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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

APRILE 1993

 

GIOVEDI’ 1 APRILE 1993

 

“Se uno osserva la mia parola non vedrà mai la morte”. (Gv. 8,51)

L’uomo stenta talmente ad accettare la morte che cerca in tutti i modi di nasconderla a se stesso. Pensate ad esempio come si muore anonimamente in ospedale, dietro ad un paravento. E l’uomo cerca anche in tutti i modi di esorcizzare la morte creando ad esempio miti di eterna giovinezza. Gesù non nasconde la sorte dell’uomo. Lui stesso subisce la morte. Ma ci dice anche che la morte è un passaggio. Ogni istante della vita è morte, infatti il momento che passa è finito per noi. Ma in Dio, ieri, oggi, domani sono una cosa sola: si tratta solo di spenderli in . vita. Se ogni Istante è vivo in Dio, se ogni istante è vissuto sulla sua parola, nulla va perso: la morte è già vinta, già sconfitta ora, ed anche se, come dice S. Paolo, il suo pungiglione ci colpirà, sarà solo per il grande passaggio, il grande compimento in Dio.

 

 

 

VENERDI’ 2 APRILE 1993

 

“Portarono pietre per lapidare  Gesù”. (Gv. 10,32)

Si fa in fretta a preparare un bel mucchio di pietre. Gesù “ha fatto bene ogni cosa”, ma c’è sempre qualcuno invidioso, o troppo religioso, o gretto di cuore che prepara le pietre. Il giusto, il buono, il testimone dà sempre fastidio, è un rimprovero muto, è uno che rompe la tranquillità, l’ordine costituito e allora, invece di confrontarsi e magari mettersi si, è meglio dar mano alle pietre per toglierlo di mezzo. Gesù ci avverte: “Se hanno fatto questo al legno verde che cosa non faranno al legno secco?” Chi prende sul serio il Vangelo, chi vuole vivere da “giusto”, chi vuoi dare una testimonianza veritiera deve sapere che ci saranno sempre delle pietre in agguato. Ma questo non deve spaventarci perché, come dice Geremia nella prima lettura di oggi: “Ma il Signore è al mio fianco come un prode, i miei persecutori saranno confusi” e, anzi, come dice Gesù nel discorso della montagna: “Beati voi quando vi insulteranno e perseguiteranno per causa mia, rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”.

 

 

 

SABATO 3 APRILE 1993

 

“Non verrà egli alla festa?”. (Gv. 11,56)

I contemporanei di Gesù sentono che sta per compiersi qualcosa. Ormai Gesù ha parlato chiaro, i capi ne hanno deciso la morte.., e allora vogliono vedere come andrà a finire. Gesù andrà a quella festa di Pasqua, anzi sarà Lui l’agnello immolato di quella festa, sarà Lui a versare il suo sangue per la salvezza di tutti. Gesù sa che c e una croce che lo attende, un traditore pronto a venderlo, l’odio dei potenti... Gesù piangerà su Gerusalemme, ma andrà alla festa di coloro che “vogliono fargli la festa”. E’ Gesù la festa, la gioia, la salvezza dell’intera umanità. E noi come andremo quest’anno alla festa della Pasqua di Gesù Come spettatori? Come curiosi? Come partecipanti alla salvezza? Saprai commuoverti e accogliere la Festa di chi dà la vita per te?

 

 

 

DOMENICA 4 APRILE 1993

 

“Uno dei discepoli, quello da Gesù prediletto, stava appoggiato sul petto di Lui”. (Gv. 13,23)

GIOVANNI

“Sono Giovanni, il discepolo ‘prediletto’ di Gesù. Questo fatto mi ha procurato tanta gioia ma anche tante incomprensioni. Io so che per Gesù ‘prediletto’ non significava un qualcosa come una graduatoria. So solo che amavo, stravedevo per Lui e so che Lui mi voleva un bene immenso. Più che a parole, noi ci amavamo con tutto noi stessi, anche i gesti erano spontanei, significativi. Gesù non fa distinzione di persone, ama tutti, è morto per tutti, ma Gesù ama anche ciascuno di un amore individuale, personale. Non c’è da essere gelosi gli uni per gli altri, c’è solo da gioire perché ‘il Signore mi ama in modo tutto particolare’ ed anche perché ciascuno può rispondere a questo amore particolarmente. Se posso darvi un consiglio: nel rispondere all’amore di Gesù, non scimmiottare nessuno, neanche i santi, amate con tutto voi stessi e soprattutto lasciatevi amare di quell’amore particolare che Gesù ha per ciascuno.”

