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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

MARZO 1994

 

 

MARTEDI’ 1 MARZO 1994

“Il più grande tra voi sia il vostro servo”. (Mt. 23,11)

Qualche volta penso dovremmo ricordarci l’origine delle parole. Ad esempio la parola “re” deriva dal verbo “reggere” e reggere vuoI dire non solo governare ma portare il peso degli altri; la parola “politico” dovrebbe indicare “colui che opera per il bene della città”, e così via. Ma spesso termini di servizio sono diventati termini di potere e di onore e si accompagnano con aggettivi (vedi ad esempio i cattolicissimi: eminenza, eccellenza, fino all’assurdo: santità) che sottolineano unicamente la gloria e l’onore mondano. Gesù nel Vangelo di oggi ci riporta alla verità: se hai un compito, assolvilo secondo i doni ricevuti per il bene di tutti. Nel Regno di Dio le gerarchie umane e cattoliche hanno un ruolo unico: quello del servizio. Guardiamo a Gesù. Lui, il Figlio di Dio, è venuto nel mondo unicamente per fare la volontà di Dio e per servire l’uomo: la sua grandezza è proprio il servizio.

 

 

MERCOLEDI’ 2 MARZO 1994

“La donna gli disse: Di’ che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo Regno”.  (Mt. 20,21)

La madre dei figli di Zebedeo fa questa richiesta a Gesù calcolando un benessere per i suoi figli, ma Gesù non lo si segue per la gloria, non si percorre la sua strada per avere un premio, non si ama Gesù solo per poter andare in paradiso: sarebbe un amore meschino, anzi non sarebbe amore. L’amore non ha logiche fredde e calcolatrici, l’amore si dona e si dà perché vuole il bene dell’altro. Se Dio non ci amasse incondizionatamente non si sarebbe certo trovato a morire per noi sulla croce. La preoccupazione prima del cristiano non è quella di “guadagnarsi il paradiso” ma quella di lasciarsi amare da Dio e di amarlo. Man mano che si ama si trova il “paradiso” perché Dio è amore e chi rimane nel suo amore è già nella gioia che poi durerà per sempre.

 

 

GIOVEDI’ 3 MARZO 1994

“C’era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i  giorni banchettava lautamente”.  (Lc.16,19 ss.)

Anche oggi ci sono persone che credono di aver pensato a tutto: il benessere e gli interessi assicurano la loro vecchiaia. Ha enumerato tutte le disgrazie che potrebbero colpire lui, la sua famiglia, i suoi beni, ha coperto tutti questi rischi con non so quante assicurazioni: incendio e furto per i suoi beni, assicurazione integrativa per la salute; se recherà un danno al suo prossimo, l’assicurazione di responsabilità civile lo coprirà; l’assicurazione sulla vita garantirà ai suoi dopo la sua morte una pensione confortevole. Eccolo dunque tranquillo: può vivere senza preoccupazioni e morire senza affanni... o piuttosto senza affanni riguardo a coloro che lascia. Ma, e la sua anima? e l’eternità che sta per aprirglisi davanti? e il giudizio di Dio che lo attende? E’ vero, aveva dimenticato tutto questo. Ha fatto un calcolo errato. Bene o male ha regolato le cose che sono solo per un tempo e ha trascurato quelle che sono eterne. Ha messo in ordine i rapporti con i suoi simili, ma non si è preoccupato di Dio. Fa esattamente come se Dio non esistesse, mentre sa bene che esiste. Se per caso ci riscopriamo in questo tipo di uomo, c’è ancora tempo per riparare a questo tragico errore. Dio è ancora pronto ad amarti. Suo Figlio ti offre il suo sangue misericordioso: “Chiunque crede in Lui riceve il perdono dei peccati” (At. 10,43).

 

 

VENERDI’ 4 MARZO 1994

“Vi sarà tolto il regno e sarà dato ad un altro popolo che lo farà fruttificare”. (Mt. 21,43)

Questa affermazione di Gesù non vale solo per gli appartenenti al popolo ebraico, vale anche per noi. La pazienza di Dio è grande, il suo desiderio di offrirci la salvezza è continuo, ma proprio perché egli rispetta la nostra libertà, davanti ai nostri rifiuti non può nulla e il Regno passa ad altri. Anche oggi il Signore ti offre il suo Regno: Gesù ti ama, ti salva, offre il suo sangue per te, la sua parola è lì per illuminarti, spronarti, confortarti, la presenza di Dio è nelle persone che incontri, nei fatti che oggi vivrai; oggi puoi incontrarti con Lui nella preghiera... Hai la porta del cuore aperta? Pensi di essere già abbastanza buono, di avere già diritto al suo Regno o lo stai cercando con pazienza, con costanza, con speranza? “Il Regno di Dio è già qui in mezzo a voi”. Sta a noi vederlo ed entrarci.

