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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

AGOSTO  1991

 

 

GIOVEDI’ 1 AGOSTO 1991

 

“Signore, insegnaci a pregare”. (Lc. 11,1)

La mia preghiera, Signore, è la fatica di leggere la tua parola quando mi sembra morta.

La mia preghiera è Io sforzo tremendo di imparare a fare silenzio per ascoltarti.

La mia preghiera, Signore, è la passione che mi spinge a gridare che Tu sei vivo.

La mia preghiera è la capacità di donarmi agli altri perché donarmi è per me vita.

La mia preghiera sono le parole sussurrate agli amici, i pensieri che non oso dire a me stessa, ma solo a Te, la rabbia che mi prende davanti al mio egoismo.

La mia preghiera, Signore, è l’amore che tu mi doni, è l’amore che regalo, è l’affetto che ricevo. Insegnami a pregare! (Margherita)

 

 

VENERDI’ 2 AGOSTO 1991

 

“Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal demonio”. (Mt. 4,1)

La nostra tentazione più grande è il voler disporre della nostra vita come ci aggrada: il culto dato alle nostre possibilità, la sapienza delle cose effimere, il fare del nostro cammino una meta. Signore, nel deserto delle contraddizioni guidaci per mano, perché possiamo conoscere la tua Verità paziente, e liberarci dalla schiavitù di sperare solo in noi stessi. Amen. ( Comunità di Cuneo)

 

 

SABATO 3 AGOSTO 1991

 

“Con la bocca dei bambini e dei lattanti affermi la tua potenza”. (Salmo 8,3)

Per un attimo la mamma ha lasciato la carrozzina del bimbo, ed io mi sono accostato per incontrare la Santa Trinità vivente nell’anima pura. Il bimbo dorme, con le braccia abbandonate sul piccolo lenzuolo ricamato. Gli occhi chiusi guardano all’interno ed il petto si solleva dolcemente. Sembra che la vita mormori: la casa è abitata. Signore, Tu sei qui. Ti adoro in questo piccolo che non Ti ha ancora sfigurato. Aiutami a tornare come lui, a ritrovare la Tua immagine e la Tua vita, così profondamente sepolte nel mio cuore. (M. Quoist)

 

 

DOMENICA 4 AGOSTO 1991

 

“Dov’è il tuo tesoro là sarà anche il tuo cuore”. (Mt. 6,21)

Cos’è che oggi non si compra con il denaro? Si comprano i corpi e le coscienze, l’onore e la fama, la giustizia, l’onestà e l’amore; si pretende per quattro soldi anche la pace. Tutto ha un prezzo, tutto è merce da gettare sul mercato, l’universo è una merce con sopra il cartellino... In questo triste mondo del consumo e del baratto, è da stupidi lasciare invenduta la benché minima cosa. Signore, la nostra vita ha preso una piega pericolosa; ci avviamo verso una civiltà demente il cui tempio è il supermercato, il cui unico valore è il denaro e quello che ci si può comprare. Signore, dacci la forza di rifiutare questa squallida semplificazione. Facci capire che l’uomo non ha che un prezzo: l’amore. (Giovanni)

 

 

LUNEDI’ 5 AGOSTO 1991

 

“L’anima mia magnifica il Signore perché ha guardato l’umiltà della sua serva”. (Lc. 1,47-48)

Dammi il profumo dei tuoi fiori, la purezza delle corolle aperte, dammi la calda luce del tuo sole, il chiarore tranquillo delle tue stelle. Non voglio essere una santa del tuo cielo, ma una ragazza della tua terra, e come tale vivere la vita degli uomini, come posso, come comprendo. Dammi solo la forza di essere pronta a fare più di quel che è necessario, per essere certa di non fare mai troppo poco. Perché mio compito è di essere la prima dove ci può essere bisogno di me. (Mirella)

 

 

MARTEDI’ 6 AGOSTO 1991

 

“L’anima mia ha sete del Dio vivente, quando vedrà il suo volto?” (Salmo 42,3)

