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UNA PAROLA AL GIORNO
RIFLESSIONI
QUOTIDIANE SULLA
PAROLA
DI DIO
a
cura di don Franco LOCCI
“SALMI”
AGOSTO
1992
SABATO 1 AGOSTO 1992
“I
cieli narrano la gloria di Dio e l’opera delle sue mani annunzia il
firmamento”. (Sal.
18,2)
Quando
l’uomo sollevò per la prima volta lo sguardo al cielo, scoprì la presenza di
Dio. E non solo le stelle parlano, ma tutte le cose hanno una parola da dire nel
loro linguaggio a proposito del Creatore. Tutto il creato realizza una perfetta
armonia, perché aderisce alle leggi del Signore; così anche gli uomini
realizzeranno un’armonia quando vivranno secondo i suoi comandamenti. Cosa
diventerebbe l’universo intero se si sganciasse dalle leggi su cui Dio lo ha
fondato? Un caos universale: mille miliardi di mondi impazziti finirebbero per
disintegrarsi a vicenda. Che cosa diventano gli uomini fuori della legge di Dio?
Cinque miliardi di folli che si scontrano per distruggersi. Ciò che Dio
chiede agli astri con la forza di gravitazione, lo richiede agli uomini con la
potenza dell’amore. Signore, riportaci nell’ordine, ricomponi la pace in noi
e fra noi, riconduci ciascuno nell’orbita che gli hai assegnato.
DOMENICA 2 AGOSTO 1992
“Il
Signore è il mio pastore, non manco di nulla”. (Sal.
22,1)
Sono
in molti coloro che vogliono guidare gli uomini: filosofi, politici,
scienziati... Anche il denaro, il successo, il potere sono spesso scelti come
guide... e gli uomini si ammassano come greggi dietro a un capo e sperano nei
prodigi della tecnica incantati come bimbi davanti ad un balocco; o sperano
nella felicità del denaro e del successo. Ma i capi presto o tardi falliscono o
diventano despoti; la tecnica imborghesisce e rende crudi; l’ideologia finisce
per strumentalizzare, e i miti mistificano. Sicché alla fine ci si trova in un
deserto dove nessuno può spegnere la sete profonda del cuore, nessuno può
rispondere alla solitudine esistenziale. Tu invece, Signore, mi porti in pascoli
verdi, mi parli di amore, sai rispettare la mia dignità; tu non mi vuoi
“tosare”, uccidere, vendere. Tu sei il pastore che dà la vita per le sue
pecore.
LUNEDI’
3 AGOSTO 1992
“Chi
salirà il monte del Signore? Chi ha mani innocenti e cuore puro”. (SaI.
23,3—4)
Gesù riprenderà le parole di questo salmo dicendo: “Beati i puri di cuore, essi vedranno Dio”. Vedere Dio è il grande desiderio e senso della nostra vita ma l’unica strada è quella della purezza del cuore, della semplicità: “Se non diventerete come bambini non entrerete nel Regno di Dio”. Diventare piccoli significa ritrovare la meraviglia di tutto, significa sapere di aver bisogno di una mano che ci guidi, significa sbarazzarci del superfluo, ritrovare la gioia profonda. “Ma come faccio a rinascere un’altra volta?” chiedeva a Gesù il vecchio Nicodemo. E’ vero, da soli non ce la facciamo, ma attraverso “acqua e Spirito”, sacramenti e Spirito Santo possiamo a qualunque età riavere mani pulite e cuore puro.
MARTEDI’
4 AGOSTO 1992
“Fammi
conoscere, Signore, le tue vie, guidami nella tua verità”. (Sal.
24,4—5)
“Che
cos’è la verità” chiede Pilato proprio mentre sta parlando con colui che
è la via, la verità, la vita. Ha la verità davanti e, cieco, la sta cercando!
