UNA PAROLA AL GIORNO
RIFLESSIONI QUOTIDIANE SULLA
PAROLA DI DIO
a cura di don Franco LOCCI
NOVEMBRE 1991
“Dopo di ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare”. (Ap. 7,9)
Oggi, secondo la tradizione, stiamo un po’ tutti a becco in su a contemplare i santi... C’è quel santo che conosco, amo di più; c’è quel santo che al mio paese fa miracoli; c’è quel santo che... Ogni santo ha qualcosa da dire con le sue parole o con il suo silenzio, magari lasciandosi anche interpretare malamente da agiografi che pur di magnificare sue credute virtù, travisano la sua scelta di vita, oppure lasciandosi credere operatori di presunti miracoli che un giorno non saranno più compresi o magari maledetti. Loro sono là: hanno realizzato la santità che Cristo ha manifestato in loro e continuano ad intercedere per noi, ma... non sono, forse, anche un tacito e tenero rimprovero per indicarci che la santità è possibile? No, non quella dei facili quanto propagandistici miracoli, quanto quella del quotidiano vivere nella realtà semplice e dura, ma piena di grazia che santifica davvero e per sempre.
“Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. (Rom. 5,5)
“Illusi! Credete in un aldilà di cui non ci sono prove! Ipocriti, nel pensare i nostri morti vivi: rassegnatevi! Tutto è finito; non sono che poche ossa; non servono tombe, visite ai cimiteri: tutto è finito per loro, per noi, tutto è nulla” mi diceva una donna, rimasta vedova, e lo diceva con rancore nella vita ma con enorme malinconia, quasi che qualcuno potesse convincerla che non era così. Amici, quante parole di circostanza, di ipocrisia, di convenienza ai nostri funerali. Non ci sono parole, non prove, non esternazioni di dolore che possono Convincere se non una speranza non fondata su di noi ma su Qualcun altro. Deluderà? Se fosse ragionamento mio, sì! Ma è speranza fondata sul sangue di uno che morto è risorto!
DOMENICA 3 NOVEMBRE 1991
“Non sei lontano dal Regno di Dio”. (Mc. 12,34)
Noi andiamo avanti con dei preconcetti. Il bene e il male dipendono da quello che ne pensiamo noi, e per noi credenti Dio deve essere così, perché io lo penso cosi. Questi preconcetti hanno spesso giocato il mio rapporto con gli altri: tu sei buono perché così appari nel mio schema, tu sei lontano dalla fede perché non la pensi come me! Un giorno venne da me un giovane, tirato nel volto, vestito e pettinato in modo strano. Si presentò non con parole suadenti, ma arrabbiato contro la Chiesa, dubbioso nei confronti di Cristo, con una serie strana di problemi. “Il solito drogato, matto” fu il primo giudizio e mi misi all’erta. “E se fosse qui perché ha bisogno davvero?, per un piano di Dio?” Provai ad ascoltarlo, a dargli un po’ della mia povertà e a ricevere molto della sua sofferenza e, vi dico, ho imparato molto da lui.
LUNEDI’ 4 NOVEMBRE 1991
“Non vi meravigliate se il mondo vi odia”. (1 Gv. 3,13)
Quante volte con senso di stupore e di rammarico abbiamo fatto questa riflessione: “Non me lo aspettavo proprio! Dopo tutto quello che ho cercato di fare per quella persona, dopo il bene che gli ho voluto: ecco il tradimento, l’abbandono.. .“ La strada del bene, dell’amore, della testimonianza cristiana porta spesso all’incomprensione, all’emarginazione, all’odio: è successo a Gesù che “passò beneficando tutti e facendo bene ogni cosa” e ne ricavo una croce. Ma se non c’é da meravigliarci non c e neanche da scoraggiarci perché se Cristo ha vinto il male e la morte alla fine il bene avrà il sopravvento sul male.
