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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

OTTOBRE  1990

 

 

LUNEDI’  1  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Gb. 1,6 - 22; Sal 16; Lc. 9,46 - 50.

 

“Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,sia benedetto il nome del Signore”.  (Gb. 1,21)

Il proverbio per indicare uno di grande pazienza dice: “Aver pazienza come Giobbe”, ma secondo me, sarebbe più giusto dire: “Aver fede come Giobbe”, infatti Giobbe che ha perso tutto quanto aveva, compresi gli affetti più cari, continua a fidarsi di Dio. Ben inteso: Giobbe non è uno stoico che subisce gli avvenimenti, si chiede il perché, grida per il dolore, potremo dire: lotta con Dio, ma si fida di Lui, sa di essere nelle sue mani. Aver fede in Dio significa proprio tutto questo: fidarsi unicamente di Lui pur non riuscendo a capire, pur ricercando, pur lottando.

I santi ci danno questo esempio: là loro fede era totale anche se travagliata. Dico di più: anche per l’umanità di Gesù è stato così: si è fidato del Padre anche se per lui era difficile accettare la croce: “Padre, se possibile allontana da me questo calice, ma non la mia ma la tua volontà sia fatta”.

 

 

MARTEDI’  2  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Es. 23,20 - 23; Sal 90; Mt. 18,1 -5.10.

 

‘‘Perché dare la luce a un infelice e la vita a chi ha l’amarezza nel cuore?”.  (Gb. 3,20)

E’ la domanda angosciosa che tutti, almeno qualche volta nella vita, ci siamo posti: perché muore quel bambino, perché certe persone segnate per tutta la vita dalla sofferenza? perché malattie incurabili che si prolungano tra tanti dolori per anni, senza speranza? All’angoscioso problema del libro di Giobbe e nostro non è possibile trovare una soluzione. Ma è possibile offrire umilmente a Dio i propri interrogativi, chiedendogli. che la croce di Cristo ci salvi dalla disperazione.

 

 

MERCOLEDI’  3  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Gb. 9,1 - 12.14.16; Sal 87; Lc.9,57 - 62.

 

“Se uno volesse disputare con Dio, non gli risponderebbe una volta su mille”.  (Gb. 9,3)

Mi è particolarmente caro lasciare commentare questa frase da una preghiera del Cardinal BALLESTRERO: “Tu non hai mai chiesto ai tuoi se Capivano le tue parole. Hai chiesto se credevano. A volte sembra quasi che tu non abbia pietà della breve intelligenza umana e imperversi con l’immensità della tua Parola. Esigi che ti si faccia credito, perché tu sei la Parola del Padre. Vuoi essere tanto più accettato quanto più sei misterioso. Ma chi mi libererà dal pericolo di frugare nelle parole della tua rivelazione con il razionalismo e la freddezza del mio secolo, se non il desiderio di incontrare te, Persona viva e cara? Chi mi salverà dal non capire o al capire male, se non la tua Chiesa, che è il tuo stesso mistero? A volte sono tentato di credere che ascoltarti sia comodo, sia facile. Ma la tua Parola ha il peso specifico dell’eternità e grava sul mio povero essere. Le mie resistenze, non considerarle come cattiva volontà: è l’infermità della natura e non ribellione. Ma l’abisso del mio spirito ha bisogno di essere pervaso dalla tua Parola”.

 

 

GIOVEDI’  4  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Gal. 6,14 - 18; Sal 15; Mt. 11,25 - 30.

 

“Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore”.   (Gai. 6,14)

La grandezza di S. Francesco è “essere creatura nuova” per essere simile in tutto al suo Signore. Questa conformità ai voleri del Padre è possibile solo a coloro che non confidano in se stessi, solo a coloro che sentendosi piccoli di fronte all’infinita grandezza del Creatore, sanno riconoscerne l’onnipotenza e la bontà. Oggi osiamo chiedere anche noi al Padre che non vi sia per noi “altro vanto che nella croce del Signore”. Sappiamo che questa domanda ci porterà a riconoscere la presenza del Salvatore proprio là dove ci rifiuteremmo di metterci ad accettarla. Ma è l’unica’ strada da percorrere se non vogliamo smarrirci lontano da colui che per noi è stato crocifisso e che oggi ci chiede di seguirlo nell’unica via che porta ad un approdo di pace e misericordia.

 

 

VENERDI’  5 OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Gb. 38,1 -12 - 21;40,3 - 5; Sal 138;Lc 10,13 - 16.

