UNA
PAROLA AL GIORNO
RIFLESSIONI
QUOTIDIANE SULLA
PAROLA DI DIO
a
cura di don Franco LOCCI
AGOSTO
1994
LUNEDI’
1 AGOSTO 1994
“Tutti
mangiarono e furono saziati e portarono via dodici ceste di pezzi avanzati”.
Gesù
quando fa le cose, le fa in grande. Colpiscono nella moltiplicazione dei pani
quelle 12 ceste di avanzi, raccolte con cura. Ai di là del simbolismo (12 le
tribù degli ebrei, 12 gli apostoli) a me questo fatto suggerisce due cose. La
prima è l’abbondanza: noi non abbiamo alcun diritto e Dio, non solo ci dà il
“pane quotidiano”, ma ci dà anche il di più. Seconda cosa: nulla deve
andare perso dei suoi doni. L’abbondanza non deve essere solo per noi.
La
Chiesa primitiva aveva ben capito questo quando “mettevano in comune ogni
bene” perché “non vi fosse nessuno privo del necessario tra loro”.
Quanta vita sprecata, natura buttata via, quanto consumismo inutile, quanto pane
nei bidoni della spazzatura! Dei doni di Dio ricevuti così abbondantemente
dovremo rendere conto.
MARTEDI’ 2 AGOSTO 1994
“Pietro
si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del
vento s’impaurì e cominciava ad affondare”. (Mt. 14,30)
S.
Agostino ci aiuta a meditare questo brano:
“Il
Vangelo racconta che Cristo Signore camminò sulle acque e che l’apostolo
Pietro nel camminare sull’acqua ebbe paura: diffidando, affondava, ma quando
ebbe ritrovato la fede, riemerse. Riflettiamo sul comportamento di Pietro, che
in quella occasione è figura di tutti noi: ora si fida, ora dubita, ora si
ritiene immortale, ora ha paura di morire. Il mondo è come il mare: vento
violento, tempesta furiosa. Per ognuno di noi le passioni sono come la tempesta.
Se ami Dio, cammini sul mare e il furore del mondo è sotto i tuoi piedi. Se ami
il mondo, questo ti travolgerà: esso infatti sa divorare coloro che lo amano,
non sostenerli. Ma quando il tuo cuore è agitato dalla passione, per vincerla
invoca il Figlio di Dio. E se il tuo piede vacilla e hai dei dubbi, se non
riesci a superare la difficoltà, se cominci ad affondare, grida: Signore,
salvami!”.
MERCOLEDI’
3 AGOSTO 1994
Gesù
le disse: “Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai
cagnolini”. “E’ vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si
cibano delle briciole che cadono dalla mensa dei padroni”. (Mt.15,26—27)
Questa
donna, straniera, è andata da Gesù per chiedere una grazia, ha bisogno di Gesù
ma non per questo perde la sua dignità e davanti ad una risposta dura di Gesù,
risponde con altrettanta fermezza e proprio in questo dimostra di aver fiducia
in Gesù. Una certa mentalità religiosa ci ha fatto pensare l’umiltà come
uno star sempre zitti, un subire e la fede come un qualcosa di passivo. Ma non
è così, non siamo burattini in mano a qualcuno che tira i fili. Dio ci vuole
persone, decise, pronte, dignitose, fiduciose. In un altro brano del Vangelo,
Gesù ci dice che domandiamo e non otteniamo perché non sappiamo chiedere. Non
vorrà forse Gesù farci capire che la nostra preghiera deve essere più sincera,
più dignitosa, più sicura in Colui che sempre ci ascolta?
