Archivio

 
     

UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

LUGLIO  1991

 

 

 

LUNEDI’ 1 LUGLIO 1991

   

“Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. (Mt. 8,20)

Gesù ci ricorda la sua scelta di amore per noi: Lui, il Signore dell’universo non ha una casa. Lui è sempre in viaggio per cercarci; Lui non ha casa perché cerca casa presso il nostro cuore. Anche chi vuole seguirlo non deve cercare sicurezze o tranquillità umane ma deve essere disponibile a cercarlo, a seguirlo, a portarlo. Seguire Gesti è una avventura, è rischiare la propria vita, ma anche riscoprire la gioia di vivere, di essere totalmente liberi, di aver trovato Colui per il quale vale la pena “vendere tutto, darlo ai poveri” per poterlo seguire.

 

 

MARTEDI’ 2 LUGLIO 1991

  

“Sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia”. (Mt. 8,26)

Un commento di A. Pronzato:

L’episodio della tempesta placata ci rimanda alla lotta sostenuta da Cristo contro le potenze del male e della morte nella sua passione. Sarà quella la vera tempesta che si abbatterà su di lui e che minaccerà di inghiottirlo insieme ai suoi apostoli paurosi e vacillanti. Allora si capovolgeranno le parti. Saranno i discepoli a dormire, mentre Cristo veglia e lotta. Ma quello sarà un sonno colpevole, il sonno dell’estraniarsi, della non partecipazione all’avventura. Il sonno di Cristo significa un’assenza presente. Il mio sonno, troppo spesso, è una presenza assente. Con Gesù si rischia sempre di sbagliare perfino il modo di dormire.

 

 

MERCOLEDI’ 3 LUGLIO 1991

 

“Tommaso, uno dei dodici, chiamato Didimo”. (Gv. 20,24)

S. Giovanni nel suo vangelo ci dice che Tommaso aveva un soprannome: Didimo, che significa “Gemello”. La tradizione vuole che fosse chiamato così perché assomigliava molto a Gesù, ma penso che Giovanni con questa indicazione volesse ricordare che chi vuoi essere apostolo, deve essere “gemello”, somigliante a Gesù. Ciò non toglie che Tommaso abbia le sue debolezze, abbia un cammino di fede da fare prima di arrivare ad abbandonarsi totalmente al Risorto dicendo: “Mio Signore e mio Dio”. Il Signore non vuole che il credente perda la sua identità, ma invita ciascuno di noi a “diventargli somigliante”. Davanti a certi santi di ieri e di oggi è facile dire: “E’ stato come Gesù”; chissà se chi mi vede sul lavoro, in casa può dire: “Quel cristiano nel suo modo di agire, di pensare somiglia a Gesù”?

 

 

GIOVEDI’ 4 LUGLIO 1991

 

“Ma Gesù conoscendo i loro pensieri disse: Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore?”. (Mt. 9,4)

C’è sempre una buona ragione per pensare male del prossimo.

Gesù perdona e guarisce e qualcuno lo giudica un senza Dio e bestemmiatore. Ecco, a tal proposito un raccontino significativo: Una tartaruga passava in campagna la sua vita tranquilla. Un giorno le arrivò l’invito di una sua cugina, che abitava in città, perché andasse a trovarla. Spinta dal desiderio di vedere un po’ di mondo, la tartaruga campagnola accettò l’invito. La distanza non era molta, non più di un chilometro, ma per la tartaruga era già un bel viaggio. Si illuse tuttavia di compierlo in breve tempo e solo il mattino dopo si mise in cammino. “Con il mio passo sicuro e costante”, pensò, “prima di mezzogiorno sarò certamente arrivata. Giusto in tempo per sedermi a tavola”. Partì cantarellando. Cammina, cammina, cammina... A mezzogiorno la tartaruga aveva percorso appena qualche centinaio di metri. Quando sentì battere dodici rintocchi ad un campanile, sbottò: “Che stupido campanile! Non sarà neppure un’ora che mi sono mossa da casa, e già suona mezzogiorno. Sono tutti sgangherati questi orologi e i campanari sono ubriaconi!”. Cammina, cammina.., Il sole tramontò e le stelle spuntarono tremolanti, ma la tartaruga non era neanche a metà strada. Più arrabbiata che mai, si mise ad inveire: “li mondo non è più quello di una volta! il sole tramonta più presto, le stelle si affacciano fuori orario e le giornate non sono più di ventiquattro ore!”. E, borbottando, riprese il suo cammino, maledicendo la strada, troppo sassosa e storta. C’è sempre una buona ragione per pensare male del prossimo.

