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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

MAGGIO  1991

 

 

 

"Il mese di maggio, nella tradizione cristiana è dedicato alla devozione Mariana. Proprio per lasciarci guidare da Maria, invece di prendere i brani e le riflessioni dalla liturgia del giorno, ho utilizzato in questo mese i brani evangelici che riguardano Maria, di modo che sia Lei stessa ad accompagnarci giorno per giorno nel meditare e vivere la Parola del Signore".

 

 

MERCOLEDI’ 1 MAGGIO 1991

 

“La Vergine si chiamava Maria”. (Lc. 1,27)

Della mamma di Gesù noi vorremmo conoscere tutto: antenati, vita, virtù, miracoli. Il Vangelo invece è estremamente sobrio: di Maria ci è dato solo il nome e la piccola indicazione che viveva a Nazareth. Questo ci fa capire subito una cosa: nella realtà di una persona, nella sua vita, nel suo essere non conta molto chi essa è, come è, quando è o dove e: conta ciò che Dio opera in lei e ciò che essa consente che egli operi in lei. Lasciamo allora che l’anagrafe ci descriva per nome e per cognome, lasciamo che familiari, amici, colleghi ci conoscano a modo loro, resta immutato che quel che conta è la  misura dell’opera di Dio e del nostro consenso a Lui. Dietro il nostro nome, come dietro a quello di Maria, si aprono le meraviglie che Dio opera in noi e per noi.

 

 

GIOVEDI’ 2 MAGGIO 1991

 

“E l’Angelo, entrando da lei, le disse: ...”. (Lc. 1,28) 

L’Angelo entra in quella casetta, passa proprio per la porta come ogni visitatore, le parla con voce chiara e discreta come una creatura parla ad  un altra creatura. Cosi, attraverso Maria, riprende il dialogo fra cielo e terra, interrotto da millenni. Tra Dio e la sua creatura nasce una nuova familiarità, che fa pensare agli inizi della storia dell’uomo, come la Bibbia la racconta. Allora l’uomo conversava amichevolmente con Dio, la sua vita era in pace, egli guardava al futuro con fiducia. Di colpo, per un’amara decisione dell’uomo, il dialogo si è troncato: la storia umana è diventata cupa, insicura, colma di amarezze. Ma ora in Maria, per una iniziativa divina, il dialogo riprende amorevolmente e la speranza sì apre sul mondo. Dio ti è amico, ti parla, attraverso fatti, persone; ti attende per essere comunione con te nell’Eucaristia.

 

 

VENERDI’ 3 MAGGIO 1991

 

“Ti saluto o piena di grazia”. (Lc. 1,28)

Dio finalmente ha trovato qualcuno “pieno di grazia”, qualcuno che si lascia ricolmare dei suoi doni. Gli uomini di oggi sono spesso colmi di se stessi, di egoismo, di aspirazioni unicamente terrene, pieni di preoccupazioni, di sensualità, di ricerca di denaro e di potere, ma spesso anche vuoti di valori profondi per cui si corre, ci si affanna, ma pur passando vicino all’amore non sì ha amore vero. Maria è vuota di se stessa: ha vuotato tutto con fiducia nelle mani di Dio, e Dio ha potuto riempirla di se stesso. Se noi avessimo la fiducia di buttare in Dio noi stessi, di svuotarci di tante inutili preoccupazioni, Dio ci colmerebbe della sua Grazia.

 

 

SABATO 4 MAGGIO 1991

 

“Il Signore è con te”. (Lc. 1,28)

L’uomo ha bisogno di essere con qualcuno, ha bisogno di relazioni. Tutta la vita è un rapportarsi con gli altri. L’uomo solo è triste. La realtà di Maria viene messa in evi­denza dall’Angelo: Maria non è sola, Dio è con Lei, le dà l’assicurazione di una presenza particolarmente intensa in ordine a qualcosa di grande. Quante volte durante la messa sentiamo il sacerdote farci questo augurio: “Il Signore sia con te”, ma se durante la messa è facile renderci conto della presenza del Signore, Dio è anche proprio con me nei miei rapporti familiari, in ufficio, sul tram...? Lui è certamente sempre con noi; qualche volta siamo noi che non siamo con Lui.

 

 

DOMENICA 5 MAGGIO 1991

 

“Come è possibile? Non conosco uomo”. (Lc. 1,34)

Maria, la creatura umile in colloquio con l’Angelo: è la prima notizia che abbiamo di lei. Umile e semplice, persino “turbata” ma non timida e spaurita. L’annuncio era stato imprevisto e sconvolgente: madre del Messia, il Figlio di Dio. Maria si fida ma chiede. Mi piace molto questo atteggiamento non passivo di Maria. Lei ha i piedi sulla terra, rappresenta davvero la nostra umanità che si interroga sul mistero, sulla volontà di Dio. Maria non si ribella ma chiede spiegazioni. Non è non aver fede il chiedere al Signore: “Perché?”, anzi è aver ancora più fiducia in Lui che illuminerà il nostro cammino.

