UNA PAROLA AL GIORNO
RIFLESSIONI QUOTIDIANE SULLA
a cura di don Franco LOCCI
SETTEMBRE 1991
DOMENICA 1 SETTEMBRE 1991
“Dal cuore degli uomini escono le cattive intenzioni”. (Mc. 7,21)
E’ molto facile esorcizzare il male vedendolo solo fuori di noi: “Il mondo va male! c’è un egoismo spaventoso! È il diavolo che opera!” Gesù è più realista, ci invita a guardare la radice del male e la scopre nel profondo del nostro cuore. E’ vero, non tutto il male del mondo dipende da me! Ma quante cose nel “mio mondo” dipendono unicamente da me! Ad esempio non sarà forse invidia quella che mi fa giudicare un fratello? non sarà paura del domani, mancanza di fiducia quello che mi porta all’avarizia e mi impedisce di donare? non sarà egocentrismo il mio non lasciare parlare gli altri?
“Nessun profeta è bene accetto in patria”. (Lc. 4,24)
Mi raccontava un signore giunto alla fede dopo un lungo periodo travagliato, che le più grandi difficoltà le stava incontrando proprio all’interno della sua famiglia in quanto era difficile da parte dei suoi comprendere il cambiamento di valori avvenuto in lui, e all’interno della sua comunità parrocchiale che stentava ad accogliere una persona nuova piena di entusiasmo che scombinava il placido tran-tran di quei cristiani. Anche se è doloroso non c ‘è nulla da stupirci di questo, basti pensare a S. Francesco che le più grosse prove le ha avute proprio dai suoi frati, a un don Milani o a un don Mazzolari che hanno sofferto proprio a causa di quella Chiesa che amavano profondamente. La prova e la persecuzione promessa da Gesù ai suoi discepoli non dobbiamo andare a cercarcela tanto lontano. Mi chiedo però se noi come cristiani dobbiamo, per amore di una presunta verità, far di tutto per spegnere l’azione dello Spirito Santo nei nostri fratelli.
MARTEDI’ 3 SETTEMBRE 1991
“Come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore”. (1Tess. 5,1-6)
San Paolo presenta la venuta del Signore come quella di un ladro. Ma è un ladro speciale che viene a prendere qualcosa di suo. Anzi non solo ciò che è suo (i doni che ha affidato a ciascuno di noi) ma anche i frutti che ciascuno di noi avrebbe dovuto far fruttificare attraverso i suoi doni. Di fronte a questo ladro, dovremmo preoccuparci di quello che, purtroppo, non c’é in casa, di quello che non diamo. Dobbiamo preoccuparci specialmente di ciò che non può prenderci perché l’abbiamo nascosto. Il Signore non viene a cercare “cose”, viene a cercare noi stessi e la nostra operosità.
MERCOLEDI’ 4 SETTEMBRE 1991
“Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi li condussero a Gesù. Ed Egli li guariva”. (Lc. 4,40)
Gesù, attento alle necessità degli altri, si faceva tutto a loro. S. Paolo ricordando questo ci inviterà a “portare i pesi gli uni degli altri”. Qualche volta umanamente c’è da dire “Meno male che non ce ne accorgiamo dei pesi e delle difficoltà altrui perché se veramente dovessimo farci carico di tutto il male che c’è nel mondo ne resteremo schiacciati.” Ed è anche vero che noi non possiamo portare, come ha fatto Gesù, il peso del dolore e delle infinite ingiustizie sopportate da ogni uomo. Ma troppe volte viviamo da rassegnati a veder soffrire l’uomo e perfino a farlo soffrire. Signore, rendici coscienti che allorché ci rifiutiamo di alleggerire il carico del fratello che soffre, finiamo per aumentarne il peso, fino a schiacciarlo..
