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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

DICEMBRE  1991

 

 

 

DOMENICA 1 DICEMBRE 1991

 

“Alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. (Lc. 21,28)

In questo anno abbiamo visto popoli arrivare alle liberazioni, altri ricercarle. L’uomo vuole essere libero, poter esprimere se stesso, auto gestirsi,  ma la libertà umana non è così facile e  la mia libertà deve finire là dove comincia la tua... e poi la vera libertà è liberare l’uomo non soltanto da poteri esterni a lui, ma liberarlo dal didentro, fargli riscoprire il proprio vero volto. E’ questo che viene a proporci Gesù, lì suo Vangelo è liberazione perché porta l’uomo che lo accetta a scoprire la propria identità. Solo scoprendo di essere figli nel Figlio, noi abbiamo il nostro vero volto, il volto di Dio, quello del fratello e in questi ambiti possiamo correre la grande avventura della vera libertà.

 

 

LUNEDI’ 2 DICEMBRE 1991

“Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto”. (Mt. 8,6)

Questa frase del centurione è diventata per noi una frase abituale che ripetiamo (chissà con quale consapevolezza?) ogni volta che andiamo a ricevere  l’Eucaristia. Ma è estremamente vero che noi non siamo degni di Gesù. Chi di noi, da solo, potrebbe essere casa, comunione al signore? Addirittura Maria Santissima è perplessa davanti all’annuncio dell’Angelo. Noi non siamo degni, ma Gesù vuoi venire in noi, proprio perché non siamo degni, proprio perché da soli non sappiamo salvarci. La mia indegnità sparisce davanti alla sua santità: “Vieni allora Gesù e salvami tu!”.

 

 

MARTEDI’ 3 DICEMBRE 1991

 

“Ti rendo lode, o Padre, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli”. (Lc. 10,21)

“Don Franco, ma la preghiera di lode non è un po’ stupida ed anche una perdita di tempo? Dio sa già di essere grande, potente, di aver fatto bene tutte le cose... C’è proprio una preghiera della Messa che dice: “Le nostre lodi non accrescono la tua grandezza ma ci ottengono la grazia che ci salva”. La preghiera di lode nasce dalla contemplazione e dalla meraviglia, e queste sono tipiche dei piccoli, dei semplici, di chi non monetizza tutto. E’ per questo che Gesù loda il Padre: il Regno è per i piccoli e i piccoli solo lo sanno apprezzare.

 

 

MERCOLEDI’ 4 DICEMBRE 1991

 

Sento compassione di questa folla. (Mt. 15,32)

Gesù è colui che è venuto per con patire e per patire lui per noi. Spesso noi usiamo questo verbo in senso riduttivo e pensiamo che compatire sia dire: “Oh, poveretto” ad uno che è nella sofferenza. Patire-con vuol dire farsi carico, portare insieme il peso di una sofferenza, di una pena. Quante occasioni anche oggi per patire-con; anche senza arrivare a cose grosse: l’aiutare una vecchietta a salire sul tram, il cedere un posto, ascoltare pazientemente, dare un sorriso, visitare un ammalato, compilare un modulo ad uno che ha dimenticato gli occhiali... Tutti modi piccoli ma importanti per imitare “la compassione” di Gesù per noi.

 

 

GIOVEDI’ 5 DICEMBRE 1991

“Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli”. (Mt. 7,21)

Qualcuno legge questa frase del Vangelo quasi come un invito a non più pregare ma a ridurre la fede ad un fare continuo. Gesù qui ci invita solo alla sincerità, ad evitare l’ipocrisia. C’è una preghiera falsa, fatta di parole vuote che Dio non ama; c’è invece una preghiera che informa e guida la nostra vita, che è gradita al cuore del Signore. Esaminiamo il nostro modo di pregare: sono parole che corrispondono al cuore e alla vita?