Abbiamo bisogno di trovarti, o Dio.  Più riceviamo nel silenzio della preghiera, più daremo nella vita attiva. Abbiamo bisogno di silenzio per smuovere le anime. Abbiamo bisogno di trovarti, o Dio. L’importante non è ciò che diciamo, ma ciò che tu dici attraverso di noi. Tutte le nostre parole saranno vane se non vengono da te. Resteremo certamente poveri finché non avremo scoperto le parole che danno la luce di Cristo. Resteremo ingenui, finché non avremo imparato che ci sono silenzi più ricchi dello spreco di parole. Resteremo degli inetti, finché non avremo compreso che, a mani giunte, si può agire meglio che agitando le mani. Abbiamo bisogno di trovarti, o Dio! (Dom Helder Camara)

 

 

MERCOLEDI’ 7 AGOSTO 1991

 

lo sono il pane della vita”. (Gv. 6,35)

Tu, o Signore, sei il mio pane, e senza di te non posso vivere; non saprei dove andare senza di te, non saprei cosa fare e cosa dire senza di te. Signore, tu sei il mio nutrimento, tu sei la forza per la quale tu mi darai la grazia di spezzare con i fratelli questo nutrimento giorno per giorno. Saremo anche noi il pane del Signore, pane distribuito, pane diventato ostia di umiltà.

(Card. Carlo Maria Martini)

 

 

GIOVEDI’ 8 AGOSTO 1991

 

“Toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne”. (Ez. 11,19)

Dammi, o Signore, un cuore così vigile che da te nessun vano pensiero distragga: un cuore nobile che nessuna indegna passione seduca; un cuore retto che nessuna mala intenzione contamini; un cuore saldo che per la tribolazione non s’infranga; un cuore libero che a torbide correnti non ceda. Concedimi, o Signore Dio mio, intelligenza che ti conosca, amore che ti cerchi, sapienza che ti trovi, condotta che ti piaccia, perseveranza che, fiduciosa, ti attenda, speranza che finalmente ti abbracci.

(S. Tommaso d’Aquino)

 

 

VENERDI’ 9 AGOSTO 1991

 

“Non vi affannate, dunque, per il domani; il domani si affannerà di se stesso. A ciascun giorno è bastante la sua pena”. (Mt. 6,34)

Gesù, ti ringrazio di queste tue parole. Anche nelle cose dello spirito io mi inquieto per il domani e tu non vuoi. E’ il presente che io ho tra le mani, perché ci sfugge. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto porta il suo fardello, ma anche la grazia per reggere il peso. Perché devo affannarmi per dopo? Fa’ che io comprenda che, quando mi preoccupo del futuro, io esco da ciò che vuoi tu, io me ne vado nel buio, perché non seguo più la luce di ciò che mi hai insegnato tu. (Centro Missìonanio “P. de Foucauld”)

 

 

SABATO 10 AGOSTO 1991

 

“La carità è paziente, la carità è benigna, non è invidiosa; la carità non si vanta né si insuperbisce”. (1 Cor. 13,4-7)

Ho visto, Signore, il mare cupo e furioso avventarsi contro le rocce. Le onde, da lontano, prendevano lo slancio, ritte, orgogliose, si urtavano l’un l’altra, per superarsi e colpire per prime. Ho visto, l’altro giorno, il mare calmo e sereno. Le onde venivano da molto lontano, ventre a terra per non attirare l’attenzione. Dandosi saggiamente la mano, scivolavano senza rumore e si spiegavano in tutta la loro lunghezza sulla sabbia, per raggiungere la riva con l’estremità delle loro belle dita di spuma.  Il sole le accarezzava dolcemente e, generose, rinviando i suoi raggi, ne distribuivano la luminosità, Signore, concedimi di evitare i colpi disordinati che stancano e feriscono senza scalfire il nemico; allontana da me le collere spettacolari che attirano l’attenzione, ma lasciano inutilmente indeboliti; non permettermi di voler sempre orgogliosamente superare gli altri, schiacciando al mio passaggio quelli che camminano davanti a me; cancella dal mio volto l’aria cupa delle tempeste vittoriose. Al contrario, Signore, fa’ che con calma riempia le mie giornate, come il mare lentamente ricopre tutta la spiaggia; fammi umile come lui, quando silenzioso e dolce avanza senza farsi notare; concedimi di attendere i fratelli e di misurare il mio passo sul loro, per salire con essi. Donami la perseveranza trionfante dei flutti; fa’ che ogni mio passo indietro sia occasione per risalire; dà al mio volto la chiarezza delle acque limpide, alla mia anima il candore della spuma; illumina la mia vita come i raggi del tuo sole fanno cantare la superficie delle acque, ma soprattutto, o Signore, fa’ che non conservi per me questa Luce e che tutti quelli che mi avvicinano tornino a casa loro avidi di bagnarsi nella Tua grazia eterna. (M. Quoist)

