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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

APRILE  1991

 

 

 

LUNEDI’ 1 APRILE 1991

 

RESURREZIONE: “Con timore e gioia grande le  donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli”. Mt. 28,8

Timore, gioia e corsa sono gli elementi fondamentali delle esperienze primitive della risurrezione. Timore stupore perché ci si trova davanti ad un avvenimento straordinario, sconvolgente. Anche se preannunciata la risurrezione di Cristo aveva cozzato contro la croce, la morte, il tradimento; ora nel suo manifestarsi propone la grandezza del Dio e l’essere deboli degli uomini. Gioia nel vedersi ridonato Gesù, nel sentir rinascere la speranza, nel poter continuare con Lui l’Avventura. E corsa perché la gioia mette le ali ai piedi, è contagiosa, riempie il cuore fino a farlo traboccare. Chissà se a noi la risurrezione di Cristo fa lo stesso effetto, oppure ci passa sulla testa come cosa risaputa, sedimentata nell‘abitudine religiosa? Ma se Cristo è risorto... Lui ci ama... si apre il futuro.., la croce e la morte possono essere vinte.., altri aspettano questa buona notizia...

 

 

MARTEDI’ 2 APRILE 1991

 

NOME: Gesù le disse:  “Maria”. (Gv.20,16)

Maria Maddalena vorrei domandarti... o forse rimproverarti: come fu possibile non riconoscere il Signore Risorto? Se penso che hai cambiato vita per seguirlo, che hai lasciato tutto per la sua voce, per la sua parola, che stavi con lui sotto la croce, e l’hai accompagnato piangendo fino al sepolcro; se penso che, accorata, sei corsa alla tomba di buon mattino, come fu possibile non riconoscerlo? L’hai chiamato “il mio Signore”, come fu possibile scambiarlo per il custode?: “Se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrà a prenderlo”. Solo di una cosa avevi bisogno: sentire il tuo nome; sentirti chiamare per nome. In realtà anche noi abbiamo solo bisogno di rinnovare la chiamata; ricordarci dello sguardo amico che ci ha determinati a seguirlo; sentire ancora una volta il proprio nome, sì!, ancora una volta, perché sappiamo che il Signore chiama per nome. Allora come Maria di Magdala ci accorgeremo che il Signore non era stato portato via, ma che è lì accanto che attende solo un istante di intimità per domandare: “Perché piangi?”.

 

 

MERCOLEDI’ 3 APRILE 1991

 

MIRACOLI: “Non possiedo né oro né argento, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù, il Nazareno, cammina!”

(At. 3,1—10)

Gli uomini muoiono di fame: che cosa ci posso fare? Quella malata di cancro da tre anni sta terribilmente soffrendo: sono impotente. Non ci sono soluzioni per quel ragazzo che nonostante tanti aiuti continua a drogarsi... E’ vero che spesso “non possediamo né oro né argento” né capacità di miracoli per aiutare. Ma se lo hai incontrato possiedi Cristo. Non un Cristo facile, da “miracoli” ma il vero Salvatore, Liberatore, Messia, colui che ama, che riempie la vita, che trasforma l’ombra di morte in aurora di vita. Ed è proprio Cristo che puoi donare. E se doni Cristo, magari non farai “miracoli” ma il miracolo della condivisione, del sorriso, della speranza, dell’amore, quello lo puoi fare!

 

 

GIOVEDI’ 4 APRILE 1991

 

RICONOSCERE CRISTO: “Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io”. (Lc. 24,39)

Qualche volta siamo portati a dire: “Beati gli apostoli, hanno potuto vedere, toccare, rendersi conto che era proprio Gesù, il Risorto, che stava davanti a loro in carne ed ossa. Noi invece dobbiamo solo fidarci di quello che loro ci hanno raccontato”. Ma le mani forate e i piedi trapassati dai chiodi del Cristo sofferente li possiamo ancora vedere oggi e non solo nelle croci di legno, di marmo o di ori nelle nostre chiese. Non sono forse crocifisse le migliaia di persone toccate, sbrindellate dalle guerre? Non è il Crocifisso quell’uomo che da otto anni è steso nel suo letto e non riesce a comunicare se non con qualche gesto? E quella mamma che ha già girato uffici e comunità e ha speso tutto quello che aveva per quel figlio che si droga? Le ferite del Cristo ci sono sbattute davanti quotidianamente dai giornali, dalla televisione, dagli incontri quotidiani... Ma ci fidiamo che sia proprio Lui, che la sua passione e risurrezione sono oggi? Apri i nostri occhi e aiutaci a riconoscerti! 