MARTEDI’ 5 NOVEMBRE 1991
“Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi”. (Rom. 12,6)
Siamo ancora vicini alla festa di tutti i santi e, proprio guardando a questa schiera vediamo la realtà della Parola che oggi S. Paolo ci propone. Ognuno di loro ha realizzato la santità a seconda dei doni ricevuti. E’ inutile che io voglia diventare Santo allo stesso modo, con le stesse caratteristiche di S. Luigi o di Santa Caterina da Siena. Essi hanno avuto doni particolari che io non ho, sono vissuti in un tempo diverso dal mio. Ma anch’io ho dei doni diversi da loro: Dio mi ha amato in modo unico e m’ha dato doni unici: è con questi che devo realizzare la mia santità per la gloria di Dio e il bene di tutti.
MERCOLEDI’ 6 NOVEMBRE 1991
“Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli e perfino la propria vita, non è degno di me”. (Lc. 14,25)
Qualcuno dice: “impossibile!”. Qualcun altro: “Inumano!”. Qualcuno ancora intesse tutta la teoria delle rinunce, del sacrificio, della supremazia dello spirito sulla materia... Ecco come pregava un eremita dopo anni vissuti in solitudine, nel deserto: “O Dio, tu mi hai ingannato! Pensavo di trovare alla tua sequela croci pesanti da portare e giorni di penitenza da soffrire, e invece non provo che la gioia più viva e la più dolce consolazione: Tu mi hai ingannato!”.
GIOVEDI’ 7 NOVEMBRE 1991
“C’è gioia davanti agli Angeli di Dio per un solo peccatore che si converte”. (Lc. 15,10)
Una certa predicazione moralistica che insiste molto sul peccato, sul giudizio divino ci ha quasi portato a pensare che Dio ci provi quasi gusto nell’evidenziare le nostre colpe e nell’aver motivo di rinfacciarcele o farcele pagare. Ma se Dio “lento all’ira e grande nella misericordia” “dopo aver tante volte parlato per mezzo dei profeti, nella pienezza dei tempi ha mandato suo Figlio per salvarci”! La volontà di Dio non è quella di fare il poliziotto alla caccia del peccatore ma è quella di far di tutto per salvarci!
VENERDI’ 8 NOVEMBRE 1991
“Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza”. (Lc. 16,8)
AGIRE DA LEONE
Un uomo s’imbatté un giorno in una volpe con sole tre zampe. Curioso di sapere come potesse mantenersi in vita, decise di spiarla. Ad un tratto vide arrivare un leone che teneva nelle fauci un pezzo di carne. Il leone ne mangiò un po’ e, sazio, lasciò il resto. La volpe ne approfittò per fare il suo pasto. L’uomo, osservata la scena, concluse:
— Mi comporterò come la volpe; la Provvidenza di certo aiuterà anche me! Si accinse ad aspettare, ma nell’attesa diventava sempre più debole. All’improvviso gli sembrò di sentire una voce che gli diceva:
— Non comportarti come una volpe storpia! Sii invece un leone che è in grado di procurarsi qualcosa per sé e di lasciarne anche per gli altri.
SABATO 9 NOVEMBRE 1991
“Dio è Spirito e quelli che lo adorano devono adorano in Spirito e Verità” (Gv. 4,24)
Quando materializziamo troppo Dio rischiamo di Costruirci un idolo a nostra misura e quando le religioni perdono la dimensione dello spirituale, del mistero rischiano di diventare delle terribili costruzioni che non aprono l’uomo a valori eterni ma lo schiavizzano a riti e a gesti non più rispettosi né di Dio, né dell’uomo stesso. E’ vero che come uomini abbiamo bisogno di cose concrete, del tempio, di formule di preghiera, di leggi, di formule di fede: ma Dio è più grande di tutto questo, è più buono della nostra bontà, arriva a noi attraverso strade diverse dalle nostre... E poi anche l’uomo non è soltanto materia, ma spirito ed è proprio quando lo spirito dell’uomo si ricongiunge allo Spirito di Dio che c’è vera comunione.