GIOVEDI’ 5 SETTEMBRE 1991
“Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono”. (Lc. 5,11)
Tutta una certa interpretazione moraleggiante del Vangelo tende a farci vedere che è solo rinunciando dolorosamente a certe cose umane, che si può seguire Gesù. Ma allora, Dio, il creatore di tutto, vorrebbe poi farci rinunciare a tutto? Questi discepoli lasciano le reti (e neanche troppo se poi li ritroveremo. sovente a pescare) non perché rinunciano dolorosamente a qualcosa ma perché hanno trovato Qualcuno. Se trovi il Signore e capisci che Lui è il senso della tua vita, certo dovrai lasciare certe cose per seguirlo ma ti costerà fino ad un certo punto, perché hai trovato un qualcuno che ti riempie di se stesso. La “perdita” viene abbondantemente assorbita dal guadagno. La scoperta fa impallidire ciò che si è lasciato alle spalle.
VENERDI’ 6 SETTEMBRE 1991
“Nessuno mette vino nuovo in otri vecchi”. (Lc. 5,35)
Non basta cambiar la facciata e rimanere “nel vecchio”. Nel centro della Foresta viveva molto tempo fa una stravagante famiglia di piante carnivore che, con il passar del tempo, arrivarono a prendere coscienza della stranezza delle loro abitudini, soprattutto per le costanti mormorazioni che il buon Zefiro recava loro da tutte le direzioni della città. Sensibili alle critiche, a poco a poco cominciarono a sentire ripugnanza per la carne, finché giunse il momento in cui la ripudiarono e si rifiutarono anche di mangiarla, schifate a tal punto che avevano nausea solo a vederla. Decisero allora di diventare vegetariane. A partire da quel giorno si mangiano unicamente le une con le altre e vivono tranquille. Perché tutti in giro parlano solo della loro esemplarità.
“Perché fate ciò che non è permesso di sabato?”. (Lc. 6,2)
Mi capita sovente di trovare genitori irati perché rivoltisi al proprio parroco per chiedere un permesso si sono sentiti rispondere che il codice di diritto canonico non permetteva. Ma ancora più spesso di incontrare persone che vivendo, non esclusivamente per colpa loro, in situazioni difficili, si sono sentite escluse dai sacramenti in virtù di norme ecclesiastiche che impugnate alla lettera e senza alcuna misericordia non aiutano ma mettono capestri. Osservare una regola ha valore morale soltanto se chi lo fa aderisce all’intenzione del legislatore, cioè allo spirito della regola stessa. Gesù ricorda questo principio a coloro che fanno della Legge un giogo insopportabile di pratiche esteriori.
DOMENICA 8 SETTEMBRE 1991
“Guardando il sordomuto gli disse: Apriti. E subito gli si aprirono gli orecchi e si sciolse il nodo della sua lingua”.
(Mc. 7,34-35)
Ci sono casi tragici di bambini condannati alla solitudine perché ciechi, sordi e muti dalla nascita. L’impegno e l’abilità degli specialisti del linguaggio riescono a volte, ad aprire loro i). mondo dei segni e della parola. Ma quando gli occhi e le orecchie e la lingua del cuore sono bloccati?... Quante persone, quante coppie che non si capiscono, che non parlano più! Quanti “dialoghi tra sordi”, tra individui, gruppi, istituzioni o nazioni quando viene meno la fiducia reciproca e non si è più capaci ad accettare gli altri con la loro fragilità, ma anche con ciò che portano in sé di più prezioso! Gesù ordina: “Apriti!”. Apriti ad ascoltare ed accogliere gli Insegnamenti del Vangelo! Apriti a dire la tua fede con tutta la tua vita! Apriti a tradurre in pratica il Padre nostro che ripeti ogni giorno!
LUNEDI’ 9 SETTEMBRE 1991
“E’ lecito di sabato fare del bene e del male?” (Lc. 6,9)
Ciascuno di noi con gli anni ha accumulato tutta una serie di conoscenze, di esperienze, di abitudini. Alcune sono buone, altre negative. Gesù, l’uomo nuovo, non ci sradica dalla nostra storia ma viene a darci una prospettiva e un metro attraverso il quale tutto può essere veramente utile per noi e per gli altri. Con Gesù, anche le cose vecchie, addirittura il male, può diventare motivo di salvezza. Anche un peccato nella prospettiva di Gesù può diventare motivo per riconoscere la misericordia di Dio, per evitare di ricascarci, per comprendere, non giudicare e aiutare il fratello che si trova in una situazione simile.
