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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

“PASSIONE, MORTE E RISURREZIONE”   (secondo San Luca)

 

APRILE  1992

 

 

 

MERCOLEDI’ 1 APRILE 1992

 

LA PASQUA

“Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi prima della mia passione”. (Lc. 21,15)

Certe feste come il Natale, la Pasqua, sono belle per quanto celebrano, ma anche per l’insieme di ricordi, di affetti che  suscitano in ciascuno di noi. Per un ebreo la Pasqua era la gioia di trovarsi insieme, di mangiare in famiglia, di ricordarsi delle proprie origini, della fedeltà di Dio, della liberazione, della propria terra... Per te Gesti, quella Pasqua era il desiderio di realizzare la volontà di tuo Padre, la tua missione, in una parola, pur con tutta la paura umana del dolore, della prova che ti aspettava, il desiderio di amare immensamente Dio e noi. Le prove, da quelle piccole fino a quella suprema della morte, aspettano anche noi al varco, lo sappiamo, ma noi facciamo di tutto per evitarle, per nascondercele, per sfuggirle e spesso quando sono inevitabili o ci ribelliamo o le subiamo. Signore, insegnaci a vivere pienamente tutta la nostra vita. Donaci l’ansia dell’amare in ogni momento, di trasformare in amore per Te e per il prossimo, ogni situazione.

 

 

GIOVEDI’ 2 APRILE 1992

 

L’EUCARESTIA

“Prese un pane, rese grazie, lo spezza e Io diede loro dicendo: Questo è il mio corpo che è dato per voi, fate questo in memoria di me”. (Lc. 21,19)

Un gesto abituale, quello del padre di famiglia, che spezza e distribuisce il pane. Un gesto che però si carica della memoria di una storia di salvezza cominciata lungo i secoli e che continua nella drammaticità del presente. Non è solo poi il pane della fraternità, ma è un corpo spezzato, è la vita donata. Grazie, Gesù, del dono dell’Eucarestia. Perdonaci per quando trascuriamo questo dono, per quando lo riduciamo ad un rito, per quando non sappiamo tradurlo in fraternità, in pane di carità per i fratelli. Donaci di saper riconoscere sempre in questo pane la concretezza del tuo amore per noi. Fa’ che non offendiamo la tua generosità con il nostro egoismo. Aiuta anche noi a diventare pane di forza, di affetto, di comprensione, di condivisione con i fratelli.

 

 

VENERDI’ 3 APRILE 1992

 

IL SERVIZIO

“Chi è il più grande tra voi, diventi il più piccolo e colui che governa come chi serve”. (Lc.21,26)

Il gesto del pane spezzato era già eloquente in sé, ma la tentazione dei discepoli alla potenza di un segno terreno è ancora forte, allora Gesù ricorda anche con le parole che bisogna essere piccoli, servitori. Gesù, specialmente in quest’era di emancipazione dell’uomo, quasi più nessuno sceglie la parte del servo, del servizio. Anche nel piccolo vogliamo la nostra fetta di potere. Eppure Tu, il Signore dell’universo che con un gesto di forza potevi cambiare il corso dell’universo, ti sei fatto piccolo, l’ultimo, hai voluto pagare di persona per farci capire che non è la potenza ma l’amore a cambiare il cuore dell’uomo. Insegnaci la gioia del servizio umile, di sentirci utili non perché comandiamo ma perché seguendo il tuo esempio possiamo amare.

 

 

SABATO 4 APRILE 1992

 

TENTAZIONE

“Andò con i discepoli al monte degli Ulivi e disse loro: Pregate per non entrare in tentazione”.

(Lc. 22,39—40)

E’ solo sapendo che Dio non ci abbandona che possiamo affrontare i). momento della prova, ed è solo con la solidarietà di una preghiera viva e costante che possiamo sostenere la prova dei nostri fratelli. Gesù elemosina una preghiera dai suoi amici e ci indica la forza della preghiera per vincere la tentazione. Gesù, tu lo sai meglio di noi che la tentazione non è il diavolo con coda e forchettone ma è invece voler risolvere i nostri problemi unicamente con le nostre forze. Quando la tentazione arriva, fa’ che ci trovi preparati dalla fiducia in te, dalla preghiera costante, dalla continua domanda: “Che cosa faresti tu al mio posto?”. Aiutaci anche a portare nella nostra preghiera le angosce e le tentazioni dei nostri fratelli per poter offrire loro l’unica vera forza che può aiutarli.