 

“Ti lodo perché mi hai fatto come un prodigio. Sono stupende le tue opere”.  (Sal 138,14)

L’astronomo Kirchner teneva nel suo gabinetto scientifico un globo celeste di Piccole dimensioni, ma di un’esattezza e una finizione veramente notevoli. Un giorno ricevette la visita d’un amico, incredulo dichiarato, che pretendeva che l’universo si fosse formato da solo, per una sequenza di casi. Quell’amico si fermò a lungo davanti al piccolo globo che non cessava di ammirare. “Chi è l’autore di questa meraviglia?” domandò.”Non lo so, rispose l’astronomo”. “Deve essere un prodotto del caso” “Tu mi prendi in giro!”

“Allora, riprese tranquillamente Kirchner, tu trovi assurdo che questa piccola sfera dipinta sia uscita dal nulla, e ammetti che i cieli che essa rappresenta provengano dal caso?”.

 

 

SABATO  6  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Gb. 42,1 - 3.5 - 6.12.17; Sal 118; Lc 10,17 - 24.

 

“Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”.  (Lc. 10,17)

Fa persino sorridere lo stupore con cui i  settantadue discepoli dicono a Gesù di essere riusciti a vincere il male, il demonio. Sono rimasti stupiti perché hanno visto dei malati guariti, delle paure vinte, delle persone convertite; e tutto questo non per merito loro, ma nel nome di Gesù e del suo amore.

Oggi sembra che l’uomo non sappia più cogliere i segni della vittoria sul male, sul demonio: vediamo tutto in negativo, ma è poi proprio così? Ci sono dei giovani che hanno impiegato le loro ferie per costruire un ospedale in Africa, il Cottolengo è un miracolo giornaliero di carità ed amore, Madre Teresa dì Calcutta, le suore del sorriso sono speranza per molti che stanno morendo di fame, a Torino ci sono centri di accoglienza per i barboni, nella nostra comunità alcuni sentono il dovere di assistere famiglie bisognose... Allora: il male c’è ed è grande ma nel nome di Cristo, ancora oggi Satana è vinto.

 

 

DOMENICA  7  OTTOBRE 1990

 

BEATA VERGiNE MARIA DEL ROSARIO

Questa celebrazione liturgica ricorda un’antica devozione del popolo cristiano: il Rosario. Esso consiste nel lodare e nell’invocare la Vergine ripetendo senza stancarsi l’Ave Maria, e nel ripercorrere con la madre del Signore il Vangelo, per imparare da lei a contemplare il Cristo e ad essere disponibili al suo Spirito. In questo giorno la chiesa non si sofferma su un aspetto particolare della vita di Maria, ma ci invita a scoprire l’intimo dinamismo che ha unificato la sua esistenza, per farlo nostro ponendoci alla sequela del Cristo con la stessa fedeltà di sua madre.

 

PAROLA DI DIO : Is. 5,1 - 7; Sal 79; Fu. 4,6 - 9;Mt. 21,33 - 43.

 

“Ave, Maria, piena di grazia...”.  (Lc. 1,28)

Tante volte guardando le labbra di vecchiette ho colto il ripetersi di questa preghiera. Ricordo mesi di maggio in cui insieme in famiglia si diceva il rosario. Poi, cresciuti, quasi un distacco, la superiorità nei confronti di questa preghiera: “E’ ripetitiva, è noiosa, è difficile... ”E poi la riscoperta: è una preghiera contemplativa, ti fa pensare continuamente alla Parola di Dio; è una preghiera dei poveri che non sanno dire tante parole in proprio, ma si fidano della grazia di Dio che può giungere attraverso le mani di Maria. E’ la preghiera in cui cuore e fantasia possono aprirsi ad orizzonti infiniti (puoi ricordare le persone, ringraziare, chiedere perdono, essere missionario, offrire, partecipare...,. E’ la preghiera alla Mamma e tramite essa al Figlio, a quel figlio che non sa negare a sua madre neppure il miracolo di un po’ di vino, anche se “non era ancora giunta la sua ora.”

 

 

LUNEDI’  8  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Gal. 1,6 - 12; Sal 110; Lc. 10,25 - 37.