 

 

 

LUNEDI’ 5 APRILE 1993

 

“Allora uno dei dodici chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: Che cosa siete disposti a darmi se io ve lo consegnerò?”.

(Mt. 26,14—15)

GIUDA

Potrei dirvi molte cose a mia difesa. Ma non lo farò perché il mio errore più grande è stato proprio quello di mettermi sempre al centro della vicenda, del pensare di poter essere io ad aver capito tutto, di essere io a smuovere Gesù da quel suo pacifismo ad oltranza. Una cosa però voglio dirvi: il male non arriva mai all’improvviso. Si prepara sempre a lungo, cerca le piccole crepe per penetrare in noi. In me ha giocato sul mio egocentrismo, sul mio protagonismo, sul mio attaccamento alle cose, sulla mia insincerità e poco per volti sono diventato più importante io di Lui. E anche il mio ultimo gesto è stato proprio questo: se avessi capito che l’amore di Gesù era più grande del mio pur grande peccato sarei stato perdonato, avrei continuato forse ad essere apostolo, invece anche lì il mio egoismo mi ha fatto pensare più a me, alla mia vergogna, alla mia sconfitta che alla sua misericordia. Se accettate un consiglio da Giuda: credete più al perdono che al peccato.

 

 

 

MARTEDI’ 6 APRILE 1993

 

“Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni?”. (Mt. 26,65)

SOMMO SACERDOTE

Vorrei dire una parola in particolare a tutti coloro che detengono o pensano di detenere il potere religioso, affinché la mia esperienza non sia inutile. Noi preti, religiosi pensiamo di avere un incarico particolare da Dio, ed é vero, siamo scelti e mandati per un qualcosa più grande di noi. Ma attenzione a confondere missione e servizio con potere e autorità. Noi con la scusa della Bibbia o del Vangelo siamo portati a diventare protagonisti, giudici, politicanti e rischiamo di non essere più al servizio della Parola di Dio, ma di usare la Parola per i nostri intrighi, interessi politici. Io per salvaguardare “la purezza della legge”, per togliere di mezzo un bestemmiatore, per paura di una insurrezione, non solo non ho riconosciuto il Messia ma non ho saputo neanche vedere l’uomo che avevo davanti.

 

 

 

MERCOLEDI’ 7 APRILE 1993

 

“Pilato prese dell’acqua e si lavò le mani dicendo: lo sono innocente del sangue di questo giusto. Pensateci voi!”. (Mt. 27,24)

PILATO

Pensavo che un po’ d’acqua sarebbe bastata: in fondo io non c’entravo, erano affari religiosi e io non ero molto religioso. Avere grane con questo popolo testardo e con l’imperatore che già mi aveva cacciato in questa lontana regione era proprio l’ultima cosa che cercavo. Un po’ d’acqua, qualche segno di disprezzo per questo popolo, tanto per far vedere il mio potere, e basta! Ma quell’uomo che io ho riconosciuto giusto mi è rimasto sulla coscienza: puoi far di tutto per cercare scusanti, per giustificare il tuo operato, per lavarti le mani dei problemi degli altri ma una voce, uno sguardo, un rimprovero silenzioso, questi non li puoi cacciare. Puoi lavarti le mani, far finta di essere a posto, ma non sei contento, non sei in pace... e meno male che sia così perché fin che c’è una coscienza che rimorde c’è anche la possibilità di cambiare!

