario. Hai pagato semplicemente i debiti, secondo le leggi e le usanze del regno di Dio. Finché vivi, non avrai mai finito di pagare i debiti. Appaiono perciò ridicoli i monumenti, le lapidi e le cerimonie solenni che si fanno in onore di cosiddetti “benefattori”. Chi sono i “munifici benefattori”? Sono individui che hanno cercato di pagare qualche debito. Quando uno ha amato i propri fratelli, non è stato un eroe, ma semplicemente un buon cittadino cristiano, osservante della legge. La carità, infatti, “è il compimento della legge”. Conosco gente che si astiene dal frequentare certe strade, per evitare l’imbarazzo di incocciare individui con cui ha delle pendenze. Il cristiano è libero da queste preoccupazioni. Non perché si ritenga a posto. Al contrario: è consapevole di non essere in regola con nessuno. In qualsiasi strada, qualunque persona incontri, il cristiano sa di trovare qualcuno che ha il diritto di rinfacciargli i debiti, e quindi di riscuotere...

 

 

VENERDI’ 30 DICEMBRE 1994

“Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio e Dio in lui”. (1Gv. 3,24)

La vita sociale non sarebbe concepibile senza gli avvertimenti che ad ogni occasione ci ricordano quali sono i limiti della nostra libertà e d’altronde anche della nostra sicurezza. Si tratta dei cartelli stradali senza i quali non sarebbe possibile circolare; è la bandierina rossa che proibisce al bagno in certi giorni sulle spiagge pericolose, ecc... Altrettanti mezzi per proteggerci dei quali è nostro interesse preciso tenere conto. Il timore dell’incidente, della guardia ci hanno insegnato ad essere disciplinati. Stranamente, gli avvertimenti di Dio sono i soli che la maggior parte delle persone non prende sul serio. Dio merita meno dell’uomo di essere creduto e obbedito? Oppure, poiché le conseguenze delle nostre infrazioni alla sua legge sono meno immediate, forse ci immaginiamo che queste non vengano mai punite. Siamo noi più intelligenti del Creatore e ci crediamo capaci di distinguere ciò che è bene da ciò che è male, ciò che ci conduce al cielo e ciò che ce ne distoglie? La strada del cielo ha anch’essa i suoi cartelli segnalatori, i suoi semafori rossi e verdi. La Parola di Dio ci informa di tutti i pericoli di ordine morale: direzioni sbagliate, ostacoli, sorgenti inquinate, vicoli ciechi, eccessi, che dobbiamo evitare per la nostra sicurezza e per la nostra felicità.

 

 

SABATO 31DICEMBRE 1994

“Fratelli, questa è l’ultima ora”. (1 Gv. 2,18)

L’ultimo giorno dell’anno può darci molti spunti di riflessione: eccone uno. Domani. Ci penserò domani. Lo farò domani. E’ una frase che diciamo tutti. Domani faccio la telefonata... Domani visito il tale o la tale che è sola... Domani vado a pagare... Domani restituisco quel libro... Domani comincio a leggere la Bibbia... E “domani” spesso viene.., domani! La Bibbia invece usa molto la parola “oggi”. “Eccolo oggi il giorno della salvezza” (2 Cor 6,2). “Oggi se udite la Sua voce non indurite il vostro cuore” (Sal 95,8). “Scegliete oggi a chi volete servire” (Giosuè 24,15). Oggi. Non domani.

     
     
 

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