 

 

DOMENICA 11 AGOSTO 1991

 

“Io sono il pane di vita: chi viene a me non avrà più fame; e chi crede in me non avrà più sete... Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno”. (Gv. 6,35 e 6,50)

Troppo spesso ci hanno dato un pane adulterato, una sapienza che pretendevano definitiva, ma che ha mostrato il suo sapore di morte. Troppo spesso hanno preteso saziarci con vane parole, con dubbi gelidi e briciole d’olio ben congegnato. Siamo la generazione che attende un mutamento drastico delle cose, e sogna di farlo; abbiamo solo bisogno di un’indicazione che ci animi a proseguire. La tua Parola, Signore, è il nostro pane senza inganni. Ti respiriamo negli uomini che chiedono giustizia, ti assaporiamo negli avvenimenti del nostro mondo pieno di una troppo rimandata fame d’amore, ti sentiamo nello stupore che ci coglie tutte le volte che ci lasciamo riempire della presenza dei fratelli. Tu sei il pane vivo, disceso da un’altra dimensione a dare un giudizio definitivo: chi ne mangia e lo assimila vivrà una vita nuova, non temerà il terrore della morte. (Flavio Vinciguerra)

 

 

LUNEDI’ 12 AGOSTO 1991

 

“E disse loro: Seguitemi. Ed essi, subito, lasciate le reti, lo seguirono”. (Mt. 5,19-20)

Signore, mi chiami, e ho paura di seguirti. Attraverso i gesti degli altri, gli avvenimenti lieti e tristi della realtà, mi interroghi, e ho paura di seguirti; sento il tuo stimolo a crescere, a lasciarmi condurre, ma mi adagio nella consuetudine, nella mediocrità, senza sbocco. Tu vuoi impossessarti di me, e io mi rinchiudo. Vuoi darmi un dono completo e non so accettare. Accoglierti richiede una rottura troppo dolorosa coi miei pregiudizi, le vigliaccherie, le convinzioni radicate e la comodità di sentirsi dei giusti. Dammi la forza di rifiutare quello che è facile e comodo, fammi respingere quello che tutti accettano per conformismo e mancanza d’originalità. Se c’è una via da percorrere, guida i miei passi, perché non creda già d’essere arrivato. (Michele Villani)

 

 

MARTEDI’ 13 AGOSTO 1991

 

“Gesù in persona si avvicinò ai discepoli di Emmaus e si accompagnò a loro; ma i loro occhi non potevano riconoscerlo”. (Lc. 24,15-16)

Gesù, tu cammini a fianco di chi ti ama, e questi è triste. E’ sempre così e noi non ce ne accorgiamo: andiamo avanti disperandoci, progettando, lamentandoci, rattristandoci sempre di più, ma tu sei lì al nostro fianco.  E tu taci, ma cammini vicino.  Quante volte, Gesù, l’ho provato: ho il cuore  pieno di amarezza, anche a  causa del bene; ho il cuore deluso, pieno di tristezza, proprio come quello dei due discepoli. Basterebbe poco in quei momenti: andare da te, stare un poco con te, interrogarti, servirti. No, rimugino nella mia amarezza e continuo il mio cammino. intanto tu taci, mi lasci disperare, e cammini a fianco a me. E i miei occhi sono velati, non penso a te. Ma tu pensi a me e non mi abbandoni mai. Signore, in questo momento voglio ringraziarti, perché non ci ho mai pensato: non ti ho mai ringraziato dei momenti neri che tu mi mandi, non ti ho mai ringraziato delle prove che fan maturare la mia fede; non ti ho mai ringraziato delle difficoltà che fan nascere in me nuove energie, non ti ho mai ringraziato delle spine che mi rendono umile, non ti ho mai ringraziato delle sconfitte che mi convincono dei miei limiti. Ti ringrazio per tutte le volte che ero nel buio e tu camminavi al mio fianco, amandomi in modo infinito. (Comunità di d. Gasparino)