 

 

LUNEDI’ 6 MAGGIO 1991

 

“Lo Spirito Santo scenderà su di te”. (Lc. 1,35)

I Profeti avevano predetto i tempi messianici come i tempi dello Spirito Santo. Gesù inizierà la sua vita pubblica dopo la discesa su di Lui dello Spirito durante il Battesimo. La vita della chiesa primitiva inizierà dopo la Pentecoste. Ma l’una e l’altra discesa dello Spirito (inizio della storia di Gesù, inizio della storia della Chiesa) vengono anticipate dalla discesa dello Spirito Santo su Maria e questo Spirito in Lei dà un corpo a Gesù. La nostra vita di cristiani è cominciata per noi nel Battesimo attraverso il dono dello Spirito, è stata riconferma nello Spirito attraverso la Cresima, è ancora lo Spirito che ci dà il perdono, che ci conferma nei nostri impegni (Matrimonio, Ordine, malattia), che ci dona Gesù nell’Eucaristia. E’ lo Spirito che attraverso noi vuoI generare Gesù al mondo. Che cosa devo fare? Devo solo fare co­me Maria, lasciarmi riempire dallo Spirito di Gesù, il resto lo farà Lui.

 

 

MARTEDI’ 7 MAGGIO 1991

 

“Eccomi, sono la serva del Signo­re”. (Lc. 1,38)

La maternità verginale, stupendo prodigio di Dio, poteva riserbarle, per quanto ne sapeva Lei, amarissime sorprese dal lato umano. Gli uomini non sempre sono pronti a riconoscere l’intervento del Signore! Eppure Maria dice di sì, si abbandona con fiducia nelle mani del Signore: “Avvenga di me quello che hai detto”. Ancora una volta, parlando della Madre, l’evangelista sembra voler anticipare quello che sarà il mistero del Figlio. Anche Gesù, molto più tardi, in circostanze drammatiche (nel Getzemani) darà il suo assenso alla volontà del Padre; un difficile assenso, che verrà espresso in termini stranamente simili a quelli usati anni prima dalla Madre: “Si compia la tua volontà”. La salvezza di Dio raggiunge tutti gli uomini; ma Dio agisce attraverso la docilità di chi si abbandona ubbidiente e fiducioso, anche a costo di sacrifici, ai suoi progetti misteriosi. Anticipo della docilità filiale di Gesù, Maria sembra presentarsi come il simbolo di tutte le creature di fede che si abbandonano nelle mani sapienti e buone di Dio.

 

 

MERCOLEDI’ 8 MAGGIO 1991

 

“Maria si mise in viaggio verso la montagna”. (Lc. 1,39)

“La partenza” dell’Angelo al termine dell’annuncio coincide con questa “partenza” di Maria per un viaggio lungo che la porterà verso il sud della Palestina a visitare la sua parente anziana, Elisabetta. E’ interessante che il vangelo presenti sistematicamente Maria in veste di pellegrina. Anche per la nascita di Gesù compirà, con Giuseppe, il lungo viaggio “dalla città di Nazareth in Galilea alla città di Davide chiamata Betlemme”. Quaranta giorni dopo, con il Bambino fra le braccia, di nuovo in pellegrinaggio verso Gerusalemme e il Tempio, all’incontro con Simeone. Infine, quando ormai Gesù sarà dodicenne, il travagliato pellegrinaggio pasquale. E’ un dato importante della spiritualità evangelica, centrata nella figura di Maria. Come Gesù, perennemente in “viaggio” alla ricerca dell’uomo e verso il suo sacrificio; come la Chiesa in cammino nel mondo a trasmettere il vangelo; così anche il discepolo è invitato a vivere la sua vita di fede come un continuo itinerario dell’anima. Deve “camminare” nella fede in una costante maturazione; deve “camminare” con Gesù in una fedeltà costante; deve camminare” verso il Regno in una ricerca appassionata.

 

 

GIOVEDI’ 9 MAGGIO 1991

 

“Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo” (Lc. 1,42)

E’ il grido di gioia di Elisabetta “mossa dallo Spirito Santo” (Lc. 1,41). E’ la sua risposta al saluto di Maria  che è entrata inattesa nella sua casa per dirle: “Elisabetta, anch’io sono mamma! Colui che è stato promesso, che i profeti hanno annunziato, che i nostri padri hanno atteso per secoli, e  qui, nel mio seno. Per dare questo annunzio all’anziana parente e per servirla, Maria era venuta quasi correndo (Lc. 1,39) attraverso i monti, da Nazareth in Galilea, fino ad Ain Karem sulle colline della Giudea, distante più di cento chilometri.  Un viaggio lungo e faticoso, forse da sola, forse in carovana, con il suo grande segreto nel cuore. Ma ora lo splendido annuncio che i i giorni nuovi sono iniziati, perché Dio si è fatto uomo nel seno di una fanciulla d’Israele, non si fermerà più: lo canteranno gli angeli a Betlemme e risuonerà nei secoli in ogni parte del mondo per la voce di coloro che da Maria lo hanno accolto. Quando si ha Gesù con sé si sente insopprimibile l’esigenza di portarlo agli altri e sempre questo annuncio è motivo di gioia e fonte di salvezza.