DOMENICA 10 NOVEMBRE 1991
“La vedova nella sua povertà ha messo nell’offerta tutto quello che aveva per vivere”. (Mc. 12,44)
Una storia minore, quella di questa vedova e delle sue due monetine. Gesù però la vede e invita gli apostoli e noi a saper vedere oltre le apparenze, a non farsi ingannare dal clamore di gesti spettacolari, da credenti “primi della classe” ma a saper cogliere la storia della fede vissuta e scritta dalla gente semplice e umile. Anche oggi quanti di questi segni: quella mamma che continua ad aver fede anche per i figli che dicono di non averne più; quel povero che divide le sue duemila lire con uno più povero di lui; quella ragazza che rinuncia alla sua domenica per stare vicino ad una handicappata... Quella vedova, grazie al cielo continua ad aver generazione anche oggi.
LUNEDI’ 11 NOVEMBRE 1991
“La sapienza è uno spirito amico degli uomini”. (Sap. 1,6)
Specialmente nella nostra era viviamo in un bombardamento continuo di idee, indicazioni, norme. Ciò che andava bene ieri, non va più oggi. Ciò che ieri era impensato appare oggi in prima pagina per essere smentito domani... Ci sentiamo frastornati, confusi. Chi potrà orientarci in questo vortice? La “sapienza”. Non è materia di insegnamento universitario; viene dall’alto. E’ un dono, ma è esigente. in chi non è umile, non pone la sua casa. Non viene da noi ma da Dio fra noi. Se siamo capaci di mantenere la sua presenza attraverso la nostra disponibilità a Lei, la sua luce brilla in noi. E anche i problemi che prima si vedevano confusi, acquistano un senso.
MARTEDI’ 12 NOVEMBRE 1991
“Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. (Lc. 17,10)
La tentazione del servo è sempre quella, col passar del tempo, di sentirsi lui il padrone. “Signore, vedrai come ti organizzo il tuo regno”; anche con Dio corriamo il rischio di pensare che tutto dipenda da noi. Il Regno è un dono, è il Signore che fa crescere. Certo, chiede l’impegno ottimale dei talenti che ci ha dato, ma sempre secondo la sua volontà... Oltretutto, Lui le cose le sa fare meglio di noi.
MERCOLEDI’ 13 NOVEMBRE 1991
“Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio all’infuoni di questo straniero?”. (Lc. 17,18)
Già nei confronti degli uomini stiamo bene a ingratitudine. C’è gente che piuttosto di dire un grazie è disposta a tutto; ma con Dio, poi è ancora peggio. Siamo pronti sempre a rimproverargli la mancanza di paternità, la sua assenza quando non otteniamo ciò che gli abbiamo chiesto, ma i nostri grazie sono così generici e frettolosi. Prova a fermarti per vedere di motivare i tuoi grazie: sei stato tu a darti il dono della vita? Sei tu che sei morto sulla croce o è Cristo che è morto per te? Chi ti dà i sacramenti? Chi ti perdona? Pensa a quante grazie hai ricevuto di cui neppure ti sei accorto! Lascia che la fede prorompa in te e riconoscente ti faccia sentire e dire: “Grazie, Signore...”.
GIOVEDI’ 14 NOVEMBRE 1991
“Il Regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione”. (Lc. 17,21)
La nostra società calcola tutto con il metro della produttività, dell’interesse, dell’utilità. E noi, figli di questa mentalità vorremmo far entrare anche il Regno di Dio in questi calcoli. Quando incontriamo delle persone che attraverso una lettura becera della Scrittura vogliono indicarci date di fine del mondo, non lasciamoci infinocchiare, il Regno che Gesù è venuto ad inaugurare e che è già presente in mezzo a noi consiste non in visioni apocalittiche ma nell’abbattere le barriere dell’egoismo, dell’arrivismo, dello sfruttamento, per formare di tutti gli uomini la famiglia dei figli di Dio. Questi semi preziosi ci sono stati dati nella morte e risurrezione di Gesù; sta a noi essere buon terreno, affinché possano crescere.