 

 

SABATO 5 MARZO 1994

“Gesù disse loro questa parabola: Un uomo aveva due figli...”. (Lc. 15,1 ss.)

Nella parabola del “figliol prodigo” che leggiamo oggi non mi stupisce tanto la figura di questo figlio che scappa di casa, si pente, decide di ritornare: è la parabola della nostra vita, il desiderio di “libertà” che ci allontana dalla gioia vera per farci correre attraverso strade effimere, la nostalgia del bello e del buono che può spingerci al ritorno, la gioia ritrovata dopo il perdono. Non stupisce neppure l’atteggiamento del figlio maggiore perché tante volte, sentendoci già buoni, “a posto”, ci permettiamo di giudicare i nostri fratelli e diventiamo gelosi e invidiosi del perdono altrui. Stupisce invece l’atteggiamento del padre non tanto per il fatto del perdono (ogni padre vero dovrebbe essere sempre pronto al perdono) quanto al modo del perdono. E’ un padre che aspetta, che corre incontro, che non chiede rendiconti e non rinfaccia, che fa festa, che esce incontro al figlio maggiore, che ragiona con lui, che vuole bene ad entrambi anche se con entrambi, come padre, non è stato molto fortunato. Gesù ci dice: Dio è così! Impariamo a vederlo così e facciamo festa per la sua misericordia che si manifesta nei nostri confronti e nei confronti di ogni uomo.

 

 

DOMENICA 6 MARZO 1994

“Fece allora una sferza di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio”. (Gv. 2,13 SS.)

“Bravo Gesù: quando ci vuole, ci vuole! Anzi se venissi ancora con la tua sferza a fare un po’ di scompiglio tra le bancarelle degli ex voto dei nostri santuari, tra i venditori di candele e di santini, se buttassi un po’ all'aria quelle “madonne con il tappo” per l’acqua di Lourdes, se dessi qualche colpetto a quei preti che impongono tariffe per dire la messa e se strappassi un po’ di vestiti sontuosi e macchine targate "Città del Vaticano" di certi cardinaloni.

Giusto, ma troppo comodo mettersi al riparo dalla sferza di Gesù. Qui Gesù non fa il politicante da strapazzo, non compie il gesto per accaparrarsi il plauso del popolino che, tenendosi a distanza, batte le mani ogni rara volta che un potente è bastonato. Gesù un po’ di pelle la toglie anche a noi. Gesù sconfessa un certo tipo di religiosità che qualche volta, purtroppo, è anche nostro: non si può andare al tempio a pregare se poi si continua a sfruttare, rubare, calunniare il prossimo, non si può essere sinceri con Dio quando si ingannano i propri simili, non si sistemano le cose storte con qualche salmo o rosario, le cose storte si sistemano... raddrizzandole.

 

 

LUNEDI’ 7 MARZO 1994

“Nessuno fu risanato se non  Naaman il Siro”. (Lc. 4,27)

Un’idea base del Vangelo è quella che Dio non è monopolio di nessuno: Dio è libertà assoluta che non può essere vincolata in schemi umani ed è misericordia e amore per tutti gli uomini. Gesù ricordando l’episodio di Naaman, un pagano guarito dalla lebbra, vuole aiutarci a capire che nessuno di noi davanti a Dio deve avere l’atteggiamento del possesso. Bisogna invece essere riconoscenti per il suo amore che si riversa su ogni uomo che si rende a Lui disponibile. Non c e nulla di più assurdo e contro la fede delle guerre sante”, da qualunque parte vengano (come si può dichiarare “santa” una guerra che uccide, emargina, schiavizza l’uomo?). Tra tutti gli integralismi, quello religioso è il peggiore perché è addirittura contrario al pensiero di Dio e non rispetta l’uomo. Ma, attenzione anche ai piccoli integralismi religiosi, quelli che ci fanno dire: “La salvezza si realizza solo nel mio movimento”, “la Bibbia la interpretiamo bene solo in quei gruppo”, “se vuoi essere a posto devi per forza fare così e così”. Affermare la propria appartenenza di fede a un popolo o ad un gruppo è necessario per la verità ma non deve mai diventare imposizione umana e tantomeno motivo di giudizio o di discriminazione.