 

 

VENERDI’ 10 MAGGIO 1991

 

“Il mio Spirito esulta in Dio”. (Lc. 1,47)

Ricolma del favore di Dio e della sua presenza, Maria scopre l’autenticità della gioia. La gioia è la condizione giusta dell’uomo. Noi la ricerchiamo spasmodicamente. Pensiamo a volte di trovarla ma poi subito ci sfugge. Ci dichiariamo felici d’un paio di scarpe nuove, di una situazione favorevole, di una persona che ci ama: sono cose belle, non da disprezzare, possono darci annunci di gioia ma non sono ancora la pienezza della gioia. Solo Dio, con la sua pienezza è la vera gioia. Maria ci insegna questo segreto: con Dio e in Dio tutto diventa gioia, perfino le cose più difficili, perfino la sofferenza. Puoi perdere tutto, ma se non perdi Lui, in Lui ritrovi tutto ma soprattutto ritrovi la gioia vera, quella che durerà in eterno.

 

 

SABATO  11 MAGGIO 1991

 

“D’ora in poi tutte le generazio­ni mi chiameranno beata”. (Lc. 1,48)

Una bella preghiera del caro cardinal Ballestrero:

“O Maria, vergine dell’ascolto, sei tu che puoi metterci nella disposizione di calma e di semplicità per custodire nel nostro cuore la parola del Signore. Tu hai ascoltato credendo sempre, con fede semplice, umile, tranquilla, serena, sicura. Tu ti sei abbandonata allo Spirito che ti ha consacrato nel cuore, nell’anima e nella carne, e sei stata mossa da lui solo.Insegnaci a lasciarci afferrare noi pure; ad aprirci interiormente allo Spirito; a scomparire come te nel silenzio dell’ascolto, del consenso, della fedeltà; senza mai diffidare del Signore, senza chiedergli spiegazioni e perché.Fa’ che in noi continui il tuo ascolto, che ha aperto il mondo al Salvatore. O Vergine fedele, che un “sì” perfetto hai trasfigurato la tua e la nostra vita! Soltanto una volta le tue labbra lo hanno pronunziato; ma in modo così definitivo che poi la tua esistenza è stata un susseguirsi di eventi, semplici o immensi, vissuti con l’atteggiamento di chi custodisce tutto nel proprio cuore. Così le parole del tuo e mio Dio sono diventate in te immediatamente vita: vita divina. Insegna anche a me, Maria, ad ascoltare con adesione piena, come la tua. Fa’ che il mio umile “sì” permetta nella mia vita il traboccare della santità di Dio, ed io possa esserti più compiutamente e realmente figlio. Tu hai visto Gesù con i tuoi occhi: parlami di Lui! Tu hai udito le sue parole: ripetimele e custodiscimele nel mio cuore! Maria, dimmi Gesù, dammi Gesù! A tutti, Madre, dona il tuo Gesù!”

 

 

DOMENICA 12 MAGGIO 1991

 

“Maria rimase con lei tre mesi”. (Lc. 1,56)

Maria è andata a trovare sua cugina. Per fare che cosa? E’ andata a servire. Cosa normale per una giovane parente nei confronti della parente più anziana e in attesa di un figlio. Cosa straordinaria se la giovane parente è la “madre del Signore”. Ma per Maria ordinario e straordinario coincidono. Maria è “la serva del Signore” e il Si­gnore lo si serve nel concreto, nei fratelli. Questo Maria lo ha capito prima ancora che suo Figlio lo annunciasse e lo testimoniasse. Essere cristiani non è blasonarsi con dei titoli altisonanti, è “lavare i piedi”, è “fermarsi al ciglio della strada per soccorrere l’uomo incappato nei briganti”, “dare la vita”.

 

 

LUNEDI’ 13 MAGGIO 1991

 

“Giuseppe non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”. (Mt. 1,20)

Oggi sentiamo molto parlare di Islam. L’islamismo ha una grande considerazione di Maria. Ecco, una pagina poetica sulla verginità di Maria scritta da At Tabari morto nel 932. Giuseppe accorgendosi che Maria è incinta così le parla:

Giuseppe — Mi si affacciò qualcosa a  tuo riguardo; ho fatto il possibile per non badarci; ma ora debbo cedere; parlarne porterà sollievo al mio cuore.

