UNA
PAROLA AL GIORNO
RIFLESSIONI
QUOTIDIANE SULLA
PAROLA DI DIO
a
cura di don Franco LOCCI
APRILE
1994
VENERDI’
1 APRILE 1994
“Oggi
sarai con me in paradiso”. (Lc. 23,43)
Ci
aiuta oggi una riflessione di Carlo Carretto:
“Sì!
Il vero segreto nascosto nei secoli è il Dio crocifisso. E’ un Dio che
per amore si annienta nel Cristo e, per salvare la sua creatura, paga col
sangue. L’amore, il vero amore non sa che aiutare, ricreare, attendere e
giunge, sulla croce, a dire al ladrone che si rivolge a Lui: “Oggi sarai con
me in Paradiso” (Lc. 23,43). Quanta speranza e quanta dolcezza c e in questa
terribile scena del Calvario e la Chiesa stessa, quella di Gesù, nasce proprio
lì, in un incontro tra Dio e l’uomo in cui l’ amore compie il miracolo
della conciliazione eterna. Oggi sarai con me in Paradiso. E’ l’oggi
di Dio. E’ l’oggi della Chiesa. E’ la novità assoluta. E’ il prezzo del
sangue. L’uomo è conquistato col sangue di un Dio. Sembra inverosimile
sentir dire una parola di assoluzione così radicale, così sconvolgente. E
proprio a noi, che eravamo convinti che quel ladrone sorpreso dalla morte
sarebbe finito nelle pene eterne della giustizia. Ma che cosa vuole questo Dio
scandaloso che ai tribunale della vita assolve i delinquenti e li giudica tipi
degni di amore? Sì, è un Dio scandaloso. E’ un Dio che non dubiterà di
scardinare il sacro per difendere la centralità dell‘uomo.”
SABATO 2 APRILE 1994
“Dov’è
o morte la tua vittoria?”. (1Cor. 15,55)
Oggi
la Chiesa tace. Fino alla liturgia pasquale di questa notte c’è silenzio.
Quella grossa pietra calata sul sepolcro di Gesù ha stabilito una divisione:
di là la morte, di qua la vita. Come è possibile ancora incontrare Dio in un
sepolcro? E’ scesa la sera, la nostra notte. Ne], mondo comincia a far freddo.
Soltanto la fede può affrettare il giorno. Hanno condotto Dio al cimitero.
L’hanno messo in un sepolcro come si nasconde un tesoro in cassaforte. Non
sanno che quel corpo, cacciato nel ventre della terra, è una semente che già
sta facendo esplodere, silenziosamente la crosta per liberare la vita e quella
pietra pesante, rotolata all’ingresso del sepolcro, tra poco lascerà apparire
un ‘enorme ferita di luce.
DOMENICA
3 APRILE 1994
“Voi
cercate Gesù Nazareno, il crocifisso: è risorto, non è qui”. (Mc. 16,1—8)
Non è possibile celebrare la Pasqua se non siamo disposti a lasciarci mettere in discussione, a rivedere la nostra scala di valori. Una festa che non incida sulle scelte, che non ci metta dentro la voglia di “una nuova creazione”, che non semini nel nostro cuore il tormento e la nostalgia di un futuro diverso, è una parodia della festa cristiana.
Celebrare
la Pasqua non significa perlustrare devotamente il
sepolcro vuoto, ma leggere i segni e soprattutto metterci sulle tracce del
Signore Risorto, soprattutto significa permettere che Lui sconfigga la nostra
paura più inguaribile: la paura di uscir fuori dal sepolcro per riabituarci
alla sua luce, all’amore, alla libertà, alla pace.