 

 

VENERDI’ 5 APRILE 1991

 

NOME DI GESU’: “Non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati”. (At. 4,12)

L’uomo scopre continuamente la propria piccolezza e finitezza e cerca qualcuno o qualcosa che lo “salvi”.  Il ricorrere a indovini, maghi, santoni che prolificano sempre più in una società che professa materialistica e positivistica sta proprio ad indicare che l’uomo cerca qualcuno che lo “salvi”, che gli dia indicazioni davanti al misterioso, all’ineluttabile. Ma se un medico può aiutarci davanti ad una malattia, un aiuto può liberarci da un momento di ristrettezza, sappiamo che sono solo salvezze momentanee: abbiamo bisogno di qualcosa di più che dia senso a tutto l’uomo, al nostro essere, al nostro vivere, perfino alla nostra morte. Solo Dio stesso rivelatosi in Gesù, l’uomo Dio, può essere questa risposta. E’ lui che ci ha svelato e svela il mistero di Dio e di noi. E’ lui l’uomo che ci può mettere realmente in comunione con l’eternità. Lasciamo da parte i sentieri delle presunte salvezze parziali dell’uomo per prendere l’autostrada che ci porta direttamente alla luce di Dio che allora illuminerà anche il nostro cammino.

 

 

SABATO 6 APRILE 1991

 

MISSIONE: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura”. (Mc. 16,15)

Il comando di “andare”, essere missionari, testimoni si presta da parte nostra a tante obiezioni: la delusione di tentativi precedenti non riusciti; il giudicare coloro a cui si dovrebbe andare evidenziando il negativo; il ridurre la parola di Dio per renderla più attraente; il pensare di non essere all’altezza del compito affidatoci. Sono tutte scuse per mascherare la nostra poca fede. Se è Cristo che ci manda è lui stesso che ci darà la sua forza. E’ Cristo che passa, guarda, chiama. Se i risultati non saranno quelli che ci aspettiamo noi, saranno certamente quelli che si aspetta Lui. L’importante è non deludere la chiamata del Signore, diventare tramiti del suo annuncio.

 

 

DOMENICA  7 APRILE 1991

 

COMUNIONE DEI BENI:  “Nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune”.  (At. 4,32)

Il pensare alla comunione dei beni delle prime comunità ci dà occasione di riproporci una pagina della “Camminare insieme” del Cardinal Pellegrino:

“E’ necessario che ognuno di noi si interroghi sul suo comportamento nell’uso dei beni economici, tenendo presenti le necessità proprie e della famiglia nella vita di tutti i giorni e nello stesso tempo rendendosi conto delle necessità degli altri. Povertà vuol dire non riporre la speranza nei beni che, pur necessari alla vita, sono strumento per realizzare valori più alti e degni dell’uomo; non mirare al benessere come scopo supremo dell’esistenza. Lo spirito di povertà induce il cristiano a scelte di vita che lo avvicinano ai fratelli più poveri e lo rendono simile a loro, in una solidarietà che è testimonianza evangelica di fratellanza. Vicino ai più poveri il cristiano si sente impegnato a denunciare profeticamente le ingiustizie di una società che, mentre consente a minoranze privilegiate l’uso e l’abuso del potere e una grande massa di beni economici e culturali, impedisce a molti dei suoi membri di realizzare le condizioni indispensabili a un’esistenza degna dell’uomo”.

 

 

LUNEDI’ 8 APRILE 1991

 

FIGLI DI DIO: “Egli mi ha detto: Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato”. (Salmo 2,7)

Dobbiamo ricordarci sempre della nostra identità di Figli di Dio, se rio corriamo il rischio di perdere la giusta visione di noi stessi.