GIOVEDI’
4 AGOSTO 1994
“Tu
sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. (Mt. 16,18)
Strani
materiali, quelli usati da Gesù per edificare la sua Chiesa! Pietro, con tutto
rispetto, è un ottimo uomo ma tutt’altro che il santo che noi ci aspetteremo,
tutto pio, mistico, buono, misericordioso. Da quanto ci raccontano i Vangeli,
Pietro viene fuori con tutto il suo caratteraccio E’ un pescatore,
anzi un piccolo boss di una cooperativa di pescatori, è un impulsivo, è anche
portato a reagire violentemente fino ai punto di impugnare la spada, in certe
occasioni è presuntuoso, si permette di dire a Gesù quello che deve fare. Ma
nello stesso tempo è debole, ha paura, ragiona con mentalità umana... Eppure
è il materiale preferito da Gesù. Gesù sa vedere le possibilità di bene di
quest’uomo, sa la sua capacità di amare, vede le sue lacrime di pentimento,
si fida di lui e di quanto in lui può operare lo Spirito. Nella storia della
Chiesa, Gesù agisce ancora e sempre così. Sceglie uomini deboli, peccatori
ma disponibili a “lasciarsi fare” dal suo Spirito. Pensa: Gesù ha
perfino scelto me e te e in noi e nonostante noi, vuole e può fare opere
grandi.
VENERDI’
5 AGOSTO 1994
“Se
qualcuno vuoi venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi
segua”.
Essere
discepoli di Cristo significa seguire il suo stile di vita, fare le sue scelte,
accettare la logica del Vangelo. Al termine della vita di Cristo ci fu la
croce. Essa non fu cercata come una forma di autolesionismo, era già una realtà
ad ogni passo della sua vita come conseguenza della decisione di scegliere come
unica proposta di vita la volontà di Dio. Prendere la croce, nelle
affermazioni di Gesù, non vuoi dire esclusivamente mettersi nella prospettiva
della morte, ma significa orientarsi decisamente verso un tipo di vita fatto di
lotta, di umiliazioni, di povertà, di privazioni. In una parola, scegliere la
croce vuoi dire decidere di rimanere fedele, anche a costo di rimetterci
ogni cosa, compresa la vita.
SABATO
6 AGOSTO 1994
“Gesù
si trasfigurò davanti a loro”. (Mc. 9,2)
Nella
vita di ognuno di noi ci sono, anche se rari, momenti di luce, squarci, in
mezzo a sofferenze e dubbi, nei quali Dio lo si incontra davvero, lo si sente ad
un passo da noi, se ne fa esperienza viva, immediata. E’ Dio, che pur non
togliendoci dalla nostra realtà spesso oscura e dolorosa, si fa presente per
indicarci una meta. Ecco come un uomo racconta la sua esperienza:
DOMENICA
7 AGOSTO 1994
“Elia
andò a sedersi sotto un ginepro. Desideroso di morire disse: Ora basta,
Signore, prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri”. (1
Re 19,4)
Elia,
questo grande profeta, che sfida i sacerdoti del Dio Baal, che urla, che
“sorse come il fuoco” è in crisi. Pronzato ci offre questo paragone:
l’equivalente del ginepro può essere un letto di ospedale. il personaggio ha
dovuto svestire l’abito delle apparenze e indossare il pigiama del malato. Il
protagonista non domina più la scena, ma si trova smarrito, nelle mani degli
altri. Il brillante parlatore piagnucola; racconta a tutti, balbettando
miseramente, il più piccolo guaio, illustra dettagliatamente i propri
malanni. Colui che era abituato a sentenziare, giudicare, adesso aspetta
trepidante il giudizio di una lastra, il risultato di un esame clinico. In
questa situazione di crisi, diventa parente stretto di Elia. E’ la scoperta
fondamentale della propria miseria, e quindi del proprio essere più vero. A
questo punto Dio si accosta al ginepro, risolleva il personaggio finalmente
svuotato di se stesso, e attraverso la strada del deserto, lo riporta a casa.
LUNEDI’
8 AGOSTO 1994
“Il
vostro Maestro paga la tassa del Tempio?”. Pietro rispose: “Si”. (Mt.
17,24—25)
E’
strano pensare a Gesù, il Figlio di Dio, che paga una tassa religiosa. Eppure
proprio per la sua incarnazione, Gesù accetta anche di pagare la tassa sul
Tempio. Oggi il nuovo tempio del cristiano è Gesù stesso e il tributo che Dio
chiede a noi per Lui è vivere l’amore. Anche le nostre offerte materiali per
il culto devono manifestare questo. I primi cristiani più che pagare tasse per
la religione avevano capito che l’amore di Cristo esigeva la solidarietà più
grande e per questo praticavano la condivisione dei beni. I Il cristiano che ha
capito il dono della salvezza in Gesù non paga tasse, i ma risponde all’amore
con amore.
