UNA PAROLA AL GIORNO
RIFLESSIONI QUOTIDIANE SULLA
PAROLA DI DIO
GENNAIO 1994
SABATO 1 GENNAIO 1994
“Il
Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio”. (Nm. 6,22)
Chissà
quante volte, nella notte passata o nella giornata odierna ci siamo scambiati
gli auguri, abbiamo auspicato per noi e per gli altri un nuovo anno sereno...
Sappiamo che sono auguri, desideri. La Parola di Dio fa qualcosa di più che
un semplice augurio, ci dà una benedizione, e la benedizione è efficace,
potente e creatrice, funziona se impegna. Dio sta davanti a noi con il suo volto
benevolo per accompagnarci in ogni giorno felice o difficile di quest’anno ma
sta a noi cogliere questa presenza, non lasciare che lo scorrere dei giorni
tolga brillantezza a quel volto che dà senso al nostro cammino. li volto di Dio
è per noi “propizio”, benevolo. Dio sta “voltato” dalla nostra parte.
E anche il volto di Maria, Madre di Dio, di cui oggi celebriamo la festa è un
volto sorridente. Sta a noi accoglierli con il sorriso, essendo sorridenti alla
vita nelle molteplicità delle sue manifestazioni, Il tempo e le vicende di
questo nuovo anno, in gran parte, non dipendono da noi, ma dipende da noi
l’affrontarle: puoi andare avanti a testa bassa, puoi andare avanti con
tristezza, puoi avere un volto preoccupato o puoi avere il volto disteso di
chi riceve tutto come un dono, di chi sa di non essere solo, di chi sorride alla
vita, perché con Lui sa trasformare ogni giorno più o meno bello in amore
ricevuto, vissuto, donato.
DOMENICA
2 GENNAIO 1994
“Veniva
nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. (Gv.
1,9)
Durante
qualche viaggio notturno, in macchina, facevo questa riflessione: si viaggia al
buio, vedi spuntare due luci dalla corsia opposta, si avvicinano rapidamente,
sembrano quasi accecarti e poi sfrecciano via e tu ritorni al buio; se ti è
andata bene hai appena intravisto il volto di altri uomini che come te, chiusi
in una scatola con le ruote, stanno andando altrove.
LUNEDI’
3 GENNAIO 1994
“Ecco
l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie i peccati del mondo”. (Gv.
1,29)
Un
vecchio proverbio dice: “Fatti agnello, che i lupi ti mangeranno”. Gesù si
è fatto agnello come quei poveri e piccoli agnelli che una sera di molti anni
prima erano stati uccisi per segnare con il loro sangue gli stipiti delle porte
degli ebrei, onde evitare che l’angelo della morte infierisse sui loro
primogeniti. Si è fatto agnello come quello che veniva sacrificato nei tempio
per ringraziare, lodare, essere perdonati. Si è offerto Lui ai posto nostro.
Il suo sangue ci ha segnati, ha coperto il rosso dei nostri peccati per
renderci “santi e immacolati davanti a Dio”. E’ venuto a liberarci non con
la potenza delle armi, non spargendo il sangue dei suoi sudditi per mantenere
il suo potere, ma offrendo se stesso. E’ Lui che è “mite ed umile di
cuore” e ci invita: ”venite a me voi tutti che siete affaticati e
oppressi”. E’ Lui che è Agnello e contemporaneamente Buon Pastore che
viene a cercare e salvare la pecorella smarrita per caricarsela sulle spalle e
far festa con lei nell’ovile ricostruito.
MARTEDI’
4 GENNAIO 1994
“Andrea
incontrò suo fratello Simon Pietro e gli disse: “Abbiamo trovato il
Messia”. E lo condusse a Gesù”. (Gv.
1,40—41)
E’
bellissima la freschezza con cui S. Giovanni racconta nel Vangelo di oggi la
propria chiamata. Questo evento ha talmente segnato la sua vita che ricorda
perfino l’ora in cui è avvenuto, le quattro di pomeriggio. E questo
incontro ha talmente riempito di gioia ed entusiasmo Andrea che subito lo ha
comunicato a Simon Pietro.
MERCOLEDI’
5 GENNAIO 1994
“Da
questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi
anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli”. (1Gv.