 

 

MERCOLEDI’ 14 AGOSTO 1991

 

“Tu, quando preghi entra nella tua camera, e chiusa la porta prega il Padre tuo nel segreto”. (Mt. 6,6)

Ciao, Signore, grazie per essere venuto a trovarmi anche stasera. Vedrà di essere breve, perché so che c’è tant’altra gente che ha bisogno di Te per ragioni più serie delle mie. Signore, vorrei ringraziarti e chiederti perdono. Ringraziarti per le tante cose che mi hai dato anche quest’oggi: le gioie, gli amici, la strada, la natura. Chiederti perdono per essermi lamentata ugualmente in mezzo ai tuoi doni, per piccoli problemi e semplici malintesi. Non avrei dovuto lasciarmi andare così per delle sciocchezze. Scusami. Signore, un’ultima cosa... Vorrei saper amare, voglio dire, poterlo fare nel modo più giusto. Sai, a volte l’amore è merce fragile nel trasporto, si può rompere, si può fraintendere, si può non capire. Aiutami a saper amare ed anche a capire l’amore degli altri. Grazie, Signore, per avermi dato ascolto anche questa sera. Buonanotte! (Roberta)

 

 

GIOVEDI’ 15 AGOSTO 1991

 

“Sua madre dice ai servi: Qualunque cosa vi dirà, fatela”. (Gv. 2,5)

Vergine Santa, il tuo occhio materno vigilava; ma  vigila ancora adesso, così, con la stessa prontezza su me, e su ogni uomo Tu sai quel che occorre, quando occorre, come occorre: intervieni, te lo chiedo cori fede! Maria, in un colpo d’occhio tu sai ciò che occorre per salvare quella situazione d’imbarazzo; era poi un inconveniente di ben piccola mole, ma tu, donna, lo senti grave. Lo senti grave perché ti metti nei panni di quei poveri sposi che sarebbero diventati favola del paese finché campavano, e tu non vuoi, tu non lo sopporti. Allora puoi sopportare la mia tiepidezza senza venire in mio aiuto? puoi sopportare il mio bisogno di autenticità senza venire in mio aiuto? Vergine Santa, investiti anche delle mie necessità, come hai fatto a Cana per una cosa meno importante!

(Comuni C. de Foucauld)

 

 

VENERDI’ 16 AGOSTO 1991

 

“Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”. (Mt. 5,16)

Donami, mio Dio, di saperti portare come segreto d’amore che illumina tutta la vita. Donami di saperti rivelare, affinché tutte le creature benedicano il tuo nome. Tu sei il mio compagno di viaggio; tu dai senso al mio cammino. Fa’ che sappia affidarmi alla tua mano mentre mi conduci nella notte, verso il mattino di luce. Tu sei grande, Signore, e nulla trascuri della mia piccolezza, non un gesto d’offerta, non un soffio di preghiera; e, mettendo in me il tuo mistero, mi rendi per il mondo segno luminoso della tua presenza di salvezza. (P. Maior)

 

 

SABATO 17 AGOSTO 1991

 

“Che vi amiate vicendevolmente come io vi ho amato”. (Gv. 13,34)