 

 

DOMENICA 5 APRILE 1992

 

L’ORTO DEGLI ULIVI

“Gesù pregava: Padre, se vuoi allontana da me questo calice. Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc. 22,42)

E’ una preghiera che costa sangue a Gesù: “In preda all’angoscia pregava più intensamente e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra”. Noi, spesso crediamo che la preghiera sia un angolo beato, e se è vero che da essa possiamo trovare conforto, è anche vero che se è preghiera vera deve anche risentire della tragicità dei momenti difficili di vita. “Signore Gesù, pur sudando sangue, forse non capendo fino in fondo, provando la paura, hai avuto la forza di fidarti di Dio e di abbandonarti a quel Padre che per amore ti chiedeva la vita. Noi ci fermiamo spesso alla prima parte della tua preghiera e chiediamo che siano allontanate le prove. Aiutaci a fidarci al buio sapendo che tutto, anche quello che non capiamo, quello che ci fa gridare, nelle tue mani è un bene per noi e per gli altri”.

 

 

LUNEDI’ 6 APRILE 1992

 

IL TRADIMENTO DI GIUDA

‘Gesù gli disse: Giuda con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?”. (L c. 22,48)

Chissà perché lo avrà fatto? Perché era predestinato? Perché amava i soldi? Perché si riteneva deluso da Gesù? Per provocare una reazione di Gesù? Qualunque sia stato il motivo, certo è che la scelta di un bacio per tradire è terribilmente triste. Noi riusciamo a capire che ci siano persone invidiose, persone che ci odiano, ma quanto è amaro scoprire il tradimento del nostro amico, della persona che amiamo. Gesù, il tradimento del tuo amico Giuda, è forse uno dei dolori più grandi per te. Lo avevi scelto, chiamato, amato. Aveva camminato, mangiato con te... ed ora te lo trovi contro.

Signore, quando l’amore è tradito viene voglia di non amare più. Eppure tu hai continuato ad amare Giuda, lo avresti anche perdonato come perdonerai gli altri e coloro che ti metteranno in croce. Ti chiediamo con tutto il cuore: Quando l’amore è tradito, fa’ che non tradiamo l’amore.

 

 

MARTEDI’ 7 APRILE 1992

 

RINNEGAMENTO DI PIETRO

“Pietro negò dicendo: Donna, non lo conosco”. (Lc. 22,57)

Pietro ama, ma ha paura. Ama Gesù, gli spiace di essere fuggito. Vuol vedere come andrà a finire. Vuoi essere pronto ad intervenire nel caso Gesù facesse un bel miracolo per liberarsi. Ma ha anche paura di venir arrestato, di far la stessa fine di Lui, allora segue, ma sta alla larga. Arriva però il momento in cui à coinvolto e allora.., bisogna difendersi.

“Gesù, non me la sento di puntare il dito contro Pietro. D’altra parte non lo hai fatto neppure tu; è bastato un tuo sguardo per far sì che Pietro si rendesse conto e “piangesse amaramente”. Ma, te lo dico sinceramente, non lo condanno perché troppe volte il mio è l’atteggiamento di Pietro. Amo, vorrei fare per te, per i miei fratelli, ma ho paura. Ho paura di compromettermi troppo, ho paura di dover pagare di persona. Perdonami, Gesù, dopo tanti anni avrei dovuto capirlo che amare e paura, amare e stare alla larga, non possono coniugarsi insieme.”

 

 

MERCOLEDI’ 8 APRILE 1992

 

GESU’ DAVANTI AL SINEDRIO

“Lo condussero davanti al Sinedrio e gli dissero: Se tu sei il Cristo, diccelo”. (Lc. 22,66—67)