Fammi camminare nella verità, poiché è la verità che forma l’uomo, è la
verità che come il sole, fa crescere e forma la pianta. Non l’orgoglio, non
la presunzione formano la persona umana. Chi presume di sé si chiude in sé e
in tal modo resiste alla luce; si crede sufficiente, si priva dell’apporto
altrui e rimane così nella propria miseria. E’ solo lasciandoci investire
dalla verità, cedendo ad essa che poco per volta la si incontra ed essa ci
nutre, ci modella, Infatti colui che contempla la verità e l’ama, la vive e
la manifesta anche con tutto se stesso.
MERCOLEDI’
5 AGOSTO 1992
“Il
Signore risana i cuori affranti e fascia le loro ferite”. (Sal.
146,3)
GLI
OCCHI DEL CUORE
Un
uomo, giunto in età adulta, decise di fare pulizia nel suo cuore. Troppe cose
inutili lo ingombravano, legate ancora agli anni giovanili. Così fece uscire
dalla finestra dell’ anima vecchi ciarpami come Poesia, Fantasia, Sensibilità,
Meraviglia. Si sentì più libero e più forte e visse lunghi anni da leone.
Sopraggiunse però la vecchiaia con le sue nebbie, e l’uomo si ammalò di una
strana malattia: non riusciva più a vedere le cose nelle loro esatte
dimensioni; alcune gli apparivano più grandi, addirittura enormi, altre più
piccole, sino a sparire. I medici gli prescrissero ogni tipo di occhiale, ma
invano. Un giorno, mentre ormai curvo, grigio e triste camminava in un parco,
s’imbatté in un cieco che procedeva a fronte alta col suo bastone e un gran
sorriso in volto. Perché sorridi, amico, pur essendo cieco? — gli chiese il
vecchio. — Perché c’è un gran sole oggi nel parco e mille fiori sui prati
e mille uccelli in cielo. Ma tu come fai a vederli? — Con gli occhi del cuore,
che sono Poesia, Fantasia, Sensibilità, Meraviglia. Io questi occhi non li
possedevo una volta. Ma un giorno li trovai impigliati fra i rami di un albero.
Qualcuno li aveva buttati via. Da quel giorno, pur nella mia infermità, vissi
felice. Il vecchio si sentì morire. Poi, siccome era ancora forte, divenne
umile e chiese al cieco: — Se io mi attaccassi al tuo pastrano, mi mostreresti
le cose che vedi? Ben volentieri, amico. Per me non c’è gioia più grande che
mostrare agli altri la realtà. E insieme partirono alla scoperta del mondo.
(Piero Gribaudi)
GIOVEDI’
6 AGOSTO 1992
“Poni,
Signore, una custodia alla mia bocca”. (Sal. 141,3)
CHI
È SCARSO DI SILENZIO È SCARSO DI DIO.
Le
cose più grandi e più belle, le cose più ricche e più nobili avvengono in
silenzio. La rugiada è silenzio. L’alba è silenzio. Il tramonto è silenzio.
Il grano germoglia in silenzio. Il fiore rallegra, il fiore profuma e lascia
intatto il silenzio. E il bianco silenzio della neve? e l’infinito silenzio
cosmico dell’universo immenso? e il misterioso silenzio della vita eterna?
Ancora. Le lacrime non fanno rumore. Il seno materno che tesse la vita del bimbo
non fa rumore. Si pensa in silenzio. Si muore in silenzio. Anche l’amore,
quando è tutto, è indicibile. Come Dio.
VENERDI’
7 AGOSTO 1992
“Alla ricchezza non attaccare il cuore”. (Sal. 61,11)
La ricchezza o la povertà, in sé, sono nulla. E’ il cuore dell’uomo che dà senso a queste cose, e quando un cuore vede solo l’oro perde di vista tutto il resto. C’era un tale che desiderava possedere dell’oro: tanto oro, tutto l’oro possibile. Lo desiderava così ardentemente da non aver pensiero o desiderio per alcuna altra cosa. Anzi, nelle vetrine non vedeva neppure che, oltre ai monili scintillanti d’oro, esistevano pure molte altre cose belle. Un giorno non seppe più resistere: entrò difilato nel negozio del gioielliere, afferrò in fretta una manciata di bracciali d’oro e corse via. Naturalmente fu subito arrestato, e i gendarmi gli dissero: “Ma come potevate credere di farla franca? Il negozio era pieno di gente”. “Davvero?” fece l’uomo stupito.“Non me ne sono accorto. lo non vedevo che l’oro”.