 

 

VENERDI’ 5 LUGLIO 1991

 

“Misericordia io voglio e non sacrificio”. (Mt. 9,13)

Un giorno, un giovane che sfuggiva ad un implacabile nemico arrivò in un villaggio. Gli abitanti lo accolsero con cortesia e gli offrirono un nascondiglio sicuro. Il giorno dopo arrivarono i soldati che lo inseguivano. Entrarono di forza nelle case, perquisirono cantine e soffitte e poi radunarono nella piazza tutti gli abitanti del villaggio. “Appiccheremo il fuoco al villaggio e passeremo per le armi tutti gli uomini se non ci consegnate quel giovane prima dell’alba di domani”, gridò il loro comandante. Il capo del villaggio, lacerato dal dilemma se consegnare il ragazzo ai soldati o fare uccidere la sua gente, si ritirò in camera e aprì la Bibbia, sperando di trovarvi una risposta prima dell’alba. Dopo molte ore, di prima mattina, il suo sguardo cadde su queste parole: “E’ meglio che perisca un solo uomo piuttosto che si perda tutto il popolo”. Il capo del villaggio chiuse la Bibbia, chiamò i soldati e indicò loro il nascondiglio del ragazzo. Dopo che i soldati ebbero portato via il fuggiasco per ucciderlo, al villaggio vi fu una festa perché il capo aveva salvato le loro vite e il villaggio. Ma il capo non si unì ai festeggiamenti. Oppresso da profonda tristezza rimase nella sua stanza. La notte, un angelo andò da lui e gli chiese: “Che cosa hai fatto?”. Ed egli rispose: “Ho consegnato il fuggiasco al nemico L’angelo allora disse: “Ma non sai che hai consegnato il Messia?”. “Come potevo saperlo?”, replicò il capo del villaggio angosciato. E l’angelo: “Se invece di leggere la tua Bibbia fossi andato una sola volta a trovare quel ragazzo e lo avessi guardato negli occhi, lo avresti saputo”.

 

 

SABATO 6 LUGLIO 1991

 

“Perché mentre noi digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?”. (Mt. 9,14)

Quante volte cerchiamo di comprarci Dio con le pratiche religiose! “Questo rosario lo dico perché il Signore mi dia... “Faccio i primi nove venerdì del mese così sono sicuro di andare in Paradiso” “Vado a Messa la domenica così sono a posto con Dio” “Sono stato generoso con quel povero... adesso tocca a te, Signore!”. Gesù è venuto a liberarci da queste schiavitù! Dio è un padre buono, non un commerciante! Se c’era qualcosa da pagare l’ha già fatto Gesù per tutti noi! Il Signore non vuole delle cose, vuole te!

 

 

DOMENICA 7 LUGLIO 1991

 

“E si scandalizzavano di lui”. (Mc. 6,3)

Gli abitanti di Nazareth, i concittadini di Gesù, non riescono a riconoscere in Lui il messia. Lo conoscono! E’ possibile che Dio scelga il suo messia proprio tra loro? Ed ecco allora che  stroncano Gesù con un giudizio preconcetto. Quante energie soffocate, quanti scoraggiamenti, quanta gioia distrutta dai nostri giudizi decisi e  inappellabili su coloro che crediamo di conoscere. Ma pensiamo anche al fatto che Dio per parlare a noi non si serve di gente fuori del comune, ma di persone qualsiasi, di cui dobbiamo riconoscere la presenza imprevedibile del suo inviato. L’ospite, il vicino, l’ammalato, lo straniero, l’amico, il nostro prossimo, insomma: l’incontro con l’altro può essere un momento di grazia, se il nostro cuore è aperto e disponibile.

 

 

LUNEDI’  8 LUGLIO 1991

 

“Vieni, imponi la tua mano su di lei ed essa vivrà!”. (Mt.9,18)

Un uomo anziano si era ammalato gravemente. Il suo parroco andò a visitarlo in casa. Appena entrato nella stanza del malato, il parroco notò una sedia  vuota, sistemata in una strana posizione, accanto al letto su cui riposava l’anziano e gli domandò a che cosa serviva. L’uomo gli rispose, sorridendo debolmente: “Immagino che ci sia Gesù seduto su quella sedia e prima che lei arrivasse gli stavo parlando... Per anni avevo trovato estremamente difficile i la preghiera, finché un amico mi spiegò che la preghiera consiste nel parlare con Gesù. Così ora immagino Gesù seduto su una sedia di fronte a  me e gli parlo e ascolto cosa mi dice in risposta. Da allora non ho più avuto difficoltà nel pregare”. Qualche giorno dopo, la figlia dell’anziano signore si presentò in canonica per informare il parroco che suo padre era morto. Disse: “L’ho lasciato solo per un paio  d’ore. Quando sono tornata nella stanza l’ho trovato morto con la testa appoggiata sulla sedia vuota che voleva sempre accanto al suo letto”.