 

 

MARTEDI’ 8 MARZO 1994

“Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”.(Mt. 18,33)

“Non riesco a perdonare!”. Quante volte troviamo difficile il perdono. Vorremmo farlo, capiamo che la vendetta e il rancore sono già una punizione, un peso per noi, ma il male ricevuto (o presunto) ritorna a galla e ci impedisce di vedere il bene. Gesù ci indica la strada per incamminarci verso il perdono: è solo se ti rendi conto che tu sei un “graziato”, un perdonato che puoi capire quanto sia giusto e bello perdonare. Nella parabola di oggi c’è un debito enorme, non solvibile, che gratuitamente viene perdonato. Davanti a Dio noi abbiamo diritto al perdono? E’ solo un amore forte e gratuito come quello di Dio che può giungere fino a noi. E davanti a questo, chi sono io per ergermi a giudice del mio fratello? Il dovere del cristiano del perdono non è una legge fredda e impersonale ma una necessaria conseguenza del perdono ricevuto.

 

 

MERCOLEDI’ 9 MARZO 1994

“Non sono venuto ad abolire, ma a dare compimento”. (Mt. 5,17)

In un certo periodo di storia non molto lontana da noi negli anni, i giovani, fatte alcune scoperte liberatorie, pensavano che l’unico modo per poterle attuare fosse quello di eliminare tutto quanto era precedente, e, pensate quante volte anche oggi si commette a livello politico, personale, sociale, lo stesso errore! Anche ai tempi di Gesù qualcuno vedeva nelle sue parole solo quelle di un rivoluzionario su cui far leva per far piazza pulita del passato. Gesù dice chiaramente di essere in stretta continuità con il piano di Dio che si è realizzato lungo la storia del popolo ebraico: Dio non va contro se stesso, la legge di Dio è una cosa buona per l’uomo, i cambiamenti non vanno cercati nel buttare all’aria la società, la vera rivoluzione è quella che avviene in noi, nel nostro modo di porci davanti alle strutture. E proprio in questo consiste la perenne novità, la perenne giovinezza del cristiano il quale trova in Cristo la capacità di rinnovarsi ogni giorno, di dare vitalità a norme e tradizioni e di essere estremamente libero, nell’amore, da ogni formalismo legalistico.

 

 

GIOVEDI’ 10 MARZO 1994

“Questo è il popolo che non ascolta la voce del Signore suo Dio”. (Ger. 7,28)

Con l’aumento della cultura, con la liturgia in italiano, tutti noi dovremmo essere diventati “esperti conoscitori” della Parola di Dio. Ma si può conoscere a memoria la Bibbia, si può citarla, addirittura predicarla, tappandoci però orecchie e cuore, facendo sì che non abbia effetto su di noi. Al tempo di Geremia gli Ebrei conoscevano la Parola di Dio ma “la fedeltà è sparita”, al tempo di Gesù molti “restavano meravigliati dal suo insegnamento” ma pochi lo hanno accolto, oggi moltissimi conoscono il Vangelo ma quanti “cristiani” lo vivono? Non basta conoscere la Parola, non basta discutere la Parola, bisogna incontrare Colui che ci dà la sua parola. La Parola di Dio è efficace, certamente, ma non in modo automatico, cioè non senza la nostra collaborazione. E un modo per incontrare Gesù e la sua parola è quello di essere persone, che facendo tacere i tanti rumori, nel silenzio e nell’interiorità lasciano che la Parola di Dio, poco per volta penetri la vita e con la sua potenza la trasformi.

 

VENERDI’ 11 MARZO 1994

“Non sei lontano dal Regno di  Dio”.(Mc. 12,34)

Mi è sempre piaciuta questa frase che Gesù rivolge al dottore della legge, anche perché spero che il Signore possa dirla anche per me. Ma come si fa a non essere lontani dal Regno di Dio? Occorre amare Dio e amare il prossimo. Facile a dirsi, più difficile da vivere e non tanto perché l’uomo non senta la necessità dell’amore, ma perché troppo spesso non sappiamo indirizzare bene questa forza fondamentale della vita. Gesù ci dà l’equilibrio dell’amore. Prima di tutto, piedi per terra! Devi amare te stesso, cioè ricercare quello che è il tuo vero bene (e attento, questo spesso non coincide con il soddisfare solo quelle che sono le tue esigenze immediate), poi devi fondarlo su un amore più grande, quello di Dio; tutto questo ti dà la capacità di amare concretamente i fratelli. E poi non scoraggiarsi mai: se siamo immensamente amati da Dio anche noi riusciremo ad amare!