“I cieli narrano la gloria Dio e l’opera delle sue mani l’annunzia il firmamento”. (Salmo 18)
Non vivere su questa terra come un estraneo o come un turista nella natura. Vivi in questo mondo come nella casa di tuo padre: credi al grano, alla terra, al mare ma prima di tutto credi all’uomo. Ama le nuvole, le macchine, i libri, ma prima di tutto ama l’uomo. Senti la tristezza del ramo che secca, dell’astro che si spegne, dell’animale ferito che rantola, ma prima di tutto senti la tristezza e il dolore dell’uomo. Ti diano gioia tutti i beni della terra: l’ombra e la luce ti diano gioia, le quattro stagioni ti diano gioia, ma soprattutto, a piene mani ti dia gioia l’uomo! (Nazim Hìkmet)
“Il Figlio dell’uomo, quando tornerà, troverà la fede sulla terra?”. (Lc. 18,8)
Fede, una piccola parola che però coinvolge interamente l’uomo. E’ un rapporto personale con Dio. Non nasce ne si sviluppa unicamente con il ragionamento o con lo studio, è incontrarsi con Lui. La domanda che Gesù fa nella Parola che meditiamo oggi non vorrà forse riferirsi al nostro mondo che negandolo o dimenticando Dio, invita in mille modi a fare a meno di Lui? Un buon “test” della fede à la preghiera vera e sincera dove si esprime il rapporto tra l’ io umano e il tu divino. Quando il Signore verrà, ci troverà in questo rapporto con Lui?
DOMENICA 17 NOVEMBRE 1991
“Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”. (Mc. 13,31)
Perché la parola di Gesù non passerà? Perché essa è la parola che ha creato; la parola incarnata, Gesù, il Figlio di Dio, che ci ha salvato, la parola sempre viva che dà vita. Abituati a parole dette, ripetute, gridate, a parole di convenienza, a parole false, a chiacchiere, a volte rischiamo dì confondere la parola di Gesù con le altre. Ogni volta che sento risuonare la sua parola dovrei chiedermi: “Che cosa vuol creare in me? Come mi vuol salvare? In che cosa mi interpella?”.
LUNEDI’ 18 NOVEMBRE 1991
“Abbi di nuovo la vista”. (Lc. 18,42)
Oggi faccio mia l’invocazione del cieco di Gerico e anch’io, come lui, ti grido: “Signore, che io veda”. Che sappia vedere la tua presenza nel mondo, che io abbia occhi per riconoscerti nei fratelli, che la mia vista sappia andar oltre le apparenze della storia, che sappia scorgere in mezzo al male i semi del bene che già operano in mezzo a noi, che io non passi accanto, per tirar dritto ma sappia vedere chi è al margine della strada, che io abbia occhi per gioire della creazione, che io abbia occhi per giudicarmi al giusto posto. Amico, risponde il Signore, abbi la vista!, ma prima di cercare un miracolo da me, comincia a toglierti occhiali scuri e bende!
MARTEDI’ 19 NOVEMBRE 1991
“Zaccheo salì su un sicomoro”. (Lc. 19,4)
Chissà quale sarà il motivo per cui un uomo, notabile, serio, un bel giorno decide di salire su una pianta? Curiosità? interesse? Voglia di infrangere le norme? Scontentezza del suo vivere? Qualunque sia stato il motivo che ha spinto Zaccheo, quello che conta e il seguito: è la meraviglia di sentirsi chiamare per nome, è lasciarsi coinvolgere in una avventura ben più grande che non arrampicarsi su una pianta. Anche per noi mille motivi possono portarci ad arrampicarci su tante piante ma quello che conta è essere disponibili ad incontrare colui che amandoci, da certe piante può farci scendere.
MERCOLEDI’ 20 NOVEMBRE 1991
“Cercate di far fruttare questo denaro fino a quando tornerò”. (Lc. 19,13)
Noi spesso pensiamo di essere padroni: della vita, del mondo, dei valori... Dovremmo scoprire invece che siamo degli affidatari. La vita ci è affidata, infatti sappiamo che il tempo non è nostro. I figli non sono “nostri” ma affidati a noi, I doni, l’intelligenza, le capacità ci sono dati per portar frutto. Penso sia entusiasmante avere questi affidamenti da parte di Dio; poter trafficare i talenti, poter presentare a Dio il frutto del nostro lavoro, sapendo così di collaborare alla venuta del suo Regno.
