UNA
PAROLA AL GIORNO
RIFLESSIONI
QUOTIDIANE SULLA
PAROLA DI DIO
a
cura di don Franco LOCCI
MARZO
1994
MARTEDI’
1 MARZO 1994
“Il
più grande tra voi sia il vostro servo”. (Mt. 23,11)
Qualche
volta penso dovremmo ricordarci l’origine delle parole. Ad esempio la parola
“re” deriva dal verbo “reggere” e reggere vuoI dire non solo governare
ma portare il peso degli altri; la parola “politico” dovrebbe indicare
“colui che opera per il bene della città”, e così via.
MERCOLEDI’ 2 MARZO 1994
“La
donna gli disse: Di’ che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno
alla tua sinistra nel tuo Regno”. (Mt. 20,21)
La madre dei figli di Zebedeo fa questa richiesta a Gesù calcolando un benessere per i suoi figli, ma Gesù non lo si segue per la gloria, non si percorre la sua strada per avere un premio, non si ama Gesù solo per poter andare in paradiso: sarebbe un amore meschino, anzi non sarebbe amore. L’amore non ha logiche fredde e calcolatrici, l’amore si dona e si dà perché vuole il bene dell’altro. Se Dio non ci amasse incondizionatamente non si sarebbe certo trovato a morire per noi sulla croce. La preoccupazione prima del cristiano non è quella di “guadagnarsi il paradiso” ma quella di lasciarsi amare da Dio e di amarlo. Man mano che si ama si trova il “paradiso” perché Dio è amore e chi rimane nel suo amore è già nella gioia che poi durerà per sempre.
GIOVEDI’
3 MARZO 1994
“C’era
un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni
banchettava lautamente”. (Lc.16,19 ss.)
Anche
oggi ci sono persone che credono di aver pensato a tutto: il benessere e gli
interessi assicurano la loro vecchiaia. Ha enumerato tutte le disgrazie che
potrebbero colpire lui, la sua famiglia, i suoi beni, ha coperto tutti questi
rischi con non so quante assicurazioni: incendio e furto per i suoi beni,
assicurazione integrativa per la salute; se recherà un danno al suo prossimo,
l’assicurazione di responsabilità civile lo coprirà; l’assicurazione
sulla vita garantirà ai suoi dopo la sua morte una pensione confortevole.
Eccolo dunque tranquillo: può vivere senza preoccupazioni e morire senza
affanni... o piuttosto senza affanni riguardo a coloro che lascia. Ma, e la sua
anima? e l’eternità che sta per aprirglisi davanti? e il giudizio di Dio
che lo attende? E’ vero, aveva dimenticato tutto questo. Ha fatto un calcolo
errato. Bene o male ha regolato le cose che sono solo per un tempo e ha
trascurato quelle che sono eterne. Ha messo in ordine i rapporti con i suoi
simili, ma non si è preoccupato di Dio. Fa esattamente come se Dio non
esistesse, mentre sa bene che esiste. Se per caso ci riscopriamo in questo
tipo di uomo, c’è ancora tempo per riparare a questo tragico errore. Dio è
ancora pronto ad amarti. Suo Figlio ti offre il suo sangue misericordioso:
“Chiunque crede in Lui riceve il perdono dei peccati” (At. 10,43).
VENERDI’
4 MARZO 1994
“Vi
sarà tolto il regno e sarà dato ad un altro popolo che lo farà
fruttificare”. (Mt. 21,43)
Questa
affermazione di Gesù non vale solo per gli appartenenti al popolo ebraico, vale
anche per noi. La pazienza di Dio è grande, il suo desiderio di offrirci la
salvezza è continuo, ma proprio perché egli rispetta la nostra libertà,
davanti ai nostri rifiuti non può nulla e il Regno passa ad altri. Anche oggi
il Signore ti offre il suo Regno: Gesù ti ama, ti salva, offre il suo sangue
per te, la sua parola è lì per illuminarti, spronarti, confortarti, la
presenza di Dio è nelle persone che incontri, nei fatti che oggi vivrai; oggi
puoi incontrarti con Lui nella preghiera... Hai la porta del cuore aperta? Pensi
di essere già abbastanza buono, di avere già diritto al suo Regno o lo stai
cercando con pazienza, con costanza, con speranza? “Il Regno di Dio è già
qui in mezzo a voi”. Sta a noi vederlo ed entrarci.