3,16)
Raccontava M. Bonanate in
Famiglia Cristiana:
La guardo, sorridente, con
negli occhi solo un’ombra di malinconia. Ha sessant’anni ed è ancora molto
bella. Fa la parrucchiera. In casa, da trentacinque anni, si divide fra la
figlia mongoloide, che non ha voluto affidare ad un istituto, ed un figlio
affetto da un male incurabile, che gli impedisce di muoversi da solo. Adesso
anche il marito è in un letto, paralizzato da un ictus cerebrale. Così ha
dovuto chiudere il negozio “per curare i miei tre ammalati”. Lo dice con
affetto e semplicità, senza esibizioni e rimpianti. La sua serenità lascia
attoniti. Come può sopportare con tanta rassegnazione un peso così grave?
GIOVEDI’
6 GENNAIO 1994
“Entrati
nella casa, videro il Bambino con
Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono”.
Il
primo gesto di questi re, venuti da lontano, è adorare il loro Re, il Re di
tutti. I Magi, al di là del fatto storico, mi sembrano rappresentare la
parabola della vita. Ognuno di noi, fatto a immagine di Dio, nasce con il
desiderio di Lui e, in qualunque situazione viva, ha dei segnali (la stella)
che possono indicargli la strada per incontrarlo. Si tratta di avere il coraggio
di partire nella certezza che il nostro viaggio ha una meta. Anche Dio è
sempre in viaggio per venirci incontro (anche Lui nel suo amore ha bisogno
di noi).
VENERDI’
7 GENNAIO 1994
“Ogni
spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; ogni
spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio”. (1
Gv. 4,2—3)
Sempre
più spesso incontriamo persone che ci propongono verità, religioni nuove o
vecchie. Come distinguere ciò che è buono da ciò che è falso?
SABATO
8 GENNAIO 1994
‘Tutti
mangiarono e si sfamarono (Mc.
6,42)
Colpisce
questa abbondanza: abbondanza di parola di Dio, abbondanza di cibo.
DOMENICA
9 GENNAIO 1994
“La
parola uscita dalla mia bocca non tornerà a me senza effetto, senza aver
operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”. (Is.
55,11)
E’
Gesù la Parola mandata da Dio, la parola definitiva, il giudizio di salvezza
degli uomini. E’ quel Gesù, che oggi nella festa del suo Battesimo vediamo
confermato dal Padre nella sua missione, che diventa risposta positiva a Dio e
proposta salvifica agli uomini. E Gesù, dopo la sua ascensione, potrà tornare
al Padre con il frutto della sua obbedienza, Anche oggi Dio in Gesù ci offre la
sua parola: è una parola che ci sostiene, ci riprende, ci offre la possibilità
di conversione, ci interpella. Ma davanti a Gesù, proposta di Dio, si può
essere sordi, si può far finta di non capire, si può ascoltare e dimenticare,
si può accogliere ciò che fa comodo, si può accoglierla lasciando che ci
trasformi nel profondo ed è proprio questa nostra trasformazione che “torna
a Dio” per fare la sua e la nostra gioia.
LUNEDI’
10 GENNAIO 1994
“Gesù
disse loro: Seguitemi, vi farò pescatori di uomini” (Mc.
1,17)
Gli
antichi e anche i moderni maestri, di solito usano questo metodo: vieni, siediti
e ascoltami e io ti darò il mio sapere. Gesù usa un altro metodo:
MARTEDI’
11 GENNAIO 1994
“Un
uomo posseduto da uno spirito immondo si mise a gridare: Che c’entri con
noi, Gesù Nazareno? Io so chi tu sei: il Santo di Dio”. (Mc.
1,23—24)
Nel
Vangelo di Marco, il primo che riconosce Gesù come Figlio di Dio è il
diavolo. Non deve stupirci questo, noi sappiamo che il diavolo è un puro spirito
che ha costruito il suo regno sulla ribellione a Dio e sulla divisione
dell’uomo dal suo Creatore. Nulla da stupirci se si lamenta perché vedendo
Cristo, colui che ci unifica a Dio, sente vacillare il suo regno.