Un giovane principe fu portato in esilio, lontano dal regno del padre. Nella miseria, poco per volta, tutto teso a sopravvivere, dimenticò le sue origini regali, dimenticò la gioia della reggia, dimenticò il padre. Quando il re gli mandò il fratello maggiore per riportarlo a casa, egli pensò ad una beffa e gli disse: “Se proprio vuoi farmi qualcosa di bene, dammi un pezzo di pane e un mantello!”. Aveva dimenticato d’essere un principe! Aveva dimenticato che avrebbe potuto tornare alla reggia del padre, alla felicità deI regno.

 

 

MARTEDI’ 9 APRILE 1991

 

CREATORE: “Il Signore regna, si ammanta di splendore; il Signore si riveste, si cinge di forza”. (Salmo 92,1)

lo non riesco a rendermi conto del perché una mucca nera che si nutre di erba verde produca latte bianco, ma bevo quel latte. Non capisco come un piccolo seme nero possa essere piantato nella terra e alcune settimane dopo possa produrre un cocomero con la scorza verde, la polpa rossa e centinaia di piccoli semi scuri. Ma amo il cocomero. No, non è possibile per le nostre menti limitate capire in modo totale Dio. Ecco perché ci vuole la fede. Un ragazzo stava giocando col suo aquilone; andò così in alto che scomparve dalla vista. Un suo vicino di casa gli chiese: “Che fai?”, e lui: “Sto facendo volare il mio aquilone”. Ma l’uomo insisteva: “Come è possibile? Io non lo vedo da nessuna parte”. E il ragazzo: “Tu non lo vedi, ma esso è lassù perché ne sento gli strappi”. Così è con Dio. So che è nel cielo, perché lo ritrovo nella mia esperienza e nelle sue parole, e avverto i suoi richiami, i suoi “strappi” al mio cuore e alla mia esistenza.

 

 

MERCOLEDI’ 10 APRILE 1991

 

SALVEZZA A BUON MERCATO?: “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per i mezzo di Lui”. (Gv. 3,17) 

Un sacerdote aveva avuto il permesso di i scendere in una miniera per parlare ai minatori durante la loro pausa di lavoro, della grazia di Dio in Gesù Cristo. Prima di risalire in superficie, mentre gli uomini si disperdevano per ritornare al loro lavoro, si rivolse all’ingegnere che l’accompagnava e gli chiese che cosa pensasse dell’Evangelo. “Oh! — gli rispose questi — è qualcosa a troppo buon prezzo; non posso credere ad una religione come questa”.

Il visitatore non rispose nulla. Entrambi si avviarono verso la gabbia dell’ascensore. Quando vi giunsero, l’evangelista domandò: “Come faremo ad uscire dalla miniera?”.

— Riprenderemo l’ascensore, rispose l’ingegnere, non vi è altro mezzo.

— Sì, ed è veramente facile, non è vero? Non vi è nessuno sforzo da fare; tuttavia suppongo che per scavare il pozzo ed installare l’attrezzatura si sia resa necessaria una spesa notevole.

— Senza dubbio, sono stati necessari denari e fatica; il pozzo ha una profondità di 600 metri!

— Ebbene, ingegnere, sa a che cosa penso? Quando la Parola di Dio le dice che chiunque crede nel Figlio di Dio ha vita eterna, lei risponde che la cosa è troppo a buon mercato. Dimentica ciò che è costata al nostro Salvatore la grande salvezza che ora a noi basta afferrare per essere salvati. Non vi è, d’altra parte, nessun altro mezzo per trarci dalle nostre tenebre morali e trasportarci nella luce di Dio.