Maria — Parla, e tieni dei bei discorsi.

Giuseppe — Non me ne piacciono altri. Il grano nasce forse senza che sia stato seminato? 

Maria — Sì.

Giuseppe — Gli alberi crescono forse senza pioggia?

Maria — Sì.

Giuseppe — Si può forse avere un figlio senza padre?

Maria — Sì. Non sai che Dio “benedetto ed esaltato” fece nascere il grano, quando lo creò, senza aver bisogno di semente? La semente attuale proviene i da quel grano che Dio fece spuntare per la prima volta senza semente. E non sai che Dio, con la sua potenza, ha fatto crescere gli alberi senza il  soccorso della pioggia? E’ con questa stessa potenza che egli ha reso la pioggia capace di vivificare gli alberi. Oppure andrai a dire che Dio non poteva far crescere gli alberi senza ricorrere alla pioggia?

Giuseppe — No, io non dico questo, perché so che Dio può tutto ciò che vuole. Dice a una cosa “sii” ed essa è.

Maria — Non sai che Dio creò Adamo e sua moglie senza il soccorso di un padre e di una madre?

Giuseppe — Sì, lo, so.

Quand’ella ebbe così parlato Giuseppe intuì che lo stato di lei dipendeva da un volere di Dio, e non l’avrebbe più dovuta interrogare su questo argomento che era un suo segreto.

 

 

MARTEDI’ 14 MAGGIO 1991

 

“Non c’era posto per loro nell’albergo”. (Lc. 2,7)

Un fatto realmente successo.

Guido Purlini aveva 12 anni e frequentava la prima media. Era già stato bocciato due volte. Era un ragazzo grande e goffo, lento di riflessi e di comprendonio, ma benvoluto dai compagni. L’avvenimento più importante della scuola, ogni anno, era la recita natalizia. A Guido sarebbe piaciuto fare il pastore con il flauto, ma la signorina Lombardi gli diede una parte più impegnativa, quella del locandiere, perché comportava poche battute e il fisico di Guido avrebbe dato più forza al suo rifiuto di accogliere Giuseppe e Maria. La sera della rappresentazione c’era un folto pubblico di genitori e  parenti. Nessuno viveva la magia della santa notte più intensamente di Guido Purlini. E venne il momento dell’entrata in scena di Giuseppe, che avanzò piano verso la porta della locanda sorreggendo teneramente Maria. Giuseppe bussò forte alla porta di legno inserita nello scenario dipinto. Guido, il locandiere era là, in attesa. “Che cosa volete?” chiese Guido, aprendo bruscamente la porta. “Cerchiamo un alloggio”. “Cercatelo altrove. La locanda è al completo”. La recitazione di Guido era forse un po’ statica, ma il suo tono era molto deciso. “Signore, abbiamo chiesto ovunque invano. Viaggiamo da molto tempo e siamo stanchi morti”. “Non c’é posto per voi in questa locanda”  replicò Guido con faccia burbera. “La prego, buon locandiere, mia moglie Maria, qui, aspetta un bambino e ha bisogno di un luogo per riposare. Sono certo che riuscirete a trovare un angolino. Non ne può più”. A questo punto, per la prima volta, il locandiere parve addolcirsi e guardò verso Maria. Seguì una lunga pausa, lunga abbastanza da far serpeggiare un filo d’imbarazzo tra il pubblico. “No! Andate via!” sussurrò il suggeritore da dietro le quinte. “No!” ripeté Guido automaticamente. “Andate via!”. Rattristato, Giuseppe strinse a sé Maria, che gli appoggiò sconsolatamente la testa sulla spalla, e cominciò ad allontanarsi con lei. Invece di richiudere la porta, però, Guido, il locandiere, rimase sulla soglia con lo sguardo fisso sulla miseranda coppia. Aveva la bocca aperta, la fronte solcata da rughe di preoccupazione, e i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime. Ad un tratto, quella recita divenne differente da tutte le altre. “Non andar via, Giuseppe” gridò Guido. “Riporta qui Maria”. E, con il volto illuminato da un grande sorriso, aggiunse: “Potete prendere la mia stanza”. Secondo alcuni, quel rimbambito di Guido Purlini aveva mandato a pallino la rappresentazione. Ma per gli altri, per la maggior parte fu la più natalizia di tutte le rappresentazioni natalizie che avessero mai visto.

