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UNA PAROLA AL GIORNO
RIFLESSIONI
QUOTIDIANE SULLA
PAROLA
DI DIO
a
cura di don Franco LOCCI
OTTOBRE
1992
GIOVEDI’ 1 OTTOBRE 1992
“Dopo
che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò,
io stesso, e i miei occhi lo contempleranno non da straniero”. (Gb.
19,26—27)
Anche tra molti cristiani, oggi, serpeggia il dubbio: “Ma ci sarà un aldilà?”. Eppure noi abbiamo la testimonianza di Gesù che, risorto dai morti è salito al cielo “per prepararci un posto”. Giobbe, senza avere la testimonianza di Gesù, colpito da molte disgrazie, invece crede di poter vedere il volto di Dio. Se tutto finisse con la brevità della nostra vita, quale non senso il vivere, il lavoro, il dare vita ai figli! E quel senso di eternità che abbiamo in noi, quel desiderio di bello, di giusto, di amore mai appagato pienamente sulla terra, da dove verrebbe? I nostri occhi vedranno Dio! Ora possiamo, come dice Giobbe, già incontrarlo, ma da “stranieri”, là lo contempleremo, ma da figli!
VENERDI’ 2 OTTOBRE 1992
“Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”. (Mt. 18,10)
“Gli
angeli.., una visione del mondo e della vita tipica del medioevo. A
forza di voler condurre la fede all’essenziale e a forza di voler escludere
tutto ciò che non è materialmente provato si rischia di far diventare la fede
una forma di adesione solo intellettuale e filosofica in cui si priva Dio di
ogni cosa che non corrisponda a) nostro modo di intenderlo e di vederlo. Gesù
ha parlato di angeli! Certo non intendeva parlare di una razza particolare di
“anime alate” e neppure di quegli stucchevoli angioletti che popolano il
mondo del barocco, o che girano armati di arco e di frecce per far scoccare
l’amore vicendevole o che si nascondono il volto dietro un’ala ogni volta
che un bambino commette un peccato... Ma, sia l’Antico Testamento che Gesù ci
dicono di questa presenza consolante, attenta ai nostri bisogni, ponte di
comunicazione tra noi e Dio: perché dunque non essere contenti di avere un
angelo custode che già vede Dio a cui rivolgerci con fiducia?
SABATO 3 OTTOBRE 1992
“La
tua parola nel rivelarsi illumina, dona saggezza ai semplici”.
(Sal. 118,130)
Sono tanti i modi di metterci davanti alla Parola di Dio. La si può leggere con la curiosità di conoscere; la si può analizzare, criticare, vivisezionare. Essa può scorrere su di noi come l’acqua sulla pietra oppure impegnarci come l’acqua sul terreno disposto ad accoglierla. La Parola del Signore non è mai una lettera morta, chiusa in un libro, ma una parola che viene per cambiarci, per consolarci, per illuminare. Ma anche la luce più potente non serve se teniamo gli occhi chiusi. Solo il semplice, colui che ha bisogno di tutto è disposto ad accoglierla, a lasciarsi illuminare. Gesù oggi ci ha già parlato e ci parlerà in mille modi diversi. Sta a noi essere disponibili ad ascoltarlo e a lasciarci mondare dalla sua luce.
DOMENICA 4 OTTOBRE 1992
“Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. (Lc. 17,10)
Il
Santo che ricordiamo oggi è l’esempio vivente della realizzazione di questa
parola. Francesco ha udito la parola di Gesù: “La mia Chiesa è cadente...
va’ “. Ha cercato di capirla prima ricostruendo la chiesetta di S. Damiano e
poi cercando di ricostruire la Chiesa di Cristo. Ha predicato, ha camminato, ha
sofferto, ha bruciato la sua vita per Cristo e poi quando è stato il momento di
morire si è fatto adagiare sulla nuda terra affidandosi alla misericordia del
Signore. E Dio ha potuto operare attraverso lui. Se abbiamo sentito la voce del
Signore che ci chiamava alla carità, alla testimonianza, al perdono, non
inorgogliamoci se gli abbiamo risposto, ringraziamo solo il Signore che ancora
una volta ha manifestato il suo amore per noi.