SABATO
5 MARZO 1994
“Gesù
disse loro questa parabola: Un uomo aveva due figli...”. (Lc. 15,1 ss.)
Nella
parabola del “figliol prodigo” che leggiamo oggi non mi stupisce tanto la
figura di questo figlio che scappa di casa, si pente, decide di ritornare: è la
parabola della nostra vita, il desiderio di “libertà” che ci allontana
dalla gioia vera per farci correre attraverso strade effimere, la nostalgia
del bello e del buono che può spingerci al ritorno, la gioia ritrovata dopo il
perdono. Non stupisce neppure l’atteggiamento del figlio maggiore perché
tante volte, sentendoci già buoni, “a posto”, ci permettiamo di giudicare i
nostri fratelli e diventiamo gelosi e invidiosi del perdono altrui. Stupisce
invece l’atteggiamento del padre non tanto per il fatto del perdono (ogni
padre vero dovrebbe essere sempre pronto al perdono) quanto al modo del perdono.
E’ un padre che aspetta, che corre incontro, che non chiede rendiconti e non
rinfaccia, che fa festa, che esce incontro al figlio maggiore, che ragiona con
lui, che vuole bene ad entrambi anche se con entrambi, come padre, non è stato
molto fortunato. Gesù ci dice: Dio è così! Impariamo a vederlo così e
facciamo festa per la sua misericordia che si manifesta
nei nostri confronti e nei confronti di ogni uomo.
DOMENICA
6 MARZO 1994
“Fece
allora una sferza di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio”. (Gv.
2,13 SS.)
“Bravo
Gesù: quando ci vuole, ci vuole! Anzi se venissi ancora con la tua sferza a
fare un po’ di scompiglio tra le bancarelle degli ex voto dei nostri
santuari, tra i venditori di candele e di santini, se buttassi un po’ all'aria
quelle “madonne con il tappo” per l’acqua di Lourdes, se dessi qualche
colpetto a quei preti che impongono tariffe per dire la messa e se strappassi
un po’ di vestiti sontuosi e macchine targate "Città del Vaticano" di
certi cardinaloni.
Giusto,
ma troppo comodo mettersi al riparo dalla sferza di Gesù. Qui Gesù non fa il
politicante da strapazzo, non compie il gesto per accaparrarsi il plauso del
popolino che, tenendosi a distanza, batte le mani ogni rara volta che un potente
è bastonato. Gesù un po’ di pelle la toglie anche a noi. Gesù sconfessa un
certo tipo di religiosità che qualche volta, purtroppo, è anche nostro: non si
può andare al tempio a pregare se poi si continua a sfruttare, rubare,
calunniare il prossimo, non si può essere sinceri con Dio quando si ingannano i
propri simili, non si sistemano le cose storte con qualche salmo o rosario, le
cose storte si sistemano... raddrizzandole.
LUNEDI’
7
MARZO 1994
“Nessuno
fu risanato se non Naaman il Siro”. (Lc. 4,27)
Un’idea base del Vangelo è quella che Dio non è monopolio di nessuno: Dio è libertà assoluta che non può essere vincolata in schemi umani ed è misericordia e amore per tutti gli uomini. Gesù ricordando l’episodio di Naaman, un pagano guarito dalla lebbra, vuole aiutarci a capire che nessuno di noi davanti a Dio deve avere l’atteggiamento del possesso. Bisogna invece essere riconoscenti per il suo amore che si riversa su ogni uomo che si rende a Lui disponibile. Non c e nulla di più assurdo e contro la fede delle guerre sante”, da qualunque parte vengano (come si può dichiarare “santa” una guerra che uccide, emargina, schiavizza l’uomo?). Tra tutti gli integralismi, quello religioso è il peggiore perché è addirittura contrario al pensiero di Dio e non rispetta l’uomo. Ma, attenzione anche ai piccoli integralismi religiosi, quelli che ci fanno dire: “La salvezza si realizza solo nel mio movimento”, “la Bibbia la interpretiamo bene solo in quei gruppo”, “se vuoi essere a posto devi per forza fare così e così”. Affermare la propria appartenenza di fede a un popolo o ad un gruppo è necessario per la verità ma non deve mai diventare imposizione umana e tantomeno motivo di giudizio o di discriminazione.