MERCOLEDI’
12 GENNAIO 1994
“Allora
il Signore chiamò: Samuele. Ed egli rispose: Parla perché il tuo servo ti
ascolta”.
Tra
i predicatori, questo episodio, viene spesso usato per indicare la chiamata, la
vocazione al sacerdozio o a chiamate particolari. Se questo è vero si
deve però cercare di capire che chiamata e vocazione non sono esclusiva di
qualcuno: c’è una chiamata per ogni uomo. Ognuno ha un compito da svolgere
nel mondo, nella società, nella famiglia in cui vive. E il Signore chiama
ogni giorno: bisogna ascoltarlo anche perché non sempre la sua voce ci arriva
direttamente. Bisogna ricercare, meditare, ascoltare nei fatti della vita ciò
che il Signore ci propone. Anche oggi Dio
ti chiamerà, ti proporrà di uscire da te stesso, di vivere un momento di
preghiera, di essere attento a un tuo vicino di casa, di non lasciarti vincere
dalla tristezza... Che
il Signore ci trovi pronti e generosi nel rispondergli: “Parla, Signore, che
il tuo servo ti ascolta”.
GIOVEDI’
13 GENNAIO 1994
“Mosso
a compassione davanti al lebbroso, Gesù stese la mano e lo toccò”. (Mc.
1,41)
Quando
la domenica, al termine della Messa, alzo la mia mano per dare la benedizione
nel nome di Gesù, spesso penso: “E’ facile dare una benedizione, è molto
più difficile dare concretamente la propria mano”. Gesù, davanti al lebbroso
non si limita a dire: “Poveretto, che disgrazia ti è capitata”, non se la
cava con un generico “confidiamo in Dio, diciamo una preghiera”. Gesù, toccando
il lebbroso, per la mentalità religiosa del suo popolo fa qualcosa di più:
si rende impuro. Gesù, il Santo Figlio di Dio, per salvarci si è fatto
peccato, è morto Lui al nostro posto, per far morire in Lui il nostro peccato.
Non ha avuto paura di sporcarsi le mani, ha preferito scegliere l’uomo alla
legge.
Anche
oggi il Signore si serve di mani che non solo stanno giunte in preghiera o che
si alzano per solenni benedizioni ma che si fanno solidarietà concreta.
VENERDI’
14 GENNAIO 1994
“Ti
sono rimessi i tuoi peccati”. (Mc.
2,5)
In
questo racconto della guarigione del paralitico calato dai tetto noi vediamo
che lo sguardo di Gesù va oltre le apparenze: davanti a Lui non c’è solo
un ammalato ma un uomo che ha bisogno di salvezza, e Lui è venuto nel mondo
proprio per portarci questo dono. Forse il paralitico si sarà detto:
SABATO
15 GENNAIO 1994
“Gli
scribi dissero tra loro: Come mai mangia e beve in compagnia dei peccatori?”.
Oggi,
sapendo la risposta di Gesù, è facile fare dell’ironia sugli scribi che
pensavano questo del Maestro e lo giudicavano, ma se noi oggi vedessimo il Papa,
un vescovo, un prete preferire passare una serata insieme a dei barboni, a
degli zingari declinando invece l’invito della “buona società”,
rinunciare ad un solenne e impaludato pontificale per entrare in una bettola di
quart’ordine e di poco buona fama, che cosa diremmo o penseremmo? Gesù
andando a mangiare a casa dei peccatori si rende lui stesso “impuro” per
la legge e per il pensiero delle “persone per bene” ma e proprio a casa loro
che riesce a portare la gioia ed è proprio tra loro che riesce a trovare le
persone, che pur nel loro peccato, lo seguiranno ed avranno poi addirittura il
coraggio di dare la vita per Lui.
DOMENICA
16 GENNAIO 1994
“Gesù
fissando Io sguardo su di lui gli disse: Tu sei Simone; ti chiamerai Cefa (che
vuoi dire Pietro)”. (Gv.
1,42)
Il
nome per gli ebrei significava l’intera persona. Gesù cambiando il nome di
Simone in Pietro gli indica intanto l’amore di Dio che lo coinvolge
totalmente, e poi gli dice quale sarà il suo compito: essere il fondamento,
il punto di riferimento, la pietra angolare della Chiesa nascente.