GIOVEDI’ 21 NOVEMBRE 1991
“Chi è mia madre?”. (Mc. 31,33)
Caro Gesù, sappiamo benissimo che questa domanda che tu fai non è perché non riconosci Maria e i doni che in essa magnificano la misericordia di Dio, ma è una domanda che apre a noi la prospettiva di poter diventare simili a Maria compiendo la volontà di Dio; ma nonostante questo significato voglio provare a rispondere a chi sia Maria per me: E’ la donna del “sì” che dura per tutta una vita; è l’accoglienza pronta, calda, materna; è la presenza silenziosa ma compagna; è la tenerezza di cui anche l’uomo più duro ha bisogno; è la sofferenza ma con il sorriso; è il progetto, la speranza; è il dono per una umanità nuova... Gesù, questa è tua Madre, e questa è mia Madre.
VENERDI’ 22 NOVEMBRE 1991
“Cominciò a scacciare i venditori dal tempio”. (Lc. 19,45)
Di solito il brano della cacciata dei venditori dal tempio mi esalta: hai fatto proprio bene! Ci vorrebbe la stessa cosa a Lourdes e nei santuari... Oggi invece, voglio mettermi dall’altra parte e mi accorgo che c’è bisogno di qualche scudisciata anche per me; per tutte le volte che sono in chiesa, ma che ci sono solo per dovere; per tutte le volte che biascico preghiere che non corrispondono al mio pensiero e soprattutto al mio cuore; per quando approfitto della religiosità per motivi di prestigio; per quando dico o scrivo cose che non smuovono di una virgola la mia vita; per quando per i mio comodo, non bado se calpesto i diritti degli altri.
SABATO 23 NOVEMBRE 1991
“Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi, perché tutti vivono per Lui”. (Lc. 20,38)
Il Concilio Vaticano Il, nella costituzione sulla Chiesa e mondo contemporaneo ci ha ricordato un elemento essenziale della nostra fede: “La fede dà la possibilità di comunicare in Cristo con i propri cari già strappati dalla morte, col dare la speranza che essi abbiano già raggiunto la vera vita presso Dio”. Se noi pensassimo spesso a questo, come saremmo rasserenati nel dolore del distacco dalle persone care! E’ vero, sento la mancanza umana del mio caro defunto, ma lo ritrovo vivo ogni volta che mi rivolgo al Dio dei viventi. Non ho più “paura dei morti” perché so che essi in Dio non possono vedere se non il mio bene. Essi, in Dio, camminano con me e sono più vivi di prima e gli affetti umani sono già per loro purificati dallo stesso amore di Dio.
DOMENICA 24 NOVEMBRE 1991
“Il mio Regno non è di questo mondo”. (Lc. 18,36)
Per capire la regalità di Cristo bisogna guardare alla passione di Gesù. Nei regni di questo mondo il re ha potere, onori, denari, sta bene, comanda. Gesù invece è re quando serve, quando lava i piedi ai discepoli, quando soffre e muore per loro e al posto loro, quando indossa una corona non di ricchi preziosi ma di spine che perforano il capo, quando con un manto rosso sulle spalle, tragico scherzo, si lascia insultare senza reagire, quando la sua non violenza sembra non essere compresa e uccisa dalla violenza e dal la cattiveria del mondo. Gesù tu sei re del mondo perché sei Dio e tutto è tuo, ma tu sei proprio il re vero perchè la tua regalità è vero servizio per noi.
LUNEDI’ 25 NOVEMBRE 1991
“Vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro”. (Lc. 21,1)
In un mondo in cui si può comprare tutto con il denaro, spesso si può essere tentati di voler comprare con questo anche Dio e l’eternità. “Reverendo, le faccio questa offerta per qualche messa per i miei defunti” “Le dico le date delle messe perché vi possa partecipare” “lo non ho tempo, preghi lei, la pago per questo”. Si può comprare con una manciata di soldi o con qualche presunta buona azione, il Dio Creatore dell’universo, Colui che gratuitamente ha versato il suo sangue per noi? Gesù vede i ricchi che fanno la loro offerta al tempio e vede gli spiccioli della vedova. Grazie a Dio, almeno lì il giudizio non avviene in base al portafoglio, alla cultura, alla furbizia, ma in base al tuo cuore.