 

 

VENERDI’ 6 DICEMBRE 1991

 

“Sia fatto a voi secondo la vostra fede”. (Mt.9,29)

I miracoli non sono mai un qualcosa che dipende  unicamente da Dio: Lui è la forza, la potenza, ma per operare ha bisogno della nostra fede: “Se avrete fede quanto un piccolo granellino potrete dire a questa montagna gettati nel mare ed essa lo farà”. Ma come mai allora non otteniamo certi “miracoli” che pure sono chiesti con fiducia e con tanto desiderio? “Chiedete e non ottenete perché chiedete male”, “chiedete invece lo Spirito Santo e vi sarà dato”. Prima ci vuole lo Spirito di Dio per sapere ciò che dobbiamo chiedere non secondo noi, ma secondo Lui... In ogni caso al di là di ogni richiesta particolare sarà proprio lo Spirito Santo a farci capire che il più grande miracolo l’abbiamo già ricevuto: l’amore di Dio per noi.

 

 

SABATO  7 DICEMBRE 1991

 

“Pregate il padrone della messe che mandi operai nella sua messe”. (Mt. 9,38)

Quando leggiamo questo invito di Gesù, ci viene spontaneo pensare subito ai preti, alle vocazioni missionarie e religiose. Hai mai pensato ai tuoi vicini di casa, magari buoni ma che non conoscono la strada della fede?, a quel tuo parente che alla morte del coniuge ti ha gridato forte il suo perché?, ai tuoi giovani nipoti che pensano a divertirsi ma che nella loro infelicità fanno capire di non essere soddisfatti ma alla ricerca di qualche valore duraturo? Anche questa è messe di Dio e chissà che Dio non voglia mandare proprio te da loro, con una presenza, una parola, un gesto. Invochiamo vocazioni ma siamo pronti anche ad essere mandati.

 

 

DOMENICA  8 DICEMBRE 1991

 

“Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”. (Lc. 3,4)

La festa dell’immacolata ci ricorda una che i sentieri li ha raddrizzati per accogliere e per dare Gesù. Sì, e vero, Maria aveva dei doni particolari, ma è anche vero che si è lasciata plasmare totalmente dalla grazia del Signore ed è diventata lei stessa via dritta che conduce a Lui. “Maria, portaci tuo Figlio e guidaci verso di Lui. Noi abbiamo fame e sete di Lui, ma spesso per arrivare a questa fonte seguiamo strade tortuose, pensiamo che altre acque siano bastevoli alla nostra sete. Camminiamo appesantiti da tante cose che la nostra brama di successo ritiene necessarie e che non fan altro che farci andare più piano. Aiutaci, guardando a te, a prendere la via dritta verso Lui, e scrollandoci di dosso ciò che inutile, fa che corriamo incontro a Colui che sazia ogni nostro desiderio.

 

 

LUNEDI’ 9 DICEMBRE 1991

 

“Uomo i tuoi peccati ti sono rimessi”. (Lc. 5,20)

Quando bambini, combinavamo qualche marachella e ci accorgevamo di aver fatto dispiacere ai nostri genitori, si stava male fino a quando mamma o papà ci guardavano e con un sorriso, magari un po’ burbero, ma buono ci dicevano: “lo non ci penso più... ma tu non ricascarci. E’ estremamente bello scoprire la misericordia che perdona, la fiducia che si rinnova, la mano del Padre che, calda, riprende la tua che si era staccata da Lui. Ed è altrettanto meraviglioso trovare uomini capaci a superare il rancore e a tendere la mano. Se è così bello quando succede a noi di essere perdonati, non sarà altrettanto meraviglioso perdonare?

 

 

MARTEDI’ 10 DICEMBRE 1991

 

“Il Padre vostro non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli”. (Mt. 18,14)

Vedendo in Dio un giudice severo, siamo a volte portati a pensare a colui che vuole  condannare. Dio invece è colui che vuole salvare. Quale padre gioirebbe nel vedere suo figlio messo in prigione solo perché è stato cattivo? O quale padre non farebbe di tutto per un figlio che è su una cattiva strada? Dio fa di tutto per la nostra gioia, per salvarci si è addirittura fatto uomo in suo Figlio, ci ha dato un sacramento del perdono per poter continuare a dirci: “Mi fido ancora di te, nonostante tutto”. Certo, non dobbiamo abusare della sua misericordia per fare i nostri comodi, ma sapendo la sua bontà non dobbiamo neppure mai disperare per la nostra salvezza.