 

 

MARTEDI’ 9 LUGLIO 1991

 

“Cominciò a parlare e la folla presa dallo stupore diceva: Non si i mai vista una cosa simile in Israele”. (Mt. 9,33)

I farisei avevano cercato di mettere in imbarazzo Gesù: ora è lui che parte al contrattacco, e la “gente lo ascoltava volentieri”. Non ci è dato di sapere se ascoltano volentieri Gesù perché parla del Messia intronizzato alla destra di Dio o perché cava la pelle all’ipocrisia e all’orgoglio degli scribi. Probabilmente è per questa seconda ipotesi: la predica più bella, più facile è sempre quella che è destinata agli altri. Succede spesso anche a noi: ci piace Gesù quando mette in scacco i saccenti, i cosiddetti sapienti, i potenti: ma la Parola di Dio non avrà anche qualche maschera ipocrita da togliere a me?

 

 

MERCOLEDI’ 10 LUGLIO 1991

 

“E strada facendo, predicate che il Regno dei cieli è vicino”. (Mt. 10,7)

La mentalità dell’efficientismo, dell’ “organizzare dati e forze” e entrata anche nella Chiesa. A leggere certi documenti che girano tra preti, con inchieste, test, organigrammi c’è da pensare che per annunciare Gesù, Figlio di Dio, morto e risorto per noi sia necessaria una organizzazione computerizzata. Eppure sono convinto che molti pensino, visti i risultati in politica e nella vita della società, che se si vuole non combinare più niente, basta istituire “una commissione che studi il problema”. Gesù è molto più semplice: manda e dice: “Lungo la strada annunciate che il Regno dei cieli è vicino”. Per essere testimoni, più che cercare modi e forme, basta esserlo! Quante occasioni lungo la nostra strada: quell’amico, quei malato, quel momento di riposo, quella tensione da affrontare con fede... Signore, ti preghiamo, aiuta noi tuoi discepoli, a non voler decidere da soli la nostra missione, ma aiutaci a far fruttificare i tuoi doni con umiltà ed efficacia, là dove tu vuoi che lavoriamo.

 

 

GIOVEDI’ 11 LUGLIO 1991

 

“Beato chi cammina nelle vie del Signore (Salmo 111)

La figura di S. Benedetto ci richiama oggi ai valori dello Spirito, della contemplazione, della preghiera.

Un uomo si era perso nel deserto. Esaurita la scorta di viveri e di acqua, si trascinava penosamente sulle ghiaie roventi, Improvvisamente vide davanti a sé delle palme e udì un gorgoglio d’ acqua. Ancora più sconfortato pensò: “Questo è un miraggio. La mia fantasia mi proietta davanti i desideri profondi del mio subconscio. Nella realtà non c’è assolutamente niente”. Senza più speranza, vaneggiando, si abbandonò esamine al suolo. Poco tempo dopo, lo trovarono due beduini. Il poveretto era ormai morto. “Ci capisci qualcosa?”, disse il primo. “Così vicino all’oasi, con l’acqua a due passi e i datteri che quasi gli cadevano in bocca! Com’è possibile?”. Scuotendo il capo, l’altro disse: “Era un uomo moderno”. Gli adoratori di quest’era tecnologica sono disposti a considerare reale solo quanto si presta a una classificazione razionale. Si adagiano volentieri nell’idea che con il loro pensiero scientifico si trovano su un terreno solido, mentre contemporaneamente sprofondano nel vuoto attraverso gli abissi della disperazione, dell’angoscia. Non si comprendono i segreti di Dio. Si adorano.