Fiaba
normanna
SABATO 8 AGOSTO 1992
“Questo
povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce”. (Sal
33,7)
Questa
frase del salmo è anche per noi un invito alla fiducia e alla preghiera. E’
come se ci venisse detto: invoca il Signore anche nella tua povertà, spera in
Lui senza esitare, attendi da Lui senza temere e se anche non ottieni quello che
vuoi, otterrai di volere ciò che Lui vuole. Infatti noi conosciamo solo
l’attimo fuggente, le necessità immediate, Dio invece conosce tutta la nostra
storia e quindi Lui solo è in grado di sapere e di decidere cosa in definitiva
è meglio per noi. Non è vero che tante volte abbiamo creduto bene quello che
poi è risultato un male per noi? E che tante volte al contrario abbiamo
riconosciuto nostro bene ciò che avevamo in antecedenza giudicato nostro male?
Continuiamo dunque a credere ma nella fiducia di chi ne sa più di noi e di chi
ci vuol bene più di quanto noi stessi possiamo volercene.
DOMENICA 9 AGOSTO 1992
“Ho
detto a Dio: Sei Tu il mio Signore, senza di te non ho alcun bene”. (Sal.
15,2)
Racconta
Martin Buber che una volta lo spirito di un certo Baalsbem era così abbattuto
che gli sembrava di non aver parte del mondo futuro. Allora disse a se stesso:
“Se amo Dio, che bisogno ho di un mondo futuro?” Chi sa di essere amato da
Dio e lo ama non si preoccupa di altro. Infatti perché perdere tempo a pensare
a come sarà il paradiso se già qui, ogni giorno, nei fratelli, nella Parola di
Dio, nei sacramenti, nella natura, posso cominciare a incontrare il mio Dio? Del
nostro futuro, del paradiso, non preoccupiamoci. Gesù ci ha detto che andava a
prepararci un posto: sarà un bel posto! un “posto da Dio”, ma intanto non
perdiamoci l’occasione di incontrare ogni giorno colui che “è con noi tutti
i giorni della nostra vita”.
LUNEDI’
10 AGOSTO 1992
“Non
ricordare i peccati della mia giovinezza”. (Sal.
24,7)
Sovente,
confessando persone anziane, mi sento dire frasi come questa: “Diventando
vecchio mi tornano in mente tanti peccati e tanti errori della gioventù”…
Sembra di aver cancellato il ricordo di certi peccati o di certi smacchi; sembra
aver memoria debole per quello che è capitato ieri e poi ecco improvvisi
ricordi lontani riaffacciarsi, qualche volta anche insieme alla domanda: “Dio
mi ha perdonato?”. Ma qui non si tratta tanto di dubitare dei perdono di Dio
ma forse di chiederci: “Io mi sono perdonato? Ho fatto frutto dei miei errori?
Ho cercato in qualche modo di riparare ai miei peccati?” Dio perdona (e
perdona sui serio, come sul serio e non per finta Gesù è morto sulla croce) ma
il ricordo della sua misericordia e della mia povertà più che farmi piangere
su me stesso devono darmi la saggezza di una vita da perdonato.
MARTEDI’
11 AGOSTO 1992
“Vivrai
del lavoro delle tue mani (Sal.
128,2)
Una
favola di Gianni Rodari ci aiuta a comprendere che la creazione di Dio continua
anche attraverso il lavoro delle mani dell’uomo. In principio la terra era
tutta sbagliata, renderla abitabile fu una bella fatica. Per passare i fiumi non
c’erano i ponti. Non c’erano sentieri per salire sui monti. Cascavi da). sonno?