LUNEDI’ 5 OTTOBRE 1992
“Un
samaritano lo vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino e gli fasciò le
ferite”. (Lc.
10,33—34)
Nella
parabola del buon samaritano penso sia importante capire bene che cosa significa
quel “ne ebbe compassione”. Sovente, noi “abbiamo compassione” visitando
un malato; ci vengono le lacrime agli occhi quando vediamo alla televisione le
braccia scheletrite e le pance gonfie dei bambini che muoiono di fame; diciamo
“poveretto” quando vediamo il barbone avvolto nel cartone che dorme su una
panchina in pieno inverno... Ma tutto questo non è ancora “avere
sentimento” anche buono, è pietismo. Il samaritano “ha compassione”
quando “perdendo del suo tempo” gli sì fa vicino (= prossimo), fascia le
ferite del malcapitato, lo cura con i poveri mezzi che si ritrovai mette mano al
portafoglio. E’ vero che non possiamo venire incontro a tutti i malcapitati
del mondo, ma con quelli che troviamo sulla nostra strada sappiamo aver
compassione impegnandoci in prima persona?
MARTEDI’
6 OTTOBRE 1992
“Signore,
Tu mi scruti e mi conosci. Penetri da lontano i miei pensieri”. (Sal.
138,2)
Quando
da piccolo mi dicevano: “Dio ti vede sempre” non era per me un’idea
consolante. Il pensiero di non aver più un momento libero, un angolo di privacy
mi dava fastidio... Dio non è un controllore in borghese che guarda se buchi o
no il tesserino del tram e non è neppure uno spione o un impiccione che non ti
lascia un momento di libertà. La sua è una presenza amorevole, attenta,
discreta. E’ colui che vede, sì i miei errori, ma è anche colui che sa
cogliere fino in fondo i miei stati d’animo, le mie motivazioni, anche quelle
più nascoste, più profonde che a volte neppure io ho presenti in maniera più
completa. Ed è un Dio che non si gongola di “beccarmi sul fatto” ma che mi
ama, che mi vuoi salvare dai pericoli, che è sempre pronto ai perdono... Oggi
Dio ti sarà compagno in ogni momento: risolviamo con Lui l’avventura di
questa giornata.
MERCOLEDI’
7 OTTOBRE 1992
“E
non ci indurre in tentazione”. (Lc. 11,3)
Una prima constatazione: Dio non si diverte a metterci in tentazione. Ma la tentazione e il tentatore sono sempre presenti nella nostra vita e se vogliamo vedere il comune denominatore di ogni tentazione è sempre lo stesso: dividerci da Dio, dal suo progetto d’amore, farci pensare che possiamo cavarcela e anche bene senza di Lui. In fondo tutte le tentazioni: denaro, successo, potere, egoismo, sesso derivano da una visione distorta di libertà. Gesù ha sperimentato sulla sua pelle, per tutta la sua vita,la tentazione che lo invitava a farsi un progetto umano suo, diverso della misteriosa volontà salvifica del Padre, ed è per questo che prega con noi e per noi affinché tentazione e tentatore abbiano il sopravvento. Anche oggi. Ci saranno tentazioni: “A che vale cercare di esser buoni se poi non ne ricavi niente? Dio ci vorrà proprio bene se permette il male? Perché pregare se, sembra che Dio non sente? Fatti gli affari tuoi! Che male vuoi che sia...”. Da soli cediamo, se ci fidiamo di Dio, Lui vincerà per noi e con noi il male!
GIOVEDI’ 8 OTTOBRE 1992
“Perché
chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto”. (Lc.