Gesù
non cerca “i perfetti”, e venuto per i peccatori, e con i peccatori
costruisce il suo Regno.
LUNEDI’
17 GENNAIO 1994
“I
discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno (Mc.
2,18)
Sia
nell’Antico Testamento, sia tra i primi cristiani il digiuno e la penitenza
erano segni sia dell’attesa del Messia, sia del chiedere perdono.
MARTEDI’
18 GENNAIO 1994
“Il
sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”. (Mc.
2,28)
Gesù
indica la strada della vera libertà riportando le cose al loro significato
originario. Dio aveva dato il sabato all’uomo come riposo e come memoriale
del riposo di Dio nella creazione. Rabbini e farisei avevano talmente
complicato le cose che al tempo di Gesù erano in vigore 39 leggi da non trasgredire
per osservare il sabato.
Una
parabola buddista può aiutarci a capire il significato a cui Gesù ci vuole
riportare.
MERCOLEDI’
19 GENNAIO 1994
“Gesù
disse all’uomo che aveva la mano inaridita: Mettiti nel mezzo”. (Mc.
3,3)
Come
in tante altre pagine anche il Vangelo di oggi ci presenta un malato
Il
portiere dell’albergo gli telefona: “Cercano di lei”. Discese. C’era una
ragazza seduta, con la schiena dritta come un palo e le mani sulle ginocchia.
“Mi perdoni — cominciò a dire — so che la mia domanda le sembrerà strana
e dopo un silenzio: “Vorrei vedere le sue mani”.
GIOVEDI’
20 GENNAIO 1994
“Egli
pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca”. (Mc.
3,9)
Come
sempre, Gesù prima di fare un miracolo, prima di donare la sua parola, chiede
qualcosa. Qui chiede in prestito una barca per poter predicare. Non so se sia
una interpretazione teologica valida ma siccome la barca, in molte altre pagine
del Vangelo, è simbolo della Chiesa, mi piace poter pensare che Gesù chiede a
noi di prestargli noi stessi (la Chiesa) affinché Lui possa operare in essa e
tramite essa. La Chiesa serve se in essa c'é Gesù. Se la barca è piena di noi,
dei nostri problemi, non c’e spazio per Lui. Se la barca preferiamo tenercela
per le nostre missioni, per le nostre pastorali, Gesù non può salirci:
impediamo a Cristo di agire.
VENERDI’
21 GENNAIO 1994
“Ne
costituì dodici che stessero con Lui e anche per mandarli a predicare”. (Mc.
3,14—15)
in
questo versetto si trovano due verbi che sembrano essere in apparente
contraddizione. I dodici sono chiamati per stare e per andare. In questi due
verbi sta il nostro essere discepoli. Prima di tutto chiamati: “Non siete voi
che avete scelto me, ma io ho scelto voi”. Ma chiamati per stare con Lui,
per fare esperienza di Lui, per sentire la sua Parola entrarci dentro e
cambiarci, per mettere i piedi nelle sue orme, per cominciare a pensare e ad
agire come ha pensato ed agito Lui, per partecipare con Lui alla gloria del
Tabor e alla prova del Calvario, per gioire della sua liberazione. Ma tutto
questo non è fine a se stesso. Gesù ci fa fare queste esperienze per andare,
per camminare con Lui e per Lui nell’avventura della vita.
SABATO
22 GENNAIO 1994
“I
suoi uscirono per andare a prenderlo, poiché dicevano: E’ fuori di se (Mc.
3,21)
“Padre,
tutti mi vogliono bene, ma sono proprio i miei familiari che non mi
capiscono”. E’ proprio questa una delle situazioni che maggiormente fa soffrire:
tu hai contato che proprio i tuoi cari ti capissero, comprendessero quella tua
parola, quella sofferenza, partecipassero alla tua gioia e invece sono loro che
non ti capiscono, non partecipano ai tuoi entusiasmi, vogliono ricondurti al
“buon senso”, alle tradizioni, alle abitudini.
Quanti
giovani uccisi nella loro fantasia e costruttività, da regole familiari
ferree. Quante forme di "potere occulto" esercitato per il "buon nome",
"la bella figura", la banalità e l’imbecillità più assoluta!