Non esisteva il letto. Per non pungersi i piedi non c’erano né scarpe né
stivali. Se ci vedevi poco non trovavi gli occhiali. Per fare una partita non
c’erano i palloni, mancava la pentola e il fuoco per cuocere i maccheroni,
anzi, a guardar bene non c’era neppure la pasta. Non c’era niente di niente.
C’erano solo gli uomini con due braccia per lavorare, e alle mancanze più
grosse si poté rimediare. Però mancano ancora tante cose: rimboccatevi le maniche,
c'é lavoro per tutti quanti! E ricorda: un uomo che lavora con le mani è un
manovale; un uomo che lavora con le mani e con il cervello è un artigiano. Un
uomo che lavora con le mani, con il cervello e con il cuore è un artista.
MERCOLEDI’
12 AGOSTO 1992
“Dio
mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. (Sal.
21,2)
Le
parole, dettate dalla prova e dalla sofferenza, che il salmista dice, sono le
stesse parole che Gesù ripeterà sulla croce. Gesù, Tu hai voluto essere in
tutto simile a noi. Hai voluto adattarti alla nostra piccola statura, accettare
la nostra condizione senza privilegi, né esenzioni. La fatica, le
incomprensioni, le ingratitudini, il tradimento, lo strazio, l’abbandono, la
morte: tutto hai voluto subire, come noi e questo per poterci dire, quando siamo
affaticati, traditi, straziati, abbandonati e moribondi: “Anch’io, come te,
più di te”, ma anche per ricordarci che come tu sei risorto il terzo giorno
ci sarà anche per noi un terzo giorno, proprio perché Dio non abbandona
nessuno.
GIOVEDI’
13 AGOSTO 1992
“Se
contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me
divampa la battaglia, anche
allora ho fiducia”. (Sal 26,3)
Ci sono momenti nella vita in cui tutto sembra accanirsi contro di noi: la mancanza di salute, gli affetti traballanti, i dissesti economici, la bontà e l’amore non capiti, l’incapacità di affrontare certi problemi... In quei momenti ci si sente perduti. Eppure Dio è più forte del male. S. Paolo sviluppa questo pensiero dicendo: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma io ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa con Lui?... Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di Colui che ci ha amati”. Attingiamo dunque da questo salmo la forza per lottare, per non lasciarci abbattere, l’entusiasmo per vivere nella grazia di Dio che ci dà la garanzia della vittoria finale.
VENERDI’
14 AGOSTO 1992
“Gli
anni passano presto e noi ci dileguiamo”. (Sal.
90,10)
Tutti
ci accorgiamo della brevità del nostro tempo. Arriva il turno dei fiori, arriva
l’ora delle messi, poi l’ora dei funghi, il turno delle nevi... e l’anno
passa. Hanno inventato il fermacarte, nessuno inventerà mai il ferrnatempo.
Il
Cancelliere tedesco Adenauer era solito dire ai suoi collaboratori:
“Il
tempo è l’unico che non perde mai tempo”.
Ma
allora ricordati: Sono le briciole a fare il tempo. Solo le briciole. Gli anni
in fondo non esistono, neppure i mesi, neanche i giorni: esistono solo i minuti.
Credi alle briciole. E’ incredibile quanto può accadere in un minuto: si può
nascere, e si può addirittura morire.
SABATO 15 AGOSTO 1992
“Fammi sentire gioia e letizia”. (Sal. 51,10)
Sono
scomparse dal mondo la peste, la caccia alle streghe, per gran parte la piaga
dell’analfabetismo ma non la noia e la tristezza. Quante mascelle grintose,
quanti musi duri, facce di traverso come la torre di Pisa. La gioia è medicina.
Ormai tutti dottori, psicologi, scienziati, cantano l’osanna della gioia! Chi
ride, dicono, non si tasta il polso. Ridere, aiuta la digestione, stimola il
cuore, attiva le regioni creative del cervello e mantiene i riflessi pronti. La
gioia è forza. Davvero: il mondo non è di chi si alza presto, ma di chi è
felice di alzarsi. La gioia è contagiosa: regalala, buttala via. Spargila ai
quattro venti. Vuotati le tasche. Scuoti il cesto. Capovolgi il bicchiere.. e domani ne avrai più di prima.
