UNA PAROLA AL GIORNO
RIFLESSIONI QUOTIDIANE SULLA
PAROLA DI DIO
a cura di don Franco LOCCI
MARTEDI’
1 FEBBRAIO 1994
“Presa
la mano della bambina, le disse: Fanciulla, io ti dico, alzati”. (Mc.
5,41)
Nel
Vangelo di oggi vengono raccontati due miracoli: la guarigione dell’emoroissa
e la risurrezione della figlia di Giairo. In entrambi ritorna un verbo:
“Toccare”. E’ la fede della donna malata che la porta a toccare il
mantello di Gesù ed è Gesù che tocca la mano della bambina per farla
risorgere. Abbiamo bisogno di “toccare” non per una forma di magia, ma per
fare esperienza Concreta di Gesù e abbiamo bisogno di “lasciarci
toccare” per poter guarire la nostra fede Spesso morta. D’altra parte è
proprio la logica di Dio, quella di incarnarsi concretamente in Gesù e negli
uomini.
MERCOLEDI’
2 FEBBRAIO 1994
“I
miei occhi hanno visto la tua salvezza, luce per illuminare le genti ’’. (Lc.
2,30—32)
La festa della
Presentazione al Tempio di Gesù, come il Natale, l’Epifania, il Battesimo di
Gesù, è una festa di manifestazione di Gesù Salvatore, è per questo che
secondo un’antica tradizione, si benedicono e si offrono oggi i ceri che
serviranno per le celebrazioni liturgiche: come sottolinea il vecchio Simeone
che ha tra le braccia Gesù e che si lascia illuminare dalla sua luce. E’
bello pensare a questo anziano con Gesù: è la vecchiaia del mondo che
accoglie tra le sue braccia l’eterna giovinezza di Dio. Con Gesù ogni uomo, a
qualunque età sia giunto può, anzi deve, ritornare “piccolo”, bambino.
Quando
senti il peso dei tuoi peccati, l’oscurità del cammino, la fatica del quotidiano, la solitudine dell’anzianità, vai verso la
luce, essa illumina, scalda, rinnova; lascia che la sua luce ridoni vigore ai
tuoi occhi e al tuo cuore, riscopri l’eterna giovinezza e gioia a cui sei
chiamato, e rifletti la sua luce perché anche altri gioiscano e il mondo,
almeno un po’ possa svecchiarsi.
GIOVEDI’
3 FEBBRAIO 1994
“E
ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né
pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non
indossassero due tuniche”.
Per
noi è molto strano l’equipaggiamento con cui Gesù manda i discepoli in
missione: è fatto di niente. Pensate la differenza di ragionamento di oggi: per
fare un prete gli si chiede un diploma di superiore, sei anni di teologia,
corsi ed incontri di formazione, un’accurata strategia pastorale, dei
confini ben delimitati per svolgere il ministero... Gesù ha chiesto agli
apostoli di fare esperienza di Lui e poi di “andare”. Ogni cristiano, per
essere testimone ha bisogno soprattutto di fare esperienza di Gesù e poi di
sperimentare una gioia profonda che lo manda agli altri, non con la potenza e
qualche volta con l’alterigia della nostra cultura o dei nostri mezzi ma con
la povertà che lascia spazio a Dio di operare. Ci si lamenta spesso della
poca fede che oggi c’è. Non sarà forse perché i cristiani si fidano più
dei loro mezzi che della potenza di Dio che ha bisogno di trovare spazio nella
nostra povertà?
VENERDI’
4 FEBBRAIO 1994
“E
subito mandò una guardia con l’ordine che gli fosse portata la testa di
Giovanni”.
Un
re timoroso, con il suo potere e con le sue debolezze umane di far tacere la
voce di Dio che grida attraverso Giovanni Battista. Ma la testa di Giovanni
tagliata e deposta su quel piatto affidato alle mani di una donna gelosa
grida e testimonia ancor più di quando era attaccata al suo corpo.
SABATO
5 FEBBRAIO 1994
“Gesù
disse loro: Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’
“. (Mc.