MARTEDI’ 10 SETTEMBRE 1991
“Badate che nessuno vi inganni”. (Col. 2,8)
Questo racconto può essere dedicato in modo particolare a tutti coloro che si lasciano tentare dalla droga, dall’alcool o dall’eccessiva velocità sulla strada. In una tribù indiana, i giovani venivano riconosciuti adulti dopo un rito di passaggio vissuto nella più stretta solitudine. Durante questo periodo di solitudine dovevano provare a se stessi di essere pronti per l’età matura. Una volta uno di loro camminò fino ad un alta montagna. Quando arrivò in cima, vide sotto di sé il mondo intero. Il suo sguardo spaziava senza limiti, e il suo cuore era pieno di orgoglio. Poi udì un fruscio vicino ai suoi piedi, abbassò lo sguardo e vide un serpente. Prima che il giovane potesse muoversi, il serpente parlò. “Sto per morire”, disse. “Fa troppo freddo quassù per me e non c’è nulla da mangiare. Mettimi sotto la tua camicia e portami a valle”. “No”, rispose il giovane. “Conosco quelli della tua specie. Sei un serpente a sonagli. Se ti raccolgo mi morderai e il tuo morso mi ucciderà”. “Niente affatto”, disse il serpente. “Con te non mi comporterò così. Se fai questo per me, non ti farò del male”. Il giovane rifiutò per un po’, ma quel serpente sapeva essere molto persuasivo. Alla fine, il giovane se lo mise sotto la camicia e lo portò con sé. Quando furono giù a valle, lo prese e lo depose delicatamente a terra. All’improvviso il serpente si arrotolò su se stesso, scosse i suoi sonagli, scattò in avanti e morse il ragazzo a una gamba. “Mi avevi promesso...”, gridò il giovane. “Sapevi che cosa rischiavi quando mi hai preso con te”, disse il serpente strisciando via.
MERCOLEDI’ 11 SETTEMBRE 1991
“Guai a voi ricchi, perché avete già la vostra consolazione”. (Lc. 6,24).
“Rabbi, che cosa pensi del denaro?”, chiese un giovane al maestro. “Guarda dalla finestra”, disse il maestro. “Che cosa vedi?”. “Vedo una donna con un bambino, una carrozza trainata da due cavalli e un contadino che va al mercato”. “Bene. E adesso guarda nello specchio. Che cosa vedi?”. “Che cosa vuoi che veda Rabbi? Me stesso, naturalmente”. “Ora pensa: la finestra è fatta di vetro e anche lo specchio è fatto di vetro. Basta un sottilissimo strato d’argento sul vetro e l’uomo vede solo più se stesso Siamo circondati da persone che hanno trasformato in specchi le loro finestre. Credono di guardare “fuori” e continuano a contemplare se stessi. Non permettere che la finestra del tuo cuore diventi uno specchio.