DOMENICA 16 AGOSTO 1992
“Hai
mutato la mia veste di sacco in abito di gioia”. (Sal.
30,12)
Siamo
abituati a vedere per prima cosa il negativo. Anche nella fede spesso vediamo
l’impegno, i comandi, le difficoltà piuttosto che l’amore, la gioia. Un
giorno un professore di filosofia sale in cattedra e, prima di iniziare la
lezione, toglie dalla cartella un grande foglio bianco con una piccola macchia
di inchiostro nel mezzo. Rivolto agli studenti, domanda: “Che cosa vedete
qui?” “Una macchia di inchiostro”, risponde qualcuno. “Bene, — continua
il professore — così sono gli uomini: vedono soltanto le macchie, anche le più
piccole, e non il grande e stupendo foglio della vita!”. Se vuoi trovare
gioia, cambia occhiali: mettiti a leggere in positivo. E per essere in tema di
sorriso prova a pensare che persino la morte ha il suo lato buono: vuoi che
dicano bene di te? Fa il morto.
LUNEDI’
17 AGOSTO 1992
“Pietà di noi, Signore, pietà di noi; già troppo ci hanno colmati di schemi”. (Sal. 122,3)
Una pozzanghera nera, alimentata da una poverissima sorgente, invidiava il laghetto vicino, dalle acque chiare e trasparenti. Tutti i gitanti la schivavano con cura, per andarsi a sdraiare sulle rive del lago. Un giorno passò di lì un corteo di cavalieri che scortava una principessa a un vicino castello, dove un bellissimo principe l’attendeva per farla sua sposa. — Padre — disse la principessa a un nobile signore — fra poco vedrà il mio sposo; ma non so se il mio viso è fresco, la mia acconciatura a posto, il mio occhio limpido. Posso andare a specchiarmi nel laghetto qui accanto? — E perché figlia mia? L’acqua di quel laghetto è trasparente, non ti servirà da specchio. Guardati invece in questa nera pozzanghera. Ti darà un’immagine perfetta. Così la pozzanghera non solo poté vedere lei sola, il bel volto della principessa, ma fu felice di esser servita a qualcosa. E quel volto, quelle parole e quella piccola felicità la fecero vivere sino a che il sole non la prosciugò. (Piero Gribaudi)
MARTEDI’ 18 AGOSTO 1992
“Sei
Tu, Signore, la mia speranza”. (Sal.
71,5)
La
speranza innaffia il giardino per far coraggio al sole. La speranza vede la
spiga quando gli occhi non vedono che il seme che marcisce. La speranza contesta
il presente, spinge avanti, arriva lassù. Dice il poeta Charles Peguy: “La
fede è una chiesa, un soldato, un capitano che difende la fortezza. La carità
è un medico, un ospedale che raccoglie tutte le miserie del mondo, ma la
speranza è una bambina, una piccola bambina che, mentre le due sorelle più
grandi, la Fede e la Carità, sono troppo spesso arcigne e indaffarate per avere
tempo di guardare in faccia le persone..., dice “buon giorno” sorridendo al
povero e all’orfano.”
MERCOLEDI’
19 AGOSTO 1992
“Guidami, Signore, sulla via della vita”. (Sal. 138,24)
Siamo come dei bambini che hanno bisogno di essere condotti, presi per mano, guidati. Un uomo camminava per una strada deserta insieme al suo bambino. Gli diceva: — Cammina innanzi a me. Quando vide delle persone, poco rassicuranti, venirgli incontro, gli disse: — Cammina dietro a me. Quando s’accorse che un lupo affamato li inseguiva, disse: — Mettiti di fianco a me. Ma, ai bordi, la strada era disagevole e il bambino faceva fatica a camminare. Che fece allora il padre? Prese il suo bambino e se lo mise sulle spalle. Così fa Dio con noi.