11,10)
Viene
voglia di lamentarsi: “Quanti volte abbiamo pregato e non abbiamo ottenuto ciò
che richiedevamo!”. Ma qui Gesù non voleva parlarci di un’agenzia per il
rilascio automatico di miracoli e grazie. Qui Gesù voleva ricordarci che la
preghiera fiduciosa arriva sempre al cuore di Dio. Dio potrebbe far sparire
miracolisticamente gli ostacoli veri o supposti che ingombrano il nostro
cammino. Oppure può lasciare le cose come sono, ma Lui si mette in strada con
noi. Normalmente Dio ascolta la nostra preghiera in questo secondo modo; è come
se ci dicesse: “La strada è la stessa, gli ostacoli gli stessi, le difficoltà
sono ancora lì, ma, se hai pregato sei tu che non sei più lo stesso, la tua
forza non è soltanto più la tua forza e soprattutto ci sono io compagno del
tuo viaggio.
VENERDI’
9 OTTOBRE 1992
“Chi non è non me, è contro di me; e chi non raccoglie con me disperde”. (Lc. 11,23)
Con
Gesù non esistono le mezze misure: o con Lui totalmente, o contro di Lui. Non
è possibile essere cristiani solo quando conviene, solo quando siamo in chiesa,
solo quando le cose sono facili e vanno bene. Gesù non è un sonnifero per
addormentarci in facili speranze di aldilà, né un calmante per darci ragioni
del mistero e del dolore. Non si può essere con Lui la domenica e il lunedì
con il denaro. Tutto questo può sembrare intransigenza. Ma vediamolo dal lato
giusto: è AMORE. Amore di Dio per noi che vuoi vederci totalmente realizzati in
Lui, e amore nostro per Dio: non posso dire di amare una persona se poi mi
ricordo di lei solo quando mi fa comodo.
SABATO 10 OTTOBRE 1992
“Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica”. (Lc. 11,28)
Nei
nostro paese 56 bambini su 100 posseggono un videoregistratore che aumenta la
loro possibilità di vedere “di tutto” oltre ai tanti canali televisivi. La
televisione è diventata la custode gratuita quotidiana per milioni di bambini.
In media un bambino nell’età compresa tra il primo e il sesto anno, trascorre
ben cinquemila ore della propria vita davanti ad un televisore. Il tempo medio
di frequenza scolastica nelle elementari è circa 800 ore all’anno mentre la
media del contatto televisivo annuo del bambino è di ben mille ore... C’è
ancora tempo per ascoltare il Signore? E quanto Gesù ci insegna, che spazio
trova in mezzo a tante altre indicazioni? Eppure se non si ascolta non si
conosce e se non si conosce come si può apprezzare? E’ inutile lamentarsi che
la fede e i valori diminuiscono se proprie noi cristiani, per noi e per i nostri
figli, non troviamo il tempo di metterci alla scuola di Gesù.
DOMENICA 11 OTTOBRE 1992
“Uno dei lebbrosi, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo”. (Lc. 17,15—16)
Se
fossimo convinti che niente ci è dovuto, nulla è meritato, ma tutto è
grazia” allora saremo capaci di rendere grazie. Cristiano non è colui che
chiede delle grazie, o riceve delle grazie. E’ colui che rende grazie. Il
ringraziamento che Dio si aspetta da noi è il nostro apprezzamento, il nostro
aprirci alla sorpresa, alla gioia, alla lode, alla celebrazione dei suoi
prodigi. I]. bambino dice grazie saltando di gioia allorché apre il regalo.
“Ringrazia la zia”, ammonisce severamente la mamma e non si accorge che il
suo stupore davanti al dono, l’esplosione della sua gioia, sono il modo più
espressivo per “dire grazie Ecco, il modo
migliore di “dire grazie al Signore è quello di celebrare la vita.
LUNEDI’ 12 OTTOBRE 1992
“Cristo
ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi
imporre di nuovo il giogo della schiavitù”. (Gal.