 

 

MERCOLEDI’ 11 DICEMBRE 1991

 

“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”. (Mt. 11,28)

Come in alcuni momenti ci si stanca della vita, così c’è anche il momento in cui addirittura la fede perde il suo smalto e sembra diventare banale. E’ soprattutto l’abitudine, la mancanza di entusiasmo, la ripetitività di gesti importanti come i sacramenti che possono farci perdere il gusto e il senso della fede. Gesù ci invita ad andare a Lui, a riscoprire la sua presenza, a rispolverare la gioia liberante del vangelo, a riscoprire l’avventura esaltante della vita giocata per Lui. Riposarsi in Cristo significa tutt’altro che addormentarsi, è invece ritrovare energie nuove che ci vengono da Lui, è “Fare il pieno” per ripartire sempre come se fosse il primo giorno in cui abbiamo scoperto l’amore di Dio per noi.

 

 

GIOVEDI’ 12 DICEMBRE 1991

 

“Dai giorni di Giovanni il Battista, il Regno di Dio soffre violenza, e i violenti se ne impadroniscono”. (Mt. 11,12)

Che cosa significa che il Regno di Dio soffre violenza se è un regno di pace e di giustizia, se è proprio dei piccoli e dei semplici, se in esso sono chiamati beati gli operatori di pace? Significa che il Regno di Dio ha delle esigenze serie, che richiede un cambiamento di mentalità continuo, che esige una violenza contro se stessi. Non è facile diventare piccoli quando ci si crede grandi, quando si è incalliti in certe idee e comportamenti. Gesù per darci un’idea di questo ci propone l’esperienza del Battista: è uno che non parla, grida; non blandisce ma stigmatizza; non dice e non fa, ma paga di persona, proprio per questo è “il più grande tra i figli di donna”; ma chiunque fa violenza a se stesso e diventa piccolo, “sarà più grande di lui.

 

 

VENERDI’ 13 DICEMBRE 1991

 

“E’ venuto Giovanni il Battista, il quale non mangia e non beve, e dicono: E’ pazzo”. (Mt. 11,18)

Quando la parola di Dio è difficile, dura da mettere in pratica, è più facile respingerla e bollare coloro che ce la propongono come pazzi Bugiardo e insensato colui che dice: non rendere male per male, perdona a chi ti ha offeso, spartisci con chi ha niente. E’ la storia di sempre: è successo ai profeti, a Giovanni il Battista; per far star zitto Gesù hanno innalzato una croce; e anche oggi i profeti vengono zittiti, magari non più bruciandoli vivi ma anche solo emarginandoli. Ma la Parola di Dio riesce a gridare ancora di più, proprio quando gli uomini l’hanno zittita.

 

 

SABATO  14 DICEMBRE 1991

 

“Elia à già venuto e non l’hanno riconosciuto”. (Mt. 17,12)

Gesù parla di Elia, quel profeta tanto caro al popolo di Israele, al punto che pensavano Elia dovesse tornare prima della venuta del Messia; e paragonavano anche Elia al fuoco che brucia, purifica, riscalda, rincuora, illumina. Ma si può stare vicino al fuoco senza lasciarci toccare da esso. Quante volte ascoltiamo la Parola di Dio senza lasciarci cambiare dentro da essa, quante volte vediamo la verità ma preferiamo volgere altrove il nostro sguardo; quante comunioni eucaristiche ci hanno lasciato con una preghiera sulle labbra ma con una vita indifferente. Anche in questo Avvento c’è l’opportunità di lasciarci purificare dal fuoco della Parola di Dio che ci aiuta a far emergere la fede dalle esteriorità e dalle falsità, che riscalda il nostro cuore, che illumina i nostri occhi per vedere il Signore che viene nei nostri fratelli, che ci rincuora nel nostro faticoso cammino quotidiano.