 

“Fratelli, il Vangelo che vi ho annunziato non è modellato sull’uomo”.  (Gal 1,11)

 IL CONTENITORE E IL CONTENUTO

 C’era un guru che tutti consideravano la Sapienza Incarnata. Ogni giorno egli teneva un discorso su vari aspetti della vita spirituale ed era evidente che nessuno mai aveva superato la varietà, la profondità e l’attrattiva del suo insegnamento. I suoi discepoli gli chiedevano con insistenza quale fosse la fonte da cui traeva una sapienza tanto inesauribile ed egli disse loro che stava tutto scritto in un libro che avrebbero ereditato dopo la sua morte. il giorno che segui alla sua morte, i discepoli trovarono il libro esattamente dove egli aveva detto. C’era una pagina sola, con un'unica frase che diceva: “Capite la differenza fra il contenitore e il contenuto e avrete accesso alla fonte della Sapienza”.

 

 

MARTEDI’  9  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Gal. 1,13 - 24; Sal 138; Lc. 10,38 - 42.

 

“Maria, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola”.  (Lc. 10,39)

“Ma è proprio necessario fare ritiri esercizi spirituali, ore di adorazione? Non sarebbe meglio che preti e laici fossero più concreti e invece di “perdersi nelle nuvole” si dessero più da fare e fossero più umanamente realizzati. . .”

E’ questa una osservazione preziosa se ci aiuta ad evitare che la preghiera ci disincarni dalla realtà, se comprendiamo che pregare non significa mai chiudere la porta ai fratelli, ma sulla necessità di pregare e di dedicare tempo al Signore, penso, non dovremmo aver dubbi. Madre Teresa di Calcutta e le sue suore, sono donne che certamente si danno molto da fare; ebbene, esse pregano quattro ore ogni giorno ed è proprio questo stare ai piedi di Gesù, “perdendo tempo” che poi le aiuta nella loro infaticabile opera di servizio ai fratelli.

 

 

MERCOLEDI’  10  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Gal 2,1 – 2 - 7.14; Sal 116; Lc. 11,1 - 4.

 

“Signore, insegnaci a pregare”.  (Lc. 11,1)

Un racconto hasidico:

Un Contadino povero, nel rincasare la sera tardi dal mercato, si accorse di non avere con sé il suo libro di preghiere. Al suo carro si era staccata una ruota in mezzo al bosco ed egli era angustiato al pensiero che la giornata finisse senza aver recitato le preghiere. Allora pregò in questo modo: “Ho commesso una grave sciocchezza, Signore. Sono partito di casa questa mattina senza il mio libro di preghiere e ho così poca memoria che senza di esso non riesco a formulare neppure un’orazione. Ma ecco che cosa farò: reciterò molto lentamente tutto l'alfabeto cinque volte e tu, che conosci ogni preghiera, potrai mettere insieme le lettere in modo da formare le preghiere che non riesco a ricordare”. Disse allora il Signore ai suoi angeli: “Di tutte le preghiere che oggi ho sentito, questa è senz’altro la più bella, perché è nata da un cuore semplice e sincero.

 

 

GIOVEDI’  11  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Gal 3,1 - 5; Sal da Lc. 1,69 - 75; Lc. 11,5 - 13.

 

“Il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono”.   (Lc. 11,13)

Al termine di tutto un discorso che Gesù fa sulla preghiera, dopo averci detto che “Dio è un padre buono che non dà una serpe a chi gli chiede un pesce dopo averci invitati a “chiedere per ottenere” a “bussare perché ci sarà aperto”, Gesù ci dice che Dio darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono. “lo chiedo il dono della salute e ‘Lui mi dà lo Spirito Santo!”. Ma chi è questo Spirito? E’ il dono di pensare come Dio, di agire come Lui, di realizzare qui il suo regno. Allora magari ho chiesto quella grazia con tanta insistenza e non l’ho ottenuta; posso ribellarmi: “tu, o Dio,non mi ascolti... non ci sei oppure sé ho lo spirito di Dio posso anche cercare di avvicinarmi ai pensieri di Dio per comprendere “Forse il Signore non mi ha dato quella grazia perché anche una sofferenza in questo momento della vita può essere un bene”. Invochiamo allora spesso: “Vieni Santo Spirito e porta luce ai nostri cuori”.

 

 

VENERDI’  12. OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Gal. 3,7 - 14; Sal 110; Lc. 11,15 - 26.

