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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

GENNAIO 1993

 

VENERDI’ 1 GENNAIO 1993

 

“Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda la  pace” (Nm. 6,26)

Con un po’ di poesia potremmo dire che le ore sono come le virgole nel racconto della vita, gli anni come i punti. Dopo i punti si va a capo e sì ricomincia a scrivere. Così per il nuovo anno: 365 giorni tutti da riempire; 8760 ore tutte da vivere e non semplicemente da trascorrere. Buona navigazione a tutti per i 525.600 minuti del nuovo anno. Sono le briciole a fare il tempo. Credi alle briciole. E’ incredibile quanto può accadere in un minuto: si può addirittura morire!

 

 

SABATO 2 GENNAIO 1993

 

“E questa è la promessa che Egli ci ha fatto: la vita eterna”. (1 Gv. 2,25)

Una tartaruga può godersi i suoi 150 anni di vita; un avvoltoio 117; ad un elefante indiano ne sono concessi 77; ad un’anguilla 55; ad un cavallo 40; ad un leone 30... ma su tutti un giorno piomba il tempo e trionfa! Solo l’uomo, arrivato a 80 — 90 anni, si libera del tempo e lo supera. Questa è la promessa che Gesù ci ha fatto e garantito con la sua morte e risurrezione: siamo chiamati a vivere il tempo, ma nella prospettiva dell’eternità.

 

 

DOMENICA 3 GENNAIO 1993

 

“Tutto è stato fatto per mezzo di Lui, e senza di Lui niente è stato fatto di ciò che esiste”. (Gv. 1,3)

Viviamo tra le meraviglie e non ce ne accorgiamo. il filo prodotto da un ragno è 1400 volte più sottile di un capello umano. Il piccolissimo seme del cocomero ha la forza di estrarre dal suolo terra equivalente a 200 mila volte il suo peso. La pianta più grande della terra è una sequoia: si trova in California. E’ alta 85 metri, ha una circonferenza di 25 metri, pesa duemila tonnellate: dal suo tronco si potrebbero ricavare cinque miliardi di stuzzicadenti! Ebbene, essa è nata da un seme di appena 5 millimetri! Anche l’uomo, quando la vita lo prende per mano, è una cellula che pesa un terzo di un milligrammo. In quella cellula c’è tutta la sua storia: la sua indole, il suo carattere, quanto sarà alto, intelligente, volitivo, tenero... Come non stupire e non essere meravigliati della grandezza del Creatore? Le meraviglie non mancano, manca la meraviglia!

 

 

LUNEDI’ 4 GENNAIO 1993

 

“Andrea incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: Abbiamo incontrato il Messia. E lo condusse da Gesù”. (Gv. 1,41—42)

Andrea, dopo aver incontrato Gesù, non sta più in sé: deve dirlo ad altri, deve portare altri a Gesù. L’uomo ha sete di Dio: portagli Cristo! Portare Cristo non è fare letteratura: si trovi un uomo più riuscito di Lui! Non si è mai piegato. Le sue parole sapevano di pulito. Amava il silenzio e i bambini. Guardava quelli che nessuno guarda. Diceva che perdonare è bello. Faceva il fratello a tempo pieno. Sapeva piangere. Credeva che in ogni uomo vi è un punto sano da qualche parte. Amava i grintosi. Conosceva le albe e i tramonti. Insegnava a vivere, non a dormire. Viveva come parlavi. Morì per troppo amore. Certo la politica, la psicologia, la sociologia, la filosofia, l’economia, possono aiutare a guarire il mondo, ma il rimedio più radicale, il rimedio più sicuro resta sempre la “Cristoterapia”. Qualora gli uomini si decidessero a misurarsi con Cristo, la terra avrebbe la faccia più pulita e si metterebbe finalmente a girare dalla parte giusta.

 

 

MARTEDI’ 5 GENNAIO 1993

 

“Egli ha dato la sua vita per noi: quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli”. (1 Gv. 3,16)

Un racconto di L. Tolstoj: Tre viandanti si trovavano insieme presso una sorgente che scaturiva dalla roccia sulla quale c’era la scritta:

“La sorgente sia il tuo modello”. I tre discussero sul significato della frase.