Signore, donaci un segno. Quante volte vorremmo avere un segno concreto e sicuro: se mi vuoi bene, guariscimi! Se vuoi che creda in te, dammi la prova... E presi a ricercare una risposta come la vorremmo noi diventiamo incapaci di leggere e capire le migliaia di segni che già abbiamo. Qui i farisei, gli scribi, il. sinedrio non cercano neppure più un segno. Di miracoli, di segni Gesù ne aveva già fatti tanti; cercano piuttosto un “non segno” che permetta loro una giustificazione per accusare Gesù, un qualcosa che li faccia sentire giusti, ortodossi nella loro religione e che al tempo stesso permetta di togliere di mezzo Gesù che con le sue parole, con la sua vita, con i suoi discepoli, comincia a diventare ingombrante, che non rientra “nell’ordine costituito”. Gesù, purtroppo siamo abilissimi nelle maschere: sappiamo nascondere con un sorriso ipocrita, l’odio, il rancore, il disprezzo, sappiamo vestire di giustizia anche i soprusi, troviamo mille motivi per giustificare azioni indegne. Diciamo di cercare la verità, ma non sarà che invece abbiamo paura della verità perché ci incomoda? Aiutaci a togliere le maschere per far emergere il volto di Dio che è in noi

 

 

GIOVEDI’ 9 APRILE 1992

 

GESU’ DAVANTI A PILATO

“Tutta l’assemblea si alzò e lo condussero da Pilato”. (Lc.23,1)

Anche di Pilato, da quel poco che dicono i vangeli, ne sappiamo troppo poco a livello personale. Certamente è un politico che vuoi mantenere il suo potere, far bella figura, avere poche grane con un popolo che conosce poco, che certamente non ama, che è difficile da governare. Pilato però intuisce la verità. Vorrebbe anche salvare Gesù, non fosse altro per fare un ennesimo sberleffo ai capi di questo popolo. Ma poi ha il sopravvento l’ordine stato, lo star tranquilli.., e anche se un innocente deve pagare.., basta che non ci siano grane per lui. “Gesù, tu sei il Potente e ti lasci giudicare ingiustamente da un potere terreno, da un piccolo procuratore romano. Vedo in te i tanti che hanno sofferto e soffrono a causa dei sistemi di potere terreno. Sei l’innocente che tace, che non ha voce; sei colui che paga per tutti gli altri. Ti prego poi per tutti coloro che hanno potere sulla terra. Fa’ che ogni potere, sia politico, militare o religioso non si mascheri ipocritamente da servizio ma sia realmente e unicamente a servizio del più povero, della giustizia e sappia di derivare unicamente da Te”.

 

 

VENERDI’ 10 APRILE 1992

 

GESU’ DAVANTI A ERODE

“Pilato lo mandò da Erode” (Lc. 23,7)

E’ il gioco dello scaricabarile. Gesù non è più una persona, è un incomodo ingombro che passa di mano in mano. Sembra quello che succede ai nostri poveri: “Vaall’ufficio assistenza”, “va’ in parrocchia”, “dipendi dall’assistente sociale del quartiere”, “bisogna rivolgersi ad un altro ufficio”... e l’uomo non è più uomo: è una cosa scomoda a cui deve sempre pensare qualcun altro.

Gesù, tu taci e segui la trafila e le mene politiche di un potere che gioca sulla tua pelle. Sei portato davanti a un re di Israele che dovrebbe, tramite la Scrittura, poterti riconoscere come Messia ma che, invece, si aspetta solo   il divertimento di qualche miracolo a buon mercato. Aiutaci, Signore, a non giocare mai con le persone, fa’ che sappiamo vedere e rispettare la dignità di ogni uomo. Fa’ che davanti a qualunque persona sappia vederla per quello che è e non per quello che mi serve.

 

 

SABATO 11 APRILE 1992

 

BARABBA

“Essi si misero a gridare insieme: A morte costui! Dacci libero Barabba”. (Lc. 23,25)

A Barabba è andata proprio bene! Rischiava la croce, conseguenza delle sue malefatte. In un altro momento non avrebbe di certo trovato comprensione e solidarietà da parte dei capi ebraici e del popolo. Ma qui c’è uno che bisogna far fuori ad ogni costo: dà meno fastidio un brigante che uno che mette in crisi le consolidate tradizioni statali e religiose. E Barabba, senza muovere dito, si trova salvo. O Gesù, già da questo fatto riusciamo a comprendere il piano di Dio per salvarci. Noi da soli non ce l’avremmo mai fatta. Ma Tu, l’innocente, prendi il nostro posto di peccatori e noi, quasi senza saper come, siamo salvi. Non sappiamo dai vangeli quale sarà stato l’atteggiamento successivo di Barabba: se sarà stato riconoscente o, se bevendo qualche bicchiere in una bettola, avrà riso della giustizia umana e di “quel povero diavolo che è morto al mio posto”. Ma una cosa la sappiamo: noi siamo dei “graziati” per merito tuo. Grazie, Gesù, per questo tuo amore che ci salva.