GIOVEDI’ 12 SETTEMBRE 1991
“Amate i vostri nemici”. (Lc. 6,27)
Un mendicante bussò alla porta di un ricco e chiese la carità. Ma il ricco non gli diede nulla e gli gridò con sgarbo: — Vattene! Vattene! Il povero non si mosse. Allora il ricco andò in collera, raccattò la prima pietra che trovò e gliela scagliò contro. Il povero raccolse la pietra, la mise nella sua bisaccia e mormorò: — Porterò questa pietra fin che non sarà giunta l’ora di vendicarmi e di lanciarla contro di lui. E infatti quell’ora giunse. L’uomo ricco commise un delitto. Fu spogliato di tutti i suoi beni e venne condotto in prigione. Mentre camminava lungo la strada, incatenato e deriso, il mendicante lo incontrò e lo riconobbe. Si fece avanti, tolse la pietra dalla bisaccia e alzò il braccio. Ma, dopo aver riflettuto un attimo, lasciò cadere a terra la pietra, dicendo: — Perché mai ho portato questa pietra per tanto tempo? Per nulla. Quando era ricco e potente suscitava la mia ira; ora suscita la mia ... (Lev Tolstoj)
VENERDI’ 13 SETTEMBRE 1991
“Togli la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene”. (Lc. 6,42)
Un giorno Satana scoprì un modo per divertirsi. Inventò uno specchio diabolico che aveva una magica proprietà: faceva vedere meschino e raggrinzito tutto ciò che era bello e buono, mentre faceva vedere grande e dettagliato tutto ciò che era brutto e cattivo. Un giorno, lo spettacolo che lo specchio gli offriva era così piacevole ai suoi occhi che scoppiò a ridere in modo scomposto: lo specchio gli sfuggì dalle mani e si frantumò in milioni di pezzi. Un uragano potente e maligno fece volare i frammenti dello specchio in tutto il mondo. Alcuni frammenti erano più piccoli di granelli di sabbia ed entrarono negli occhi di molte persone. Queste persone cominciarono a vedere tutto alla rovescia: si accorgevano solo più di ciò che era cattivo e vedevano cattiveria dappertutto. Altre schegge diventarono lenti per occhiali. La gente che si metteva questi occhiali non riusciva più a vedere ciò che era giusto e a giudicare rettamente. Non avete, per caso, già incontrato degli uomini così? Qualche pezzo di specchio era così grosso, che venne usato come vetro da finestra, I poveretti che guardavano attraverso quelle finestre vedevano solo vicini antipatici, che passavano il tempo a combinare cattiverie. Quando Dio si accorse di quello che era successo si rattristò. Decise di aiutarli. Disse: “Manderà nel mondo mio Figlio. E’ Lui la mia immagine, il mio specchio. Rispecchia la mia bontà, la mia giustizia, il mio amore. Riflette l’uomo come io l’ho pensato e voluto”. Gesù venne come uno specchio per gli uomini. Chi si specchiava in Lui, riscopriva la bontà e la bellezza e imparava a distinguerle dall’egoismo e dalla menzogna, dall’ingiustizia e dal disprezzo. l malati ritrovavano il coraggio di vivere, i disperati riscoprivano la speranza. Consolava gli afflitti e aiutava gli uomini a vincere la paura della morte. Molti uomini amavano lo specchio di Dio e seguirono Gesù. Si sentivano infiammati da Lui. Altri invece ribollivano di rabbia: decisero di rompere lo specchio di Dio. Gesù fu ucciso. Ma ben presto si levò un nuovo possente uragano: lo Spirito Santo. Sollevò i milioni di frammenti dello specchio di Dio e li soffiò in tutto il mondo. Chi riceve anche una piccolissima scintilla di questo specchio nei suoi occhi comincia a vedere il mondo e le persone come li vedeva Gesù: si riflettono negli occhi prima di tutto le cose belle e buone, la giustizia e la generosità, la gioia e la speranza; le cattiverie e le ingiustizie invece appaiono modificabili e vincibili.
SABATO 14 SETTEMBRE 1991
“Apparso in forma umana, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce”. (Fil. 2,8)
Sembra la festa dell’esaltazione della croce una festa senza senso: si può infatti esaltare uno strumento di supplizio come la croce? La croce à segno di sofferenza, di cattiveria, molte volte di ingiustizia, di morte. Ma noi cristiani esaltiamo la croce per Colui che in tutto simile a noi ha fatto, subendola, di questo segno di tortura, un segno di salvezza e di liberazione. La croce è diventata segno di tutte le sofferenze dell’uomo ma è anche il segno della Redenzione. E’ per questo che noi ogni giorno poniamo su di noi il segno della croce quasi a ricordarci e ricordare a Dio le croci che ogni giorno dobbiamo patire, ma anche a invocare su di esse il Crocifisso-risorto, Colui che ha trasformato, attraverso l’amore la croce e le croci in risurrezione, salvezza, possibilità di fede e donazione.
