UNA
PAROLA AL GIORNO
RIFLESSIONI
QUOTIDIANE SULLA
PAROLA DI DIO
a
cura di don Franco LOCCI
GIUGNO
1994
MERCOLEDI’
1 GIUGNO 1994
“Ti
ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te”. (2 Tm. 1,6)
Spesso
ci lamentiamo che nel nostro mondo la fede cristiana non ha più mordente,
spesso anche nella nostra vita ci accorgiamo di diventare tiepidi nella fede e
nelle opere. Un fuoco non alimentato poco per volta si spegne, ma se tu soffi
sulle braci che sono al di sotto delle ceneri, se gli metti sopra qualche stecco
ben secco, esso si riprenderà e brucerà anche il legno più grosso. La fede è
un dono che abbiamo; lo Spirito Santo che abbiamo ricevuto nel Battesimo,
confermato nella Cresima
GIOVEDI’
2 GIUGNO 1994
“Scongiurali
davanti a Dio di evitare le vane discussioni, che non giovano a nulla se non
alla perdizione di chi le ascolta”. (2Tm. 2,11)
Se
penso alla storia della Chiesa Torinese del secolo scorso vedo personaggi come
don Bosco, il Cottolengo, il Munialdo e tanti altri che
davanti alle necessità dei giovani, dei malati, degli operai non si sono messi
a fare “tavole rotonde” e che davanti alle urgenze dell’evangelizzazione
non si sono persi in seminari di strategie pastorali” ma si sono dati da
fare concretamente. Anche oggi un Ernesto Olivero, un don Ciotti, riflettono,
ragionano, discutono ma soprattutto agiscono. Ho molti dubbi, quando un gruppo
ecclesiale comincia a trovarsi solo più per “riflettere”, per discutere,
per parlar di Dio (che il più delle volte significa parlarsi addosso). E’
verissimo che essere cristiani non significa solo fare, che non sono le nostre
opere a salvarci o a salvare, ma se qualcuno ha fame riesci a riempirgli lo
stomaco con belle parole?
VENERDI’
3 GIUGNO 1994
“Tutta
la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere,
correggere, formare alla giustizia”. (2Tm. 3,16)
E’
ancora Paolo a ricordarci che una delle fonti della nostra fede è la Sacra
Scrittura. Questi libri, scritti da uomini in varie epoche, raccolgono la storia
di un popolo con il quale Dio ha stretto amicizia. Hanno dunque origine umana
ma ispirazione divina, è un insieme di libri che narrano le nostre povere
vicende umane ma che ci presentano le meraviglie di Dio operate a nostro
favore. Leggere e rileggere la Bibbia non è allora esercizio di cultura,
approfondimento storico, ma leggere la nostra storia e la storia del
Dio—con—noi che oggi opera, scrive nella nostra vita e con la nostra vita.
Un suggerimento: ogni volta che leggi un brano della Bibbia chiediti:
1)
Che
cosa vuoi dire, raccontare?
2)
Questo brano che cosa vuol dire alla mia vita, come posso riscriverlo oggi?
SABATO
4 GIUGNO 1994
“Gesù
disse: In verità vi dico tutti hanno dato del loro superfluo, questa vedova
nella sua povertà ha dato tutto quanto aveva” (Mc. 12,43)
Il
Vangelo di oggi ci presenta due modi di donare: quello di dare del proprio
superfluo e quello della donazione totale di se stessi che manifesta una
incondizionata
fiducia in Dio.
DOMENICA
5 GIUGNO 1994
“Gesù
prese il pane, lo spezzò e lo diede loro dicendo: Questo è il mio Corpo”. (Mc.
14,22)
Nelle
nostre chiese noi abbiamo il dono più prezioso, il Corpo di Gesù offerto in
sacrificio, la sua continua presenza. Ogni volta che, passando in chiesa, vedo
qualcuno in adorazione davanti al Sacramento, mi commuovo al pensare al filo di
amore che corre tra l’orante e il Signore. Racconta Giovanni Lordone che in
una parrocchia poverissima, alla inizio del secolo, il parroco avvisò i suoi
fedeli che non aveva neppure di che mantenere accesa la lampada del Santissimo
Sacramento. “La tenga accesa soltanto di notte”, andò a dirgli una
vecchietta in sacrestia. “E di giorno?”, domandò il sacerdote. “Di
giorno ci starò io: sono vecchia, è vero, e storpia, non posso più lavorare,
ma posso venir in chiesa e star qui tutto il giorno, se lei vuole. Farò io la
lampada al buon Dio che sta da solo”.