5,1)
“Ho capito che cosa vuoi dire liberazione quando dopo tre mesi di angosce il medico mi ha guardata negli occhi e mi ha detto: ci siamo sbagliati, lei non ha un cancro” — mi diceva una signora. Forse noi non comprendiamo più bene che cosa significhi: Gesù con la sua croce mi ha liberato. Ma significa proprio questo: ero perso, non c’era possibilità di arrivare a Dio; tramite Gesù sono diventato figlio di Dio, non sono più schiavo, sono guarito nel suo sangue. Ma il giogo della schiavitù, dell’egoismo, delle ricchezze, è sempre li pronto a ripiombarci sulle spalle: c’è sempre qualcuno o qualcosa pronto a farci diventare schiavi S. Paolo ci invita a stare attenti: se hai sperimentato la gioia di essere figlio perché vuoi di nuovo diventare schiavo?
MARTEDI’ 13 OTTOBRE 1992
“In
Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la
fede che opera per mezzo della carità”. (Gal.
5,6)
La circoncisione era il segno esteriore di appartenenza al popolo dell’alleanza, ma per essere cristiani non c’è più un passaporto timbrato, rinnovabile, pagabile. La fede non è quantificabile. Nel Regno di Dio non si entra per raccomandazioni. I veri segni del nostro essere cristiani ci ricorda S. Paolo sono i segni della carità e dell’amore che nascono dalla fede. Gesù non ci impone segni esteriori ma, attraverso la carità ci invita a manifestare concretamente la gioia dell’essere salvati.
MERCOLEDI’
14 OTTOBRE 1992
“Guai
a voi farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e nelle piazze”. (Lc.
11,43)
L’ipocrisia
non è un qualcosa che riguarda solo i farisei del tempo di Gesù. Quanti
“Cristiani” amano far vedere la propria “devozione”. Se è vero che la
fede non può e non deve restare nascosta è anche vero che è estremamente
odioso e antitestimonianza vedere persone dal collo torto, sempre nei primi
banchi, pronti ai più stucchevoli baciamano alle autorità religiose che poi
per “giustizia” (nei propri confronti) si fanno pagare in nero un extra per
poter continuare ad affittare da loro “poveri cristiani” un appartamento o
che sapendo sempre trovare la soluzione a tutti i problemi dei poveri, parlano,
invocano interventi, promuovono incontri e simposi pieni di illustri invitati ma
lasciano a pancia vuota il “povero Lazzaro” che cerca le briciole della loro
lauta mensa. Possiamo far finta di ingannare tutti perfino la nostra “buona
coscienza” ma Dio non lo possiamo ingannare, comprare con parole o con gradi
di nobiltà, fossero pure ecclesiastici.
GIOVEDI’ 15 OTTOBRE 1992
“Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto”. (Ef. 1,4)
Dio
Padre può vivere felice, se il figlio cattivo è lontano da casa? Un padre si
adirò con suo figlio, per la sua pessima condotta. Fu costretto a cacciano di
casa. Saputolo, un suo amico venne a pregarlo: “Ti devo chiedere un favore”.
“Dì pure” — rispose il padre. “Riprendi a casa tuo figlio”— supplicò
l’amico. E il padre: “Chiedimi qualche altra cosa.., perché a mio figlio,
ho già perdonato tutto! L’ho già ripreso in casa. Non potevo vivere senza di
lui!”.
VENERDI’
16 OTTOBRE 1992
“Non
c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà
conosciuto”.
Non
so se sia solo una mia fantasia ma qualche volta mi immagino il giudizio finale
non tanto come Dio che dice: “Tu a destra nel paradiso e tu a sinistra
nell’inferno” ma quanto piuttosto non essendoci più.. nulla di nascosto a
nessuno, l’uomo stesso che desidera nascondersi, non farsi vedere così com‘è
in realtà, insomma una specie di Adamo che ritrovandosi nudo cerca un cespuglio
quasi potesse nascondersi, Se ci pensassimo un po’ più spesso che un giorno
qualunque cosa sarà svelata, intanto saremmo più umili, poi avremmo più
fiducia nella misericordia di Dio e poi cercheremmo di essere meno falsi,
ipocriti, in cerca di false apparenze. Ricordiamocelo: in quei giorno la foglia
di fico sarà seccata e il cespuglio sarà trasparente come la lastra di vetro.