 

“Chi non è con me é contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde”.   (Lc. 11,23)

Quanto sono larghe, spaziose e numerose le strade dei compromessi, dei mezzi impegni, del “salviamo capra e cavoli”: “Voglio bene al Signore ma devo badare ai miei interessi!” “Andrei a messa, la domenica, ma i miei mille impegni.., e poi il Signore lo si può amare in mille altri modi!”. “Amare, voler bene, perdonare... si ma non nella giungla del mondo del lavoro: lì devi tirar fuori le unghie, far vedere i tuoi peli sullo stomaco!”. “Signore fino a quando devo perdonare, fino a sette volte? (mi sembra già tanto)”. Eppure Gesù è intransigente: per Lui non c’è spazio al compromesso: non si può tenere il piede in tante staffe diverse. Bisogna seguirlo e totalmente, bisogna avere il coraggio di comprometterci con Lui sapendo che la sua via conduce al paradiso ma che prima passa da un posto che noi vorremmo aggirare volentieri ma che è inevitabile: la croce.

 

 

SABATO  13  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Gal 3,22 - 29; Sal 104; Lc. 11,27 - 28.

 

“Beato il grembo che ti ha portato, e il seno da cui hai preso il latte”.  (Lc. 11,27)

“Fortunata sua madre che ha un figlio prete” mi diceva una mamma che invece aveva un figlio in prigione e un altro diviso dalla moglie e con due figli sballottati tra padre, madre e istituti. E io pensavo: “Sarà più beata” la mamma di un prete o questa povera donna, davanti ai Vangelo?”. Gesù ha risolto la questione: alla voce che dice “beato il grembo che ti ha generato”, risponde dicendo che la beatitudine di sua madre che egli ha scelta, stima, ama, ascolta può essere per tutti coloro che come Maria si fidano di Dio fino al punto di affidare a Lui, sulla sua parola, la vita affinché Egli ne faccia ciò che vuole e allora la “beatitudine” non è più dettata dalle cose esteriori, la “fortuna” non è vincere o meno la schedina ma è aver capito a fondo il senso vero della vita, cioè Dio, e buttarsi nelle sue braccia.

 

 

DOMENICA  14  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: ls 25,6 - 10; Sal 22; Fil 4,12 – 14.19 - 20 Mt. 22,1 - 14.

 

“Amico, come hai potuto entrare qui senza abito nuziale?.  (Mt. 22,12)

L’individuo invitato alla festa di nozze che si presenta senza abito della festa deve aver frainteso il significato dell’invito. Ha creduto di dover partecipare ad un funerale, non ad un pranzo di nozze. Egli é il simbolo di quei cristiani che non arrivano a credere che il Regno è un banchetto nuziale. E si vestono e adottano una faccia come per una sepoltura. Proviamo a chiederci: il clima delle nostre assemblee liturgiche rivela che siamo seduti intorno alla mensa per festeggiare le nozze del Figlio, oppure che compiamo una mesta, pesante, noiosa cerimonia?

Il nostro volto esprime la gioia dei risuscitati, degli invitati a celebrare la vittoria di Cristo sulla morte, oppure tradisce la cupezza, la sofferenza, la sfiducia, o, peggio, la noia?

 

 

LUNEDI’  15  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Gal. 4,22 - 24.26.27.31 - 5,1; Sal 112; Lc. 11,29 - 32.

 

“Non sarà  dato a questa generazione nessun  segno”.   (L.c. 11,29)

La fiera televisiva ci ha abituato ad ogni segno di previsione: ci sono quelle del tempo basate su computer, ci sono quelle del lotto, basate non so su quali alchimie, ci sono quelle sul futuro personale basate su segni zodiacali che pretendono lo scientifico ora dagli astri, ora dai segni sulla mano, ci sono i maghi dotati o meno di tarocchi che sanno dirti tutto, ma proprio tutto sul passato, presente, futuro: il baraccone, forse oggi con una veste un po’ più scientifica, ha sempre attirato e spennato i “polli del paese”. E i cristiani che cercano segni? che si accaniscono e litigano sul messaggio della tal madonna o sulle parole del tal santone? Eppure “ben più di Giona è qui” (Lc. 11,32). Abbiamo Gesù, il suo Vangelo, sua parola, i suoi sacramenti, una chiesa peccatrice, ma santa: quali altri segni vogliamo? Oppure la nostra fede qualche volta è ancora un po’ troppo da “baraccone?”.

 

 

MARTEDI’  16  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: GaI 5,1 - 6; Sal 118; Lc. 11,37 - 41.

 

“Voi, farisei purificate l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e iniquità”.  

(Lc 11,39)

Gesù ancora una volta ci ricorda che è il cuore che conta. Non bastano neppure “bei gesti” se non vengono dal cuore e quindi sono pieni di attenzione per gli altri; la discepola stava organizzando il suo banchetto nuziale e dichiarò che per amore dei poveri avrebbe indotto la sua famiglia ad andare contro le convenzioni facendo sedere gli ospiti poveri a capo tavola e quelli ricchi presso la porta. Guardò negli occhi il maestro aspettando la sua approvazione.