 

 

SABATO 12 MARZO 1994

“Due uomini salirono al Tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano”. (Lc. 18,10)

Una parabola, quella del fariseo e del pubblicano, che a leggerla bene, ci sconvolge. Il fariseo non è cattivo, anzi è un “pio” talmente osservante che fa persino più di quello che la legge gli impone, il pubblicano, invece, è tutt’altro che un “modello di vita”, è un ladro e usuraio, sanguisuga dei poveri, probabilmente avaro e truffatore. Ma ciò che li differenzia è il loro atteggiamento nella preghiera: il fariseo rappresenta il modello di una pietà mercenaria: secondo lui è Dio che deve ripagare i meriti del suo servo fedele e la sua fedeltà gli permette perfino di giudicare gli altri; il pubblicano, invece, sa benissimo di essere peccatore e sa che solo Dio può perdonarlo e aiutarlo a cambiare. Traducendo in termini nostri: siamo farisei ogni volta che davanti a Dio ci appelliamo alla nostra buona condotta per reclamare una ricompensa, per crederci migliori degli altri e disprezzare i nuovi “pubblicani” della nostra società: emarginati e mendicanti, alcolisti e drogati, divorziati e abortisti, truffatori e tangentisti, ragazze madri, prostitute, emigranti... Poveri noi se pregassimo: “Ti ringrazio, o Signore, che non sono come questa gente”. Ci escluderemmo dalla misericordia di Dio che invece otteniamo solo confessandoci peccatori e dicendo con verità e sincerità: “Signore, non sono de­gno. .

 

 

DOMENICA 13 MARZO 1994

“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna”. (Gv. 3,16)

Con questa frase siamo proprio al centro della nostra fede. Noi non crediamo soltanto in un’entità superiore, in un Dio che per dimostrare la sua potenza crea tutte le cose, in un Dio attento giudice pronto a condannare ogni più piccolo errore, ma crediamo ad un Padre che ci ama immensamente,ad un Padre che ci offre suo Figlio, addirittura la sua passione, perché noi comprendendo il suo amore possiamo ritornare a Lui. Credere in Gesù significa incontrare la bontà del Padre, significa vincere la paura, il calcolo, significa abbandonarsi nelle mani dell’Amore. Gesù non è un grand’uomo ma il Figlio di Dio fatto uomo; non è una forma di spiritualità o di morale, è il Salvatore, non è un metodo di vita, è la vita stessa.

 

 

LUNEDI’14 MARZO 1994

“Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra”. (Is. 65,17)

Questa profezia di Isaia si è poi realizzata in Gesù, ma noi crediamo a questa possibilità di Dio? Cambierà davvero questa umanità? Che cosa resterà di tutta la città terrena? Ecco, resterà l’amore! Scomparirà la casa, resterà l’affetto che ci ha legati. Scomparirà l’officina,resterà il sudore con cui ci siamo guadagnati il pane. Scompariranno le rivoluzioni umane, resteranno le lacrime versate per la giustizia. Scomparirà il vecchio corpo, resteranno le stigmate del nostro sacrificio e le ferite dei nostri combattimenti. Ma su un corpo ricreato, trasparente, divino, figlio della Risurrezione e non schiavo della vecchia morte. Difatti la prima caparra a questa speranza ci è data con la Risurrezione di Cristo.

 

 

MARTEDI’ 15 MARZO 1994

“Signore, non ho nessuno...”. (Gv. 5,7)

Quanto è triste e desolante fare nella vita l’esperienza di essere soli! Il bisogno di un appoggio, di una parola di conforto, la necessità di un aiuto in certi momenti della vita sono più preziosi del pane. Ma questa frase simboleggia anche l’assoluta impossibilità dell’uomo a provvedere da solo alla propria salvezza. Il Vangelo però, viene a ricordarci che Gesù, proprio per non lasciarci soli è venuto nel mondo a donarci la sua presenza e la sua salvezza: quindi anche se ti trovassi solo, abbandonato da parenti e amici, ricordati che Gesù non ti abbandona mai: “Anche se una mamma si dimenticasse del suo bambino, il Signore Dio non si dimenticherà mai di te!”.

 

 

MERCOLEDI’ 16 MARZO 1994

“Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”. (Gv. 5,24)

Quando pensiamo al giudizio finale ci chiediamo come sarà: Dio farà l’elenco di tutti i nostri peccati? Sarà un giudizio terribile o misericordioso? Gesù, nel Vangelo di oggi ci invita a vivere già oggi la realtà futura: il giudizio finale, per me, sta avvenendo oggi; se ho incontrato Cristo, se mi lascio salvare da Lui, se cerco di seguire le sue orme nel mio agire sono già entrato nella vita che non potrà essermi tolta, perché viene da Dio stesso. Ogni nostro atto, vissuto nel tempo ha già sapore di eternità, Il passaggio dalla morte alla vita non avverrà solo per potenza di Dio al termine del nostro cammino terreno, ma avviene ora, ogni volta che facendo morire le opere della morte (egoismi, cattiverie, male...) faccio agire in me le opere della vita (grazia, misericordia, carità...).