 

 

MERCOLEDI’ 15 MAGGIO 1991

 

“Quando venne la pienezza dei tempi, Dio manda il suo Figlio, nato da donna... poiché ricevessimo l’adozione a figli”. (Gal. 4,4)

Dando il corpo al Figlio di Dio, Maria lo ha collegato al genere umano: perfetto Dio e perfetto uomo, Gesù è il Mediatore fra Dio e l’uomo che riconcilia le due parti divise dal peccato dell’uomo: è il Salvatore. E Maria è Madre del Salvatore, Madre di Cristo, Sacerdote e vittima, in un senso assai più profondo di quello, per esempio, in cui mia madre è chiamata madre di un sacerdote. Quando mia madre mi ha generato, ha portato alla luce un uomo che solo successivamente ha avuto da Dio la vocazione sacerdotale. Mia madre avrebbe potuto essere la mamma di un operaio, di un architetto: è solo dopo l’ordinazione sacerdotale che è stato possibile chiamarla mamma di un sacerdote. Maria invece non poteva generare altri che il Salvatore, avendo messo tutte le sue risorse spirituali e fisiche sotto l’azione dello Spirito Santo, per accogliere “nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio”: Gesù dunque nasce da lei come Salvatore, anzi è in lei e per mezzo di lei che diventa sacerdote e vittima, l’unico Mediatore fra Dio e l’uomo.  Maria che ci hai donato Gesù, l’uomo - Dio fa’ che sappiamo accoglierlo e riporre in Lui ogni nostra fiducia.        

 

 

GIOVEDI’ 16 MAGGIO 1991

 

“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. (Gv. 1,14)

Un non credente, l’esistenzialista Jean Paul Sortre commenta così i sentimenti di Maria. “La Vergine è pallida e guarda il bambino con meraviglia ansiosa. Perché il Cristo è suo figlio, la carne della sua carne e il frutto delle sue viscere... E sul momento la tentazione è così forte che dimentica che è Dio. Lo stringe tra le sue braccia e gli dice: “Piccolo mio”. Ma in altri momenti, resta interdetta e pensa: Dio è là, ed è presa da un timore religioso per questo Dio che non parla, per questo bambino che incute timore... Ma io penso che vi sono anche degli altri momenti, rapidi e fuggevoli in cui lei sente al tempo stesso che il Cristo è suo figlio, il suo piccolo, e che è Dio. Lo guarda e pensa: “Questo Dio è il mio bambino. Questa carne divina è la mia carne. Egli è fatto di me, ha i miei occhi, e questa forma della sua bocca è la forma della mia, mi assomiglia. Egli è Dio e mi assomiglia”. E nessuna donna ha avuto in tal modo il suo Dio per sé sola, un Dio piccolino che si può prendere tra le braccia e coprire di baci, un Dio tutto caldo che sorride e che respira, un Dio che si può toccare e che ride...”

 

 

VENERDI’ 17 MAGGIO 1991

 

“E anche a te una spada trafiggerà l’anima”. (Lc. 2,35)

La pietà cristiana ha spesso immaginato con commozione Maria proprio così, col petto trafitto da una spada. Maria, la Madre lieta del Natale, dovrà diventare sotto la croce la “Mater dolorosa”. Ma la via della croce inizia presto per Maria: la persecuzione di Erode, la fuga in esilio, Gesù contraddetto dal suo popolo, i i parenti che dubitano di Lui e infine la condanna. Per il cuore di Maria sarà uno strazio, un anticipo del martirio del Figlio.  Anche in questo Maria precorre il suo Figlio e dice anche a noi che se vogliamo davvero seguire Gesù dobbiamo  non scartare, ma “prendere la nostra i croce e andargli dietro,

 

 

SABATO  18 MAGGIO 1991

 

“Sua Madre serbava tutte queste cose nel suo cuore”. (Lc. 2,51)

Maria è la donna della meditazione: sa far silenzio e il silenzio le svela la volontà di Dio. Leggiamo oggi una parabola buddista.

PAROLA CHIAVE

Qualcuno chiese a Rinzai, un mistico Zen: “Dimmi ciò che è veramente essenziale, perché ho fretta. Sono un uomo d’affari e per me il tempo è prezioso. Dimmi in parole semplici: cos’è il fondamento, l’essenziale della religione?” Rinzai rimase in silenzio. Il commerciante si senti a disagio. “Mi hai sentito?” disse, “ti ho chiesto di darmi la parola chiave della religione”. “Ed io te l’ho data” disse Rinzai  “Ora te ne puoi tornare ai tuoi affari  “Sei pazzo? lo non ho sentito nulla “Ciò che può essere udito non è l’essenziale. Io ti ho dato la parola chiave. La chiave è il silenzio. Ora vai. Hai fretta”.

 

 

DOMENICA 19 MAGGIO 1991

 

“Videro il Bambino con Maria, sua Madre”. (Mt. 2,11)

Il brano di Matteo con la venuta dei magi ci vuol far capire che tutte le genti sono chiamate alla salvezza. Ed è ancora Maria che con il Bambino in braccio lo presenta, lo offre a tutto il mondo. Maria ha avuto un dono meraviglioso: Gesù; ma non lo tiene per sé, lo presenta, lo offre. E’ felice che altri, specialmente i lontani, lo conoscano, lo adorino. Quanto dovremmo imparare da questo, quando pensiamo che la salvezza sia qualcosa di individuale (“salvo io, salvi tutti”), quando abbiamo paura di essere testimoni, quando nascondiamo Gesù e la fede.