LUNEDI’
6 GIUGNO 1994
“Beati
gli afflitti, perché saranno consolati”. (Mt. 5,4)
E’
una delle beatitudini più difficile da capire e da vivere perché la prova,
l’afflizione, la sofferenza non piacciono a nessuno.
MARTEDI’
7 GIUGNO 1994
“Voi
siete il sale della terra” (Mt. 5,13)
Il
sale serve a conservare; prima dell’invenzione dei frigoriferi era l‘unico
mezzo per preservare gli alimenti dal deterioramento.
MERCOLEDI’
8 GIUGNO 1994
“Mi
indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza”. (Salmo
15)
Un
anziano missionario alle isole del Capo Verde, racconta come apprese ad
abbandonarsi interamente nel Signore.
GIOVEDI’
9 GIUGNO 1994
“Se
presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che il tuo fratello ha
qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va
prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo
dono”. (Mt. 5,23—24)
Credo
che ciascuno di noi, prima di accostarsi all’Eucarestia si faccia l’esame di
coscienza. Solamente che l’abitudine e un certo tipo di insegnamento che
abbiamo ricevuto ci porta a vedere se “sono degno di ricevere Gesù” quasi
che la Comunione sia un premio che noi meritiamo o meno a seconda delle nostre
opere; qui Gesù ci dice qualcosa di più: l’Eucarestia è impossibile se
non ce comunione d’amore per i fratelli. Il culto e la religione devono
rispecchiare la vita e viceversa. Mangiare il Corpo del Signore richiede amore
nel cuore e pace con i fratelli, perché Cristo è il segno dell’amore di Dio
Padre per l’uomo.
VENERDI’
10 GIUGNO 1994
“Uno
dei soldati gli colpì il costato con la lancia e subito ne uscì sangue ed
acqua”.
Una
poesia preghiera di G. Aubergeon:
“Mi
hai conquistato con la tua dolcezza, con il tuo splendore e con la tua
bellezza, mi hai conquistato con la tua grandezza e con l’amicizia del tuo
sorriso,
Signore!
SABATO
11 GIUGNO 1994
“Gratuitamente
avete ricevuto, gratuitamente date”. (Mt. 10,8)
Oggi
ricordiamo due feste, quella di S. Barnaba apostolo, compagno di testimonianza
di Paolo e il ricordo del Cuore Immacolato di Maria. Mi sembra che la frase di
Vangelo che meditiamo accomuni proprio Maria, S. Barnaba e noi. Barnaba ha
ricevuto una chiamata e un dono, Maria gratuitamente è stata scelta da Dio
per essere la madre del Signore, e noi, “mentre eravamo peccatori” siamo
stati salvati dalla Croce di Cristo. Barnaba risponde al dono di Cristo
spendendo la sua vita per la gioiosa testimonianza e per il servizio. Maria
riceve Gesù e lo dona, apre il suo cuore immacolato ad accogliere il
Dio—con—noi e poi lo dona al mondo intero e, fedele all’impegno assunto
sotto la croce di suo Figlio di essere madre dell’umanità, ha un posto nel
suo cuore per ciascuno di noi.
DOMENICA
12 GIUGNO 1994
“Coglierò
un ramoscello e lo pianterà sopra un monte alto. Metterà rami e farà frutti e
diventerà un cedro magnifico”. (Ez. 17,22—23)
Il
modo di fare di Dio è sempre sconvolgente, perché parte dalle piccole cose,
sceglie gli ultimi, valorizza i rifiuti del mondo. Dio va controcorrente. Oggi
conta essere belli, giovani, forti, arrivati, ricchi, gente che sa imporsi e
farsi valere.., chi non è così (ed è la stragrande maggioranza!) non vale
niente, è “tagliato fuori”, si fa dei sensi di colpa, si disistima...