GIOVEDI’ 20 AGOSTO 1992
“Egli
mi ha dato ascolto: m’ha tratto dalla fossa della morte”. (SaI.
39,2—3)
Capita di incontrare dei cristiani che, almeno a parole, sono più spirituali di Dio; qualcuno di questi si dichiara sorpreso, direi quasi scandalizzato di trovare con tanta frequenza nei salmi la preghiera di domanda per una vita felice. Presi infatti dall’idea della croce di Cristo, molti pensano che la vita e le benedizioni visibili e terrene di Dio siano già per se stesse un bene ambiguo o per lo meno da non desiderare... Ma Gesù è stato concreto: ci ha invitato a domandare per ottenere, ci ha detto di chiedere il pane quotidiano. Non abbiamo dunque timore di chiedere non solo la salvezza dell’anima ma anche le cose che Dio riterrà opportune, perché questa salvezza di anima e corpo possa glorificare Lui e rendere sereni noi.
VENERDI’ 21 AGOSTO 1992
“Non violerò la mia alleanza, non muterò le mie promesse”. (Sal. 88,35)
Spesso noi promettiamo e non manteniamo o perché siamo infedeli o anche perché a volte ce ne manca la possibilità. Dio invece è verità e non viene mai meno alle sue promesse: ecco come un antico catechista ebraico insegnava con semplicità ai fanciulli la fedeltà di Dio: Un re entrò una volta in una città. Tutti i cittadini lo accolsero calorosamente. Egli ne fu talmente commosso che promise: Domani costruirò per voi strade, acquedotti, case... Andò quindi a dormire. L’indomani fu trovato morto. Con lui morirono anche tutte le speranze. Non è la stessa cosa per il Santo, che benedetto sia! Egli è eterno: ha tutto il tempo per mantenere le sue promesse.
SABATO 22 AGOSTO 1992
“Mi rallegri, Signore, con le tue meraviglie, esulto per l’opera delle tue mani”. (Sal. 92,5)
Viviamo
tra le meraviglie e non ci accorgiamo. Il filo prodotto dal ragno è 1400 volte
più sottile di un capello umano, il piccolissimo seme di cocomero ha la forza
di estrarre dai suolo terra equivalente a 200 mila volte il suo peso. La pianta
più grande della terra è una sequoia: si trova nel National Park della
California. E’ alta 85 metri, ha una circonferenza di 25 metri, pesa duemila
tonnellate: dal suo tronco si potrebbero ricavare cinque miliardi di
stuzzicadenti. Ebbene, questa sequoia è la figlia di un seme di appena cinque
milligrammi che per raggiungere le attuali dimensioni si è moltiplicato di ben
250 miliardi di volte! Anche l’uomo, quando la vita lo prende per mano, è una
cellula che pesa un terzo di un milligrammo. In quella cellula c’è tutta la
sua storia: la sua indole, il suo carattere, quanto sarà alto, pronto,
intelligente, volitivo, tenero... Come non stupire? Le meraviglie non mancano,
manca la meraviglia!
DOMENICA 23 AGOSTO 1992
“Della grazia del Signore è piena la terra”. (Sal. 33,5)
Entrando
al parco del Gran Paradiso c’è un cartello che merita leggere lì ma anche
ogni volta che entri in rapporto con la natura: “Ecco lo spazio, ecco l’aria
pulita, ecco il silenzio. Acque libere, uomini liberi. Qui comincia il paese
della libertà... La debolezza ha paura dei grandi spazi, la stupidità ha paura
del silenzio. Aprite gli occhi e le orecchie e chiudete i transistor. Niente
rumori, niente motori. Ascoltate la musica delle montagne. Le vere meraviglie
non costano una lira. Camminare pulisce il cervello e rende allegri. Sotterrate
preoccupazioni e barattoli vuoti. Raccogliete bei ricordi, ma non cogliete
fiori. Chi distrugge un nido rende vuoto il cielo e sterile la terra.