MARTEDI’
8 MARZO 1994
“Non
dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà
di te?”.(Mt. 18,33)
“Non
riesco a perdonare!”. Quante volte troviamo difficile il perdono. Vorremmo
farlo, capiamo che la vendetta e il rancore sono già una punizione, un peso
per noi, ma il male ricevuto (o presunto) ritorna a galla e ci impedisce di
vedere il bene.
MERCOLEDI’
9 MARZO 1994
“Non
sono venuto ad abolire, ma a dare compimento”. (Mt. 5,17)
In
un certo periodo di storia non molto lontana da noi negli anni, i giovani, fatte
alcune scoperte liberatorie, pensavano che l’unico modo per poterle attuare
fosse quello di eliminare tutto quanto era precedente, e, pensate quante volte
anche oggi si commette a livello politico, personale, sociale, lo stesso
errore! Anche ai tempi di Gesù qualcuno vedeva nelle sue parole solo quelle di
un rivoluzionario su cui far leva per far piazza pulita del passato. Gesù dice
chiaramente di essere in stretta continuità con il piano di Dio che si è realizzato
lungo la storia del popolo ebraico: Dio non va contro se stesso, la legge di Dio
è una cosa buona per l’uomo, i cambiamenti non vanno cercati nel buttare
all’aria la società, la vera rivoluzione è quella che avviene in noi, nel
nostro modo di porci davanti alle strutture. E proprio in questo consiste la
perenne novità, la perenne giovinezza del cristiano il quale trova in Cristo la
capacità di rinnovarsi ogni giorno, di dare vitalità a norme e tradizioni e
di essere estremamente libero, nell’amore, da ogni formalismo legalistico.
GIOVEDI’
10 MARZO 1994
“Questo
è il popolo che non ascolta la voce del Signore suo Dio”. (Ger. 7,28)
Con
l’aumento della cultura, con la liturgia in italiano, tutti noi dovremmo
essere diventati “esperti conoscitori” della Parola di Dio. Ma si può
conoscere a memoria la Bibbia, si può citarla, addirittura predicarla,
tappandoci però orecchie e cuore, facendo sì che non abbia effetto su di noi.
Al tempo di Geremia gli Ebrei conoscevano la Parola di Dio ma “la fedeltà è
sparita”, al tempo di Gesù molti “restavano meravigliati dal suo
insegnamento” ma pochi lo hanno accolto, oggi moltissimi conoscono il
Vangelo ma quanti “cristiani” lo vivono? Non basta conoscere la Parola, non
basta discutere la Parola, bisogna incontrare Colui che ci dà la sua parola.
La Parola di Dio è efficace, certamente, ma non in modo automatico, cioè non
senza la nostra collaborazione. E un modo per incontrare Gesù e la sua parola
è quello di essere persone, che facendo tacere i tanti rumori, nel silenzio e
nell’interiorità lasciano che la Parola di Dio, poco per volta penetri la
vita e con la sua potenza la trasformi.
VENERDI’
11 MARZO 1994
“Non
sei lontano dal Regno di Dio”.(Mc. 12,34)
Mi
è sempre piaciuta questa frase che Gesù rivolge al dottore della legge, anche
perché spero che il Signore possa dirla anche per me. Ma come si fa a non
essere lontani dal Regno di Dio? Occorre amare Dio e amare il prossimo. Facile
a dirsi, più difficile da vivere e non tanto perché l’uomo non senta la
necessità dell’amore, ma perché troppo spesso non sappiamo indirizzare bene
questa forza fondamentale della vita. Gesù ci dà l’equilibrio dell’amore.
Prima di tutto, piedi per terra! Devi amare te stesso, cioè ricercare quello
che è il tuo vero bene (e attento, questo spesso non coincide con il soddisfare
solo quelle che sono le tue esigenze immediate), poi devi fondarlo su un amore
più grande, quello di Dio; tutto questo ti dà la capacità di amare
concretamente i fratelli. E poi non scoraggiarsi mai: se siamo immensamente
amati da Dio anche noi riusciremo ad amare!
SABATO
12 MARZO 1994
“Due
uomini salirono al Tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro
pubblicano”. (Lc. 18,10)
Una
parabola, quella del fariseo e del pubblicano, che a leggerla bene, ci
sconvolge. Il fariseo non è cattivo, anzi è un “pio” talmente osservante
che fa persino più di quello che la legge gli impone, il pubblicano, invece, è
tutt’altro che un “modello di vita”, è un ladro e usuraio, sanguisuga dei
poveri, probabilmente avaro e truffatore. Ma ciò che li differenzia è il
loro atteggiamento nella preghiera: il fariseo rappresenta il modello di una
pietà mercenaria: secondo lui è Dio che deve ripagare i meriti del suo servo
fedele e la sua fedeltà gli permette perfino di giudicare gli altri; il
pubblicano, invece, sa benissimo di essere peccatore e sa che solo Dio può
perdonarlo e aiutarlo a cambiare.