 

 

LUNEDI’ 20 MAGGIO 1991

 

“Prendi con te il Bambino e sua Madre, e fuggi”. (Mt. 2,13)

Un racconto semplice, appena abbozzato quello della fuga in Egitto e della strage degli innocenti. Ma la nostra fantasia ne è provocata.., il Bambino si lascia portare, ma la Madre vive fino in fondo il pericolo mortale che lo minaccia. Per il momento il Bambino si salverà ma quale dolore per Maria il sapere che altre mamme come lei piangono la morte dei loro figli. Qui, S. Matteo guarda al futuro della Chiesa: Cristo sarà portato al mondo intero! Ma quanto sacrificio, quanto dolore costerà la diffusione del Vangelo che porterà in tutto il mondo Gesù; quanti missionari osteggiati, scacciati, in fuga sotto la minaccia orgogliosa del potere terreno. Quasi un anticipo profetico, Maria vive già ora tutto questo travaglio. Lei porta Gesù al mondo ma proprio per questo Lei, per prima, dovrà condividere coraggiosamente le difficoltà e le prove di tutti i messaggeri di Gesù. O Maria, sempre vicina a Gesù respinto: prega tuo Figlio perché non venga mai meno il coraggio dei suoi testimoni.

 

 

MARTEDI’ 21 MAGGIO 1991

 

“Prese con sé il Bambino e sua Madre, e tornò in Israele”. (Mt. 2,21)

Finita la persecuzione con la morte del re Erode, Giuseppe può riportare Maria e il Bambino in Palestina, a Nazareth. Comincia così una lunga fase del Vangelo, anche se oscura e poco documentata; tuttavia importante, perché Gesù ormai “sarà chiamato Nazareno”. Per tutti questi anni Maria sarà accanto a Gesù, col suo segreto custodito gelosamente. In fondo, come numero di anni, è la parte più rilevante della vita di Gesù; eppure non se ne sa niente. Perché? Probabilmente perché non c’era niente da dire. La divina condiscendenza qui arriva al culmine: il Figlio di Dio vive con tale pienezza di immedesimazione la vita dei figli degli uomini, che è proprio uno di loro, senza che nulla lo distingua. Infatti più tardi, quando arriverà in visita da “maestro”, tutti rimarranno sbalorditi. Ma in tutti questi anni accanto a Lui c’è Maria. Eppure Maria sapeva... Che era stato preannunciato da un Angelo, che doveva diventare (ma come?) il Re messianico, che in Lui era presente fra gli uomini lo stesso “Figlio di Dio”. Lei sola sapeva, simbolo vivo e intenso di una fede solitaria che vede e sa, mentre gli altri brancolano nel buio.

 

 

MERCOLEDI’ 22 MAGGIO 1991

 

“Giuseppe e sua Madre non compresero le parole di Gesù”. (Lc. 2,50)

Un episodio strano quello di Gesù, or­mai ragazzo dodicenne, ritrovato nelle aule scolastiche del Tempio dopo una ricerca affannosa. Ma non incomprensibile: vi si preannuncia il distacco di Gesù dalla famiglia terrena per la sua futura missione. E dice molto anche su Maria. La sua fermezza materna (“Figlio, perché ci hai fatto così?”), la sua affettuosa angustia, la delicatissima modestia che la spinge a mettersi in second’ordine nei confronti dello sposo silenzioso (“Ecco, tuo padre e io, angosciati”. Ma tutta la forza dell’episodio sta nella risposta di Gesù (“Devo stare nella casa del Padre mio”; un po’ sibillina (non sta per tornare nella “casa” paterna di Nazareth?, ma che diventerà presto chiara alla luce del vangelo: Gesù dovrà dedicarsi totalmente “alle cose del Padre”, cioè alla sua missione. Per il momento nemmeno Maria capisce a fondo; per questo ci ripensa “conservando tutte queste parole nel suo cuore”. Le prime parole di Gesù sono rivolte a Maria; la Madre, autorevole e gentile, diventa la prima discepola, istruita dalla misteriosa dottrina del Figlio. Per capire, anche Lei dovrà compiere il suo lento, docile cammino di fede, accettando di inoltrarsi nel mistero, guidata dall’insegnamento del Figlio. Per l’evangelista, con Maria ha inizio il difficile cammino della Chiesa, che accoglie con fede il mistero di Dio, e se ne lascia progressivamente illumnare.