Gesù, tu pretendi presentarmi la misura suprema dell’amore: devo amare come hai amato tu. E tu come hai amato? Hai amato fino alla morte! Tu lo dici chiaramente: nessuno ha più grande amore di colui che dona la vita per chi ama. Tu vuoi che il mio amore sia come il tuo: di continuità somma, di intensità somma, di estensione somma. Come riuscirò? Una cosa mi incoraggia: più medito le tue pretese sulla carità, più ho la prova di quanto mi ami. Allora io non devo avere nessun timore: solo devo abbandonarmi a te, venirti dietro come un piccolo bambino, lasciar mi lavorare da te. Ogni giorno io lo riceverò in me, mi unirà al tuo sacrificio: ogni ora, ogni minuto io posso legarmi ben stretto a te, basta che io lo voglia. Lo so che sono tanto debole, incostante, sbadato: ma tu non mi chiedi di essere un santo, mi chiedi soltanto di venirti dietro. Se ti seguo, se mi aggrappo a te arriverò alla carità. Se non ci arrivassi, allora tu mi avresti ingannato chiedendomi ciò che non è possibile chiedere ad una creatura umana. Gesù, fa’ che io non discuta tanto, non progetti tanto, non parli tanto di carità, ma che mi abbandoni più decisamente a te.

(Comunità di preghiera di Cuneo)

 

 

DOMENICA 18 AGOSTO 1991

 

“Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi li riterrete saranno ritenuti”. (Gv. 20,23)

Maestro, hai atteso fino alla tua risurrezione per dare al mondo il sacramento più dolce e più duro.

E’ il sacramento della gioia: era quindi logico che nascesse nell’epoca della gioia.

E’ il sacramento della risurrezione, della nascita a vita nuova, era logico che nascesse con la tua risurrezione.

E’ il sacramento della speranza, era logico che nascesse mentre il cuore della tua Chiesa vibrava di fede e di speranza.

E’ il sacramento del tuo amore, era logico che nascesse dopo la tua prova suprema di amore.

Ma è anche un sacramento che costa, infatti è un sacramento che ci ferisce l’orgoglio, ci smonta la superbia, ci mette di fronte alla triste realtà del nostro nulla e della nostra miseria. Fa’ che il nostro orgoglio non ci impedisca di apprezzare un dono avuto a prezzo del tuo sangue. (d. F.)

 

 

LUNEDI’ 19 AGOSTO 1991

 

“Tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete”. (Mt. 21,22)

Mio Dio, non mi sento mai così grande, come quando mi prostro nella polvere; così forte, come quando confesso le mie deficienze; così potente, come quando confesso la mia nullità; così libero, come quando congiungo le mani; così ricco, come quando espongo al cielo la povertà del mio spirito, la nudità del mio cuore. Preghiera! Non parole difficili né formule complicate, ma incontro semplice e affettuoso del figlio col Padre che si guardano negli occhi, si parlano col cuore. Gridò dell’ammalato che invoca il medico, dell’affamato che chiede un pezzo di pane, dell’assetato che brama l’acqua di fonte, del naufrago che implora un salvagente. Pianto del prodigo sulle soglie della casa paterna, lacrime di Maddalena sui piedi del Cristo, osanna trionfale del cuore esultante.

(Serafino Falvo)

 

 

MARTEDI’ 20 AGOSTO 1991

 

“Tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, sto per vomitarti dalla mia bocca”. (Ap. 3,15-16)

Noi ti preghiamo, Signore, perché la nostra mediocrità non ci faccia scambiare per un ideale l’assuefazione di una vita comoda.

Noi ti preghiamo, Signore, perché la nostra mediocrità non sia per noi un paravento d’egoismo e di chiusura di fronte ai nostri fratelli sofferenti. Noi ti preghiamo, Signore, perché la nostra mediocrità non ci consegni alla calma di un domani stabilito, di un’esistenza senza imprevisti.

Noi ti preghiamo, Signore, perché la nostra mediocrità non ci soffochi nell’apatia di chi tutto ha digerito e compreso, ma nulla risolto.

Noi ti preghiamo, Signore, perché la nostra mediocrità non sfiguri quell’immagine di uomini che dobbiamo formare, vivendo con occhi di futuro. (Ennio)

 

 

MERCOLEDI’ 21 AGOSTO 1991

 

“Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale”. (1 Pt. 2,5)

Il muratore posava il mattone sul letto di cemento. Con gesto preciso della sua cazzuola vi gettava una copertura, e senza chiedergli il parere posava su un nuovo mattone. A vista d’occhio le fondamenta salivano, la casa poteva elevarsi alta e solida per ospitare uomini. Ho pensato, Signore, a quel povero mattone interrato nella notte alla base del grande edificio. Nessuno lo vede ma lui fa il suo lavoro e gli altri hanno bisogno di lui. Signore, non conta che io sia in cima alla casa o nelle fondamenta purché o sia fedele, al mio posto, nella Tua Costruzione. (M. Quoist)