 

 

VENERDI’ 12 LUGLIO 1991

 

“Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”. (Mt. 10,16)

Sembra difficile conciliare semplicità e prudenza nell’annuncio del vangelo, anche perché qualche volta confondiamo semplicità con ingenuità, se non addirittura con imbecillità. Gesù non intendeva questo! Il raccontino che segue può essere un esempio:

Una volta un samurai grosso e rude andò a visitare un piccolo monaco. “Monaco”, gli disse “insegnami che cosa sono l’inferno e il paradiso!”. Il monaco alzò gli occhi per osservare il potente guerriero e rispose con estremo disprezzo: “insegnarti che cosa sono l’inferno e il paradiso? Non potrei insegnarti proprio niente. Sei sporco e puzzi, la lama del tuo rasoio si è arrugginita. Sei un disonore, un flagello per la casta dei samurai. Levati dalla mia vista, non ti sopporto”. Il samurai era furioso. Cominciò a tremare, il volto rosso dalla rabbia, non riusciva a spiccicare parola. Sguainò la spada e la sollevò in alto, preparandosi a uccidere il monaco. “Questo è l’inferno”, mormorò il monaco. Il samurai era sopraffatto. Quanta compassione, quanta resa in questo ometto che aveva offerto la propria vita per dargli questo insegnamento, per dimostrargli l’inferno! Lentamente abbassò la spada, pieno di gratitudine e improvvisamente colmo di pace. “E questo è il paradiso”, mormorò il monaco.

 

 

SABATO 13 LUGLIO 1991

 

“Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli”. (Mt. 10,32)

Come fare a riconoscere Gesù davanti agli uomini? Direi prima di tutto evitando due eccessi: il primo è quello di imporre Gesù agli altri. Conosciamo tutti persone intransigenti dal punto di vista religioso che, o la pensi come loro  (e spesso più che annunciare Gesù annunciano se stessi o una serie di norme e di pratiche) o sei il diavolo. Oppure quello di nascondere la propria  fede per timore, magari mascherando questo atteggiamento con un falso rispetto della libertà altrui. Riconoscere Gesù davanti agli uomini non ha neppure bisogno di tante prediche ma è manifestare i valori di Gesù, ad esempio far vedere concretamente la nostra speranza, là dove tutti dicono che non ce n’è più, rinunciare per fede a certi privilegi che ci verrebbero ragionando solo per interessi o per mentalità comune, dicendo la nostra fede anche se ci costerà qualche sorrisetto di commiserazione, facendo scelte di vita che tengono conto degli altri, dicendo il nostro desiderio di Eucaristia domenicale anche se la nostra compagnia ci darà del bigotto...

 

 

DOMENICA 14 LUGLIO 1991

 

“Amos disse: Ero un pastore e un raccoglitore di sicomori. Il Si­gnore mi prese di dietro al bestiame e mi disse: Va, profetizza al mio popolo, Israele”. (Amos 7,14—15)

Una riflessione di Romano Guardini:

Non si rende nessun servizio a un apostolo considerandolo come “una grande personalità religiosa”; non di rado l’incredulità comincia proprio da qui. Ciò che contraddistingue l’apostolo non è il suo valore umano, la sua creatività spirituale, la sua influenza religiosa, ma la chiamata di Gesù Cristo, la missione che ha ricevuto, il sigillo che gli è stato impresso... L’apostolo non parla in nome proprio, ma in nome di Cristo. Non si lascia guidare dalla propria scienza o dalla propria esperienza, ma dalla parola di Dio e dalla missione ricevuta. E colmo di Cristo, impregnato del suo pensiero. Il Signore è la sostanza della sua vita. Lui egli porta, non in virtù della propria esperienza religiosa personale, ma perché il Signore lo ha scelto per questo.

 

 

LUNEDI’ 15 LUGLIO 1991

 

“Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra”. (Mt. 10,34)

“Pace in terra agli uomini che Egli amaavevano cantato gli angeli sulla grotta di Betlemme. Secondo antiche tradizioni la venuta del Messia doveva corrispondere ad un’epoca di pace. Gesù risorto stesso inizia ogni sua apparizione con le parole “Pace a voi”. Insomma, la venuta di Gesù avrebbe dovuto risolvere tutti i pro­blemi, avrebbe dovuto portare la pace... Eppure Gesù non ha trovato pace: nei nome di Dio lo hanno messo in croce, gli apostoli, predicatori della pace, della non violenza hanno trovato prigioni, flagellazioni, catene, martirio. Gesù con la parola di oggi è chiaro: il dissidio tra bene e male non è finito con la sua venuta, anzi aver fede in Lui significa mettersi sulla sua scia di lotta contro il male, contro una mentalità che non lo accetta; significa avere nel cuore la tranquillità, la pace di Dio che ti dà la forza di lottare. Gesù non è un anestetico contro le difficoltà che con lui spariscono, ma è il coraggio per, affrontare la lotta contro il male.