SABATO
17 OTTOBRE 1992
“Quando
vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non
preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire, poiché lo Spirito Santo
vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire”. (Lc.
12,11—12)
Fa impressione leggere sui giornali le varie mene politiche per portare avanti questa o quella persona, per conquistare una fetta di potere, ma fa ancora più impressione quando vediamo certe persone di Chiesa che applicano gli stessi metodi nella “speranza di portare avanti il Vangelo”. Mi domando se alla Chiesa (quella di Gesù) fanno più bene certi compromessi “diplomatici” con la politica o persone umili come Madre Teresa, se alla Chiesa ha fatto più bene il potere temporale o la rivoluzione umile ma sostanziale di S. Francesco. Quando noi pensiamo di salvare il mondo, il più delle volte agitiamo l’arca, quando lasciamo agire in noi lo Spirito Santo, il Regno di Dio certamente viene.
DOMENICA 18 OTTOBRE 1992
“Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere”. (2 Tim. 3,10)
Un
dono grande ma ancora misconosciuto per molti, quello della Scrittura. Si
preferisce rifugiarsi nelle formule della religiosità piuttosto che affrontare
la libertà e il rischio della Parola sempre nuova e stimolante. Certo non è
facile da capire, da interpretare, da vivere, eppure la Parola di Dio è luce
per il cammino, è forza per la debolezza, è incontro con il vivente. In ogni
momento Dio ti offre la sua Parola. Ascoltala. Non pretendere di capire tutto,
lasciala depositare nel tuo cuore. Falla diventare preghiera che ritorna al
Padre. Lascia che diventi spada tagliente nella tua vita, che ti scomodi, che ti
mondi: essa allora non tornerà al Padre senza aver portato il suo frutto.
LUNEDI’ 19 OTTOBRE 1992
“Anche
se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni”. (Lc.
12,15)
Quanti calcoli, quante preoccupazioni, sacrifici, rinunce per avere “una vita serena”! “Lavorerò ancora per vent’anni, farò sacrifici, il tasso di interesse.., a 65 anni sarò sereno.., farò tutto quello che non ho fatto prima”. Essere previdenti non è sbagliato, ma sei sicuro di arrivare a quell’età e del come ci arriverai? E poi, dove è il negozio che vende la serenità? Nelle banche ci sono tanti sportelli per ricevere e per dare, ma nessuno ha quella scritta sopra. Nella banca di Dio c’è un solo sportello per dare e ricevere con scritto sopra “AMORE”. Lì contano in un modo strano: chi perde guadagna, chi tiene perde, le divisioni diventano moltiplicazioni, soprattutto, se hai fiducia nel “banchiere”, sei sicuro di non andare mai in rosso.
MARTEDI’
20 OTTOBRE 1992
“Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze per aprirgli subito”. (Lc. 12,36)
Maestro — chiese un giorno un discepolo a uno yogi — perché mai procedo così lentamente sulla via della perfezione, pur desiderandola vivamente? — Perché non sai vigilare. Così non riesci mai a vedere il sole che sorge. C’era una volta un uomo che desiderava molto assistere a uno spettacolo teatrale. Arrivò con grande anticipo portando con sé una coperta. Nella lunga attesa si avvolse nella coperta e si addormentò. Quando si ridestò lo spettacolo era finito. Così all’uomo non restò che arrotolarsi la coperta e tornarsene a casa.
MERCOLEDI’
21 OTTOBRE 1992
“A
chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto”. (Lc.