 

 

GIOVEDI’ 22 AGOSTO 1991

 

“Amiamoci l’un l’altro, perché l’amore viene da Dio, e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio”. (1 Gv. 4,7)

E’ una parola che si trova spesso in giro: sul tram, nei cartelloni pubblicitari, sulle riviste. Ci ossessiona nelle canzonette. I discorsi dei benpensanti la ripetono monotonamente; la usiamo nei discorsi quando non incontriamo sinonimi, la sogniamo persino. A forza di adoperarla è entrata in inflazione e non dice ormai più nulla. Forse è divenuta più suggestiva la sua contraria: l’odio. In un mondo pieno di parole, tutti la digeriscono. Col rischio di essere retorici; ti chiediamo, Signore, di imprimercela in fronte, come un marchio, questa parola, di farcela pesare ogni volta che la pronunciamo, di rendercela veramente amica, dato che l’abbiamo ridotta al ruolo di una serva, di gustare un poco di rimorso ogni volta che la usiamo. (Michele Villani)

 

 

VENERDI’ 23 AGOSTO 1991

 

“Guardate gli uccelli del cielo.., osservate come crescono i gigli del campo”. (Mt. 7,25-34)

Un albero morto che rispunta nell’alito della primavera, un bambino che balbetta la sua prima parola, un mare in tempesta che si placa, due innamorati che camminano tenendosi per mano, la luce improvvisa del sole che fora le nubi, un uomo che muore col sorriso sulle labbra, le formiche che ricostruiscono il formicaio calpestato, due operai che, a pranzo, si scambiano i panini, l’odore caldo della terra subito dopo la pioggia, un drogato raccolto per strada da un anonimo samaritano, un’astronave che ruota nello spazio immenso, il pianto di un uomo perdonato e quello di colui che perdona; queste, e mille altre sono, Signore, le occasioni sempre nuove del nostro stupore. (Luciano)

 

 

SABATO 24 AGOSTO 1991

 

“Chi di voi è senza peccato scagli contro di lei la prima pietra”. (Gv. 8,7)

Tu, davanti al “flagrante delitto”, non dici nulla! E loro “insistevano”; tu mostri allora la tua folgorante sapienza divina: “chi è pulito tiri la prima pietra”. Gesù, tu mi insegni chiaro ad avere un cuore grande, che imiti un poco il tuo cuore: non posso giudicare nessuno! lo sarei incappato in tutti i delitti della terra, se tu non mi avessi difeso in mille modi. Il peccatore che io giudico, che disprezzo, che condanno, se avesse avuto le grazie che tu hai dato a me, forse sarebbe un santo! E se io fossi passato nei suoi pericoli e non avessi avuto una guida, degli esempi, dei richiami, delle braccia vigorose che mi mettevano sul buon cammino, io sarei ben più in basso. Comunque io non sono mai autorizzato a giudicare un peccatore, tanto meno a condannarlo, tanto meno a punirlo! Grazie per questo richiamo di cui ho tanto bisogno. (d. G.)

 

 

DOMENICA 25 AGOSTO 1991

 

“Odi la voce del mio grido, o mio Re e mio Dio”. (Salmo 5,2)

Quando muore chi non dovrebbe, quando ti preghiamo ma tu non sembri porgere ascolto alla nostra supplica, quando la vita che ci hai dato sfocia nella morte, allora, Signore, siamo tentati di disprezzarti, concludiamo che non capisci nulla, che ti disinteressi di noi; ti riteniamo un Dio ingiusto. Aumenta la nostra fede, Signore, perchè possiamo comprendere che è nella trama dei nostri giorni di buio e d’incertezza che tu ti prepari ad accoglierci in un abbraccio definitivo. Amen. (Mirella Di Sabatino)

 

 

LUNEDI’ 26 AGOSTO 1991

 

“Le vostre ricchezze si son putrefatte ed i vostri vestiti son corrosi dalle tarme”. (Gc. 5,2-4)

Signore, ecco questo biglietto, mi fa paura. Tu conosci il suo segreto, Tu conosci la sua storia.