MARTEDI’
9 AGOSTO 1994
“In
verità vi dico, se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non
entrerete nel Regno dei Cieli”. (Mt. 18,3)
Non
si deve credere che il dovere di diventare bambini e di farsi piccoli sia un
invito alla timidezza, a vivere da “imbranati”, incapaci di responsabilità.
Guardiamo a Gesù: Egli nella sua vita non ha cercato per sé cariche pubbliche
e posti di prestigio, né si è lasciato impressionare dai titoli onorifici di
chi gli stava davanti, dalla loro esperienza, dagli anni o dai capelli bianchi;
guardava ogni uomo negli occhi senza alcuna timidezza. Convertirsi e diventare
bambini è ritrovare dentro di noi i valori veri, semplici, le esigenze primarie
e definitive dell’uomo, è non fare sempre calcoli, è non domandarsi quanto
se ne guadagnerà, è essere sempre disponibili ad esperienze nuove, è scoprire
la propria precarietà, è affidarsi fiduciosi alle mani del Padre.
MERCOLEDI’ 10 AGOSTO 1994
“Dio
ama chi dona con gioia”. (2 Cor. 9,7)
La
festa di S. Lorenzo martire ci ricorda un diacono della Chiesa romana (la sua
morte avvenne nel 218) che arrestato per la sua fede fu torturato nella speranza
di potergli carpire i tesori della Chiesa. Egli fu poi bruciato vivo dopo che
aveva dichiarato di non possedere altre ricchezze che i poveri a lui affidati
dalla Chiesa. Il vero cristiano è uno che semina abbondantemente tutto ciò che
ha ricevuto: fede, perdono, testimonianza e anche beni terreni. Tutto ciò che
abbiamo è dono e non esclusivamente per noi. Prova a pensare a tutto ciò che
puoi seminare nella giornata di oggi: un sorriso, una parola, un po’ del tuo
tempo, la carità.., e tutto secondo la logica del Vangelo dove ogni cosa donata
cresce, si moltiplica, dove ogni cosa sottratta al nostro egoismo, invece di
impoverirci ci arricchisce sempre di più.
GIOVEDI’
11 AGOSTO 1994
“Signore,
quante volte dovrò perdonare al mio fratello?”. (Mt. 18,21)
Racconta
la tradizione buddista:
Al
termine di una lezione del Budda, un discepolo rivolse all’illuminato questa
obiezione:
VENERDI’
12 AGOSTO 1994
“E’
lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie?”. (Mt. 19,3)
Quante
discussioni intorno al divorzio! Quando chiedono a Gesù di pronunciarsi, Lui si
rifà non tanto ad una o ad un’altra corrente di pensiero ma si rifà alla
volontà di Dio; questa è segnata dalla complementarietà dell’uomo e della
donna che si fondono in un essere solo e si trovano uniti nel figlio. Non può
spezzarsi in due la vita del figlio, non possono divorziare i coniugi. Il
divorzio è una soluzione pagana per uomini pagani. Lasciamo parlare questa
esperienza:
SABATO
13 AGOSTO 1994
“Lasciate
che i bambini vengano a me”. (Mt. 19,14)
Gesù
indica i bambini come i privilegiati del Regno dei cieli, mentre nella società
di allora essi erano considerati esseri insignificanti. E’ un invito alla
piccolezza e alla semplicità, anzi il Vangelo ci propone questo paradosso:
nella vita della fede diventiamo adulti solo nella misura in cui non tradiamo il
ragazzino che è in noi. Seguire le vie del proprio cuore significa essere
fedeli al fanciullo che dobbiamo essere, che dobbiamo diventare. Soltanto il
fanciullo “sa” tutto di noi. Proprio perché ignora le operazioni meschine,
le riduzioni, i calcoli, il gioco degli opportunismi, la diplomazia. Lasciamoci
dunque guidare dal fanciullo che è in noi. Lui non sbaglia. Ci conduce con
sicurezza nella strada del Regno.
DOMENICA
14 AGOSTO 1994
“Chi
mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me e io in lui”. (Gv.