 

 

GIOVEDI’ 17 MARZO 1994

“Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”. (Gv. 5,24)

Quando pensiamo al giudizio finale ci chiediamo come sarà: Dio farà l’elenco di tutti i nostri peccati? Sarà un giudizio terribile o misericordioso? Gesù, nel Vangelo di oggi ci invita a vivere già oggi la realtà futura: il giudizio finale, per me, sta avvenendo oggi; se ho incontrato Cristo, se mi lascio salvare da Lui, se cerco di seguire le sue orme nel mio agire sono già entrato nella vita che non potrà essermi tolta, perché viene da Dio stesso. Ogni nostro atto, vissuto nel tempo ha già sapore di eternità, Il passaggio dalla morte alla vita non avverrà solo per potenza di Dio al termine del nostro cammino terreno, ma avviene ora, ogni volta che facendo morire le opere della morte (egoismi, cattiverie, male...) faccio agire in me le opere della vita (grazia, misericordia, carità...).

 

 

VENERDI’ 18 MARZO 1994

“Voi scrutate le scritture cre­dendo di avere in esse la vita eterna; ebbene sono proprio esse che mi rendono testimonianza”. (Gv. 5,39)

Nelle mie fantasie mi sono immaginato diverse volte in una biblioteca ricca di volumi antichi e moderni, con tanto tempo a disposizione per poter in pace leggere, studiare la Bibbia riuscendo finalmente a capire qualcosa in più di Dio e dei suoi misteri, ma poi mi accorgo che sono fantasie ed anche fughe. Certamente è cosa buona (ed ogni cristiano dovrebbe farlo) il leggere la Bibbia, ma ci vuole una chiave di lettura per entrare nel Libro che racconta la storia di Dio e degli uomini se no si rischia di fare “Accademia” e di non capire il messaggio che Dio vuole mandarci. Gesù ci dice che è Lui la chiave di lettura della Bibbia, è Lui la Parola per cui le altre parole sono dette e scritte. Gli scribi, i farisei, i sacerdoti al tempo di Gesù conoscevano bene la Bibbia, pensate al fatto che sanno, tramite le scritture, indicare ai Magi dove è nato il Messia, ma non sanno accogliere Gesù: sono pieni di sapienza ma per Gesù che viene non c’è posto. Se invece faccio il cammino al contrario, cioè incontro e accetto Gesù, poi con Lui saprò anche leggere nella maniera giusta la Parola di Dio.

 

 

SABATO 19 MARZO 1994

“I Giudei cercavano di ucciderlo” (Gv. 7,1)

Come si spiega tanta avversione nei confronti di Gesù che passò “beneficando e sanando i malati”? i detentori del potere religioso vedono in Lui un grande eretico: “Lui, uomo, si proclama Dio”; hanno paura di qualcuno che soppianti il loro potere, hanno paura di una rivolta di popolo contro le loro prepotenze e la paura si organizza per estirpare il giusto. Ieri, come oggi, il bene vero dà fastidio. Ad esempio, quante notizie di bene troviamo su un giornale? Non rendono a coloro che sguazzano sul malcontento! E non è forse vero che ogni volta che noi cerchiamo di operare il bene c’è sempre qualcuno o qualcosa che cerca di impedircelo, di farci tacere? Il bene suscita le forze del male: esse si sentono colpite, si organizzano, usano le armi della ricchezza e del potere, cercano di far tacere il bene. Ma anche qui non dobbiamo spaventarci: Dio, il Bene è più forte del ma­le e anche se Cristo finirà sulla croce, è proprio quella croce che salva il mondo.

 

 

DOMENICA 20 MARZO 1994

“Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo”(Mt. 1,24)

Vorremmo che il Vangelo ci avesse parlato un po’ più a lungo di Giuseppe, lo sposo di Maria, l’uomo che Dio ha posto accanto a Gesù perché gli facesse da padre qui sulla terra. E invece non ci sono neppure parole sue riportate. Giuseppe, dopo i racconti dell’infanzia sparirà, non sappiamo neppure se morirà prima o dopo la Passione e risurrezione di Gesù. Ma il messaggio di Giuseppe sta proprio in questo: nel suo agire secondo la volontà di Dio, nel suo operare silenzioso, nel suo esserci per tutto quello che è la sua vocazione, ma anche nel suo saper far spazio ai misteri che sono più grandi di lui. Mi piace identificare in Giuseppe, nel suo silenzio, nella sua disponibilità, la schiera dei tanti uomini e donne che sono passati e passano nel mondo silenziosamente, facendo il proprio dovere senza rumore. il mondo li giudica inutili, insignificanti; non hanno fatto carriera, non resterà il loro nome sui libri di storia, ma essi sono il vero motore del mondo e Dio guarda all’ “umiltà dei suoi servi e compie opere grandi” in loro e grazie a loro.