 

 

 

GIOVEDI’ 8 APRILE 1993

 

“Erode sperava di vedere qualche miracolo, ma Gesù non gli rispose affatto”. (Lc. 23,8—9)

ERODE

E’ estremamente brutto aver a che fare con i profeti: ti sconvolgono la vita, non li trovi mai dove vorresti, cercano in tutti i modi di toglierti dalle tue sicurezze... Prima quel Giovanni Battista! La sua ombra è rimasta con me, quella voce ha continuato a gridare ancora più forte quando gli ho fatto tagliare la testa... e poi questo Gesù! Mi avesse fatto qualche bel miracolo, mi avesse rassicurato nelle mie paure, mi avesse gridato addosso. Giovanni gridava, questo tace, ma tutti e due mi hanno sconvolto la vita. Oggi posso dire una cosa che avrei dovuto capire anche allora: Dio non lo si compra col potere, Dio non vuole coscienze addormentate, se vuoi essere religioso davvero devi lasciarti turbare il sonno e le comodità sia da chi ti grida addosso, sia da chi non dandoti facili risposte, proprio con il suo silenzio ti provoca ad uscire dal tuo egoismo per intraprendere la strada che porta a Lui.

 

 

 

VENERDI’ 9 APRILE 1993

 

“Or, mentre lo conducevano, presero un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli posero addosso la croce perché la portasse dietro a Gesù”.

(Lc. 23,26)

SIMONE CIRENEO

Mi hanno subito adocchiato: due spalle grosse, corporatura da contadino abituato a piegare la schiena, a strappare con fatica alla terra un po’ di frutto.., e mi hanno subito preso per portare la croce di quel condannato! Il primo sentimento, ve lo dico, è stato di rabbia. Quegli invasori non solo fanno loro il bello e il brutto, non solo condannano un povero innocente, ma sfruttano anche me, stanco e onesto lavoratore... Poi ho guardato quel poveraccio. Era ridotto male, tutto una piaga. Non stava neppure più in piedi. Lo avevano vestito da re da burla. Il volto, sotto quella corona di spine, era una maschera di sangue... Non sarebbe servito molto a Lui che ormai era carne da macello, ma almeno gli avrei alleviato qualche dolore! Quando si tratta di aiutare non importa tanto se te lo impongono, se serve a risolvere il tutto o meno: serve a dare una mano e basta!

 

 

 

SABATO 10 APRILE 1993

 

“Ora presso li croce di Gesù sta­va sua Madre”. (Gv. 19,25)

MARIA

Ho rivissuto infinite volte quel terribile momento. Mio figlio, il Figlio di Dio ucciso su una croce e proprio da quei fratelli, da quei miei altri figli che è venuto a salvare! L’ho rivissuto nel dramma di tutte quelle mamme che hanno visto i loro figli partire e non più tornare, che hanno pianto, piangono e lottano vedendo il loro figlio inchiodato sulla croce della droga. Lo rivivo con tutti coloro che subiscono ingiustizia, con tutti coloro che sono spettatori partecipi e impotenti della morte... di un loro caro. Dio mi ha voluto mamma e io rivivo la gioia e il mistero doloroso di ogni maternità. Siete tutti miei figli e ai piedi di ogni vostra croce, siatene sicuri, mi troverete sempre muta ma partecipe, silenziosa ma presente. Dio non mi ha pensato solo per Suo Figlio, ma anche per ognuno di voi.

 

 

 

DOMENICA 11 APRILE 1993

 

“Perchè cercate tra i morti Colui che è vivo? Non è qui, è risorto”. (Lc. 24,5—6)

GESU RISORTO

Canto la fedeltà di Dio, mio Padre. Canto la sua misericordia e il suo perdono. Canto la vita che non muore. Dio non mi ha abbandonato nelle tenebre della morte. Dio ha accettato il mio sacrificio. Il male che sembrava avermi sconfitto è sconfitto definitivamente. Canto la mia gioia per tutti voi, fratelli per i quali ho offerto la mia vita: nelle vostre lotte, nei vostri dolori, ora c’è speranza, nella vostra povertà c’è la ricchezza di Dio. La meta della vostra vita odora di perdono e di eternità. Risorgete, fratelli; fate anche voi la vostra Pasqua, il vostro passaggio dal male al bene, dalla morte alla vita, Il vostro Dio, l’eterno, è il Fedele, il Misericordioso, la Vita che dura per sempre.