Qui
è vietata la caccia, tranne che alle immagini”.
LUNEDI’ 24 AGOSTO 1992
“Il Signore veglierà su di te quando esci e quando entri”. (Sal. 121,8)
Una buona tradizione suggerisce ai cristiani di appendere un crocifisso all’ingresso delle nostre case come segno di protezione e di affidamento della nostra famiglia a Colui che con la sua morte ci ha salvato. Anche gli ebrei avevano una simile tradizione che riguardava la Legge. Artabano, re dei Parti, regalò a rabbi Jeuda una perla di grande valore. Il rabbino in cambio mandò al re una “Mezuzah”, una di quelle piccole pergamene con frasi della Legge, che si appendono agli architravi delle porte di casa. Il re non ne fu contento, pensando che la “Mezuzah” fosse una cosa da nulla. Allora il rabbi spiegò: o re, la tua perla è preziosa, ma la mia “Mezuzah” ancor di più. Infatti mentre normalmente i re sono nella reggia e le guardie fuori, con essa avviene il contrario: il Re dei re custodisce la tua casa. Tu m’hai regalato una cosa da custodire; io, invece, una cosa potente che ti custodisce.
MARTEDI’ 25 AGOSTO 1992
“Dite a Dio: stupende sono le tue opere”. (Sal. 66,3)
Isacco di Stella, grande monaco inglese del Medioevo, diceva: “Questo mondo serve l’uomo in due modi: nutrendolo ed insegnandogli”. In realtà à possibile che Dio abbia progettato infinite cose solo per il nostro piccolo stomaco e non anche per la nostra grande anima? Tutto è così pieno di messaggi e richiami! Proviamo, dunque, ad andare a scuola dal creato. Vado a scuola dall’acqua che non si ferma mai. Vado a scuola dal fiore: rallegra, profuma e lascia intatto il silenzio. Vado a scuola dalle radici che nel buio della terra credono al sole. Imparo dagli uccelli che sono nel mondo ma non impigliati nel mondo. Imparo dalle rive che si guardano lealmente. Imparo dall’albero che sopporta il calore e dà agli altri la freschezza. Anche dal filo d’erba imparo: calpestato, si solleva e guarda il cielo come cosa sua. Anche dalle goccia imparo: racchiude tutti i colori dell’arcobaleno. Anche dall’ulivo imparo: ne ha passate tante, eppure continua a prodigare oli e bagliori d’argento. Imparo dalle cime circondate di luce e impastate di silenzio. Imparo dall’alba che continua a nascere anche se nessuno assiste allo spettacolo. Imparo dalle piante che muoiono in piedi. Imparo... imparo da tutto il creato le iniziali del Creatore!
MERCOLEDI’ 26 AGOSTO 1992
“Gli idoli dei popoli sono argento e oro, opera delle mani dell‘uomo”. (Sal. 134,15)
Un’antica
leggenda ebraica racconta: Abramo di giorno in giorno s’avvicinava al vero
Dio; s’allontanava così dagli idoli falsi. Per questo suo padre lo condusse
davanti al re Nimrod. Chiese il re ad Abramo: — Perché non adori gli idoli?
Rispose deciso Abramo: — Perché il fuoco li brucia.
Allora adora il fuoco! — Piuttosto adoro l’acqua, capace di spegnere
il fuoco! — Adora dunque l’acqua. No! Piuttosto adoro le nuvole, dalle quali
l’acqua proviene — rispose Abramo. — Allora adora le nuvole
insistette il re Nimrod. — No, perché il vento è più forte di loro e
le disperde. Allora adora il vento,
che soffiò. — Se il vento fosse Dio, — continuò Abramo,— noi dovremmo
adorare l’uomo che ha il soffio del respiro. — Allora adora l’uomo! —
No, perché, purtroppo, muore. Allora adora la morte. E finalmente Abramo poté
concludere: — L’unico che bisogna adorare è il padrone della vita e della
morte. Questi è il mio unico Dio!