 

 

LUNEDI’21 MARZO 1994

“Si avvicinarono a Filippo e gli dissero: Signore, vogliamo vedere Gesù”. (Gv. 12,21)

Prova ad immaginare: Un giorno, mentre cammini nelle strade della vita, qualcuno si avvicina e ti dice: “Fammi vedere Gesù”. Forse saresti imbarazzato, forse cercheresti di mettere insieme quel po’ di Vangelo che conosci per iniziare una predica, forse ti verrebbe più comodo rispondere: “Va’ in chiesa, cercati un prete”. Eppure compito fondamentale di ogni cristiano è far vedere Gesù. Il mondo di oggi, anche se può sembrare strano, ha questa esigenza e questa giusta pretesa nei confronti dei cristiani: vogliono vedere Gesù non nelle chiacchiere di teologia nelle prediche dei preti, ma nella vita e nella testimonianza concreta dei cristiani. Allorché morì l’Abbè Amedeo Ayfre, il creatore della teologia dell’immagine, la sua più bella epigrafe fu dettata da un attrice: “Che cosa volete che vi dica, confessò ad un giornalista che la intervistava  ... era un uomo che, quando lo incontravi, ti faceva venire voglia di Dio”. A noi è mai successo di aver fatto venire la voglia di Dio in qualcuno?

 

 

MARTEDI’ 22 MARZO 1994

“Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. (Gv. 8,7)

Possiamo noi giudicare un nostro fratello? conoscere profondamente la sua storia, le sue più intime motivazioni? Solo Dio può giudicare. E qual è il giudizio di Gesù su questa donna che i giannizzeri della verità volevano uccidere per “togliere di mezzo il marcio”? E’ un giudizio di misericordia che le dona la vita, e la ristabilisce nella sua dignità, e le dà la capacità di trovare in se la forza di non peccare più. Gli insegnamenti di questo brano sono tanti. Nessuno è senza peccato. Dar la colpa agli altri ci sembra la cosa più naturale. Accusando gli altri ci crediamo persino migliori. Non si tratta di misconoscere i peccati, si tratta anzi di riconoscerli umilmente e di guardare non tanto a quelli degli altri, ma innanzi tutto ai propri. Quegli uomini se ne andranno “cominciando dai più vecchi” ma ancora con i loro peccati sulle spalle, la donna, invece, resta e ritrova la pace perduta. Chi sa rimanere in verità dinanzi a Dio non teme il peccato e può imparare ad amare.

 

 

MERCOLEDI’ 23 MARZO 1994

“Se voi non credete che io Sono, morirete nei vostri peccati”. (Gv. 8,24)

Gesù ci invita quotidianamente a riporre la nostra fede in Lui. E’ probabilmente in Colorado che si trovano gli alberi più grandi del pianeta. Alcuni giacciono rovesciati. Uno di questi, che era stato magnifico, è stato particolarmente studiato. Gli specialisti pensano che fosse già enorme al tempo in cui Cristoforo Colombo scoprì l’America. 

Si è potuto verificare che era stato colpito dal fulmine più di quattordici volte. Attraverso i secoli aveva subito gli assalti di una moltitudine di tempeste. Aveva sempre resistito vittoriosamente ai violenti venti della regione.Niente di tutto questo era riuscito ad abbatterlo. Come dunque e da chi era stato alla fine rovesciato? Semplicemente da una specie di insetti, minuscoli coleotteri che, anno dopo anno, avevano roso le sue radici e la base del tronco. E, un giorno, il gigante era caduto, vinto da piccoli nemici quasi invisibili. Non capita forse che anche dei credenti crollino tutto ad un tratto, moralmente e spiritualmente? Le cause reali della loro caduta non sono state grandi prove o difficoltà straordinarie, ma l’azione lenta e ripetuta di piccole cose apparentemente insignificanti:un brutto carattere, dei rancori o un rifiuto di perdono, mancanza occasionale di sincerità, di onestà, di purezza. La vita cristiana è fatta di dettagli, nei quali dobbiamo essere fedeli al Signore.