 

 

DOMENICA 12 APRILE 1992

 

GESU’ AIUTATO DAL CIRENEO

“Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù”. (Lc. 23,26)

Se ne tornava a casa tranquillo dopo una giornata di lavoro nei campi; forse non si era mai interessato di politica e molto poco di cose religiose. Ed ecco che si trova a portare una croce per un altro. C’erano i soldati romani, c’erano tutti “quei ben vestiti” del sinedrio... ma no! per portare la croce vanno bene solo le spalle di un povero! Un povero che aiuta un altro povero a portare la croce su cui quell’altro tra poco verrà inchiodato! Gesù, quel Simone, forse l’avrà fatto per amore, forse bestemmiando tra i denti sulle palesi ingiustizie, ma intanto ti ha alleviato un po’ di pena. Sarà poi diventato cristiano? Battezzato? cattolico? apostolico? romano? o forse senza tutto questo non sarà uno di quei giusti che non sanno neppure di esserlo di cui proprio tu avevi parlato dicendo: “Venite benedetti... perché avevo fame.., avevo sete.., e mi avete aiutato?” Aiutaci a non chiederci tanti perché, a non disquisire sottilmente quando c’è qualcuno da aiutare, ma ricordaci che se avremo dato solo un bicchier d’acqua non perderemo la ricompensa.

 

 

LUNEDI’ 13 APRILE 1992

 

GESU’ INCONTRA LE DONNE PIANGENTI

“Gesù voltatosi presso le donne disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli”. (Lc. 23,28)

Queste donne non sono ipocrite. Il vangelo ce le ricorda al seguito di Gesù, ci dice che lo hanno aiutato economicamente, ce le presenta ai piedi della croce con Maria, saranno le prime destinatarie dell’annuncio della risurrezione. Ora piangono per Gesù e certamente Gesù apprezza questo amore, ma tramite loro ci aiuta a capire il senso della passione: il dolore non deve essere solo per la sua passione ma per i nostri peccati che ne sono la causa. Gesù, oggi il peccato è in ribasso, con la scusa della liberazione dell’uomo ci auto giustifichiamo di tutto. Sovente ci sorprendiamo a pensare: “lo non ammazzo, non rubo.., che peccati ho?” E intanto continuiamo in una vita individualistica, egoistica, attaccata al benessere e a valori molto effimeri. Non ti chiediamo di diventare tristi pessimisti che vivono con tante paure legalistiche ma ti chiediamo di aiutarci ad accorgerci del male che è in noi per poterlo combattere con la forza che viene proprio dalla tua passione redentrice.

 

 

MARTEDI’ 14 APRILE 1992

 

GESU’ CROCIFISSO

“Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero Lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a Sinistra”. (Lc. 23,33)

La croce può essere strumento di salvezza? Essa è strumento di tortura studiata apposta per prolungare il dolore, per dare una lenta morte di asfissia, per essere strumento deterrente. E’ solo chi sta sulla croce che può trasformarla in segno di amore ed è solo il modo con cui guardiamo la croce che può renderla segno di salvezza. Gesù, quante croci nel mondo! Leggendo i giornali spesso siamo colti da senso di impotenza davanti a tante sofferenze, molte delle quali dovute alla perfidia dell’uomo. E quando guardiamo la tua croce Spesso ci chiediamo: “Perché?” Oggi ti chiedo una cosa grossa: insegnami a guardare alla tua croce e nostre croci con i tuoi occhi e con il tuo cuore: solo così capiremo qualcosa e anche la croce sarà segno non di tortura ma di salvezza.

 

 

MERCOLEDI’ 15 APRILE 1992

 

IL PERDONO DALLA CROCE

“Gesù diceva: Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno”. (Lc. 23,34)

Perdonare non è molto facile. Dire: “Ti perdono” quando vedi il pentimento può essere eroico ma anche soddisfacente; dire: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” mentre stai morendo sulla croce dove proprio loro ti hanno messo, è da Dio e lo si può fare solo con la forza di Dio. Gesù è venuto a portare il perdono e la misericordia del Padre, e lo testimonia proprio nel momento supremo della sua vita. Grazie del tuo perdono, Signore. E’ un perdono pagato nel tuo sangue, quindi ancora più prezioso, da non sprecare, da non .banalizzare ed è un perdono che ci invita a perdonare. Quando mi porto appresso il mio bagaglio di odio, il mio desiderio di vendetta, ricordami queste tue parole sulla croce, fammi capire la mia debolezza e povertà, fa’ che riesca a buttare questi pesi nelle tue braccia. Sarò più leggero e gusterò meglio la tua misericordia.