12,48)
Siamo spesso portati a vedere nella nostra vita le cose che ci mancano. Altre volte il confronto con gli altri ci porta quasi ad invidiare doti o cose che essi hanno e di cui noi non siamo forniti. Ma, non sempre siamo altrettanto pronti a vedere, ringraziare e utilizzare al meglio i doni che abbiamo. Ad esempio, abbiamo il dono prezioso della vita, la amiamo ma non sempre la rispettiamo sulle strade, nell’alimentazione, nei divertimenti; abbiamo il dono della Parola di Dio, dei sacramenti, della preghiera... ma il più delle volte li lasciamo languire in noi; abbiamo il dono del tempo, ma ne sprechiamo in abbondanza. Gesù ci ricorda che ogni dono ci è dato affinché porti frutto per noi e per gli altri, perché tutti ne possano gioire. Non importa se i tuoi doni sono più o meno grandi dell’altro, importa che non siano morti, importa che fruttino.
GIOVEDI’ 22 OTTOBRE 1992
“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra”. (Lc. 12,49)
Il
fuoco brucia, illumina, riscalda. Gesù non è venuto sulla terra per annacquare
le passioni, per risolvere tutti i problemi appiattendoli, per darci un po’ di
“oppio di Dio” che ci scarichi dalle nostre responsabilità. Gesù con il
suo fuoco ci invita a far pulizia, a bruciare tante scorie, tante falsità e
ipocrisie nei nostro modo di agire: ci grida: “cambia vita”. Gesù, luce del
mondo, con se stesso ci indica una via: non è la luce definitiva che ci fa
capire tutto, sapere tutto, è colui che dice: “Seguimi”. Gesù, fuoco che
riscalda, non solo non ci priva di affetti, gioie, amore, ma dicendoci: “Dio
è tuo Padre e ti vuole bene” ci scalda il cuore, rinnova i sentimenti, dà
gusto alla nostra vita di figli di Dio.
VENERDI’
23 OTTOBRE 1992
“Sapete giudicare l’aspetto del cielo e della terra, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?”.
(Lc. 12,56)
Se vogliamo essere fedeli a Gesù che ci ha detto di “non giudicare” dobbiamo fare molta attenzione perché tante sono le occasioni di giudizio: “Questo è buono, questo cattivo, al posto di quello avrei fatto così.. .“. Ma in questo versetto Gesù ci invita più che a dare dei giudizi a saper leggere i segni della storia con gli occhi di Dio per poterne cogliere le sue meraviglie e i suoi insegnamenti. Ad esempio: quell’incontro, quella sofferenza sono solo frutto del caso? Dio non mi sta forse dicendo qualcosa? Proviamo oggi a leggere così quello che ci capiterà e, anche se non sempre è facile leggerlo subito, scopriremo un lungo dialogo di amore di Dio con noi.
SABATO
24 OTTOBRE 1992
“Un
tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne
trovò”. (Lc.
13,6)
“Ho
dato tanto amore a mia figlia, gli ho insegnato i principi della carità, della
fede e oggi la trovo così egoista, così arida...” “Ho provato a seminare
amore, sensibilità, servizio tra i miei colleghi di ufficio e più che calci in
faccia...”. E il padrone del fico, con dispiacere decide di tagliare la
pianta. Ma c e un vignaiolo, Gesù, che invita alla pazienza: “Proviamo
ancora!” Prova ancora, non darti per vinto, continua a concimare con amore,
con speranza: d’altra parte Dio non sta facendo la stessa cosa con te?