 

 

GIOVEDI’ 24 MARZO 1994

“Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero”. (Gv. 8,38)

Il desiderio di libertà è profondo nel cuore dell’uomo. Lo sentono i popoli oppressi da varie dittature, lo sentono coloro che non hanno varie libertà: di opinioni, di coscienza, di culto. Spesso poi si confonde questo desiderio di libertà con il desiderio assoluto di fare ciò che uno vuole... Qual è la libertà che ci promette Cristo? E’ ritrovare in Lui, Figlio di Dio, la nostra vera identità di figli del Padre, amati da Lui, destinati a stare con Lui sempre. Ed è proprio da questa dignità riscoperta che il cristiano lotta perché ogni uomo possa essere libero, possa essere rispettato nei suoi diritti di uomo. Ma la vera lotta per la libertà deve cominciare da noi e in noi: siamo noi che dobbiamo liberarci quotidianamente dalla schiavitù del peccato ed è proprio a questo livello che sentiamo particolarmente il bisogno di Gesù Cristo, Verità e Vita, Luce e Via:Lui ci libera dai peccato, e ci fa veri liberatori dei nostri fratelli.

 

 

VENERDI’ 25 MARZO 1994

“In verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte”. (Gv. 8,51)

Sotto un certo aspetto capisco la difficoltà dei Giudei nei capire ed accettare Gesù. La frase che meditiamo oggi può lasciare anche noi perplessi. Vediamo che sia coloro che osservano la parola di Gesù che quelli che non la osservano soggiacciono alla morte. Che cosa vuole dirci, allora, Gesù? C’è una morte che è peggiore di quella fisica ed è morire al nostro vero fine, è non realizzarsi secondo il progetto di Dio, è fondare tutta la nostra vita su cose che sono destinate a finire. Gesù, con la sua parola, ci invita invece a fondare il nostro vivere quotidiano su qualcosa che dura sempre, o meglio, su qualcuno che “è” sempre e che ci fa essere sempre. Osservare la parola di Gesù non è osservare delle leggi, è vivere in Lui, per Lui, con Lui, è essere già fin d’ora nell’eternità. Certo, la morte ci colpirà ancora ma se sono con Lui anche questa è già vinta e con Paolo anche noi potremo dire: “Dov ‘è, o morte, il tuo pungiglione?” e “se Cristo è risorto, perché alcuni di voi dicono che non si dà risurrezione dei

morti?”.

 

 

SABATO 26 MARZO 1994

“Ti saluto o piena di grazia, il Signore è con te”. (Lc. 1,28)

Oggi festa dell’Annunciazione vi propongo questa riflessione preghiera di Carlo Carretto:

Rallegrati o Maria, madre del Signore, perché hai ricevuto la buona novella. Rallegrati o benedetta fra tutte le donne, perché tutte le generazioni ti cantano beata.

Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la vivono.

Rallegrati o Maria, umile serva del Signore, perché hai creduto alle sue promesse.

Rallegrati, tu che sei colma dell’amore di Dio, perché di te si rallegra ogni creatura.

Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la vivono.

Rallegrati o Maria, madre del Messia, perché Cristo è risorto dai morti.

Rallegrati, figura della Chiesa, perché Gesù ha fatto di te la Madre dei credenti.

Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la vivono.

Con la Vergine Maria, madre del Signore, la nostra anima magnifica il Signore e trasale di gioia in Gesù nostro Salvatore.

Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la vivono.

Con Maria, la figlia umile di Dio, il nostro cuore canta e grida: Dio è con noi! Benedetto nei secoli il Signore! Con Maria, la serva del Signore, abbandoniamo la nostra vita in Dio e diciamo: sia fatta la sua parola in noi. Benedetto nei secoli il Signore! Con Maria, donna vestita di sole, diamo al mondo un segno della venuta prossima del Signore.

Benedetto nei secoli il Signore! Con Maria, la madre dell’Emmanuele, lasciamo che il Verbo si faccia carne in noi e ponga fra noi la sua tenda. Benedetto nei secoli il Signore!

 

 

DOMENICA 27 MARZO 1994

“Caifa disse: Non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera?”. (Gv. 11,50)

Gesù aveva fatto risorgere Lazzaro, ma il gesto di richiamare in vita un morto era destinato a portare lui stesso alla morte. E la morte di Gesù viene decretata dalla Chiesa ufficiale per opportunismo religioso e politico, ma Gesù morirà per dare la vita. La nostra quaresima è al termine: siamo pronti a celebrare la Pasqua del Signore? Abbiamo capito che essere cristiani ha un prezzo? Abbiamo rinnovato le nostre scelte battesimali? Abbiamo fatto diventare realtà nella nostra vita, il motto che apriva questi quaranta giorni: Convertitevi e credete al Vangelo? Coraggio, è l’ultima occasione per una conversione profonda di fede e di vita.