 

 

MARTEDI’ 16 LUGLIO 1991

 

“Gesù si mise a rimproverare le città nella quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite”. (Mt. 11,20)

Quante volte siamo stati tentati di dire: “Se il Signore intervenisse, se facesse quel miracolo...” e quasi ci lamentiamo che il Signore non ci doni una buona dose di miracoli quotidiani: “Eppure, ci fosse qualche miracolo la gente si convertirebbe!’’ Gesù ne ha fatti tanti di miracoli eppure la maggioranza dei suoi contemporanei non si è convertita. Anche nel nostro quotidiano ci sono tanti segni della presenza del Signore: dalla sua parola ai suoi sacramenti, dal dono del tempo alla forza nell’affrontare le difficoltà. Chissà se non vale anche per noi il rimprovero di Gesù?

 

 

MERCOLEDI’ 17 LUGLIO 1991

 

Gesù disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”. (Mt. 11,25)

Un giorno, un uomo si fermò in mezzo ad un gruppo di ragazzi, che giocavano in un cortile. L’uomo si mise a far capriole e ogni sorta di buffonate per far divertire i ragazzi. La madre di uno dei ragazzi osservava dalla finestra. Dopo un po’ scese in cortile e si avvicinò a suo figlio. “Ah! Costui è veramente un santo”, gli disse. “Figlio mio, va’ da lui”. L’uomo pose una mano sulla spalla del ragazzo e gli chiese: “Mio caro, che cosa vuoi fare?”. “Non lo so”, rispose il ragazzo. “Che cosa vuoi, che io faccia?”. “Devi essere tu a dirmi che cosa avresti voglia di fare”. “Oh, a me piace giocare “E allora, vuoi giocare con il Signore?”. Il ragazzo rimase interdetto, senza sapere che cosa rispondere. Allora il santo soggiunse: “Se tu riesci a giocare con il Signore, farai la cosa più bella che si possa fare. Tutti prendono Dio talmente sul serio da renderlo mortalmente noioso. Gioca con Dio, figliolo. E’ un compagno di gioco incomparabile”.

 

 

GIOVEDI’ 18 LUGLIO 1991

 

“Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite ed umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime”. (Mt. 11,29)

IL GRANDE BURRONE

Un uomo sempre scontento di sé e degli altri continuava a brontolare con Dio perché diceva: “Ma chi l’ha detto che ognuno deve portare la sua croce? Possibile che non esista un mezzo per evitarla? Sono veramente stufo dei miei pesi quotidiani!”. Il buon Dio gli rispose con un sogno. Vide che la vita degli uomini sulla Terra era una sterminata processione. Ognuno camminava con la sua croce sulle spalle. Lentamente, ma inesorabilmente, un passo dopo l’altro. Anche lui era nell’interminabile corteo e avanzava a fatica con la sua croce personale. Dopo un po’ si accorse che la sua croce era troppo lunga: per questo faceva tanta fatica ad avanzare. “Sarebbe sufficiente accorciarla un po’ e tribolerei molto meno”, si disse. Si sedette su un paracarro e, con un taglio deciso, accorciò d’un bel pezzo la sua croce. Quando ripartì si accorse che ora poteva camminare molto più spedito e leggero. E senza tanta fatica giunse a quella che sembrava la meta della processione degli uomini. Era un burrone: una larga ferita nel terreno, oltre la quale per? incominciava la “terra della felicità eterna Era una visione incantevole quella che si vedeva dall’altra parte del burrone. Ma non c’erano ponti, né passerelle  per attraversare. Eppure gli uomini  passavano con facilità. Ognuno si toglieva la croce dalle spalle, l’appoggiava sui bordi del burrone e poi ci passava sopra.  Le croci sembravano fatte su misura: congiungevano esattamente i due margini del precipizio. Passavano tutti. Ma non lui. Aveva accorciato la sua croce e ora essa era troppo corta e non arrivava dall’altra parte del baratro. Si mise a piangere e a disperarsi: “Ah, se l’avessi saputo!” Ma, ormai, era troppo tardi e lamentarsi non serviva a niente.

 

 

VENERDI’ 19 LUGLIO 1991

 

“I farisei gli dissero: I tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato”. (Mt. 12,2)

La prima tentazione di coloro che si ritengono giusti è evidenziare la propria giustizia e osservanza accusando chi non si comporta come loro. Così spesso la Chiesa, i moralisti, i benpensanti sono portati a considerare peccatori tutti coloro che non fanno parte del loro gruppo. E anche le norme morali che dovrebbero servire come via per indirizzare al bene diventano assoluti da imporre (specialmente agli altri). Gesù non ha diviso in buoni e cattivi (questa scelta dipende dall’uomo stesso) ma ha guardato a tutti come a dei fratelli amati da Dio e pur proponendo delle norme morali molto impegnative (“Ama i tuoi nemici”, ‘sii perfetto come é il Padre tuo”) ha sempre guardato con misericordia all’uomo non giudicandolo per quello che di lui appare ma invitandolo a trovare dentro se stesso l’immagine di figlio di Dio che è stata donata a ciascuno.