 

 

GIOVEDI’ 23 MAGGIO 1991

 

“A Cana di Galilea c’era la Madre di Gesù". (Gv. 2,1)

A parte i fatti della nascita e della Passione, nei Vangeli si parla poco di Maria. S. Giovanni racconta però un fatto: Maria e Gesù sono invitati ad un matrimonio. Per me è molto bello vedere Maria in questo villaggio della Galilea per l’occasione di una festa, per una gioia umana come quella di un matrimonio. Maria creatura terrena, che vive fra le cose umili della vita di ogni uomo, che si preoccupa delle vicende della gente e prevede il loro imbarazzo, che si dà pensiero di cose tanto materiali (“Non c’è più vino!”), è proprio la creatura che innumerevoli generazioni cristiane hanno sentito vicina. Giustamente tutto ora convergerà su Gesù, il suo divino prodigio, la fede in Lui; e Maria farà la sua parte. Ma già la sua presenza così “umana” e tratto evangelico prezioso: vive tra gli uomini la vita di tutti e nella vita quotidiana la puoi trovare.

 

 

VENERDI’ 24 MAGGIO 1991

 

“La Madre di Gesù gli disse: Non hanno più vino”. (Gv. 2,3)

Le parole che Maria rivolge a Gesù non sono ancora una esplicita richiesta di miracolo. Esse rivelano innanzitutto qualcosa del suo carattere: la sua sensibilità verso le situazioni critiche degli altri, la sua prontezza a coinvolgere il Figlio nella realtà concreta della vita e persino nelle cose “materiali”. Maria è attenta alle nostre necessità. Come Madre è pronta a cogliere anche le piccole cose che possono guastare una festa (gli sposi non se ne erano neppure accorti) ed è pronta a farlo presente a chi può tutto nella fiducia che Egli interverrà. Per quegli sposi non è stato importante aver fatto delle preghiere o delle suppliche a Maria o a Gesù, è stato importante averli invitati: al resto ci hanno pensato loro. Anche nella nostra vita la cosa più importante è che Maria e Gesù ci siano, siano invitati.., se ci sono loro non dobbiamo preoccuparci.

 

 

SABATO  25 MAGGIO 1991

 

“La Madre dice ai servi: Fate quello che vi dirà” (Gv. 2,5)

Maria anche davanti ad una reazione di Gesù che almeno apparentemente sembra negativa (“Che ho da fare con te, o donna?”) prende l’iniziativa rivolgendosi ai servi con autorità (“Fate ciò che vi dirà”). Maria “provoca” questo miracolo che non solo darà gioia ad un banchetto che rischiava di intristirsi ma che porterà i discepoli a cominciare a “credere in Lui”. Maria ha a cuore Gesù, suo Figlio, la gioia degli sposi, la fede dei discepoli. Noi spesso nella nostra povera fede rischiamo di confondere Maria come colei che fa (o fa fare dei miracoli). A Maria sta a cuore il nostro tran-tran giornaliero, ma sta soprattutto a cuore che suo Figlio sia riconosciuto per chi è veramente: il Figlio di Dio. E ancora sta a cuore che noi possiamo aver fede in Lui. A Maria chiediamo soprattutto il miracolo di aver fede nel suo Figlio, e al resto ci penserà lei.

 

 

DOMENICA 26 MAGGIO 1991

 

“Discese a Cafarnao insieme a sua Madre”. (Gv. 2,12)

Siamo tentati di credere che Maria abbia avuto un gran posto vicino a Gesù soprattutto nell’infanzia o fino al primo miracolo di Cana e poi sia sparita. S. Giovanni con questa breve notiziola ci dà la misura della presenza, anche se discreta e silenziosa di Maria anche nella vita pubblica di Gesù. Maria, anche se in ombra, rimarrà fedele fino alla fine, sempre idealmente vicina ai Figlio e poi realmente presente nel momento doloroso della passione e della croce. Anche nella nostra vita Maria non è una presenza invadente, rumorosa ma semplice, silenziosa, partecipe. Maria è la “fedele” non solo a Gesù ma anche a noi, ai nostro cammino quotidiano. O Maria, che segui discretamente e fattivamente Gesù: prega il tuo Figlio perché nelle nostre famiglie Lui sia presente e amato.

 

 

LUNEDI’ 27 MAGGIO 1991

 

“Tua Madre, i tuoi fratelli, le tue sorelle ti cercano”. (Mc. 3,32)

Un fattaccio di famiglia, di parentela, come tanti ne succedono purtroppo nelle nostre famiglie. Il clan della famiglia di Gesù è preoccupato di quanto sta succedendo: Gesù parla con autorità, compie miracoli lontano da casa sua, i capi religiosi lo considerano un esaltato pericoloso: ne va del buon nome della nostra famiglia! Andiamocelo a prendere, riportiamolo a casa, facciamolo ragionare! E Maria si trova in mezzo: da una parte Gesù, la sua fiducia in Lui, dall’al tra le pressioni di questi parenti. Probabilmente Maria è in mezzo per cercare la pace. Certamente è tormentata da tutte queste divisioni che si creano attorno a suo Figlio. Penso che anche oggi Maria viva con apprensione di madre (anche se ormai nella gloria)le divisioni nella Chiesa e nelle nostre case. Maria, Madre dell’amore e dell’unità, aiutaci a superare barriere e le divisioni per ritrovare l’unità nella fede e nell’amore di tuo Figlio.