Il maestro sì fermò a riflettere; poi disse: “Sarebbe quanto mai inopportuno, mia cara. Nessuno si godrebbe le nozze. La tua famiglia sarebbe imbarazzata, i tuoi ospiti ricchi offesi e i tuoi ospiti poveri affamati perché sarebbero troppo impacciati a capotavola per mangiare a sazietà”.

 

 

MERCOLEDI’  17  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Gal 5,18 - 25; Sal 1; Lc 11,42 - 46.

 

“Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”. 

(Gal 5,24)

Parlando di Spirito, tante volte si pensa ad un qualcosa o un qualcuno di talmente impalpabile, intoccabile che spesso diventa quasi irreale. San Paolo ci aiuta a concretizzare il dono dello Spirito. Se lo Spirito è amore di Dio si concretizzerà in capacità di amare e l’amore è “paziente, benigno, non invidioso, non manca di rispetto, non si adira, non tiene conto dei male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera”. Chi. ha questo amore vive la pace. Anche se in mezzo alle tribolazioni e alle prove, sa che Dio non lo abbandona e in lui fa riposare il suo cuore.

 

 

GIOVEDI’  18  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: 2 Tim. 4,10 - 17; Sal 144; Lc. 10,1 - 9.

 

“Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”.  (Lc. 10,3)

Come Luca, anche noi sentiamo oggi questo imperativo di Gesù: “Andate!”. E’ un comando che noi spesso cerchiamo di cambiare in “state”: troviamoci in Chiesa per la messa, troviamoci in parrocchia per parlare, leggiamo comodamente in poltrona di discussioni di Chiesa... Andate, ci dice Gesù e non ci nasconde neppure le difficoltà: non é semplice vivere da agnelli in mezzo ai lupi. Se vuoi essere cristiano, onesto nel tuo posto di lavoro, qualche zampata stai sicuro che la prenderai, se testimonierai, magari con fatica, di essere capace di perdono, sarai magari ancora preso in giro ma sarai uscito dalla chiesuola ammuffita di un cristianesimo borghese e inconcludente e ti si apriranno sem­pre orizzonti nuovi che facendoti cittadino del mondo, ti faranno anche e soprattutto cittadino del Regno di Dio.

 

 

VENERDI’  19  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Ef. 1,11 - 14; Sal 32; Lc. 12,1 - 7.

 

“Guardatevi dal lievito dei farisei che è l’ipocrisia”.  (Lc. 12,1)

L’ipocrisia è quella specie di camuffamento che gli uomini usano più spesso. Presentarsi diversi da quello che si è, rappresentarsi secondo i modelli in voga nel proprio ambiente, approfittare delle debolezze altrui per emergere, sono solo alcune facce dell'ipocrisia. I farisei non erano  i “cattivi” dell’epoca. Erano un gruppo di “religiosi accaniti” Ma per molti contava più l’appartenenza al gruppo che la fedeltà religiosa, l’apparire perfetti che l’esserlo. “Guardatevi dal lievito dei farisei” dice Gesù, cioè dal lasciarvi prendere da questa tentazione dell’apparire, del sentirsi i “buoni. Il lievito è poco, ma quando comincia il suo processo di fermentazione si moltiplica in maniera e in tempi impressionanti. Se dai spazio ad un po' di ipocrisia presto te ne troverai talmente mischiato da non uscirne più, o, peggio ancora, ti lascerai talmente cambiare da essa da non riconoscerla più.

 

 

SABATO  20  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Ef. 1,15 - 23; Sal 8; Lc. 12,8 - 12.

 

“Con la bocca dei bambini e dei lattanti hai proclamato la tua lode”.  (Salmo 8,3)

Sono i semplici che sanno vedere il bene. E nel bene e nel bello riconoscono la gloria del creatore. Questa parabola buddista ci parla dell’ “essenziale”:

Si narra che il Buddha mostrò un giorno un fiore ai suoi discepoli. A ciascuno di loro chiese di dire qualcosa sul fiore esibito. I discepoli osservarono un breve silenzio, ciascuno in cuor suo teso a rendersi merito con l’eloquenza. Infine il primo si alzò e pronunciò un discorso filosofico sul fiore. Il secondo recitò  una poesia che sul fiore aveva composto. Un altro si dilungò nel descriverne la specie e la natura. Tutti cercando di superarsi a vicenda in profondità, acume e sapienza. Ma l’ultimo guardava ancora il fiore e in silenzio ne assaporava le forme e i colori. L’ultimo non disse niente. Solo lui aveva VISTO il fiore.