Il primo disse: “La sorgente, lungo il suo percorso raccoglie altre acque e diventa un grosso fiume. Anche l’uomo deve ingrossare durante la sua vita il suo capitale, per diventare ricco.

Il secondo disse: “Per me la scritta vuol dire che l’uomo, nel suo modo di parlare, deve essere limpido come l’acqua di questa fonte”.

Il terzo, che era un uomo saggio, disse: “La sorgente deve essere modello all’uomo. Essa dà da bere a tutti, senza richiederne niente, fa del bene a tutti, senza aspettare alcuna ricompensa”.

 

 

MERCOLEDI’ 6 GENNAIO 1993

 

Gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. (Mt. 2,11)

Certamente i doni che i Magi portano a Gesù sono simbolici: regalità, onore, consacrazione e anticipo della sua morte redentrice, ma a me piace pensare proprio al gesto del donare. Che cosa si può donare a un Dio che è Signore di tutte le cose? Che cosa si può dare a Colui che è il dono più grande? Gesù accetta i doni; probabilmente almeno il dono dell’oro sarà servito a Giuseppe e Maria nella fuga in Egitto ma certamente Gesù accetta il dono della riconoscenza di coloro che hanno fatto un così lungo viaggio per incontrano. Non conta tanto quello che tu puoi dare a Dio o ai fratelli, conta, se hai capito il dono gratuito e continuo di Dio, l’offerta di te stesso. Non importa se hai solo cinque pani e pochi pesciolini per sfamare cinquemila persone, importa che tu li metta a disposizione di Dio con te stesso: al resto ci pensa Lui.

 

 

GIOVEDI’ 7 GENNAIO 1993

 

“Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: Convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino”. (Mt. 4,17)

Ecco un brano trovato per caso di cui non mi sono annotato l’autore, che mi sembra adatto a commentare l’invito alla conversione che Gesù oggi ci fa. Quando ero giovane facevo il rivoluzionario e tutte le mie preghiere erano: “Signore, aiutami a cambiare il mondo”. Poi capii che passa la voglia di fare rivoluzioni. Arrivato ad una certa età ho cambiato preghiera, ed ho detto: “Signore, dammi la grazia di cambiare me: la mia famiglia, i miei amici... Adesso che sono diventato adulto ho capito di essere stato, fino a questo momento, molto sciocco. Ora la mia preghiera è questa: “Signore, fammi la grazia di cambiare me stesso”. Se avessi pregato così fin dall’inizio non avrei sprecato tanti anni.

 

 

VENERDI’ 8 GENNAIO 1993

 

“Gesù disse: Voi stessi date loro da mangiare”. (Mc. 6,37)

I miracoli cominciano sempre da noi. Gli Apostoli si accorgono di non poter dare da mangiare a quella folla, ma Gesù li invita a fare lo stesso qualcosa. Questa prima disponibilità permette a Gesù di fare il resto. Si tratta di cominciare. Non basta dire: c’è la fame nel mondo; ci pensi Dio! Bisogna cominciare a dividere il proprio pane e a dividerlo senza doppie intenzioni. Se do da mangiare ad un fratello che ha fame devo farlo innanzitutto perché ha fame e non perché quell’uomo diventi cristiano. Il puro atto di carità senza calcoli, del resto, sarà la migliore evangelizzazione: quando una persona dona con semplicità, senza neppure una sfumatura di quell’impercettibile ricatto che anche l’uomo più ingenuo arriva sempre ad avvertire, è più facile riconoscere in essa la presenza di Gesù.

 

 

SABATO 9 GENNAIO 1993

 

“Nell’amore non c'é timore”. (1Gv. 4,18)

Uno dei sentimenti più profondi che accompagnano l’uomo durante tutto l’arco della vita è la paura: paura del male fisico, paura di non riuscire nella vita, paura di non essere compresi, amati, aiutati, paura di sbagliare... paura di Dio! Eppure per un cristiano non dovrebbe esserci questo sentimento che fascia di buio molte ore della nostra vita. Gesù sovente dice: “Non abbiate paura (Mt. 12,27), “Non preoccupatevi per la vostra vita.., guardate i gigli dei campi” (Mt. 6,24—29). Il vero problema è credere alla Parola di Dio, è lasciarci amare e amare sul serio, è fidarsi che Dio può trarre il bene anche dal male. E allora con S. Paolo potremo in semplicità ma con forza dire:“Tutto io posso con l’aiuto di Colui che è la mia forza” (Fu. 4,13).