 

 

 

LUNEDI’ 12 APRILE 1993

 

“E il buon ladrone disse: Gesù ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno”.  (Lc. 23,42)

IL BUON LADRONE

Qualcuno potrà dirmi: “Sei fuori posto a parlare dopo Pasqua; tu sei un personaggio della Passione!”. lo sono il primo frutto della Pasqua. Proprio nell’ultimo momento della mia vita Gesù mi ha fatto fare il passaggio, è riuscito a far scattare in me, uomo duro, quel seme di affetto, di compassione, di fede, di pentimento che stava celato nel mio cuore. Io vi annuncio la Pasqua: Gesù ha trasformato quel patibolo della croce su cui è stato ucciso il mio uomo vecchio in altare su cui sono stato offerto per una rinascita sicura (l’ha detto Lui). Qualunque sia la tua situazione: cristiano in cammino, cristiano incallito nelle abitudini, peccatore, lontano, ricordati che dentro di te ci sono già semi di amore disinteressato, di fede, di pentimento, pronti a sbocciare. Bisogna solo incontrare quel crocifisso che ti ama al punto di morire per te. Lui può far fiorire anche un pezzo di legno arido e duro come una croce e anche a te può dire: “Oggi sarai con me in paradiso”.

 

 

 

MARTEDI’ 13 APRILE 1993

 

“Ma l’Angelo disse alle donne: Non abbiate paura, voi!... E’ risorto, come aveva detto”. (Mt. 28,5)

GLI ANGELI

Voi uomini, vi siete fatti delle strane figure di noi angeli, quasi fossimo un po’ fantasmi, un po’ uccelli svolazzanti o esseri sempre in muta adorazione esperti di musica e di canto. Noi siamo amati da Dio e innamorati di Lui e in Lui, quindi, anche di voi uomini; noi vi portiamo i lieti annunci, le sane aspirazioni, il coraggio e la forza nel cammino. Quante occasioni avete voi uomini di essere angeli, messaggeri, annunciatori, testimoni della salvezza. Molti lo hanno capito se persino nel vostro linguaggio per indicare una persona buona che spende la sua vita per gli altri, usate il termine: “E’ un angelo di carità, di amore, di pazienza”. Noi angeli non vi abbandoniamo mai, ma siate voi angeli gli uni per gli altri.

 

 

 

MERCOLEDI’ 14 APRILE 1993

 

“Di buon mattino le donne vennero al sepolcro, al levar del sole”. (Mc. 16,2)

LE PIE DONNE

Allora, come oggi, gli uomini hanno coniato a loro uso e consumo la frase fatta: “Donne, sesso debole”. Ma allora come oggi, certi lavori come vestire e imbalsamare i morti sono lasciati proprio alle donne. Gli Apostoli erano là al chiuso a leccarsi le ferite dei vari tradimenti e fughe e noi cercavamo qualcuno che ci aiutasse a spostare quel pietrone per dimostrare affetto e pietà al corpo di quell’uomo che tanto avevamo amato. Ma Lui ci ha fatto il regalo! Ha scelto proprio noi, per prime, come testimoni della sua risurrezione. (E lasciamo perdere la solita diceria inventata dagli uomini che dice che se vuoi che una notizia si propaghi in fretta, basta affidarla ad una donna). Gesù ci ha scelto perché ci amava, perché sapeva che contavamo poco, perché come già aveva detto sua Madre “ha guardato all’umiltà della sua serva” e “ha fatto cose grandi in me”. Lui che aveva detto più volte che beati sono i poveri, quelli che contano poco, non poteva far diverso. E, ricordate, il metodo di Dio è ancora oggi così!