 

 

GIOVEDI’ 16 APRILE 1992

 

L’ULTIMA PROVA

“Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: Ha salvato gli altri, salvi se stesso se è il Cristo di Dio, il suo eletto”. (Lc. 23,35)

Gesù aveva iniziato la sua vita pubblica con le tentazioni del diavolo: erano tentazioni a risolvere la sua venuta senza tener conto del piano di Dio ma con gesti grandiosi legati al materialismo, al potere, al successo. Gesù incontra queste stesse tentazioni durante gli anni della predicazione, durante il processo ed ora anche qui nel momento della croce. Non avrà forse ragione questa gente? Un bel miracolo, magari con tuoni e lampi non convincerebbe questa gente e non salverebbe la sua vita dalla sofferenza e dalla morte? Gesù, tu al diavolo nella tua vita hai sempre risposto con la parola di Dio e la fiducia e l’abbandono illimitato nelle mani del Padre ed anche ora non cedi ad usare potere e miracoli che appagano solo momentaneamente ma continui a servire nella sofferenza e nell’abbandono fiducioso in Dio. Sei venuto a portare la salvezza ma non forzi nessuna coscienza ad accettarla, vuoi che arriviamo a capire, a credere, ad amare da soli,, per libera scelta. Fa’, o Signore; che davanti alla tua croce non siamo solo curiosi che “stanno a vedere” ma che diventiamo partecipi del tuo e del nostro mistero.

 

 

VENERDI’ 17 APRILE 1992

 

GESU’ RE SULLA CROCE

“C’era una scritta sopra il suo capo: Questi è il Re dei Giudei”. (Lc. 23,38)

Pilato facendo apporre questa scritta pensava di beffare Gesù e i capi degli ebrei: “Guardate un po’ il vostro re che bella fine ha fatto, e per di più lo avete voluto voi”, ma non sapeva invece di dire la verità. Gesù è realmente re dei Giudei e di tutti gli uomini e la sua regalità si manifesta proprio nel momento della croce. Non c’è un trono ma un duro legno che scarnifica e uccide; non uno scettro, le mani sono inchiodate; non un comando, una condanna, ma un perdono e una preghiera; non una corona tempestata di diamanti, ma una corona di spine pungenti  Tu, o Gesù, sei. il re dell’universo, sei la parola che crea, che guida, che salva, sei la via, la verità, la vita e muori come l’ultimo pezzente disperato della terra. Ma proprio per questo sei re. La vita non l’hai tenuta, l’hai regalata. Non hai chiesto la vita dei tuoi sudditi per te, hai dato la tua per loro. Non hai imposto nuove leggi e pesanti tributi ma hai pagato tu, di persona Re dell’universo, insegnaci il servizio!

 

 

SABATO 18 APRILE 1992

 

IL BUON LADRONE

“E aggiunse: Gesù ricordati di me quando entrerai nel tuo regno. Gli rispose: In verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso”. (Lc. 23,42—43)

In mezzo a tutti questi tradimenti, fughe, incomprensione, cattiveria, curiosità, un grano di fede. Non viene dai religiosi, non dai sapienti, non dai potenti ma da un ladro morente: il regno dei poveri si sta compiendo davvero se un ladrone sofferente trova compassione e fede e per di più non per ottenere una liberazione immediata ma una promessa futura. Mi riempie il cuore di gioia sapere che il primo “santo” sicuro sia un ladro, perché veramente il regno di Dio si compie, perché allora davvero in quel paradiso c’è posto anche per me. Gesù, molto onestamente, non so dirti se nelle stesse situazioni avrei avuto la fede di quel ladro, ma ti dico grazie per lui e per noi per avergli fatto quella promessa. Nel momento del passaggio fa’ che anch’io possa posare lo sguardo sulla tua croce sicuro che la tua misericordia mi dirà “oggi sarai con me in paradiso”.

 

 

DOMENICA 19 APRILE 1992

 

LA MORTE IN CROCE

Gesù gridando a gran voce disse: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito. Detto questo spirò”.