6,56)
Per
meditare sul dono ineffabile dell’Eucarestia vi propongo oggi un’antica
anonima preghiera che può anche diventare preghiera di ringraziamento dopo la
Comunione:
LUNEDI’
15 AGOSTO 1994
“Grandi
cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo nome”. (Lc. 1,49)
Per
molti l’odierna giornata è una specie di Carnevale estivo: una festa del
corpo, delle “vacanze ad ogni costo”. E proprio oggi, attraverso la festa
dell'Assunta, siamo chiamati a riscoprire il senso
della vita, il nostro destino, la nostra
speranza. Rassicuriamoci: il pensiero dell'aldilà
non stende un'ombra di tristezza sopra l'esistenza
di quaggiù, non costituisce un attentato alla gioia e alle serenità terrestri.
Al contrario, restituisce alla vita la sua dimensione di pienezza, riscattandola
dalla precarietà e dal limite. Il ciclo non
rappresenta una minaccia, ne tantomeno
un ricatto, ma una possibilità inaudita,
un appello alla libertà. E oggi, il credente, grazie alla complicità
di Maria, intende stendere almeno un fazzoletto di cielo
sopra il proprio orizzonte. Aprire nel grigio della
propria esistenza uno squarcio di azzurro che la salvi dall'appiattimento,
dalla banalizzazione, dall'involgarimento.
MARTEDI’
16 AGOSTO 1994
Disse
Pietro: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito: che cosa
dunque ne otterremo?". (Mt. 19,27)
Una
visione distorta spesso ha fatto vedere il cristianesimo come un qualcosa di
molto triste in cui per essere "buoni" bisogna
sempre rinunciare a qualcosa. Se ragioniamo così è nostro anche il
pensiero della contrattazione: io ho rinunciato a tanto e Tu che cosa mi dai in
cambio? Gesù è la luce, la salvezza dell'uomo:
se lo hai incontrato davvero, se sei contento di essere salvato, è chiaro che
vai da Lui, che il resto conta poco. E’ Lui stesso la tua ricompensa. Una
mamma che ami davvero il proprio figlio, sentirà il peso delle fatiche e delle
rinunce che deve fare in suo favore, ma è talmente grande la sua gioia che
amare il figlio le riempie il cuore; poi desidererà anche essere amata, ma la
cosa più importante è quello che lei dà. Gesù promette ai suoi amici e a noi
la ricompensa. Lui ci ama davvero e i segni del suo amore, se abbiamo occhi,
li vediamo ogni giorno, ma la gioia più grande, che fa affrontare qualunque sacrificio,
è poter amare Lui, il Figlio di Dio, il nostro fratello e amico.
MERCOLEDI’
17 AGOSTO 1994
“Tu
sei invidioso perché io sono buono?”. (Mt. 20,15)
La
parabola degli operai chiamati a tutte le ore della giornata e retribuiti allo
stesso modo termina con la frase che meditiamo oggi. Il risentimento per la
bontà e la generosità di qualcuno verso gli altri è uno degli atteggiamenti
peggiori: purtroppo non è infrequente. Essere invidiosi però della generosità
di Dio è non capirlo, allontanarsi da Lui. Dio è generoso e la sua bontà
non ti priva di nulla, anzi ti aiuta a capire il fratello. Anche l’Eucarestia
è segno di questa generosa donazione: Gesù si fa pane quotidiano per tutti non
facendo alcuna discriminazione di età, di condizione, di carattere, di santità.
Si dà perché anche noi impariamo a donarci agli altri generosamente, perché
non solo non siamo invidiosi ma abbiamo fiducia nel bene che può esserci nel
cuore di ogni uomo.
GIOVEDI’
18 AGOSTO 1994
“Egli
mandò a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero
venire”.(Mt. 22,3)
L’ingratitudine
è un male da cui spesso siamo contagiati.
VENERDI’
19 AGOSTO 1994
“Ossa
inaridite: ecco io faccio entrare in voi lo Spirito e rivivrete” (Ez.
37,5)
Ci
sono giorni della nostra vita in cui ci appare chiara la consapevolezza di
essere inariditi dentro, nella preghiera, nella volontà, nell’entusiasmo.