6,31)
Gli
apostoli tornano dalla loro prima missione stanchi ma entusiasti: hanno un
mucchio di cose da raccontare. E Gesù li invita a stare con lui, a riposarsi
un po’. E’ molto bella questa figura del maestro che manda, chiede molto
ai suoi discepoli, ma equilibratamente prevede per loro anche un tempo di
riposo, che unisce l’annuncio, la missione, l’impegno, al fermarsi, allo
stare con Lui, al ritrovare il giusto equilibrio interiore. Anche nel regno di
Dio ci vuole la determinazione, il lavoro, lo spendersi per gli altri ma anche
il sapersi fermare, il ricreare il giusto rapporto con Gesù, il riposarsi.
Devi dare molto agli altri, ma come farai a farlo se non hai più niente? Devi
portare Gesù ma per portarlo devi averlo trovato.., e poi ricordati: non sei tu
che salvi il mondo, il mondo lo ha salvato Lui morendo per te e per tutti
sulla croce. Tu sei, e devi essere un canale per portarlo agli altri, ma anche
i canali hanno bisogno di essere puliti e dragati ogni tanto, se no portano
inondazioni e melma invece che acqua pura.
DOMENICA
6 FEBBRAIO 1994
‘Venuta
la sera, dopo il tramonto del sole, gli portarono tutti i malati e gli
indemoniati”.
Marco,
nel primo capitolo del suo Vangelo ci dice subito a chi si indirizza Gesù: è
una folla quella degli indemoniati e dei malati che preme su di lui. Gesù non
è venuto per distribuire facili miracoli ma per farci giungere alla fede
salvifica e la strada passa attraverso la lotta e la sconfitta di ogni male.
LUNEDI’
7 FEBBRAIO 1994
“E
lo pregarono di potergli almeno toccare la frangia del mantello; e quanti lo
toccavano guarivano (Mc.
6,56)
Da
sempre l’uomo ha bisogno di segni per sentire la presenza del Signore.
MARTEDI’
8 FEBBRAIO 1994
“Siete
veramente abili nell’eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione
(Mc. 7,9)
E’
questo un rimprovero che Gesù fa all’ipocrisia dei farisei, ma anche a tutte
le forme della nostra ipocrisia, specialmente quella religiosa. Ad esempio,
alcuni cristiani non si sentono a posto se alla fine della giornata non hanno
detto un certo numero di preghiere; ma ci si sente altrettanto fuori posto
se non abbiamo sopportato una persona che ci ha infastidito? Ad esempio, un
certo tipo di chiesa sdottoreggia e sanziona comportamenti di vita familiare ma
poi convive bellamente con mentalità mondane di interesse e qualche volta le
giustifica con la scusa che possono servire per “un bene maggiore”.
MERCOLEDI’
9 FEBBRAIO 1994
“Dal
cuore degli uomini escono le intenzioni cattive.., e contaminano l’uomo”.
Spesso
per giustificarci noi nascondiamo le nostre colpe tirando in ballo il destino,
le situazioni, le colpe degli altri.., e non guardiamo a noi stessi. Il cuore
dell’uomo è grande: può addirittura ospitare Dio. Il cuore dell’uomo
può aprirsi alle cose più belle ma è anche un abisso di cattiveria, di male,
di egoismo. E’ inutile andare a cercare il male altrove. Nel racconto di Caino
e Abele c’è una bellissima frase che Dio dice a Caino che vale anche per
noi: “Se non agisci bene il peccato è accovacciato alla tua porta. Verso di
te è il suo istinto, ma tu puoi dominarlo”. Il cuore dell’uomo può amare o
odiare, creare vita o distruggerla, trasformare lacrime in amore,o amore insofferenza
Dipende da te. Che cosa vuoi tirare fuori, oggi, dal tuo cuore?
GIOVEDI’
10 FEBBRAIO 1994
“Ora,
quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di
origine Siro Fenicia”. (Mc.