 

 

GIOVEDI’ 11 APRILE 1991

 

VICINANZA: “Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, egli salva gli spiriti affranti”. (Sal. 33,19)

Ho capito questa frase del salmo quando andando ripetutamente a trovare una mamma di 7 figli malata di cancro, per tre anni sballottata da un ospedale all’altro, con dei mali atroci giorno e notte, la trovavo provata, ma serena. Cercava di dare forza al marito e ai figli. Al mio balbettare povere parole di conforto mi diceva: “Il Signore non mi ha mai lasciata sola: mi ha dato forza quando povera cercavo di allevare con mio marito i miei figli. Mi è stato vicino nel momento del benessere. Mi ha dato la gioia di veder unita la mia famiglia, felici i figli e pur avendo “momenti di nebbia” mi è di conforto nelle lunghe ore di dolore solitario. So che me ne andrò, ma andrà da Lui e Lui ed io saremo ancora vicini al cammino di mio marito e dei miei figli

 

 

VENERDI’ 12 APRILE 1991

 

MIRACOLO: “Gesù prese i pani e li distribuì a quelli che si erano seduti”. (Gv. 6,11)

Incoraggia e piace anche a noi questo Gesù che si prende cura della gente e procura del cibo alla folla nel momento della necessità. La folla ne è subito conquistata e pensa che sia la persona ideale da scegliere come re. Così Gesù appare anche a noi: colui che interviene nel momento del bisogno e modifica la situazione, risolve un grosso problema materiale: il cibo. La nostra mentalità utilitaristica ci porta a considerare l’aspetto materiale cioè di Gesù che vale in quanto risolve situazioni di crisi. Quello che ci sfugge è il come Gesù interviene. E’ importante capire come Gesù agisce, come Gesù sfama, come Gesù guarisce, come Gesù salva. Gesù moltiplica quei pani immedesimandosi nella situazione della gente. Gesù si cala nell’esperienza umana che lo circonda, coinvolge la folla: “dove possiamo comprare il pane... Il Signore si serve del poco che abbiamo per far nascere dalla nostra povertà il prodigio della sua grazia. Senza il nostro apporto, benché misero e debole, il Signore non salva; ma se il poco che abbiamo lo deponiamo nelle sue mani, la nostra disponibilità diventerà benedizione per noi stessi e per i fratelli. Dio d’amore, amico degli uomini, accompagna sempre il cammino del tuo popolo con il dono della tua Parola e del tuo pane: Cristo tuo Figlio.

 

 

SABATO 13 APRILE 1991

 

TIMORE:  “Videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura”. (Gv. 6,19)

Vedere Gesù che cammina sull’acqua dei mare in tempesta mette paura agli apostoli: sono davanti ad un fatto che supera le loro capacità. Tutto quello che non rientra nelle nostre conoscenze ci lascia perplessi, timorosi, increduli. Anche la fede è un salto nel buio, un fidarci di Qualcuno superiore a noi del quale non si può conoscere e comprendere tutto. Ma se noi superiamo la perplessità, la paura, colui che ci viene incontro in modo tanto misterioso è colui che vuoi salire sulla nostra barca per calmare le acque tumultuose e portarci “rapidamente” a riva.

 

 

DOMENICA  14 APRILE 1991

 

PACE:  “Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: pace a voi”. (Lc. 24,36)

Insistentemente, Gesù, dopo la sua risurrezione, augura e porta agli amici la pace. La sua pace. Oggi il termine pace viene facilmente strumentalizzato, costretto a convivere persino con i carri armati, la violenza, la brutalità, le minacce, l’odio, la menzogna più spudorata. soprattutto molti si illudono che questa sia una parola da gridare nelle piazze, scandire nei cortei. Pochi si rendono conto che questa parola “sacra” deve essere accolta, come un seme nelle profondità del nostro essere. Maturare, crescere, diventare esigenza, ostinazione, forza, passione. L’uomo che si apre al messaggio di pace, è uno che la realizza, prima di tutto nel suo intimo. Pace allora è un punto di arrivo e comporta un cammino faticato di purificazione, combattimento, ordine interiore, dominio su se stessi: la pace di Cristo diventa allora attraverso il combattimento della croce, una pace vittoriosa, una forza superiore a quella dell’odio, della vendetta, della violenza.