Ed è anche forte la consapevolezza che carattere, abitudini, incostanza non ci
permettono di sperare troppo in noi stessi. Siamo arteriosclerotizzati,
incancreniti, anchilosati. Dio però promette a noi il suo Spirito per farci
rivivere, per perdonarci, per rimettere olio nelle giunture rattrappite, per
“far vedere il cieco e far saltare io storpio come una gazzella”. E’ come
se il Signore dicesse a un novantenne:
SABATO
20 AGOSTO 1994
“Tutte
le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini”. (Mt. 23,5)
Tutte
le volte che leggo questo brano di Matteo, mi faccio un esame di Coscienza e mi
chiedo: nel mio essere cristiano sono sincero o ipocrita? E’ il mio amore per
Gesù che mi spinge a testimoniare, a parlare? Nei miei rapporti con gli
altri, tratto bene il mio prossimo perché lo amo o perché voglio sentirmi
stimato, apprezzato, amato? L’ipocrisia, il voler apparire, spesso si
insinuano nelle nostre azioni, le infettano, tolgono valore al nostro agire. Ma
davanti a Dio non c'é nulla di più stupido dell’ipocrisia; con essa possiamo
in certa misura ingannare il prossimo, possiamo almeno superficialmente
ingannare noi stessi, ma Dio non possiamo mai ingannarlo, Lui ci conosce
nell’intimo, davanti a Lui siamo nudi. “Tu, o Signore, mi scruti e mi
conosci, mi conosci quando mi alzo e quando mi seggo” e allora
sono davanti a Te con il mio povero amore e con i miei tanti limiti.
Fa’ che mi accetti come sono, ma aumenta la verità del mio amore per te e
per i fratelli.
DOMENICA
21 AGOSTO 1994
“Forse
volete andarvene anche voi?”. (Gv. 6,67)
Gesù chiede ai discepoli e a noi una scelta decisiva. Normalmente le nostre scelte ubbidiscono a calcoli interessati. Valutiamo i vantaggi e gli svantaggi, la convenienza o meno e quando proprio non sappiamo calcolare bene preferiremmo non scegliere, bivaccare in una zona neutra, arrivare ad una serie di compromessi.
Con Gesù non è possibile: “O con me o contro di me” e anche i
nostri calcoli umani non vengono gratificati. Seguire Lui significa accettare
un “linguaggio duro”, con Lui non si ottengono privilegi e onori, non si fa
carriera, bisogna essere disposti ad andare fino in fondo (e in fondo c’è una
croce)... E allora perché sceglierlo? Solo ed unicamente perché ne sei
innamorato e perché ogni giorno te ne innamori sempre di più.
LUNEDI’
22 AGOSTO 1994
“Guai
a voi scribi e farisei ipocriti”. (Mt. 23,13)
Un
giorno la Provvidenza convocò uno dei suoi servitori e lo inviò sulla terra.
Va’,
cerca per dieci giorni gli uomini ricchi e chiedi loro l’elemosina, gli
ordinò. — Ciò che riuscirai a raccogliere, me lo porterai ed io lo
distribuirò ai poveri. Quello partì e, vestito di stracci, si sedette nei
pressi di una banca con un cappello in mano. La gente passava frettolosa, con
l’aria triste e spenta senza badare affatto a quel povero accattone che
rabbrividiva dal freddo. Il servo rimase in quel posto qualche giorno, ma non
ricevette che qualche rara offerta. Decise perciò di spostarsi davanti alla
porta di una cattedrale. Tuttavia capì che anche lì era inutile restare;
non gli veniva dato se non quel poco di superfluo che a ciascuno avanzava.
Anche lì la gente passava stanca e indifferente. Prima di ritornare dalla
Provvidenza, tuttavia, dato che non erano ancora trascorsi i dieci giorni
stabiliti, pensò di recarsi in un quartiere di poveri. Là, benché fossero
vestiti di stracci come lui, si mostrarono tutti molto gentili e, se non altro,
gli facevano dono dei loro sorrisi. Rimase perciò tra loro fino a che non
giunse l’ora del ritorno. Mostrami la generosità degli uomini, gli chiese la
Provvidenza quando lo vide. E lui fece scivolare dalle tasche i pochi soldi
che aveva ricevuto. Al vedere ciò, la Provvidenza si rabbuiò e si lamentò:
Sarebbe questa la generosità degli uomini? E io cosa darò ai miei poveri?