 

 

DOMENICA 10 GENNAIO 1993

 

“Ho posto il mio Spirito su di Lui; Egli porterà il diritto alle nazioni”. (Is. 42,1)

Gesù, nel giorno del suo Battesimo al Giordano, riceve la conferma del progetto che Dio ha su di sé, il dono dello Spirito per portare a compimento la sua missione. Anche noi, fin dal giorno del Battesimo, abbiamo questa conferma e questo dono. Dio ci conferma il suo amore in Gesù e ci dice che siamo anche noi suoi figli chiamati all’eternità, e ci dà il suo Spirito affinché riusciamo a cogliere i segni della sua presenza, affinché abbiamo la forza per vivere la sua Parola e realizzare la sua volontà. “Voi siete tempio dello Spirito Santo”: non è uno scherzo. Lo Spirito di Dio abita in me, Colui che ha creato l’universo intero è silenziosa ma amorosa e fattiva presenza in me e in ogni uomo. Quando viene un personaggio importante o un “pezzo grosso” in casa nostra, si spazza tutto, si mette in ordine, si prepara una buona accoglienza.., e per Dio che abita con te che cosa fai?

 

 

LUNEDI’ 11 GENNAIO 1993

 

“Passando lungo il mare della Galilea, Gesù vide Simone e Andrea, mentre gettavano le reti in mare”. (Mc. 1,16)

Lo sguardo di Gesù si posa su questi pescatori: è l’incontro, la chiamata. Andrè Frossart ha scritto un libro: “Dio esiste, io l’ho incontrato”. Ogni uomo è chiamato ad incontrare Dio. Lui ha già posato lo sguardo su di te, Lui ti attende sempre, ci attende tutti sui vari sentieri del mondo, perché ogni persona è oggetto di amore infinito. Ma bisogna sentirlo questo sguardo che si posa su di noi, bisogna sentirsi interpellati, oggi. Non bisogna tener lo sguardo solo sulle nostre reti. Bisogna lasciare che questo sguardo superi le scorze dure per arrivare nelle profondità del cuore.

 

 

MARTEDI’ 12 GENNAIO 1993

 

“Un uomo, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto per rovinarci!”. (Mc. 1,23—24)

La presenza di Gesù è opposizione al male. Il demonio lo riconosce subito e si sente rovinato. Gesù è la sconfitta definitiva del male. Fossimo profondamente convinti e sicuri di questo! Il male ci tenta, scatena le sue forze contro di noi, come le ha scatenate contro Gesù, ma è sconfitto in partenza se trova in noi la sua potenza. Se combattiamo solo con le nostre forze siamo noi i perdenti. Fanno compassione certi cristiani che per combattere il malocchio vanno alla ricerca di amuleti, di maghi, di strani esoterismi. Abbiamo Gesù, non abbiamo bisogno di altro.

 

 

MERCOLEDI’ 13 GENNAIO 1993

 

“Al mattino si alzò quando era ancora buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava”. (Mc. 1,35)

Si sente sovente dire: “Il lavoro è preghiera” ed è vero, ma spesso questa frase è detta per giustificarsi del fatto che non si prega. Se non è sbagliato pretendere di fare di tutta la vita una preghiera continua, è molto sbagliato pensare che la preghiera possa diventare inutile. Gesù è il Figlio di Dio, è continuamente in comunione con il Padre, agisce per virtù dello Spirito Santo eppure noi vediamo che Gesù non si lascia sfuggire l’occasione di ritirarsi in silenzio e in solitudine per pregare. Se Lui ha fatto così, non è altrettanto necessario che noi troviamo dei momenti di profondo incontro con Dio?

 

GIOVEDI’ 14 GENNAIO 1993

 

“Se vuoi puoi guarirmi!”. (Mc. 1,40)

Questo è il grido di tanti malati che incontravano Gesù e questo è ancora il grido di tanti malati nel corpo e nello spirito che oggi si rivolgono a Lui, ma a me è piaciuta molto questa iscrizione che campeggia in una sala d’attesa di un ospedale di New York:

 

Ti ho chiesto, Signore, la forza in vista del successo.