LUNEDI’
4 APRILE 1994
“I
sommi sacerdoti dissero alle guardie: ‘Dichiarate: i suoi discepoli sono
venuti di notte e l’hanno rubato’". (Mt. 28,13)
Davanti
alla risurrezione tutto dovrebbe essere chiaro su Gesù. E invece anche in
questo momento ci sono le donne che adorano e diventano testimoni e ci sono i
sommi sacerdoti che fanno di tutto per evitare che la notizia sia divulgata,
All’occhio che non è limpido, al cuore che non è puro, il mistero resiste e
il primo frutto della lontananza dalla verità è la menzogna. Anche oggi Gesù
è segno di contraddizione. Possiamo essere come i sommi sacerdoti e cercare
in tutti i modi di negare con la nostra intelligenza l’evidenza di Gesù o essere
come le donne che cercano Gesù perché lo hanno amato e lo amano. Ad esse il
Cristo si rivela. Se noi cerchiamo il Cristo, Lui ci viene incontro e lo
incontreremo in mille modi presente nella nostra vita, non avremo più bisogno
di prove per testimonianza della sua risurrezione perché lo scopriamo vivo in
mezzo a noi.
MARTEDI’
5 APRILE 1994
“Donna,
perché piangi?”. (Gv. 20,15)
Nel
Vangelo troviamo delle domande di Gesù che ci sembrano senza senso, ad esempio
Gesù chiede ai malati “Vuoi essere guarito?”: figuriamoci se un malato
non lo vuole! Qui, Gesù, chiede a Maria “Perchè piangi?”. E’ evidente
che una donna innamorata come Maria piange il suo Gesù morto e oltraggiato
anche nella tomba!
MERCOLEDI’
6 APRILE 1994
“Non
possiedo né oro, né argento, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù
Cristo, il Nazareno, cammina!". (At. 3,6)
Quante
volte mi è capitato (e penso anche a voi) di fare l’esperienza, davanti
ad un malato, ad una necessità di un fratello, di non aver nulla per dare una
mano, di trovarsi impotente davanti ad una richiesta. La chiesa primitiva fa
questa esperienza ma contemporaneamente fa l’esperienza che proprio grazie
alla povertà, all’impotenza umana, Cristo può continuare ad operare, a fare
i suoi miracoli. Dovremmo ricordarcelo spesso: non è con il denaro, con il
potere, con la sontuosità dei riti o con la ricchezza di mezzi che si annuncia
il Vangelo, è con la fede in Colui al quale l’impossibile è possibile. I
cristiani (anche i santi canonizzati) non fanno miracoli! I miracoli continua a
farli Gesù Cristo quando ci trova impotenti ma disponibili alla fede, affinché
Lui possa operare.
GIOVEDI’
7 APRILE 1994
“Stupiti
e spaventati, credevano di vedere un fantasma”. (Lc. 24,37)
Gli
Apostoli avevano già fatto l’esperienza del sepolcro vuoto, avevano avuto
la testimonianza dei discepoli di Emmaus, ma quando Gesù appare loro credono
di avere un’allucinazione collettiva e pensano di vedere un fantasma: non
avevano ancora fatto tutta la strada della fede! Una “parabola” di Elena
Bono esprime bene questo pensiero: “Stavo andando da solo per la via quando
scorsi, dall’altra parte di un ponte, il mio amico. Ci guardammo da lontano
e ci salutammo; poi, tutti e due, ci incamminammo su per il ponte,, per andare
l’uno incontro all’altro. Eppure a metà strada non trovai nessuno e, deluso,
me ne tornai sui miei passi. Ritornando, incontrai un vecchio pescatore che mi
disse cosi: questo ponte è speciale. Per trovare il tuo amico, non devi
percorrerlo solo a metà. Anche se lui ti viene incontro, tu devi percorrerlo
tutto, fino in fondo.”
VENERDI’
8 APRILE 1994
“Non
vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che
possiamo essere salvati”. (At 4,12)
Molta
gente oggi si sente autosufficiente: “Con il denaro e con il potere puoi
tutto”. Quando poi accade una malattia, una disgrazia, ecco li alla ricerca
di qualcuno che li salvi:
“Va’ dal mago Tal dei Tali, è potente; rivolgiti a quel santone indiano, fa
miracoli.. .“ Ma se un medico può aiutarci davanti ad una malattia, un amico
generoso venirci in aiuto in un momento di ristrettezza, sappiamo che sono solo
salvezze momentanee, noi abbiamo bisogno di qualcosa di più che dia senso a
tutto l’uomo, al nostro essere, al nostro vivere, perfino alla nostra morte.