 

 

GIOVEDI’ 15 APRILE 1993

 

“Gesù le disse: Maria! E Maria Maddalena voltatasi verso di Lui gli disse in ebraico: Rabbunì”. (Gv. 20,14)

MARIA MADDALENA

Mi fanno sorridere certi esegeti che cercando di spiegare il mio dolore nel piangere la morte di Gesù e il presunto gesto di disprezzo del trafugamento del cadavere, o la mia gioia e l’impulso di abbracciare il Risorto, cercano spiegazioni asettiche: no! Io ero innamorata di Gesù! Innamorata solo come può esserlo una donna, salvata da Lui, piena di sentimento puro che non fa calcoli ma che ama totalmente e a quell’amore consacra tutta se stessa! Io amo il “mio Gesù” e proprio perché lo amo tanto vorrei che tutti lo amassero: non abbiate paura dei sentimenti, non fate troppi calcoli, non abbiate paura di piangere o di ballare per amore: lasciatevi amare e amate con tutto voi stessi.

 

 

VENERDI’ 16 APRILE 1993

 

“Gesù domandò a Simon Pietro: Simone di Giovanni mi ami tu più di questi?”. (Gv. 20,15)

PIETRO

lo Pietro, ringrazio il Signore che, nonostante il mio caratteraccio, la mia irruenza, il mio non capir le cose, la mia codardia, mi ha dato la possibilità di amarlo, di pentirmi, di seguirlo. Ci voleva per un papa questa esperienza! Ed è l’esperienza che, se siete sinceri e onesti, ciascuno di voi può fare. Siamo tutti deboli, peccatori, recidivi, ma una cosa sola basta al Signore per poter operare la nostra salvezza, basta che amiamo. Il Signore su questa base può trasformarci, può renderci più misericordiosi, meno intransigenti nei confronti degli altri, più pronti al servizio, alla testimonianza, può persino, come è capitato a me, darci il coraggio del martirio.

 

 

SABATO 17 APRILE 1993

 

“Dissero i discepoli di Emmaus: Noi speravamo che fosse Lui a liberare Israele; invece siamo già al terzo giorno...”. (Lc. 24,21)

I DISCEPOLI Dl EMMAUS

Siamo gente in cammino. Avevamo camminato per andare da Gesù, avevamo camminato dietro a Gesù ed ora la delusione, il dispiacere, lo scoraggiamento ci faceva andare lontani da Gesù. Ma Lui cammina con noi, anche se i nostri occhi non lo riconoscono; Lui è ancora lì per farci ardere il cuore nel petto, per invogliarci a quella richiesta: “Rimani con noi, perché si fa sera e il giorno già sta per finire”. E. lì, per farsi pane, per spezzarsi con noi e per mettere di nuovo nei nostri piedi la voglia di correre per andare ad annunziare la sua risurrezione. Alzatevi dalle vostre poltrone, dalla fede delle sicurezze sedimentate, dalla carità fatta di parole o delegata ad altri, mettetevi in cammino, non importa neppure tanto se guidati dall’entusiasmo o dalla tristezza, Lui camminerà con voi e anche se i vostri occhi qualche volta saranno impediti a riconoscerlo, basta che Lui riconosca la vostra voglia di camminare e metterà le ali ai vostri piedi.

 

 

 

DOMENICA 18 APRILE 1993

 

“Se non vedo nelle sue mani i segni dei chiodi e non metto il mio dito nel posto dei chiodi, e la mia mano nel suo costato, non crederò”. (Gv. 20,25)

TOMMASO

Sono passato per l’incredulo più grande della storia, ed è vero che non mi sono fidato degli altri apostoli; d’altra parte non era facile fidarsi di amici che come me non si erano dimostrati troppo affidabili. Ma, ciò che mi dispiace, ciò di cui sono veramente pentito non è tanto di non aver creduto a Pietro o agli altri, è di non aver creduto a Lui! Ce lo aveva detto, ci aveva spiegato come sarebbe andata, aveva persino previsto la nostra fuga, ma ci aveva parlato di terzo giorno, ci aveva detto di essere la risurrezione e la vita... Ricordatevi di me nei momenti di buio, di paura, di sofferenza e, se può servire, non fate il mio stesso errore. Se non vi fidate della Chiesa gerarchica perché è peccatrice come voi, fidatevi però di Lui. Lui morì delude mai.