Tu mi hai reso debole perché imparassi a obbedire.

Ti ho chiesto la salute per fare cose grandi.

Ho ricevuto l’infermità per fare cose migliori.

Ti ho chiesto la ricchezza per essere felice.

Ho ricevuto la povertà per essere saggio.

Ti ho chiesto il potere per essere apprezzato dagli uomini.

Ho ricevuto la debolezza per avere bisogno di Te.

Ti ho chiesto l’amicizia per non vivere solo.

Tu mi hai dato un cuore per amare tutti i fratelli.

Non ho avuto nulla di quello che avevo chiesto.

Ho avuto tutto quello che avevo sperato. Grazie Signore!

 

 

VENERDI’ 15 GENNAIO 1993

 

“Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”. (Mc. 2,5)

Gesù è venuto nel mondo non tanto per risolvere i problemi dei nostri mali attraverso facili miracoli, ma per offrirci la possibilità di affrontare e vincere il grande male dell’uomo: l’allontanamento dal progetto di Dio. Gesù è la mano tesa, il ponte che il Padre getta all’uomo per ristabilire il rapporto, l’amicizia che il peccato aveva rotto. Ogni volta che cosciente del male che opera in me, per chiedere perdono mi inginocchio davanti ad un piccolo prete, ma davanti alla misericordia di Cristo, viene rinnovato questo mistero d’Amore; do a Cristo la possibilità di agire in me, di realizzare il motivo della sua venuta, della sua morte e risurrezione, e Cristo dà a me le parole definitive, il giudizio di salvezza: “Ti sono rimessi i peccati”. Confessione, allora, non è più “trucco per scaricare le coscienze”, “lavanderia a gettone”, “sacramento per pie vecchiette”, è Cristo nella sua pienezza ed è l’uomo che ritrova la sua vera dimensione.

 

 

SABATO 16 GENNAIO 1993

 

“Non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori”. (Mc. 2,17)

Qualcuno dice che la Chiesa e in genere le religioni hanno insistito troppo sul peccato e in certi casi specifici può essere vero, ma è anche vero che Gesù è venuto apposta per liberarci dal peccato, ha lottato tutta la sua vita contro il peccato, è salito sulla croce a causa dei peccato, è morto e risorto per dirci che il peccato è vinto. In nome della liberazione dell’uomo si vuoi cancellare l’idea di peccato, ma è come se dicendo che non c’è più la morte, si evitasse di dover morire. Solo quando l’uomo si riconosce peccatore, povero, egoista si può incontrare Colui che avendo vinto il peccato e il male ci aiuta a vincerlo.

 

 

DOMENICA 17 GENNAIO 1993

 

“Giovanni vedendo Gesù disse: Ecco l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie il peccato del mondo”. (Gv.1,29)

L’agnello per gli ebrei richiamava all’agnello pasquale. Durante la notte della liberazione il sangue dell’agnello aveva segnato le porte degli Ebrei salvando i primogeniti dall’angelo della morte. Giovanni,indicando Gesù come Agnello di Dio, preannuncia che questa volta sarà il sangue di Gesù stesso a salvarci: noi siamo talmente preziosi, talmente amati da Dio che costiamo il sangue del suo Figlio. Pensiamoci sovente, specialmente quando riceviamo l’Eucarestia o quando ci accostiamo al sacramento della Confessione.

 

 

LUNEDI’ 18 GENNAIO 1993

 

“Nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri”. (Mc. 2,22)

Storicamente Gesù qui sta parlando della religiosità ebraica spesso formalistica e di apparenza e della novità prorompente del Vangelo che abbatte mentalità ristrette, normative da codice pieno di leggi e di modi di evaderle, preghiere esteriori ma legate a rigide e statiche liturgie. E noi siamo testimoni lungo tutta la storia della Chiesa e oggi di quanto la novità del Vangelo abbia cambiato e possa cambiare la vita di un uomo. I veri santi non hanno legato la parola, si sono fatti portare dalla parola, non hanno imbrigliato il Vangelo ma hanno lasciato esplodere la sua novità, la sua gioia e la sua fantasia. Il Vangelo, oggi, è novità per te? Ti porta a superare i tuoi schemi, anche religiosi? E’ ancora un qualcosa che stimola la tua carità? Se non è così, fa attenzione alle tue vecchie botti perché puoi costringervi il Vangelo, ma ben presto questo farà scoppiare i tuoi schemi e tu avrai perso tutto.