 

 

DOMENICA  15 DICEMBRE 1991

 

“Diceva Giovanni: Io vi battezzo con acqua: ma viene uno più forte di me... costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. (Lc. 3,16)

Ascoltate bene la promessa: Egli vi battezzerà in Spirito Santo, vi immergerà in Dio, vi introdurrà nel suo amore, nella sua misericordia e nella sua pace. I vostri fallimenti e infedeltà li incenerirà nella giustizia e vi inonderà di forza e di gioia, di una volontà nuova. Vi innesterà nella sua stessa vita. Questa è la Parola-promessa! Per tutti coloro che davanti ai vicoli ciechi della loro esistenza e ai fallimenti delle loro speranze, s’interrogano: che cosa dobbiamo fare? Questa è la Parola-risposta: non si tratta anzitutto di “fare”: una morale e un’azione migliore non cambieranno in profondità né i vostri cuori, né le relazioni e neppure il mondo. Si tratta di lasciar fare a Dio, perché la sua parola creatrice di vita ci trasformi ad immagine del suo Figlio e ci renda capaci di metterci al seguito di Colui che viene come artigiani di un segno di pace, di giustizia e di salvezza.

 

 

LUNEDI’ 16 DICEMBRE 1991

 

“Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri”. (Sal 24,1)

C’è un luogo privilegiato dove Dio ci fa conoscere la sua Parola e la sua volontà ed è la Sacra Scrittura. Ho trovato su una Bibbia questa dedica: “Sono per te come un pacco di lettere d’amore, con misteriose frasi cifrate, chiarissime per chi mi ama. Sono come un bosco intricato, se tu mi percorri ogni giorno, diventerò più familiare del tuo giardino. Cercami e mi “farà” trovare, sarò dietro l’uscio della tua casa, di più, come sulle tue ginocchia, ancor di più, nel centro della tua anima.

 

 

MARTEDI’ 17 DICEMBRE 1991

 

“Genealogia di Gesù Cristo, Figlio di Davide”. (Mt. 1,1)

Matteo inizia il suo vangelo presentandoci l’albero genealogico di Gesù. Non ha tanto la presunzione di raccontarci di tutti gli avi di Gesù, quanto di dirci: guardate che Gesù non è fantasia, è realmente vissuto, è proprio uomo come noi e si inserisce in quella lunga storia di Salvezza che Dio ha intessuto lungo i secoli. Gesù, Dio, per parlarmi ha preso un corpo come me. Lui, l’eterno, ha vissuto sulla sua pelle l’avventura umana ricca di sentimenti, di gioie, di dolori. Sa che cosa vuol dire fame, sete, tentazione, sa sorridere e sa piangere... Un Dio così mi può veramente parlare ed io posso rivolgermi con fiducia a colui che nella sua carne ha sperimentato le gioie e i dolori della vita quotidiana.

 

 

MERCOLEDI’ 18 DICEMBRE 1991

 

“Quel che è generato in Lei, viene dallo Spirito Santo”. (Mt. 18,20)

Nell’Avvento e nel Natale, noi ricordiamo un po’ tutti i profeti, Maria, Giuseppe, Elisabetta, Zaccaria, Giovanni il Battista, i pastori e i magi... Ma qualche volta rischiamo di dimenticare il “regista” della storia di Gesù e degli uomini che è lo Spirito Santo. Lo Spirito di Dio è colui che ha pensato alla storia della salvezza, è colui che ha formato i profeti e scelto Maria, è colui che ci ha donato Gesù ed è colui che continua ad intessere la nostra storia della misericordia del Padre attraverso l’amore del Figlio. Si dice, che lo Spirito Santo è il grande dimenticato della Trinità. Ed è vero! Sapete perché? Perché è l’Amore e nonostante tra i cristiani si contrabbandi volentieri questa parola, di amore vero ce n e poco. Eppure è solo l’amore che ci aiuta a capire l’Amore!