DOMENICA
13 MARZO 1994
“Dio
ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio, perché chiunque crede in Lui
non muoia, ma abbia la vita eterna”. (Gv. 3,16)
Con
questa frase siamo proprio al centro della nostra fede. Noi non crediamo
soltanto in un’entità superiore, in un Dio che per dimostrare la sua potenza
crea tutte le cose, in un Dio attento giudice pronto a condannare ogni più
piccolo errore, ma crediamo ad un Padre che ci ama immensamente,ad un Padre che
ci offre suo Figlio, addirittura la sua passione, perché noi comprendendo il
suo amore possiamo ritornare a Lui. Credere in Gesù significa incontrare la
bontà del Padre, significa vincere la paura, il calcolo, significa
abbandonarsi nelle mani dell’Amore. Gesù non è un grand’uomo ma il Figlio
di Dio fatto uomo; non è una forma di spiritualità o di morale, è il
Salvatore, non è un metodo di vita, è la vita stessa.
LUNEDI’14
MARZO 1994
“Ecco,
io creo nuovi cieli e nuova terra”. (Is. 65,17)
Questa
profezia di Isaia si è poi realizzata in Gesù, ma noi crediamo a questa
possibilità di Dio? Cambierà davvero questa umanità? Che cosa resterà di
tutta la città terrena? Ecco, resterà l’amore!
MARTEDI’
15 MARZO 1994
“Signore,
non ho nessuno...”. (Gv. 5,7)
Quanto
è triste e desolante fare nella vita l’esperienza di essere soli! Il bisogno
di un appoggio, di una parola di conforto, la necessità di un aiuto in certi
momenti della vita sono più preziosi del pane.
MERCOLEDI’
16 MARZO 1994
“Chi
ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e
non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”. (Gv. 5,24)
Quando
pensiamo al giudizio finale ci chiediamo come sarà: Dio farà l’elenco di
tutti i nostri peccati? Sarà un giudizio terribile o misericordioso? Gesù,
nel Vangelo di oggi ci invita a vivere già oggi la realtà futura: il giudizio
finale, per me, sta avvenendo oggi; se ho incontrato Cristo, se mi lascio
salvare da Lui, se cerco di seguire le sue orme nel mio agire sono già entrato
nella vita che non potrà essermi tolta, perché viene da Dio stesso. Ogni
nostro atto, vissuto nel tempo ha già sapore di eternità, Il passaggio dalla
morte alla vita non avverrà solo per potenza di Dio al termine del nostro
cammino terreno, ma avviene ora, ogni volta che facendo morire le opere della
morte (egoismi, cattiverie, male...) faccio agire in me le opere della vita (grazia,
misericordia, carità...).
GIOVEDI’
17 MARZO 1994
“Chi
ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e
non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”. (Gv. 5,24)
Quando
pensiamo al giudizio finale ci chiediamo come sarà: Dio farà l’elenco di
tutti i nostri peccati? Sarà un giudizio terribile o misericordioso? Gesù,
nel Vangelo di oggi ci invita a vivere già oggi la realtà futura: il giudizio
finale, per me, sta avvenendo oggi; se ho incontrato Cristo, se mi lascio salvare
da Lui, se cerco di seguire le sue orme nel mio agire sono già entrato nella
vita che non potrà essermi tolta, perché viene da Dio stesso. Ogni nostro
atto, vissuto nel tempo ha già sapore di eternità, Il passaggio dalla morte
alla vita non avverrà solo per potenza di Dio al termine del nostro cammino
terreno, ma avviene ora, ogni volta che facendo morire le opere della morte
(egoismi, cattiverie, male...) faccio agire in me le opere della vita (grazia,
misericordia, carità...).