 

 

LUNEDI’ 15 APRILE 1991

 

PANE:  “Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna”. (Gv. 6,27)

Se per un momento dimentichiamo le tante popolazioni che oggi sono in grave stato di denutrizione e guardiamo a noi ci accorgiamo che noi il pane lo abbiamo e spesso in esagerata sovrabbondanza; raggiungiamo anzi i limiti del superfluo e dell’inutile. Eppure non siamo mai sazi; cresce invece la nostra avidità perché niente ci soddisfa più. Il mondo delle “tante cose” si e fatto in vivibile, duro, disumano. Viviamo sulla difensiva, nella diffidenza, in una ciclica ricerca del di più e in un crescendo di insoddisfazione e di tedio del vivere. Sensibili spiriti giovani evadono o in paradisi artificiali o in mistiche religioni esoteriche. E’ tempo di chiederci cosa veramente sazi la fame dell’uomo. “Di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” risponde il Signore. L’uomo ha soprattutto fame di sapienza di vita.

 

 

MARTEDI’ 16 APRILE 1991

 

PRESUNZIONE:  “Dite a Dio: Stupende sono le tue opere”. (Salmo 65,3)

L’orgoglio di voler sapere tutto, di voler sindacare persino su Dio, fa sì che l’uomo perda la sua vera dimensione, quella di creatura ed anche quella di meraviglia davanti al creato. Si racconta che il pittore greco Apelle esponeva i suoi quadri in pubblico e prendeva buona nota di tutte le critiche alle sue opere. Un giorno, un calzolaio trovò da ridire al sandalo di un personaggio. La sera stessa l’artista corresse il difetto della calzatura. Il giorno dopo, lo stesso ciabattino, incoraggiato dal fatto che la sua scienza era stata riconosciuta, si permise di estendere le sue critiche ad altre parti del quadro. In tal modo dimostrò la sua ignoranza in materia d’arte e si attirò questa frase severa e giusta del pittore: “Calzolaio, non più in alto della scarpa”.

 

 

MERCOLEDI’ 17 APRILE 1991

 

PERSECUZIONE: “Scoppiò una furiosa persecuzione contro i cristiani ed essi furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samaria”. (At. 8,1)

Dio ci scampi dalle persecuzioni! Ma nelle mani di Dio anche una persecuzione può diventare un fatto positivo: gli apostoli stentavano a capire il comando di Gesù di annunciare a tutti il Regno; il dover sfuggire ad una persecuzione li porta in parti del mondo dove forse non sarebbero andati di loro iniziativa, I piani di Dio sono misteriosi! Ma il vero credente deve sforzarsi di leggerli come segno della volontà di Dio. Perché quella prova? quella disgrazia che non capisco? Ma se in quella prova io cerco di metterci la mia fede, la preghiera, anche lì c’è un segno di Dio. Come nella vita di Gesù la triste vicenda del rinnegamento e della croce sono diventati il segno più grande dell’amore di un Dio fatto uomo e nella chiesa primitiva il sangue dei martiri è stato seme di nuovi cristiani, anche il dolore e la prova che io non capisco ma cerco di vivere con fede, nelle mani di Dio diventa seme prezioso che in qualche modo porterà frutto.

 

 

GIOVEDI’ 18 APRILE 1991

 

CATECHESI:  “Gli chiese: Capisci quello che stai leggendo?”. (At. 8,30)

La domanda che Filippo fa all’eunuco sorpreso da lui a leggere il profeta Isaia è una domanda che sovente mi pongo quando la domenica, in chiesa, leggiamo la Parola di Dio. Non metto in dubbio la capacità intellettiva dei cristiani ma mi rendo conto che la bibbia è un libro che spesse volte non è considerato come un qualcosa di vivo che ci interpella oggi. E mi rendo anche conto che per molti la formazione religiosa si è fermata al catechismo  fatto da bambini e si è poi sedimentata in abitudini e riti spesso non capiti. Abbiamo bisogno di catechesi a tutte le età! Altrimenti la Parola che salva arriva alle nostre orecchie ma non può entrarvi perché spesso non è neppure compresa nel suo significato.