 

 

GIOVEDI’ 19 DICEMBRE 1991

 

“Può una donna dimenticare il suo bambino? Anche se ci fosse una tale donna, io non ti dimenticherò mai”. (Is. 49,15)

Una frase del “papa dei 33 giorni”, Giovanni Paolo I, mi ha sempre colpito: “Noi sappiamo che Dio non stacca mai gli occhi da noi, anche se attorno a noi c’è oscurità. Dio è un Padre, anzi, Dio è una Madre che vuole per i suoi, per tutti i suoi, solo il bene. E quando i figli sono malati, hanno ancora più diritto degli altri all’amore della loro madre”. Signore, tu sei per noi come una madre: il tuo amore e la tua tenerezza non sono soffocanti e ci permettono di crescere. Tu perdoni anche gli errori più grandi: non per debolezza, ma per rendere possibile un nuovo cammino. Tu sai agire con discrezione per permettere ai tuoi figli di trovare, ognuno, la sua strada e di crescere nella libertà. Fa’, o Signore, che tutti i tuoi figli, felici, liberi e riconoscenti possano riunirsi presto attorno a te, con la stessa gioia con cui ci si ritrova, insieme, attorno alla propria madre.

 

 

VENERDI’ 20 DICEMBRE 1991

 

“Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un Figlio che chiamerà Emmanuele”. (ls. 7,14)

Quando mi annunciano la tua venuta, o Dio Onnipotente, io mi comporto il più delle volte, come Adamo ed Eva che si nascondono all’arrivo del Signore perché hanno vergogna della propria nudità. Non ho proprio capito niente, Signore! Quando vieni, tu sei “potente e terribile”, non vieni per umiliare, ma per salvare, per consolare, per rialzare e per far ritornare a te tutti coloro che avevano creduto di trovare felicità e vita lontano da te. Anche quando il mio cuore ti dimentica, anche se fuggo davanti al tuo sguardo, io ti appartengo, Signore. Quando mi credo abbandonato e solo a causa dei miei fallimenti, tu mi dai un fratello: Gesù il tuo Figlio. E’ Lui, il Dio con noi, che mi accompagna nei giorni luminosi e nelle notti oscure, nei miei successi e nelle mie debolezze, nelle mie infedeltà e nelle mie fughe. E’ Lui che ogni giorno ed ogni istante, mi porge il pane del tuo amore inesauribile e mi insegna ad amarti e a temerti.

 

 

SABATO  21 DICEMBRE 1991

 

“Beata Colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. (Lc. 1,45)

Elisabetta chiama Maria “La Benedetta” perché su di Lei Dio riversa le sue benedizioni e tutte le generazioni diranno la sua gioia. Strana gioia! Attraversata da prove e dolori. Fino alla croce dove perderà il Figlio della promessa. Ma “beati quelli che piangono perché saranno consolati”. Elisabetta la chiama anche “La Credente”, colei che ha creduto nonostante tutto: la sua fede è fatta di obbedienza al mistero di un Dio che si serve di lei per rivelarsi e donarsi ad un mondo che non crede: “Beati i poveri che si lasciano afferrare dallo Spirito, perché il Regno di Dio è per loro”.

 

 

DOMENICA  22 DICEMBRE 1991

 

“Maria si mise in strada, in fretta, verso la montagna”. (Lc. 1,39)

Maria è appena stata sconvolta dal messaggio dell’Angelo. Per il momento si tratta di un segreto tra lei e Dio. Qualsiasi altro, dopo un simile annuncio si sarebbe sentito al settimo cielo, trasportato in un altro mondo, trasfigurato. Maria che cosa ha fatto? Ha solo reso grazie? Si mette in viaggio, per strada; e si precisa che lo fa “in fretta, rapidamente”. Mettersi in strada significa tutto questo: non riuscire più a stare in casa, e sapere che qualcuno attende al termine del cammino. Per veder chiaro dentro noi, non basta “rimuginar dentro”, ci si deve mettere in cammino, per strada.

 

 

LUNEDI’ 23 DICEMBRE 1991

 

“In quel medesimo istante, a Zaccaria, gli si sciolse la lingua e parlava benedicendo Dio”. (Lc. 1,64)

Quante volte, guardando un bambino piccolo addormentato nella carrozzina mi sono chiesto: Chissà che cosa sarà di questo bimbo? Troverà amore? Sarà felice? Avrà una vita lunga, breve, “fortunata” o meno, piena di donazione, di dolcezza, di affetto, di croce? Nessuno può sapere quale strada è prevista per ciascuno di noi! Ricordo che mio padre, con quella saggezza semplice ma profonda dei popolani, sovente mi ricordava quella frase: “Non dire mai: di quel bicchiere non ne bevo!”. Certo è che, qualunque sia la nostra sorte, ognuno nel mondo ha un ruolo importante, fosse anche nascosto. Che cosa vuoi da me, Signore? Te lo chiedo ogni giorno ma poi mi fermo per dirti: “Fa’ di me ciò che vuoi, basta che sia secondo la tua volontà.’