DOMENICA
23 GENNAIO 1994
“E
Gesù disse loro: Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”. (Mc.
1,17)
Quale
grande onore essere chiamati da Gesù! E’ vero,ma spesso questo onore si confonde con gli
onori del mondo. Il grande onore è proprio
quello di poter servire il Signore. Pochi mesi fa è morto un vescovo, molto
diverso dalla figura solita di tanti vescovi. Mi piace riportare, a commento
della chiamata degli Apostoli, questo pensiero di Mons. Tonino Bello:
LUNEDI’
24 GENNAIO 1994
“Ma
chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno”. (Mc.
3,29)
Gesù,
che è venuto nel mondo per perdonare, ci dice che c’è un peccato che non
sarà perdonato: la bestemmia contro lo Spirito Santo. Quale peccato sarà?
E’ la chiusura totale e deliberata alla grazia di Dio, è chiudere la porta
alla misericordia e volutamente (come indicato dalla pagina odierna del Vangelo)
far passare il male per bene e il bene per male, è considerare Gesù come
diavolo. Perché questo peccato non può essere perdonato? Perché il peccato
può essere perdonato solo se, riconoscendo che qualcuno può perdonarlo, ci si
rivolge a Lui per chiedergli misericordia. Ecco perché da sempre si è pensato
al peccato contro lo Spirito Santo come a quello di disperazione, cioè non aver
alcuna speranza che Dio possa far qualcosa, che Lui sia un Padre buono, che ci
sia su di noi un piano d’amore e di misericordia che possa raggiungerci
sempre, che i nostri peccati “anche se fossero rossi come lo scarlatto”
possano diventare bianchi come la neve.
MARTEDI’
25 GENNAIO 1994
“Chi
compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre” (Mc. 3,35)
Qual
è la vera famiglia di Gesù? Dodici Apostoli, pescatori, esattori delle tasse,
persone neanche troppo acculturate; sono i poveri, coloro che non hanno nessuno,
ma che si fidano del Padre, sono gli storpi, i lebbrosi, sono le prostitute e
i peccatori che ci precederanno nel regno dei cieli, è un ladrone pentito, è
un centurione romano che ai piedi della croce fa la sua professione di fede...
MERCOLEDI’
26 GENNAIO 1994
“Ti
ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te”. (2 Tim. 1,6)
E’
bellissimo vedere come S. Paolo esprime nella 1^ lettura di oggi i suoi
sentimenti nei confronti del suo amico e collaboratore Timoteo: l’amicizia
tra i santi è ancora più grande perché l’amore per Dio e per l’apostolato
aggiunge un tono maggiore a quelli che sono i giusti e profondi sentimenti
umani. E allora la preoccupazione più profonda di Paolo nei confronti
dell’amico è quella di ricordargli di “ravvivare il dono della fede”. Gli
amici li si ama non solo condividendo cose, esperienze, pensieri, ma anche e
soprattutto volendo per loro il vero bene.
Chiediamoci:
oggi ho più fede di ieri?
GIOVEDI’
27 GENNAIO 1994
“Si
porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto?”. (Mc.
4,21)
Noi
eravamo ancora piccoli, incapaci di intendere, ma per la fede dei nostri
genitori e padrini, per dono di Dio, fin da quel giorno ci è stata affidata
la luce di Cristo per illuminare tutta la nostra vita e la nostra condotta.
Per questo il Battesimo e visto nella tradizione della Chiesa come sacramento
di iniziazione e illuminazione fino al punto da indicare i battezzati con il
titolo di “illuminati”; san Paolo dice: “Se un tempo eravate tenebre, ora
siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; il frutto
della luce consiste in ogni bontà, giustizia, verità. Cercate ciò che è
gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre”.
Tutta la nostra vita, i nostri criteri, i nostri valori e la nostra condotta
devono essere conformi a questa luce di Cristo che ci ha illuminati. Luce che ci
fu data non per conservarla nel baule dei ricordi, ma perché illumini gli altri
con le nostre buone opere. Chiediamoci se per paura o codardia, opportunismo o
convenienza, nascondiamo la luce della fede in Cristo negli ambienti in cui
viviamo. Perché Cristo disse: “Chi si vergognerà di me e delle mie parole
davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio
dell’uomo di vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo
con gli angeli santi”.