 

 

LUNEDI’ 19 APRILE 1993

 

“Come può un uomo nascere quando è vecchio?”. (Gv. 3,3)

Ho incontrato tanti anziani delusi, tristi...: “Che cosa vuoi farci, siamo vecchi... Non abbiamo né prospettive né forze... I vecchi non servono più!”. E giù a piangersi addosso! Ed ho incontrato anche degli anziani, magari malconci di salute, ma arzilli come grilli, curiosi della vita, con la voglia ancora di fare esperienze, disposti a donare, servire. “Può forse un uomo rinascere, quando è vecchio?”. Secondo Gesù sì! La vecchiaia non è una questione di anni, è una questione di cuore, di sentirsi. Sia nella fede come nella vita si può essere giovani a tutte le età, basta trovare le motivazioni, basta ripartire ancora una volta. Magari non puoi più correre come una volta, ma un “piccolo tratto” è possibile.

 

 

 

MARTEDI’ 20 APRILE 1993

 

“La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo e un’anima sola”. (At. 4,32)

E’ vero, non bisogna esagerare. Qui S. Luca idealizza la comunità primitiva. C’erano egoismi e guai anche allora. Ma sta di fatto che almeno ci tentavano: e non solo a parole! Infatti gli Atti degli Apostoli ci dicono che i primi cristiani mettevano in comune i loro beni di modo che non ci fossero bisognosi tra loro. Utopia? Certo non una soluzione facile e neppure sempre possibile a livello pratico. Ma quanta strada potremmo e dovremmo fare! Oggi il. cristianesimo, almeno qui da noi, è sempre più un affare personale: “lo e il mio Dio”. Ma è giusto che in una religione dove la regola fondamentale è l’amore fraterno, io mi tenga ben stretti i doni di intelligenza, le capacità di servizio, i miei quattro soldi quando altri ne hanno bisogno? Come mai ci sono cristiani ricchi e cristiani poveri? (e, una volta tanto, proviamo con equità a metterci dalla parte dei cristiani ricchi).

 

 

MERCOLEDI’ 21 APRILE 1993

 

“Ecco, gli uomini che avete messo in prigione si trovano nel Tempio a insegnare al popolo”. (At. 5,25)

Mi ha sempre stupito il cambiamento profondo dei primi apostoli. Erano dei poveracci paurosi, non avevano capito molto di Gesù, nella notte del tradimento erano scappati tutti, avevano dubitato della risurrezione.., ed ora finiscono in galera per la fede, continuano a predicare nonostante rischino la testa. Gli Apostoli sono cambiati per diversi motivi: si sono resi conto della propria miseria, di aver avuto in affidamento un messaggio più grande di loro, trovano forza nell’inscoraggiamento vicendevole, si lasciano plasmare dallo Spirito Santo, hanno deciso di smettere di dire di amare Gesù ed hanno cominciato ad amarlo. Non basta, allora, invocare solo lo Spirito Santo, quasi imputando a Lui la colpa se sono pusillanime, sedentario, vigliacco. Devo lasciare che lo Spirito mi sbatta là dove Lui vuole, devo appoggiarmi sulla fede di altri, devo guardare a Cristo più che a me stesso.

 

 

GIOVEDI’ 22 APRILE 1993

 

“All’udire queste parole essi si irritarono e volevano metterli a morte”. (At. 5,33)

Tutta la lunga storia della Chiesa è costellata di martiri che hanno dato la vita per la fede e per i fratelli. Ecco l’esempio di un recente martirio in America Latina raccontato da L. Boff.

Così fu ucciso il Francescano lvan Bettencourt, nel 1975: figura ideale dei discepoli di Gesù. Aveva solidarizzato con i contadini espulsi dalle loro terre dai potenti latifondisti. Lo sequestrarono e lo torturarono, perché confessasse che era marxista e sovversivo. Gli tagliarono le orecchie e lo interrogarono. Gli tagliarono il. naso e lo interrogarono. Lo castrarono e lo interrogarono. Gli tagliarono la lingua e smisero d’interrogarlo. Lo ferirono in tutto il corpo, e, poiché si muoveva ancora, lo mitragliarono. Infine lo gettarono in un pozzo profondo e riempirono il pozzo. Fu ucciso, perché difendeva i fratelli.