 

 

MARTEDI’ 19 GENNAIO 1993

 

“Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”. (Mc. 2,27)

Provando a tradurre in esempi al giorno d’oggi, quando l’uomo è fatto per il sabato? Quando le burocrazie uccidono l’uomo. Quando entrando in un ospedale non sei più il Signor Tal o Talaltro ma il “letto numero 12”. Quando il lavoro diventa solo più guadagno, non importa a quale prezzo umano. Quando l’amore diventa solo più la soddisfazione che me ne viene. Quando uno che ha peccato diventa solo più un peccatore. Gesù ci ricorda che prima c’è l’uomo. La legge umana o religiosa è importante, ma a servizio dell’uomo. il lavoro, il guadagno sono importanti ma solo se rispettano l’uomo e il suo vero progresso. E’ importante vincere il peccato, ma salvando il peccatore.

 

 

MERCOLEDI’ 20 GENNAIO 1993

 

“Benedetto il Signore, mia roccia, che addestra le mie mani alla guerra, le mie dita alla battaglia”. (Sal. 143,1)

Quando preghiamo questo salmo può prenderci il legittimo dubbio: ma Dio non è un Dio di pace e di Amore? E perché allora invocarlo perché prepari le mie mani alla guerra? La vita della fede, della testimonianza non è una comoda passeggiata ce ne rendiamo conto che le tentazioni, le prove sono all’ordine del giorno, arrivano da dentro di noi e ci dicono: “Perché darsi da fare per gli altri, pensa a vivere sereno!” Oppure vengono da fuori e ci dicono: “Fai del bene e vedi che ricompensa!” La lotta tra il bene e il male è quotidiana e per di più ti trovi sempre in minoranza e anche quel briciolo di bene che c’è, non fa rumore, è sovrastato, sommerso da tanto male! Abbiamo bisogno di addestrarci continuamente e continuamente abbiamo bisogno di ricordarci che c’è una “roccia” dietro di noi. Da soli la battaglia è già persa, con Dio invece siamo sicuri che “le forze del male non prevarranno

 

 

GIOVEDI’ 21 GENNAIO 1993

 

“Gesù ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarla”. (Mc.3,10)

Gesù è venuto sulla terra per farsi vedere, per farsi toccare. Ci ha lasciato se stesso nell’Eucarestia per farsi “mangiare” da noi. Non stupisce dunque che i malati, i bisognosi si gettino su di Lui. Possiamo disquisire finché si vuole sul fatto che questo bisogno di toccarla sia fede pura o solo desiderio di guarigione (i confini della fede non si possono delimitare con steccati), sta il fatto che c’è fame di Gesù. Mi chiedo se da parte nostra c’è altrettanta fame di Eucarestia, fame di abbracciare Gesù nei poveri, fame di toccarla e di lasciarci toccare affinché i nostri peccati siano perdonati.

 

 

VENERDI’ 22 GENNAIO 1993

 

“Ne costituì 12 che stessero con Lui e anche per mandarli a predicare”. (Mc. 3,14—15)

Gesù inaugura il Regno, lo semina abbondantemente, ma pensa al dopo, pensa a noi: ed ecco il tempo della Chiesa. Per noi che spesso, vediamo la Chiesa solo come un insieme di gerarchie e di norme, la Chiesa, qualche volta, e vista solo come un peso; per Gesù, la Chiesa è un dono prezioso che rinnova la grazia della sua salvezza, che richiama la sua parola, che fa crescere il Regno fino ai suo compimento. E se è giusto richiamare la Chiesa ai compiti che le sono stati affidati, è altrettanto doveroso riscoprirci parte attiva di essa, scoprire la testimonianza di tanti santi famosi o meno, ascoltarne l’insegnamento, sentirci famiglia unita intorno all’unico Padre e offrire anche noi i nostri talenti affinché essa possa diventare sempre più casa accogliente per tanti.