VENERDI’
18 MARZO 1994
“Voi
scrutate le scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene sono
proprio esse che mi rendono testimonianza”. (Gv. 5,39)
Nelle
mie fantasie mi sono immaginato diverse volte in una biblioteca ricca di volumi
antichi e moderni, con tanto tempo a disposizione per poter in pace leggere,
studiare la Bibbia riuscendo finalmente a capire qualcosa in più di Dio e dei
suoi misteri, ma poi mi accorgo che sono fantasie ed anche fughe. Certamente è
cosa buona (ed ogni cristiano dovrebbe farlo) il leggere la Bibbia, ma ci vuole
una chiave di lettura per entrare nel Libro che racconta la storia di Dio e
degli uomini se no si rischia di fare “Accademia” e di non capire il
messaggio che Dio vuole mandarci. Gesù ci dice che è Lui la chiave di lettura
della Bibbia, è Lui la Parola per cui le altre parole sono dette e scritte.
Gli scribi, i farisei, i sacerdoti al tempo di Gesù conoscevano bene la
Bibbia, pensate al fatto che sanno, tramite le scritture, indicare ai Magi dove
è nato il Messia, ma non sanno accogliere Gesù: sono pieni di sapienza ma per
Gesù che viene non c’è posto. Se invece faccio il cammino al contrario, cioè
incontro e accetto Gesù, poi con Lui saprò anche leggere nella maniera giusta
la Parola di Dio.
SABATO
19 MARZO 1994
“I
Giudei cercavano di ucciderlo” (Gv. 7,1)
Come
si spiega tanta avversione nei confronti di Gesù che passò “beneficando e
sanando i malati”? i detentori del potere religioso vedono in Lui un grande
eretico: “Lui, uomo, si proclama Dio”; hanno paura di qualcuno che soppianti
il loro potere, hanno paura di una rivolta di popolo contro le loro prepotenze e
la paura si organizza per estirpare il giusto. Ieri, come oggi, il bene vero dà
fastidio. Ad esempio, quante notizie di bene troviamo su un giornale? Non
rendono a coloro che sguazzano sul malcontento! E non è forse vero che ogni
volta che noi cerchiamo di operare il bene c’è sempre qualcuno o qualcosa che
cerca di impedircelo, di farci tacere?
DOMENICA
20 MARZO 1994
“Giuseppe
fece come gli aveva ordinato l’Angelo”(Mt. 1,24)
Vorremmo
che il Vangelo ci avesse parlato un po’ più a lungo di Giuseppe, lo sposo
di Maria, l’uomo che Dio ha posto accanto a Gesù perché gli facesse da
padre qui sulla terra. E invece non ci sono neppure parole sue riportate.
Giuseppe, dopo i racconti dell’infanzia sparirà, non sappiamo neppure se
morirà prima o dopo la Passione e risurrezione di Gesù. Ma il messaggio di
Giuseppe sta proprio in questo: nel suo agire secondo la volontà di Dio, nel
suo operare silenzioso, nel suo esserci per tutto quello che è la sua
vocazione, ma anche nel suo saper far spazio ai misteri che sono più grandi di
lui. Mi piace identificare in Giuseppe, nel suo silenzio, nella sua disponibilità,
la schiera dei tanti uomini e donne che sono passati e passano nel mondo
silenziosamente, facendo il proprio dovere senza rumore. il mondo li giudica
inutili, insignificanti; non hanno fatto carriera, non resterà il loro nome
sui libri di storia, ma essi sono il vero motore del mondo e Dio guarda all’
“umiltà dei suoi servi e compie opere grandi” in loro e grazie a loro.
LUNEDI’21
MARZO 1994
“Si
avvicinarono a Filippo e gli dissero: Signore, vogliamo vedere Gesù”. (Gv.
12,21)
Prova
ad immaginare: Un giorno, mentre cammini nelle strade della vita, qualcuno si
avvicina e ti dice: “Fammi vedere Gesù”. Forse saresti imbarazzato, forse
cercheresti di mettere insieme quel po’ di Vangelo che conosci per iniziare
una predica, forse ti verrebbe più comodo rispondere: “Va’ in chiesa,
cercati un prete”. Eppure compito fondamentale di ogni cristiano è far
vedere Gesù. Il mondo di oggi, anche se può sembrare strano, ha questa
esigenza e questa giusta pretesa nei confronti dei cristiani: vogliono vedere
Gesù non nelle chiacchiere di teologia nelle prediche dei preti, ma nella
vita e nella testimonianza concreta dei cristiani.
MARTEDI’
22 MARZO 1994
“Chi
di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. (Gv.