DOMENICA 15 SETTEMBRE 1991
“E voi chi dite che io sia?” (Mc. 8,27)
Chi è Gesù? La domanda è sempre attuale. Non aveva mancato di suscitare interrogativi nella gente, fin da quando era ancora sulla terra e anche oggi che cosa si dice di Lui? E’ un Gandhi, un Martin Luther King, un Che Guevara? E’ un superstar? Fermarsi a quello che si dice di Gesù significa condannarsi a non saper cosa pensare di Lui. Per cogliere qualcosa del suo mistero, bisogna aprirsi alla domanda personale che egli pone a ciascuno di noi: Per te, chi sono io?
LUNEDI’ 16 SETTEMBRE 1991
“Uno solo infatti? è Dio”. (1 Tim. 2,5).
Un giorno che ricevette degli ospiti eruditi, Rabbi Mendel di Kozk li stupì chiedendo loro a bruciapelo: “Dove abita Dio?”. Quelli risero di lui: “Ma che ti prende? Il mondo non è forse pieno della sua gloria?”. Il Rabbi diede lui stesso la risposta alla domanda. “Dio abita dove lo si lascia entrare”. Ecco ciò che conta più di tutto: lasciar entrare Dio. Ma lo si può lasciar entrare solo la dove ci si trova, e dove ci si trova realmente, dove si vive, e dove si vive una vita autentica. “lo sto alla porta e busso”, dice Dio nella Bibbia. Aprirai, oggi, la tua porta?
MARTEDI’ 17 SETTEMBRE 1991
“Vedendola, il Signore ne ebbe compassione”. (Lc. 7,13)
Signore, aiutami ad essere per tutti un amico, che attende senza stancarsi, che accoglie con bontà, che dà con amore, che ascolta senza fatica, che ringrazia con gioia. Un amico che si è sempre certi di trovare quando se ne ha bisogno. Aiutami ad essere una presenza sicura, a cui ci si può rivolgere quando lo si desidera; ad offrire un’amicizia riposante, ad irradiare una pace gioiosa, la tua pace, o Signore. Fa’ che sia disponibile e accogliente soprattutto verso i più deboli e indifesi. Così senza compiere opere straordinarie, io potrò aiutare gli altri a sentirti più vicino, Signore della tenerezza.
MERCOLEDI’ 18 SETTEMBRE 1991
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto”. (Lc. 7,31-35)
Chi parte con il ‘piede sbagliato non è mai contento ed ha sempre qualcosa da brontolare. Gesù ricorda come Dio, in modi diversi ha manifestato il suo amore, ma molti hanno avuto da dire, da sindacare persino sul suo modo di agire. Quando non sappiamo capire e accettare il dono, tutte le scuse sono buone per non essere contenti. Un amico da anni mi dice: non so più come fare con mia suocera: andiamo a trovarla e si lamenta che disturbiamo la sua tranquillità; non andiamo per qualche giorno e tutti i vicini sanno che “dopo tanti sacrifici i giovani pensano solo a divertirsi e abbandonano i vecchi”; le ho dato il bianco in casa e non andava bene, le diamo qualche consiglio sulla salute e “vogliamo farla fuori”; i figli poi non sappiamo allevarli, i soldi non sappiamo amministrarli e se provi a dirle di investire un po’ meglio i suoi, ecco che dice che vogliamo vederla morta in fretta per prenderle l’eredità. Invece di essere brontoloni non sarebbe meglio accogliere con semplicità e umiltà i doni che ci vengono offerti?
GIOVEDI’ 19 SETTEMBRE 1991
“Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato”. (Lc. 7,47)
Gesù conosce le persone non per quello che appaiono ma riesce a leggere nel cuore e a trovare sempre motivi perché la sua misericordia possa manifestarsi. Noi etichettiamo subito:“ quello è un poco di buono , e una prostituta”... Per Gesù è la persona intera che conta. Gesù non dice che questa donna non ha peccato, anzi le dice che i suoi peccati sono molti, ma nello stesso tempo riesce a vedere in lei il suo molto amore. Sono capace di vedere il bene negli altri? Riesco almeno qualche volta a far a meno delle etichette? Mi metto anch’io con onestà e umiltà nella schiera di coloro che se vogliono essere perdonati dai molti peccati devono molto amare?