 

 

SABATO 23 GENNAIO 1993

 

“I suoi uscirono per andare a prenderlo perché dicevano: E’ fuori di se”. (Mc. 3,21)

Gesù aveva detto: “Se vorrete essere fedeli alla mia parola incontrerete difficoltà perfino nella vostra famiglia, tra i vostri parenti”. Gesù sperimenta questo nella sua vita. I suoi familiari, gli danno del pazzo, vogliono riportarlo a più miti consigli, “per il suo bene”, vogliono distoglierlo dalla sua missione troppo pericolosa. Quante volte è successa la stessa cosa nella vita dei santi! Quante vocazioni ostacolate perché “c’è qualcosa di meglio per te nella vita!”. Quanto bene interrotto perché “non bisogna esagerare”. Quante persone fatte passare per “matte” solo perché l’amore di Dio le spingeva a compiere cose che altri non avrebbero mai fatto. Essere cristiani veri per il mondo significa essere fuori del normale: ma non è fuori del normale che un Dio che poteva starsene tranquillo in Paradiso, per amore sale sulla croce?

 

 

DOMENICA 24 GENNAIO 1993

 

“Ed essi, subito, lasciate le reti, lo seguirono”. (Mt. 4,20)

Le reti davano lavoro e sicurezza ai pescatori del luogo. Gesù offre loro speranze, parole, una vita non troppo sicura, persecuzioni... Vale la pena questo scambio? Eppure lasciano tutto perché hanno incontrato la persone di Gesù. La nostra fede non è un calcolo sulla convenienza, non è un mettersi a tavolino per stabilire i pro e i contro sia dal punto di vista intellettuale che materiale, è incontrare una persona. S. Paolo dirà: “Reputo tutto spazzatura in confronto a Cristo”. Come mai ci sono tanti sedicenti cristiani che sono tristi, indifferenti, abitudinari? Perché, forse, hanno incontrato delle norme morali, hanno incontrato una religione, ma non hanno incontrato Gesù.

 

 

LUNEDI’ 25 GENNAIO 1993

 

“lo sono Gesù Nazareno, che tu perseguiti”. (At. 22,8)

Paolo è in viaggio. Sta andando a cercare cristiani per farli arrestare. Pensa di fare bene ad estirpare questa nuova razza di eretici che sta invadendo la religione ebraica. Ed ecco che viene fermato da queste apparizione che lo butta giù da cavallo e che gli scombina tutte le sue credenze. Gesù si presenta a lui e si identifica con i cristiani perseguitati. Gesù era già salito al cielo, ma aveva promesso ai suoi discepoli: “Io sono con voi fino alla fine dei tempi”, quindi Gesù è il cristiano perseguitato. Anche oggi Gesù è presente nei cristiani. Mi chiedo se chi mi incontra riesce e riconoscere in me la presenza di Cristo, e mi chiedo anche se io riesco a riconoscere Cristo non solo nell’Eucarestia ma anche nei cristiani, in tutti i cristiani.

 

 

MARTEDI’ 26 GENNAIO 1993

 

“Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te”. (2Tim. 1,6)

Oltre il 90% degli italiani ha ricevuto il Battesimo da bambino. Il dono di essere Figli di Dio ci è stato fatto. Ma penso che per molti questo dono sia un pacchetto ancora incartato. Il dono c e ma non è stato apprezzato, conosciuto, usato. Oggi il Papa, i Vescovi parlano sovente di ri evangelizzazione proprio per aiutarci a scartare questo pacco, ad apprezzarne il contenuto, a vivere la gioia di questa salvezza. Quando si ha tra le mani un oggetto che non si conosce bisogna leggere con attenzione le “istruzioni per l’uso”. La fede, per essere vitale, ha bisogno di essere ravvivata ogni giorno. Come? Parola di Dio, sacramenti, comunità, carità. Se mancano queste cose il più bel dono ricevuto non serve a nulla.

 

 

MERCOLEDI’ 27 GENNAIO 1993

 

“Il seminatore semina la Parola”. (Mc. 4,14)

Dio continua a seminare la sua parola. Ha talmente fiducia nel seme che getta che è disposto a correre il rischio di terreni anche sassosi o spinosi. Il suo non è un linguaggio astruso ma comprensibile, è il nostro linguaggio. La Bibbia è la sua e la nostra storia, un messaggio agli uomini di ogni tempo e di ogni paese; un messaggio che risponde a tutte le attese, a tutti i problemi che possono turbare o tormentare la coscienza dell’uomo. Un messaggio perenne, personale, che ti aiuta a comprendere chi sei, quanto vali, la tua origine, il tuo destino; un messaggio di libertà, di pace, di amore per tutti. Eppure per tanti la Bibbia è ancora un libro chiuso, non amato. E’ ancora un libro che rimane troppo nelle nostre librerie, mentre invece dovrebbe essere letto, studiato, meditato e soprattutto pregato.