7,26)
Una
pagana chiede una grazia a Gesù. E, a prima vista non viene trattata molto
bene da Lui, ma questo, invece di smontarla, smuove in lei una fede ancora più
grande e una supplica fiduciosa che strappa a Gesù il miracolo. E noi proprio
da una pagana abbiamo un modello di preghiera che unisce fede, fiducia e
perseveranza.
VENERDI’
11 FEBBRAIO 1994
“Gli
condussero un sordomuto... Gesù emise un sospiro e disse: "Effeta", cioè
"Apriti!".
Il
Vangelo di oggi ci presenta la guarigione di un sordomuto e la festa della
Madonna di Lourdes ci fa pensare alla schiera di malati nel corpo e nello
spirito che ogni anno si recano nel piccolo paesino ai piedi dei Pirenei dove
Maria ha voluto manifestare la sua presenza e la sua grazia.
SABATO
12 FEBBRAIO 1994
“Gesù
disse: Sento compassione di questa folla”. (Mc.
8,2)
Gesù
sente ‘compassione’ per la folla e di qui scaturisce il miracolo della
moltiplicazione dei pani. Gesù sente compassione per la fatica del nostro
vivere e ci dona il suo pane, la sua Eucarestia.
DOMENICA
13 FEBBRAIO 1994
“Ma
il lebbroso, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto”. (Mc.
1,45)
La
paura innata che faceva tener lontani i lebbrosi, che toglieva loro ogni
possibilità di vita sociale e religiosa era quella del contagio.
LUNEDI’
14 FEBBRAIO 1994
“Considerate
perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove”, (Gc.
1,2)
Quella
di S. Giacomo è una parola che a prima vista sembra puro masochismo. Come si può
essere in “perfetta letizia” quando si è poveri, tribolati, magari in un
letto di ospedale con un cancro addosso? Noi siamo fatti per la gioia, per la
vita o per la sofferenza?
MARTEDI’
15 FEBBRAIO 1994
“Non
capite ancora?”. (Mc.
8,21)
Gesù
si stupisce della difficoltà di comprendere da parte degli apostoli:
avevano
appena assistito alla moltiplicazione dei pani e si preoccupavano di non aver
del pane nelle loro riserve. E’ la difficoltà che spesso manifestiamo anche
noi: più di una volta abbiamo avuto la prova dell’amore provvidente di Dio
che ci è venuto incontro, che ci ha dato forza in momenti di difficoltà, che
“ha fatto cose grandi in noi”, e ci lasciamo prendere dalla paura per le
cose, per il domani...
MERCOLEDI’
16 FEBBRAIO 1994
“Ritornate
al Signore perché egli è misericoidioso e benigno”. (Gioele
2,12)
Ma
abbiamo poi proprio bisogno di convertirci? Non è forse un’ipocrisia tutti
gli anni in questo periodo, farci mettere un po’ di cenere sulla fronte,
proporci gesti di penitenza, batterci il petto? Tutto dipende da noi, le
scadenze del calendario liturgico possono essere una grande ipocrisia o
l’occasione che Cristo ci offre attraverso la Chiesa per rinvigorire il cammino
verso di Lui, per ascoltare la sua parola come novità, per far progredire il
suo regno attraverso una testimonianza rinnovata.
rinnovamento.
GIOVEDI’
17 FEBBRAIO 1994
“Che
giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se
stesso?”.
Ci
sono sempre state persone che hanno fondato la propria vita sul denaro o sulle
cose e per esse hanno sacrificato tutto e tutti, ma particolarmente in questo
periodo abbiamo davanti esempi di persone che rubando, intrigando hanno
accumulato miliardi che anche con tutta la buona volontà ed una vita
lunghissima non sarebbero riusciti a “godersi”. A che giova questo?
VENERDI’
18 FEBBRAIO 1994
“Il
digiuno che io voglio è sciogliere le catene inique, togliere i legami del
giogo, rimandare liberi gli oppressi, spezzare ogni giogo”. (ls.