 

 

VENERDI’ 19 APRILE 1991

 

VEDERE:  “E, caduto a terra, aperti gli occhi, non vedeva nulla”. (At. 9,8)

Saulo era convintissimo di “vederci bene”. Aveva una buona cultura ebraica e greca. Era zelante nella fede. Andava nel nome di Dio a cercare quelli che riteneva traditori della sua fede. Ed ecco, dopo quella voce strana: “Saulo, perché mi perseguiti?” non ci vede più, o meglio, ora che è cieco negli occhi, comincia ad accorgersi che era prima che non vedeva. Ed ora lui, cieco, comincia a vedere la verità. Troppo spesso noi consideriamo di essere “vedenti” quando siamo sicuri, quando non abbiamo dubbi di fede, quando rispettiamo tutte le norme della preghiera... ma i nostri occhi hanno già visto quel Cristo che forse stiamo perseguitando nel fratello, e magari nel buon nome della fede?

 

 

SABATO  20 APRILE 1991

 

VERITA’:  “Molti dei discepoli di Gesù dissero: Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”. (Gv. 6,60)

Il re Luigi XIV, spinto dalla curiosità, desiderava udire il celebre predicatore Massillon. Il suo nome era su tutte le bocche ed i suoi discorsi attiravano un numero sempre crescente di uditori. Anche sul re la seria predicazione di Massillon fece una grande impressione. Lo chiamò in udienza privata e gli disse: “Ho già sentita un gran numero di oratori ed in generale sono stato contento di loro, ma come mai, dopo aver udito la sua predicazione, sono tanto scontento di me stesso?” Così quel re bigotto, e nello stesso tempo tanto colpevole, risentiva l’azione del lato tagliente della Parola di Dio. Questa non solletica le orecchie, non lusinga, ma rivela all’uomo quello che egli è alla luce di Dio: un peccatore degno della condanna, che può essere salvato solo dal sangue di Gesù Cristo. Luigi XIV, sotto la prima impressione della predicazione, espresse la sua intenzione di ascoltare il predicatore Massillon almeno una volta all’anno. Ma, in realtà, questi non ricevette mai nessun altro invito da parte sua. Quando la verità tocca dentro e vuol cambiare, per qualcuno è meglio non ascoltarla.

 

 

DOMENICA  21 APRILE 1991

 

GREGGE:  “Le mie pecore conoscono me”. (Gv. 10,14)

Forse a noi non piace molto essere paragonati ad un gregge. Tuttavia l’immagine della pecora, sotto certi aspetti, suggerisce bene la nostra condizione: da soli non ce la facciamo contro il male, siamo spesso privi di orientamento. La pecora si affida d’istinto al pastore perché la difenda e la conduce. Considerarci “pecore” del Buon Pastore non significa perdere la nostra individualità, la nostra chiamata specifica, ma affidarci unicamente a Colui che ci guida, ci cerca, dà la sua vita per la nostra salvezza.

 

 

LUNEDI’ 22 APRILE 1991

 

BENE E MALE:  “Quello che Dio ha purificato, tu non considerano profano”. (At. 11,9)

In una religiosità moralistica si è spesso portati a considerare le cose dividendole in buone e non buone, le persone in buoni e cattivi. Facendo così si corre il rischio di proiettare fuori di noi il bene e il male e il rischio di accollare a Dio l’aver creato cose buone o cose cattive. Dio ha creato bene ogni cosa: non ci sono cose pure o impure in se stesse. E’ l’uomo che con le sue intenzioni può usare bene o male dei doni della creazione. Con la redenzione poi, l’uomo è stato purificato addirittura nel suo intimo se accetta il dono della sua grazia. Nel Vangelo, Gesù stigmatizza il male ma non colpisce mai il peccatore. Dovrebbero crollare per noi cristiani certe etichette con le quali giudichiamo persone e cose e dovremmo con più ottimismo e speranze guardare al creato e ai fratelli.

 

 

MARTEDI’ 23 APRILE 1991

 

CRISTIANI:  “Ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani”. (At. 11,26)

Quanto uso e abuso del termine “cristiani”! Oggi, quasi tutti, nella nostra società occidentale si dicono tali. Nella Chiesa primitiva questo nome non nasce subito ed è un titolo che i cristiani non si danno da soli ma viene dato da coloro che li vedono soffrire, gioire, amare in nome di Cristo. Così dovrebbe essere per noi: cristiano non è un nome da sbandierare o un nome sotto cui nascondersi; è un nome che gli altri dovrebbero vedere soprattutto dal nostro comportamento. Quando la gente comincerà a chiedersi: “Perché quell’uomo è disposto a perdonare?, perché anche nella sofferenza ha speranza?, perché è disposto a toccare il suo portafoglio per altri?”, e diranno o con ammirazione o per beffa: “Perché è cristiano”, allora ci saremmo meritati davvero di chiamarci così.