 

 

GIOVEDI’ 28 GENNAIO 1993

 

“Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più”. (Mc. 4,24)

Ricordo quanto succedeva da bambini: se qualcuno ti faceva un dispetto, gli si diceva: “Ti aspetto fuori” e si avevano tutte le buone intenzioni di restituirlo e con “la giunta”. Siamo facilmente disposti a misurare le nostre “vendette” con abbondanza molto più di quanto restituiamo gratitudine, stima, amore a chi ci ha fatto del bene. Qui Gesù rovescia questo nostro modo di pensare e di agire, ci dice addirittura che la misericordia di Dio ha nei nostri confronti un solo limite: quello che le mettiamo noi con il nostro comportamento verso gli altri. Per capir meglio si può fare un paragone: e un fiume enorme (la misericordia di Dio), ci sono dei campi arsi (noi), c’è possibilità di far giungere l’acqua. Sta a noi scegliere il mezzo: se userai un piccolo tubicino di gomma avrai poca acqua, se scaverai un canale, l’arido sarà vinto.

 

 

VENERDI’ 29 GENNAIO 1993

 

“Il Regno di Dio è come un uomo che getta il seme in terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. (Mc. 4,26—27)

Gesù ha seminato il Regno: è Lui stesso questo seme; lo ha irrigato nel suo sangue ed ora questo seme cresce secondo i tempi di Dio.Quando un contadino semina è importante che il seme sia buono, che il terreno sia ben preparato, che le stagioni seguano il loro corso. Non è importante che il contadino stia giorno e notte a guardare il seme. Così è anche per noi: fidiamoci di Dio più che di noi stessi. E’ inutile pensare di essere noi a salvare il mondo, al massimo possiamo essere un tramite. Preghiamo qualche volta così: “Signore, che io almeno non sia un ostacolo alla venuta del tuo Regno”.

 

 

SABATO 30 GENNAIO 1993

“La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono”. (Eb. 11,1)

In tutta la Bibbia, sia antico che nuovo testamento, la fede è la sorgente e il centro di tutta la vita religiosa. Aver fede ha tanti significati ma soprattutto aver fiducia, credere di diventare “fede” sulla fiducia di Colui che è fedele agli uomini. “Signore, anche se i miei occhi non ti vedono, aiutami a scoprirti presente nella mia vita, fa’ che io mi fidi di te, a te mi abbandoni. Tu continuamente ti fidi di me regalandomi il tuo perdono, hai fiducia che io possa risponderti con la mia vita che ti voglio bene. Fa’ che non ti deluda. Ma davanti al buio anch’io, con gli apostoli di tuo Figlio, ti grido: Aumenta la nostra fede!”.

 

 

DOMENICA 31 GENNAIO 1993

 

“Beati i poveri in spirito...”. (Mt. 5,3—12)

Ecco un altro modo di leggere e tradurre le Beatitudini:

Sarà vero che con i soldi si fa tutto, ma io non ci credo.

Sarà vero che una bella moglie fa felice l’uomo, ma io non ci credo.

Sarà vero che la scuola rende l’uomo sapiente, ma io non ci credo.

Sarà vero che qualcuno è capace di fare giustizia, ma io non ci credo.

Allora io credo che non di solo pane vive l’uomo.

lo credo che l’uomo non ha bisogno di droga o di illusione ma di verità e d’amore.

lo credo che una donna se è solo bella e non buona, può essere un veleno dolce e nulla più.

lo credo che la scuola e la scienza senza umiltà producono solo invidia e divisione.

Io credo che il vero benessere deve essere prima nell’anima e poi nelle tasche.

lo credo che l’ingiustizia è inevitabile se uno non vede le cose come Dio ci ha insegnato a vederle.  Giovanni PAPINI

     
     
 

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