(Lc. 23,46)

Il mistero della morte avvolge tutta la vita degli uomini. Il Dio—con—noi ha voluto sperimentare anche il momento della morte. Qualcuno della morte ha terrore, qualcuno magari malato o solo da anni la invoca, qualcuno grida disperato. Gesù prova tutti questi stati d’animo: “Come vorrei già aver ricevuto questo battesimo”, “sudò sangue”, “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, ma alla fine si butta come un bambino tra le braccia del Padre: “Nelle tue mani affido il mio spirito”. Gesù, verrà anche per me il momento della morte, e nonostante tutte le mie prevenzioni, paure, culture in quel momento mi troverò solo, nudo, avvolto nel mistero. Fa’ che in quel momento ci sia finalmente per me l’abbandono più totale, sicuro che quello non sarà il salto nel buio ma il caldo abbraccio della paternità di Dio, nella misericordia da te meritata.

 

 

LUNEDI’ 20 APRILE 1992

 

L’ATTO DI FEDE DEL CENTURIONE

“Visto ciò che era accaduto il centurione glorificava Dio: Veramente quest’uomo era giusto”. (Lc. 23,47)

Tutto è finito, ma tutto comincia. La morte ha avuto la sua vittoria, si è presa l’autore della vita, ma tutto comincia. Gesù, non sei morto invano! Ai piedi della croce, un lontano, uno di quelli per cui tu sei venuto, fa la sua dichiarazione di fede. La tua sofferenza, le lacrime di tua Madre, proprio nel momento della sconfitta danno frutto. Quando tutto sembra finire, Signore, che io sappia che tutto sta per rinascere. Quando il chicco di frumento sta marcendo è lì che nasce la nuova pianta, quando sto pagando perché l’amore non è compreso, vilipeso, ucciso, è lì che nasce l’amore. Sei veramente il Dio della vita che fa nascere dalla morte! Grazie Gesù, con te non si può mai smettere di sperare.

 

 

MARTEDI’ 21 APRILE 1992

 

GESU’ DEPOSTO NELLA TOMBA

“Giuseppe d’Arimatea calò il corpo di Gesù dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia”. (Lc. 23,53)

Nel mio compito di prete, quante volte ho visto questo gesto. Gente giovane, anziana, amici, sconosciuti... Dopo tutti questi anni non mi sono ancora abituato, grazie al cielo, alle sepolture. Il mistero della morte, del dolore di chi resta, della pietà umana e cristiana pervadono tutta la sepoltura. Anche tu, o Gesù, che pur avevi fatto uscire Lazzaro dal sepolcro ora entri in una tomba. E’ vero che i tuoi amici se avessero creduto veramente alle tue parole, avrebbero potuto credere alla risurrezione. E’ vero che anche noi guardando a te possiamo credere che il corpo dei nostri cari che viene sepolto è destinato alla risurrezione, ma in quel momento è difficile: il dolore della mancanza della persona cara a volte prende il sopravvento, il buio di quella tomba che si chiude spesso sembra chiudere anche il nostro cuore. In quei momenti, Signore, ricordaci le tue parole: “Se il chicco di frumento muore, porterà frutto” e ricordaci soprattutto che tu “sei la risurrezione e la vita” e che “chi crede in te, vivrà in eterno”.

 

 

MERCOLEDI’ 22 APRILE 1992

 

PREPARATIVI DI UNA SEPOLTURA CHE NON CI SARA’

“Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, le donne si recarono alla tomba recando con sé gli aromi che avevano preparato”. (Lc. 24,1)

Conosco diverse persone vedove, anziane che abitualmente si recano al cimitero a trovare i loro defunti. Un giorno, parlando con una signora che tutti i giorni si reca alla tomba del marito, le dicevo: “Ma è proprio il caso? Noi sappiamo che i nostri morti sono vivi in Cristo”. E lei mi rispondeva: “E’ vero, lo so e lo credo, ma anche solo la vicinanza a quei resti dell’uomo che ho amato e che amo mi sembrano segno di quell’amore che non finisce. Quelle donne, Gesù, forse non avevano ancora la fede nella tua risurrezione, ma ti amavano profondamente al punto di voler amare e rispettare anche un corpo inanimato. Vorrei avere, almeno il loro amore, che pur non essendo ancora fede totale, sa dimostrarsi anche in quei piccoli gesti di una sepoltura che, grazie a tuo Padre, non ci sarà mai.