8,7)
Possiamo
noi giudicare un nostro fratello? conoscere profondamente la sua storia, le
sue più intime motivazioni? Solo Dio può giudicare. E qual è il giudizio di
Gesù su questa donna che i giannizzeri della verità volevano uccidere per
“togliere di mezzo il marcio”? E’ un giudizio di misericordia che le dona
la vita, e la ristabilisce nella sua dignità, e le dà la capacità di trovare
in se la forza di non peccare più.
MERCOLEDI’
23 MARZO 1994
“Se
voi non credete che io Sono, morirete nei vostri peccati”. (Gv. 8,24)
Gesù
ci invita quotidianamente a riporre la nostra fede in Lui.
Si è potuto verificare che era stato colpito dal fulmine più di quattordici volte. Attraverso i secoli aveva subito gli assalti di una moltitudine di tempeste. Aveva sempre resistito vittoriosamente ai violenti venti della regione.Niente di tutto questo era riuscito ad abbatterlo. Come dunque e da chi era stato alla fine rovesciato? Semplicemente da una specie di insetti, minuscoli coleotteri che, anno dopo anno, avevano roso le sue radici e la base del tronco. E, un giorno, il gigante era caduto, vinto da piccoli nemici quasi invisibili. Non capita forse che anche dei credenti crollino tutto ad un tratto, moralmente e spiritualmente? Le cause reali della loro caduta non sono state grandi prove o difficoltà straordinarie, ma l’azione lenta e ripetuta di piccole cose apparentemente insignificanti:un brutto carattere, dei rancori o un rifiuto di perdono, mancanza occasionale di sincerità, di onestà, di purezza. La vita cristiana è fatta di dettagli, nei quali dobbiamo essere fedeli al Signore.
GIOVEDI’
24 MARZO 1994
“Se
dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero”. (Gv. 8,38)
Il
desiderio di libertà è profondo nel cuore dell’uomo. Lo sentono i popoli
oppressi da varie dittature, lo sentono coloro che non hanno varie libertà: di
opinioni, di coscienza, di culto. Spesso poi si confonde questo desiderio di
libertà con il desiderio assoluto di fare ciò che uno vuole...
VENERDI’
25 MARZO 1994
“In
verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte”. (Gv.
8,51)
Sotto un certo aspetto capisco la difficoltà dei Giudei nei capire ed accettare Gesù. La frase che meditiamo oggi può lasciare anche noi perplessi. Vediamo che sia coloro che osservano la parola di Gesù che quelli che non la osservano soggiacciono alla morte. Che cosa vuole dirci, allora, Gesù? C’è una morte che è peggiore di quella fisica ed è morire al nostro vero fine, è non realizzarsi secondo il progetto di Dio, è fondare tutta la nostra vita su cose che sono destinate a finire. Gesù, con la sua parola, ci invita invece a fondare il nostro vivere quotidiano su qualcosa che dura sempre, o meglio, su qualcuno che “è” sempre e che ci fa essere sempre. Osservare la parola di Gesù non è osservare delle leggi, è vivere in Lui, per Lui, con Lui, è essere già fin d’ora nell’eternità. Certo, la morte ci colpirà ancora ma se sono con Lui anche questa è già vinta e con Paolo anche noi potremo dire: “Dov ‘è, o morte, il tuo pungiglione?” e “se Cristo è risorto, perché alcuni di voi dicono che non si dà risurrezione dei
morti?”.
SABATO
26 MARZO 1994
“Ti
saluto o piena di grazia, il Signore è con te”. (Lc. 1,28)
Oggi
festa dell’Annunciazione vi propongo questa riflessione preghiera di Carlo
Carretto:
Rallegrati
o Maria, madre del Signore, perché hai ricevuto la buona novella. Rallegrati o
benedetta fra tutte le donne, perché tutte le generazioni ti cantano beata.
Beati
coloro che ascoltano la parola di Dio e la vivono.
Rallegrati
o Maria, umile serva del Signore, perché hai creduto alle sue promesse.
Rallegrati,
tu che sei colma dell’amore di Dio, perché di te si rallegra ogni creatura.
Beati
coloro che ascoltano la parola di Dio e la vivono.
Rallegrati
o Maria, madre del Messia, perché Cristo è risorto dai morti.
Rallegrati,
figura della Chiesa, perché Gesù ha fatto di te la Madre dei credenti.
Beati
coloro che ascoltano la parola di Dio e la vivono.