 

 

SABATO 20 LUGLIO 1991

 

“Non spegnerà il lucignolo fumigante”. (Mt. 12,20)

Quanto è facile stroncare un uomo, uccidere la speranza! Quanti ragazzi avrebbero voluto sentirsi dire dai genitori “Riprova ancora — nonostante  tutto lo sai che ci sono io e ti voglio bene” e invece sono stati delusi da un: “non vali proprio niente... sei sempre il solito.., lascia perdere, faccio io, tu non sei capace”. E anche nella confessione quante persone avrebbero capito la misericordia del Signore se invece di sentirsi tuonare addosso le fiamme dell’inferno, avessero trovato nel sacerdote l’invito all’impegno che nasce dal perdono di Dio paziente e misericordioso. Gesù non stroncava se non coloro che pensavano di essere già dei supergiusti. Gli è bastato uno sguardo e un invito all’amore per recuperare Pietro, gli basta un po’ di fede per operare miracoli.

 

 

DOMENICA 21 LUGLIO 1991

 

“Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro perché erano come pecore senza pastore e si mise a insegnare loro molte cose (Mt. 6,34)

Gli apostoli sono appena tornati dalla loro prima missione: sono stanchi ma anche meravigliati: Dio ha operato attraverso loro conversioni e miracoli. Sono eccitati, vogliono raccontarsi tutto, vogliono soprattutto confrontarsi con Gesù, chiedere spiegazioni.., e organizzano una giornata di ritiro spirituale. Gesù sembra starci. I discepoli avranno organizzato le domande, il riposo; ed ecco la folla che rovina questo bel programma. Gesù non risponde con parole alle domande, non fa più la predica del ritiro ma ama concretamente la gente e dà così la più bella risposta agli apostoli: bisogna amare la gente a cui si è mandati, essere disposti non solo a predicare ma a “farsi mangiare” da essa, Salta la giornata di ritiro ma non il frutto se gli apostoli hanno imparato a dare tutto, anche una sana vacanza, per amore.

 

 

LUNEDI’ 22 LUGLIO 1991

 

“Maria Maddalena andò subito ad annunziare ai discepoli: Ho visto il Signore”. (Gv. 20,18)

Maria Maddalena, la peccatrice perdonata, diventa “l’apostola” degli apostoli; perché è lei che per prima annuncia loro la risurrezione di Gesù. E Gesù, attraverso i fatti continua a manifestarci la sua pedagogia. Noi continuiamo a voler dividere con i nostri criteri umani, con una linea di demarcazione netta il bene e il male, i giusti e gli ingiusti, la santità e la cattiveria. Gesù invece, vede le persone e non ricusa di servirsi di una “ex peccatrice” per portare l’annuncio della risurrezione alla “santità della Chiesa” che in quel momento se ne stava rincantucciata nel timore, nella poca fede e nel rinnegamento. Apriamo gli occhi: forse, proprio da quella persona da cui a nostro giudizio “ci aspettiamo poco”, può venire a noi l’invito alla vera fede.

 

 

MARTEDI’ 23 LUGLIO 1991

 

“Chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli?” (Mt. 12,48)

Gesù, più volte, aveva sottolineato che per essere discepoli “bisogna lasciare padre e madre” e aveva insistito ancor di più quando aveva detto di non esser venuto a portare la pace come la intende il mondo ma, anzi, che a causa del suo nome “i padri insorgeranno contro i figli e i figli contro i padri Non è che Gesù ci dica di non amare la nostra famiglia. Non è neppure che Gesù non ami profondamente Maria, ma per Lui, ora, non è importante sottostare alla volontà della sua famiglia ma fare la volontà di Dio; ed esaltando coloro che cercano di fare come Lui, fa il grande elogio di sua Madre che per tutta la vita ha realizzato il suo avvenga di me secondo la tua parola

 

 

MERCOLEDI’ 24 LUGLIO 1991

 

“Ecco il seminatore uscì a seminare”. (Mt. 13,3)

Quando leggiamo la parabola del seminatore, il più delle volte ci preoccupiamo di quanto frutto debba portare il seme o a quale genere di terreno apparteniamo. Penso sia importante soprattutto interessarci del seminatore perché vogliamo capire il comportamento di Dio. Dio semina e semina in abbondanza in tutti i cuori. Dio ha talmente fiducia nel suo seme (e non sarà proprio Gesù il chicco di frumento che cade nella terra e muore?), che lo sparge abbondantemente in tutti i cuori? Dio ha fiducia in me e in te, nonostante tutto. Qualche volta siamo tentati di dire: “Ma come è possibile che porti frutto nel mio cuore indurito?”. Ma “nulla è impossibile a Dio”.