MARTEDI’ 26 NOVEMBRE 1991
“Maestro, quando avverranno queste cose?”. (Lc. 21,7)
La domanda degli apostoli è una curiosità anche nostra: Quando verrà il Cristo? Nessuno lo sa. Martin Lutero scrisse: “L’ultimo giorno si avvicina”, eravamo nel 1530; George Whitefield, grande predicatore, aspettava che Gesù venisse da un momento all’altro. Morì nel 1770. Lord Shaftegbury, riformatore sociale, riteneva anch’egli imminente il ritorno di Gesù. Morì nel 1855. Lungi dal disprezzare queste previsioni, dovremmo imitarne l’esempio. L’attesa del ritorno di Cristo dava uno scopo e moltiplicava le energie per tutto quello che facevano. Anche noi dovremmo desiderare che venga “presto”.
MERCOLEDI’ 27 NOVEMBRE 1991
“Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”. (Lc. 21,19)
Si pensa che sia difficile avere la fede. lo penso sia molto più arduo perseverare nella fede nel cammino quotidiano. Può essere ancora abbastanza semplice, davanti alla proposta del Vangelo, come davanti ad un grandioso spettacolo di natura, dire: “lo credo è molto più difficile dire nel quotidiano: “Nel nome della fede in Dio, ti do il mio perdono”, “nel nome dell’amore di Dio, ti do il mio tempo”. Ma è proprio in questo quotidiano che la mia fede si dimostra, si rafforza, diventa risposta concreta.
GIOVEDI’ 28 NOVEMBRE 1991
“Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube, con potenza e gloria grande”. (Lc. 21,27)
La fine del mondo per i cristiani è il momento dell’incontro personale con il Signore glorioso. Gesù si mostrerà a noi in pienezza e noi potremo vederlo faccia a faccia. Se l’avremo cercato come amico nostro, lo incontreremo con gioia e fiducia. Se l’avremo ignorato, trascurato, disprezzato o Lui stesso o nei fratelli, allora questo incontro avverrà nella paura, nel dolore. Salvezza o condanna, rovina o liberazione, felicità o disperazione: la scelta avviene ora, nel tempo, con tutta la nostra vita.
VENERDI’ 29 NOVEMBRE 1991
“ Sappiate che il Reqno di Dio è vicino”. (Lc. 21,31)
Gesù ci dà la giusta misura del tempo, ci insegna a valutare il mondo e le cose e soprattutto ad acquistare il vero senso della vita. Con grande realismo, siamo messi di fronte alla realtà dei giorni che scorrono veloci: è la, fragilità della nostra vita. Vita che è un dono meraviglioso, ma che umanamente, come un esile filo, può spezzarsi da un momento all’altro. L’importante è che quel momento non ci colga all’improvviso, ma ci trovi pronti per correre incontro al Signore. E Riosa Viaro in una poesia diceva: “Qualcuno mi chiederà conto un giorno di quello che avrei potuto fare e non ho fatto. Rimpiangerò spazi di tempo inutili e piangerò sulle mie mani piene di vento”.
SABATO 30 NOVEMBRE 1991
“Come potranno sentir parlare di Gesù senza che uno lo annunzi?”. (Rom. 10,14)
Sembra assurdo, ma una delle grosse preoccupazioni della Chiesa di questa nostra epoca in cui la scienza e l’istruzione sono così tanto progredite rispetto al passato è la grande ignoranza (= non conoscenza) del messaggio cristiano. Oggi tutti sappiamo un po’ di tutto, ma provate un po’ a chiedere in giro chi è Gesù, qual’è il suo messaggio, quali sono le proposte cristiane di vita.., troverete, anche tra coloro che si dicono cristiani, risposte vaghe, terribili confusioni, grande ignoranza.., prova ne sia il grande proliferare delle sette, dei maghi e di religiosità che mettono insieme Gesù e idolatrie varie. E questo, insieme a Superficialità comodismo, e tante altre cose è anche dovuto alla mancata testimonianza proprio dei cristiani Chiediamoci: conosco la mia fede? Quanto tempo dedico allo studio e alla conoscenza del Vangelo Come sono disponibile davanti a proposte di catechesi che mi giungono dalla Chiesa o dalla mia Parrocchia?