VENERDI’
28 GENNAIO 1994
“Il
Regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di
notte o di giorno, il seme germoglia e cresce”. (Mc.
4,26—27)
Gesù
raccontando questa parabola parla di noi, ma anche di se stesso. I
contemporanei di Gesù si aspettavano un messia potente, battagliero; Gesù
invece comincia l’annuncio del Regno in semplicità, con i poveri, non invita
alla lotta armata, ma a liberarsi interiormente. La sua vita sembra destinata
al fallimento. Eppure Dio benedirà e farà fruttare il suo seme. Questa
lezione di pazienza di Dio e di umiltà è una chiara indicazione per
quanti con Lui vogliono collaborare all’instaurazione del suo Regno nel
mondo degli uomini. Data la nostra inclinazione per il successo rapido e
spettacolare, per la programmazione, l’efficacia produttiva, la statistica e
la percentuale, è frequente l’impazienza per risultati palpabili e frutti
visibili. Ma questa non è la tattica di Dio. La Chiesa non deve temere
l’insuccesso del Vangelo per la povertà dei mezzi al suo servizio e ancor
meno cedere alla tentazione di un’efficacia solo esteriore. Gesù non ha fatto
così. Per fondare la sua Chiesa al servizio del Regno, ha scelto dodici uomini
poveri, senza alcuna influenza sociale, in maggioranza incolti. Cristo avrebbe
potuto agire in modo sfolgorante, ma non lo ha fatto. il Regno di Dio non ha
bisogno di mezzi spettacolari, ma di servitori poveri che non pongano
condizioni.
SABATO
29 GENNAIO 1994
“Gesù
stava a poppa, sul cuscino, e dormiva”. (Mc.
4,38)
L’episodio
di Gesù che dorme mentre c'è tempesta sul lago mi sembra possa leggersi come
applicazione pratica della parabola che abbiamo meditato ieri. La Chiesa va
male, il mondo va male, noi stiamo male e Gesù che fa? Dorme! Ma è Lui che
dorme o la nostra fede che si è addormentata? Infatti basta un po’ di fede
degli Apostoli (stimolata da una buona dose di paura) a svegliare Gesù e a
far sì che la tempesta sia sedata.
DOMENICA
30 GENNAIO 1994
“Che
è mai questo? Una dottrina nuova, insegnata con autorità. Comanda persino agli
spiriti immondi e gli obbediscono!”. (Mc.
1,27)
Gesù
si presenta pubblicamente. La sua è una parola autorevole confermata dalle
opere. Non è l‘annunciatore di liberazioni future ma la sua liberazione è
immediata e totale: libera l’uomo dal male interiore. Gli uomini di oggi
cercano maghi, fattucchiere per liberarsi da presunti malocchi, ma dal male
interiore, profondo, dall’egoismo, dal materialismo vogliamo essere
liberati? Il male ha radici profonde in noi e nessun uomo può rendercene
liberi, ma Gesù lo può, lo desidera per noi. Vuole farci riscoprire la nostra
identità di figli di Dio, vuole ridarci la dignità di uomini, vuole
riportarci a Dio. Ma noi lo desideriamo veramente o preferiamo risolvere
unicamente i nostri problemi di salute, di denaro, di benessere? La parola di
Gesù è autorevole, ci può cambiare di dentro ma non scende a compromessi
con il male, taglia a volte anche dolorosamente le sue radici. Sei disposto a
“subire questa operazione”?
LUNEDI’
31GENNAIO 1994
“Ed
essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio”. (Mc.
5,17)
Qualche
autore, di cui non ricordo il nome, ha scritto questa massima: “I santi sono
un dono meraviglioso di Dio, ma quale grosso guaio il dovergli vivere
insieme”. Madre Teresa, una bellissima figura, ma alzarsi alle quattro di
mattina per pregare diverse ore, uscire con lei alle otto alla ricerca dei
disperati, medicare le piaghe di un lebbroso... Così, Gesù ha fatto il
miracolo della guarigione di un indemoniato. “Bene, bravo!” dicono i
Gadareni... Però...