Solo Dio stesso rivelatosi in Gesù, l’uomo Dio, può essere questa
risposta. E’ Gesù che rivela Dio, la sua umanità il senso della vita, la sua
morte e risurrezione il significato del dolore e dell’amore, il mistero
della morte e della eternità. E’ assurdo seguire i sentieri delle salvezze
parziali, quando abbiamo a portata di mano la strada della luce.
SABATO
9 APRILE 1994
“I
sacerdoti, chiamati gli apostoli ordinarono loro di non parlare lare
assolutamente né di insegnare nel nome di Gesù”. (At 4,18)
Stupisce
vedere gli Apostoli, che prima paurosi, insicuri nella fede, ora affrontano il
Sinedrio, le percosse, la prigione pur di poter testimoniare il nome di Gesù.
Coraggio,
inseguito dalla Paura, cercò un rifugio per la notte.
Bussò
alla porta della Viltà, ma lei non gli apri, dicendo che non lo conosceva.
Bussò
allora alla porta della Menzogna, ma lei non gli aprì, dicendo che non era in
casa.
Bussò
infine alla porta della Pigrizia, ma lei non gli aprì, dicendo che era già a
letto.
Allora
Coraggio si fece coraggio. Bussò alla porta della Volontà e lei gli aprì,
dicendo di entrare.
E
quando al mattino uscirono fuori, la Paura, vedendoli insieme, si dileguò.
DOMENICA
10 APRILE 1994
“Ricevete
lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li
rimetterete resteranno non rimessi”. (Gv. 20,23)
Gesù
sa benissimo a chi consegna l’incarico di portare la buona novella del suo
Regno: sa che gli Apostoli, la Chiesa, noi, siamo peccatori. Ecco perché
dice: “Rimettete i peccati”. Sapeva che avremmo peccato, che avremmo dubitato,
che avremmo tradito, che ci saremmo anche vergognati di Lui... Sapeva tutto,
perché Dio conosce che cosa c’è nel cuore dell’uomo. Allora in questo
ordine: “Perdonate”, è delineato il volto della Chiesa in cammino: la Chiesa
non sarà mai quaggiù una comunità di perfetti, non sarà una famiglia di soli
santi, ma sarà un luogo di perdono, la casa del perdono. Ecco allora il segno
che rivela Cristo risorto presente tra noi: è l’amore fino all’eroismo
del perdono.
LUNEDI’
11 APRILE 1994
“Nicodemo
andò da Gesù di notte”. (Gv. 3,2)
Il
fatto che Nicodemo vada da Gesù “di notte” può avere significati diversi.
Il primo, il più immediato, può essere: Nicodemo, stimato fariseo e notabile,
non vuoi farsi vedere dai suoi correligionari ma vuole ugualmente incontrare
Gesù. Ma nel Vangelo di Giovanni sappiamo anche che la notte, il buio
indicano le tenebre del peccato, della non accettazione della luce di Gesù.
Nicodemo è dunque un uomo che pensa di aver la luce della sua religiosità ma
vive nelle tenebre. E’ un uomo che non ha ancora incontrato la luce vera, di
lui si può dire, come dirà Gesù di un maestro della legge: “Non sei lontano
dal Regno di Dio”. Anche noi spesso abbiamo dei dubbi, I dubbi non sono
peccato in sé, devono però essere lo stimolo, la spinta verso la luce. Quando
ci sono dubbi nella nostra vita, non spaventiamoci, non diciamo: “Ho perso
la fede” ma andiamo da Gesù, magari anche di notte: Lui ci farà “rinascere
dall’alto” tramite lo Spirito che “è come il vento che soffia dove
vuole”.
MARTEDI’
12 APRILE 1994
“Nessuno infatti tra loro (comunità primitiva) era bisognoso”. (At. 4,34)
S.
Luca, negli Atti, ci presenta una delle caratteristiche fondamentali della
Chiesa: la comunione dei beni fondata sulla carità, e ci riferisce come la
fede dei primi cristiani li portasse addirittura a rinunciare alla proprietà
privata perché non ci fossero differenze tra credenti. Oggi non è più così
ma,non importa con quale metodo, la comunione e la solidarietà devono
manifestarsi
tra credenti: è una caratteristica senza la quale non si può dirsi seguaci
di Cristo.