Quant’è pesante! Mi impressiona perché non parla, non dirà mai tutto quel che si nasconde nelle sue pieghe, non rivelerà mai tutti gli sforzi e le lotte che rappresenta. Porta su dì sè il sudore umano, è sporco di sangue, di delusione, di dignità infangata. E’ ricco di tutto il peso di lavoro umano che contiene e che forma il suo valore, è pesante, pesante, Signore. Mi impressiona, mi fa paura, perché ha dei morti sulla coscienza, tutti i poveracci che si sono uccisi sul lavoro, per lui... Per averlo, per possederlo qualche ora, per ottenere da lui un po’ di piacere, di gioia, di vita... In quante mani è passato, Signore? E che ha fatto in questi lunghi viaggi silenziosi? Ha offerto delle rose bianche alla fidanzata raggiante, ha messo il pane sulla tavola del focolare, ha permesso le risate dei giovani e la gioia degli anziani, ha pagato il consulto del medico salvatore, ha dato il libro che istruisce il bimbo.

Ma ha pagato l’assassinio del bimbo, nel seno della madre, ha sedotto l’adolescente e fatto dell’adulto un ladro. Ha comprato per qualche ora il corpo d’una donna, ha pagato l’arma del delitto e gli assi d’una bara. O Signore, Ti offro questo biglietto da diecimila lire, nei suoi misteri gaudiosi, nei suoi misteri dolorosi. Ti ringrazio per tutta la vita e la gioia che ha donato, Ti chiedo perdono per il male che ha fatto. Ma soprattutto, o Signore, Te lo offro per tutto il lavoro d’uomo, per tutta la pena d’uomo di cui è simbolo e che, domani finalmente, moneta incorruttibile, sarà mutata nella Tua vita eterna. (M. Quoist)

 

 

MARTEDI’ 27 AGOSTO 1991

 

“Chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti”. (At 2,45)

Fa’, o Signore, che lungo la mia strada io lasci, giorno per giorno, lungo il cammino, tutte quelle cose che, prima di partire, giudicavo indispensabili. E che, alla fine del mio viaggio, le sole cose da donare siano: la polvere di quella strada e la gioia del mio cuore. (Pietro)

 

 

MERCOLEDI’ 28 AGOSTO 1991

 

“Va’ e d’ora innanzi non peccare più”. (Gv. 8,11)

BUONA VOLONTA’

Gesù, sei davanti alla poveretta, che un giorno giudicherai, ma davanti a cui, ora, vuoi mostrare il tuo cuore di Padre, non di giudice: neppure io ti condanno! Cioè “anch’io ho pietà di te”, ti compatisco. Le chiedi una cosa sola: che capisca che il male è male e che abbia buona volontà, d’ora innanzi non peccare più. Tu non potevi mostrare maggiormente la tua bontà. La tua bontà non ha proprio limiti. lo mi sarei messo almeno a farle una predica; Tu non fai prediche, dici due parole e basta, ma hai tanta, tanta bontà. Però valgono più quelle due parole che un trattato di teologia morale: “Va’ e d’ora innanzi non peccare più!”. Devi avere buona volontà, il peccato è un cedimento della volontà, non è lui che domina noi, siamo noi i responsabili. Ti ringrazio anche di questo concetto sul peccato, che tu ora mi dai: serve tanto per me, mi deve interessare più dello scagliar  pietre. Ti ringrazio che mi fai capire che, quando cado, è perché la mia volontà è debole; devo irrobustire la mia volontà, in me deve comandare la “Legge” ad ogni costo, nelle piccole e grandi cose. E deve comandare anche la tua Legge, oltre quella di Mosè, la tua “nuova” Legge, quella che tu hai enunciato così: “Amatevi scambievolmente come io vi ho amati”, legge che è tremenda e che è, nelle mie mani, in continuo pericolo d’infrangersi.