DOMENICA 25 OTTOBRE 1992
“Due uomini salirono al tempio a pregare”. (Lc. 18,10)
Sono
tanti gli atteggiamenti con cui ci si accosta alla preghiera: per ottenere,
quasi rapinare una grazia ad un Signore che purtroppo non ragiona quasi mai come
noi; per sentirsi buoni, giusti; per pagare una tassa dovuta; per amore di colui
che si incontra. il fariseo che sale al tempio è pieno di sé, è sicuro di
essere buono, conosce persino la preghiera di ringraziamento anche se la usa
falsamente per gloriarsi; sta dritto davanti a Dio, sa come bisogna fare, Il
pubblicano istintivamente sa di essere spiazzato davanti a Dio, sa di non poter
accampare diritti su di Lui, ma ha fiducia non in sé ma nella misericordia
potente di Dio. Là ci sono parole gonfie, qui c’è un cuore contrito; là
fede in se stesso, qui fede in Dio. Signore, aiutaci a smetterla con le parole
vuote; con Te parli solo il cuore che crede alla tua misericordia.
LUNEDI’ 26 OTTOBRE 1992
“Siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo”. (Ef. 4,32)
Giovanni
l’Elemosiniere, Patriarca di Alessandria, si servì di un ottimo espediente
per convincere un gran signore a rappacificarsi col suo nemico. Lo mandò un
giorno a chiamare, con il pretesto di dover trattare degli affari, chiedendogli
poi di partecipare alla Messa, che celebrò nella propria cappella privata e con
la sola presenza del sacrestano. A questi ordinò di tacere alle parole del
Padre nostro “rimetti a noi i nostri debiti...”. Quando durante la Messa si
giunse alla frase “rimetti a noi... il santo e il suo assistente tacquero e si
udì solo la voce del signore. San Giovanni gli si rivolse e con grande
dolcezza: —Pensa, ti prego — disse — a ciò che stai chiedendo a Dio nel
momento così tremendo e solenne dei suoi Misteri. Per essere perdonato, stai
promettendo di perdonare... Allora il nobile signore si gettò ai piedi del
santo e promise di riconciliarsi senza indugio col suo offensore.
MARTEDI’
27 OTTOBRE 1992
“Il Regno di Dio è simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché tutta sia fermentata”. (Lc. 13,21)
C’era
una volta un giardino chiuso da altissime mura, che suscitava la curiosità di
molti. Finalmente una notte quattro uomini si munirono di un’altissima scala
per vedere che mai ci fosse di là. Quando il primo raggiunse la sommità del
muro, si mise a ridere forte e saltò nel giardino. Salì a sua volta il
secondo, si mise a ridere e saltò anch’egli. Così il terzo. Quando toccò al
quarto, questi vide dall’alto del muro uno splendido giardino con alberi da
frutta, fontane, statue, fiori di ogni genere e mille altre delizie. Forte fu il
desiderio di gettarsi in quell’oasi di verde e di quiete, ma un altro
desiderio ebbe il sopravvento: quello di andare per il mondo a parlare a tutti
dell‘esistenza del giardino e della sua bellezza. E’ questo il tipo di uomo
che salva l’umanità. Colui che avendo visto Dio desidera condividerne con gli
altri la visione, costui avrà un giorno nel giardino un posto speciale, accanto
al cuore di Dio.
MERCOLEDI’ 28 OTTOBRE 1992
“Voi siete concittadini dei Santi e familiari di Dio”. (Ef. 2,19)
Ricordo
che mio padre più volte aveva detto: “Come mi piacerebbe di morire il giorno
della festa di tutti i Santi”. Noi conoscendolo, amante della vita, un po’
sbigottiti gli chiedevamo: “Perché?”. E lui da uomo semplice (e proprio i
semplici a volte sono i migliori teologi) diceva: “Perché in quel giorno, in
paradiso, c'é gran festa... tanti amici di Dio... Lui santo tra santi.. .“ e
aggiungeva sorridendo: “E poi, se è grande festa in quel banchetto si mangia
e si beve bene. E il Signore e la Madonna che sanno esaudire anche le cose
piccole lo hanno accolto proprio la sera della festa dei Santi. Non è più
arrivato in tempo per il pranzo, ma almeno per la cena, questo si! E anch’io
penso sia estremamente bello poter essere familiari di Dio e godere fin di qua
la cittadinanza con tanti santi che ci hanno preceduto e che ci accompagnano
alla festa dell’eternità.