MERCOLEDI’
13 APRILE 1994
“Dio
ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede
in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna". (Gv. 3,16)
Un
racconto strano, quello di Teofane il Monaco, ma può suggerirci alcune riflessioni
se lo paragoniamo alla frase di Vangelo di oggi. Lassù, ognuno, può ottenere
ciò che desidera. Quando vi giunsi ero un uomo duramente provato, ferito dai
suoi stessi fratelli. Feci come mi avevano detto: mi appoggiai al pozzo e vi
urlai dentro il mio desiderio: Solitudine! La mia richiesta fu esaudita. Che sollievo!
Non potete farvi un’idea di quanto avessi bisogno di quiete. Dopo alcuni anni
però incominciai a desiderare un po’ di compagnia. Pensavo agli esempi e
agli insegnamenti di Gesù. Era giusto stare soli così a lungo? Tornai dunque
al pozzo.
GIOVEDI’
14 APRILE 1994
“Chi
crede nel Figlio ha la vita eterna”. (Gv. 3,35)
In
certi momenti, davanti alla debolezza della nostra fede, ci spaventiamo: come
si fa a credere pienamente? Come osservare tutte le parole di Gesù?
VENERDI’
15 APRILE 1994
“C
‘è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci, ma che
Quando
penso alle migliaia di bambini che anche oggi moriranno, per fame, per malattie,
per violenza, mi chiedo: “Che cosa posso fare?” Posso rinunciare a qualcosa
di mio e darlo, questo sì, ma è così poco in confronto alle necessità di
tanti. Quando una persona disperata viene a chiedere aiuto e mi accorgo che le
mie parole e la mia povera disponibilità sono così limitate, faccio
esperienza della mia impotenza. Eppure a Gesù sono occorsi cinque pani e due pesci
di un ragazzo per dar da mangiare alla folla! Se tutti i credenti mettessero
il loro poco, Cristo può fare il resto, Il Signore si serve del nostro poco.
Senza il nostro apporto se pur misero e debole, il Signore non vuole operare, ma
se il poco che abbiamo lo deponiamo nelle sue mani, la nostra disponibilità
diventerà benedizione per noi stessi e per i fratelli.
SABATO
16 APRILE 1994
“Gesù
camminava sul mare.., e disse: Non temete, sono io”. (Gv. 6,19—20)
Gesù
è sulla montagna a pregare mentre gli apostoli sono soli, in mezzo al lago,
sulla barca sballottata dal vento. Sembra così lontano il momento in cui erano
stati testimoni della potenza di Gesù che moltiplicava i pani. Non basta questo
ricordo a cancellare l’ansia e la paura che attanagliano il cuore nel momento
del pericolo. Ecco allora la parola rassicurante di Gesù: “Non temete, sono
io”. Il Signore non lascia soli coloro che gli vogliono essere fedeli, conosce
il cuore dell’uomo, così facile agli entusiasmi ma anche così incostante
nella fede. Offre sempre la sua parola, non dice magari molto, anzi a volte il
buio rimane, ma in quel buio c’è una presenza amica, che stimola a non
perdersi d’animo, a insistere nell’andare avanti.
DOMENICA
17 APRILE 1994
“Mostrò
loro le mani e i piedi”. (Lc. 24,40)
Il
gesto di mostrare le sue ferite sottolinea la continuità tra il Gesù del
Calvario e il Cristo pasquale. Il Risorto reca le piaghe del Crocifisso. La
risurrezione non abolisce la Passione. Il Crocifisso è Risorto: ecco l’autentico
e completo annuncio pasquale. Ma Gesù, mostrando i segni della passione vuole
anche farci capire come quell’amore che l’ha condotto a dare la vita per noi
sia una realtà che non viene mai meno. Non è stato un fatto unico,
eccezionale, irripetibile. Quell’amore è sempre presente nel mondo, nella
comunità cristiana, nella vita di ciascuno di noi. E in ogni momento
possiamo contare su quell’amore fedele, possiamo attingervi forza e speranza.
Nessun ostacolo, nessuna difficoltà, nessun imprevisto ha potere di
intimorirci, bloccarci nel nostro itinerario, dal momento che abbiamo la
possibilità di aggrapparci a quelle mani che recano i fori luminosi dei
chiodi.