 

 

MARTEDI’ 24 DICEMBRE 1991

 

“Ha suscitato per noi una salvezza potente”. (Lc. 1,69)

Questa sera, in chiesa, o davanti ad un presepio ci fermeremo in adorante contemplazione. Ma che cosa dice Dio lì, dalla mangiatoia? Dice: “Fermati davanti ad ogni essere umano e ditevi: Ecco la dimora di Dio, il suo tempio santo! Ecco il regno in cui Dio è nato!”. Dice: “L’amore non è altro che la propria persona donata, spezzata, crocifissa, perché altri possano nutrirsene”. Dice: “E’ la fragilità che vincerà e non i bei vestiti, o i titoli, o i valori, Il piccolo resto, il tenero germoglio, la traccia minuta di lievito porteranno la terra dalla parte della vita!”. E quello che Dio dice lì, dalla mangiatoia, diventerà carne e spirito attraverso di noi sulla terra degli uomini: E’ il messaggio del Natale!

 

 

MERCOLEDI’ 25 DICEMBRE 1991

 

“E il Verbo si fece carne”. (Gv. 1,14)

Grazie, Signore, per questa parola di novità, apparsa nel nostro mondo assieme al Bambino di Betlemme. Davanti alla mangiatoia, al luogo in cui nasce la tua Parola, tu chiami anche noi a diventare, assieme al Cristo e a sua immagine parola di giustizia e di pace, parole che lottano e parole che liberano. Davanti alla mangiatoia tu ci chiami per nome, perché partiamo insieme al Bambino appena nato, per annunciare che Dio si è donato a tutta la terra. In questo Natale tu ci inviti a parlare non accontentandoci di sole parole ma condividendo la nostra vita come ha fatto Gesù, la tua parola viva. ln questo Natale tu ci inviti a parlare della tua tenerezza offerta con gesti concreti ad ognuno per la sola ragione che è uomo, o donna, o bambino della terra, e questo basta per la tua tenerezza. Signore, Padre nostro, fa’ di noi la tua parola viva che segue Cristo, nato per noi la notte di Natale.

 

 

GIOVEDI’ 26 DICEMBRE 1991

 

“Sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato”. (Mt. 10,22)

Santo Stefano, diacono, è il primo martire cristiano. Già altri nell’Antico Testamento fino a Giovanni Battista avevano testimoniato nel proprio sangue la fedeltà al Dio di Israele, ora ecco il primo di una lunga serie di martiri, testimoni di Gesù. Che cosa spinge uomini e donne ad anteporre la fede alla propria vita? Penso la gioia e la sicurezza che Gesù non tradisce. I martiri non sono uomini che disprezzano la propria vita. La amano a tal punto da perderla per guadagnarla di nuovo e in maniera piena. Oggi, per noi, è difficile che ci sia il martirio del sangue (anche se nel mondo ci sono ancora dei martiri veri e propri), ma ci sono tante forme di martirio quotidiano: quello sguardo di sufficienza per chi dice di credere, la famiglia che “sopporta” la nostra fede, i silenzi di amici. Se amiamo Davvero il Signore, sapremo con gioia perdere un po’ della nostra vita, sicuri che in Cristo la guadagneremo pienamente

 

 

VENERDI’ 27 DICEMBRE 1991

 

“Ciò che noi abbiamo udito, veduto, contemplato... noi lo annunziamo anche a voi”. (1 Gv. 1,1—3)

Alcuni giorni fa ho ricevuto una lettera di un giovane che sapevo pieno di interrogativi, studioso, turbato per se stesso nella sua crescita, e ora mi dice: “Ho incontrato Cristo, vivo, concreto in mezzo a gente come me che ne ha fatto esperienza. La fede in Cristo è veramente ciò che salva la vita, rende piacevole il particolare (studio, famiglia...), dà speranza. Non è solo questione di idee, di valori, è veramente una vita, una vita nuova perché di fatto ti trovi a fare cose che non faresti, ti trovi amici che non avresti. Mi sembra il più bel commento alla parola di oggi: se hai la gioia di Gesti nel cuore diventi tu stesso la sua parola vivente.