VENERDI’ 20 SETTEMBRE 1991
“C’erano con Lui i dodici e alcune donne”. (Lc. 8,2)
Il problema femminile oggi ha fatto grandi passi (o, almeno, così si pensa). Ma credo che la mentalità nei confronti della donna stenti ancora molto sia nel mondo civile che in quello religioso ed anche che un certo modo di rivendicazione di diritto da parte di certi gruppi femministi non sia poi una vera liberazione se consiste nel permettere alla donna di caricarsi delle catene dell’uomo. Gesù, con buon scandalo dei benpensanti di allora, in una mentalità difficile per il popolo ebraico, gioiva della presenza, dell’aiuto di alcune donne. Ancora una volta ci accorgiamo che Gesù non guarda tanto ai ruoli prefissati dal costume, ma al cuore che con le sensibilità diverse dell’uomo o della donna, vuol però seguire e amare il suo insegnamento. Quanta ipocrisia o falso moralismo, quanta ricerca di potere e non di servizio in tante discussioni sul ruolo e il compito della donna nella Chiesa di oggi!
SABATO 21 SETTEMBRE 1991
“Vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: Seguimi. Ed egli si alzò e lo seguì”. (Mt. 9,9)
Mi piace immaginarmi la chiamata di Matteo in un altro modo: provate a pensare a un vescovo (o se volete ad un parroco o ad un primo ministro, come più piace) che il giorno del suo ingresso in questo incarico, dinanzi ad una curia ordinata ed ossequiosa, invece di “riconfermare gli incarichi” va a cercarsi i suoi collaboratori in “quel parroco di campagna che non capisce altro che galline” o in quel prete “che è dominio pubblico abbia un’amante”. Pensate a quale reazione quei curialisti (leggi “maggiorenti della parrocchia” o “politici influenti” a seconda del caso). Eppure Gesù ha fatto così con Matteo: era un venduto ai romani, agli invasori; era un usuraio e lui lo chiama, va a casa sua, gli fa cambiare vita, lo fa diventare colonna della sua Chiesa. Oggi per chi sarà la chiamata?
DOMENICA 22 SETTEMBRE 1991
“Di che cosa stavate discutendo lungo la via!”. (Mc. 9,33)
Con questa domanda Gesù “scopre gli altarini” agli apostoli. Mentre Lui cammina verso la croce essi, a bassa voce, stavano “dividendosi la torta” di un presunto potere. Anche oggi Gesù ci parla di povertà, di servizio, di croce e noi sovente mugugnamo, intrallazziamo per il nostro prestigio, per le sicurezze economiche, per superare l’altro. Qualcuno sogna di avere potere e autorità? Si chieda invece in che modo potrà meglio servire, gli altri, in che modo potrà andare incontro a chi ha bisogno di aiuto. Come i genitori, che dovrebbero quasi istintivamente mettere tutta la loro autorità al servizio dei figli, subordinandola al loro bene, così dovrebbe fare ogni cristiano desideroso di conformarsi al modo di essere di Gesù, accogliendo come suoi inviati i piccoli e i deboli.
LUNEDI’ 23 SETTEMBRE 1991
“Nessuno accende una lampada e la pone sotto il letto”. (Lc. 8,16)
Devo essere luce: ma se guardo dentro mi accorgo del gran buio che c’è in me e allora mi rendo conto che devo essere luce riflessa. Allora io non sono luce perché sono più bravo di altri, ma devo diventare luce perché con la mia vita devo far riflettere la luce di Cristo. A questo punto mi domando: gli altri, vedendo il mio modo di agire quale volto di Cristo vedono? La mia carità, la mia accoglienza del prossimo, il mio amore alla giustizia e alla verità, il mio perdonare... sono quelli di Cristo? I Santi sono coloro che maggiormente hanno manifestato la luce di Cristo. Essi ci aiutano a toccare con mano la presenza di un Dio-Amore in una società che decreta la sua morte, additano sentieri di luce, di giustizia, di libertà ai tanti prigionieri della colpa e dell’egoismo; turbano i mediocri, scuotono gli indifferenti, svegliano i dormienti, condannano i disertori, gridano agli uomini di ogni tempo che solo l’amore è la sorgente vera della gioia e della vita.