LUNEDI’
18 APRILE 1994
“Che
cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. (Gv. 6,28)
Quando
il discepolo entrò nella stanzetta, il maestro stava mettendo l’olio nella
lampada per fare luce. Qual è la cosa più importante da fare? gli chiese il
giovane (ed era da tempo che si portava quella domanda nel cuore). Il maestro
gli sorrise e gli rispose: Mettere olio nella lampada è la cosa più
importante da fare! E non aggiunse altro. Il giovane tornò a casa e nei giorni
successivi non fece che pensare alla risposta che aveva ricevuto. Quando
anch’egli accendeva il lume o vi versava l’olio nuovo, scrollava le spalle;
non riusciva proprio a capire cosa ci fosse di così. importante. Forse pensava,
mi ha parlato in modo velato e simbolico. Voleva forse dire che bisogna nutrire
la nostra anima perché faccia luce? Così. la domanda ardeva sempre nel suo
cuore, finché alla fine decise di ritornare dal maestro. Questa volta egli
stava accuratamente pulendo il calamaio dall’inchiostro e non alzò neppure
gli occhi verso il discepolo. Pulire il calamaio è importante, è la cosa più
importante da fare! disse. E, di nuovo, non aggiunse nulla di più. A casa il
discepolo andò a pulire il suo calamaio per capire cosa intendesse il maestro e
si chiedeva: — Forse dovrei ripulire la mia mente dai pensieri, come rendo
pulito il mio calamaio? Questo allora sarebbe veramente importante!
MARTEDI’
19 APRILE 1994
“Signore,
dacci sempre questo pane”. (Gv. 6,34)
Ci
aiutano a riflettere sull’Eucarestia alcuni pensieri di Carlo Carretto:
Si
può benissimo trovare Dio sotto le stelle o camminando in mezzo a una folla in
città. Ho tre cose veramente importanti nella mia vita: il Cosmo, la Bibbia e
l’Eucarestia. Potrei pregare sotto le stelle che mi rappresentano il cosmo,
potrei pregare davanti alla Bibbia che è la parola di Dio, ma se posso
preferisco pregare davanti all’Eucarestia che è la presenza di Colui per
cui tutto fu creato e che fu indicato dalla Bibbia come Salvatore del mondo.
L’Eucarestia mi riassume il Cosmo; l’Eucarestia mi riassume la Bibbia. Tutti
e tre contengono il divino e tutti sono degni di starmi dinanzi quando prego, ma
la terza è la più grande. L’Eucarestia è la pienezza del dono, è la perla
nascosta nel mistero della Scrittura, il tesoro nel campo della parola di Dio,
il segreto del Re. L’Eucarestia è Dio fatto presenza accanto alla mia
pista, pane nella mia bisaccia, amicizia vicino al mio cuore d’uomo. Trovarsi
dinanzi a un pezzo di pane e credere che è la presenza di Gesù è un atto di
fede e il ragionamento viene meno. E la fede è nuda, oscura e sovente
dolorosa. Ma se trapasso lo spessore della mia sensibilità e mi butto con
confidenza nel vuoto di Dio, allora al la mia fede si unisce la speranza e mi
sorregge l’amore. L’Eucarestia è come la nube che accompagnava il popolo
di Dio attraverso il deserto, è come la colonna di fuoco che indicava la strada
nella notte profonda. Ma nulla è più chiaro di questa notte.
MERCOLEDI’
20 APRILE 1994
“Scoppiò
una furiosa persecuzione contro i cristiani ed essi furono dispersi nelle
regioni della Giudea e della Samaria”. (At. 8,1)
Nelle
mani di Dio anche una persecuzione può diventare un fatto positivo: i primi
cristiani facevano fatica a comprendere che la missione loro affidata da Gesù
era per tutti i popoli, ora il dover fuggire ad una persecuzione li porta in
posti del mondo dove forse non sarebbero andati di loro iniziativa. Anche noi
spesso ci chiediamo: perché quella prova? Dio perché ha permesso quella
disgrazia? Solo se cerco anche in quella prova di metterci la mia fede, la
preghiera, anche li c'é un segno di Dio. Come nella vita di Gesù la triste
vicenda del rinnegamento e della croce sono diventati il segno più grande di un
Dio fatto uomo e nella chiesa primitiva il sangue dei martiri è stato seme di
nuovi cristiani, anche il dolore e la prova che io non capisco ma cerco di
vivere con fede, nelle mani di Dio diventa seme prezioso che in qualche modo
porterà frutto. Sembra una crudeltà veder potare gli alberi, ma il tronco si
rafforza e a primavera sboccia la vita più piena.