 

 

LUNEDI’28 MARZO 1994

“Maria, allora, presa una libbra di unguento profumato, cosparse i piedi di Gesù”.(Gv. 12,3)

Questa settimana santa inizia con un quadro familiare. Non c’è più il clamore della gente osannante a Gesù che entra in Gerusalemme, non ci sono ancora le urla che spingono Pilato a condannare Gesù alla morte, c’è invece il calore dell’amicizia, la gioia di Marta e Maria nell’avere con loro Gesù, l’amico che ha fatto risorgere il loro fratello Lazzaro, c’è il profumo di questo unguento, dell’amore, della riconoscenza, della fede che riempie questa casa.

Mentre si addensano le nubi su coloro che cercano la morte di Gesù, c'é almeno qualcuno che lo ha accolto, che in silenzio lo ama, che senza saperlo comincia ad annunciare la morte e la risurrezione dei Salvatore. Vorrei che per te, Gesù, anche il mio cuore, fosse sempre Betania. Non ti ho ancora capito fino in fondo, ma ti amo. Sono ancora preso dai miei peccati che ti mettono in croce ma voglio stare ai tuoi piedi. Non so darti molto e neppure dirti belle parole ma il tuo grande amore e il mio povero amore riempia ancora e sempre di profumo la mia casa.

 

 

MARTEDI’ 29 MARZO 1994

“In verità vi dico: Uno di voi mi tradirà”. (Gv. 13,21)

Quanto è triste scoprire di amare e di non essere compresi, di dare tutto e di essere traditi. Gesù ama Giuda, io ha scelto, gli ha dato fiducia e adesso scopre il suo tradimento ed è ancora più rattristato dal fatto di vedere il buio che c’è nei cuore di lui. Alcune volte nella vita, anche noi abbiamo sentito l’amaro del tradimento di un amico, altre volte siamo noi stessi tentati dal tradimento, ed è anche per questo che non mi sento di giudicare Giuda, mi è troppo fratello per poterlo condannare. 

Chiedo solo al Signore di non far mancare almeno un po’ di luce nel momento della tentazione e un po’ di luce nel momento del peccato perché la disperazione non abbia il sopravvento ma il pensiero della misericordia crocifissa faccia nascere la nostalgia del ritorno a casa.

 

 

MERCOLEDI’ 30 MARZO 1994

“Quanto mi volete dare perché ve lo consegni? E quelli fissarono a Giuda trenta monete d’argento”. (Mt. 26,15)

Poche monete per una vita. Il costo di una granata e sei bambini muoiono giocando in una piazza di Sarajevo. Poche migliaia di lire e un uomo potrebbe vincere la lebbra, invece essa lo porterà all’emarginazione e alla morte. Per quanto poco si può vendere un uomo, una vita, una speranza. Trenta denari, al tempo di Gesù corrispondevano al prezzo di uno schiavo e Gesù per amore si lascia vendere schiavo. Trenta denari era la paga di un pastore e il Buon Pastore di tutti dà, per trenta denari, la vita per le sue pecorelle.

Signore, per pochi denari rischio la mia anima, per pochi denari comprometto la vita di un fratello: fammi capire che il denaro, che pur serve nella vita, non è il metro della vita; aiutami a non vendermi per denaro, a non venderti per denaro, a non vendere nessuno per un pugno di denaro che non avrò neppure la magra soddisfazione di portarmi nella tomba.

 

 

GIOVEDI’ 31 MARZO 1994

“Vi ho infatti dato l’esempio, perché come ho fatto io facciate anche voi”. (Gv. 13,15)

E’ il giorno dei doni: Gesù ci invita al banchetto nel quale egli si dà a noi come cibo e bevanda. Si fa mangiare, consumare da noi anticipando il Venerdì Santo dove offre se stesso sulla croce. li dono è per aiutarci a diventare come Lui. E allora non si può disgiungere L‘Eucarestia dalla lavanda dei piedi. Fare memoria di ciò che ha fatto Gesù significa metterci a servizio, lavarci i piedi a vicenda. Ma per essere capaci di servire occorre assolutamente aver sperimentato il servizio per noi di Gesù: se non ci lasciamo “lavare i piedi” da Gesù non potremo condividere la sua vita e la sua missione.

     
     
 

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