Intanto, dalle tasche del suo servo, iniziarono ad uscire tutti i sorrisi che
aveva ricevuto nel quartiere dei poveri. Allora la Provvidenza si raddolci,
sorrise
anche lei e disse: Per questa volta, ai poveri darò questo poco che hai
raccolto e ai ricchi manderò in dono i sorrisi dei poveri... Chissà che così
non saranno meglio disposti quando tornerai a cercarli!
MARTEDI’
23 AGOSTO 1994
“Guai
a voi scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del
piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e di intemperanza”. (Mt.
23,25)
Quanto
fariseismo c'é ancora in mezzo a noi! Vediamo ancora oggi persone che vivono una
religione mercificata senza entusiasmo, senza gioia. Questo è un culto vuoto
che onora Dio con le labbra mentre il cuore è lontano. Ci si aggrappa alla
sicurezza di “ciò che si è sempre fatto” e non si dà ascolto alla voce
dei tempi per paura di dover cambiare. La fede è una forza attiva e dinamica
che, lungi dal limitarsi alla sfera del soprannaturale, ha una proiezione
terrena e si incarna nella prosaica realtà di ogni giorno. Per essere fedeli
alla parola di Dio, la risposta dell’uomo, cioè la fede deve farsi azione.
Fede e amore verso Dio e verso il prossimo devono andare insieme.
MERCOLEDI’
24 AGOSTO 1994
“Chi
non vuoi lavorare, neppure mangi”. (2 Tess. 3,10)
Viveva
in una città un uomo molto ricco di nome Kouo. Nella città vicina, un uomo
poverissimo di nome Hiang. Quest’ultimo si recò dal primo perché gli
svelasse il segreto della sua ricchezza.
GIOVEDI’
25 AGOSTO 1994
“Vegliate
dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà” (Mt.
24,42)
Questo
invito alla vigilanza da parte di Gesù non è soltanto come se ci dicesse:
“Guarda che puoi morire da un momento all’altro”, e un invito a vivere
pienamente la vita. Vivi, e non lasciarti vivere. Ma non basta vivere, occorre
precisare per che cosa si vive. Bisogna dare un significato ai giorni, alle ore,
ai minuti. La pienezza non è data dalla quantità, ma dalla qualità della
vita. E’ magnifico vivere. A patto sia veramente vita, non una
rappresentazione, un’apparenza, un funzionamento. Non puoi prendere la vita
come viene. La vita “viene” come decidi tu, con l’impronta che gli dai tu.
Vivi la vita come un perenne miracolo. Non come qualcosa di inevitabile, di
insulso. Vai incontro a questo nuovo giorno con meraviglia e sorpresa e vi
troverai doni sempre nuovi.
VENERDI’
26 AGOSTO 1994
“Le
vergini sagge, insieme alle lampade, presero anche dell’olio” (Mt. 25,4)
A
proposito di saggezza e di saper vegliare ecco alcuni passi di un libro
edificante del 5° Secolo sui monaci allora famosi. Un vecchio padre del deserto
disse:
“Ogni
sera e ogni mattina il monaco deve chieder conto a se stesso delle proprie
azioni e domandarsi: “Ho forse fatto ciò che Dio non vuole? oppure non ho
fatto ciò che Dio vuole?”.
Un
secondo padre anziano disse: “Chi ha perso oro o argento può trovare altro
oro o altro argento, ma chi ha perso tempo non troverà altro tempo”.
E
un terzo ancora disse: “La mattina, quando t’alzi, devi dare questo comando:
“Tu, corpo, lavora per nutrirti, e tu, anima, vigila per procurarti l’eredità
del cielo!”.
Si
narra che ad un monaco venne questo pensiero: “Oggi riposati e domani farai
penitenza”. Egli replico: “No, farò penitenza oggi e mi riposerà
domani”, Un santo vegliardo disse: “Se il nostro uomo interiore
non vigila, l’uomo esteriore non può essere vigilato”.