GIOVEDI’
21 APRILE 1994
“Un
Etiope, un eunuco, funzionario di Candace, regina di Etiopia, sovra intendente a
tutti i suoi tesori, stava leggendo il profeta Isaia”. (At.8,27-28)
La
parola e la predicazione suscitano la fede ovunque. Il personaggio che incontriamo
nella lettura degli Atti ne è un esempio mirabile. Chi più di quest’uomo,
secondo la ristretta mentalità legalistica giudaica, poteva essere considerato
uno tagliato fuori dalla dignità di appartenere al popolo di Dio? Straniero e
per giunta Etiope, eunuco e come se non bastasse, amministratore di ricchezze
straniere. Ma quest’uomo è un uomo onesto, ricercatore della verità, legge
la Bibbia, anche se stenta a capirla. Dio provvede a mandargli Filippo che
diventa per lui la parola viva della Chiesa, che interpreta la Scrittura alla
luce di Cristo morto e risorto; tutto questo porterà questo straniero al
Battesimo. Attraverso la vicenda di quest’uomo sono raccontate le tappe del
cammino della salvezza: Dio ama tutti gli uomini che lo cercano, la parola di
Dio letta nella Chiesa porta alla fede, il Battesimo dà la gioia della vita
rinnovata.
VENERDI’
22 APRILE 1994
“Saulo,
cadendo a terra, udì una voce che diceva: Saulo, Saulo, perché mi
perseguiti?”.
Saulo
è uno che crede di vederci bene: il suo zelo per la fede giudaica gli fa vedere
i cristiani come pericolosi eretici da estirpare e se ne va deciso e sicuro
per la strada di Damasco per far fuori un po’ dei suoi nemici; ma al varco lo
attende la potenza abbagliante del Risorto la cui passione rivive nei discepoli
perseguitati, ed ecco l’incontro con il Dio che “atterra e che
risuscita”, che acceca la sapienza umana per aprire alla sapienza del Vangelo.
Anche se non per tutti c’è una strada di Damasco, una caduta da cavallo, una
voce che giunge ai tuoi orecchi, per tutti noi c’è un Dio che aspetta negli
avvenimenti. E non con il bastone in mano per fare i conti con noi, ma un Dio
crocifisso che offre misericordia e perdono.
SABATO
23 APRILE 1994
“Da
allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con
Lui”.
Gesù
è venuto per salvare eppure la sua parola non è facile e alcuni se ne vanno.
E Gesù non corre dietro a nessuno, non rende più facile il linguaggio, non
addolcisce la pillola. Carità, misericordia, attenzione al prossimo non devono
diventare tradimento della Verità, accondiscendenza, connivenza.
DOMENICA
24 APRILE 1994
“Io
sono il Buon Pastore”. (Gv. 10,11)
“Buon
Pastore” non significa pastore mite e tranquillo, ma significa “vero
pastore” in contrapposizione con i falsi pastori e con i mercenari, In altre
parole Gesù vuoi dire: “lo sono colui che veramente può guidarvi: non
fidatevi di nessun altro”. Con l’immagine del pastore, poi, Gesù sottolinea
una caratteristica della vita umana: la vita umana e cammino, è andare verso
una meta, è un viaggio verso Dio. Allora, non fermare tutta la speranza qui
sulla terra, ma guarda lontano, al di là, aspettando e preparando con la
guida del Buon Pastore, il grande evento dell’incontro con Dio.