Con
la Vergine Maria, madre del Signore, la nostra anima magnifica il Signore e
trasale di gioia in Gesù nostro Salvatore.
Beati
coloro che ascoltano la parola di Dio e la vivono.
Con
Maria, la figlia umile di Dio, il nostro cuore canta e grida: Dio è con noi!
Benedetto nei secoli il Signore! Con Maria, la serva del Signore, abbandoniamo
la nostra vita in Dio e diciamo: sia fatta la sua parola in noi. Benedetto nei
secoli il Signore! Con Maria, donna vestita di sole, diamo al mondo un segno
della venuta prossima del Signore.
Benedetto
nei secoli il Signore! Con Maria, la madre dell’Emmanuele, lasciamo che il
Verbo si faccia carne in noi e ponga fra noi la sua tenda. Benedetto nei secoli
il Signore!
DOMENICA
27 MARZO 1994
“Caifa
disse: Non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e
non perisca la nazione intera?”. (Gv. 11,50)
Gesù
aveva fatto risorgere Lazzaro, ma il gesto di richiamare in vita un morto era
destinato a portare lui stesso alla
LUNEDI’28
MARZO 1994
“Maria,
allora, presa una libbra di unguento profumato, cosparse i piedi di Gesù”.(Gv.
12,3)
Questa
settimana santa inizia con un quadro familiare. Non c’è più il clamore
della gente osannante a Gesù che entra in Gerusalemme, non ci sono ancora le
urla che spingono Pilato a condannare Gesù alla morte, c’è invece il calore
dell’amicizia, la gioia di Marta e Maria nell’avere con loro Gesù,
l’amico che ha fatto risorgere il loro fratello Lazzaro, c’è il profumo di
questo unguento, dell’amore, della riconoscenza, della fede che riempie
questa casa.
Mentre
si addensano le nubi su coloro che cercano la morte di Gesù, c'é almeno
qualcuno che lo ha accolto, che in silenzio lo ama, che senza saperlo comincia
ad annunciare la morte e la risurrezione dei Salvatore.
MARTEDI’
29 MARZO 1994
“In
verità vi dico: Uno di voi mi tradirà”. (Gv. 13,21)
Quanto
è triste scoprire di amare e di non essere compresi, di dare tutto e di essere
traditi. Gesù ama Giuda, io ha scelto, gli ha dato fiducia e adesso scopre il
suo tradimento ed è ancora più rattristato dal fatto di vedere il buio che
c’è nei cuore di lui.
Chiedo solo al Signore di non far mancare almeno un po’ di luce
nel momento della tentazione e un po’ di luce nel momento del peccato perché
la disperazione non abbia il sopravvento ma il pensiero della misericordia
crocifissa faccia nascere la nostalgia del ritorno a casa.
MERCOLEDI’
30 MARZO 1994
“Quanto
mi volete dare perché ve lo consegni? E quelli fissarono a Giuda trenta monete
d’argento”. (Mt. 26,15)
Poche
monete per una vita. Il costo di una granata e sei bambini muoiono giocando in
una piazza di Sarajevo. Poche migliaia di lire e un uomo potrebbe vincere la
lebbra, invece essa lo porterà all’emarginazione e alla morte. Per quanto
poco si può vendere un uomo, una vita, una speranza. Trenta denari, al tempo di
Gesù corrispondevano al prezzo di uno schiavo e Gesù per amore si lascia
vendere schiavo. Trenta denari era la paga di un pastore e il Buon Pastore di
tutti dà, per trenta denari, la vita per le sue pecorelle.
Signore,
per pochi denari rischio la mia anima, per pochi denari comprometto la vita di
un fratello: fammi capire che il denaro, che pur serve nella vita, non è il
metro della vita; aiutami a non vendermi per denaro, a non venderti per denaro,
a non vendere nessuno per un pugno di denaro che non avrò neppure la magra
soddisfazione di portarmi nella tomba.
GIOVEDI’
31 MARZO 1994
“Vi
ho infatti dato l’esempio, perché come ho fatto io facciate anche voi”.
(Gv. 13,15)
E’
il giorno dei doni: Gesù ci invita al banchetto nel quale egli si dà a noi
come cibo e bevanda. Si fa mangiare, consumare da noi anticipando il Venerdì
Santo dove offre se stesso sulla croce. li dono è per aiutarci a diventare
come Lui.