(Parabola buddhista)

 

 

DOMENICA  21  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Is. 45,1.4 - 6; Sal 95; 1 Is. 1,1 - 5;Mt. 22,15 - 21.

 

“Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.  (Mt. 22,21)

Ecco una suggestiva quanto impegnante interpretazione di questa frase da parte di S. Agostino:

“Come Cesare cerca la propria immagine su una moneta così Dio cerca la propria nella tua anima. Il Salvatore dice: Rendi a Cesare quello che è di Cesare. Che cosa vuole da te, Cesare? La sua immagine. Ma l’immagine di Cesare è scolpita su una moneta mentre l’immagine di Dio è dentro di te. Se la perdita di una moneta ti rattrista, perché hai perso l’immagine di Cesare, a maggior ragione non dovrebbe farti piangere l’aver disprezzato l’immagine di Dio che è in te?”

 

 

LUNEDI’  22  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Ef. 2,1 - 10; Sal 99; Lc. 12,13 - 21..

 

“Anche se uno è nell’abbondanza,la sua vita non dipende dai suoi beni”.  (Lc. 12,15)

Gesù non dice questa frase per farci paura o per farci disprezzare le cose di questa terra, ci invita invece a fondare le nostre speranze non su cose passeggere ma su Dio stesso. I beni, gli averi di questo mondo, piacciono, attirano: è bello essere stimati, godere del benessere. Ma il benessere se è fine a se stesso è fonte di ingiustizie, preoccupazioni, avidità, odio. Fondare la propria vita su Dio non ti risolve i problemi con un colpo di bacchetta magica ma ti dà pace, sicurezza vera. Con tutti i soldi, gli amici, gli intrallazzi di questa terra non posso comprarmi neanche un’ora della mia vita: con Dio ho in offerta l’eternità; ma non solo l’eternità futura, la beatitudine dopo la morte, ma l’eternità che comincia qui, cioè, pur nella lotta e nella tribolazione quotidiana ho Dio già fin da adesso e se il mio cuore riposa in Lui non ho più bisogno di tante cose ma anzi, so servirmi bene delle cose senza esserne schiavo.

 

 

MARTEDI'  23  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DI0: Ef. 2,12 - 22; Sal 84; Lc. 12,35 - 38.

 

 “Siate pronti, con le lucerne accese”.   (Lc. 12,35)

Il prete annunciò che la domenica seguente sarebbe venuto in chiesa Gesù in persona. La gente arrivò in massa per vederlo. Tutti si aspettavano che predicasse, ma egli si limitò a sorridere al momento delle presentazioni e disse: “Salve”. Erano tutti disposti a ospitarlo per la notte, soprattutto il prete, ma egli rifiutò gentilmente l’invito e disse che avrebbe trascorso la notte in chiesa. Cosa che tutti approvarono. Egli se ne andò senza far rumore l’indomani mattina presto, prima che venissero aperte le porte della chiesa. E, con orrore di tutti, il prete e gli altri scoprirono che la chiesa era stata oggetto di atti di vandalismo. Dovunque sulle pareti era scarabocchiata la parola: ATTENZIONE. Non un solo angolo era stato risparmiato: le porte, le finestre, le colonne, il pulpito, l’altare, persino la Bibbia che stava sul leggio. ATTENZIONE. Incisa a grandi e piccole lettere, a matita e a penna e dipinta in tutti i colori possibili. Dovunque l’occhio si posasse, si potevano scorgere le parole: “ATTENZiONE, attenzione, Attenzione, ATTENZiONE, attenzione, attenzione...” Scandaloso. Irritante. Sconcertante. Affascinante. Terrificante. A che cosa dovevano fare attenzione? Non c’era scritto nulla. Soltanto ATTENZIONE. Il primo impulso della gente fu quello di cancellare ogni traccia di quella sozzura, di quel sacrilegio, e si trattennero soltanto perché pensavano che era stato Gesù stesso a compiere un simile gesto. Quella misteriosa parola ATTENZIONE incominciò a infiltrarsi nella mente delle persone ogni volta che si recavano in chiesa. Essi presero a fare attenzione alle scritture e così riuscirono a trarne vantaggio senza diventare bigotti. Fecero attenzione ai sacramenti, così furono santificati senza diventare superstiziosi. Il sacerdote cominciò a stare attento al potere che esercitava sui fedeli, così poté essere loro di aiuto senza doversi imporre.