 

 

VENERDI’ 23 APRILE 1993

 

Disse Gamaliele: “Se questa dottrina è di origine umana verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio”. (At. 5,38)
Questo principio del saggio fariseo Gamaliele dovrebbe essere accolto sempre anche nella Chiesa gerarchica e tra noi cristiani. Spesso pensiamo che bisogna togliere la mela marcia affinché non faccia marcire le altre”, ma questo principio ha guidato la caccia alle streghe, gran parte dell’Inquisizione e ancora molte persecuzioni odierne con il risultato di non togliere il male ma di macchiarsi di male, il bene e il male col tempo vengono alla luce da soli. Il male da solo si uccide, il bene trionfa perché ha in sé la forza di Dio. Anche davanti a certe odierne manifestazioni di religiosità o di apparizioni, credo che l’atteggiamento migliore sia proprio questo. D’altra parte, non aveva già detto proprio Gesù: “Li riconoscerete dai loro frutti”?

 

 

SABATO 24 APRILE 1993

 

“Era buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. il mare era agitato”. (Gv. 6,17—18)

Questi discepoli che si. agitano, remano, si impauriscono, sono la figura di tutti noi che, spesso, senza Gesù, nella barca della nostra vita, ci arrabattiamo, ci agitiamo, ma non combiniamo niente. Ecco una bella meditazione di Madre Teresa di Calcutta:

“Abbiamo bisogno di scoprire Dio, e Dio non può essere trovato nel frastuono e nella irrequietezza. Dio è l’ amico del silenzio. Osservate come gli alberi, i fiori, l’erba crescono nel silenzio; guardate le stelle, la luna e il sole, come si muovono in silenzio. Abbiamo bisogno di silenzio per essere in grado di arrivare alle anime. La cosa essenziale non è ciò che diciamo, ma ciò che Dio dice a noi e attraverso di noi. Tutte le nostre parole saranno inutili, se non vengono dall’anima. Le parole che non danno la luce di Cristo, aumentano le tenebre.”

 

 

DOMENICA 25 APRILE 1993

 

“Prese il pane, lo spezzò e lo diede loro. Ed ecco si aprirono gli occhi e lo riconobbero”. (Lc. 24,30—31)

Gesù si è fatto riconoscere dai discepoli di Emmaus nello spezzare il pane. E chiaramente c’è un riferimento all’Eucarestia: è Gesù il pane spezzato che si offre a noi con il suo sacrificio per salvarci e per sostenerci nel cammino. Ma penso che Gesù, facendosi conoscere nello spezzare il pane, abbia voluto anche ricordarci che noi possiamo incontrare la sua presenza in ogni luogo dove si spezza il pane. Quando nelle nostre famiglie spezziamo il pane della comprensione,. del perdono, là è Cristo; quando spendiamo un po’ di tempo per ascoltare, per servire, là è Cristo. In ogni luogo, anche non cristiano, dove un uomo si china su un altro uomo bisognoso, dove un samaritano si ferma per aiutare un ferito ai bordi delle strade, dove un Cireneo prende sulle sue spalle una croce che opprime un fratello, là è Cristo e i tuoi occhi non siano così gretti e chiusi da impedirti di riconoscerlo.

 

 

 

LUNEDI’ 26 APRILE 1993

 

“Voi mi cercate perché avete mangiato quei pani e vi siete saziati”. (Gv. 6,26)

Gesù sa che c’è il pericolo che la gente lo segua non per fede, ma per sete di miracoli. E il rischio è lo stesso anche oggi: cercare una religione per assicurarsi un paradiso, andare da Gesù quando si ha bisogno di una grazia, sperare in un Signore che risolva Lui i nostri problemi, che con qualche bel miracolo ci tolga dai nostri fastidi. Gesù non è un’agenzia di assicurazioni, un mago buono e neanche uno che si possa comprare con qualche preghiera o con qualche raccomandazione. Gesù è il Figlio di Dio, è “il pane che non perisce”. Non si va da Gesù per un miracolo, si va da Gesù per Lui, per incontrarlo, per lasciarci salvare, per amarlo; il miracolo avverrà dopo, quello di avere un cuore nuovo a misura del suo.