58,6)
Il
digiuno presso ogni religione è sempre stato segno di purificazione e di
elevazione. Oggi la Chiesa non ci impone più digiuni pesanti e qualche volta
formali e ipocriti, ma se è stato mitigato il digiuno da alimenti è sempre
valido e necessario il digiuno dal vizio e dal peccato, dalla superbia,
dall’ossessione dell’avere e consumare. Specialmente questi ultimi due perché
sono uno schiaffo a tanti nostri fratelli che si trovano nel bisogno. Se ci
credessimo in regola con Dio perché osserviamo l’astinenza dalla carne e quei
poco che resta del digiuno, mentre ci permettiamo lussi superflui e spese
inutili, sottraendo l’aiuto al bisognoso, ci. sbaglieremmo penosamente,
sarebbe dimenticare che c’è una beatitudine della povertà affettiva ed
effettiva. La penitenza quaresimale e ordinaria che Dio ci chiede sempre è
dividere ciò che è nostro con i fratelli, specialmente con chi è più
povero. Ed è anche la penitenza della vita stessa, che non è meno dura del
digiuno.
SABATO
19 FEBBRAIO 1994
“Io
non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi”. (Lc.
5,32)
Ci
sono pagine del Vangelo che possono scandalizzarci o portarci alla vera fede. Ci
aspettiamo un Gesù “religioso” secondo i nostri schemi, tutto preghiera,
tutto “casa e chiesa”, un Gesù agghindato come certi vescovi e preti che
con la scusa di rendere culto a Dio e di essere osservanti delle rubriche
liturgiche si pavoneggiano, un Gesù che ha scelto la “parte sana” del
popolo ebraico (e per parte sana pensiamo sempre ai detentori dell’ordine
pubblico e religioso) e invece troviamo un Gesù che prega ma che fa una vita
molto simile a quella di un vagabondo, un Gesù che non è straccione ma si
interessa molto poco di vestiti, specialmente liturgici, un Gesù che
“mangia e beve” con pubblici peccatori, un Gesù che sceglie i suoi apostoli
non tra i maggiorenti della religiosità ufficiale ma tra gente umile e
pubblici peccatori. La risposta viene proprio da Gesù stesso: se pensi di essere
già salvo con le tue opere, non hai più bisogno del Salvatore e non lo
accoglierai; se invece ti riscopri povero, bisognoso di perdono e di
salvezza e ti lasci incontrare da Cristo, la gioia entrerà nella tua casa.
DOMENICA
20 FEBBRAIO 1994
“Lo
Spirito sospinse Gesù nel deserto”. (Mc.
1,12)
Il
deserto ha un ruolo importantissimo nella Bibbia: è il luogo della purificazione
prima di giungere alla Terra Promessa, è il posto dove Dio dona la sua Legge,
è il luogo della vita dura, è il posto dove puoi incontrare Dio e parlare con
Lui. Gesù nel deserto trova la tentazione e trova Dio. Il cristiano pur non
spostandosi dalla sua vita abituale, è chiamato a fare deserto, a passare nel
deserto, a far fiorire il deserto, cioè abbiamo bisogno di momenti di silenzio
e di interiorità, abbiamo bisogno di lasciarci purificare dalla sabbia del
deserto (i beduini quando non hanno acqua si lavano sfregandosi con la sabbia),
è necessario che seminiamo speranza dove è deserto di valori e per fare
Pasqua si passa attraverso il deserto della prova e della solitudine della
croce.
LUNEDI’
21 FEBBRAIO 1994
“Non
coverai odio nel tuo cuore contro il tuo fratello”. (Lv.
19,17)
L’amore
si trova nei pasticci in certi momenti. Come si fa ad amare ancora il
torturatore, il capitalista che affama, il razzista orgoglioso, il mercante di
cannoni?
Eppure,
questo povero amore è invincibile e se riguarda l’uomo, questo povero
uomo che pecca in modo così spaventoso, ma che può ancora salvarsi, deve pur
trovare qualche scappatoia. E se l’amore è l’amore stesso di un Dio, non la
troverà? Ecco come la troverà. Nel silenzio proverà lui a diventare vittima
di tutte le violenze, di tutte le calunnie, di tutti i poteri di questo mondo.