 

 

GIOVEDI’ 23 APRILE 1992

 

LA RISURREZIONE

“Perché cercate tra i morti Colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato”. (Lc. 24,5)

Quante volte la nostra ricerca di felicità, di amore, di Dio sbaglia luogo, ci spinge in regioni di morte, ci falsa i valori. Cerchiamo felicità e pensiamo di trovarla nel piacere. Cerchiamo eternità e ci attacchiamo a cose materiali che finiscono. Cerchiamo verità e pensiamo di trovarla in libri ammuffiti. Cerchiamo Dio e ci imbrogliamo in mezzo a pastoie e formalismi religiosi. Gesù, è inutile andare a Gerusalemme per vedere un “sedicente” sepolcro vuoto. Tu sei vivo. Dio non è lì, sei qui in mezzo a noi, sei confuso nei volti dei circa sei miliardi di fratelli della nostra terra, sei vivo nelle mani di coloro che operano amore, soprattutto non devo andare a cercare tanto lontano perché sei vivo in me.

 

 

VENERDI’ 24 APRILE 1992

 

L’ANNUNCIO DI PASQUA

“Ed esse si ricordarono delle sue parole, e, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli undici e a tutti gli altri”. (Lc. 24,9)

La possibilità di credere alla risurrezione c’era già prima: avevano le sue parole! Ma il dolore, la testa dura, il facile dimenticare avevano sotterrato la speranza sotto un manto di polvere, di dubbi, di paure, di delusione. La tomba vuota è come un soffio di vento che spazza la polvere e fa vedere nel cielo limpido e nell’aria fresca di quel mattino che, dietro le nuvole e il buio, c’è il sole. Gesù, nei momenti di buio, di scoraggiamento ricordami le tue parole di speranza, di vita eterna; fa’ che anche nei momenti del buio, della tempesta, ci ricordiamo che il sole c e sempre anche se qualche nuvola sembra impedirci a vederlo.

 

 

SABATO 25 APRILE 1992

 

UN VIAGGIO DI DELUSIONE

“Due di loro erano in cammino per Emmaus e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto”. (Lc. 24,13—14)

E’ il viaggio del ritorno, della delusione. Avevano riposto la loro speranza in quel Gesù. Si erano “illusi” che quel Gesù avrebbe cambiato la loro vita. Avevano visto in lui la possibilità di realizzare delle speranze dei poveri.., e poi... il tradimento... una reazione sperata ma non avvenuta... una croce... una tomba...: e ora di tornare a casa, non c’è proprio speranza per i poveri, al massimo si può parlare di quei bei giorni di illusione. Gesù, si può essere delusi da Dio? E’ vero che i “suoi pensieri non sono i nostri pensieri”, è vero che a volte ci si sente traditi, abbandonati... Ma Dio non può deludermi! Signore, quando siamo tentati di tornare delusi accompagnaci, non lasciarci tornare indietro, apri i nostri occhi e il nostro cuore perché possiamo ritrovare Colui ché” stupidamente pensiamo di aver perso.

 

 

DOMENICA 26 APRILE 1992

 

UN MISTERIOSO COMPAGNO DI VIAGGIO

“Si fermarono col volto triste e gli dissero: Sei tu il solo forestiero in Gerusalemme a non sapere ciò che è accaduto in questi giorni?”. (Lc. 24,17)

C’è qualcuno che accompagna quei due viandanti, uno strano personaggio che ascolta, che fa domande. E questi due talmente presi dalle proprie paure e delusioni non lo guardano neppure in faccia e non lo riconoscono. Gesù, tu sei il compagno del nostro camminare quotidiano ma noi siamo talmente presi dai nostri problemi che non ti sappiamo riconoscere, ti consideriamo un forestiero. Magari ci la­mentiamo della tua assenza proprio mentre stiamo parlando con te: o tu sai mimetizzarti molto bene o sono i nostri occhi e il nostro cuore che sono ciechi. Oggi certamente tu sarai compagno del mio cammino nelle persone della mia famiglia, nella ressa dell’autobus, tra la gente al mercato, mi parlerai con voci diverse: persone, fatti, giornale... Fa’, o Signore, che ti riconosca!