LUNEDI’
25 APRILE 1994
“Dio
resiste ai superbi ma grazia agli umili”. (1Pt. 55)
Tutto
il Vangelo è un inno all’umiltà: pensate a Maria, a Giuseppe, ai poveri,
pensiamo soprattutto a Gesù che “da ricco che era si fece povero per far
ricchi noi”, pensiamo anche agli inviti di Gesù a diventare piccoli… Un
ragazzo passeggiava con il nonno lungo il ciglio di un viottolo, in aperta
campagna. Osservando un campo di messi biondeggianti, incantato da quel mare
d’oro, si stupì nel vedere che alcune spighe piegavano in giù il loro
stelo,
toccando quasi terra, mentre altre se ne stavano ben dritte e slanciate verso
il cielo. Chiese al nonno la spiegazione di quello strano mistero.
Il
nonno colse due spighe: una ripiegata, l’altra diritta; stritolò la prima e
disse: — Vedi, quella ripiegata è carica di frutti.
Poi tentò di sgranare
l’altra e disse: Vedi, questa è vuota... Accade spesso così anche fra gli
uomini, ragazzo mio: le teste leggere s’innalzano
scioccamente al di sopra
delle altre...
MARTEDI’
26 APRILE 1994
“Io
vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori perché
siate figli del vostro Padre celeste”. (Mt. 5,43)
L’autobus
di linea si arrestò alla fermata; salì una nonnina negra e, stanca, si sedette
in un posto libero. Presto, però, alcuni bianchi le si avvicinarono
minacciosi: i posti a sedere sugli autobus di quella città, infatti, erano
riservati ai bianchi e, se i negri volevano viaggiare, dovevano viaggiare in
piedi!
MERCOLEDI’
27 APRILE 1994
“In quei giorni la Parola di Dio cresceva e si diffondeva”. (At. 12,24)
Mi
piace molto questa osservazione di Luca perché spesso noi siamo portati a
quantificare la testimonianza, la fede; partendo da noi, invece la
Parola ha in se stessa la forza e la capacità di crescere e di arrivare ai
cuori, noi siamo solo mezzo di questa diffusione. Quante volte mi sono reso
conto di questo: anche questo piccolo mezzo della Parola al giorno, sapeste
quanta strada fa passando magari di mano in mano! A volte arriva qualche
lettera anche da altre città, altre volte vengono persone da lontano perché la
Parola li ha toccati, scossi, fatti muovere, e sempre più mi rendo conto che
non sono tanto queste poche righe di commento che toccano ma è l’affezione
alla Parola di Dio che giorno per giorno scava nel cuore e che, se trova il
terreno buono, porta frutto ora del trenta, ora del sessanta, ora del cento per
uno.
GIOVEDI’
28 APRILE 1994
“Chi
accoglie Colui che lo manderà accoglie me; e chi accoglie me, accoglie Colui
che mi ha mandato”. (Gv. 13,20)
Carlo
Carretto ci aiuta a pensare al mistero gioioso di questa frase di Gesù:
VENERDI’
29 APRILE 1994
“Le
vergini sagge, insieme alle lampade presero anche dell’olio in piccoli
vasi”. (Mt. 25,2)
Oggi
è la festa di S. Caterina da Siena che, con Francesco di Assisi è la patrona
d’Italia. Questa donna, entrata a 16 anni nell’ordine di S. Domenico, fu una
delle voci più importanti, in un periodo torbido, per richiamare la Chiesa ai
valori del Vangelo e della fede.
SABATO 30 APRILE 1994
“Gli
disse Filippo: Signore, mostraci il Padre e ci basta”. (Gv. 14,8)
Filippo entusiasmato dai discorsi di Gesù, chiedeva a Lui di far vedere il Padre e forse si aspettava una di quelle manifestazioni grandiose, tipo quelle dell’Antico Testamento. Ma Dio non si rivela più attraverso lampi e tuoni, fuoco e terremoto, Egli ha preso un volto d’uomo, in Gesù Cristo, e d’ora in avanti bisognerà saper scorgere il volto di Dio attraverso il suo volto. E noi, lontani negli anni dalla incarnazione di Gesù, dove possiamo vedere il Padre? Ancora nel volto di Cristo che si manifesta nel volto dei fratelli. Se sappiamo vedere Cristo in chi ha fame, sete, è ammalato, è in carcere, Lui a sua volta riconoscerà in noi dei fratelli, figli dello stesso Padre, e ci porterà definitivamente a Lui.