Proverà lui ad essere imprigionato, torturato, schernito, venduto,
condannato. E quando avrà provato tutto questo dalla croce stessa del suo
patire, darà la poi straordinaria risposta dell’amore e invocherà sull’uomo
l’attenuante dell’infermità mentale: “Padre, perdona loro, perché non
sanno quel che fanno”. Spero anch’io che in quel momento l’amore del
Padre mi salvi.
MARTEDI’
22 FEBBRAIO 1994
“Voi
dunque dite così: Padre Nostro”. (Mt.
6,9)
Gesù
ha sempre chiamato Dio con il nome di Padre e insegna anche a noi a chiamarlo
così. E noi come bambini piccoli balbettiamo quello che ha detto il nostro
fratello maggiore, e lo facciamo mossi dallo Spirito, perché nessuno può
chiamare Dio “Padre” se non è lo stesso Spirito di Gesù che lo prega in
noi.
MERCOLEDI’
23 FEBBRAIO 1994
“Questa
generazione cerca un segno”. (Lc.
11,29)
Noi
vorremmo dei segni immediati per vedere Dio. La leggenda di S. Cristoforo mi
sembra significativa a questo riguardo.
GIOVEDI’
24 FEBBRAIO 1994
“Il
Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano”.
(Mt.
7,11)
“Ho
domandato al Signore ma non ho ottenuto!” Fratel Carlo Carretto rispondeva
cosi:
Se
viene ora alla mia cella una coppia di sposi a dirmi: “Siamo in difficoltà,
non ci amiamo più come prima, sovente bisticciamo”, io non esito a dire loro:
Sì,
è Gesù il sole divino che è venuto a risanare la terra con la potenza
soprannaturale del Sacramento. Se vuoi guarire, mettiti per un anno, tutti i
giorni, un’ora al giorno, in una cappella solitaria, possibilmente davanti al
Santissimo Sacramento esposto, e rimani lì come un povero, a ripetere
lentamente: “Abbi pietà di me, Gesù, sono un peccatore
VENERDI’
25 FEBBRAIO 1994
“Se
il malvagio si allontana da tutti i peccati che ha commessi e osserva tutti i
miei precetti e agisce con giustizia e rettitudine, vivrà, non Morirà”. (Ez.
18,21)
In
un villaggio dell’india, viveva una povera vedova; suo figlio, sotto
l’influenza di cattivi compagni, si era dato al bere e al gioco d’azzardo.
Alla fine era stato messo in prigione a causa dei debiti contratti al gioco, e
ne sarebbe uscito solo dopo che questi fossero stati pagati.
SABATO
26 FEBBRAIO 1994
“Siate
voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli”. (Mt.
5,48)
Essere
perfetti come Dio, a prima vista ci pare una esagerazione se non una grande
presunzione quasi paragonabile al peccato di Adamo ed Eva che volevano essere
come Dio. Che cosa voleva dire, allora, Gesù?
Ben
conoscendo la nostra debolezza, Gesù voleva semplicemente indicarci che nel
nostro comportamento noi abbiamo un modello da imitare e una forza da impetrare:
come si è comportato Dio che perdona e in virtù della sua forza, anche tu
devi perdonare; da solo non sei capace di amare i nemici, ma se guardi a Dio e
gli chiedi la forza che viene dall’amore di suo Figlio, ti metterai sulla
strada dell’amore verso tutti.
DOMENICA
27 FEBBRAIO 1994
“E
Gesù si trasfigurò davanti a loro”. (Mc.
9,2)
Il
racconto della Trasfigurazione di Gesù illumina e indirizza il nostro cammino
della Quaresima.
LUNEDI’
28 FEBBRAIO 1994
“Non
giudicate e non sarete giudicati”. (Lc.
6,37)
Chi
è colui che può giudicare conoscendo tutto ed essendo il Bene, la Giustizia,
l’Amore? Solo Dio può questo, quindi ai discepoli di Gesù è proibito
giudicare. Chi si atteggia a giudice del fratello, si arroga un diritto che è
proprio di Dio.