 

 

MERCOLEDI’ 24 APRILE 1991

 

L’UNICO DIO:  “Dio faccia splendere il suo volto su di noi”. (Salmo 66,2)

Racconta un’antica leggenda ebraica:

Abramo di giorno in giorno s’avvicinava al vero Dio; s’allontanava così dagli idoli falsi.

Per questo suo padre lo condusse davanti al re Nimrod.

Chiese il re ad Abramo:

Perché non adori gli idoli?

Rispose deciso Abramo:

Perché il fuoco li brucia.

Allora adora il fuoco!

Piuttosto adoro l’acqua, capace di spegnere il fuoco!

Adora dunque l’acqua.

No! Piuttosto adoro le nuvole, dalle quali l’acqua proviene — rispose Abramo.

Allora adora le nuvole — insistette il re Nimrod.

No, perché il vento è più forte di loro e le disperde.

Allora adora il vento, che soffia.

Se il vento fosse Dio, — continua Abramo, — noi dovremmo adorare l’uomo che ha il soffio del respiro.

Allora adora l’uomo!

No, perché, purtroppo, muore.

Allora adora la morte.

E finalmente Abramo poté concludere:

L’unico che bisogna adorare è il padrone della vita e della morte. Questi è il mio unico Dio!

 

 

GIOVEDI’ 25 APRILE 1991

 

LE MANI DI CRISTO:  “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo”. (Mt. 16,15)

Maggio 1945. La Seconda Guerra Mondiale era finita. La Germania, sconfitta, era stata occupata dalle truppe americane, inglesi e russe. In una cittadina tedesca, una compagnia di soldati americani aveva deciso di ricostruire la chiesa, completamente distrutta dalle bombe. Durante lo sgombero delle macerie, un soldato trovò fra i calcinacci la testa di un Gesù crocifisso molto antico. Colpito dalla bellezza di quel volto, lo mostrò ai compagni. “Cerchiamo gli altri pezzi e ricostruiamo il crocifisso”, rispose uno. Si misero tutti a frugare con pazienza fra le macerie. Rovistando qua e là, soprattutto vicino all’altare, trovarono molti frammenti di crocifisso. Con calma, due soldati tentarono di ricomporre il crocifisso frantumato. Ma nessuno riuscì a trovare le mani di Gesù. Quando la chiesa fu ricostruita, anche il crocifisso riprese il suo posto sull’altare. Mancavano soltanto le mani. Ma un soldato collocò ai piedi del crocifisso un cartello con queste parole: “Ora ho soltanto più le tue mani”.

 

 

VENERDI’ 26 APRILE 1991

 

UN POSTO:  “Vado a prepararvi un posto”. (Gv. 14,2)

Forse sarà capitato anche a voi di fantasticare sul “posto” che il Signore ha preparato per noi. E con la nostra mentalità umana ce lo immaginiamo bello, tranquillo, un luogo dove incontreremo le persone care... Anche Gesù quando fa un paragone usa quello de]. banchetto di nozze, dove si è insieme, si fa festa... li posto che Gesù ci ha preparato è il luogo di comunione eterna con Dio e in lui con tutte le sue creature. Gesù questo posto lo ha preparato con il dono della sua vita. Ma, e se quel posto rimanesse vuoto? Se rischiassi di non accettare quell’invito? Il posto c’è. Gesù l’ha preparato. Sta a noi non mancare all’appuntamento!