 

 

GIOVEDI’ 29 AGOSTO 1991

 

“Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? che cosa berremo? che cosa indosseremo?”. (Mt. 6,31)

Le nostre città d’asfalto e di cemento sono l’immagine più appropriata del nostro cuore egoista. Viviamo in un universo chiuso, soffriamo la solitudine tra i grattacieli, sradichiamo gli alberi, inquiniamo l’aria con gli scarichi delle nostre industrie, formicoliamo nelle metropolitane, corriamo da un supermercato all’altro, con la tristezza di una vita tesa a far presto, a produrre, e a consumare, coi nervi a pezzi e la volontà di rifarci sugli altri alla prima occasione che ci capiti. Siamo massificati, integrati, svuotati, schiavi della macchina: una tana d’ominidi calvi, noiosi, e irrimediabilmente tristi.

Signore, dove finirà la nostra corsa? Nei frantumi di una sopravvivenza ibernata o nella pace dì un universo libero? Aiutaci, Signore, a rendere il nostro mondo più umano, inceppa la nostra folle corsa, facci capire quanto sia monotono costruire, e vivere, questo nostro mondo alienato. (Angelo Federici)

 

 

VENERDI’ 30 AGOSTO 1991

 

“lo ho avuto fame... e voi mi avete dato da mangiare”. (Mt. 25,35)

C’è un fratello affamato, ha gli occhi infossati e le costole in agghiacciante processione: noi siamo i responsabili.

C’è un fratello mutilato, ustionato dalle bombe, non avrà più fiducia negli uomini: noi siamo i responsabili.

C’è un fratello incarcerato, dicono che sia per una giusta causa, che era un ribelle sabotatore: noi siamo i responsabili.

C’è un fratello piagato, per una lebbra che si poteva curare con pochi spiccioli: noi siamo i responsabili. C’è un fratello nevrotico, perché è stato associato al ritmo crudele d’una macchina: noi siamo i responsabili. C’è un fratello discriminato, chiuso in un campo di raccolta, circondato da filo spinato: noi siamo i responsabili. C’è un fratello moribondo, che rantola in un’agonia che sa d’odio e di vendetta: noi siamo i responsabili. Ogni volta che un nostro fratello è: affamato, mutilato, incarcerato, denudato, piagato, nevrotico, discriminato, moribondo, è Cristo che soffre e noi siamo i responsabili. (Giuseppe Maggioni)

 

 

SABATO 31 AGOSTO 1991

 

“Celebrate il Signore, perché è buono; eterna è la sua misericordia Grazie”. (sal 117)

Signore. Grazie.

Grazie per tutti i regali che Tu mi hai offerti oggi, grazie per tutto quello che ho veduto, sentito, ricevuto.

Grazie per l’acqua che mi ha svegliato, per il sapone profumato e il dentifricio fresco.

Grazie per il mio lavoro, i miei strumenti, i miei sforzi.

Grazie per la strada accogliente che mi ha portato, per le vetrine dei negozi, per le vetture, per i passanti, per tutta la vita che scorreva rapida fra i muri delle case.

Grazie per il cibo che mi ha sostenuto, per il bicchiere di birra che nel pomeriggio mi ha dissetato.

Grazie per la moto che docilmente m’ha condotto ove desideravo, per la benzina che l’ha fatta correre, per il vento che mi ha accarezzato il viso e per gli alberi che mi hanno salutato al passaggio.

Grazie per il bimbo che ho guardato giocare sul marciapiede di fronte, grazie per i suoi pattini a rotelle e per l’aria strana che aveva quand’è caduto.

Grazie per i saluti che mi hanno rivolto, per le strette di mano che ho dato, per i sorrisi che mi hanno offerto. Grazie per il tetto che mi ripara, per la luce che mi rischiara, per la radio che canta.

Grazie per la notte quieta, grazie per le stelle.

Grazie per il silenzio.

Grazie per il tempo che Tu mi hai dato.

Grazie per la vita.

Grazie per la grazia.

Grazie d’esser qui, o Signore.

Grazie di ascoltarmi, di prendermi sul fascio dei tuoi beni

serio, di ricevere nelle Tue mani il fascio dei miei doni per offrirli al Padre tuo.

Grazie, o Signore.

Grazie.

(M. Quoist)

     
     
 

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