 

 

GIOVEDI’ 25 LUGLIO 1991

 

“I capi delle nazioni dominano su di esse. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo (Mt. 20,25-26)

Quanto attuali sono queste parole di Gesù per noi! Ancora oggi la Chiesa è incrostata di forme di potere umano e mentre si annuncia l’umiltà e il servizio non ci si sdegna di approfittare di appoggi o di strizzare occhiate a chi può magari nascondendo il tutto con la scusa di poter annunciare meglio il vangelo. Anche nelle comunità parrocchiali si fa tutto per il regno di Dio, ma guai a toccarmi quel posto, quel ruolo che mi sono “conquistato”. E’ difficile nel nostro mondo riscoprire la parola servire: siamo troppo abituati a servirci. Eppure è solo quando e non solo formalmente, perderemo i titoli di “santità”, “eccellenza”, “monsignore”, “padre”, “presidente”... che saremo più liberi di rispondere a Dio e ai fratelli: “Hai bisogno di qualcosa da me?”.

 

 

VENERDI’ 26 LUGLIO 1991

 

“Non ti farai idolo, né immagine alcuna. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai”. (Es. 20,4)

L’uomo si è emancipato! Non è più l’epoca degli idoli! Sembra strano ma l’uomo in tutte le epoche se si libera di qualche idolo se ne crea subito un altro. Noi non adoriamo più statue ma per qualcuno la macchina, il telefonino cellulare, il vestito firmato sono diventati lo “status-simbol” (oggi l’idolo si chiama così). Si baratta poi volentieri la fede, i sacramenti con l’acqua di Lourdes o con riti più o meno magici (chissà come mai prolificano tanto maghi e riti esoterici!). E tu qualche idolo non ce l’hai? e qualche rito propiziatorio lo compi magari anche solo “toccando ferro” o qualcos’altro? Dio è geloso. Ma lo fa anche per noi. Ci vuole per sé perché sa che l’unica vera felicità riposa in Lui.

 

 

SABATO 27 LUGLIO 1991

 

“Onora tuo padre e tua madre”. (Es. 20,12)

Tutte le estati, quando i giornali e le televisioni non hanno granché da dire, ecco che si tira in ballo il problema degli anziani lasciati soli a casa e con fare sbrigativo e demagogico si punta il dito contro figli (normalmente dotati di famiglia propria con tutti gli annessi e connessi) che “se ne vanno in ferie” abbandonando i genitori anziani. Nulla togliendo alla gravità e complessità del problema, mi pare sia troppo facile il modo con cui si punta il dito alla ricerca di un colpevole. E’ vero che ci sono figli che si lavano le mani degli anziani e non è certamente da cristiani, ma è anche vero che ci sono genitori anziani che non si rendono conto che i figli sposati hanno una loro famiglia, delle loro precise responsabilità. Conosco anziani ingiustamente abbandonati, ma conosco dei nipoti a cui “per guardare i nonni è stata rapinata l’infanzia, conosco degli anziani possessivi che sono riusciti a rovinare le famiglie dei figli. “Onora tuo padre e tua madre” ha sempre un valore di indicazione universale, ma come tutti i comandamenti non riguarda solo qualcuno che deve fare e qualcuno che deve ricevere, il comandamento coinvolge i figli, ma anche i genitori.

 

 

DOMENICA 28 LUGLIO 1991

 

“Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. (Gv. 6,5)

Una riflessione di P. Talec:

Se oggi non viene moltiplicato il pane per tanti uomini che muoiono di fame, non è perché Dio è venuto meno all’umanità, ma perché l’uomo non è fedele all’uomo, perché l’uomo non è fedele a se stesso. Invaso dalla furia di vivere, non si preoccupa di moltiplicare dentro di sé quelle sorgenti interiori che ogni giorno rinnovano il desiderio di vivere. Sì, Dio ci chiede oggi di moltiplicare per noi e per gli altri quel pane della vita che ha tutte le forme dell’esistenza. In questo senso, il pane è senza dubbio qualcosa di più delle calorie necessarie alla nostra sopravvivenza, Il pane è impastato di Spirito, Il pane è spirituale. Anche se non si esprimono in questo modo, gli uomini d’oggi lo sentono confusamente; non per nulla nella lotta per un mondo diverso non reclamano soltanto pane, ma “pane e rose”. In ultima analisi, il miracolo della moltiplicazione dei pani ci rivela che il pane è più che pane, e l’uomo è più grande dell’uomo, e la vita è più bella della vita...