GIOVEDI’ 29 OTTOBRE 1992
“Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo”. (Ef. 6,11)
E’
inutile e superbia poter pensare di farcela da soli: probabilmente questo
pensiero è già la prima tentazione. Il male c’è ed è forte: basta avere
occhi per vederlo agire attorno a noi e in noi. Lo incontri ovunque, anche nelle
cose più belle e più buone. Gesù stesso lo ha incontrato continuamente nella
sua vita dal momento della sua nascita fino alla croce ed ha assunto mille
facce: quella di un re che lo voleva morto, quella delle mille malattie, quella
del suo apostolo Pietro che pensava di risolvere le cose allontanandolo dalla
volontà del Padre, quella dei suoi parenti che volevano ricondurlo a più miti
intendimenti, quella dei suoi nemici, quella del silenzio della voce del Padre.
Solo con la fede, la fiducia in Dio, Gesù ha potuto resistere. E solo fidandoci
di Dio, anche noi possiamo resistere, solo abbandonandoci a Lui, facendoci scudo
della sua forza, della sua Parola, chiedendo umilmente aiuto, potremo evitare le
sue insidie, ridurre i suoi danni, sperare nella risurrezione.
VENERDI’ 30 OTTOBRE 1992
“Un sabato Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservano”. (Lc. 14,1)
La
curiosità ci rende spettatori e poi da spettatori diventiamo facilmente
giudici. E’ comodo, in fondo, 5tarsene in poltrona a vedere come le cose stanno
andando ed è ipocrita dare giudizi che non ci coinvolgono personalmente. Se
vogliamo aver fede però questo non è possibile: non serve osservare Gesù,
bisogna incontrano. Non basta sapere che cosa dice, bisogna vivere il suo
insegnamento. Non serve dare facili giudizi, bisogna sporcarci le mani. Gesù
non sa che farsene delle più alte teologie se non coinvolgono la vita, dei
facili sentimentalismi se non portano all’amore; oggi Gesù si è invitato
ospite in casa tua: non offrirgli i migliori manicaretti per poi solo osservare
ciò che farà o non farà, ciò che dirà o non dirà; aprigli il cuore,
incontralo, lasciati coinvolgere: solo così lo incontrerai davvero.
SABATO 31 OTTOBRE 1992
“Chiunque
si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”. (Lc.
14,11)
L’umiltà
aiuta a vedere, più di ogni altra cosa. Due uomini abitavano su due colline
prospicienti, l’uno in una ricca dimora, l’altro in una semplice casupola.
Il
primo era superbo e sprezzante, mentre il secondo coltivava l’umiltà.
Tutt’intorno il paesaggio era splendido: dolci vallate, morbidi colli, boschi
e laghi e cascate e bianchi paesi. Il primo uomo, pensando d’essere lui il
centro dell’universo, non poté vedere mai se non in superficie tutta la
bellezza che lo circondava. Il secondo, pensando d’essere l’ultimo degli
uomini, non poteva che meravigliarsi ogni giorno del paesaggio stupendo e
d’ogni suo singolo particolare. Entrambi gli uomini ebbero figli e nipoti. Ma
mentre il primo non seppe mai raccontare una fiaba, perché le fiabe nascono da
un continuo spalancare gli occhi, il secondo fu un narratore di fiabe
eccezionale, tanto che la domenica venivano ad udirlo i bimbi di tutti i paesi.
Quando morirono, il primo non vide neanche la porta del paradiso, e se ne andò
vagando per le galassie perdendosi miseramente; il secondo vide subito la porta
e vi s’infilò immediatamente. L’umiltà aiuta a vedere le cose, a vederne
il loro interno, a coglierne le voci. Essa soltanto sa spalancare gli occhi del
cuore
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