LUNEDI’
13 GIUGNO 1994
“Avete
inteso che fu detto: occhio per occhio, dente per dente; ma io vi dico di non
opporvi al malvagio (Mt. 5,38)
Bisogna
riconoscere che lo spirito di vendetta, una legge del taglione a nostra
misura, è ben radicato nel cuore dell’uomo, in tutti noi: “Chi me la fa, me
la deve pagare”. Ebbene Gesù esclude qualsiasi rivalsa: non solo la vendetta
effettiva, ma anche il desiderio di vendetta. Sembra impossibile. Vedendoci
tanto lontani da questo ideale ci sentiamo tentati di voltar pagina e accusare
Gesù di essere un sognatore. Eppure la strada proposta è la vera liberazione
dell’uomo. Un non cristiano come Gandhi vi ha visto un programma e la
non—violenza è stata tradotta in atteggiamenti concreti che hanno
rivoluzionato verso la libertà la vita di milioni di uomini.
MARTEDI’
14 GIUGNO 1994
“Vi
dico: Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori”. (Mt. 5,44)
E’
un programma realizzabile questo insegnamento di Gesù? Visto alla luce del
mondo questa norma di Gesù può sembrare un programma per angeli o per
sciocchi. Sta bene che Cristo ci comandi di escludere sentimenti di odio, di vendetta,
di intolleranza ma non si può imporre per legge la simpatia, l’amore e
l’affetto emotivo per il nemico. Tante volte abbiamo sentito dire e forse
noi stessi abbiamo detto: “Io lo perdono, ma mi è impossibile dimenticare,
e ancora più impossibile amarlo”. Ora è chiaro che Gesù non ci comanda
quello che non possiamo fare. Però ci propone il suo esempio. Morì perdonando
i suoi nemici, e molti cristiani hanno seguito i suoi passi. Quello che Gesù ci
comanda è l’amore effettivo: fare del bene al nemico, pregare per lui,
rispettano sempre come persona e come fratello, anche lui figlio di Dio. Così
saremo anche noi a nostra volta figli di Dio, che fa sorgere il suo sole sopra i
malvagi e sopra i buoni.
MERCOLEDI' 15 GIUGNO 1994
"Quando
pregate, non siate simili agli ipocriti che amano
pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere
visti dagli uomini". (Mt. 6,5)
"Perché
non ti vedo mai a Messa?" "Perché
non voglio essere come coloro che ci vanno:
tutti pii in chiesa e tutti lupi feroci appena usciti". E'
una risposta che non giustifica, perché ognuno
è responsabile di se stesso, ma mette il
dito nella piaga. Quanta stupida apparenza in
certi atteggiamenti! E pensare che raramente si riesce ad ingannare il prossimo,
quasi mai noi stessi, mai Dio. Volete un metro per giudicare se la vostra
preghiera è autentica? Se la nostra preghiera ci cambia nel nostro agire, ci
rende più giusti nel comportamento con gli altri, se scopriamo di voler
compiacere Dio senza cercare
il plauso degli uomini, allora la preghiera è autentica.
GIOVEDI’
16 GIUGNO 1994
“Dacci
oggi il nostro pane quotidiano”. (Mt. 6,11)
E’
vero che spesso la nostra preghiera è solo una preghiera di richiesta, dimenticando
la lode e il ringraziamento, ma è anche vero che è lo stesso Gesù che ci
invita a chiedere. Ma come? Con un atteggiamento di piena fiducia. Chiediamo il
pane, cioè il necessario per la vita del corpo, per quella dello spirito, ma
solo il necessario,al superfluo ci pensa la generosità di Dio) e chiediamo
“per oggi”, perché è ora che abbiamo bisogno dei doni di Dio per amarlo,
per rispondergli, per amare.
VENERDI’
17 GIUGNO 1994
“La
lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, anche il tuo
corpo sarà nella luce”. (Mt. 6,22)
L’episodio
che vi racconto può lasciarci anche perplessi ma alla luce della Parola che meditiamo
oggi può farci riflettere. Una donna entrò in un negozio e si mise in coda, in
attesa del suo turno. Di fronte a lei c’era una bimba mongoloide in compagnia
della madre. Sorrise la donna alla piccola e tese la mano come per una carezza.
La bambina, grata di quel sorriso, le afferrò allora la mano e se la portò
alle labbra per baciarla. La donna sentì un bacio umido di saliva depositarsi
sul dorso della sua mano. Per pudore non la ritrasse, ma dentro di lei ebbe un
tremito di fastidio e disgusto che la bimba intimamente colse. Si corrucciò la
piccina e, fulminea, lanciò lontano da sé la mano di colei che si era finta
amica. Quell’esserino semplice e innocente aveva letto fino in fondo al suo
cuore. L’attesa, quel giorno, fu per la donna una dura lezione.