E tutti fecero attenzione alla religione, che può trasformare gli incauti in ipocriti. Diventarono cauti nell’accettare i decreti della chiesa e così, pur essendo ligi alla legge, dimostrarono compassione per i più deboli. Cominciarono a stare attenti a come pregavano, così non persero più la fiducia in se stessi e si comportarono nello stesso modo persino nei confronti del concetto che avevano di Dio, in modo da riuscire a riconoscerlo anche fuori dei confini ristretti della loro chiesa. Ora la gente ha collocato la parola tanto scandalosa sopra l’ingresso della chiesa e la sera la si può vedere sfavillare lassù in alto illuminata da multicolori luci al neon.

 

 

MERCOLEDI’  24  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Ef. 3,2 - 12; Sal da ls. 12,2 - 6;Lc. 12,39 - 48.

 

“Voi siete concittadini dei santi e familiari di Dio”.  (Ef. 2,19)

Il Vangelo rende all’uomo la sua vera dignità. Noi, fatti ad immagine e somiglianza di Dio, in Cristo possiamo chiamare Dio con il nome di Padre, salvati dalla sua misericordia, possiamo partecipare alla sua gloria e quindi siamo partecipi della “comunione dei santi”. E’ bello poter pensare che sono tempio di Dio, è bello poter guardare negli occhi ogni fratello e poter riscoprire in lui, sotto la maschera umana, i tratti dell’amore di Dio ed è anche confortante pensare ai santi del Paradiso non tanto come persone lontane, irraggiungibili, ma come fratelli che ci stanno aspettando per potersi sedere a tavola con noi, al banchetto del Regno.

 

 

GIOVEDI’  25  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Ef. 3,14 - 21; Sal 32; Lc. 12,49 - 53.

 

“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra”.  (Lc. 12,49)

Nel dopo ‘68 ho sentito spesso dire questa frase a proposito di alcuni contestatori diventati borghesi: “Da incendiario è diventato pompiere!” Guardando al cristianesimo odierno e a quello del Vangelo ho spesso l’impressione che i cristiani si siano dati tanto da fare per spegnere il fuoco della buona notizia di Gesù. Il più delle volte Gesù e la fede sono “per tener buoni” oppure una serie di norme quasi a garantirsi il paradiso. Quando invece sentiamo frasi come questa, o che nel suo nome si divideranno le famiglie ci rendiamo conto che Gesù non è affatto innocuo, non è venuto per farci dimenticare con facili promesse di aldilà, la quotidianità dei nostri problemi. Egli è la discriminante della storia: stare con lui significa, compromettersi con Lui, “bruciare” al suo fuoco, giocare la nostra intera esistenza con Lui: con Gesù non si può dormire, la vita è tutta da vivere e da lottare.

 

 

VENERDI’  26  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Ef. 4,1 - 6; Sal 23; Lc. 12,54 - 59.

 

“Perché non giudicate da voi stessi ciò che i giusto?”.  (Lc. 12,57)

A prima vista vi sembrerà strano com­mentare questa frase di Gesù con il seguente racconto. Pensateci, rileggetelo e forse...

 

IL VECCHIO E I TRE DOTTORI

Venuto ad ammalarsi gravemente, un vecchio cinese mandò a chiamare tre medici. Il primo gli disse: “La vostra malattia dipende dal vostro modo di vivere. Astenetevi dal troppo cibo e dai piaceri sensuali. Sebbene il caso sia grave, penso di potervi guarire E il vecchio disse: “E’ un medico qualunque, mandatelo via”. “Il vostro organismo”, sentenziò il secondo, “è affetto da tare che vi furono trasmesse per ereditarietà. Non è assolutamente possibile curarlo”. E il vecchio disse: “Questo è un buon medico. Dategli da mangiare”. “O guarirete o morirete”, disse il terzo medico. “Cercate di non desiderare né questo né quello. Ciò che a voi sembra un male, può essere un bene”. “Ecco un medico che la sa lunga”, dichiarò l’ammalato. E lo licenziò con regali grandiosi. Poi si rimise in salute, senza l’aiuto dei medici. (Favola cinese)

 

 

SABATO  27  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Ef. 4,7 - 16; Sal 121; Lc. 13,1 - 9.