 

 

 

MARTEDI’ 27 APRILE 1993

“E si misero a lapidare Stefano. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane chiamato Saulo”. (At. 7,58)

Nel libro degli Atti degli Apostoli il nome Saulo (il futuro S. Paolo) appare per la prima volta in questa occasione. Saulo è troppo giovane per partecipare direttamente alla lapidazione di Stefano, ma manifesta la sua approvazione facendo la guardia ai mantelli di coloro che erano andati a tirare le pietre. Ci vorrà ancora tempo e altro sangue di altri cristiani prima che Saulo si converta, ma già qui possiamo intuire che il martirio non è mai inutile. La Chiesa di oggi si fonda non tanto sulle chiacchiere dei preti, dei teologi e neppure sulle cattedrali o sulle cerimonie fastose, si fonda sul sangue dei martiri, sulle tante preziose testimonianze di ieri e di oggi. Anche in questo caso non c’è bisogno di andare lontano per vedere cristiani perseguitati per la loro fede, gente che sta bruciando la propria vita per gli altri nel nome dell’amore gratuito di Cristo.

 

 

 

MERCOLEDI’ 28 APRILE 1993

 

“Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”. (Gv. 6,35)

Pensiamo oggi a quel dono meraviglioso che Gesù ci ha lasciato: l’Eucarestia. Dio sa la fame e la sete di verità, di bello, di giusto, di libertà che c e nei nostri cuori. Noi siamo fatti a misura dì Dio e le cose di questa terra non possono bastarci. E allora Gesù offre se stesso. Partecipare all’Eucarestia significa entrare in Comunione con Lui, partecipare alla sua morte e risurrezione nell’attesa della sua nuova e definitiva venuta. Quel gesto che noi purtroppo molte volte facciamo per abitudine, distrattamente, è la cosa più sacra che possiamo fare, è il fine stesso della nostra vita. Ricevere Gesù significa entrare in Lui, assumerlo, diventarne parte. Quanto diventano vere le parole di Paolo: “Non San più io che vivo, ma è Cristo che vive in me!”.

 

 

 

GIOVEDI’ 29 APRILE 1993

 

“Dio é luce e in Lui non ci sono tenebre: se diciamo che siamo in Comunione con Lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo”. (1 Gv. 1,5—6)

Gli uomini hanno la luce ma preferiscono camminare nelle tenebre. Meditiamo oggi su un ‘iscrizione che si trova nella cattedrale di Lubecca.

Mi chiamate Maestro e non mi ascoltate.

Mi chiamate luce e non mi vedete.

Mi chiamate guida e non mi seguite.

Mi chiamate sapiente e non m’interpellate.

Mi chiamate Vita e non mi desiderate.

Mi chiamate Bontà infinita e non mi amate.

Mi chiamate magnanimo e non mi pregate.

Mi chiamate eterno e preferite la vita che passa.

Mi chiamate misericordioso, ma non vi pentite.

Mi chiamate Signore, ma non mi servite.

Mi chiamate Dio, ma non mi onorate.

Mi chiamate giusto giudice, ma non mi temete.

Se manca la gioia, di chi è la colpa?

 

 

 

VENERDI’ 30 APRILE 1993

 

“Paolo, cadendo a terra udì una voce che gli diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. (At. 9,5)

Non sempre, anzi raramente, il Signore ci chiama alla conversione in un modo così improvviso e deciso, ma gli elementi fondamentali della conversione sono descritti proprio in questa riga. Prima di tutto bisogna scendere, o lasciarsi sbattere giù da cavallo, cioè bisogna lasciare i nostri egoismi, bisogna riconoscersi a terra, poveri, bisognosi di tutto. E poi bisogna accorgerci di Cristo. Lui ha sempre camminato con te, solo che tu non lo hai conosciuto. Lui è sempre stato presente nei tuoi fratelli, solo che tu, non amandoli non hai potuto riconoscerlo. Solo a terra puoi diventare grande, solo amando il Prossimo puoi incontrare Colui che cambia la tua vita.

     
     
 

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