SABATO
27 AGOSTO 1994
“E
il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre”. (Mt. 25,30)
Parecchi
monaci, chiamati “gli oranti” perché volevano dedicarsi esclusivamente
alla preghiera, andarono a far visita all’abate Lucio. L’anziano monaco
chiese loro: “Che lavoro fate?”
DOMENICA
28 AGOSTO 1994
“Accogliete con docilità la Parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime” Gc 1,21
Noi
pensiamo che la Parola sia un qualcosa di immutabile, e in sé è così, però
essa non viene depositata in noi come una pagina immodificabile. La Parola non
è cristallizzata, ma viva. E’ un seme che germoglia. Attraverso la meditazione,
attraverso l’impatto con la nostra storia, acquista sempre sensi nuovi. La
Parola ha bisogno della coscienza ma anche la coscienza ha bisogno della
Parola per funzionare correttamente. Il credente sa di avere nella Parola di
Dio un dono che lo informa, che lo forma, che lo sostiene nel cammino verso il
Padre. Ogni volta che apro la Bibbia dovrei chiedermi: “Signore, che cosa
vuoi dirmi per oggi? Che cosa vuoi darmi? Che cosa vuoi da me?”.
LUNEDI’
29 AGOSTO 1994
“Erode
mandò una guardia con l’ordine che gli fosse portata la testa di Giovanni il
Battista”. (Mc. 6,27)
Facciamo
oggi memoria del martirio di Giovanni Battista. Ma il suo martirio, secondo me,
è stato duplice: quello della sua testa spiccata da un colpo di spada, ma anche
il martirio più lungo e doloroso della fede. Giovanni ha il compito di
preparare, ma non di vedere. Ha annunciato il Messia, lo ha indicato, ma
questo Messia è stato nascosto, non è arrivato con in mano il vaglio per
purificare il grano dalla paglia e Giovanni, in prigione, deve addirittura
mandare a chiedere a Gesù: “Sei tu, o dobbiamo aspettare un altro?”
MARTEDI’
30 AGOSTO 1994
“Il
diavolo cominciò ad urlare forte: Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù
Nazareno? Sei venuto a rovinarci?”. (Lc. 4,34)
Sempre
più spesso mi capita di incontrare persone che dicono di avere il diavolo in
corpo, in casa, di essere sotto l’influsso di malocchio o di forze negative.
Pur facendo la tara a molti casi e affermazioni, dobbiamo ammettere che il
diavolo e il male stanno “facendo vendemmia” anche perché molti per
combattere il diavolo e il male fanno il suo gioco, gli cascano in mano andando
a farsi spennare economicamente e spiritualmente da maghi e fattucchiere. C’è
una strada sola per vincere il male e il diavolo che, ricordiamoci, è un puro
spiniti quindi più forte di noi. E la strada è Gesù: è Lui che è venuto
sulla terra per vincere il male, è Lui che ha versato il suo sangue per noi.
Consigli
semplici per vincere il diavolo:
1.
Aver fede nel fatto che Dio è più forte di ogni male
2.
Non lasciarci spaventare: il male è già sconfitto da Gesù, è un pendente
in partenza
3.
Ricorrere alla preghiera sincera e ai sacramenti specialmente la Confessione e
l’Eucarestia.
MERCOLEDI’
31 AGOSTO 1994
“Ed
essa (la suocera di Pietro guarita) levatasi all’istante cominciò a
servirli”. (Lc. 4,39)
Mi
ha sempre colpito leggere come la suocera di Pietro, guarita, traduce la gioia
della guarigione in servizio. E’ un po’ come Maria che dopo l’annuncio
dell’Angelo si mette subito in viaggio per servire la sua cugina Elisabetta.
Se il Signore ci dà qualcosa non lo dà solo per noi. E poi, per metterci a
servire non dobbiamo aspettare qualche miracolo grandioso, la grazia del Signore
infatti ci viene data nell’ordinanietà della vita. Ad esempio, quando ti
confessi e ricevi il perdono di Dio sei capace di diventare perdono? Quando fai
la Comunione ti sforzi poi di essere in comunione con i familiari? Quando hai
ricevuto sollievo e conforto perché non trovi il modo di trasmettere un po’
di serenità?