GIOVEDI’ 27 AGOSTO 1992
“Alla tua luce vediamo la Luce”. (Sal. 36,10)
Una
quindicina di anni fa, durante l’estate, accompagnavo gruppi di ragazzi a
passare una settimana in una spersa baita di montagna. La cosa più bella: non
avevamo la luce elettrica. Alla sera accendevamo le candele. Era facile fare
riflessioni come queste: Osserviamo la candela: ogni luce ha il suo prezzo:
consuma chi la offre. Ogni luce ha la sua gioia: illumina il cammino; ogni luce
ha la sua forza: tutto il resto non persuade; ogni luce ha il suo futuro: abitua
all’eternità. Uomo e luce: un gemellaggio e un messaggio. Dunque anche un
impegno: costruite luce; dunque anche una tensione: cercare la luce... e il
destino seguirà bello: godere Colui che è la Luce.
VENERDI’ 28 AGOSTO 1992
“Beato chi si compiace della legge del Signore”. (Sal. 1,2)
Il
rabbino Jehuda un giorno annunciò ai suoi amici alla porta della città: —
Amici, finalmente ho trovato e ho acquistato una medicina dalle qualità
stupende: infatti ringiovanisce, prolunga la vita e la rende felice per sempre!
Perché non ve la procurate anche voi? Alla proposta, fatta in modo straordinariamente
serio, tutti dissero: — Tutti vogliamo comprarla, anche a caro prezzo! Allora
il rabbino invitò gli amici nella sua casa, aprì l’armadietto, davanti al
quale sempre brillava una lampada accesa, e mostrò la Legge. Ne prese quindi un
rotolo, lo svolse e lesse: “Se vuoi vivere a lungo con pienezza di gioia,
trattieni la tua lingua dal male”. (Salmo 23)
SABATO 29 AGOSTO 1992
“Ai
tuoi occhi, Signore, 1000 anni sono come il giorno di ieri, che è appena
passato”. (SaI.
90,4)
“Beata
lei che è arrivata a 96 anni, pur con tanti acciacchi ma con la mente ancora
lucida!” sentivo dire ad una vecchietta. Auguriamoci pure tutti di arrivare a
spegnere almeno 80 candeline. Ma, a conti fatti, l’età non conta più di
tanto. Marconi aveva 21 anni quando compì il suo primo esperimento di
trasmissione senza fili. Raffaello morì a 37 anni, Leopardi e Chopin a 39;
Cristo a 33. Domenico Savio fu santo a 12 anni; S. Agnese fu martirizzata a 13;
San Francesco divenne tutto quel che divenne entro i 45 anni... Il genio e la
bontà non hanno età. La vita non è questione di anni: la vita è questione di
vita!
DOMENICA 30 AGOSTO 1992
“Chi semina nelle lacrime, mieterà con giubilo”. (Sal. 125,5)
Un discepolo chiese al maestro: — Rabbì, perché i buoni soffrono più dei cattivi? Rispose il maestro: Ascoltami. Un contadino aveva due mucche; una robusta, l’altra debole. A quale mette il giogo? Certamente a quella forte. Concluse il rabbino: — Così fa il Misericordioso, che benedetto sia! Per tirare avanti il mondo, mette il giogo ai buoni.
LUNEDI’ 31 AGOSTO 1992
LODATE
DIO
Vogliamo concludere le piccole riflessioni di questi due mesi sui salmi riproponendo alla vostra preghiera di oggi l’ultimo salmo del salterio. E’ un po’ la lode conclusiva che riassume i tanti sentimenti espressi in questo libro biblico di preghiera.
Lodate
il Signore nel suo santuario
lodatelo
nel firmamento della sua potenza
lodatelo
per i suoi prodigi
lodatelo
per la sua immensa grandezza
lodatelo
con squilli di tromba
lodatelo
con arpa e cetra
lodatelo
con timpani e danze
lodatelo
sulle corde e sui flauti
lodatelo
con cembali sonori
lodatelo
con cembali squillanti
ogni
vivente dia lode al Signore (Alleluia)
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