 

“Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo..”.  (Lc 13,7)

Sono 20,40,60,80 anni che tu Signore vieni a cercare frutti da me. Tu hai seminato, curato, cresciuto la mia fede: non mi hai fatto mancare nulla, anche le potature dolorose erano un atto di amore per me. E’ giusto che ora tu pretenda dei frutti. Ma ne hai trovati? Forse qualcuno... certamente pochi in confronto a quelli che ti aspettavi. “Per amore della tua vigna”, Signore, abbi ancora pazienza! Aiutami a non fare solo foglie di chiacchiere e di apparenza, fa germinare in me il buono che tu stesso hai germinato e fa che, senza orgoglio, ma con genuinità possa maturare ciò che tu desideri da me. Signore, abbi pazienza con me. Ricordati dell’edera che hai creato e che fiorisce soltanto in autunno, quando tutte le altre piante hanno già dato il loro frutto.

 

 

DOMENICA  28  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Es. 22,20 - 26; Sal 17; 1 Tess.1,5 - 10;Mt. 22,34 - 40.

 

 “Qual è il comandamento più grande della legge?”.  (Mt. 22,34 - 40)

Alessandro Pronzato commentando il brano di Vangelo odierno ci parla dello strano modo di contare di Gesù. Riassumo: Gesù per moltiplicare divideva (ad esempio la moltiplicazione dei pani). Ma anche le sue addizioni risultano sorprendenti: nel giudaismo c’erano almeno 613 precetti. Gesù, provocato dalla domanda del dottore della legge, assommando tutti i precetti ottiene come risultato due: Amore di Dio e amore del prossimo. Ma procede ancora oltre: mettendo insieme quei due comandamenti ottiene uno: Amore di Dio e amore del prossimo sono la stessa cosa.

 

 

LUNEDI’  29  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Ef. 4,32 - 5,8; Sal 1; Lc. 13,10 - 17.

 

“Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi”.  (Ef. 5,1)

Il bambino nel suo desiderio di diventare grande imita gli adulti. Noi spesso cerchiamo dei modelli, vorremmo essere come Tizio o Caio che ammiriamo. Il cristiano ha davanti il modello più grande di tutti: Dio stesso. Non che noi orgogliosamente vogliamo essere come Lui ma è proprio solo guardando Lui che le nostre azioni prendono senso: ad esempio il perdono se avesse solo motivazioni umane spesso sconfinerebbe nella vigliaccheria; il martirio nella stupidità; se noi invece guardiamo a come Dio ci perdona comprendiamo che perdonare non è segno di debolezza ma di amore, che offrire la vita non è masochismo ma riconoscere una vita che dura per sempre.

 

 

MARTEDI'  30  OTTOBRE 1990

 

PAROLA DI DIO: Ef. 5,21 - 33; Sal 127; Lc. 13,18 - 21

 

“Il Regno di Dio è simile ad un granello di senapa”.   (Lc. 13,19)

La nostra idea di Regno di Dio tende ad ispirarsi alle grandi organizzazioni umane con le loro strutture e i loro potenti mezzi di azione ed anche la Chiesa, quando fa questo errore, scimmiotta, e malamente per di più, i poteri di questa terra. Il Regno di Dio invece è piccolo. Dio è il creatore di tutto ma si è fatto piccolo uomo sconosciuto in un tempo e in una terra lontana. Eppure da quel piccolo seme di un crocifisso è nata la salvezza per tutti. I santi non hanno fatto cose speciali ma il loro seme è cresciuto. E’ il mistero dell’opera onnipotente che agisce attraverso gli umili.

                  

 

MERCOLEDI’  31  OTTOBRE

 

PAROLA DI DIO: Ef. 6,1 - 9; Sal 144; Lc. 13,22 - 30.

 

“Sforzatevi di entrare per la porta stretta”. (Lc. 13,24)

Una donna sognò di entrare in una nuova bottega del mercato e, con sua grande sorpresa, trovò che dietro il banco c’era Dio. “Che cosa si vende qui?” ella chiese. “Tutto ciò che il tuo cuore desidera”, rispose Dio. Non osando quasi credere alle proprie orecchie, la donna decise di chiedere le cose più belle che un essere umano potesse desiderare. “Voglio la pace dell’anima e la saggezza e l’assenza di paura”, disse. Poi, ripensandoci, aggiunse: “Non per me soltanto, ma per tutte le persone della terra”. Dio sorrise: “Credo che tu abbia capito male, mia cara”, disse. “Qui non si vendono i frutti, ma solo i semi”.

     
     
 

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