MARTEDI’ 24 SETTEMBRE 1991
“Fammi conoscere la via”. (Sal. 118,27)
Sulle pagine di un vecchio libro della biblioteca del monastero, due monaci avevano letto che esiste un luogo, ai confini del mondo, dove cielo e terra si toccano. Decisero di partire per cercarlo e promisero a se stessi di non’ tornare indietro finché non io avessero trovato. Attraversarono il mondo intero, scamparono a innumerevoli pericoli, sopportarono tutte le terribili privazioni e sacrifici che comporta un pellegrinaggio in tutti gli angoli dell’immensa terra. Non mancarono neppure le mille seducenti tentazioni che possono distogliere un uomo dal raggiungere la sua meta. Le superarono tutte. Sapevano che nel luogo che cercavano avrebbero trovato una porta: bastava bussare e si sarebbero trovati faccia a faccia con Dio. Trovarono la porta. Senza perdere tempo, con il cuore in gola, bussarono. Lentamente la porta si spalancò. Trepidanti i due monaci entrarono e... si trovarono nella loro cella, nel loro monastero.
MERCOLEDI’ 25 SETTEMBRE 1991
“Diede loro il potere e autorità su tutti i demoni e di curare le malattie”. (Luca 9,1)
I segni del Regno sono sintetizzati nel guarire le malattie e nell’avere autorità sui demoni. Ma come si possono tradurre oggi questi segni? Una anziana immobilizzata, dolorante che per lunghi anni ha peregrinato da un ospedale all’altro, mi diceva: “Tutti i giorni prego per i medici e per gli infermieri perché il Signore aiuti gli uni a trovare le medicine giuste e gli uni e gli altri a voler bene ai malati”. Il potere di amare i malati, di con-patire con loro l’abbiamo ancora anche noi. E quel di cacciare i demoni in che cosa consiste? Non tanto nell’essere esorcisti, quanto piuttosto nell’affermare al mondo con i fatti che il bene può ancora avere il sopravvento sul male, che l’amore anche se bastonato, è più forte dell’odio, che può esistere un perdono vero e totale.
GIOVEDI’ 26 SETTEMBRE 1991
“Erode cercava di vederlo”. (Lc. 9,9)
Questo Erode dei Vangeli unisce in sé caratteristiche quasi contrastanti: da una parte vive di paure, dall’altra è attento a tutte le novità del suo regno, da una parte sembra aver paura di Gesù e dall’altra cerca di vederlo; ma il suo voler vedere Gesù è dettato soprattutto da curiosità, da gusto di facile miracolismo. Anche per molti la religione o la religiosità attirano e interessano soprattutto per gli aspetti miracolistici. Qualcuno dice che un quadro della Madonna si è messo a parlare ed ecco che riviste che di solito si interessano di scandali, sono subito pronte a parlare di visioni e apparizioni. Ma è per desiderio di fede questo? Quando due fidanzati sono invitati a fare un corso di preparazione prematrimoniale o dei genitori a fare della catechesi in preparazione ad un sacramento che stanno per ricevere i propri figli, hanno poi proprio un vero e profondo desiderio di approfondire la propria fede e di aderire a Cristo?