 

 

LUNEDI’ 27 APRILE 1992

 

RESTA CON NOI

“Essi insistettero: Resta con noi perché si fa sera e il giorno volge al declino”. (Lc. 24,9)

L’unico passo da fare è proprio questo: invitare Gesù a fermarsi da noi. E’ vero, spesso non lo riconosciamo, spesso pensiamo di essere soli mentre è con noi, ma l’importante è non chiudersi, è il non lasciare che il pessimismo, la delusione, in una parola, l’orgoglio abbiano il sopravvento e ci chiudono definitivamente in noi stessi. Dovremmo ogni tanto ricordarci le parole di Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”. Gesù, resta con noi specialmente quando giunge la sera della tristezza, del dubbio, della solitudine, della malattia. Rimani con noi  anche se stentiamo a riconoscerti. Fa’ che però sentiamo sempre il desiderio di te e manifestati ancora, affinché riconoscendoti possiamo ritrovare la vera gioia di non saperci soli.

 

 

MARTEDI’ 28 APRILE 1992

 

LA PRESENZA DI GESU’ NELLA SCRITTURA

“Si dissero l’un l’altro: non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino? Quando ci spiegava le Scritture?”. (Lc. 24,32)

Dopo aver riconosciuto Gesù risorto nello spezzare del pane, i due discepoli di Emmaus rileggono la storia del loro cammino e scoprono che Gesù era già presente nella Parola. Noi, nel nostro schematizzare, etichettare le cose, anche quelle divine, parliamo di presenza reale di Gesù solo a proposito dell’Eucarestia, ma Gesù è già realmente presente in tanti altri modi ed in particolare nella Parola che ci dona ogni volta che noi la lasciamo penetrare nel nostro cuore. Gesù, quanta Parola di Dio ho letto, ascoltato, studiato nella mia vita. Quante volte, con la Bibbia, tu hai continuato a scrivermi questa lunga e sempre attuale lettera d’amore. Ma non sempre mi sono “sentito ardere il cuore”. L’abitudine, la distrazione, la superficialità hanno fatto sì che la tua Parola cadesse nel vuoto. Rendici terreno buono perché la tua Parola possa portare ora il trenta, ora il sessanta, ora il cento per uno e perché essa possa tornare a te con il frutto per il quale tu l’hai mandata.

 

 

MERCOLEDI’ 29 APRILE 1992

 

LA PROMESSA DELLO SPIRITO SANTO

E io manderò in mezzo a voi quello che il Padre mio ha promesso”. (Lc. 24,49)

Gesù lo aveva promesso più volte il dono dello Spirito: “lo pregherà il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre”. Gesù non ci lascia soli: ci lascia il suo Spirito, quello Spirito che ci aiuta a pensare come ha pensato Gesù e ad agire come ha agito Lui. Gesù, oggi anche noi, con una antica e bella preghiera della Chiesa lo invochiamo:

 

 

Vieni o Spirito Creatore, visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato.

O dolce consolatore, dono del Padre altissimo, acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell’anima.

Sii luce all’intelletto, fiamma ardente nel cuore; sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore.

Difendici dal nemico, reca in dono la pace, la tua guida invincibile ci preservi dal male.

Luce d’eterna sapienza, svelaci il grande mistero di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo Amore. Amen.

 

 

GIOVEDI’ 30 APRILE 1992

 

L’ASCENSIONE

“Mentre li benediceva si staccò da loro e fu portato verso il cielo”. (Lc. 24,51)

Gesù, all’inizio della tua vita avevi detto: “Ecco, io vengo a fare la tua volontà”. Ora puoi dire al Padre: “Missione compiuta!”. Tu hai realizzato la sua volontà di Amore e la nostra salvezza. Ma il tuo andartene non è un lasciarci, è un rimanere con noi perché anche noi possiamo al termine della vita dire: “Missione compiuta!”. E il salire al cielo non è per startene tranquillo: tu porti con te tutta la nostra umanità: hai gioito, hai sofferto, hai amato, sei stato tradito, hai provato la forza di Dio e anche il suo apparente abbandono. Sei tutti noi, negli affanni e nelle gioie. E poi hai ancora un compito importante che tu stesso hai detto di andare a compiere: Vado a prepararvi un posto. Preparacelo affinché camminando con i piedi ben piantati sulla terra ma con gli occhi rivolti al cielo non ci manchi mai la speranza della tua presenza in questa vita nell’attesa di incontrarti definitivamente nel bel posto che tu ci hai preparato.

 

     
 

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