 

 

SABATO  27 APRILE 1991

 

MIRACOLI:  “Anche chi crede in me compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi”. (Gv. 14,12)

Quasi ci lamentiamo col Signore di non essere capaci a fare miracoli e siamo tentati di dire che questa parola non è vera. Eppure miracoli ce ne sono ogni giorno, basta aprire gli occhi. Ecco una semplice esperienza raccontata da Madre Teresa di Calcutta che manifesta un “miracolo” di carità:

“Alcune settimane fa venni a sapere che una famiglia, una famiglia indù cristiana, non mangiava da alcuni giorni, così presi un po’ di riso e andai a trovarla. Non avevo ancora fatto in tempo a rendermi conto di dove ero, che la madre di quella famiglia aveva già diviso il riso in due parti e ne aveva portato una metà alla famiglia accanto, che era musulmana. Allora le domandai: “Quanto ne avrete a testa? Siete in dieci a dividere quel poco di riso”. Ma ella mi rispose: “Neppure loro hanno da mangiare”

 

 

DOMENICA  28 APRILE 1991

 

PORTARE FRUTTO:  “Chi rimane in me, e io in lui, fa molto frutto”. (Gv. 15,5)

Gesù ci invita a “portare frutto”. Portare frutto non è un lusso del tralcio. E’ la sua ragion d’essere. Il frutto non è l’ornamento della vigna. Ne costituisce il “dovere” più elementare. Per portare frutto bisogna però “rimanere in Lui “. li frutto della Chiesa e del cristiano non deriva da tecniche più o meno raffinate, da documenti elaborati, da calcoli umani, da legami “politici” influenti, da organizzazione perfetta, ma dal “rimanere” in Cristo, dal non porre ostacolo a che la sua linfa vitale possa passare e agire in noi.. I frutti poi, non sono necessariamente quelli più appariscenti. La vita, infatti, nasce e si sviluppa nell’oscurità, nella profondità, non tanto nel chiasso, nelle esteriorità, nelle apparenze. Quando siamo cuore a cuore con Cristo Lui può operare in noi e farci portare il frutto che desidera.

 

 

LUNEDI’ 29 APRILE 1991

 

MOMENTO FAVOREVOLE:  “A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incon­tro”. (Mt. 25,6)

Qual è il momento giusto per dire di sì al Signore? Quando il Signore parla: quello è il momento giusto! Se uno dice: Adesso non rispondo, risponderò più tardi... corre un gran rischio. A questo proposito i rabbini raccontano questa parabola. E’ simile a un re, che invitò i suoi sudditi a una festa. Ma non indicò l’ora esatta del banchetto. Quelli prudenti si prepararono subito e attesero all’ingresso della casa, vestiti per la festa. Pensavano: la porta del re può aprirsi ogni momento. Quelli stolti invece se la presero comoda e continuarono le loro faccende. Pensavano: i preparativi per la festa andranno per le lunghe, c’è ancora tempo prima che si apra la porta. improvvisamente il re fece aprire le porte. Ecco, la festa era pronta e stava per cominciare. Gli invitati prudenti entrarono, con l’abito della festa. Quelli stolti, presi di sorpresa, corsero dal lavoro con l’abito sporco. il re si adirò con loro e disse: “Gli invitati che si sono preparati per la festa siedano per mangiare e bere. Ma quelli che non si sono cambiati d’abito stiano in piedi a guardare, a bocca asciutta!”.

 

 

MARTEDI’ 30 APRILE 1991

 

PACE:  “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do”. (Gv. 14,27)

Se ci fu un grande messaggero di pace cristiana tra gli uomini e nel creato fu Francesco di Assisi. Ecco come un suo discepolo ha riassunto in un decalogo il suo messaggio di pace con il creato:

1. Sii uomo nel creato, fratello tra i fratelli.

2. Abbraccia tutti gli esseri creati con amore e devozione.

3. Ti è stata affidata la terra come giardino; reggila con sapienza.

4. Abbi cura dell’uomo, dell’animale, delle erbe, delle acque e dell’aria per tuo amore e perché la terra non ne resti priva.

5. Usa le cose con parsimonia perché la dissipazione non ha futuro.

6. Ti è dato il compito di svelare il mistero del cibo: perché la vita si nutra di vita.

7. Sciogli il nodo della violenza per comprendere quali siano le leggi dell‘esistere.

8. Ricorda che il creato non riflette solo la tua immagine, ma di Dio altissimo porta significazione.

9. Quando tagli l’albero virgulto perché la sua venga troncata.

10. Cammina con riverenza sulla pietra poiché ogni cosa ha il suo valore.

 

 

 

 

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