 

 

LUNEDI’ 29 LUGLIO 1991

 

“Una donna perfetta chi potrà trovarla? (Prov. 31,10)

Forse non vi è mai capitato di sentire parlare del Tenente dell’Aeronautica Statunitense John Blandford. La sua avventura è sembrata a me quasi una parabola della nostra vita cristiana. Sarei tentato di iniziare così: la vita cristiana è simile ad un progressivo innamoramento. Proprio come capitò al nostro tenente che si innamorò di una donna senza averla potuta vedere. Ma il coraggio, la saggezza e la tenerezza che traboccavano da ogni lettera che Hollis Meynell gli aveva inviato al fronte avevano finito per fare breccia nel cuore di lui. “Mandami una tua foto, Hollis” le aveva scritto un giorno. E si era sentito rispondere un garbato fermo no! Perché — aveva motivato la ragazza — se il tuo sentimento per me è serio, il mio aspetto non deve aver troppa importanza, non ti pare? Supponi ch’io sia bella: allora teme— rei che tu m’abbia ad amare solo per questo. E ciò mi disgusterebbe. Supponi invece che non lo sia: ed allora avrei timore che tu potresti continuare a scrivere solo per paura di restare solo. No, nessuna foto mia, per ora. Quando ritornerai a New York mi vedrai e deciderai. Ed ora il nostro tenentino era lì alla stazione centrale di New York con il cuore in gola perché l’atteso appuntamento era stato fissato per le otto e mancavano pochi secondi ormai. Quand’ecco farsi avanti, splendida nella sua giovinezza, una ragazza che, sorridente, lo invitava: “Andate nella mia direzione, tenente?”. Mio Dio, dirà poi Blandford, come avrebbe voluto gridare “sì” il cuore proteso tutto verso di lei. Ma purtroppo non era Hollis. Hollis infatti la seguiva di poco: era una donna serena e simpatica anche, ma decisamente non la si poteva più dire né giovane né bella. Ma non v’erano dubbi sulla sua identità perché al risvolto del cappotto portava una rosa rossa ed era questo il convenzionale segno di riconoscimento. Allora il tenente scattò sull’attenti e salutò:Sono John Blandford — disse — e voi siete Hollis Meynell. Posso invitarvi a cena?”. Ma presto le ultime parole gli si smorzarono in gola. John era letteralmente frastornato da ciò che la donna gli stava dicendo: “Non capisco bene di che si tratta, giovanotto. So soltanto che quella ragazza che avete appena visto mi ha caldamente pregato di appuntarmi questa rosa rossa sul cappotto e mi ha detto che se mi aveste chiesto di venire con voi avrei dovuto rispondervi che lei vi aspetta in quel ristorante lì di fronte. Ha aggiunto che questa era una specie di prova”.

 

 

MARTEDI’ 30 LUGLIO 1991

 

“Li getteranno nella fornace (Mt. 13,42)

Impegnare la propria anima! C’è da dire con spavento che innumerevoli uomini nascono, vivono e muoiono senza essersi neanche una volta realmente serviti della loro anima, sia pure per offendere Dio... La dannazione non consisterà forse nello scoprire molto tardi, troppo tardi, dopo la morte, di aver avuto un’anima assolutamente inutile, ancora accuratamente piegata in quattro e deteriorata come certe sete preziose, per mancanza d’uso? (George Bernanos)

 

 

MERCOLEDI’ 31 LUGLIO 1991

 

“Il Regno dei Cieli è simile un tesoro”. (Mt. 13,44)

San Filippo Benizi stava sul letto di morte. Agonizzando, sospira:  Datemi il mio libro! I confratelli corsero a prendere chi le Regole, chi il libro delle preghiere. Egli rifiutava tutto e sospirava: Datemi il mio libro. Gli portarono il Vangelo. Anche questo dolcemente rifiutò, quasi volesse dire: Non riesco più a leggerlo Finalmente uno si accorse che egli fissava la parete dì fronte. V’era un Crocifisso, Allora lo staccò dal muro e glielo Porse. Glielo mise tra le mani gelide e sudate. Il santo morendo, sorrise e lo baciò. Gesù crocifisso era stato il suo libro in vita e in morte In Gesù Crocifisso, infatti. leggiamo tutta la Storia dell’Amore di Dio e tutta la storia dell’uomo peccatore.

     
 

Archivio