 

 

SABATO  28 DICEMBRE 1991

 

“Erode mandò ad uccidere tutti i bambini dai due anni in giù”. (Mt. 2,16)

Solo tre giorni fa abbiamo celebrato la vita con la nascita di Gesù, oggi ricordiamo la morte di bambini innocenti dovuta alla malvagità e alla paura di un re pieno di se stesso. Perché muoiono dei bambini? Perché la morte del giusto, dell’innocente? Domande senza umana risposta perché se è vero che è la cattiveria di Erode che crea queste morti è anche vero che rimane il mistero. Solo guardando a Gesù, l’innocente morto sulla croce, riusciamo, con fatica, ad accettare questo “mistero doloroso” della nostra vita che diventa poi con la sua risurrezione “mistero glorioso Già in sé, però, questo fatto preannuncia che il regno di Dio è proprio e soltanto dei piccoli e di coloro che piccoli e inermi riescono a diventare.

 

 

DOMENICA  29 DICEMBRE 1991

 

“I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua”. (Lc. 2,41)

Abituati a guardare a ciò che appare sensazionale ci aspetteremmo che la Santa Famiglia fosse eccezionale anche nella preghiera: avevano Dio con sé, che bisogno c’era di andare tutti gli anni al tempio? Eppure eccola qui, una famiglia comune,’ incolonnata con tante altre, con nel cuore la fede nel compiere questo gesto di religione tradizionale, con la voglia di stare insieme ad altri, di ricordare le opere di Dio, di far festa, un po’ come le nostre famiglie che la domenica vanno alla Messa. Fede di tutti i giorni! Ma è proprio questa fede quotidiana che si mischia con il quotidiano.

 

 

LUNEDI’ 30 DICEMBRE 1991

 

“Il Bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di Lui”. (Lc. 2,40)

Due versetti che racchiudono una trentina di anni di vita silenziosa di Gesù. Il Figlio di Dio venuto sulla terra per essere la Parola del Padre, tace nel nascondimento. Gesù è un uomo tra i tanti: prova la gioia della crescita, la fatica dell’apprendere e del lavorare, conosce l’amicizia e le delusioni, si prepara per compiere decisamente la volontà del Padre. Tutto questo mi dice che non c'é nulla di inutile nella vita: né il tempo dell’infanzia, né l’impotenza della vecchiaia. Ogni stagione della vita è dono da vivere pienamente. Qualcuno vorrebbe conoscere per filo e per segno che cosa è successo in questi trent’anni della vita di Gesù: a me sembrano gli anni più parlanti proprio perché hanno la forza del silenzio.

 

 

MARTEDI’ 31 DICEMBRE 1991

 

“In principio era il Verbo” (Gv. 1,1)

Mi sembra bello poter chiudere un anno con un augurio che, con fedeltà alla scrittura e un po’ di presunzione umana, mi pare di poter mettere sulle labbra stesse di Dio: “in questo vostro tempo e su questa vostra terra:

Siate felici! Siate felici col perdono perché nulla più del perdono può cambiare le situazioni e rendere stabile la pace.

Siate felici nella condivisione perché ogni miseria può essere sconfitta: basta non dichiararsi vinti finché non ci sia pane per tutti.

Siate felici praticando la giustizia: perché senza giustizia non c’è umanità.

Siate felici irradiando tenerezza perché è l’unico sole che possa permetterci di attraversare le notti e i giorni.

Siate felici: ve lo auguro di cuore. io sono venuto, e sono nato per realizzarlo per voi. E mi impegno a questo: Parola di Dio”.

     
     
 

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