SABATO
18 GIUGNO 1994
“Non
affannatevi dunque per il domani perché il domani avrà già le sue
inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena”. (Mt. 6,34)
Ogni
giorno della nostra vita è un nuovo dono dai nostro Dio che dobbiamo mettere
a profitto.
DOMENICA
19 GIUGNO 1994
“Nel
frattempo si sollevò una gran tempesta di vento che gettava onde nella barca,
tanto che ormai era piena”. (Mc. 4,37)
Un
naufrago, scaraventato da una mareggiata su un’isola deserta, dopo un periodo
di sopravvivenza precaria era riuscito a costruirsi una rozza capanna. Aveva
supplicato Dio ogni giorno per la sua salvezza e ogni giorno scrutava
l’orizzonte nella speranza di avvistare una nave di passaggio.
Proprio
quel giorno giunse una nave.
Abbiamo
visto il suo segnale di fumo, spiegò il capitano al naufrago.
Nell’imperscrutabile disegno di Dio sovente le perdite più gravi sono
foriere di grandi benedizioni..
LUNEDI’
20 GIUGNO 1994
“Perché
osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della
trave che hai nel tuo occhio”’ (Mt. 7,3)
E’
indubbiamente facile vedere negli altri sia le cose che non ci piacciono, sia
quelli che noi presumiamo essere i loro errori. Anche nei confronti delle
persone che amiamo spesso ci capita di dire: “Gli voglio bene nonostante quel
difetto, quel limite”. Anche quando parliamo di qualcuno a qualcun altro
spesso diciamo: “Quella persona è brava, però.. .“ e quel “pero e
occasione a volte di dure stroncature... In quanto a noi... facciamo bene, se
sbagliamo (raramente al punto che confessandoci diciamo: “lo peccati grossi
non ne ho!” abbiamo un mucchio di scusanti. Proviamo a pensare: e gli altri,
scusanti non ne avranno mai?
MARTEDI’
21 GIUGNO 1994
“Quanto
stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi
sono quelli che la trovano” (Mt. 7,14)
Avendo
superata quella che statisticamente è la boa della vita, mi ritrovo spesso a
fare un esame di coscienza sui senso della vita e su me stesso. Mi accorgo che
un mucchio di cose su cui si
MERCOLEDI’
22 GIUGNO 1994
“Dai
loro frutti dunque li riconosce rete”. (Mt. 7,20)
“Padre,
è da un po’ di tempo che frequento un gruppo. Si trovano, dicono, per
cercare la verità, per entrare in contatto con entità superiori, per fare
degli esercizi che, dicono, liberano l’uomo e danno salute. Ci sono cose che
mi sembrano buone ma non so, sono un po’ turbato... Parlano anche di Gesù
come di un grande maestro, ma ci sono cose che vanno oltre al Vangelo... Come
fare a capire se è cosa buona o no”
GIOVEDI’
23 GIUGNO 1994
“Non
chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel Regno dei cieli, ma colui
che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”. (Mt. 7,21)
Può
sembrare strano che Gesù che più volte ha invitato alla preghiera qui dica che
non è in base alle parole della preghiera che si entra nel suo Regno.
VENERDI’
24 GIUGNO 1994
“Sarai
chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a
preparargli le strade”. (Lc. 1,76)
Andare
davanti al Signore, o seguirlo? Giovanni Battista ha il compito del precursore
ma dirà: “Viene uno dopo di me di cui non sono degno di sciogliere neanche i
calzari”. Gesù dice agli Apostoli: “Venite, seguitemi” ma poi prima
dell’Ascensione: ‘Andate nel mio nome Il discepolo è dunque un chiamato:
Giovanni a fare il “precursore” e a rimetterci la testa, gli apostoli ad
essere testimoni. Ma chiamati a seguire: “Nessuno è più grande del suo
maestro”, “chi è più grande tra voi, sia il vostro servo”; chiamati a
mettere i nostri piedi nelle orme di Gesù: “Venite e vedrete”. Solo dopo
questa esperienza il discepolo riceve il compito di annunciare, di
testimoniare qualcosa che ha realmente visto e vissuto. Questo è anche e sempre
il compito, la vocazione di ciascuno dì noi, lasciarci portare da Cristo,
sperimentare il suo amore e poi avere la gioia della testimonianza per portare
Cristo ad altri di modo che altri vadano da Lui.