VENERDI’ 27 SETTEMBRE 1991
“Mentre si trovava in un luogo appartato a pregare i discepoli erano con Lui”. (Lc. 9,18)
Gesù spesso ha bisogno di pregare. Spesso scompare, scappa dalle folle per pregare, altre volte porta i suoi discepoli in un luogo separato “per pregare con loro”e per insegnare loro a pregare. Gesù ha bisogno di comunicare con Dio suo Padre, ha bisogno di conoscere, approfondire la sua volontà, ha bisogno nella sua umanità simile alla nostra di esprimere le angosce, i dolori, le delusioni della sua missione non capita, osteggiata. Gesù ha bisogno che i suoi discepoli imparino questo. Infatti non stupisce se le grandi scelte (chiamata degli apostoli), le manifestazioni (trasfigurazione) o la richiesta di un atto di fede (confessione di Pietro) avvengono in momenti di preghiera. La preghiera non è alienazione dell’uomo ma è il vedere il reale con Dio e con Lui imparare a scoprire la sua volontà.
SABATO 28 SETTEMBRE 1991
“Ma essi non comprendevano” (Lc. 9,45)
Questo Gesù che nel momento della gloria parla di sofferenza, di tradimento, di morte diventa incomprensibile. Come è incomprensibile il dolore quando siamo fatti per la gioia. “Perché il Signore non mi prende? Perché mi lascia ancora qui? A che cosa serve la mia sofferenza?” mi diceva una donna tutta rattrappita dai suoi molti mali. Quante volte il male diventa incomprensibile. “Ho fatto tutto perché mio figlio avesse una buona educazione e poi le compagnie... Non capisco perché Dio permetta che qualcuno distrugge questo lavoro!” “Dio ha bisogno di preti e di preti santi, eppure quel buon prete che tanto faceva, sta morendo di cancro.’ Perché?!”. “Essi non comprendevano”. Anch’io, Signore, non comprendo; sono una testa dura; vedo la tua croce, credo alla resurrezione, so che Dio è un Padre buono, ma non comprendo!... Manda, o Gesù, il tuo Spirito...
DOMENICA 29 SETTEMBRE 1991
“Non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me”. (Mc. 9,39)
Lo spirito del campanilismo è sempre forte anche oggi nella vita della Chiesa. E anche oggi è forte la tentazione di giudicare, bandire coloro che non la pensano come noi. Ma Gesù è il fratello di tutti. Non è venuto per condannare, ma per salvare. Dio non fa distinzione di persone ma a ciascuno dà un dono particolare. Non è una tessera di appartenenza che rende cristiani ma lasciare che lo Spirito operi là dove vuole e come vuole. Se invece di arroccarci attorno alla difesa di una presunta verità, ci rendessimo attenti a cogliere l’opera dello Spirito nel mondo, giudicheremo di meno, saremo più disponibili a cogliere i segni del bene e saremo anche più sereni e certamente meno arrabbiati con gli altri e con noi stessi.
LUNEDI’ 30 SETTEMBRE 1991
“Chi accoglie un fanciullo nel mio nome, accoglie me (Lc. 9,48)
La ragazza era di pessimo umore. Aveva tutte le sue spine fuori, proprio come un porcospino tormentato da un cane. Troppi compiti a casa, troppe interrogazioni, troppo tutto... ecco! La madre le ripeteva la solita predica, con ragionamenti, spiegazioni e raccomandazioni. La ragazza si fece ancora più scura. Poi guardò la madre dritta negli occhi e scandendo: “Mamma, sono stanca e stufa delle tue prediche. Perché invece non mi prendi tra le tue braccia e mi tieni stretta? Nessun consiglio potrà mai farmi altrettanto bene!”. La madre rimase a bocca aperta. Gli occhi della figlia imploravano un abbraccio. Con la voce rotta dalla voglia di piangere, disse: “Vuoi... vuoi che ti abbracci? Ma lo sai che anch’io... anch’io voglio che tu mi abbracci?”. Accolse la figlia nelle braccia aperte e la strinse a sé, come fosse ancora una bimba. Chiunque, non importa l’età (anche a settant’anni), ha bisogno del conforto di un abbraccio, di essere tenuto stretto, di un’espressione concreta d’amore. Spesso diventiamo troppo riservati, troppo timidi per mostrare i nostri veri sentimenti. E allora li nascondiamo dietro una maschera fredda e severa, per la paura di lasciar intravedere la nostra vulnerabilità a coloro che amiamo. Ma è solo il calore umano che ci può salvare dal grande freddo di questa epoca.