 

 

MARTEDI’ 28 MAGGIO 1991

 

“Chi è mia Madre?” (Mc. 3,33)

Sono parole molto dure e decise, quelle di Gesù: qui prende le distanze dalla parentela che vuoi “ricondurlo alla ragione”, alle norme, ma nello stesso tempo Gesù estende la sua parentela a “tutti coloro che fanno la volontà di Dio” e facendo così estende a noi quelli che sono i privilegi e le risposte di Maria stessa. Lei è beata perché “piena di grazia”, noi dalla passione, morte e risurrezione di Gesù siamo colmati della grazia della salvezza. Lei è colei che ha accolto Gesù, noi possiamo accogliere la sua presenza nei sacramenti e nei fratelli. Lei è beata perché si è fidata, ha detto di “sì”; noi possiamo es­sere beati ogni volta che accogliamo e viviamo la sua volontà... In Maria e con Maria, anche noi possia­mo essere la vera famiglia di Gesù, una famiglia non che lo possiede ma che lo riceve e a sua volta lo dona.

 

 

MERCOLEDI’ 29 MAGGIO 1991

“Poi disse al discepolo: Ecco la tua Madre (Gv. 19,27)

Queste parole sono il testamento di Gesù che muore: non vogliono solo esprimere la sua preoccupazione di assicurare alla madre affetto e protezione; nel momento in cui la Chiesa nasce dal suo sacrificio redentore, egli vuole dare ad essa una madre che l’assista. Maria accoglie con amore il dono della nuova maternità che prolunga e porta a compimento la prima: sarà la Madre della Chiesa. Acconsentendo al sacrificio del Figlio, dimostra che essa non fu “madre gelosamente ripiegata sul proprio Figlio divino, ma donna che con la sua azione favorì la fede della comunità apostolica in Cristo e la cui funzione materna si dilatò, assumendo sul Calvario dimensioni universali” (Mc. 37). “Questa maternità di Maria, nell’economia della grazia, perdura senza soste” ed essa coopera alla nascita in Cristo di un numero sterminato di figli perché egli sia “il primogenito fra molti fratelli” (Rm. 8,29) e li aiuta a crescere fino alla sua statura, finché egli “sia tutto in tutti” (Col. 3,11). Madre di Dio, Madre della Chiesa, Maria è anche Madre di tutti gli uomini. Madre nostra, prega per noi peccatori, ora e nell’ora della nostra morte.

 

 

GIOVEDI’ 30 MAGGIO 1991

 

“Erano assidui e concordi nella preghiera con Maria, la Madre di Gesu”. (Atti 1,14)

Maria, in tutta la sua vita è stata la donna piena di Spirito Santo: si è lasciata “coprire” da Lui, guidare da Lui, ha accettato in Lui la volontà di Dio sia nell’annunciazione che sotto la croce. L’ultimo ricordo di Maria che troviamo negli Atti degli Apostoli è ancora Maria che invoca per sé e per la Chiesa nascente lo Spirito di Gesù. Penso che S. Luca volesse dirci che d’ora in poi Maria dobbiamo ricordarla cosi: in preghiera, al centro della comunità che invoca per noi lo Spirito. Noi, giustamente, nei nostri bisogni quotidiani ci rivolgiamo alla Mamma del cielo perché interceda per noi: chiediamole soprattutto il dono dello Spirito che ci renda come Gesù, che ci aiuti nella ricerca dei motivi profondi del vangelo. Se chiediamo questo, Maria non può che essere contenta di questi suoi Figli che vogliono lo Spirito di Suo Figlio.

 

 

VENERDI’ 31 MAGGIO 1991

 

“Ave Maria...” (Lc. 1,28)

“Ave Maria..”

“Santa Maria...

Chi tiene conto delle preghiere? Chi prende sul serio queste parole vecchie di duemila anni? Oggi le parole che contano sono quelle della telematica, dell’informatica, delle armi, dei colloqui tra grandi, delle ideologie, del listino della Borsa, della pubblicità, dei maghi di tutti i calibri. Per fortuna, ci sono milioni di individui ignari che si attaccano a quella fune che sembra logora. “Ave Maria...” Oranti che continuano a credere, imperterriti, nel peso, nel valore, nella forza trasformante di quelle parole 

 

 

 

 

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