SABATO
25 GIUGNO 1994
“In
verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così
grande”. (Mt. 8,10)
“Sono
più bravi quelli che non vanno in chiesa di quelli che ci vanno!”.
DOMENICA
26 GIUGNO 1994
“Gesù
disse loro: Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme”. (Mc.
6,38)
Quando,
e purtroppo mi capita spesso, mi trovo a condividere un lutto con una famiglia
sono spesso imbarazzato nel “fare le condoglianze” perché condoglianza
significa “dolersi con” e certamente uno condivide per quello che può il
dolore di chi è rimasto solo, ma il momento della morte per il cristiano è
anche il passaggio alla vita eterna e spesso, cercando di esprimere questo, ho
colto che, al di là della buona educazione che portava ad accogliere queste
parole, c’era chiaro l’atteggiamento di chi diceva: “Hai un bel
contarmela! Tu fai il tuo mestiere di prete e mi parli di vita eterna, ma questo
è morto ed io sono rimasto senza di lui o di lei!”. E allora non
prendiamocela poi tanto con coloro che deridevano
LUNEDI’
27 GIUGNO 1994
“Il
Figlio dell’uomo non ha un sasso dove posare il capo”. (Mt. 8,20)
Molte
persone, confondendo religiosità con fede, pensano all’essere cristiani come
ad una assicurazione sulla vita terrena ed eterna: osservare alcune norme
significa avere un certo ordine di vita, significa dare delle risposte a
problemi più grandi di noi e poi significa garantirsi il paradiso...
MARTEDI’
28 GIUGNO 1994
“Lo
svegliarono dicendo: Salvaci, Signore, siamo perduti”. (Mt. 8,25)
Il
racconto della tempesta sedata mi sembra una bella chiave di lettura della
storia della Chiesa, non solo perché i padri hanno visto la somiglianza della
barca di Pietro con il compito della Chiesa, ma perché tutti gli elementi
sembrano concorrere ad una visione di cosa è e di cosa dovrebbe essere la
Chiesa.
Accorgerci
che la Chiesa non siamo noi da soli, ma è Lui con noi, significa concretamente
riacquistare fede, chiedendo perdono, invocando aiuto, lasciando a Lui il
timone dell’imbarcazione. Ognuno di noi e tutta la Chiesa deve continuamente
fare questa esperienza: noi possiamo e dobbiamo mettercela tutta ma la barca
arriverà alla meta solo se abbiamo l’umiltà di “andare a svegliano”
perché sia Lui a calmare la tempesta e ad avviarci al suo porto.
MERCOLEDI’
29 GIUGNO 1994
“Beato
te, Simone figlio di Giona perché né la carne né il sangue te l’hanno
rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli”. (Mt. 16,17)
La
festa di Pietro e Paolo è anche la festa della Chiesa voluta da Gesù. Penso
sia bello allora riflettere oggi con queste parole di Carlo Carretto:
“Lo
Spirito Santo che è lo stesso Spirito di Gesù e del Padre, è la festa di
Dio, è la gioia di Dio, è il dito di Dio sulle nostre piaghe, è la luce di
Dio nei nostri cuori, è la misericordia di Dio sui nostri peccati. Lo Spirito
Santo è ciò che è capitato a Zaccheo al passaggio di Gesù: “Ecco, la metà
dei miei beni la do ai poveri”, è ciò che passa nel cuore della Maddalena
toccata da Gesù; è ciò che illumina l’intelligenza di Pietro e gli fa
dire:
Che
volete ancora guardare le malefatte di Zaccheo e i peccati di Maddalena, le
debolezze di Pietro!
Tutti
sono Chiesa, come io sono Chiesa, come coloro che debbono convertirsi sono
Chiesa e, in potenza, è già Chiesa il ladrone che sta rubando in qualche paese
della Palestina, ma che Gesù attende accanto a sé sul Calvario. Si,
appartengono alla Chiesa anche i ladri, i prepotenti, gli sfruttatori, i
capitalisti, cioè coloro che sono come dei malati da guarire, degli indemoniati
da liberare, dei ciechi da salvare, dei morti da risuscitare.”
GIOVEDI’
30 GIUGNO 1994
“Coraggio,
figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”. (Mt. 9,2)
Spesso,
quando dico queste parole al termine di una confessione, penso alla meraviglia
di un Dio che ama, che cancella, che dimentica e alla grazia e responsabilità
che hanno i sacerdoti nell’amministrare questo dono reale di Cristo.